Sup, 83

Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > La sottilità dei corpi gloriosi


Supplemento
Questione 83
Proemio

Veniamo ora a considerare la sottilità dei corpi dei beati.
Sull'argomento si pongono sei quesiti:

1. Se la sottilità sia una proprietà dei corpi gloriosi;
2. Se per codesta sottilità un corpo glorioso possa occupare il medesimo spazio di un corpo non glorioso;
3. Se per miracolo due corpi possano occupare insieme il medesimo spazio;
4. Se due corpi gloriosi possano occupare insieme il medesimo spazio;
5. Se un corpo glorioso richieda necessariamente un luogo;
6. Se il corpo glorioso sia palpabile.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > La sottilità dei corpi gloriosi > Se la sottilità sia una proprietà dei corpi gloriosi


Supplemento
Questione 83
Articolo 1

SEMBRA che la sottilità non sia una proprietà dei corpi gloriosi.
Infatti:
1. Le proprietà della gloria superano quelle della natura: la luminosità della gloria, p. es., sarà superiore a quella del sole, che è la più intensa nella natura. Se quindi la sottilità fosse una delle doti del corpo glorioso, codesto corpo diventerebbe più sottile di qualsiasi altro elemento naturale. Cosicché sarà "più sottile dei venti e dell'aria". Ora, questa è un'eresia che S. Gregorio dovette condannare a Costantinopoli, come egli stesso racconta.

2. Calore e frigidità sono qualità dei corpi semplici, cioè degli elementi, come la sottilità. Ma il calore e le altre qualità degli elementi non s'intensificheranno nei corpi gloriosi: anzi essi saranno perfettamente temperati. Dunque neppure la sottilità sarà allora superiore a quella attuale.

3. La sottilità si riscontra nei corpi per la scarsità della materia: cosicché i corpi che entro eguali dimensioni sono meno densi di materia li diciamo più sottili: il fuoco lo è più dell'aria, l'aria più dell'acqua, e l'acqua più della terra. Ma nei corpi gloriosi ci sarà tanta materia quanta ce n'è attualmente, e le dimensioni non saranno maggiori, come sopra abbiamo spiegato. Dunque essi non saranno più sottili di adesso.

IN CONTRARIO: 1. S. Paolo afferma: "Si semina corpo animale, risorgerà corpo spirituale", cioè simile allo spirito. Ma la sottilità dello spirito è superiore a quella di qualsiasi corpo. Quindi i corpi gloriosi saranno sottilissimi.

2. I corpi quanto più sono sottili tanto più sono nobili. Ma i corpi gloriosi sono i corpi più nobili. Dunque saranno anche i più sottili.

RISPONDO: Il termine sottilità deriva dalla penetrabilità; infatti Aristotele ha scritto, che sottile è "quanto è penetrabile nelle sue parti mediante altre parti". Ora, il fatto che un corpo sia penetrabile può dipendere da due cose. Primo, dalla piccolezza del suo spessore: soprattutto in profondità e in larghezza; non però in lunghezza, perché la penetrazione si fa in profondità, e quindi la lunghezza non può esserne un ostacolo. Secondo, dalla scarsità della materia: difatti i corpi rarefatti li diciamo sottili. E poiché nei corpi rarefatti la forma domina maggiormente sulla materia, il termine sottile viene attribuito anche a quei corpi che sottostanno pienamente alla loro forma, e sono da essa attuati perfettamente. Ecco perché attribuiamo la sottilità al sole, alla luna e agli altri corpi celesti; oppure all'oro, o ad altre sostanze che si dicono sottili in quanto sono attuate in modo perfettissimo nell'essere e nella virtù della loro specie.
E poiché le cose incorporee sono prive di quantità e di materia, la sottilità viene attribuita anche a queste: non solo a motivo della loro natura, ma anche della loro efficacia. Infatti poiché si dice sottile quanto è capace di penetrare, perché arriva fino all'intimo di una data cosa, così viene denominato sottile un intelletto, perché arriva a conoscere i principii intrinseci e le proprietà naturali occulte delle cose. Parimente si dice che uno ha una vista sottile, perché è capace di vedere delle cose piccolissime. E così per gli altri sensi.
In base a codeste accezioni, diverse furono le opinioni circa la sottilità da attribuire ai corpi gloriosi. Alcuni eretici, come narra S. Agostino, attribuivano loro una sottilità uguale a quella per cui si dicono sottili gli esseri spirituali, affermando che nella resurrezione il corpo si trasformerà in ispirito, e secondo loro per questo l'Apostolo avrebbe detto che i corpi dei risorti sono "spirituali".
Ma questa spiegazione è inammissibile. Primo, perché il corpo non può trasformarsi in uno spirito, non avendo essi in comune la materia. La cosa è spiegata anche da Boezio. - Secondo, se ciò fosse possibile, una volta che il corpo si è trasformato in ispirito, non potrebbe risorgere più l'uomo, il quale per natura è composto di anima e corpo. - Terzo, perché se l'Apostolo avesse voluto dir questo, come parla di "corpi spirituali", avrebbe parlato anche "di corpi animali", dal momento che i corpi si trasformerebbero in anime. Il che è falso.
Ecco perché altri eretici, come narra S. Gregorio, hanno detto che alla resurrezione il corpo resterà, però sarà sottile per rarefazione, cosicché i corpi umani risuscitati saranno simili all'aria e al vento.
Ma anche questo non è sostenibile. Poiché, come narra S. Luca, dopo la resurrezione il Signore ebbe un corpo palpabile, pur dovendosi credere che fosse quanto mai sottile. - Inoltre il corpo umano risorgerà con le carni e le ossa, ossia come il corpo del Signore: "Lo spirito non ha le carni e le ossa come vedete che ho io". E in Giobbe si legge: "Nella mia carne vedrò Dio mio Salvatore". Ora, un essere di carne e d'ossa è incompatibile con la rarefazione suddetta.
Perciò ai corpi gloriosi va attribuito un altro tipo di sottilità, così da denominarsi sottili per la loro completissima perfezione. Alcuni però attribuiscono loro questa completezza in forza della quinta essenza, che allora avrebbe in essi l'assoluto predominio.
Opinione questa che è però insostenibile. Primo, perché nessuna porzione della quinta essenza può entrare nella composizione di un corpo umano, come abbiamo già dimostrato sopra. - Secondo, perché nell'ammettere una tale composizione non si capisce come il predominio della quinta essenza sui quattro elementi dovrà essere più accentuato allora di quanto non lo sia adesso, se non per un aumento quantitativo della materia celeste nei corpi risorti. E in tal caso i corpi umani non saranno più della stessa statura, senza una diminuzione della materia elementare nell'uomo, con pregiudizio dell'integrità dei risorti. Oppure perché la materia elementare assumerebbe le proprietà della materia celeste da questo suo predominio nel corpo umano. Ma allora causa di una dote del corpo glorioso sarebbe una virtù naturale. Il che è assurdo.
Ecco perché altri dicono che il completamento per cui i corpi risuscitati sono denominati sottili dipenderà dal predominio sul corpo dell'anima glorificata, che ne è la forma; cosicché il corpo glorioso sarà detto spirituale, ossia del tutto soggetto allo spirito.
Ora, la prima sottomissione del corpo all'anima si ha con la partecipazione al suo essere specifico, sottomettendosi ad essa quale materia alla forma: quindi segue la sottomissione a tutte le operazioni dell'anima, in quanto l'anima muove il corpo. Perciò la prima ragione della spiritualità attribuita al corpo glorioso deriva dalla sua sottilità; in secondo luogo deriva dall'agilità e dalle altre proprietà del corpo glorioso. Per questo, come spiegano i Maestri, l'Apostolo attribuendogli la spiritualità ha accennato alla dote della sottilità. Ed ecco perché S. Gregorio afferma che il corpo glorioso "è denominato sottile per l'efficacia della virtù dello spirito".

