Sup, 82

Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Le condizioni dei beati dopo la resurrezione


Supplemento
Questione 82
Proemio

Passiamo ora a considerare le condizioni dei beati dopo la resurrezione. Primo, l'impassibilità dei loro corpi; secondo, la loro sottilità; terzo, l'agilità; quarto la luminosità.
Sul primo argomento si pongono quattro quesiti:

1. Se nel risorgere i santi quanto al corpo siano impassibili;
2. Se tutti siano impassibili ugualmente;
3. Se tale impassibilità escluda nei corpi gloriosi l'esercizio della sensibilità;
4. Se in essi tutti i sensi esercitino le loro funzioni.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Le condizioni dei beati dopo la resurrezione > Se dopo la resurrezione i corpi dei santi diventeranno impassibili


Supplemento
Questione 82
Articolo 1

SEMBRA che dopo la resurrezione i corpi dei santi non diventeranno impassibili.
Infatti:
1. Ogni essere mortale è passibile. Ma l'uomo anche dopo la resurrezione sarà "un animale razionale mortale": poiché questa è la definizione dell'uomo, che non può mai separarsi da lui. Dunque il corpo sarà passibile.

2. Ciò che è in potenza alla forma di un altro essere è passibile rispetto ad esso: poiché è in tal senso, come spiega Aristotele, che si manifesta la sua passibilità. Ora, i corpi dei santi dopo la resurrezione saranno in potenza alla forma di altri esseri: infatti la materia per il fatto che è attuata da una forma non perde la sua potenzialità ad altre forme. Ma dopo la resurrezione i corpi dei santi avranno la stessa materia degli elementi: poiché verranno restaurati con la stessa materia di cui sono formati adesso. Quindi saranno in potenza ad altre forme, e di conseguenza saranno passibili.

3. "I contrari sono fatti per affrontarsi in azioni e passioni reciproche", come insegna il Filosofo. Ma i corpi dei santi anche dopo la resurrezione saranno composti di elementi contrari, come attualmente. Dunque essi saranno passibili.

4. Nel corpo umano risorgeranno, come abbiamo detto, sia il sangue che gli altri umori. Ma dalla lotta reciproca dei diversi umori nascono nel corpo le infermità e le altre sofferenze. Dunque dopo la resurrezione i corpi dei santi saranno passibili.

5. Con la perfezione è più intollerabile un difetto attuale che un difetto in potenza. Ora, la passibilità implica soltanto un difetto in potenza. Perciò, siccome nei corpi dei beati ci saranno dei difetti in atto, quali le cicatrici delle ferite nei corpi dei martiri, come ci furono in quello di Cristo, è evidente che non toglie nulla alla loro perfezione avere dei corpi passibili.

IN CONTRARIO: 1. Tutto ciò che è passibile è corruttibile: perché "la passione nell'accentuarsi distrugge la natura". Ma dopo la resurrezione i corpi dei santi saranno incorruttibili, come insegna S. Paolo: "Sono seminati nella corruzione, e risorgeranno nella incorruzione". Quindi essi saranno impassibili.

2. Ciò che è più forte non subisce l'azione di quanto è più debole. Ma nessun corpo sarà più forte di quello dei santi, del quale sta scritto: "Viene seminato nell'infermità, e risorge nel pieno vigore". Dunque i corpi dei santi saranno impassibili.

