Sup, 89

Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Giudicanti e giudicati nel giudizio universale


Supplemento
Questione 89
Proemio

Passiamo ora a esaminare giudicanti e giudicati nel giudizio universale.
Sull'argomento si pongono otto quesiti:

1. Se alcuni uomini saranno chiamati a giudicare con Cristo;
2. Se il potere di giudicare sarà il premio della povertà volontaria;
3. Se anche gli angeli saranno chiamati a giudicare;
4. Se i demoni saranno deputati a eseguire la sentenza del giudice;
5. Se tutti gli uomini dovranno comparire in giudizio;
6. Se i buoni, senza eccezioni, dovranno essere giudicati;
7. Se dovranno essere giudicati i cattivi;
8. Se anche gli angeli dovranno essere giudicati.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Giudicanti e giudicati nel giudizio universale > Se alcuni uomini saranno chiamati a giudicare con Cristo


Supplemento
Questione 89
Articolo 1

SEMBRA che nessun uomo sarà chiamato a giudicare con Cristo. Infatti:
1. Nel Vangelo si legge: "Il Padre ha affidato ogni giudizio al Figlio, affinché tutti [onorino il Figlio come onorano il Padre]". Ora, codesto onore è dovuto esclusivamente a Cristo. Dunque...
2. Chi giudica ha autorità su ciò che giudica. Ma le cose da sottoporre al giudizio finale sono i meriti e le ricompense dovute agli uomini, che sottostanno esclusivamente all'autorità di Dio. Quindi a nessun uomo spetta giudicare di essi.
3. Il giudizio suddetto non si svolgerà vocalmente, ma mentalmente, come vuole l'opinione più probabile. Ora notificare alle menti umane i meriti e i demeriti, che corrisponde all'accusa e alla difesa, oppure l'assegnazione del castigo e del premio, che equivale alla sentenza, si farà solo per virtù divina. Perciò nessun altro sarà chiamato a giudicare all'infuori di Cristo, che è Dio.

IN CONTRARIO: 1. Nel Vangelo si legge: "Sederete anche voi su dei troni per giudicare le dodici tribù d'Israele".
2. Isaia ha scritto: "Il Signore starà in giudizio con gli anziani del suo popolo". Perciò è evidente che anche altri giudicheranno assieme a Cristo.

RISPONDO: Giudicare può avere molti significati. Primo, può prendere un senso causale: un essere cioè giudica perché mostra che un individuo è degno di giudizio; oppure per il confronto che ne deriva, in quanto dal confronto altri appariscono degni d'essere giudicati. A codesto senso accennano le parole evangeliche: "I niniviti sorgeranno in giudizio, ecc.". Ma questo tipo d'intervento in giudizio è comune ai buoni e ai cattivi.
Secondo, giudicare può prendere un senso interpretativo. Si presume cioè che uno compia una cosa quando consente con chi la compie. Coloro quindi che approveranno la sentenza di Cristo come giudice, in questo senso si può dire che giudicano. E questo tipo di giudizio appartiene a tutti gli eletti, secondo l'espressione della Sapienza: "I santi giudicheranno le genti".
Terzo, si può parlare di giudizio per somiglianza; cioè perché uno ha un punto di somiglianza col giudice, in quanto siede come lui in luogo eminente: è in tal senso che si attribuisce l'atto di giudicare agli assessori. Secondo alcuni questo sarebbe il potere giudiziario promesso ai perfetti dalle parole evangeliche, vale a dire "un posto eminente": poiché nel giudizio appariranno al di sopra degli altri, "andando incontro a Cristo nell'aria". – Ma questo non basta per adempiere la promessa di Cristo, in cui si dice: "Sederete a giudicare": perché il giudizio aggiunge qualche cosa al fatto di sedersi.
Perciò esiste un quarto significato del termine giudicare, il quale indica il modo che si addice ai perfetti in quanto essi incarnano i decreti della divina giustizia, con i quali gli uomini saranno giudicati: come se si dicesse che giudica il libro che contiene la legge. Di qui le parole dell'Apocalisse: "Sedette in giudizio, e furono aperti i libri". È in tal senso che parla dell'atto di giudicare Riccardo di S. Vittore: "Coloro che sono ammessi alla contemplazione di Dio, e che leggono quotidianamente nel libro della sapienza, trascrivono in qualche modo nei volumi dei loro cuori quanto già comprendono con la penetrazione della verità". E aggiunge: "Che cosa sono i cuori dei giudicanti, istruiti da Dio in ogni verità, se non come i decreti dei canoni?".
Ma poiché giudicare implica un atto che ha altri per oggetto, a tutto rigore giudica solo chi proferisce la sentenza su altri. Ora, questo può avvenire in due maniere. Primo, per autorità propria. E questo è proprio di chi ha il dominio su altri sui quali esercita la funzione di giudice, e che sono soggetti alla sua giurisdizione. Giudicare in tal senso è solo di Dio. - Secondo, giudicare può indicare l'atto di chi porta a conoscenza di altri la sentenza pronunziata dall'autorità di un altro, e ciò equivale a proclamare la sentenza. Ed è in tal senso che giudicheranno i perfetti: perché faranno conoscere agli altri le disposizioni della giustizia di Dio, in modo che questi sappiano quanto è dovuto ai loro meriti; cosicché la manifestazione della giustizia potrà considerarsi un giudizio. Di qui le parole di Riccardo di S. Vittore: "Toccherà ai giudici aprire i loro libri a chi è sottoposto al giudizio, e ammettere tutti gli inferiori all'introspezione dei loro cuori, e a rivelare il proprio parere circa le cose riguardanti il giudizio".