Sono così risolte anche le difficoltà, che si fondano sulla sottilità intesa come rarefazione.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > La sottilità dei corpi gloriosi > Se per codesta sottilità un corpo glorioso possa occupare simultaneamente lo spazio occupato da un corpo non glorioso


Supplemento
Questione 83
Articolo 2

SEMBRA che per codesta sottilità un corpo glorioso possa occupare simultaneamente lo spazio occupato da un corpo non glorioso.
Infatti:
1. S. Paolo afferma: "Egli [il Cristo] trasformerà il nostro umile corpo, rendendolo simile al suo corpo glorioso". Ora, il corpo di Cristo ebbe la capacità di trovarsi simultaneamente con un altro corpo nel medesimo luogo; come è evidente dal fatto che dopo la resurrezione entrò dai suoi discepoli "a porte chiuse". Perciò i corpi gloriosi in forza della loro sottilità potranno trovarsi simultaneamente nel medesimo luogo con altri corpi non gloriosi.

2. I corpi gloriosi saranno più nobili di ogni altro corpo. Ma ci sono dei corpi, p. es., i raggi solari, che per la loro nobiltà possono trovarsi simultaneamente con altri corpi. Quindi a maggior ragione questo deve attribuirsi ai corpi gloriosi.

3. I corpi celesti non si possono infrangere, almeno quanto alla sostanza delle sfere celesti: infatti in Giobbe si legge che "i cieli sono solidissimi come il bronzo". Perciò se i corpi gloriosi con la loro sottilità non possono occupare simultaneamente lo spazio di altri corpi, non potranno mai salire al cielo empireo. Il che è falso.

4. Un corpo che non può occupare simultaneamente lo spazio occupato da altri corpi, può essere impedito e persino sequestrato da codesti corpi. Ma questo non può mai capitare ai corpi gloriosi. Quindi essi possono trovarsi simultaneamente nello spazio occupato da altri corpi.

5. I rapporti esistenti tra due punti, due linee e due superfici esistono anche tra due corpi. Ora, due punti possono essere insieme, come nel caso in cui due linee si toccano; così pure possono trovarsi insieme due linee nel contatto tra due superfici; e due superfici nel contatto tra due corpi: poiché contigue, come nota il Filosofo, sono due cose "i cui estremi si trovano insieme". Perciò non è contro la natura di un corpo trovarsi simultaneamente nello stesso luogo con un altro corpo. Ma quanto di nobile è compatibile con la natura di un corpo, va attribuito senza limitazioni al corpo glorioso. Dunque il corpo glorioso in forza della sua sottilità ha la capacità di coesistere con un altro corpo nel medesimo spazio.

IN CONTRARIO: 1. Boezio scrive: "La differenza numerica dipende dalla diversità degli accidenti. Tre uomini infatti non differiscono tra loro né per il genere, né per la specie, bensì per i loro accidenti. Poiché anche se facciamo astrazione con l'intelletto da altri accidenti, il luogo almeno sarà diverso per ciascuno, od è impossibile immaginarlo identico". Quindi se si ammette che due corpi coincidono nel medesimo spazio, non saranno più due, ma un unico corpo.

