Sup, 91

Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Le condizioni del mondo e dei risuscitati dopo il giudizio


Supplemento
Questione 91
Proemio

Passiamo ora a trattare delle condizioni del mondo e dei risuscitati dopo il giudizio. In proposito esamineremo tre argomenti: primo, lo stato o condizione del mondo; secondo, le condizioni dei beati; terzo, le condizioni dei dannati.
Sul primo di essi si pongono cinque quesiti:

1. Se il mondo sarà rinnovato;
2. Se verrà a cessare il modo dei corpi celesti;
3. Se i corpi celesti saranno più splendenti;
4. Se gli elementi riceveranno uno splendore più grande;
5. Se le piante e gli animali rimarranno.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Le condizioni del mondo e dei risuscitati dopo il giudizio > Se il mondo dovrà essere rinnovato


Supplemento
Questione 91
Articolo 1

SEMBRA che il mondo non debba mai essere rinnovato. Infatti:
1. In futuro non potrà esserci nulla che un tempo almeno non è già stato della medesima specie; poiché sta scritto: "Che è ciò che è stato è quello stesso che sarà". Ora, il mondo non ha mai avuto un'altra disposizione, diversa da quella attuale, quanto alle parti essenziali e ai generi e alle specie. Perciò non sarà mai rinnovato.
2. Il rinnovamento non è che un'alterazione. Ma è impossibile che l'universo intero venga alterato: perché ogni alterazione è dovuta a un essere non alterato che però si muove localmente; questo però non è fuori dell'universo. Dunque è impossibile che il mondo venga rinnovato.
3. Nella Genesi si legge che "Dio si riposò da tutte le opere che aveva compiute": e i Santi Padri spiegano che egli smise di creare nuove creature. Ma nella prima creazione suddetta non fu imposto altro modo alle cose che l'ordine naturale attuale. Quindi esse non ne avranno mai uno diverso.
4. L'attuale disposizione delle cose è naturale per esse. Se quindi venissero a subirne un'altra, quest'ultima sarebbe per esse innaturale. Ora, quello che è innaturale è accidentale e non può essere perpetuo, come Aristotele dimostra. Perciò codesta nuova disposizione finalmente verrebbe a cessare. E allora ai verrebbe a porre nell'universo un moto ciclico, come fecero Empedocle ed Origene: cosicché dopo il mondo attuale ci sarebbe un altro mondo, e dopo di quello un altro ancora.
5. La novità della gloria viene data come un premio alla creatura razionale. Ma dove non esiste il merito non può esserci il premio. Quindi, poiché le creature insensibili non hanno meritato nulla, è chiaro che non verranno rinnovate.

IN CONTRARIO: Si legge in Isaia: "Ecco che io creo nuovi cieli e nuova terra, e non saranno più ricordati i precedenti". E nell’Apocalisse: "Vidi nuovo cielo e nuova terra; infatti il cielo e la terra di prima erano scomparsi".
2. Un'abitazione deve essere adatta per chi vi abita. Ora, il mondo è stato fatto per essere l'abitazione dell'uomo. Ma l'uomo dovrà essere rinnovato. Quindi dovrà esserlo anche il mondo.
3. Come nota l'Ecclesiastico, "ogni animale ama il proprio simile": cosicché è evidente che la somiglianza è il movente dell'amore. Ebbene, l'uomo ha una certa somiglianza con l'universo, tanto che viene denominato "un microcosmo". Perciò l'uomo per natura ama l'universo. Quindi desidera il suo bene. Dunque per soddisfare il desiderio dell'uomo, anche l'universo deve raggiungere una perfezione maggiore.

RISPONDO: Tutte le cose materiali crediamo che siano fatte per l'uomo: infatti si dice che sono a lui "soggette". Ora, esse servono all'uomo in due maniere: primo, per il sostentamento della vita corporale; secondo, per incrementare la conoscenza di Dio, poiché, come dice S. Paolo, l'uomo "conosce le cose invisibili di Dio mediante le cose create". Ebbene, di quel primo servizio delle creature l'uomo glorificato non ha più affatto bisogno; poiché il suo corpo sarà reso del tutto incorruttibile dalla virtù divina mediante l'anima, che Dio glorifica direttamente.
E neppure avrà bisogno dell'altro aiuto per la conoscenza intellettiva; poiché i santi vedranno Dio per essenza immediatamente. Ma a questa visione dell'essenza divina non potrà giungere l'occhio corporeo. Perciò al fine di offrire a quest'ultimo una gioia proporzionata relativa alla visione suddetta, gli verrà concesso di vedere la divinità nei suoi effetti corporali, in cui appariranno indizi evidenti della maestà divina: soprattutto nel corpo di Cristo; poi nel corpo dei beati, e finalmente in tutti gli altri corpi. Sarà quindi necessario che anche gli altri corpi ricevano un influsso più marcato da parte della bontà divina: non da mutare la specie, ma da accrescere una certa perfezione di gloria. E questo sarà il rinnovamento del mondo. Perciò il rinnovamento del mondo coinciderà con la glorificazione dell'uomo.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Salomone qui parla del corso naturale delle cose. Il che è evidente dalle parole che seguono: "Niente di nuovo sotto il sole". Ora, siccome il sole ha un moto circolare, è necessario che quanto è soggetto alla virtù del sole abbia una certa rotazione, in modo che tornino ad esistere cose che già furono, ritornando "identiche nella specie, ma diverse nel numero", come dice Aristotele. Ma quanto si riferisce allo stato di gloria non è soggetto alla virtù del sole.
2. Il secondo argomento vale per l'alterazione naturale, che dipende da una causa agente naturale; infatti codesta causa non può produrre disposizioni diverse, se non perché in essa si è prodotta una variazione. Ma le cose che vengono compiute da Dio derivano dalla sua libera volontà. Perciò senza nessuna mutazione in Dio che lo vuole, può determinarsi nell'universo ora una disposizione e poi un'altra. Perciò questo rinnovamento non risale a un principio soggetto al moto, bensì a un principio immobile, cioè a Dio.
3. Si dice che il settimo giorno Dio cessò di produrre nuove creature, perché in seguito non fu fatto nulla che non abbia avuto un precedente simile, o nel genere, o nella specie, o almeno nelle ragioni seminali, oppure nella potenza obedenziale. Perciò concludo che il rinnovamento futuro del mondo ha avuto un precedente durante l'opera dei sei giorni in qualcosa di remotamente simile, cioè nella gloria e nella grazia degli angeli. Inoltre esso ebbe un precedente nella potenza obedenziale, che allora fu data alla creatura di poter ricevere il rinnovamento dall'azione di Dio.
4. La nuova disposizione non sarà né naturale, né contro natura: bensì sopra la natura, come sono sopra la natura dell'anima la grazia e la gloria. Essa dipenderà da un agente perenne che la conserverà perennemente.
5. Sebbene i corpi privi di senso, propriamente parlando non abbiano meritato quella gloria, tuttavia l'uomo ha meritato che quella gloria venisse conferita a tutto l'universo, in quanto essa ridonda a gloria dell'uomo. Allo stesso modo che un uomo merita di indossare vesti più decorose, sebbene le vesti stesse non abbiano meritato codesto decoro.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Le condizioni del mondo e dei risuscitati dopo il giudizio > Se nel rinnovamento del mondo verrà a cessare il moto dei corpi celesti