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La prima obbiezione è valida per il giudizio di autorità, il quale spetta soltanto a Cristo.
2. È così risolta anche la seconda difficoltà.
3. Non c'è nessun inconveniente nel fatto che alcuni santi rivelino qualcosa ad altri santi: o per illuminazione, come gli angeli superiori fanno con gli angeli di grado inferiore, oppure mediante la locuzione, come quando gli angeli inferiori parlano ai superiori.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Giudicanti e giudicati nel giudizio universale > Se il potere di giudicare sia il premio corrispondente della povertà volontaria


Supplemento
Questione 89
Articolo 2

SEMBRA che il potere di giudicare non sia il premio corrispondente della povertà volontaria. Infatti:
1. Ciò fu promesso solo ai dodici apostoli: "Sederete sopra dodici troni per giudicare, ecc.". Ora, poiché i poveri volontari non tutti sono apostoli, è chiaro che la facoltà di giudicare non corrisponde alla loro povertà.
2. È un sacrificio più grande quello del proprio corpo, che quello dei beni esterni. Ora, i martiri e i vergini stessi fanno a Dio il sacrificio del proprio corpo: invece i poveri volontari sacrificano solo i beni esterni. Dunque la sublimità del potere giudiziario si addice di più ai martiri e ai vergini che ai poveri volontari.
3. La Glossa nel commentare le parole evangeliche, "Chi vi accusa è Mosè, nel quale voi sperate", aggiunge: "perché non credete al suo insegnamento". Inoltre il Signore afferma: "La parola che io ho proferito lo giudicherà nell'ultimo giorno". Quindi per il fatto che uno propone la legge o parole di esortazione per i buoni costumi, acquista la facoltà di giudicare chi le disprezza. Ma questo è il compito dei dottori. Dunque la facoltà suddetta spetta più ai dottori che ai poveri.
4. Cristo, per il fatto che fu giudicato ingiustamente, acquistò in quanto uomo di esser giudice di tutto il genere umano, secondo le parole evangeliche: "Gli ha dato il potere di giudicare, perché è il Figliuolo dell'uomo". Ora, coloro che soffrono persecuzione a causa della giustizia sono giudicati ingiustamente. Quindi tale facoltà si addice più a loro che ai poveri.
5. Un superiore non può essere giudicato dall'inferiore. Ora, saranno molti coloro che, usando bene le ricchezze, saranno più meritevoli di tanti poveri volontari. Perciò i poveri volontari non potranno essere tra i giudicanti rispetto a costoro sottoposti al giudizio.

IN CONTRARIO: 1. In Giobbe si legge: "Egli non salva gli empi, e ai poveri accorderà il giudizio". Dunque giudicare spetta ai poveri.
2. Nel commentare quel testo evangelico: "Voi che avete abbandonato ogni cosa, ecc.", la Glossa afferma: "Coloro che avranno abbandonato ogni cosa e avranno seguito Dio, saranno giudici: coloro che avranno usato bene le ricchezze lecite saranno giudicati". Di qui l'identica conclusione.

