Sup, 86

Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Le condizioni dei dannati dopo la resurrezione


Supplemento
Questione 86
Proemio

Passiamo ora a considerare le condizioni dei dannati dopo la resurrezione.
Sull'argomento si pongono tre quesiti:

1. Se i corpi dei dannati risorgeranno con le loro deformità;
2. Se saranno corruttibili;
3. Se saranno impassibili.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Le condizioni dei dannati dopo la resurrezione > Se i corpi dei dannati risorgeranno con le loro deformità


Supplemento
Questione 86
Articolo 1

SEMBRA che i corpi dei dannati debbano risorgere con le loro deformità. Infatti:
1. Quanto fu inflitto come castigo di un peccato, non deve cessare se non dopo la remissione della colpa. Ora, la mutilazione delle membra fu inflitta come castigo di qualche peccato, così pure altre deformità corporali. Perciò esse nella resurrezione non saranno riparate nei dannati, che non hanno conseguito la remissione delle colpe.

2. Come la resurrezione dei santi servirà all'ultima loro felicità, così la resurrezione dei peccatori servirà alla loro suprema miseria. Ma ai santi che risorgano non viene tolto nulla di quanto può cooperare alla loro perfezione. Dunque neppure ai peccatori che risorgono verrà tolto niente di quanto coopera alla loro miseria. Ma tali sono appunto le deformità. Quindi...

3. La deformità rientra tra i difetti dei corpi passibili come vi rientra la lentezza. Ora, dai corpi risorti dei dannati non verrà eliminata la lentezza: perché essi non saranno dotati d'agilità. Perciò per lo stesso motivo non verrà eliminata in essi la deformità.

IN CONTRARIO: 1. "I morti risorgeranno incorrotti", dice S. Paolo; e la Glossa spiega: "i morti, cioè i peccatori, o genericamente tutti i morti, risorgeranno incorrotti; ossia senza nessuna menomazione delle loro membra". Perciò i malvagi risorgeranno senza le loro deformità.

2. Nei dannati non ci sarà nulla che impedisca in essi la sensazione del dolore. Ma la malattia attutisce il senso del dolore, perché debilita gli organi della sensazione. Così pure la privazione di un membro verrebbe a impedire che il dolore fosse diffuso in tutto il corpo. Dunque i dannati risorgeranno senza codesti difetti.

RISPONDO: Nel corpo umano possono esserci due tipi di deformità. Primo, quella dovuta alla mancanza di qualche membro, per cui nei mutilati parliamo di deturpazione: poiché viene a mancare in essi la debita proporzione tra le parti e il tutto. E tale deformità senza dubbio non ci sarà nei corpi dei dannati: poiché tutti i corpi, sia dei buoni che dei cattivi, risorgeranno nella loro integrità.
Secondo, la deturpazione può dipendere da una cattiva disposizione delle parti, sia per grossezza, che per qualità, o dislocazione, la quale sia incompatibile con la debita proporzione tra il tutto e le parti. Ebbene, per tali deformità e altri simili difetti, quali la febbre e le malattie, che talora causano codeste deformità, S. Agostino non risolve la questione, come riferisce il Maestro delle Sentenze. Ma presso i maestri moderni ci sono in proposito due opinioni.
Alcuni affermano che codesti difetti e deformità nei corpi dei dannati rimarranno: considerando che la loro dannazione, da cui sono destinati alla suprema infelicità, esige di non risparmiare loro nessun malanno.
Ma tale spiegazione non sembra ragionevole. Infatti nella restaurazione dei corpi che risorgono si deve badare più all'integrità della natura che alla condizione precedente: ecco perché i morti deceduti in tenera età risorgeranno con la statura dell'età giovanile. Perciò anche coloro che ebbero nel corpo dei difetti fisici, oppure delle deformità da essi dipendenti, nella resurrezione dovranno essere restaurati senza quelle menomazioni, se il peccato non viene a impedirlo: cosicché se uno risorgerà con quelle menomazioni, ciò dovrà costituire una pena. Però "la misura della pena segue la misura della colpa". Ora, può capitare che un peccatore il quale merita di essere condannato per dei peccati minori, abbia deformità e difetti di cui è privo un peccatore che si è dannato per dei peccati più gravi. E allora se colui che in vita ebbe delle deformità dovesse risorgere con esse, mentre chi è più colpevole per non averle avute in vita dovesse risorgere senza di esse, la misura della pena non corrisponderebbe alla gravità della colpa, ma uno verrebbe ad essere punito per le pene sofferte in vita: il che è assurdo.
Perciò altri con più ragione affermano che Colui il quale creò la natura, nella resurrezione restaurerà la natura del corpo nella sua integrità. Cosicché nella resurrezione verranno eliminati tutti i difetti e le deturpazioni dovute alla corruzione o all'infermità della natura e delle cause naturali, e cioè febbre, cisposità e altre miserie consimili: invece i difetti che sono inerenti al corpo umano per natura, come la pesantezza, la passibilità, e simili, nei corpi dei dannati resteranno, mentre sono esclusi dai corpi degli eletti per la gloria della resurrezione.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Poiché la pena inflitta da un tribunale determinato viene eseguita entro i limiti della giurisdizione di esso, le pene inflitte per un delitto nella vita temporale sono di ordine temporale, e non si estendono oltre i limiti della vita presente. Perciò anche se ai dannati il peccato suddetto non è stato rimesso, non è necessario che subiscano anche all'inferno le stesse pene subite in questo mondo: ma la giustizia divina esige che là essi siano puniti eternamente con pene più gravi.