RISPONDO: Il termine passione può avere due significati. Primo, quello comune, secondo il quale qualsiasi recettività e denominata passione: sia nel caso in cui quanto si riceve è conveniente e perfettivo per chi lo riceve, sia nel caso in cui è contrario e distruttivo. Ebbene, i corpi gloriosi non si dicono impassibili per la negazione di questo tipo di passione: poiché non si deve togliere loro niente di quanto può essere una perfezione.
Secondo, può avere il significato proprio, che il Damasceno così definisce: "La passione è un moto in contrasto con la natura". Cosicché il moto eccessivo del cuore può dirsi una passione di esso: mentre il moto normale ne è un'operazione. Questo perché quanto è passibile rientra nell'ambito dell'agente, poiché l'agente tende ad assimilare il paziente: perciò il paziente come tale viene strappato dal proprio ambito in cui si trovava. Ora, se prendiamo così in senso proprio il termine passione, dobbiamo escludere tale potenzialità dai corpi dei santi dopo la resurrezione. E quindi essi vanno denominati impassibili.
Ma la ragione di questa impassibilità è ben diversa nei vari autori. Alcuni infatti l'attribuiscono alla condizione degli elementi, che allora sarà ben diversa da quella attuale. Poiché a loro giudizio gli elementi allora rimarranno quanto alla sostanza, ma senza le qualità attive e passive proprie degli elementi.
Questo però non può esser vero. Perché le qualità attive e passive costituiscono la perfezione degli elementi. Perciò, qualora nel corpo dei risorti gli elementi venissero ricostruiti senza di esse, codesti corpi sarebbero meno perfetti di ora. - Inoltre, essendo codeste qualità gli accidenti propri degli elementi, causati dalla loro forma e dalla loro materia, è davvero assurdo che rimanga la causa e non ne rimangano gli effetti.
Ecco perché altri dicono che rimarranno le qualità, però la potenza di Dio farà in modo che non abbiano le funzioni loro proprie, per non pregiudicare la conservazione del corpo umano.
Ma anche questo non regge. Perché la costituzione di un corpo misto richiede le funzioni delle qualità attive e passive: e secondo il predominio dell'una e dell'altra codesti corpi ottengono la diversa loro complessione. E questo si richiede anche nel corpo dei risorti: poiché in esso ci saranno le carni, le ossa e le altre parti che non hanno tutte l'identica complessione. - Inoltre stando a questa opinione non si potrebbe parlare per tali corpi della dote dell'impassibilità. Poiché essa non ammette in tal senso nessuna disposizione in tale sostanza impassibile, ma la sola preservazione da una passibilità dall'esterno in forza della potenza di Dio, la quale potrebbe produrre lo stesso effetto sul corpo umano anche nello stato della vita presente.
Perciò altri affermano che nel corpo stesso ci sarà qualche cosa che impedirà il patire dei corpi gloriosi, cioè la materia della quinta essenza, che secondo loro sarebbe tra i componenti del corpo umano per conciliare i quattro elementi in una certa armonia, così da renderli materia adatta dell'anima razionale. Però nello stato della vita presente, per il predominio dei quattro elementi, il corpo umano è passibile come gli altri corpi elementari; mentre con la resurrezione dominerà la natura della quinta essenza. E allora il corpo umano diventerà impassibile, come quello dei corpi celesti.
Ma questa opinione non regge. Perché la quinta essenza non può essere uno dei componenti del corpo umano, come abbiamo già dimostrato nel 2 Sent. [d. 17, q. 3, a. 1]. 2 - Inoltre è impossibile affermare che una virtù naturale, quale è appunto la virtù dei corpi celesti, trasformi il corpo umano in una di quelle proprietà della gloria, quale è l'impassibilità del corpo glorioso: perché tale trasformazione l'Apostolo l'attribuisce alla virtù di Cristo: poiché "quale è il celeste [nuovo Adamo] tali saranno anche i celesti"; ed "egli [Cristo] trasformerà il corpo della nostra miseria. ecc.". - Dopo tutto nel corpo umano, la materia dei corpi celesti non potrebbe predominare al punto da eliminare quella degli elementi, che nei loro principii essenziali implicano la passibilità.
Perciò bisogna rispondere diversamente, ricordando che la passio consiste nella vittoria dell'agente sul paziente: altrimenti non potrebbe attrarlo nella sua sfera d'influenza. Ora, è impossibile che una data cosa influisca sul paziente, se non perché in quest'ultimo il dominio della propria forma sulla materia è venuto a debilitarsi, quando si tratti, come al presente, di passioni che sono contrarie alla natura. Infatti la materia non può subire l'influsso di un elemento contrario, senza che venga eliminato, o per lo meno diminuito quello dell'elemento opposto. Ebbene [nella resurrezione] il corpo umano con quanto in esso si trova sarà perfettamente soggetto all'anima razionale, come quest'ultima lo sarà a Dio. Perciò nei corpi gloriosi non ci potrà essere nessuna mutazione contro le disposizioni che ricevono dall'anima. Per questo codesti corpi saranno impassibili.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Si può rispondere con S. Anselmo, che mortale "fu posto nella definizione dell'uomo dai filosofi, i quali non credevano che tutta l'umanità un tempo sarebbe stata immortale", poiché essi non conobbero gli uomini che nello stato presente di mortalità.
Oppure possiamo rispondere, che essendo per noi ignote le differenze essenziali, talora, come nota il Filosofo, noi ci serviamo delle differenze accidentali per indicare quelle essenziali, dalle quali dipendono. Perciò il termine mortale, è posto nella definizione dell'uomo non perché la mortalità rientra nella sua essenza; bensì perché quanto attualmente è causa della passibilità e della mortalità, ossia la composizione di elementi contrari, appartiene all'essenza dell'uomo. Ma dopo la resurrezione tale composizione non ne sarà più causa, per la vittoria dell'anima sul corpo.