RISPONDO: La facoltà di giudicare va attribuita alla povertà specialmente per tre motivi. Primo, per un motivo di congruenza. Poiché la povertà volontaria è propria di coloro che, disprezzando tutte le cose del mondo, si dedicano esclusivamente a Cristo. Perciò in essi non si riscontra nulla che possa farli deflettere dalla giustizia. Quindi essi sono resi idonei a giudicare, in quanto amano più di tutti la verità della giustizia.
Secondo, a motivo del merito. Poiché all'umiltà corrisponde il merito dell'esaltazione. Ora tra le cose che in questo mondo rendono un uomo disprezzato, la prima è la povertà. Ecco perché ai poveri è promessa la preminenza della potestà giudiziaria, in modo che "chi si umilia per Cristo venga esaltato".
Terzo, perché la povertà dispone al modo di giudicare di cui abbiamo parlato. Infatti da quanto abbiamo detto risulta che a un santo viene riconosciuta la funzione di giudice, perché il suo cuore sarà compenetrato di tutta la verità divina, potendo cosi manifestarla agli altri. Ora, nel progresso verso la perfezione la prima rinunzia che s'incontra è quella delle ricchezze esterne: perché queste sono le ultime ad essere acquisite; e quanto è "ultimo nella produzione è il primo nel processo di distruzione". Ecco perché tra le beatitudini, che segnano la via della perfezione, al primo posto troviamo la povertà. Perciò alla povertà corrisponde come premio il potere di giudicare, in quanto essa è la prima disposizione all'esercizio di codesto potere. - Ed ecco perché il potere suddetto non è promesso a tutti i poveri, anche se volontari; ma a quelli che "abbandonata ogni cosa seguono Cristo" sulla via della perfezione.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Giustamente scrive S. Agostino: "Per il fatto che il Signore ha parlato di dodici troni non dobbiamo pensare che i dodici soltanto saranno chiamati a giudicare con lui: altrimenti, essendoci stata la sostituzione del traditore Giuda con l'Apostolo Mattia, S. Paolo il quale ha lavorato più degli altri non otterrebbe un posto dove sedersi per giudicare". Perciò "col numero dodici è stata indicata tutta la moltitudine dei giudicanti, perché abbraccia i due addendi del sette, cioè il tre e il quattro, che moltiplicati fanno dodici": il dodici infatti è numero di perfezione. Oppure per il fatto che esso è composto di una coppia di sei che è numero perfetto. O anche perché, stando al senso letterale, il Signore parlava ai dodici Apostoli, in persona dei quali faceva tale promessa a tutti i suoi seguaci.
2. La verginità e il martirio non predispongono al pari della povertà a ritenere nel cuore i decreti della giustizia di Dio. Come al contrario le ricchezze per la loro sollecitudine "soffocano la parola di Dio", secondo l'espressione evangelica.
Oppure si deve rispondere che la povertà non basta da sola ad acquistare il merito del potere giudiziario: ma a lei corrisponde codesto merito, perché è il primo passo verso la perfezione. Perciò tra i passi successivi alla povertà, quali elementi della perfezione, si possono computare e la verginità e il martirio e tutte le altre opere di perfezione. Queste cose però non sono così principali come la povertà: poiché in ogni cosa la parte più importante è quella iniziale.
3. Colui che ha promulgato la legge, o che ha esortato al bene, eserciterà la funzione di giudice causalmente: poiché altri giudicheranno riferendosi alle sue parole. Perciò propriamente la facoltà di giudicare non corrisponderà quale merito alla predicazione o all'insegnamento. Oppure si può notare, secondo alcuni, che per la facoltà di giudicare si richiedono tre cose: primo, la rinunzia dei beni temporali, perché l'animo non sia impedito dal tendere alla perfezione della sapienza; secondo, la conoscenza e l'osservanza abituale della divina giustizia; terzo, l'insegnamento impartito ad altri di codesta giustizia. E allora l'insegnamento sarebbe il coronamento di quanto serve ad acquistare il merito del potere giudiziario.
4. Cristo nell'essere giudicato ingiustamente "umiliò se stesso" (egli infatti "fu immolato perché egli lo volle"); e il merito corrispondente della sua umiltà è l'esaltazione implicita nel potere di giudicare, per cui, come dice S. Paolo, a lui sono soggette tutte le cose. Perciò il potere giudiziario è dovuto più a coloro che volontariamente si umiliano rinunziando ai beni temporali, per i quali gli uomini vengono onorati dai mondani, che a coloro i quali vengono umiliati dagli altri.
5. L'inferiore di autorità propria non può giudicare chi gli è superiore; egli però può farlo per l'autorità di chi è al disopra di essi, com'è evidente nel caso dei giudici delegati. Perciò niente impedisce che ai poveri [volontari] venga concesso come premio accidentale di giudicare gli altri, anche se questi hanno meriti superiori rispetto al premio essenziale.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Giudicanti e giudicati nel giudizio universale > Se gli angeli siano chiamati a giudicare