2. Non regge perfettamente il paragone tra i buoni e i cattivi: perché una cosa può essere assolutamente buona, mentre non può essere assolutamente cattiva. Perciò l'ultima felicità dei santi richiede che essi siano immuni da qualsiasi male: ma l'ultima infelicità dei malvagi non esclude qualsiasi bene; perché, come dice il Filosofo, "se il male fosse totalmente male distruggerebbe se stesso". Ecco perché all'infelicità dei dannati si deve dare come base il bene di natura in essi esistente: e questo è opera del Creatore che nella sua perfezione restaurerà la natura stessa perfetta nella sua specie.

3. La lentezza è uno di quei difetti che sono inerenti ai principii costitutivi del corpo umano: non così la deformità. Perciò il paragone non regge.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Le condizioni dei dannati dopo la resurrezione > Se i corpi dei dannati saranno incorruttibili


Supplemento
Questione 86
Articolo 2

SEMBRA che i corpi dei dannati debbano essere corruttibili. Infatti:
1. Tutto ciò che è composto di elementi contrari deve corrompersi. Ma i corpi dei dannati saranno composti da quegli elementi contrari che anche attualmente li compongono: altrimenti non si avrebbe la medesima specie, e quindi essi non sarebbero neppure numericamente identici. Dunque saranno corruttibili.

2. Se i corpi dei dannati dovranno essere incorruttibili, non lo saranno per natura; dovendo essere della stessa natura di cui sono adesso. E neppure lo saranno per grazia o per gloria: perché privi assolutamente di queste. Quindi in nessun modo potranno essere incorruttibili.

3. Non sembra giusto togliere a coloro che sono condannati alla suprema infelicità la più grave delle pene. Ora, la pena più grave è la morte, come nota il Filosofo. Dunque ai dannati non doveva essere risparmiata la morte. Perciò i loro corpi sono corruttibili.

IN CONTRARIO: 1. Nell'Apocalisse si legge: "In quei giorni gli uomini cercheranno la morte e non la troveranno; brameranno di morire e la morte fuggirà da loro".

2. I dannati saranno puniti nell'anima e nel corpo con una pena eterna; poiché sta scritto: "Andranno all'eterno supplizio". Ora, questo sarebbe impossibile, se i loro corpi fossero corruttibili. Dunque codesti corpi saranno incorruttibili.