2. La potenza può trovarsi in due condizioni diverse: legata e libera. E questo è vero non solo per la potenza attiva, ma anche per quella passiva: poiché la forma lega la potenza della materia, determinandola a una data cosa ed esercitando così un dominio su di essa. Ma poiché negli esseri corruttibili la forma non domina perfettamente la materia, non è in grado di legarla perfettamente, così da impedirle di ricevere da certe passioni qualche disposizione contraria alla forma. Invece nei santi dopo la resurrezione l'anima avrà un dominio totale sul corpo: né tale dominio le potrà essere in qualche modo sottratto, perché essa sarà soggetta a Dio in maniera immutabile, diversamente da come era nello stato d'innocenza. Cosicché in quei corpi rimarrà sostanzialmente la stessa potenzialità ad altre forme che esiste in essi attualmente: ma sarà legata per la vittoria dell'anima sul corpo, in modo da non poter mai subire attualmente una tale passione.

3. Le qualità degli elementi sono strumenti dell'anima: cosicché come spiega Aristotele, il calore del fuoco nel corpo umano viene regolato sulla virtù dell'anima nell'atto della nutrizione. Ora,
quando l'agente principale è perfetto, e lo strumento non è difettoso, dallo strumento non può procedere nessun'operazione che non sia secondo la disposizione dell'agente principale. Ecco perché nei corpi dei santi dopo la resurrezione non potrà scaturire dalle qualità elementari nessuna azione o passione che sia contraria alla disposizione dell'anima, che tende a conservare il proprio corpo.

4. Come spiega S. Agostino, "la potenza divina è in grado di togliere da questi corpi visibili e tangibili certe loro qualità, lasciandovene altre". Perciò come tolse al fuoco della fornace dei Caldei la virtù di bruciare certe cose, perché i corpi dei tre fanciulli vi furono conservati illesi, e invece gli conservò quella di bruciarne altre, perché quel fuoco bruciava le legna; così toglierà agli umori la loro passibilità, e ne conserverà la natura. Sul modo in cui questo avverrà abbiamo già parlato sopra.

5. Le cicatrici delle ferite non ci saranno nei santi come non ci furono in Cristo in quanto implicano un difetto, ma in quanto sono segni di quella costantissima virtù per cui hanno sofferto per la giustizia e per la fede, in modo da accrescere con esse la gioia sia in loro che negli altri. Di qui le parole di S. Agostino: "Non so come sia che noi siamo presi da tanto amore per i santi martiri, da desiderare di vedere nel regno dei beati le cicatrici delle ferite da essi sofferte nei loro corpi per il nome di Cristo. E forse noi le vedremo realmente. Per essi non saranno uno sfregio, ma un onore; e da esse brillerà, sia pure nel corpo, una bellezza che non sarà del corpo ma della virtù. Tuttavia se ad essi furono amputate o asportate delle membra, non resteranno senza di esse nella resurrezione dai morti, poiché in proposito si legge: 'Non perirà un capello dal vostro capo'".