Supplemento
Questione 91
Articolo 2

SEMBRA che nel rinnovamento del mondo non verrà a cessare il moto dei corpi celesti. Infatti:
1. Nella Genesi si legge: "Tutti i giorni della terra, il freddo e il caldo, l'estate e l'inverno, la notte e il giorno non verranno mai meno". Ma la notte e il giorno, come l'inverno e l'estate sono determinati dal moto del sole. Dunque il moto del sole non cesserà.
2. Geremia afferma: "Questo dice il Signore, che ha posto il sole lassù per rischiarare il giorno e l'ordinamento della luna e delle stelle per rischiarare la notte, che sconvolge il mare e mugghiano i suoi flutti: Se queste leggi cesseranno dinanzi a me, allora anche il seme d'Israele cesserà dall'essere nazione davanti a me in tutto il corso dei giorni". Ora, il seme d'Israele non verrà mai meno, ma rimarrà in perpetuo. Quindi le leggi del giorno e della notte e dei flutti del mare, regolate dal moto del cielo, resteranno in perpetuo. Perciò il moto del cielo non cesserà giammai.
3. La sostanza dei corpi celesti resterà per sempre. Ma è inutile l'esistenza di una cosa senza ammetterne lo scopo per cui esiste. Ebbene, i corpi celesti furono creati per questo, "per dividere il giorno dalla notte, e per contrassegnare le stagioni, e i giorni e gli anni": compito che essi non possono svolgere senza il moto. Dunque il loro moto rimarrà sempre: altrimenti sarebbe inutile la permanenza di codesti corpi.
4. In quel rinnovamento del mondo tutto dovrà avere un miglioramento. Perciò a nessun corpo verrà tolto quanto rientra nella sua perfezione. Ma il moto rientra nella perfezione dei corpi celesti: poiché, come dice Aristotele, quei corpi partecipano la bontà divina mediante il moto. Perciò il moto dei cieli non potrà cessare.
5. Il sole illumina successivamente le varie parti del mondo col suo moto circolare. Se quindi il moto circolare del cielo dovesse cessare, ne seguirebbe che in qualche zona della terra ci sarebbe perpetua oscurità. Il che è incompatibile col rinnovamento suddetto.
6. Se il moto dei cieli cessasse, ciò dipenderebbe dal solo fatto che il moto implica per il cielo una certa imperfezione di fatica e di sforzo. Ora, questo non può essere, trattandosi di un moto naturale, ed essendo i corpi celesti impassibili; perciò nel loro moto essi non si affaticano, come nota Aristotele. Dunque il moto dei cieli non cesserà mai.
7. "È inutile una potenza che non può ridursi in atto". Ma un corpo celeste, in qualunque posizione si trovi è in potenza a un'altra posizione. Quindi, se non si riducesse in atto, questa potenza verrebbe ad essere frustrata, e per sempre resterebbe imperfetta. Ora, essa non può attuarsi che mediante il moto locale. Quindi codesto corpo dovrà muoversi sempre.
8. A ciò che è indifferente a più cose, o si attribuiscono tutte, o non se ne può attribuire nessuna. Ora, il sole è indifferente a trovarsi sia in oriente che in occidente: altrimenti il suo moto non sarebbe uniforme in tutto il suo corso, muovendosi con più velocità verso il luogo a lui più naturale. Perciò al sole non va attribuita nessuna delle due posizioni, oppure tutte e due. Ma sia l'una che l'altra attribuzione non gli si addice che successivamente: perché se si ferma non può avere che una sola posizione. Quindi il sole deve muoversi in perpetuo. E per lo stesso motivo tutti gli altri corpi celesti.
9. Il moto del cielo è la causa del tempo. Se quindi codesto cessasse, verrebbe a cessare necessariamente anche il tempo. Ma allora dovrebbe cessare in un dato istante. Ora, ecco la definizione che Aristotele dà dell'istante: "inizio del futuro e fine del passato". Cosicché dopo l'ultimo istante del tempo, il tempo continuerebbe a esistere. Il che è impossibile. Dunque il moto dei cieli non può mai cessare.
10. La gloria non distrugge la natura. Ma il moto dei cieli è naturale. Quindi la gloria non potrà eliminarlo.