RISPONDO: L'esclusione del moto o mutazione in un determinato essere può dipendere da due cose, poiché ogni moto va attribuito a una causa: primo, può dipendere dall'assenza della causa del moto; secondo, dall'impedimento di codesta causa. Ebbene, la corruzione non è che una mutazione. Perciò può capitare in due modi che un corpo, il quale per i suoi principii è soggetto alla corruzione, sia reso incorruttibile. Primo, per il fatto che viene del tutto eliminata la causa che porta alla corruzione. Ebbene, è così che sono incorruttibili i corpi dei dannati. Siccome infatti la prima causa delle alterazioni è il cielo mediante il suo moto di rotazione, mentre tutte le altre cause seconde agiscono per il suo influsso, e quasi sotto la sua nozione, venuto a cessare il moto dei cieli è necessario che nessuna causa agente possa più trasmutare un corpo dalle sue proprietà naturali con una qualsiasi alterazione. Ecco perché dopo la resurrezione, venuto a cessare il moto dei cieli, nessuna qualità sarà capace di alterare il corpo umano nelle sue qualità naturali. Ora, la corruzione, come la generazione, non è che il termine di un'alterazione. Perciò i corpi dei dannati non potranno corrompersi. E questo serve alla giustizia di Dio, come vedremo, per punire eternamente esseri fatti per durare eternamente, come adesso la corruttibilità dei corpi serve alla divina provvidenza, che dalla corruzione di certe cose viene a produrre altri esseri.
Secondo, l'incorruttibilità può capitare dal fatto che la causa della corruzione viene impedita. Fu così, p. es., per il corpo di Adamo; poiché le qualità contrarie esistenti nel corpo umano vennero allora trattenute mediante la grazia d'innocenza dal produrre la dissoluzione del corpo. Molto più esse ne saranno trattenute nei corpi glorificati, che saranno del tutto soggetti allo spirito. Cosicché nei corpi dei beati dopo la resurrezione le due maniere dell'incorruttibilità si troveranno accomunate.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Gli elementi contrari di cui i corpi sono composti, sono soltanto cause seconde della corruzione: poiché la causa prima è il moto dei cieli. Perciò, supposto il moto del cielo, è necessario che un corpo composto di elementi contrari si corrompa, se non interviene una causa superiore a impedirlo. Ma tolto il moto del cielo, gli elementi contrari che compongono il corpo non bastano a produrre la corruzione neppure nell'ordine naturale, come risulta dalle spiegazioni date sopra.
Ora, i filosofi [antichi] non sapevano che un giorno il moto dei cieli si sarebbe arrestato. Perciò essi ritenevano indiscutibile che un corpo, composto di elementi contrari, secondo natura deve corrompersi.

2. L'incorruttibilità dei dannati sarà per natura; non per la presenza di un principio d'incorruzione nei loro corpi, ma per l'assenza della prima causa movente della corruzione.

3. Sebbene la morte, assolutamente parlando, sia il più grave dei castighi, tuttavia da un certo punto di vista niente impedisce che sia un rimedio alle sofferenze, e quindi l'eliminazione della morte può risultare un aumento di pena. Il Filosofo infatti scrive, che "vivere sembra piacevole a tutti, perché tutte le cose bramano di esistere: tuttavia non si deve intendere la vita miserabile e stentata, che si svolge in mezzo ai dolori". Perciò come di suo vivere è piacevole, ma non la vita in mezzo ai dolori; così la morte, che è privazione della vita, di suo è penosa e il più grave dei castighi, in quanto toglie il primo bene che è l'esistenza col quale spariscono anche tutti gli altri; ma in quanto essa toglie la vita miserabile, che si svolge in mezzo ai dolori, è un rimedio alle sofferenze che finiscono con essa. Di conseguenza l'eliminazione della morte sarà allora un aumento di sofferenze, che verranno rese interminabili.
Se poi si vuol dire che la morte è penosa per i dolori che l'accompagnano, non c'è dubbio che molto più grave sarà il dolore che sentiranno di continuo i dannati. Cosicché essi vengono considerati una morte eterna, secondo le parole del Salmista: "La morte sarà il loro pascolo".