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Le condizioni dei beati dopo la resurrezione > Se l'impassibilità sarà uguale in tutti


Supplemento
Questione 82
Articolo 2

SEMBRA che l'impassibilità sarà uguale in tutti. Infatti:
1. Una Glossa afferma che tutti i beati avranno ugualmente il privilegio di non poter patire. Ora, questo dipende dalla dote dell'impassibilità. Dunque l'impassibilità è uguale per tutti.

2. La negazione non è suscettibile di gradazioni. Ma l'impassibilità è negazione o privazione di passibilità. Quindi non può essere in uno maggiore che in un altro.

3. Una cosa si dice più bianca perché ha meno mescolanza di nero. Ma in nessuno dei corpi gloriosi si mescoleranno degli elementi di passibilità. Dunque tutti saranno ugualmente impassibili.

IN CONTRARIO: 1. Il premio deve essere proporzionato al merito. Ora, certi santi furono nel merito superiori ad altri. Perciò, essendo l'impassibilità un premio, è chiaro che in alcuni sarà maggiore che in altri.

2. L'impassibilità è tra le doti dei beati come la luminosità. Ma questa, come dice S. Paolo, non sarà uguale per tutti. Dunque neppure l'impassibilità.

RISPONDO: L'impassibilità si può considerare sotto due aspetti; in se stessa, o nella sua causa. Se la consideriamo in se stessa, poiché implica soltanto negazione o privazione, non può essere maggiore o minore, ma è uguale in tutti i beati. Se invece la consideriamo nella sua causa, allora in uno può essere maggiore che in un altro. Infatti causa di essa è il dominio dell'anima sul corpo, il quale dominio è causato dalla fruizione imperturbabile di Dio. Perciò in colui che ne fruisce più perfettamente, la causa dell'impassibilità è più forte.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La Glossa riferita parla dell'impossibilità in se stessa, e non nella sua causa.

2. Sebbene negazioni e privazioni considerate in se stesse non ammettono gradazioni, tuttavia le ammettono nelle loro cause: cosicché un luogo si dice più tenebroso qualora presenti ostacoli più numerosi alla penetrazione della luce.

3. Certe qualità possono essere più intense non solo per il loro allontanarsi dai contrari, ma per l'avvicinamento al loro termine: è così, p. es., che s'intensifica la luce. Per questo anche l'impassibilità può essere in uno maggiore che in un altro, sebbene in nessuno di essi si riscontri qualche passibilità.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Le condizioni dei beati dopo la resurrezione > Se l'impassibilità impedisca nei corpi gloriosi l'esercizio dei sensi


Supplemento
Questione 82
Articolo 3

SEMBRA che l'impassibilità impedisca nei corpi gloriosi l'esercizio dei sensi. Infatti:
1. "Sentire è un certo patire", come dice il Filosofo. Ora, i corpi gloriosi sono impassibili. Quindi neppure potranno sentire.

2. La trasmutazione animale o sensibile è preceduta da quella fisica, come l'essere intenzionale è preceduto da quello fisico. Ma i corpi gloriosi a motivo della loro impassibilità non subiscono trasmutazioni fisiche. Perciò neppure subiscono la trasmutazione animale richiesta per la sensazione.

3. In ogni sensazione a ogni nuova impressione si produce un nuovo giudizio. Ma dopo la resurrezione non ci saranno nuovi giudizi: perché "allora non ci saranno pensieri fluttuanti". Dunque non ci saranno sensazioni in atto.

4. Quando l'anima esercita attualmente una data facoltà è meno attenta alle funzioni delle altre. Ma allora l'anima sarà tutta presa dall'atto della facoltà intellettiva, in cui contemplerà Dio stesso. Quindi in nessun modo attenderà alle funzioni delle potenze sensitive.

IN CONTRARIO: 1. Nell'Apocalisse si legge: "Ogni occhio lo contemplerà". Dunque allora ci sarà l'esercizio dei sensi.

2. Il Filosofo insegna, che "un corpo animato si distingue da quello inanimato dalla sensazione e dal moto". Ma allora non mancherà l'esercizio del moto: poiché, a detta della Sapienza. "[i santi] dilagheranno come le scintille in un canneto". Quindi non mancherà neppure l'esercizio dei sensi.

