Sup, 9

Terza parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Le qualità della confessione


Supplemento
Questione 9
Proemio

Parliamo ora delle qualità della confessione.
Sull'argomento si pongono quattro quesiti:

1. Se la confessione possa essere informe;
2. Se la confessione debba essere integra;
3. Se uno possa confessarsi mediante un intermediario, o per iscritto;
4. Se si richiedano tutte e sedici le condizioni indicate dai maestri.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Le qualità della confessione > Se la confessione possa essere informe


Supplemento
Questione 9
Articolo 1

SEMBRA che la confessione non possa essere informe. Infatti:
1. Nell'Ecclesiastico si legge: "Nel morto, che è come inesistente, la confessione perisce". Ora, chi non ha la carità è morto: perché questa è la vita dell'anima. Quindi senza carità non è possibile la confessione.

2. La confessione rientra con la contrizione e la soddisfazione tra le parti della penitenza. Ma contrizione e soddisfazione non si possono mai compiere senza la carità. Dunque neppure la confessione.

3. Nella confessione la bocca deve concordare col cuore: ciò è richiesto dal termine stesso di confessione. Ora, chi è ancora legato con l’affetto alla colpa non ha il cuore conforme alla bocca: poiché stringe col cuore il peccato che condanna con la bocca. Perciò costui non fa una confessione.

IN CONTRARIO: Tutti sono tenuti a confessare i peccati mortali. Ma se uno si confessa in istato di peccato mortale, non è tenuto a riconfessare i medesimi peccati: poiché altrimenti, non avendo nessuno la certezza di possedere la carità, nessuno potrebbe sapere di essersi confessato. Dunque non è necessario che la confessione sia informata dalla carità.

RISPONDO: La confessione è insieme un atto di virtù e parte del sacramento della penitenza. Quale atto di virtù è propriamente un atto meritorio. E allora la confessione non ha valore senza la carità, che è il principio del merito. — Ma in quanto è parte del sacramento essa sottopone il penitente al confessore, al quale sono affidate le chiavi della Chiesa, e che attraverso la confessione conosce la coscienza del penitente. E sotto questo aspetto la confessione può esser fatta anche da chi non è contrito: poiché questi può manifestare [anche così] i suoi peccati al confessore, sottomettendosi alle chiavi della Chiesa. E sebbene allora egli non riceva il frutto dell'assoluzione, tuttavia comincerà a riceverlo quando cesseranno le cattive disposizioni. Lo stesso del resto vale anche per altri sacramenti. Perciò chi si è confessato senza pentimento non è tenuto a ripetere la confessione: però dopo è tenuto a confessare la sua cattiva disposizione.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Quel testo va riferito al frutto della confessione, che nessuno può percepire senza la carità.

2. Contrizione e soddisfazione sono rivolte a Dio, mentre la confessione è indirizzata a un uomo. Ecco perché la natura stessa della contrizione e della soddisfazione esige che il penitente il quale le esercita sia unito a Dio con la carità: non così la confessione.

3. Chi manifesta i propri peccati dice la verità. Cosicché il cuore concorda con il contenuto della confessione, sebbene non concordi con il fine di essa.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Le qualità della confessione > Se la confessione debba essere integra


Supplemento
Questione 9
Articolo 2

SEMBRA che la confessione non debba essere integra, così da manifestare a un unico sacerdote tutti i propri peccati.
Infatti:
1. La vergogna contribuisce ad espiare la pena. Ora, più numerosi sono i sacerdoti ai quali uno si confessa, più grave è la vergogna che prova. Dunque la confessione è più fruttuosa, se viene divisa tra più sacerdoti.

2. La confessione è necessaria nella penitenza per determinare la pena satisfattoria per il peccato, ad arbitrio del sacerdote. Ma per peccati diversi può essere stabilita la pena adeguata da sacerdoti diversi. Quindi non si richiede che tutti i peccati siano confessati a un unico sacerdote.

