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Se tutto ciò che nel corpo ha appartenuto realmente alla natura umana debba risuscitare con esso
Supplemento
Questione 80
Articolo 4
SEMBRA che tutto ciò che nel corpo ha appartenuto realmente alla natura umana non debba risuscitare con esso. Infatti:
1. Il cibo si trasforma in sostanza di natura umana. Ora, capita di cibarsi di carne di bue. Se dunque risorgerà quanto è stato sostanza di natura umana, risorgerà anche la carne di bue. Il che è assurdo.
2. La costola di Adamo apparteneva veramente alla sua natura umana come la nostra costola appartiene a noi. Ora, la costola di Adamo risorgerà non in lui, ma in Eva, che fu formata con quella: altrimenti Eva non risorgerebbe affatto. Quindi non è vero che nell'uomo risorgerà tutto ciò che in lui appartenne veramente alla natura umana.
3. È impossibile che una stessa cosa risorga in uomini diversi. Eppure è possibile che qualche cosa sia appartenuta sostanzialmente a diversi uomini, come nel caso del cannibale il quale si ciba di carne umana, che trasforma nella sua stessa sostanza. Dunque almeno in qualcuno non è possibile che risorga tutto ciò che appartenne sostanzialmente alla sua natura umana.
4. Se uno rispondesse che un tutto si trasmuta in sostanza di natura umana nelle carni di cui uno si ciba, cosicché di esse parte potrà risorgere nel primo e parte nel secondo, potremmo replicare, in contrario: appartiene in modo particolare alla sostanza della natura umana ciò che a noi viene trasmesso dai genitori. Ora, nel caso che uno abituato a mangiare solo carne umana generi un figlio, quello che questi prende da lui appartenne certamente alla carne di altri uomini, di cui si era cibato suo padre; poiché come insegna Aristotele, "lo sperma è il superfluo degli alimenti". Perciò la sostanza della natura umana in codesto figlio ha fatto veramente parte anche della natura umana di altri uomini, le cui carni furono digerite da suo padre.
5. Se poi uno volesse replicare che nello sperma può non esser passato quanto nelle carni umane fece parte della sostanza propria dell'uomo, ma altri elementi, insistiamo con un altro argomento.
Mettiamo il caso che uno mangi soltanto degli uomini allo stato embrionale, dove tutto certamente appartiene alla natura umana, perché quanto si trova in essi è tratto dai genitori. Se quindi il superfluo del cibo diventa sperma, è impossibile negare che qualcosa già appartenuta all'umana natura dell'embrione, il quale alla resurrezione avrà un'anima razionale, non appartenga insieme all'umana natura del figlio di codesto cannibale. Perciò non potendo una parte sostanziale di natura umana risorgere in due individui, è impossibile che in ciascuno risorga quanto appartenne in lui alla sostanza della sua natura umana.
IN CONTRARIO: 1. Tutto ciò che appartenne sostanzialmente all'umana natura, giunse a tanto perché fu attuata dall'anima razionale. Ora, il corpo umano è destinato alla resurrezione perché informato e attuato dall'anima. Dunque tutto ciò che veramente in ciascuno appartenne alla natura umana è destinato a risorgere.
2. Se dal corpo di un uomo si toglie qualcosa che in lui appartiene sostanzialmente alla sua natura, non abbiamo più un corpo umano perfetto. Ma con la resurrezione, specialmente gloriosa, sparirà ogni imperfezione, secondo la promessa del Signore: "Non perirà neppure un capello del vostro capo". Perciò quanto nell'uomo è appartenuto in verità alla sua natura umana dovrà risorgere.
RISPONDO: "Ogni cosa sta alla verità così come sta all'essere", a detta di Aristotele: poiché una data cosa è vera quando appare com'è nell'atto di chi la conosce. Ecco perché Avicenna afferma che "la verità di ciascuna cosa è il possesso di quell'essere che ad essa è stato assegnato". Secondo questo principio, diremo che appartiene alla verità della natura umana tutto ciò è proprio del suo essere. Vale a dire ciò che partecipa alla forma della natura umana: come si dice vero oro quello che ha la vera forma dell'oro, da cui deriva l'essere proprio dell'oro.