2. I corpi gloriosi avranno sempre un legame più stretto con lo spazio che gli spiriti angelici. Ora, secondo alcuni gli spiriti angelici devono la loro distinzione numerica solo al fatto che sono in luoghi distinti: perciò essi ritengono necessario ammettere che sono localizzati, e che non poterono esser creati prima del mondo. Perciò a maggior ragione essi dovranno dire che due corpi qualsiasi non possono mai trovarsi nell'identico spazio, o luogo.

RISPONDO: Non si può affermare che il corpo glorioso abbia per la sua sottilità l'attitudine a trovarsi simultaneamente con un altro corpo nel medesimo spazio, a meno che con la sottilità esso non perda quanto gli impedisce questa localizzazione simultanea. Ora, alcuni dicono che nello stato presente tale impedimento è dato dalla corpulenza, in forza della quale esso riempie il luogo, corpulenza che verrebbe eliminata dalla dote della sottilità.
Ma questo è insostenibile per due ragioni. Primo, perché la corpulenza eliminata dalla sottilità è un difetto: vale a dire è solo un certo disordine della materia non perfettamente dominata dalla forma. Quanto invece rientra nell'integrità del corpo risorgerà in esso, sia dal lato della forma, che da quello della materia. Ora, il fatto di riempire lo spazio, o luogo, si deve all'integrità della natura corporea e non a un suo difetto. Infatti essendo ciò che è pieno il contrario del vuoto, a non riempire lo spazio sarà solo ciò che, collocato in esso, lascia lo spazio vuoto. Ora, il vuoto viene definito da Aristotele "uno spazio che non è riempito da un corpo sensibile". Ma un corpo composto di materia e forma e di tutti gli accidenti naturali che contribuiscono all'integrità della natura è un corpo sensibile. Ebbene, è assicurato che il corpo glorioso sarà sensibile, persino al tatto, come si legge nel Vangelo a proposito del corpo del Signore; né mancherà di materia e forma, né di accidenti naturali quali il caldo, il freddo e simili. Perciò è evidente che il corpo glorioso, nonostante la sottilità, riempirà lo spazio. Quindi sarebbe da sciocchi affermare che lo spazio occupato dal corpo glorioso verrebbe ad essere vuoto.
Secondo, la ragione da essi invocata non vale, poiché impedire la coesistenza di due corpi nel medesimo spazio è più che riempire codesto spazio. Se infatti immaginiamo delle dimensioni separate dalla materia, codeste dimensioni non riempiono lo spazio. Ecco perché alcuni che affermavano resistenza del vuoto, dicevano che esso sarebbe lo spazio in cui esistono tali dimensioni, senza un corpo percettibile dai sensi. E tuttavia codeste dimensioni sono incompatibili con un altro corpo nel medesimo luogo, come Aristotele dimostra sia nella Fisica che nella Metafisica, in cui afferma l'impossibilità che un corpo matematico, ossia costituito dalle sole dimensioni astratte, possa coesistere con un corpo fisico sensibile.
Perciò, anche ammettendo che la sottilità di un corpo glorioso elimini la sua attitudine a riempire il luogo, non ne seguirebbe la sua capacità a coesistere con altro corpo nel medesimo spazio: perché eliminando ciò che è più facile, non si elimina ciò che è più difficile.
Perciò sembra che la dote che impedisce al nostro corpo di coesistere con un altro corpo entro l'identico spazio, in nessun modo possa essere eliminato dalla dote della sottilità. Infatti a impedire che un corpo si trovi con altro corpo nel medesimo spazio non può essere che una proprietà la quale richieda uno spazio diverso: poiché a impedire l'identità non può essere che quanto implica una diversità. Ora, questa distinzione di spazio non può essere richiesta da una qualità corporea: perché il corpo non richiede uno spazio qualsiasi a motivo di una sua qualità. Perciò anche se il corpo cessa di essere caldo o freddo, grave o leggero, rimane sempre in esso l'esigenza alla perfetta distinzione, come si rileva dalle parole di Aristotele, e come è evidente per se stesso. Così non può essere la materia a esigere uno spazio diverso: poiché alla materia non viene determinato uno spazio, se non mediante la quantità estesa.
Parimente anche la forma non esige lo spazio, se non in forza della materia. Perciò rimane che ad esigere la distinzione di due corpi quanto allo spazio è la natura della quantità estesa, alla quale per se stessa si addice lo spazio: perché lo riscontriamo nella sua definizione, essendo la quantità estesa "la quantità che occupa lo spazio". Ecco perché eliminando tutte le altre proprietà che si riscontrano in una cosa, l'esigenza di tale distinzione si riscontra nella sola estensione, o quantità estesa.
Infatti se si prende una linea immaginaria, è necessario, se si tratta di due linee o di due parti di una medesima linea, che siano spazialmente distinte: altrimenti una linea aggiunta all'altra non ne darebbe una maggiore, contro il modo comune di concepire le cose. Lo stesso vale delle superfici e dei corpi matematici. E poiché alla materia va attribuito lo spazio in quanto è soggetta all'estensione, l'esigenza predetta si riversa sulla materia determinata: cosicché, come è impossibile che esistano due linee o due parti di linea senza essere distinte secondo lo spazio, così è impossibile che esistano due materie, o due parti di materia, senza la distinzione dello spazio rispettivo. E poiché la distinzione della materia è il principio della distinzione dell'individuo, Boezio afferma che "è impossibile per noi immaginare due corpi nell'identico spazio o luogo", cosicché la distinzione degli individui richiede almeno questa diversità di accidenti.
Ebbene, la sottilità non toglie dai corpi gloriosi l'estensione. Perciò in nessun modo toglie loro la necessità di distinguersi nello spazio da altri corpi. Quindi un corpo glorioso in forza della sua sottilità non può localmente coesistere con un altro corpo. Ma potrà trovarsi con esso simultaneamente per opera della virtù di Dio. Ossia, come il corpo di S. Pietro il quale, quando col suo passaggio sanava gli infermi, lo faceva non per una sua proprietà, ma per l'intervento della virtù di Dio, allo scopo di confermare la fede. Allo stesso modo la virtù divina farà sì che il corpo glorioso possa occupare il medesimo spazio di un altro corpo, allo scopo di raggiungere la perfezione della gloria.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il fatto che il corpo di Cristo poté trovarsi nell'identico spazio occupato da un altro corpo non fu dovuto alla sua sottilità, ma va attribuito alla virtù di Dio, sia dopo la resurrezione che alla sua nascita. Di qui le parole di S. Gregorio: "Entrò dai discepoli a porte chiuse quel medesimo corpo del Signore, che alla sua nascita era uscito dal seno della Vergine senza aprirlo". Perciò non è necessario che questo venga attribuito ai corpi gloriosi in forza della loro sottilità.