IN CONTRARIO: 1. Nell'Apocalisse si legge che l'Angelo, il quale apparve "giurò per colui che vive nei secoli, che il tempo non esisterà più"; dopo cioè che il settimo angelo ebbe suonata la tromba, al cui suono "risorgeranno i morti", come ha scritto S. Paolo. Ma se non ci sarà più il tempo non potrà esserci il moto dei cieli. Dunque il moto dei cieli verrà a cessare.
2. Isaia afferma: "Il tuo sole non calerà più e la tua luna non avrà diminuzioni". Ora, il calare del sole e le fasi della luna sono causati dal moto dei cieli. Quindi il moto del cielo finalmente cesserà.
3. Come Aristotele dimostra, il moto dei cieli serve alla continua generazione che avviene sulla terra. Ma una volta compiuto il numero degli eletti, la generazione cesserà. Dunque cesserà il moto dei cieli.
4. Ogni moto è per un dato fine, come insegna Aristotele. Ma ogni moto motivato da un fine, una volta raggiunto questo, si ferma. Quindi o il moto dei cieli non raggiungerà mai il suo fine, e allora sarebbe inutile; oppure finalmente dovrà cessare.
5. La quiete è più nobile del moto: perché con l'immobilità le cose sono rese simili a Dio, in cui l'immobilità è assoluta. Ora, il moto dei corpi inferiori ha quale termine naturale la quiete. Perciò, essendo i corpi celesti molto più nobili, il loro moto deve per natura finire nella quiete.