Supplemento
Questione 89
Articolo 3

SEMBRA che gli angeli siano chiamati a giudicare. Infatti:
1. Nel Vangelo si legge: "Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria e assieme a lui tutti gli angeli". Ora, qui si parla della sua venuta come giudice. Quindi anche gli angeli sono chiamati a giudicare.
2. Gli ordini angelici si denominano dall'ufficio che esercitano. Ma tra codesti ordini c'è anche quello dei Troni, il quale evidentemente partecipa il potere giudiziario: infatti il trono è il seggio del giudice, il soglio è quello del re, e la cattedra quello di chi insegna. Perciò alcuni angeli saranno chiamati a giudicare.
3. Dopo la vita presente ai santi è promessa l'uguaglianza con gli angeli. Ora, se gli uomini avranno la facoltà di giudicare, a fortiori l'avranno gli angeli.

IN CONTRARIO: 1. Sta scritto [del Cristo]: "Gli ha dato il potere di giudicare, perché è il Figlio dell'uomo". Ma gli angeli non hanno in comune con lui la natura umana. Quindi neppure la facoltà di giudicare.
2. Non appartiene all'identica persona giudicare ed essere ministro del giudice. Ora, nel giudizio finale gli angeli saranno chiamati ad essere i ministri, come dicono le parole evangeliche: "Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli a togliere dal suo regno tutti gli scandali". Dunque gli angeli non saranno chiamati a giudicare.

RISPONDO: Gli assessori devono in tutto essere conformi al giudice. Ora, il giudizio viene demandato al Figliuolo perché dovrà apparire a tutti, buoni e cattivi, secondo la natura umana: sebbene giudicare autoritativamente spetti a tutta la Trinità. Quindi anche gli assessori del giudice devono avere la natura umana, visibile da tutti, buoni e cattivi. Perciò agli angeli non spetta il compito di giudicare. - Però in un certo senso si può dire che giudicano anche gli angeli, cioè mediante l'approvazione della sentenza.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Come nota la Glossa nel testo citato, gli angeli verranno con Cristo non come giudici, ma "come testimoni delle azioni umane, poiché gli uomini, nell'agire bene o male, sono sotto la loro custodia".
2. Agli angeli viene dato il nome di Troni per il giudizio che Dio esercita di continuo governando con giustizia tutte le cose, del quale giudizio gli angeli sono in qualche modo esecutori e promulgatori. Invece il giudizio che degli uomini farà Cristo, esige che anche gli assessori siano uomini.
3. Agli uomini è promessa l'uguaglianza con gli angeli nel premio essenziale. Niente però impedisce che agli uomini venga concesso un premio accidentale non accordato agli angeli; il che
è evidente per l'aureola delle vergini e dei martiri. Lo stesso può dunque dirsi della facoltà di giudicare.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Giudicanti e giudicati nel giudizio universale > Se dopo il giorno del giudizio i demoni saranno gli esecutori della sentenza sui dannati


Supplemento
Questione 89
Articolo 4

SEMBRA che dopo il giorno del giudizio i demoni non saranno chiamati ad essere sui dannati gli esecutori della sentenza. Infatti:
1. L'Apostolo insegna che Cristo allora "annienterà ogni signoria, ogni potestà e potenza". Quindi "cesserà ogni dominio".
Ma eseguire la sentenza del giudice implica un certo dominio. Dunque dopo il giorno del giudizio i demoni non saranno gli esecutori della sentenza del giudice.
2. I demoni hanno peccato più gravemente degli uomini. Perciò non è giusto che gli uomini siano tormentati dai demoni.
3. Come i demoni suggeriscono agli uomini il male, gli angeli suggeriscono il bene. Ma premiare i buoni non sarà ufficio degli angeli, poiché Dio lo farà lui senza intermediari. Dunque anche punire non sarà compito dei demoni.