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Le condizioni dei dannati dopo la resurrezione > Se i corpi dei dannati saranno impassibili


Supplemento
Questione 86
Articolo 3

SEMBRA che i corpi dei dannati debbano essere impassibili. Infatti:
1. Come dice il Filosofo, "ogni passione che si subisce, qualora aumenti distrugge la sostanza". Ora, "se da un'entità finita si toglie sempre qualche cosa, finalmente questa deve consumarsi". Perciò se i corpi dei dannati saranno passibili e sempre soggetti a patire, arriveranno a sparire e a corrompersi: il che è falso, come sopra abbiamo dimostrato. Dunque essi saranno impassibili.

2. La causa agente tende ad assimilare il paziente. Se quindi i corpi dei dannati dovessero patire l'azione del fuoco, questo li assimilerebbe. Ma il fuoco assimilando i corpi che brucia finisce col dissolverli. Perciò se i corpi dei dannati dovessero essere passibili, ne sarebbero finalmente distrutti. Di qui la stessa conclusione di sopra.

3. Gli animali che si credono capaci di vivere nel fuoco senza bruciarsi, come p. es., la salamandra, non patiscono per il fuoco: infatti l'animale non soffre dolore nel corpo, se il corpo in qualche modo non viene leso. Se quindi i corpi dei dannati potessero rimanere nel fuoco senza consumarsi, come gli animali suddetti, secondo l'affermazione di S. Agostino, non verrebbero a soffrire in esso nessun dolore. Ciò però non avverrebbe se non perché i loro corpi sono impassibili. Dunque...

4. Se i corpi dei dannati sono passibili, il dolore dovuto alle loro sofferenze dovrà superare evidentemente qualsiasi dolore corporale della vita presente: come la gioia dei santi supererà qualsiasi gioia di adesso. Ma per l'immensità del dolore nello stato presente capita talora che l'anima si separi dal corpo. Molto più, dunque, se i corpi saranno passibili, l'anima dovrà separarsi dal corpo allora per l'immensità del dolore: perciò i corpi verranno a corrompersi. Il che è falso. Dunque codesti corpi saranno impassibili.

IN CONTRARIO: 1. A commento di quel testo paolino, "Noi saremo trasformati", la Glossa afferma: "Noi buoni soltanto saremo trasformati nella gloria dell'immutabilità e dell'impassibilità".
Perciò i corpi dei dannati non saranno impassibili.

2. Il corpo come coopera ai meriti dell'anima, così coopera ai suoi peccati. Ora, per la cooperazione suddetta non solo l'anima, bensì anche il corpo viene premiato dopo la resurrezione. Quindi per lo stesso motivo i corpi dei dannati devono essere puniti. Ma questo non sarebbe fattibile, se questi fossero impassibili. Dunque saranno passibili.