RISPONDO: Tutti ammettono che nei beati ci sarà la sensazione. Altrimenti la vita corporea dei santi dopo la resurrezione somiglierebbe più al sonno che alla veglia. Il che non si addice a quello stato di perfezione: perché nel sonno il corpo non è nel suo atto vitale ultimo, essendo il sonno, come si esprime Aristotele "una mezza vita". Però molte sono le opinioni circa il modo in cui avverrà la sensazione.
Alcuni infatti affermano che non ci sarà la sensazione mediante una recezione di immagini dalle cose sensibili, ma piuttosto mediante una loro proiezione; perché i corpi gloriosi saranno impassibili, e quindi "refrattari a impressioni estranee" molto più dei corpi celesti.
Ma questo non è ammissibile. Perché nella resurrezione la natura specifica resterà identica e nell'uomo e in tutte le sue parti. Ora, la natura del senso è di essere una potenza passiva, come il Filosofo dimostra. Perciò se nella resurrezione i santi dovessero sentire mediante un'emissione, piuttosto che mediante una recezione, i loro sensi non sarebbero potenze passive, ma attive. E allora questi non sarebbero della medesima specie dei sensi attuali, ma facoltà nuove loro connesse: poiché come la materia non diventerà mai forma, così una potenza passiva non diventerà mai attiva.
Per questo altri dicono che i sensi eserciteranno le loro funzioni mediante una recezione, ma non dai corpi sensibili esterni, bensì per l'influsso delle facoltà superiori; e cioè, come adesso le facoltà superiori ricevono il loro oggetto dalle inferiori, così al contrario allora le facoltà inferiori lo riceverebbero da quelle superiori.
Ma codesto metodo recettivo non è sufficiente a dare una vera sensazione. Poiché ogni potenza passiva in forza della sua natura specifica è proporzionata a una qualità attiva speciale: infatti la potenza in quanto tale dice ordine al proprio agente correlativo. Perciò essendo l'agente proprio correlativo della sensazione la realtà esistente fuori dell'anima, e non la sua rappresentazione esistente nella fantasia o nella ragione, se l'organo della sensazione non è mosso dalle cose esterne, ma dalla fantasia o dalle altre facoltà superiori, il suo non sarà un vero sentire. Infatti parlando dei pazzi in cui la forza dell'immaginativa ne imprime le immagini negli organi dei sensi, non diciamo che sentono realmente, ma che hanno l'impressione di sentire.
Perciò dobbiamo concludere con altri che la sensazione dei corpi gloriosi avverrà mediante l'influsso delle cose esistenti fuori dell'anima. Si noti però che gli organi sensitivi vengono trasmutati dalle cose esistenti fuori dell'anima in due maniere. Primo, con una trasmutazione fisica; e questo avviene quando l'organo subisce la medesima qualità fisica della realtà esterna, la quale agisce su di esso; come quando la mano diventa calda o scottante per il contatto di una cosa calda, come diviene odorosa a contatto col profumo. Secondo, con una trasmutazione spirituale: e questo avviene quando una qualità sensibile viene ricevuta nell'organo secondo il proprio essere spirituale, che è l'immagine oppure l'idea della qualità, e non la qualità stessa; ossia come quando la pupilla riceve l'immagine della bianchezza, senza che essa diventi bianca. A tutto rigore, non è il primo tipo di recezione a causare la sensazione: perché, come dice Aristotele, "il senso è fatto per ricevere le specie" materiali, "senza la materia", cioè senza la materialità che hanno fuori dell'anima. Una tale recezione infatti trasmuta la natura di chi la riceve; perché allora la qualità viene ricevuta secondo il proprio essere materiale. Perciò una tale recezione va esclusa nei corpi gloriosi: mentre ci sarà in essi la seconda, che per se stessa causa l'atto della sensazione, e non altera la natura di chi la riceve.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Come abbiamo già spiegato, con la passione che si riscontra nell'esercizio dei sensi, che è un ricevere di ordine conoscitivo, il corpo non viene alterato nelle sue qualità naturali, ma viene perfezionato spiritualmente. Perciò l'impassibilità dei corpi gloriosi non esclude una simile passione.