RISPONDO: Circa il problema discusso esistono tre opinioni. La prima è quella dei naturalisti, o filosofi, i quali affermano che il moto dei cieli durerà sempre. - Ma questo non concorda con la nostra fede, la quale afferma che Dio ha già fissato il numero degli eletti; e quindi la generazione non può durare in perpetuo; e per lo stesso motivo non possono così durare le cose ordinate alla generazione degli uomini, quali il moto dei cieli e le variazioni degli elementi.
Altri invece affermano che il moto dei cieli dovrà cessare naturalmente. - Ma anche questo è falso. Perché ogni corpo, che per natura è in istato di quiete o di moto, ha un luogo in cui per natura trova riposo, e verso il quale si muove naturalmente, e dal quale non viene rimosso che mediante la violenza. Ora, non è possibile assegnare un luogo di tal genere ai corpi celesti: perché per il sole non è più naturale accedere all'oriente che allontanarsi da esso. Perciò o il suo moto non sarebbe naturale affatto nel suo complesso; oppure il suo moto non può aver termine per cause naturali.
Perciò dobbiamo concludere con altri che il moto dei cieli cesserà nel finale rinnovamento del mondo, non per una causa naturale, ma per una disposizione della volontà di Dio. Codesti corpi infatti, come le altre cose, furono creati per servire all'uomo in due maniere, come abbiamo detto nell'articolo precedente. Ma nello stato di gloria l'uomo non avrà più bisogno di uno di codesti servizi, cioè non ne avrà bisogno per il sostentamento della vita corporale. Ora, i corpi celesti servono a questo mediante il moto, perché codesto moto influisce sulla moltiplicazione del genere umano; e così pure sulla generazione delle piante e degli animali necessari all'uso dell'uomo, e sulle condizioni del clima, adatte per conservare la salute. Dunque dopo la glorificazione dell'uomo il moto dei cieli dovrà cessare.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Le parole riferite valgono per la terra nello stato attuale, in cui può aver inizio la generazione e la corruzione delle piante. Ciò risulta da quelle altre parole: "Tutti i giorni della terra di semina e di mietitura". E questo va ammesso senz'altro; fin tanto che la terra sarà adatta per la seminagione e la messe il moto dei cieli non cesserà.
2. In quell'oracolo il Signore parla della durata del seme d'Israele nello stato presente. Il che è evidente dalle parole: "... anche il seme d'Israele cesserà dall'essere nazione davanti a me in tutto il corso dei giorni". Infatti nello stato futuro non ci sarà successione di giorni. Perciò anche le leggi ricordate non sussisteranno dopo lo stato presente.
3. Il fine ivi indicato per i corpi celesti è il fine prossimo: poiché si tratta del loro proprio atto. Però a sua volta codesto atto è ordinato a un altro fine, cioè al servizio dell'uomo; come risulta da quelle parole della Scrittura: "Levando gli occhi al cielo, e vedendo ivi il sole e la luna e tutti gli astri", non ti lasciar sedurre, non adorare cose che il Signore Dio tuo ha create in servizio di tutte le genti che stanno sotto il cielo". Si deve quindi dare un giudizio sui corpi celesti più in base al servizio che rendono all'uomo, che al fine indicato dalla Genesi. Ebbene i corpi celesti, come sopra abbiamo visto, avranno un altro servizio da rendere all'uomo glorificato. Perciò non ne segue che la loro permanenza sia inutile.
4. Il moto è una perfezione dei corpi celesti solo in quanto essi così sono causa della generazione nei corpi sottostanti; e sotto tale aspetto codesto moto rende partecipi i corpi celesti della bontà divina per una somiglianza nel causare. Il moto però non rientra nella perfezione della sostanza dei cieli, la quale dovrà perdurare. Quindi non segue che, venendo a cessare il moto verrà tolta ai cieli una loro perfezione.
5. Allora tutti i corpi avranno in se stessi un certo splendore di gloria. Perciò anche se una regione della terra non verrà illuminata dal sole, in nessun modo vi si rimarrà all'oscuro.
6. A proposito di quel passo paolino: "Tutta la creazione geme, ecc.", S. Ambrogio scrive che "tutti gli elementi compiono con fatica le loro funzioni; cosicché il sole e la luna riempiono gli spazi loro assegnati non senza fatica. E ciò per causa nostra. Cosicché essi si fermeranno quando noi saremo sublimati". – Ma codesta fatica, io penso, non indica un affaticamento o una menomazione di cedesti corpi prodotti dal loro moto; poiché codesto moto è naturale, senza ombra di violenza, come spiega Aristotele. Ma per fatica si deve intendere la carenza del termine cui si tende.
Perciò, siccome quel moto dei cieli è ordinato dalla divina Provvidenza a completare il numero degli eletti, finché quello non è completo non si ha il raggiungimento del termine cui è ordinato: ecco perché in senso figurato si parla di affaticamento, a somiglianza dell'uomo il quale non ha ciò cui tende. Anche questa carenza sarà tolta ai cieli, una volta compiuto il numero degli eletti. Oppure l'espressione può riferirsi al desiderio della rinnovazione futura, che i cieli aspettano dalla disposizione divina.
7. Nei corpi celesti non esiste una potenza che si attui con un luogo, o che sia finalizzata a un dato luogo. Ma la loro potenza alla localizzazione è simile a quella che ha un artefice rispetto alla costruzione di diverse cose di un dato tipo: basta che egli ne costruisca una, perché quella sua potenza possa non dirsi frustrata. Allo stesso modo in qualunque posizione si collochi un corpo celeste, la sua potenza alla localizzazione non resterà né incompleta, né frustrata.
8. Sebbene i corpi celesti secondo la loro natura siano indifferenti a tutte le posizioni loro possibili, tuttavia in rapporto alle creature che sono fuori di essi non sono così indifferenti, ma in una data posizione hanno più nobiltà che in un'altra: rispetto a noi, p. es., il sole ha di giorno una dislocazione più nobile che di notte. Perciò è probabile, dal fatto che tutto il rinnovamento del mondo è ordinato all'uomo, che il cielo allora abbia la posizione più nobile possibile rispetto al nostro continente.
Oppure, secondo alcuni, il cielo si fermerà nella posizione in cui fu creato: altrimenti una data rivoluzione del cielo rimarrebbe incompleta. - Questa ragione però non sembra accettabile. Perché essendoci nei cieli una rivoluzione che viene completata solo in trentaseimila anni, ne seguirebbe che il mondo dovrebbe almeno avere una sì lunga durata. Il che non è probabile. - Inoltre, stando a questo, si potrebbe anche sapere quando il mondo dovrà finire. Infatti gli astronomi sono in grado di stabilire in quale posizione i corpi celesti furono creati, considerato il numero degli anni a cominciare dall'origine del mondo. E con lo stesso procedimento si potrebbe sapere il periodo determinato di anni in cui essi torneranno a una posizione consimile. Ora, invece è sicuro che la fine del mondo rimane ignota.
9. Il tempo a un certo momento finirà, venendo a cessare il moto dei cieli, né codesto istante ultimo sarà principio di uno successivo. Infatti codesta definizione dell'istante vale solo per quello che è continuativo delle parti del tempo: ma non di quello che termina tutto il tempo.
10. Il moto dei cieli si dice naturale non nel senso che sia parte della loro natura, ossia come si dicono naturali i principii o cause naturali. E neppure nel senso che esso abbia il suo principio attivo nella natura dei corpi, ma ha in essi solo il soggetto che lo riceve; poiché il principio attivo del moto è nelle sostanze spirituali, come insegna Averroè. Perciò niente impedisce che il rinnovamento della gloria elimini codesto moto: infatti la sua eliminazione non cambia la natura dei corpi celesti.

IN CONTRARIO: I primi tre argomenti in contrario li accettiamo, perché concludono come si deve. Ma poiché gli ultimi due sembrano concludere che il moto dei cieli verrà a cessare naturalmente, dobbiamo dar loro una risposta.
4. Raggiunto lo scopo il moto che lo perseguiva viene a cessare, se codesto fine è posteriore al moto stesso, non già se è concomitante. Ora, lo scopo del moto dei cieli secondo i filosofi o naturalisti, è concomitante a codesto moto: si tratta di imitare la bontà divina nel causare influendo sui corpi inferiori. Perciò non segue che tale moto venga a cessare naturalmente.
5. Sebbene l'immobilità sia in senso assoluto più nobile del moto, tuttavia per il fatto che il moto porta a conseguire una perfetta partecipazione della bontà divina, nel soggetto che altrimenti non potrebbe avere tale partecipazione il moto è più nobile della quiete. Vediamo così che la terra, ossia l'infimo dei corpi, è priva di moto: sebbene Dio, che è la più nobile delle realtà, sia privo di moto, e comunichi il moto ai più nobili dei corpi. Ecco perché si potrebbe pensare che il moto dei corpi superiori secondo l'ordine di natura sia perpetuo, e mai soggetto a finire, sebbene il moto dei corpi inferiori termini nello stato di quiete.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Le condizioni del mondo e dei risuscitati dopo il giudizio > Se al rinnovamento finale nei corpi celesti ci debba essere un aumento di splendore