RISPONDO: La causa principale, per cui i corpi dei dannati non saranno consunti dal fuoco, sarà la giustizia di Dio, la quale esige che essi siano sottoposti a una pena eterna. Ma alla divina giustizia servono anche le disposizioni naturali da parte del paziente e delle cause agenti. Essendo infatti il patire un modo di ricevere, possiamo distinguere due tipi di passività in base alle due diverse maniere di ricevere [una data forma]. Poiché una forma può essere ricevuta materialmente dal soggetto nella sua entità fisica, o naturale, come il calore del fuoco viene ricevuto dall'aria: e in base a questa maniera di ricevere esiste un primo tipo di passività, che si denomina passione naturale. - Una cosa invece può essere ricevuta in un soggetto in una seconda maniera, cioè spiritualmente nel suo essere intenzionale, ossia come l'immagine del bianco può essere ricevuta nell'aria o nella pupilla: e questo tipo di recezione somiglia al modo in cui l'anima riceve le immagini delle cose. E in base a questa maniera di ricevere esiste un secondo tipo di passività, che si denomina passione "animale", o psicologica.
Ora, poiché dopo la resurrezione, come sopra abbiamo spiegato, venuto a cessare il moto dei cieli, nessun corpo potrà più alterarsi nelle sue disposizioni naturali, nessun corpo sarà soggetto a delle passioni naturali, o fisiche. Perciò in questo senso i corpi dei dannati saranno impassibili, come sono incorruttibili. - Ma nonostante la cessazione del moto dei cieli, perdureranno le passioni di ordine psichico, o spirituale: poiché l'aria sarà ancora illuminata dal sole e apporterà agli occhi la varietà dei colori. Ebbene, secondo questo tipo di passioni i corpi dei dannati saranno passibili. E poiché con codeste passioni verranno attuati i sensi, nei corpi dei dannati ci sarà la pena del senso, però senza alterazione delle disposizioni fisiche, o naturali.
I corpi gloriosi invece, pur ricevendo in qualche modo passivamente gli oggetti nella sensazione, non saranno passibili; poiché non riceveranno nulla in modo afflittivo o lesivo, come al contrario avverrà nei dannati, che per questo si dicono passibili.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il Filosofo parla di quella passione in cui il paziente viene alterato nelle sue disposizioni fisiche o naturali. Ma tali passioni, come abbiamo spiegato, non ci saranno nei corpi dei dannati.

2. Il paziente può assomigliare, ovvero assimilarsi alla causa agente in due maniere. Primo, subendone la somiglianza nel modo stesso in cui si riscontra nell'agente, come avviene per influsso di tutte le cause univoche; cosicché il calore produce calore, e il fuoco genera fuoco. - Secondo, in un modo diverso da come la somiglianza si trova nella causa agente: il che avviene per influsso di tutti gli agenti analogici. In questi talora capita che quella data forma si trovi spiritualmente nella causa e venga ricevuta materialmente nel paziente: è il caso della forma di una casa che si trova materialmente in essa, e spiritualmente nella mente dell'architetto. Talora invece avviene il contrario: la forma esiste materialmente nella causa agente e spiritualmente nel paziente.
La bianchezza, p. es., è materialmente nella parete da cui si riverbera, e spiritualmente nella pupilla e nell'aria. Lo stesso vale nel caso nostro. Poiché la specie o somiglianza esistente materialmente nel fuoco viene ricevuta spiritualmente nei corpi dei dannati. Ed è così che il fuoco assimila a sé i corpi dei dannati, senza tuttavia consumarli.

3. Come insegna il Filosofo, nessun animale può vivere nel fuoco. E anche Galeno afferma che non esiste un corpo il quale finalmente non sia consunto dal fuoco, sebbene ci siano dei corpi capaci di rimanere nel fuoco per un certo tempo senza bruciarsi, come avviene per l'ebano. Perciò l'esempio della salamandra non vale: perché essa non può durare a lungo nel fuoco senza soccombere, come invece avverrà per i corpi dei dannati nell'inferno.
Non è detto però che i corpi dei dannati non soffrano nessuna pena dal fuoco, per il fatto che non ne subiscono una lesione. Poiché l'oggetto sensibile non è fatto solo per dilettare ed affliggere i sensi mediante un influsso fisico, che corrobora o distrugge l'organo rispettivo; ma anche mediante un influsso spirituale. Perché un oggetto sensibile quando è nella debita proporzione per essere percepito, è piacevole: ma avviene il contrario, quando esso è troppo forte o troppo debole. Infatti i colori temperati e i suoni armoniosi sono piacevoli; mentre i suoni discordanti disturbano l'udito.

4. Il dolore non può separare l'anima dal corpo fino a che quest'ultimo rimane esclusivamente nelle potenze di codesta anima in cui si fa sentire il dolore; ma solo quando una passione dell'anima altera il corpo nelle sue disposizioni naturali, cioè come quando si riscalda per l'ira, o si raffredda per la paura. Ma dopo la resurrezione il corpo non potrà più essere alterato nelle sue disposizioni naturali, come risulta da quanto abbiamo detto. Dunque allora, per quanto grande, il dolore non potrà separare l'anima dal corpo.

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