2. Tutto ciò che è passivo riceve l'azione dell'agente in conformità con la propria natura. Se quindi una cosa e fatta per ricevere una trasmutazione fisica e insieme quella spirituale, la trasmutazione fisica precede quella spirituale, come l'essere fisico precede l'essere intenzionale. Ma se è fatta per essere trasmutata solo spiritualmente, non è necessario che lo sia anche fisicamente. Valga l'esempio dell'aria, la quale non è fatta per ricevere il colore secondo il suo essere fisico, ma secondo il suo essere spirituale, e quindi viene trasmutata solo in questo modo. Al contrario i corpi inanimati vengono alterati dalle qualità sensibili solo fisicamente, e non spiritualmente. Ebbene, nei corpi gloriosi non potrà esserci nessuna trasmutazione fisica; e quindi in essi ci sarà solo una trasmutazione spirituale.

3. Con l'esercizio della sensibilità, come ci saranno nuove recezioni di specie nei vari organi sensitivi, così ci saranno nuovi giudizi del senso comune, ma non nuovi giudizi dell'intelletto in proposito: ossia avviene come in chi vede una cosa che già conosceva. L'affermazione poi di S. Agostino che esclude allora "pensieri fluttuanti", si riferisce alle facoltà intellettive. Perciò essa non è a proposito.

4. Quando di due cose una è la ragione dell'altra, l'attenzione dell'anima verso l'una non impedisce né riduce la sua attenzione per l'altra. Il medico, p. es., nell'esaminare le orine non pensa di meno, ma di più ancora alle regole della sua arte circa i colori delle orine. E poiché Dio viene contemplato dai santi come la ragione di quanto essi compiono e conoscono, il loro interessamento per le cose sensibili, o per le altre cose da considerare o da compiere, in nessun modo impedisce loro la contemplazione di Dio, né viceversa.
Oppure si può anche rispondere che una facoltà viene ostacolata nelle sue funzioni quando l'altra si applica con forza, perché una data facoltà di suo non basta a un'operazione così intensa, senza che il principio vitale influisca convogliando su di essa l'energia sparsa nelle altre potenze e nelle altre membra. Ma poiché nei santi tutte le facoltà saranno perfettissime, ognuna potrà agire intensamente, senza essere di impedimento alle altre: esattamente come avveniva in Cristo.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Le condizioni dei beati dopo la resurrezione > Se nei santi risorti tutti i sensi eserciteranno le loro funzioni


Supplemento
Questione 82
Articolo 4

SEMBRA che nei santi risorti non tutti i sensi eserciteranno le loro funzioni.
Infatti:
1. Tra tutti i sensi il primo, come insegna Aristotele, è quello del tatto. Ora, i corpi gloriosi non potranno esercitarlo; perché il tatto si esercita mediante una trasmutazione fisica del corpo, prodotta da un corpo esterno col predominio di qualcuna delle qualità attive o passive, che il tatto ha la capacità di discernere. Ma tale trasmutazione va esclusa dopo la resurrezione. Perciò allora non tutti i sensi eserciteranno le loro funzioni.

2. Il senso del gusto serve alle funzioni della nutrizione. Ma nei risorti tali funzioni non ci saranno. Quindi allora il gusto sarebbe inutile.

3. Dopo la resurrezione niente potrà corrompersi: poiché tutte le creature si rivestiranno di una certa incorruttibilità. Ora, il senso dell'odorato non può funzionare senza che ci sia qualche corruzione: perché l'odore scaturisce solo da un'evaporazione, che si riduce a un dissolvimento. Dunque allora non potrà esserci in atto il senso dell'odorato.

4. "L'udito serve per imparare", ha scritto Aristotele. Ma dopo la resurrezione i beati non avranno bisogno d'imparare nulla attraverso i sensi: perché saranno riempiti di sapienza divina dalla visione diretta di Dio. Quindi allora non ci sarà l'udito.