Supplemento
Questione 91
Articolo 3

SEMBRA che nei corpi celesti non debba esserci un aumento di splendore al rinnovamento suddetto. Infatti:
1. Il rinnovamento nei corpi più nobili avverrà mediante il fuoco purificatore. Ma codesto fuoco non si alzerà mai fino ai corpi celesti. Dunque i corpi celesti non saranno rinnovati ricevendo uno splendore più grande.
2. I corpi celesti sono causa della generazione nei corpi inferiori sia col moto che con la loro luce. Ora, col cessare della generazione cesserà il moto, come sopra abbiamo visto. Quindi anche la luce dei corpi celesti verrà a cessare piuttosto che ad aumentare.
3. Se al rinnovamento dell'uomo i corpi celesti dovranno rinnovarsi, alla rovina dell'uomo questi avrebbero dovuto deteriorarsi. Ma questo non sembra probabile: poiché nella loro sostanza codesti corpi sono immutabili. Dunque essi non dovranno rinnovarsi al rinnovamento dell'uomo.
4. Se poi allora essi vennero deteriorati, è necessario che lo siano stati tanto, quanto si dice che dovranno essere perfezionati nel rinnovamento dell'uomo. Ora, in Isaia si legge che in quel tempo "la luce della luna sarà come quella del sole". Quindi nello stato primitivo anteriore al peccato la luna risplendeva come ora il sole. Perciò quando la luna si trovava sopra la terra avrebbe dovuto far giorno, come ora fa il sole. Ma questo evidentemente è falso, per il fatto che nella Genesi sta scritto, che la luna fu creata "per presiedere alla notte". Dunque col peccato dell'uomo i corpi celesti non diminuirono di luminosità. E di conseguenza neppure dovrà aumentare il loro splendore nella glorificazione dell'uomo.
5. Lo splendore dei corpi celesti è ordinato all'uomo come le altre creature. Ma dopo la resurrezione lo splendore del sole non servirà più all'uomo; poiché in Isaia si legge: "Non avrai più il sole per farti luce di giorno, né lume di luna che ti rischiari"; e nell'Apocalisse: "La città non ha bisogno del sole e della luna che risplendano per essa". Perciò il loro splendore non dovrà aumentare.
6. Un artigiano non sarebbe sapiente, se costruisse strumenti enormi per fabbricare un piccolo manufatto. Ebbene, l'uomo è una realtà minima in confronto ai corpi celesti, che con la loro grandezza smisurata superano quasi all'infinito la grandezza dell'uomo: anzi superano così anche quella della terra, la quale, a detta degli astronomi, sta rispetto al cielo come un punto sta a una sfera. Ora, essendo Dio sapientissimo, non sembra che il fine della creazione del cielo possa essere l'uomo. Quindi non sembra che per il suo peccato il cielo abbia sofferto una menomazione, e che per la sua glorificazione debba avere un miglioramento.

IN CONTRARIO: 1. Sta scritto: "La luce della luna sarà uguale a quella del sole, e la luce del sole sarà sette volte più intensa".
2. Il mondo intero sarà rinnovato in meglio. Ma i cieli sono la parte più nobile del mondo corporeo. Dunque dovranno cambiare in meglio. Ma questo non può essere se non illuminando con maggior splendore. Dunque il loro splendore aumenterà.
3. A detta di S. Paolo, "ogni creatura che geme e partorisce attende la manifestazione della gloria futura dei figli di Dio". Ora, anche i corpi celesti sono in tale condizione, come spiega la Glossa. Quindi anch'essi attendono la gloria dei santi. Ma non l'attenderebbero, qualora ciò non arrecasse loro un vantaggio. Dunque essi ne riceveranno un aumento di splendore, che è il loro massimo decoro.