IN CONTRARIO: Gli uomini peccando si sono assoggettati al demonio. Perciò è giusto che gli siano assoggettati nel castigo, in modo da essere come puniti da lui.

RISPONDO: A questo proposito il Maestro nelle Sentenze riferisce due opinioni: ed entrambe sembra che si addicano alla divina giustizia. Poiché per il fatto che l'uomo pecca è giusto che venga assoggettato al demonio; d'altra parte codesto dominio del demonio è ingiusto. Perciò l'opinione la quale dopo il giorno del giudizio esclude che i demoni continuino a dominare sugli uomini con i castighi, salva l'ordine della divina giustizia rispetto ai demoni che puniscono. L'opinione contraria invece salva l'ordine della giustizia divina rispetto agli uomini da punire.
Quale delle due sia la più vera non lo possiamo sapere con certezza. Tuttavia io stimo più vero che come verrà mantenuto un ordine tra gli eletti, in modo che alcuni siano illuminati e perfezionati da altri, poiché gli ordini della gerarchia celeste dureranno in perpetuo; così verrà mantenuto un ordine nel castigo, in modo che gli uomini siano puniti dai demoni, affinché l'ordine divino, che ha stabilito gli angeli come esseri intermedi tra la natura umana e quella divina, non venga annullato. Perciò come per mezzo degli angeli giungono all'uomo le illuminazioni di Dio, così i demoni è giusto che siano gli esecutori della giustizia divina sui malvagi. Né per questo viene sminuita la pena dei demoni. Perché dal fatto stesso che tormenteranno altri saranno tormentati essi stessi: allora infatti la compagnia dei disgraziati non diminuirà ma accrescerà la propria miseria.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il dominio che Cristo verrà a sopprimere è quello basato sui rapporti di superiorità esistenti nello stato attuale del mondo, secondo i quali certi uomini spadroneggiano su altri uomini, gli angeli sugli uomini e gli angeli stessi su altri angeli, i demoni su altri demoni, e i demoni sugli uomini, sempre per condurre al fine, o per allontanare dall'ultimo fine. Allora invece, essendo tutte le cose giunte al loro ultimo fine, non ci sarà più il dominio che tende a stornare dal fine, o a condurre verso il fine, ma solo quello che è fatto per conservare il fine raggiunto, sia buono che cattivo.
2. Sebbene i demoni non meritino di dominare sugli uomini, poiché tale dominio fu acquistato ingiustamente; tuttavia ciò è richiesto dall'ordine della loro natura rispetto alla natura umana. Infatti, come insegna Dionigi, rimangono "integre" in essi le doti naturali.
3. Gli angeli buoni non sono la causa del premio principale degli eletti: ecco perché tutti lo riceveranno immediatamente da Dio. Tuttavia gli angeli possono esser causa di certi premi accidentali: poiché gli angeli inferiori e gli uomini vengono illuminati dagli angeli superiori intorno a certi segreti divini che non rientrano nella beatitudine sostanziale. Parimente i dannati ricevono immediatamente da Dio il castigo principale, che è l'esclusione perpetua dalla visione di Dio: ma niente impedisce che le pene del senso siano inflitte agli uomini dai demoni.
C'è però una differenza, perché il merito esalta, mentre il peccato deprime. Essendo perciò la natura angelica superiore a quella umana, alcuni per l'eccellenza dei loro meriti verranno tanto esaltati da superare la natura e la gloria di certi angeli. Ecco perché alcuni angeli saranno illuminati da codesti uomini. Invece nessun uomo peccatore per il grado della sua malizia raggiungerà l'eccellenza dovuta alla natura dei demoni.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Giudicanti e giudicati nel giudizio universale > Se tutti gli uomini dovranno comparire al giudizio


Supplemento
Questione 89
Articolo 5

SEMBRA che non tutti gli uomini dovranno comparire al giudizio. Infatti:
1. Nel Vangelo si legge: "Sederete su [dodici] troni per giudicare le dodici tribù d'Israele". Ma non tutti gli uomini appartengono a quelle dodici tribù. Quindi non tutti gli uomini compariranno al giudizio.
2. Lo stesso va detto a proposito di quel testo dei Salmi: "Gli empi non risorgeranno in giudizio". Ora, molti sono del loro numero. Dunque essi non compariranno in giudizio.
3. Uno è chiamato in giudizio per la discussione dei suoi meriti. Ma ci sono alcuni i quali non hanno meriti di nessun genere: i bambini, p. es., morti prematuramente. Perciò non è necessario che essi compariscano al giudizio.