5. Per vederci bisogna che l'immagine dell'oggetto sia ricevuta nella pupilla. Ora, nei beati dopo la resurrezione questo sarà impossibile. Dunque essi non potranno avere l'esercizio della vista, che pure è il più nobile dei sensi. - Ed ecco la dimostrazione del termine medio [del sillogismo]. Ciò che è luminoso in atto non può ricevere un'immagine visiva: uno specchio, p. es., esposto direttamente ai raggi del sole, non riflette l'immagine del corpo che gli è posto dinanzi. Ora, nei risorti sia la pupilla che le altre parti del corpo saranno dotate di luminosità. Quindi in essa non potrà essere ricevuta nessuna immagine di corpi colorati.

6. Stando agli studiosi di prospettiva, tutto ciò che vediamo lo si vede sotto un dato angolo. Ma questo non può valere per i corpi gloriosi. Perciò a questi non si può attribuire l'esercizio della vista. - Prova del termine medio [del sillogismo]. Quando una cosa si vede sotto un dato angolo è necessario che ci sia una proporzione di angolatura con la distanza della cosa vista: perché quanto si vede più di lontano è visto sotto un angolo più ristretto. Cosicché codesto angolo potrebbe essere così piccolo da non vedere affatto una data cosa. Perciò se l'occhio glorificato vedesse sotto un dato angolo, bisognerebbe che vedesse a una determinata distanza: e quindi, come adesso, non potrebbe vedere certi oggetti troppo distanti. Ma questo è inammissibile. Dunque nei corpi gloriosi non potrà esserci l'esercizio della vista.

IN CONTRARIO: 1. Una facoltà è più perfetta quando è in atto di quando è solo in potenza. Ma nei beati la natura umana sarà nella sua massima perfezione. Dunque in essi tutti i sensi saranno nell'esercizio dei loro atti.

2. All'anima sono più prossime le potenze sensitive che il corpo. Ora, il corpo sarà premiato o punito per i meriti o per i demeriti dell'anima. Quindi anche i sensi nei beati saranno tutti premiati e nei cattivi tutti puniti mediante il piacere o il dolore connesso con l'esercizio delle loro funzioni.

RISPONDO: Esistono sull'argomento due opinioni. Alcuni affermano che nei corpi gloriosi ci saranno tutte le potenze sensitive, ma che due soli sensi saranno in esercizio: il tatto e la vista. E questo non per difetto dei sensi, ma per mancanza del medio ambiente e dell'oggetto. E tuttavia queste facoltà non saranno inutili, perché contribuiranno all'integrità della natura umana, e alla glorificazione della sapienza del Creatore.
Questa opinione però non sembra vera. Perché ciò che costituisce il medio ambiente per codesti sensi, lo è anche per gli altri. Per la vista infatti il medio ambiente è l'aria, la quale lo è pure per l'udito e per l'odorato, come spiega Aristotele. Così il gusto ha il corpo come medio congiunto, al pari del tatto, non essendo, secondo l'affermazione aristotelica, che "una specie di tatto". Inoltre avremo allora anche gli odori, che sono oggetto dell'odorato: poiché secondo la liturgia della Chiesa i corpi dei santi saranno un soavissimo odore. Inoltre nella patria non mancherà la lode vocale: infatti S. Agostino nel commentare le parole del Salmo, "Le esaltazioni di Dio [saranno] nella loro gola", afferma che "il cuore e la lingua" loro non cesseranno di lodare Dio. Lo stesso si riscontra nella Glossa su un passo di Esdra.
Perciò secondo altri si deve ritenere che allora avremo l'esercizio anche dell'odorato e dell'udito. Mentre non ci sarà l'esercizio del gusto mediante l'ingerimento di cibi o di bevande, come risulta dalle cose già dette: a meno che non si dica che ci sarà l'esercizio del gusto per una certa gradevole umidità da cui sarebbe trasmutata la lingua.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Le qualità che il tatto percepisce sono quelle che costituiscono il corpo animale, o sensibile. Ecco perché nello stato presente, le qualità tangibili alterano il corpo e fisicamente e spiritualmente quale oggetto del tatto. Per questo il tatto è il più materiale tra i vari sensi: perché implica di più una trasmutazione materiale. Tuttavia l'alterazione fisica nell'atto della sensazione, che si compie mediante una trasmutazione spirituale, è solo accidentale. Perciò nei corpi gloriosi, dai quali l'impassibilità esclude l'alterazione fisica, ci sarà solo l'alterazione spirituale da parte delle qualità sensibili: come c'era nel corpo di Adamo, il quale non poteva essere né bruciato dal fuoco, né ferito da una spada, e tuttavia di tali cose avrebbe avuto la sensazione.