RISPONDO: Il rinnovamento del mondo è ordinato a far sì che nel mondo rinnovellato Dio venga percepito dall'uomo quasi sensibilmente da indizi evidenti. Ora, le creature portano alla conoscenza di Dio soprattutto con la loro bellezza e decoro, i quali manifestano la sapienza del loro creatore e ordinatore. Di qui le parole della Sapienza: "Dalla grandezza e dalla bellezza delle creature si può conoscere il loro Creatore". Ma la bellezza dei corpi celesti consiste soprattutto nella luce, cosicché l'Ecclesiastico afferma: "La bellezza del cielo è lo splendore delle stelle, lassù dall'alto il Signore illumina il mondo". Perciò i corpi celesti verranno perfezionati soprattutto nello splendore. Il grado però e il modo di tale perfezionamento è noto solo a colui che ne sarà l'Autore.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il fuoco purificatore non produrrà direttamente la nuova forma del rinnovamento, ma disporrà soltanto ad essa, purificando dalla sozzura del peccato e dalle impurità delle combinazioni o mescolanze, che nei corpi celesti non esistono. Perciò sebbene i corpi celesti non debbano essere purificati dal fuoco, dovranno però essere rinnovati da Dio.
2. Il moto non implica una perfezione nel soggetto in movimento considerato in se stesso, essendo "l'atto di una realtà imperfetta"; pur rientrando magari nella perfezione di un dato corpo in quanto causa di qualche cosa. La luce invece rientra nella perfezione del corpo luminoso, anche considerato nella sua sostanza. Perciò, quando i corpi celesti avranno cessato di causare la generazione, verrà a cessare il moto, ma lo splendore dovrà rimanere.
3. Nel commentare quel testo di Isaia, "La luce della luna sarà come quella del sole", la Glossa afferma: "Tutto ciò che era stato fatto per l'uomo, nella sua caduta ha subito un deterioramento, e anche il sole e luna ebbero un calo di luminosità". Secondo alcuni tale minorazione fu una reale diminuzione di luce. Ne fa difficoltà il fatto che i corpi celesti per loro natura sono inalterabili: perché codesta alterazione fu prodotta dalla virtù di Dio.
Altri però pensano, con più ragione, che il calo suddetto non avvenne secondo una reale diminuzione di luce, ma solo rispetto all'uso dell'uomo, il quale dopo la colpa non ebbe dalla luce dei corpi celesti un beneficio così grande quale quello che ne aveva in precedenza. La frase cioè si spiegherebbe come quell'altra della Genesi: "Maledetta la terra del tuo lavoro, essa ti produrrà triboli e spine". Anche prima cioè essa germinava triboli e spine, ma non quale castigo dell'uomo.
D'altra parte dal fatto che la luce dei corpi celesti non ebbe una minorazione essenziale col peccato dell'uomo, non segue che non debba avere un aumento reale nella sua glorificazione. Poiché il peccato dell'uomo non mutò lo stato dell'universo: infatti sia prima che dopo l'uomo ha avuto la vita animale, per cui c'è bisogno del moto e della generazione delle creature corporee. Invece la glorificazione dell'uomo muterà lo stato di tutte le creature corporee, come abbiamo notato. Perciò il paragone non regge.
4. La menomazione accennata non incise, secondo l'opinione più probabile, sulla sostanza dei corpi celesti, ma sui loro effetti. Perciò non ne segue che quando la luna appariva sulla terra la illuminasse a giorno, ma che l'uomo allora avrebbe ricavato dalla luce della luna tanto vantaggio, quanto adesso ne ritrae dalla luce del sole. Invece dopo la resurrezione, quando la luminosità della luna aumenterà realmente, in nessuna parte della terra ci sarà notte (ma solo nel centro della terra dove ci sarà l'inferno): poiché allora, come sta scritto, la luna illuminerà come ora il sole, il sole poi illuminerà sette volte di più del sole (sebbene questo non abbia nessuna prova né di autorità né di ragione).
5. In due modi una cosa può servire all'uomo. Primo, quale mezzo che soddisfa a una necessità. E in tal senso allora nessuna creatura servirà all'uomo: perché questi sarà pienamente soddisfatto da Dio. Ciò è espresso dalle parole riferite dall'Apocalisse dove si dice che quella città "non ha bisogno del sole e della luna". - Il secondo tipo di servizio consiste in un aumento di perfezione. E in tal senso l'uomo si servirà delle altre creature: ma non usandone come adesso quali mezzi necessari per raggiungere lo scopo.
6. Il sesto argomento è di Mosè Maimonide; il quale respinge del tutto l'idea che il mondo è stato fatto per l'uomo. Ecco perché egli afferma che quanto si legge nell'antico Testamento circa il rinnovamento del mondo, come nel passo riferito di Isaia, ha un significato metaforico; come si dice, cioè, che si oscura il sole quando uno è colpito da un grave dolore, così da non sapere più che fare. E questo modo di esprimersi è usuale nella Scrittura. Oppure al contrario si dice che per uno il sole illumina maggiormente, o che tutto il mondo si rinnova, quando egli da uno stato di tristezza passa a una grandissima esultanza.
Questo però è in disaccordo con i testi e con le spiegazioni dei Santi Padri. Perciò a codesto argomento si deve rispondere che, sebbene i corpi celesti superino enormemente il corpo umano, tuttavia l'anima razionale supera i corpi celesti molto più di quanto essi non superino il corpo umano. Perciò niente impedisce di affermare che codesti corpi sono fatti per l'uomo: non però come loro fine principale, perché il fine principale di tutti gli esseri è Dio.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Le condizioni del mondo e dei risuscitati dopo il giudizio > Se gli elementi dovranno essere rinnovati con un arricchimento di splendore


Supplemento
Questione 91
Articolo 4

SEMBRA che gli elementi non dovranno essere rinnovati con un arricchimento di splendore.
Infatti:
1. Come la luce è la qualità propria dei corpi celesti, così il caldo e il freddo, l'umido e il secco sono le qualità proprie degli elementi. Perciò come i cieli verranno rinnovati con un accrescimento di splendore, così gli elementi dovranno essere rinnovati con un incremento delle virtù attive e passive.
2. Rarefazione e densità sono qualità proprie degli elementi che nel rinnovamento finale non potranno venir loro a mancare. Ma la rarefazione e la densità degli elementi sembra incompatibile con lo splendore: perché il corpo che splende deve essere denso; e quindi la rarefazione dell'aria sembra incompatibile con la luminosità. Così pure la densità della terra, che esclude la penetrabilità [del corpo diafano]. Dunque non è possibile che gli elementi vengano rinnovati mediante l'arricchimento di un certo splendore.
3. È certo che i dannati resteranno entro la terra. Ora, essi saranno "nelle tenebre" non solo interiori, ma anche "esteriori". Perciò la terra non sarà certo dotata di splendore in quel rinnovamento. E per lo stesso motivo non lo saranno neppure gli altri elementi.
4. L'aumento di luminosità aumenta negli elementi anche il calore. Perché se in quel rinnovamento lo splendore degli elementi sarà maggiore di quello attuale, sarà più intenso anche il loro calore. E allora essi verranno trasmutati nelle loro qualità naturali, che appartengono loro secondo una certa misura. Il che è assurdo.
5. Il bene dell'universo, che consiste in un certo ordine ed armonia, è superiore al bene di una qualsiasi singola natura. Ma se una creatura diventa migliore, viene compromesso il bene dell'universo: perché l'armonia precedente viene turbata. Se quindi i corpi combinati con la materia dei quattro elementi, i quali per il grado che occupano nell'universo devono esser privi di splendore, ne vengono invece dotati, da questo fatto la perfezione dell'universo ne verrà più a perdere che a guadagnare.