3. Può capitare che uno, dopo aver fatto la confessione e la penitenza, si ricordi di un peccato mortale dimenticato mentre si confessava, e che in quel momento non abbia a disposizione il sacerdote dal quale si era confessato. Dunque egli potrà confessare a un altro quest'unico peccato. Cosicché verrà a confessare a diversi sacerdoti diversi peccati.

4. Al sacerdote non va fatta la confessione che per ottenere l'assoluzione. Ma talora il sacerdote che ascolta la confessione può assolvere da certi peccati e non può assolvere da tutti. Perciò almeno in questo caso non è necessario che la confessione sia integra.

IN CONTRARIO: 1. L'ipocrisia impedisce la penitenza. Ora, come nota S. Agostino "è proprio dell'ipocrisia" dividere la confessione. Dunque la confessione dev'essere integra.

2. La confessione è parte della penitenza. Ma la penitenza deve essere integra. Quindi anche la confessione.

RISPONDO: Nell'esercizio della medicina si richiede che il medico conosca non quell'unica malattia contro la quale deve dare il rimedio, ma tutte le condizioni generali dell'infermo: poiché una malattia è resa più grave dalla presenza di un'altra, e una medicina che può far bene per una malattia, può essere nociva per un'altra. Lo stesso si dica per i peccati: poiché uno è aggravato dalla combinazione con altri; e ciò che potrebbe essere un rimedio conveniente per l'uno, sarebbe un incentivo per l'altro; poiché talora una persona, come insegna S. Gregorio, è infetta di peccati contrari. Perciò la confessione esige che si confessino tutti i peccati presenti nella memoria: e se uno non lo fa, non si ha una confessione, ma la simulazione di una confessione.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Sebbene la vergogna abbia una molteplicità più estesa quando porta a dividere i diversi peccati tra diversi confessori, tuttavia tutte queste confessioni non implicano una vergogna così grave come quella in cui tutti i peccati si confessano simultaneamente. Poiché un peccato preso da solo non dimostra così bene la cattiva disposizione di chi pecca, come quando è considerato insieme a molti altri: infatti uno può cadere in un peccato anche per ignoranza o per fragilità; ma la moltitudine dei peccati dimostra la malizia di chi pecca, oppure la sua grande depravazione.

2. La pena imposta da diversi sacerdoti non sarebbe adeguata: perché ciascuno considererebbe isolatamente un solo peccato, e non la sua gravità per la combinazione con gli altri; e talora la penitenza adatta per un peccato può essere incentivo per un altro.
Inoltre il sacerdote nell'ascoltare la confessione fa le veci di Dio. Quindi a lui essa va fatta come si fa a Dio nella contrizione. Perciò, come non sarebbe vera la contrizione che non fosse il pentimento di tutti i peccati, così non si avrebbe una vera confessione, se uno non confessasse tutti i peccati che gli vengono alla mente.

3. Alcuni ritengono che quando uno si ricorda di qualche peccato dimenticato deve confessare di nuovo anche quelli già confessati: soprattutto se non può farlo a colui dal quale si era confessato prima e che li conosceva tutti, affinché un unico sacerdote conosca tutta la gravità della sua colpa. - Ma questo non sembra necessario. Perché un peccato ha la sua gravità e per se stesso, e per la concomitanza con gli altri. Ora, il penitente ha manifestato tutta la gravità che i peccati confessati avevano per se stessi.
Perciò affinché un sacerdote conosca l'una e l'altra gravità del peccato dimenticato, basta che il penitente confessi esplicitamente codesto peccato, e gli altri li confessi in generale, dicendo che nel confessare molti altri peccati, si era dimenticato di quello.

4. Anche se il sacerdote non può assolverli tutti, si è tenuti a confessargli tutti i peccati, affinché egli possa conoscere tutta la gravità della colpa, rimandando al superiore per quelli che egli non può assolvere.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Le qualità della confessione > Se ci si possa confessare per intermediario, o per iscritto


Supplemento
Questione 9
Articolo 3

SEMBRA che ci si possa confessare per intermediario, o per iscritto. Infatti:
1. La confessione è necessaria per aprire la coscienza al sacerdote. Ora, un uomo può manifestare la propria coscienza al sacerdote sia mediante un intermediario che per iscritto. Dunque basta che uno lo faccia in codesto modo.