2. Il gusto allora non sarà in esercizio quale senso dell'alimentazione. Ma quale discernimento dei vari sapori forse potrà funzionare nel modo che abbiamo accennato.

3. Alcuni ritengono che l'odore non sia altro che una specie di evaporazione. La loro opinione però non può esser vera: il che è evidente dal fatto che gli avvoltoi corrono verso i cadaveri, dopo averne percepito l'odore, da luoghi lontanissimi, e d'altra parte non è possibile che un'evaporazione giunga a luoghi così remoti, anche se il cadavere si risolvesse tutto in vapore; soprattutto se pensiamo che i corpi sensibili trasmutano lo spazio circostante a uguale distanza da tutte le parti. Perciò l'odore talora trasmuta il medio ambiente e gli organi della sensazione con una trasmutazione spirituale, senza che nessuna evaporazione raggiunga il senso.
L'esigenza di un'evaporazione deriva dal fatto che l'odore adesso è impregnato di umidità: e quindi bisogna che si dissolva per essere percepito.
Ma nei corpi gloriosi l'odore sarà nella sua ultima perfezione e in nessun modo condizionato dall'umidità. Esso quindi darà solo una trasmutazione spirituale, come fa l'odore dei vapori. E il senso dell'odorato, poiché nei santi non sarà impedito da nessuna umidità, non solo conoscerà gli odori più intensi, come avviene ora per noi, data l'eccessiva umidità del cervello; ma ne percepirà anche le più piccole differenze.

4. Nella patria beata non mancherà la lode vocale, sebbene altri dicano il contrario, pensando che nei beati l'organo dell'udito sarà alterato solo da una trasmutazione spirituale. Questi suoni non avranno lo scopo di far acquistare la scienza, ma quello di dare ai sensi perfezione e diletto. In che modo potrà allora formarsi la voce l'abbiamo già spiegato in precedenza.

5. L'intensità della luce non impedisce la recezione spirituale del colore, purché essa rimanga in un corpo trasparente. Infatti per quanto l'aria venga illuminata, può sempre servire quale mezzo per la vista; anzi, quanto più essa viene illuminata tanto più chiaramente ci si vede, a meno che non ci sia un difetto nella vista. Il fatto poi che nello specchio esposto direttamente al raggio del sole non appare l'immagine del corpo che c'è dinanzi non si deve all'impossibilità di riceverla, ma al fatto che viene impedita la rifrazione. Infatti perché un'immagine possa comparire nello specchio è necessario che essa venga riflessa su di un corpo oscuro: ecco perché negli specchi il vetro viene placcato col piombo. Ora, il raggio solare elimina tale oscurità: e per questo nello specchio non può apparire nulla. Ma la luminosità del corpo glorioso non toglie la trasparenza della pupilla: perché la gloria non eliminerà la natura. Perciò l'intensa luminosità della pupilla servirà di più ad acuire la vista che ad attutirla.

6. Più il senso è perfetto, più è capace di percepire il proprio oggetto con una trasmutazione minore. Ora, più si restringe l'angolo visuale, tanto minore è la trasmutazione visiva: ecco perché una vista più perfetta è in grado di vedere una cosa lontana meglio di una vista più debole, perché quando più si vede di lontano, tanto più si restringe l'angolo visuale. Ma poiché la vista nei corpi gloriosi sarà perfettissima, essa potrà vedere con una trasmutazione minima. Ecco perché allora sarà possibile vederci sotto un angolo visuale molto minore di adesso, e quindi molto più lontano.

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