IN CONTRARIO: 1. Nell'Apocalisse si legge: "Vidi un cielo nuovo e una nuova terra". Ora, il cielo sarà rinnovato con un aumento di splendore. Quindi anche la terra. E allo stesso modo gli altri elementi.
2. I corpi inferiori furono deputati all'uso dell'uomo come quelli superiori. Ma le creature materiali saranno rimunerate per i servizi resi all'uomo, come sembra dire la Glossa. Dunque anche gli elementi verranno arricchiti di splendore come i corpi celesti.
3. Il corpo umano è composto dai [quattro] elementi. Perciò quella porzione di elementi che fa parte del corpo umano, alla glorificazione dell'uomo verrà glorificata con un arricchimento di splendore. Ma la disposizione del tutto è conveniente che sia identica a quella delle sue parti. È giusto quindi che gli elementi stessi vengano dotati di splendore.

RISPONDO: Come c'è un ordine tra gli spiriti celesti e quelli umani esistenti sulla terra, così c'è un ordine tra i corpi celesti e quelli terrestri. Ora, le creature materiali, essendo state fatte per quelle spirituali, ed essendo guidate da esse, è necessario che gli esseri materiali ottengano disposizioni analoghe a quelle spirituali. Ebbene, nel finale rinnovamento delle cose gli spiriti inferiori assumeranno le proprietà degli spiriti superiori: poiché, come dice il Vangelo, gli uomini "saranno come gli angeli in cielo".
Questo perché giungerà alla massima perfezione quanto lo spirito umano ha di comune con quello angelico. Perciò, analogamente, siccome i corpi inferiori non possono comunicare con quelli celesti che mediante la luce e la diafaneità, come nota Aristotele, è necessario che i corpi inferiori vengano perfezionati mediante lo splendore. Ecco perché tutti gli elementi saranno rivestiti di un certo splendore. Però non della stessa intensità, ma secondo la loro natura; la terra infatti si dice che sarà diafana nella sua superficie esterna come il vetro; l'acqua sarà come il cristallo; l'aria come il cielo; e il fuoco come gli astri del cielo.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il rinnovamento del mondo è ordinato a far sì che l'uomo anche mediante i sensi possa scorgere in qualche modo nelle cose corporali indizi evidenti della divinità. Ora, tra i nostri sensi quello più spirituale e sottile è la vista.
Perciò i corpi inferiori dovranno tutti raggiungere un perfezionamento soprattutto nella qualità visibile. Invece le qualità proprie degli elementi sono oggetto del tatto, che è il senso più materiale: e il loro eccessivo intensificarsi per la sua contrarietà, dà più dolore che piacere. Al contrario l'intensificarsi della luce sarà gradevole: perché non presenta contrarietà se non per la debolezza dell'organo visivo, che allora sarà scomparsa.
2. L'aria allora non sarà luminosa come una sorgente di luce, ma come un corpo diafano illuminato. La terra invece, sebbene per sua natura sia opaca per mancanza di luce, tuttavia per virtù divina sarà rivestita alla superficie dalla bellezza dello splendore, senza pregiudizio della sua densità.
3. Nel luogo occupato dall'inferno la terra non otterrà la gloria dello splendore: ma al posto di essa quella porzione della terra accoglierà gli spiriti intelligenti sia degli uomini che dei demoni, i quali, sebbene a motivo della colpa siano gli esseri più abbietti, tuttavia per la dignità della loro natura sono superiori a qualsiasi qualità di ordine materiale. Oppure si può rispondere che, sebbene tutta la terra debba essere glorificata, tuttavia i reprobi saranno "nelle tenebre esteriori": poiché il fuoco stesso dell'inferno, che da una parte li illumina, dall'altra non sarà in grado di illuminarli.
4. Lo splendore suddetto verrà a trovarsi nei corpi terrestri nelle condizioni in cui si trova in quelli celesti, ossia senza causare calore: perché allora anche i corpi terrestri saranno inalterabili, come lo sono attualmente quelli celesti.
5. L'ordine dell'universo non sarà menomato dal miglioramento degli elementi. Poiché anche le altre parti verranno tutte perfezionate, e quindi rimarrà tra loro l'identica armonia.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Le condizioni del mondo e dei risuscitati dopo il giudizio > Se nel finale rinnovamento rimarranno le piante e gli altri animali


Supplemento
Questione 91
Articolo 5

SEMBRA che nel finale rinnovamento le piante e gli altri animali debbano rimanere. Infatti:
1. Agli elementi non deve esser tolto nulla di quanto ne costituisce l'ornamento. Ora, gli elementi hanno il loro ornamento negli animali e nelle piante. Dunque questi non verranno eliminati nel finale rinnovamento.
2. Come sono a servizio dell'uomo gli elementi, lo sono pure gli animali, le piante e i minerali. Ma per codesto servizio gli elementi saranno glorificati. Quindi saranno glorificati anche gli animali, le piante e i minerali.
3. L'universo rimarrà imperfetto, se gli verrà tolto qualche cosa che rientra nella sua perfezione. Ora, le specie degli animali, delle piante e dei minerali stessi rientrano nella perfezione dell'universo. Siccome quindi non si può ammettere che nel suo rinnovamento il mondo rimanga imperfetto, si deve affermare che le piante e gli animali rimarranno.
4. Animali e piante hanno una natura più nobile degli elementi.
Ma nel rinnovamento finale il mondo sarà mutato in meglio. Dunque è più giusto che rimangano gli animali e le piante piuttosto che gli elementi, trattandosi di esseri più nobili.
5. Non è possibile affermare che un appetito naturale sia invano. Ora, secondo l'appetito naturale animali e piante bramano di esistere in perpetuo, se non come individui almeno nella loro specie; a questo infatti è ordinata in essi la generazione, come scrive Aristotele. Perciò non si può affermare che queste specie una volta dovranno finire.