IN CONTRARIO: 1. Nella Scrittura è detto, che "Cristo fu costituito da Dio giudice dei vivi e dei morti". Ma entro questi due termini sono compresi tutti gli uomini, comunque essi vengano interpretati. Perciò tutti gli uomini dovranno comparire al giudizio.
2. L'Apocalisse afferma: "Ecco che egli viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà". Ora, questo non avverrebbe, se gli uomini non dovessero tutti comparire in giudizio. Dunque...

RISPONDO: A Cristo in quanto uomo il potere di giudicare fu conferito come premio dell'umiltà esercitata nella sua passione. Ora, egli nella passione sparse efficacemente il proprio sangue per tutti, sebbene non in tutti esso abbia portato i suoi frutti, per l'ostacolo in essi incontrato. Perciò è giusto che tutti gli uomini siano presenti al giudizio, per vedere la sua esaltazione nella natura umana, secondo la quale "è stato costituito da Dio giudice dei vivi e dei morti".

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Come dice S. Agostino, "non perché fu detto: 'Giudicherete le dodici tribù d'Israele' la tribù di Levi, che è la tredicesima, resterà fuori del giudizio; ovvero sarà giudicato quel popolo soltanto e non anche tutte le altre nazioni". Perciò nelle dodici tribù sono state indicate tutte le genti, perché da Cristo tutte le genti sono state chiamate a condividere la sorte delle dodici tribù.
2. L'espressione: "Gli empi non risorgeranno in giudizio", se si riferisce a tutti i peccatori, va intesa nel senso che essi non risorgeranno per giudicare. Se invece per empi s'intendono gli increduli, allora va intesa nel senso che essi non risorgeranno neppure per essere giudicati, perché "sono già stati giudicati". Tutti però risorgeranno per comparire in giudizio, per vedere la gloria del Giudice.
3. I bambini morti prematuramente compariranno in giudizio, non per essere giudicati, ma per vedere la gloria del Giudice.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Giudicanti e giudicati nel giudizio universale > Se i buoni dovranno essere giudicati


Supplemento
Questione 89
Articolo 6

SEMBRA che dei buoni nessuno debba essere sottoposto al giudizio. Infatti:
1. Nel Vangelo si legge: "Chi crede in lui [Cristo] non sarà giudicato". Ora, tutti i buoni hanno creduto in lui. Dunque essi non saranno giudicati.
2. Coloro che non sono certi della propria beatitudine non sono beati: e proprio da questo S. Agostino dimostra che i demoni non furono mai beati. Invece i santi già adesso sono beati. E quindi sono certi della loro beatitudine. Ma quanto è certo non dev'essere sottoposto a giudizio. Dunque i buoni non saranno giudicati.
3. Il timore è incompatibile con la beatitudine. Ora, il giudizio finale, che viene definito "la cosa più tremenda", non potrà compiersi senza il timore di coloro che dovranno esservi giudicati.
Infatti anche S. Gregorio, nel commentare le parole di Giobbe, "Quando esso si solleva ne temono gli angeli", afferma: "Consideriamo come allora si scuoterà la coscienza dei malvagi, dal momento che si turberà la vita stessa dei giusti". Quindi i beati non saranno giudicati.

IN CONTRARIO: Tutti i buoni sembra che debbano essere giudicati. Infatti:
1. S. Paolo afferma: "Tutti dovremo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno renda conto delle azioni compiute mentre era nel corpo, sia il bene che il male". Ma questo appunto significa essere giudicati. Quindi tutti saranno giudicati.
2. Ciò che è universale abbraccia tutto. Ora, codesto giudizio si dice universale. Dunque tutti saranno giudicati.