2. Come abbiamo spiegato nella Prima Parte, la luce non è un corpo. Perciò l'obiezione parte da un falso presupposto.

3. Il corpo glorioso attraverserà le sfere celesti senza infrangerle, ma non per la propria sottilità, bensì per la virtù divina che sarà sempre in tutto a disposizione dei beati.

4. Per il fatto che Dio sarà sempre disposto a tutto ciò che essi vogliono, sarà impossibile che i beati possano essere impediti o sequestrati.

5. Come dice Aristotele, "al punto non si può attribuire di essere in un luogo". Perciò quando si dice che è localizzato, ciò s'intende solo indirettamente, cioè per il fatto che è localizzato il corpo di cui quel punto è un termine. Ora, come la totalità di un luogo, ossia di un dato spazio, corrisponde alla totalità del corpo, così il termine del luogo corrisponde al termine del corpo.
Ebbene, può capitare che due spazi abbiano una terminazione comune: due linee, per es., possono terminare in un identico punto. Perciò, sebbene due corpi non possano trovarsi che in due spazi distinti, tuttavia le due terminazioni di essi possono corrispondere ai termini dei loro due spazi. Ed è in tal senso che le estremità dei corpi che si toccano possono coincidere.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > La sottilità dei corpi gloriosi > Se per miracolo due corpi possano trovarsi nell'identico spazio


Supplemento
Questione 83
Articolo 3

SEMBRA che neppure per miracolo due corpi possano trovarsi entro l'identico spazio. Infatti:
1. Neppure per miracolo può avvenire che due corpi siano insieme due e uno soltanto: perché questo equivarrebbe ad ammettere insieme due cose contraddittorie. Ma se poi concedessimo che due corpi possano coincidere in perfetta simultaneità, non seguirebbe che quei due corpi sono un unico corpo. Dunque non è possibile che ciò avvenga per miracolo.
Ecco la prova del termine medio. Ammettiamo che esistano due corpi nel medesimo spazio, che chiameremo A e B. Ebbene, o le dimensioni di A s'identificano con le dimensioni di quello spazio o sono diverse. Se sono diverse, dovranno essere delle dimensioni prive di supposito. Ma questo non si può ammettere; perché le dimensioni poste entro i limiti di uno spazio non hanno altro soggetto che il corpo il quale lo occupa. Se poi sono le stesse, allora per la stessa ragione anche le dimensioni di B potrebbero identificarsi con quelle dello spazio indicato. Ora, "due cose identiche a una terza sono identiche tra loro". Perciò le dimensioni di A e B sono identiche. Ma due corpi non possono avere in comune la stessa dimensione, come non possono avere in comune la bianchezza. Quindi A e B sono un unico corpo. D'altra parte sono due. Dunque sono insieme un corpo solo e due corpi.

2. Nessun miracolo è possibile se è incompatibile con "i primi concetti della mente umana": p. es., non si può fare che la parte sia minore del tutto; perché quanto è incompatibile con i concetti più universali implica direttamente contraddizione. Lo stesso vale per le conclusioni di geometria, dedotte rigorosamente dai principii universali: è impossibile, p. es., che un triangolo non abbia i tre angoli uguali a due angoli retti. Così pure non sarà mai possibile compiere in una linea ciò che contrasta con la sua definizione: perché contrapporre la definizione al definito implica contraddizione. Ebbene, la presenza di due corpi entro il medesimo spazio è contrario alle conclusioni della geometria e contro la definizione della linea. Dunque è impossibile che ciò possa avvenire per miracolo.
Prova del termine medio. È una conclusione di geometria che [entro una superficie] due circoli si toccano solo in un unico punto. Ma se due corpi circolari si trovassero nel medesimo spazio, due circoli disegnati in esso, verrebbero a toccarsi in tutta la loro circonferenza. Inoltre è certo contro la definizione della linea che tra due punti si possa tracciare più di una linea retta. Eppure ciò avverrebbe se due corpi si trovassero nell'identico spazio: perché entro due punti determinati nelle varie superfici di codesto spazio verrebbero a trovarsi due linee rette dei due corpi che vi si trovano.