IN CONTRARIO: 1. Se piante e animali dovessero rimanere, rimarrebbero o tutti o nessuno. Se rimanessero tutti, dovrebbero risorgere anche gli animali già morti, come avverrà per gli uomini.
Ma questo non si può affermare: poiché, riducendosi al nulla le loro forme, è impossibile che esse vengano riassunte numericamente identiche. - Se poi non rimanessero che alcuni esemplari, non essendoci una ragione della perpetuità dell'uno piuttosto che dell'altro, è chiaro che nessuno di essi rimarrà in perpetuo. Ma qualsiasi essere che rimanga dopo la rinnovazione del mondo dovrà durare in perpetuo, perché verrà a cessare la generazione e la corruzione. Dunque le piante e gli animali verranno a mancare del tutto dopo il rinnovamento del mondo.
2. Come insegna il Filosofo, negli animali, nelle piante e negli altri esseri corruttibili la perpetuità della specie non è causata che dalla continuità del moto dei cieli. Ma allora codesto moto verrà a cessare. Dunque la perpetuità di codeste specie non potrà essere conservata.
3. Cessando il fine dovrà cessare anche quanto ad esso è ordinato. Ora, gli animali e le piante furono create per sostentare la vita animale dell'uomo; poiché sta scritto: "Come gli erbaggi verdeggianti vi ho dato quale cibo tutte le carni". Ma dopo il finale rinnovamento nell'uomo non ci sarà più la vita animale. Quindi le piante e gli animali non dovranno rimanere.

RISPONDO: Poiché il rinnovamento del mondo avverrà per l'uomo, è necessario che esso sia adeguato al rinnovamento dell'uomo. Ebbene l'uomo rinnovandosi passerà dallo stato di corruzione a quello d'incorruttibilità e di quiete perpetua, secondo le parole di S. Paolo: "Bisogna che questo corpo corruttibile rivesta l'incorruttibilità". Perciò il mondo verrà rinnovato in modo da restare nella quiete perpetua dopo aver perduto ogni corruttibilità. Quindi a quel rinnovamento non potrà essere ordinato se non quanto è ordinato all'incorruttibilità. Ebbene, gli esseri a ciò destinati sono i corpi celesti, gli elementi e gli uomini. I corpi celesti sono per loro natura incorruttibili, sia nel loro insieme che nelle parti. Gli elementi poi sono corruttibili nelle loro parti, mentre sono incorruttibili nella loro totalità. Gli uomini finalmente sono corruttibili sia come totalità che nelle loro parti: questo però secondo la materia, non già secondo la forma, cioè secondo l'anima razionale, che resterà incorrotta dopo la distruzione del corpo. Invece gli animali bruti, le piante, i minerali e tutti i corpi misti si corrompono, sia come totalità, sia nelle loro parti, tanto secondo la materia, la quale perde la sua forma, quanto secondo la forma che non rimane in atto. Quindi codesti esseri non hanno nessun ordine all'incorruttibilità. Dunque nel rinnovamento finale non essi rimarranno, ma le sole creature sopra ricordate.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. I corpi suddetti sono considerati quale ornamento degli elementi, in quanto le virtù attive e passive che nella loro universalità si trovano in questi vengono concretate in essi a delle azioni specifiche. Essi perciò sono un ornamento degli elementi nello stato attuale di azione e passione. Ma codesto stato non perdurerà allora negli elementi. Quindi non è possibile che rimangano gli animali e le piante.
2. Nel rendere i loro servizi all'uomo non possono meritare nulla né gli animali, né le piante, né gli altri corpi, essendo esseri privi di libero arbitrio: ma si dice che certi corpi vengono rimunerati, perché l'uomo ha meritato che venissero rinnovati avendo essi una predisposizione al rinnovamento. Invece le piante e gli animali non hanno codesta predisposizione. Perciò l'uomo non ha loro meritato il rinnovamento: poiché nessuno può meritare né a se stesso né ad altri, se non quello di cui un soggetto è capace. Quindi, anche posto che gli animali bruti meritassero nel servire all'uomo, tuttavia non dovrebbero essere rinnovati.
3. Come esistono diversi tipi di perfezione per l'uomo, la perfezione, p. es., della natura creata e di natura glorificata, così esistono due tipi di perfezione per l'universo, la prima secondo lo stato attuale di mutabilità; la seconda secondo lo stato del rinnovamento futuro. Ebbene, le piante e gli animali rientrano nella perfezione dell'universo secondo lo stato presente; non già secondo lo stato del rinnovamento futuro, non avendo per esso nessuna predisposizione.
4. Animali e piante, pur essendo superiori per certi aspetti agli elementi, quanto a predisposizione all'incorruttibilità sono al di sotto di essi come risulta dalle spiegazioni date.
5. La brama naturale della perpetuità, che si riscontra negli animali e nelle piante, va considerata in rapporto al moto del cielo, così da esigere di durare quanto durerà il moto dei cieli: poiché nell'effetto non può esserci l'appetito di durare oltre la propria causa. Se quindi, col cessare del moto del primo ente mobile le piante e gli animali non perdurano nella loro specie, non segue che l'appetito naturale venga frustrato.

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