Ora, per discernere quanto appartiene veramente alla natura umana si deve notare che ci sono in proposito tre opinioni. Alcuni hanno affermato che quanto appartiene veramente alla natura umana, essa lo ebbe fin dall'inizio della sua costituzione, cosicché niente di nuovo vi si può mai aggiungere. Tale principio radicale si moltiplica per se stesso, in modo da produrre lo sperma da cui il figlio viene generato, e in esso viene a svilupparsi il nuovo germe, fino a raggiungere la grandezza perfetta, e così di seguito si sarebbe moltiplicato tutto il genere umano. Secondo codesta opinione, dunque tutto ciò che è generato dal cibo ha solo l’apparenza della carne e del sangue, ma non appartiene realmente alla verità della natura umana.
Altri invece opinarono che la trasformazione naturale del cibo in corpo umano aggiunga qualcosa di nuovo che rientra nella vera natura umana considerata quale specie, alla cui conservazione è ordinato l'atto generativo. Se invece la verità della natura umana si esamina nell'individuo, alla cui conservazione e perfezione è ordinata la nutrizione, gli alimenti non aggiungono nulla di nuovo che di per sé e primieramente appartenga alla vera natura umana dell'individuo, ma solo in maniera secondaria. Dicono infatti che la verità della natura umana consiste prima di tutto nell'umido radicale, da cui primieramente è costituito il genere umano; mentre le parti dell'alimento che si trasformano, non rientra in modo principale ma solo secondario nella struttura essenziale della natura di tale individuo. Però può essere elemento principale nella natura umana di un altro individuo generato dallo sperma del primo. Codesti maestri infatti ritengono che lo sperma sia il superfluo degli alimenti: alcuni però richiedono che vi si mescoli qualche cosa che rientra in modo primario nella vera natura umana del generante; altri invece non lo ritengono necessario. Cosicché ciò che è umido nutritivo in uno, diventa invece umido radicale in un altro.
La terza opinione invece ammette che anche in un dato individuo possa introdursi qualche cosa di nuovo, che in modo principale appartiene alla verità della sua natura umana. Questo perché non esiste nel corpo umano una certa quantità fissa che rimanga inalterata per tutta la vita; perché qualsiasi parte determinata del nostro corpo rimane fissa per ciò che ha di specifico, ma ha un continuo flusso e riflusso per quanto riguarda la materia. Per questo l'umido nutritivo si distingue da quello radicale non già quanto all'origine, ossia perché quest'ultimo proviene dallo sperma e l'altro dal cibo, ma piuttosto in rapporto al termine cui tende; perché l'umido radicale è quello che giunge a generare sostanza umana mediante l'atto della potenza generativa ed anche di quella nutritiva; mentre l'umido nutritivo è quello che non ha raggiunto ancora questo termine e svolge tuttora la funzione di nutrimento.
Queste tre opinioni sono state esposte più a lungo nel secondo libro delle Sentenze; basterà dunque ripetere ciò che interessa il nostro argomento.
Notiamo intanto che la soluzione del problema è diversa secondo le tre opinioni sopra riferite. La prima, partendo dalla sua teoria della moltiplicazione del genere umano, può sostenere che la natura umana è perfetta quanto al numero degli individui e secondo la quantità conveniente a ciascuno, indipendentemente dall'apporto degli alimenti; poiché questi hanno per scopo di riparare la perdita causata dal calore naturale, come il piombo aggiunto all'argento per impedire che si consumi nella colata. Perciò, dato che nella resurrezione la natura umana sarà perfettamente reintegrata e il calore naturale non consumerà più l'umido naturale, non si vede la necessità che nell'uomo risorga qualcosa che sia stato prodotto dagli alimenti: ma risorgerà soltanto ciò che rientra nella vera natura umana dell'individuo, che, trasmessa e moltiplicata, ha raggiunto [direttamente] la sua perfezione nel numero e nella quantità.