3. È impossibile che si possa fare per miracolo che un corpo incluso in un altro corpo non sia provvisto del suo luogo: perché allora esso avrebbe una localizzazione comune e universale, e non una localizzazione concreta e propria, il che non è ammissibile. Eppure bisognerebbe concludere così, se due corpi si trovassero nell'identico luogo. Quindi ciò non può farsi neppure per miracolo.
Prova della minore. Mettiamo che nell'identico luogo vengano a trovarsi due corpi di cui l'uno sia più esteso dell'altro. Il corpo più piccolo sarà incluso in quello più grande e lo spazio occupato da quello più grande sarà il luogo o spazio comune anche per il secondo: quest'ultimo però non ne avrà uno proprio. Infatti in tal caso nessuna superficie corporea attualmente determinata verrebbe a contenerlo: eppure è proprio questa la nozione di luogo. Perciò codesto corpo sarebbe sprovvisto di un luogo proprio.

4. Il luogo, o spazio corrisponde perfettamente al corpo che lo occupa. Ora, neppure per miracolo si può fare che l'identico corpo si trovi simultaneamente in più luoghi, se non mediante una trasmutazione radicale, come la trasmutazione eucaristica. Perciò in nessun modo un miracolo può far si che due corpi occupino simultaneamente l'identico luogo.

IN CONTRARIO: 1. La Vergine Santissima partorì il suo figlio in modo miracoloso. Ma in codesto parto due corpi dovettero occupare simultaneamente l'identico luogo: perché il corpo del bambino nell'uscire non infranse "le barriere del pudore". Quindi per miracolo è possibile che due corpi vengano ad occupare l'identico spazio.

2. La stessa cosa può essere dimostrata dal fatto che il Signore entrò dai suoi discepoli "a porte chiuse", come dice il Vangelo.

RISPONDO: Due corpi, come si è detto sopra, devono avere due spazi o luoghi distinti, perché la diversità della loro materia richiede distinzione di spazio. Ecco perché quando due corpi si fondono nel medesimo spazio viene a distruggersi il loro essere distinto, con la produzione di un unico essere: come si riscontra nelle combinazioni tra i vari elementi. Perciò non è possibile che due corpi rimangano due, pur occupando simultaneamente lo stesso spazio, se il loro essere non rimane identico come prima, vale a dire "entità indivisa in se stessa e divisa da altre". Ora, questo essere distinto dipende, come da causa prossima, dai principii essenziali di ciascuna cosa, ma dipende da Dio come da causa prima. E poiché la causa prima ha il potere di conservare le cose nell'essere, pur venendo a cessare le cause seconde, com'è affermato nel Liber De Causis, per virtù divina, e per essa soltanto, è possibile che un accidente rimanga senza soggetto, com'è evidente nel caso dell'Eucarestia. Ebbene, allo stesso modo per virtù divina, e solo per essa, può avvenire che un corpo conservi il proprio essere distinto da quello di un altro corpo, sebbene la sua materia non sia distinta nello spazio da quella di un altro corpo. Ecco perché per miracolo può avvenire che due corpi occupino il medesimo spazio.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'argomento è un sofisma: poiché parte da una falsa supposizione, e quindi cade in una petizione di principio. Si argomenta infatti come se tra le due superfici opposte di un dato spazio ci fosse una dimensione propria allo spazio medesimo, cui dovrebbe unirsi la dimensione del corpo che sopravviene in esso. Allora infatti seguirebbe che le dimensioni dei due corpi così localizzati non sarebbero che un'unica dimensione, dal momento che ognuna di esse verrebbe a identificarsi con la dimensione di codesto spazio. Ma questa supposizione è falsa: perché allora, ogni volta che un corpo acquista una nuova dislocazione, verrebbero a mutare le dimensioni del luogo, o quelle del corpo localizzato: infatti è impossibile che due cose vengano a identificarsi, senza la trasmutazione dell'una o dell'altra. Se invece, come accade nella realtà, il luogo, ossia lo spazio, non ha altre dimensioni che quelle stesse del corpo localizzato, è evidente che l'argomento non dimostra nulla.
Ma si ha addirittura petizione di principio; perché secondo questo discorso dire che le dimensioni del corpo localizzato sono identiche a quelle del luogo occupato da esso, equivale a dire che le dimensioni del corpo ivi localizzato rientrano nei limiti del luogo stesso, e quindi le loro estremità sono tra loro così distanti come sarebbero le loro dimensioni qualora le avessero. Cosicché dire che le dimensioni di due corpi coincidono con le dimensioni di un dato spazio, o luogo, equivale a dire che due corpi occupano l'identico luogo. Ma è appunto questo che si vuol dimostrare.