RISPONDO: Il giudizio abbraccia due cose: l'esame del merito e la retribuzione del premio. Perciò quanto alla retribuzione del premio tutti, compresi i buoni, saranno giudicati: poiché ciascuno riceverà dalla sentenza divina il premio corrispondente al merito.
Invece l'esame del merito non si farà, se non dove si riscontra nei meriti una mescolanza di bene e di male. Coloro infatti che "sopra il fondamento della fede edificano oro, argento e pietre preziose", dedicandosi interamente al servizio di Dio, senza notevoli mescolanze di male nel proprio merito, non subiranno l'esame o la discussione dei loro meriti: così sarà di coloro che, abbandonate del tutto le cose del mondo, "si preoccupano solo delle cose di Dio". Essi perciò verranno salvati, ma non giudicati. - Coloro invece che "sopra il fondamento della fede edificano legno, fieno e paglia", ossia coloro che amano le cose del secolo, e "sono implicati nei negozi della terra", però senza preporre niente a Cristo, sforzandosi anzi di "espiare i peccati con le elemosine", si troveranno ad avere una mescolanza di bene e di male nei loro meriti; e quindi per essi ci sarà l'esame del merito. Perciò questi per il motivo indicato saranno giudicati e tuttavia verranno salvati.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Essendo effetto della giustizia la punizione, mentre la premiazione lo è piuttosto della misericordia, al giudizio, che è per antonomasia l'atto della giustizia, si attribuisce senz'altro la punizione: fino al punto che talora per giudizio s'intende la punizione stessa. Ed è in tal senso che va interpretato il testo addotto, come spiega la Glossa.
2. L'esame dei meriti, che in giudizio si farà per gli eletti, non verrà a togliere dai loro cuori la certezza della beatitudine; ma a mostrare a tutti chiaramente la prevalenza in essi dei meriti sui demeriti, così da comprovare la giustizia di Dio.
3. S. Gregorio parla dei giusti ancora esistenti nei loro corpi mortali. Infatti poco prima aveva scritto: "Coloro che si ritroveranno a vivere nei loro corpi, anche se coraggiosi e perfetti, essendo ancora nella carne, non potranno nel turbine di tanto terrore non essere spaventati da qualche timore". Perciò è evidente che codesto terrore va riferito al tempo immediatamente precedente il giudizio, che sarà appunto tremendo al sommo per i cattivi, non già per i buoni, che non avranno da temere nessun male.
Gli argomenti in contrario valgono per il giudizio quale retribuzione del premio.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Giudicanti e giudicati nel giudizio universale > Se dovranno essere giudicati i cattivi


Supplemento
Questione 89
Articolo 7

SEMBRA che nessuno dei cattivi debba essere sottoposto al giudizio. Infatti:
1. Come è certa la dannazione degli increduli, così è certa quella di coloro che muoiono in peccato mortale. Ma per la certezza della dannazione il Vangelo afferma: "Chi non crede è già giudicato". Quindi per lo stesso motivo non saranno giudicati neppure gli altri peccatori.
2. La voce del giudice sarà assai terribile per coloro che nel giudizio saranno condannati. Ora, a detta di S. Gregorio, come riferiscono le Sentenze, il giudice non rivolgerà la sua parola agl'infedeli. Perciò se la rivolgerà solo ai fedeli dannati, gli infedeli avranno un vantaggio dalla loro incredulità e infedeltà. Il che è assurdo.

IN CONTRARIO: Sembra che tutti i cattivi debbano essere giudicati poiché a tutti i cattivi verrà inflitta una pena secondo la gravità della loro colpa. Ora, a questo non si può procedere
senza il risultato del giudizio. Perciò tutti i peccatori saranno giudicati.