La seconda opinione, partendo dal presupposto che il prodotto del nutrimento è necessario per raggiungere la perfezione quantitativa dell'individuo e per la moltiplicazione della specie che avviene mediante la generazione, non può fare a meno di ammettere la resurrezione anche di quella parte di nutrimento che è stata assimilata: però non tutta, ma quanta ne richiede la reintegrazione dell'umana natura in ogni individuo. Perciò questa opinione afferma che quanto è appartenuto alla sostanza del seme risorgerà in quell'uomo che da quello è stato generato; perché ciò appartiene in maniera principale alla verità della sua natura umana.
Ma di quel che si è aggiunto poi attraverso il nutrimento risorgerà solo quanto è necessario alla perfezione della quantità; non tutto però, perché esso appartiene alla vera natura umana nella misura che la natura lo richiede per raggiungere la perfezione quantitativa. Siccome però questo liquido nutritivo è in continuo flusso e riflusso, nella resurrezione avremo un ordine di precedenza, in modo che quanto è appartenuto in modo primario alla sostanza del corpo umano sarà tutto reintegrato; mentre il resto sarà reintegrato solo in quanto è necessario per ricostruire la quantità. E questo per due motivi. Primo, perché quel che viene assimilato successivamente serve sempre per riparare i dati primitivi che erano andati perduti: quindi non può vantare un'appartenenza primaria alla vera natura umana come il dato precedente. Secondo, perché l'accessione di un liquido estraneo al primo umido radicale fa sì che non tutto il miscuglio partecipi perfettamente come il primo liquido alla verità della specie. Si adduce in proposito l'esempio aristotelico dell'acqua che si mescola al vino, la quale sempre più ne diminuisce il vigore fino a renderlo acquoso. Perciò come l'acqua aggiunta al vino già annacquato non acquista le qualità specifiche del vino come la prima acqua già mescolata, così gli alimenti che successivamente si trasformano in carne, non partecipano allo stesso modo delle qualità specifiche della vera carne. E quindi non sono partecipi della vera natura umana e quindi della resurrezione. Così è chiaro che, secondo questa opinione, del corpo risorgerà soltanto quel che appartiene alla vera natura umana in modo principale, non tutto quello che invece le appartiene secondariamente.
La terza opinione in qualche cosa si scosta dalla seconda e in qualche altra la segue. La differenza sta in questo che per essa tutto quello che è ossa o carne appartiene per lo stesso titolo alla verità della natura umana. Essa infatti non ammette che si possa distinguere nell'uomo una parte stabile in lui per tutto il tempo della vita, la quale per se stessa apparterrebbe in modo primario alla verità della natura umana; e una parte fluttuante che le apparterrebbe solo per la sua perfezione quantitativa e non per la perfezione specifica, come invece sostiene la seconda opinione. Ma dice che tutte le parti che non sono estranee alle finalità naturali appartengono all'integrità della natura umana per le loro qualità specifiche, e come tali sono stabili; sebbene non lo siano quanto alla loro materia, perché così sono soggette al flusso e riflusso continuo. Cosicché nelle parti che compongono un uomo avviene quanto avviene nel popolo che forma una città, dove i singoli individui muoiono e se ne vanno, ma altri subentrano al loro posto. Cosicché materialmente i componenti del popolo si susseguono, ma formalmente il popolo rimane; poiché nei medesimi uffici e gradi subentrano altri, cosicché possiamo dire che la città è sempre numericamente la stessa. Parimente anche nel corpo umano ci sono delle parti che sostituiscono altre parti nella medesima struttura e dislocazione, cosicché secondo la materia cambiano e si rinnovano; ma rimangono secondo la specie, e quindi rimane pur sempre lo stesso identico uomo.
Invece questa terza opinione concorda con la seconda nel ritenere che nel corpo le parti successive di ricambio non arrivano alla perfezione specifica delle prime. Ecco perché le parti destinate alla resurrezione sono le stesse per ambedue le opinioni, quantunque i motivi non siano del tutto uguali. Poiché secondo la terza opinione tutto quel che è stato generato dal seme risorgerà, non perché appartiene alla verità dell'umana natura per una ragione diversa da quella per cui vi appartiene ciò che vi si aggiunge dopo; ma perché partecipa in modo più perfetto della verità della specie.