2. Posto che due cose si trovino simultaneamente "per miracolo" nell'identico spazio, non ne segue nulla né contro i concetti universali della mente umana, né contro la definizione della linea, né contro le certe conclusioni della geometria. L'estensione infatti, come sopra abbiamo detto, differisce in questo da tutti gli altri accidenti, che ha una ragione speciale della sua individuazione e distinzione: queste cioè dipendono dalla dislocazione delle parti, a prescindere dalle ragioni per l'individuazione e la distinzione che sono comuni a tutti gli accidenti, le quali dipendono dall'essere in una data materia. Perciò una linea può considerarsi diversa da un'altra, o perché risiede in un soggetto diverso, il che non può applicarsi che alla linea materiale; oppure perché nello spazio è distinta dall'altra: e questo vale anche per una linea geometrica che prescinde dalla materia. Se quindi si prescinde dalla materia, non può concepirsi altra distinzione tra due linee che quella impostata sulla diversità nello spazio; lo stesso si dica dei punti, delle superfici e di qualsiasi altra dimensione. Perciò la geometria non può ammettere che una linea si sovrapponga a un'altra restando distinta da essa, a meno che non sia spazialmente diversa. Supposta invece la distinzione dei suppositi, per miracolo si possono trovare distinte due linee, senza che si distinguano nello spazio, proprio per la diversità dei suppositi; così pure vengono ad essere distinti i punti. Cosicché disegnando due linee in due corpi che occupano l'identico spazio, esse corrono da punti diversi ad altri punti diversi: perché non consideriamo il punto nello spazio, ma nel corpo che l'occupa. Lo stesso si dica per due circoli disegnati in due corpi sferici presenti nell'identico spazio. Essi sono due non in rapporto allo spazio, altrimenti non potrebbero toccarsi per tutta la circonferenza; ma sono due per la diversità dei soggetti o suppositi, e quindi pur toccandosi in tutto rimangono due.
Allo stesso modo un circolo disegnato nel corpo sferico esistente in un dato spazio può toccare per tutta la circonferenza un altro circolo disegnato nel corpo ivi esistente in cui viene a trovarsi.

3. Dio potrebbe anche fare che un corpo sia fuori dello spazio. Tuttavia anche in codesto caso non ne seguirebbe che un corpo incluso in esso non abbia la sua localizzazione: perché il corpo più esteso sarebbe lo spazio o luogo del corpo più piccolo, a motivo di quella superficie che verrebbe disegnata dal contatto delle estremità del corpo minore.

4. Che un corpo sia simultaneamente in due luoghi non è possibile neppure per miracolo; infatti il corpo di Cristo non è localmente nell'Eucarestia: invece è possibile per miracolo che due corpi vengano a trovarsi nell'identico luogo. Questo perché trovarsi in più luoghi simultaneamente ripugna all'individuo per il fatto che "è indiviso in se stesso": poiché nel caso verrebbe ad essere diviso quanto allo spazio. Invece trovarsi con un altro corpo nel medesimo luogo ripugna all'individuo in quanto "è diviso da altri". Ora, l'essenza dell'unità, o dell'uno, sta nell'indivisione, come spiega Aristotele: mentre la divisione dagli altri esseri è tra le conseguenze di essa. Perciò il trovarsi localmente in più luoghi implica contraddizione, come il fatto che l'uomo manchi di razionalità. Invece la coincidenza di due corpi nel medesimo spazio non implica contraddizione, come abbiamo spiegato. Perciò il paragone non regge.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > La sottilità dei corpi gloriosi > Se due corpi gloriosi possano occupare insieme il medesimo spazio


Supplemento
Questione 83
Articolo 4

SEMBRA che due corpi gloriosi possano occupare insieme il medesimo spazio. Infatti:
1. Maggiore sottilità presenta minore resistenza. Essendo quindi il corpo glorioso più sottile di quello non glorioso, offrirà meno resistenza ai corpi gloriosi. Perciò potendo un corpo glorioso occupare il medesimo spazio di un corpo non glorioso, a maggiore ragione potrà inserirsi così in un corpo glorioso.

2. Come il corpo glorioso è più sottile del corpo non glorioso, così tra i corpi gloriosi l'uno è più sottile dell'altro. Se dunque un corpo glorioso può trovarsi insieme con un corpo non glorioso, un corpo glorioso più sottile potrà inserirsi localmente in un corpo glorioso meno sottile.

3. I corpi celesti sono sottili, allora poi saranno anch'essi glorificati. Ma il corpo di qualsiasi santo potrà allora inserirsi in un corpo celeste: poiché i santi potranno salire e scendere a piacimento dal cielo alla terra. Dunque due corpi sottili e gloriosi potranno occupare insieme il medesimo spazio.

IN CONTRARIO: I corpi gloriosi saranno "spirituali", simili cioè agli spiriti in certe cose. Ora, come abbiamo spiegato in precedenza, due spiriti non possono trovarsi insieme nel medesimo luogo. Perciò non potranno trovarsi così neppure due corpi gloriosi.

2. Quando due corpi coesistono nell'identico spazio, l'uno è penetrato dall'altro. Ora, subire questa penetrazione è segno di inferiorità, che va esclusa assolutamente dai corpi gloriosi. Dunque due corpi gloriosi non potranno localmente coincidere.

RISPONDO: Un corpo glorioso, in forza delle sue proprietà, non può occupare il medesimo spazio di un altro corpo glorioso, come non può occupare quello di un corpo non glorioso. La virtù divina però può far sì che vengano a trovarsi insieme due corpi gloriosi, oppure due corpi non gloriosi, ovvero un corpo glorioso e uno non glorioso.
Tuttavia non è conveniente questa compenetrazione di due corpi gloriosi. Sia perché in codesti corpi verrà conservato il debito ordine, il quale richiede la reciproca distinzione. Sia perché un corpo glorioso non verrà a sovrapporsi agli altri. Perciò due corpi gloriosi non si troveranno mai a coincidere localmente.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Quella prima ragione argomenta, come se il corpo glorioso avesse la capacità di trovarsi simultaneamente con un altro corpo glorioso in forza della sua sottilità. E questo e falso.