RISPONDO: Il giudizio quale retribuzione dei castighi dovuti al peccato non sarà risparmiato a nessuno dei malvagi: invece il giudizio che consiste nell'esame dei meriti è riservato solo ai fedeli. Questo perché negl'infedeli o increduli manca il fondamento della fede: e in mancanza di esso tutte le opere vengono a mancare della perfetta rettitudine di intenzione. Perciò in essi non c'è quella mescolanza di bene e di male, che richiede un esame. Nei fedeli invece, che hanno conservato il fondamento della fede, esiste almeno l'atto lodevole del credere: sebbene esso non sia meritorio senza la carità. Tuttavia di per sé codesto atto è ordinato al merito. Quindi in essi c'è materia per un esame in giudizio.
Perciò i fedeli, i quali almeno materialmente fecero parte della Città di Dio, verranno giudicati come cittadini, sui quali non si può pronunziare una sentenza di morte, senza discuterne le responsabilità o il merito. Invece i non credenti saranno condannati come nemici, i quali secondo le usanze degli uomini vengono votati allo sterminio senza discuterne i meriti.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Sebbene sia certo che quanti muoiono in peccato mortale sono dannati, tuttavia, avendo in sé degli elementi che servono a ben meritare, per la manifestazione della giustizia di Dio è necessario che si faccia l'esame dei loro meriti, per mostrare che essi vengono esclusi dalla città dei santi, di cui esternamente facevano parte.
2. L'allocuzione suddetta, intesa spiritualmente, sarà dura per i fedeli degni di condanna, non senza mostrare per essi una certa compiacenza, che invece sarà negata agli increduli, poiché "senza la fede è impossibile piacere a Dio". Ma la sentenza di condanna, pronunziata contro ogni categoria di dannati, sarà terribile per tutti.
3. L'argomento in contrario vale per il giudizio quale retribuzione.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Giudicanti e giudicati nel giudizio universale > Se nel giudizio finale debbano essere giudicati gli angeli


Supplemento
Questione 89
Articolo 8

SEMBRA che nel giudizio finale debbano essere giudicati anche gli angeli. Infatti:
1. S. Paolo ha scritto ai Corinzi: "Non sapete che noi giudicheremo gli angeli?". Ora questo non può riferirsi allo stato presente. Perciò va riferito al giudizio finale.
2. A proposito di Behemoth, che sta a indicare il diavolo, sta scritto: "Sotto gli occhi di tutti sarà precipitato". E, come riferisce il Vangelo, il demonio gridò a Cristo: "Sei venuto per perderci prima del tempo?". La Glossa commenta codeste parole, dicendo che "i demoni, vedendo il Signore sulla terra pensavano di dover subire subito il giudizio". Perciò essi non sono esclusi dal giudizio finale.
3. S. Pietro ha scritto: "Dio non perdonò agli angeli che peccarono, ma li precipitò nell'abisso per esservi tormentati e riservati al giudizio". Dunque anche gli angeli saranno giudicati.

IN CONTRARIO: 1. Dio "non giudica due volte la stessa cosa". Ma gli angeli cattivi sono già stati giudicati, secondo le parole evangeliche: "Il principe di questo mondo è già stato giudicato". Perciò gli angeli non saranno più giudicati.
2. La bontà o la malizia degli angeli è superiore a quella degli uomini esistenti nello stato di viatori. Ora, ci sono degli uomini, buoni e cattivi, che non saranno giudicati. Quindi neppure gli angeli sia buoni che cattivi, saranno giudicati.

RISPONDO: Al giudizio sotto l'aspetto di esame in nessun modo saranno sottoposti gli angeli né buoni né cattivi: perché nei buoni non potrà esserci nulla di male e nei cattivi nulla di bene da sottoporre al giudizio.
Ma se parliamo del giudizio sotto l'aspetto di retribuzione, allora bisogna distinguere due tipi di retribuzioni. La prima corrisponde ai meriti personali degli angeli. E questa fu fatta fin da principio, quando alcuni di essi furono sublimati alla beatitudine, e altri sprofondati nella miseria. - La seconda corrisponde ai meriti e ai demeriti procurati dagli angeli. E questa retribuzione verrà fatta nell'ultimo giudizio: perché gli angeli buoni avranno un aumento di gioia dalla salvezza di coloro che indussero a meritare: e quelli cattivi avranno un sovrappiù di tormento dalla rovina dei malvagi, che essi incitarono al male.
Perciò a rigore di termini, il giudizio non interessa gli angeli, né come giudicanti, né come giudicati, ma gli uomini. Però indirettamente in qualche modo riguarda anche gli angeli, in quanto furono impegnati nelle azioni degli uomini.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Quelle parole dell'Apostolo si riferiscono al giudizio di comparazione: perché alcuni verranno ad essere superiori a certi angeli.
2. I demoni "saranno precipitati sotto gli occhi di tutti", perché verranno chiusi per sempre nel carcere dell'inferno, in modo che non sarà più loro concesso di uscirne. Ciò infatti era loro concesso solo perché ordinato dalla divina provvidenza per esercitare la virtù degli uomini.
3. Con ciò è risolta anche la terza difficoltà.

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