Anche la seconda opinione ammetteva quest'ordine per quello che proveniva successivamente dagli alimenti. E in questo le due opinioni hanno un altro punto di contatto.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Gli esseri naturali sono quello che sono non in forza della materia, ma della loro forma. Perciò sebbene la materia che ebbe dapprima la forma di carne bovina risorga poi nell'uomo con la forma di carne umana, non sarà affatto carne di un bove, ma di un uomo. Altrimenti bisognerebbe dire che risorgerà anche il fango da cui fu tratto il corpo di Adamo. - Tuttavia la prima opinione lo ammette.
2. Quella costola appartenne ad Adamo non come perfezione individuale, ma era destinata alla moltiplicazione della specie. Perciò essa non risorgerà in Adamo, ma in Eva; esattamente come lo sperma, che non risorgerà nel generante, ma nel generato.
3. Secondo la prima opinione è facile risolvere questa difficoltà, perché le carni ingerite non rientrano mai nella vera natura umana di chi le mangia, ma in quella di colui che è stato mangiato. Perciò le carni suddette risorgeranno in quest'ultimo e non nel primo.
Stando invece alla seconda e alla terza opinione, ogni particella risorgerà in colui che più perfettamente la rese partecipe della virtù della specie. A parità di condizioni, risorgerà nel primo in cui era venuta a trovarsi: perché in lui fu ordinata per la prima volta alla resurrezione dall'unione con l'anima razionale. Perciò se nelle carni mangiate c'era qualche residuo che non apparteneva alla verità della natura umana in quel primo individuo, esso potrà risorgere nel secondo. Altrimenti quanto era indispensabile alla resurrezione del primo risorgerà nel primo e non nel secondo; e in sostituzione sarà desunta qualche cosa, o dagli altri cibi assimilati da quest'ultimo; oppure, nel caso in cui questi non abbia ingerito altro cibo che carne umana, la potenza di Dio supplirà con altra materia, quanta è necessaria per la perfetta grandezza dell'individuo; come la supplisce in coloro che muoiono prima di raggiungere l'età matura. Né questo pregiudica l'identità numerica: come non la pregiudica il fatto che le parti materiali sono in continuo divenire.
4. Stando alla prima opinione, la soluzione è facile. Perché in essa si esclude che il seme derivi dal superfluo degli alimenti. Cosicché le carni umane ingerite non si trasformerebbero nello sperma dal quale viene generato il bambino.
Stando invece alle altre due opinioni, dobbiamo rispondere essere impossibile che tutta la sostanza esistente nelle carni mangiate si converta in sperma: perché alla formazione di questo, che è il superfluo dell'ultimo cibo ingerito, si arriva solo dopo una lunga depurazione del cibo ingerito. Ora, il cibo che si trasforma in sperma, o seme appartiene più alla vera natura umana di chi nasce da esso, che di colui che digerendo quelle carni lo produce. Perciò, stando alla norma già enunciata sopra, la sostanza che si è trasformata in seme risorgerà in colui che nasce da esso; mentre il resto di tale materia risorgerà in colui le cui carni sono servite a generare quel seme.
5. Gli embrioni non prenderanno parte alla resurrezione se prima non saranno stati animati dall'anima razionale. Ma giunti a tale stadio di sviluppo, oltre la sostanza del seme è sopravvenuto in essi molta altra sostanza dal nutrimento che il bambino riceve nel seno materno. Perciò quand'anche uno si cibasse di embrioni umani e generasse dal superfluo di codesto cibo, la sostanza esistente nel seme risorgerebbe in colui che viene generato da esso: a meno che in quel seme non fossero contenuti degli elementi appartenenti alla sostanza del germe di coloro che furono divorati da chi ha prodotto tale sperma: perché tali elementi risorgeranno nel primo e non nell'ultimo. I resti poi delle carni umane ingerite, che non si sono trasformati in seme, è evidente che risorgeranno nell'individuo precedente, mentre la potenza divina interverrà a supplire le parti mancanti.
La prima delle tre opinioni non trova difficoltà in questa obbiezione; perché non ammette che lo sperma derivi dal superfluo degli alimenti. Però molti sono gli argomenti contro di essa, come abbiamo visto nel commentare il 2 Sent., d. 30.
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