2. Lo stesso vale per la seconda difficoltà.

3. I corpi celesti e tutti gli altri corpi si denomineranno gloriosi in senso metaforico, in quanto parteciperanno in qualche modo la gloria [degli eletti]: non già che ad essi si addicono le doti dei corpi umani glorificati.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > La sottilità dei corpi gloriosi > Se la sottilità elimini nel corpo glorioso la necessità di adeguarsi a un luogo pari alla propria grandezza


Supplemento
Questione 83
Articolo 5

SEMBRA che la sottilità elimini nel corpo glorioso la necessità di adeguarsi a un luogo pari alla propria grandezza. Infatti:
1. I corpi gloriosi saranno conformi al corpo di Cristo, come afferma S. Paolo. Ora, il corpo di Cristo non è costretto ad adeguarsi a un luogo di uguale grandezza: anzi esso è contenuto per intero entro le dimensioni piccole o grandi dell'ostia consacrata. Dunque lo stesso avverrà nei corpi gloriosi.

2. Il Filosofo dimostra che ammettendo la possibilità che due corpi vengano a trovarsi nel medesimo luogo, un corpo grandissimo potrebbe occupare uno spazio piccolissimo; perché le varie parti di esso potranno entrare tutte nell'identica parte dello spazio medesimo: infatti ammesso che i corpi presenti nell'identico spazio possano esser due, possono essere anche di più. Ma il corpo glorioso, come si dice comunemente può trovarsi nell'identico luogo con un altro corpo. Dunque esso può trovarsi in uno spazio anche molto ristretto.

3. Un corpo come è visibile in forza del suo colore, così è commensurabile a un luogo in forza della sua estensione. Ma il corpo glorioso è così soggetto allo spirito da poter essere a piacimento veduto, soprattutto dagli occhi non glorificati: la qual cosa fu evidente alla resurrezione di Cristo. Perciò la quantità sarà così soggetta al volere dello spirito, da poter essere in un luogo piccolo come in uno grande, e da avere a piacimento un'estensione grande o piccola.

IN CONTRARIO: 1. Aristotele insegna che ogni essere localizzato si estende in un luogo pari a lui stesso. Ora, il corpo glorioso sarà localizzato. Dunque si estenderà per un luogo pari alla propria grandezza.

2. Come Aristotele dimostra, identiche sono le dimensioni del luogo e del corpo che l'occupa. Perciò se il luogo fosse più esteso di quest'ultimo, l'identico corpo sarebbe maggiore e minore di se stesso. Il che è assurdo.

RISPONDO: Il corpo non è commisurato allo spazio che mediante le proprie dimensioni, in forza, delle quali viene delimitato dal contatto del corpo in cui è localizzato. Perciò affinché un corpo possa stare in uno spazio più ristretto della propria grandezza, è indispensabile che codesta grandezza in qualche modo diventi più piccola di se stessa.
Ora, questo si può spiegare in due sole maniere. Primo, mediante la variazione della grandezza nella materia stessa: ossia per il fatto che la materia la quale prima riveste un'estensione maggiore poi ne rivestirebbe una minore. Fu questa l'opinione di alcuni circa i corpi gloriosi, affermando che nei risuscitati la grandezza sottostà al loro volere, in modo da essere grandi o piccoli a piacimento.
Ma questo non è ammissibile. Perché non ci può essere mutazione in ciò che è intrinseco a una cosa, "senza che la mutazione ne alteri la sostanza". Infatti nei corpi incorruttibili, ossia nei corpi celesti, non esiste che il moto locale, il quale non muta niente di ciò che è intrinseco. Perciò è evidente che la mutazione quantitativa della materia è incompatibile con l'impassibilità e l'incorruttibilità dei corpi gloriosi. - Inoltre ne seguirebbe che i corpi gloriosi sarebbero ora più rarefatti ed ora più densi: poiché non potendo essi mai perdere nulla della loro materia, questa dovrebbe essere a intermittenza di proporzioni piccole e grandi, e quindi soggetta a rarefarsi o a condensarsi. Il che è inammissibile.
Secondo, si può spiegare col fatto che la grandezza del corpo glorioso diventa più piccola mediante una variazione nel dislocamento delle sue parti: cioè per il fatto che le parti del corpo glorioso si compenetrano tra loro, in modo da restringersi alla più piccola estensione. Fu questa l'opinione di alcuni i quali dicevano che il corpo glorioso, avendo a motivo della sua sottilità la capacità di coesistere con un corpo non glorioso nell'identico spazio, avrebbe anche quella di far rientrare una sua parte nell'altra, in modo che il corpo glorioso potrebbe passare tutto intero attraverso i pori di un altro corpo. Così secondo costoro il corpo di Cristo sarebbe uscito dal seno verginale, e sarebbe entrato "a porte chiuse" dove erano i discepoli.
Ma anche questa spiegazione è inaccettabile. Sia perché il corpo glorioso può trovarsi con un altro corpo nel medesimo spazio, ma non a motivo della sua sottilità. - Sia perché, quand'anche avesse tale capacità, non l'avrebbe nei riguardi di un altro corpo glorioso, secondo l'opinione più comune. - Sia perché la cosa ripugna alla buona disposizione del corpo umano, la quale richiede la debita dislocazione e la debita distanza tra le parti. Quindi questo non potrà mai avvenire neppure per miracolo.
Perciò si deve concludere che il corpo glorioso occuperà sempre uno spazio pari alla propria grandezza.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il corpo di Cristo, come sopra abbiamo spiegato, non è presente localmente nel sacramento dell'Altare.