2. Alcuni non sono compresi dal proprio sacerdote perché parlano una lingua diversa: e codesti tali non possono confessarsi che ricorrendo a un interprete. Perciò il sacramento non richiede necessariamente che uno si confessi di persona. Quindi comunque uno si confessi, pur servendosi di un intermediario, basta per la salvezza.

3. Come sopra abbiamo visto, per il sacramento è indispensabile che uno si confessi dal proprio sacerdote. Ma capita che questi sia assente, e quindi non ci si possa confessare da lui a viva voce; mentre uno potrebbe aprirgli la propria coscienza per iscritto. Dunque sembra che allora si debba trasmettere a lui la propria confessione per iscritto.

IN CONTRARIO: 1. Si è tenuti alla confessione dei peccati come alla confessione della fede. Ora, la confessione della fede, come dice S. Paolo, va fatta "con la bocca". Quindi anche la confessione dei peccati.

2. Chi personalmente ha peccato deve personalmente far penitenza. Ma la confessione fa parte della penitenza. Dunque il penitente deve confessarsi di persona.

RISPONDO: La confessione non è soltanto un atto di virtù, ma anche parte del sacramento [della penitenza]. Ora, sebbene in quanto è un atto di virtù basti farla in qualsiasi maniera, anche se un modo presenta meno difficoltà dell'altro; tuttavia in quanto è parte del sacramento essa ha un atto ben determinato, come gli altri sacramenti hanno una determinata materia. E come nel battesimo, per indicare il lavacro inferiore si ricorre all'elemento che è più in uso per lavare, così nell'atto sacramentale ordinato alla manifestazione si ricorre a quell'atto col quale maggiormente ci manifestiamo, cioè alla parola personale. Gli altri modi infatti sono introdotti per supplire quest'ultima.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Come nel battesimo non basta lavare in qualsiasi maniera, ma bisogna farlo con quel determinato elemento; così nella penitenza non basta manifestare i peccati in qualsiasi modo, ma è necessario manifestarli con un atto determinato.

2. In colui che non ha l'uso della lingua, come il muto o lo straniero, basta la confessione per iscritto, per cenni, oppure mediante l'interprete, poiché da un uomo non si esige più di quanto egli può: sebbene un uomo non possa ricevere il battesimo se non con l'acqua. Perché l'acqua è del tutto esterna a noi, e viene applicata a noi da altri. Invece l'atto della confessione è personalmente nostro: perciò quando non possiamo farlo in un dato modo, dobbiamo confessarci in un altro, secondo le nostre possibilità.

3. In assenza del proprio sacerdote la confessione si può fare anche a un laico. Quindi non è opportuno farla per corrispondenza: poiché per la confessione è più necessario l'atto personale, che il sacerdote cui va fatta la confessione.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Le qualità della confessione > Se per la confessione si richiedano le sedici condizioni indicate dai maestri


Supplemento
Questione 9
Articolo 4

SEMBRA che per la confessione non si richiedano le sedici condizioni indicate dai maestri, racchiuse nelle parole seguenti: "Semplice ed umile sia la confessione, pura e fedele, - frequente e nuda, discreta, spontanea e vergognosa, - integra, segreta, lacrimosa, sollecita, - coraggiosa, accusatrice e pronta all'obbedienza". Infatti:
1. Fede, semplicità e fortezza sono virtù per se stesse. Perciò non devono esser poste tra le condizioni della confessione.

2. "Puro" è quanto esclude mistura. Ma anche ciò che è "semplice" esclude composizione e mescolanza. Quindi una delle due condizioni è superflua.

3. Un peccato commesso una volta si è tenuti a confessarlo una volta sola. Quindi se uno non ripete la colpa, non è necessario che la confessione sia "frequente".

4. La confessione è ordinata alla soddisfazione. Ma la soddisfazione talora è pubblica. Perciò anche la confessione non sempre dev'essere "segreta".