2. In quella dimostrazione [per assurdo] il Filosofo argomenta che, ammesso il fatto, una parte potrebbe per lo stesso motivo compenetrarsi nell'altra. Ma tale compenetrazione nei corpi gloriosi non è ammissibile, come abbiamo spiegato. Perciò l'argomento non vale.

3. Un corpo è visibile per il fatto che agisce sulla vista. Ora, il fatto che agisca o non agisca sulla vista non modifica nulla nel corpo stesso. Quindi non ripugna la facoltà di poter esser visti o non visti quando si vuole. Ma la localizzazione in un dato spazio non deriva dalla quantità come la visibilità deriva dal colore. Perciò il paragone non regge.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > La sottilità dei corpi gloriosi > Se la sottilità renda impalpabili i corpi gloriosi


Supplemento
Questione 83
Articolo 6

SEMBRA che la sottilità renda impalpabili i corpi gloriosi. Infatti:
1. S. Gregorio afferma: "Ciò che è palpabile è necessariamente corruttibile". Ma i corpi gloriosi sono incorruttibili. Dunque essi saranno impalpabili.

2. Ogni essere palpabile oppone resistenza a chi lo palpa. Invece l'essere che può occupare l'identico spazio di un altro non oppone resistenza. Perciò, avendo il corpo glorioso la capacità di coincidere localmente con un altro corpo, non potrà essere palpabile.

3. Tutti i corpi palpabili sono anche oggetto del tatto. Ora, tutti i corpi tangibili hanno delle qualità pronunciate capaci di alterare le qualità di coloro che li toccano. Ma nei corpi gloriosi le qualità che impressionano il tatto non sono pronunziate, bensì ridotte al massimo equilibrio; quindi codesti corpi non sono palpabili.

IN CONTRARIO: 1. Il Signore risuscitò con un corpo glorioso, e tuttavia esso era palpabile, come dice il Vangelo: "Palpate e vedete, poiché lo spirito non ha né carne né ossa". Perciò anche i corpi gloriosi saranno palpabili.

2. Questa, come narra S. Gregorio Magno, fu l'eresia di Eutichio, vescovo di Costantinopoli, il quale affermava, che "il nostro corpo nella gloria della resurrezione sarà impalpabile".

RISPONDO: Ogni corpo palpabile è tangibile, ma non viceversa. Infatti è tangibile qualsiasi corpo che abbia le qualità fatte per impressionare il senso del tatto: cosicché l'aria, il fuoco e altre cose consimili sono corpi tangibili. Ma per essere palpabile si richiede inoltre che un corpo opponga resistenza a chi lo tocca: ecco perché l'aria, che non oppone resistenza a chi l'attraversa, ma è facilissima a dividersi, e tangibile ma non palpabile. È evidente quindi che un corpo deve la sua palpabilità a due cose: alle qualità tangibili, e al fatto di opporre resistenza, così da non poter essere attraversato. E poiché le qualità tangibili sono il caldo, il freddo e altre cose del genere, che si riscontrano solo nei corpi gravi o leggeri, i quali per la contrarietà reciproca sono corruttibili, i corpi celesti che per natura sono incorruttibili non sono tangibili, e di conseguenza non palpabili. Di qui l'affermazione di S. Gregorio, secondo la quale "tutto ciò che è palpabile è necessariamente corruttibile".
Perciò i corpi gloriosi hanno dalla loro natura le qualità capaci di impressionare il tatto: siccome però codesti corpi sono totalmente soggetti allo spirito, è lasciato all'arbitrio dei santi risuscitati impressionare e non impressionare il tatto. Parimente, essi in base alla loro natura hanno la facoltà di resistere all'attraversamento di qualsiasi altro corpo in modo da non farsene compenetrare localmente: tuttavia, per miracolo, a loro arbitrio, ciò è possibile con la potenza di Dio. Quindi secondo la sua natura un corpo glorioso è palpabile: ma per virtù soprannaturale è data a lui la facoltà di rendersi impalpabile ai corpi non gloriosi. Ecco perché S. Gregorio afferma, che "il Signore presentò ai discepoli come palpabile la carne che aveva introdotto a porte chiuse, per dimostrare che dopo la resurrezione il suo corpo era della medesima natura, ma diverso nella gloria".

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'incorruttibilità del corpo glorioso non dipenderà come abbiamo spiegato, dalla natura dei suoi elementi, secondo la quale "tutto ciò che è palpabile è necessariamente corruttibile". Perciò la conclusione non è legittima.

2. Sebbene sia possibile in qualche modo che un corpo glorioso occupi l'identico spazio di un altro corpo, tuttavia il corpo glorioso ha pure la facoltà di resistere a piacimento a chiunque lo tocchi. E in tal caso esso può essere palpato.

3. Le qualità tangibili nei corpi gloriosi non saranno equilibrate materialmente per l'equidistanza dagli eccessi opposti, ma avranno un equilibrio di proporzione, in quanto saranno adattissime alla complessione umana in ogni sua parte. Perciò il tatto di codesti corpi sarà piacevolissimo: poiché le nostre facoltà godono degli atti loro proporzionati e soffrono di quelli eccessivi.

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