5. Non si richiede da noi ciò che non è in nostro potere. Ora, effondere lacrime non è in nostro potere. Dunque ciò non è richiesto nella confessione.

RISPONDO: Delle condizioni suddette alcune sono essenziali alla confessione, altre ne sono delle rifiniture complementari. E quelle che sono essenziali si devono alla confessione, o in quanto è un atto di virtù, o in quanto è parte del sacramento.
Se rientrano nella prima serie, esse sono richieste, o dalla virtù in genere, oppure dalla speciale virtù di cui la confessione è un atto, ovvero dalla natura stessa dell'atto. Ora, per la virtù in genere le condizioni sono quattro, come spiega Aristotele. La prima è la consapevolezza. E per questo si dice che la confessione dev'essere "discreta": poiché nell'atto di ogni virtù si richiede la prudenza. E la discrezione sta nel confessarsi in modo da dare più risalto ai peccati più gravi. - La seconda condizione è che chi agisce lo faccia deliberatamente: poiché gli atti virtuosi devono essere volontari. E per questo si dice che la confessione dev'essere "spontanea". - La terza condizione è che si operi a proposito, cioè per il debito fine. Perciò ai dice che la confessione dev'essere "pura", ossia compiuta con retta intenzione. - La quarta condizione è che uno "operi immutabilmente". Per questo si dice che la confessione dev'essere "coraggiosa", in modo da non tralasciarla per vergogna.
Inoltre la confessione è atto della virtù di penitenza, la quale nasce prima di tutto dall'orrore per la bruttezza del peccato. E da questo lato la confessione dev'essere "vergognosa": in modo cioè che il penitente non si vanti dei peccati per il prestigio mondano con essi connesso. - Secondo, deve progredire nel dolore per il peccato commesso. E da questo lato la confessione dev'essere "lacrimosa". - Terzo, deve terminare nel disprezzo di sé. Per questo la confessione dev'essere "umile", in modo che il penitente confessi di essere miserabile e infermo.
Invece per la natura propria dell'atto la confessione dev'essere adatta a manifestare. Ora, la manifestazione può essere impedita da quattro cose. Primo, dalla falsità. E per contrapposizione si dice che dev'esser "fedele", cioè veritiera. - Secondo, dall'oscurità. E per contrapposizione è detto che dev'esser "nuda": cioè non avviluppata dall'oscurità delle parole. - Terzo, dalla prolissità delle parole. E contro tale difetto è detto che dev'esser "semplice"; in modo che non si dica in confessione se non ciò che riguarda la gravità del peccato. - Quarto, si richiede che non si sottragga nulla di quanto va manifestato. E per contrapposizione a questo si dice che dev'essere "integra".
In quanto poi la confessione è parte del sacramento si riferisce al giudizio del sacerdote, che ne è il ministro. Perciò da parte del penitente essa dev'essere "accusatrice"; "pronta all'obbedienza" verso il sacerdote; "segreta" rispetto alla condizione di questo tribunale, in cui si trattano i segreti della coscienza.
Rientrano poi tra le rifiniture della confessione, che essa sia "frequente", e "sollecita", ossia che si sia disposti a confessarsi subito.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Niente impedisce che una virtù rientri fra le condizioni dell'atto di un'altra che da essa può essere comandata; oppure perché un modo o formalità che principalmente appartiene a una data virtù, per partecipazione appartiene anche alle altre.

2. La condizione espressa dall'aggettivo "pura" esclude la cattiva intenzione; mentre "semplice" esclude la mistura di elementi estranei.

3. Questa condizione non è essenziale, ma solo complementare con la confessione.

4. Per lo scandalo degli altri, che dall'ascoltare i peccati potrebbero sentirsi spinti al male, la confessione non deve esser pubblica, ma segreta. Invece nessuno si scandalizza così per l'espiazione pubblica: perché talora si compiono opere consimili satisfattorie per un peccato piccolo, o inesistente.

5. Le lacrime cui si accenna sono quelle del cuore.

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