Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Le condizioni dei risorti: primo, la loro identità >
Se alla resurrezione l'anima riprenderà lo stesso corpo di prima
Supplemento
Questione 79
Articolo 1
SEMBRA che alla resurrezione l'anima non riprenderà lo stesso corpo di prima.
Infatti:
1. S. Paolo afferma: "Tu non semini quel corpo che poi dovrà nascere, ma un nudo granello". Ora in quel testo l'Apostolo paragona la morte alla semina e la resurrezione alla germinazione. Dunque non è identico il corpo che si depone nel sepolcro e quello che si riassume alla resurrezione.
2. Ad ogni forma corrisponde una data materia, come ad ogni agente corrisponde un dato strumento, adatti sempre alla loro condizione. Ora, il corpo sta all'anima come la materia sta alla forma e come lo strumento all'agente. Ma l'anima del risorto non si troverà nelle condizioni attuali; perché, o vivrà una vita tutta celeste, verso la quale aspirò nel mondo, oppure sarà ridotta a vivere come i bruti, se nel mondo assecondò i bassi istinti. Sembra perciò che l'anima non debba riprendere lo stesso corpo, ma un altro che sarà o celeste o animalesco.
3. Il corpo umano dopo la morte si dissolve, come abbiamo detto, nei suoi elementi. Ma codesti elementi non convengono più al corpo umano, se non nella materia prima, come tutti gli altri elementi consimili. Ora, se il corpo venisse ricostruito con elementi consimili ma non identici, non sarebbe numericamente lo stesso. Perciò anche se viene ricostruito con gli stessi elementi, non può dirsi numericamente identico a quello di un tempo.
4. Non è possibile che una cosa sia la stessa numericamente, se non lo sono anche le sue parti essenziali. Ora, la forma del composto che è parte essenziale del corpo umano quale sua forma, non potrà tornare ad essere la stessa nella resurrezione. Dunque non sarà numericamente identico neppure il corpo. – Proviamo la minore del sillogismo. Ciò che si riduce assolutamente nel nulla non può tornare ad essere numericamente lo stesso. Ed è evidente dal fatto che non può esserci identità numerica tra cose che hanno un essere diverso: ne è infatti interrotta l'esistenza, che è l'atto dell'ente, quindi il suo atto esistenziale è diverso come qualsiasi altro atto interrotto. Ma la forma del composto umano, essendo corporea, con la morte cade nel nulla, allo stesso modo che le qualità contrarie degli elementi le quali danno luogo al composto. Dunque la forma del composto non può tornare ad essere numericamente quella di prima.
IN CONTRARIO: 1. Leggiamo in Giobbe: "Nella mia carne vedrò Dio, mio salvatore". Ora, qui si tratta della visione di Dio dopo la resurrezione, come è chiaro da quel che precede; "All'ultimo giorno risusciterò dalla terra". Dunque il corpo che risorgerà sarà numericamente identico a quello di prima.
2. Come dice il Damasceno, "la resurrezione è il sorgere per la seconda volta di chi e caduto". Ma a cadere con la morte è proprio il corpo che ora abbiamo. Dunque sarà lo stesso a risorgere.
RISPONDO: Intorno a questo argomento già sbagliarono i filosofi e tuttora sbagliano alcuni eretici moderni. Alcuni filosofi infatti sostennero che le anime separate si sarebbero ricongiunte al corpo; ma in questa loro teoria incorsero in un duplice errore. Primo, riguardo al modo di questa ricomposizione. Perché alcuni ritennero che l'anima separata si sarebbe riunita al corpo naturalmente mediante la generazione. - Secondo, riguardo al corpo cui l'anima si ricongiunge. Questa ricongiunzione a loro giudizio non avverrebbe col corpo sepolto dopo la morte, ma con un altro, o della medesima specie, o di una specie diversa. Avverrebbe con un corpo di specie diversa per l'anima che mentre nel corpo ha vissuto una vita bestiale: allora dopo la morte l'anima passerebbe dal corpo dell'uomo a quello di una bestia a lei affine nella bestialità; nel corpo di un cane, p. es., se fu dedita alla lussuria: nel corpo di un leone, se fu rapace e violenta, e cosi via. Quando invece l'anima fosse vissuta nel corpo facendo il bene, avrebbe goduto dopo la morte di una certa felicità, e dopo alcuni secoli avrebbe visto appagato il suo desiderio di riunirsi a un corpo umano della stessa specie.
Ma codesta opinione deriva da due falsi presupposti. Il primo sta nel fatto che costoro ritengono l'anima non già unita essenzialmente al corpo, come la forma alla materia, ma unita ad esso solo accidentalmente, ossia come il motore a ciò che è mosso, o come l'uomo al suo vestito. Ecco perché poterono ammettere che l'anima sarebbe preesistita, prima di essere infusa in un corpo prodotto per generazione naturale; oppure che essa potesse unirsi a corpi diversi. - Il secondo falso presupposto sta nel non ammettere che una differenza accidentale tra l'intelletto e il senso; cosicché l'uomo avrebbe l'intelletto a differenza degli altri animali, per il solo fatto che, avendo una complessione fisica equilibratissima, ha facoltà sensitive più perfette. Ecco perché costoro poterono ammettere che l'anima umana potesse transmigrare in una bestia, molto più se quest'anima effettivamente era vissuta in modo bestiale. - Ma ambedue questi presupposti sono confutati da Aristotele. E dopo la loro confutazione risulta chiara anche la falsità delle opinioni suddette.
Allo stesso modo vengono confutati gli errori di certi eretici. Alcuni di essi infatti caddero nelle medesime opinioni. – Altri invece opinarono che le anime debbano ricongiungersi con i corpi celesti, oppure con dei corpi sottili come il vento. Così la pensava un vescovo di Costantinopoli; a quanto racconta S. Gregorio commentando le parole del libro di Giobbe: "Nella mia carne vedrò Dio, ecc.".
Codesti errori degli eretici possono essere confutati dal fatto che essi pregiudicano la verità della resurrezione insegnataci dalla sacra Scrittura. Non si potrebbe infatti parlare più di resurrezione, se l'anima non tornasse nello stesso corpo: perché resurrezione vuol dire appunto "sorgere di nuovo"; e quindi sorgere spetta a quello stesso che è caduto. Perciò la resurrezione riguarda più il corpo, il quale cade morendo, che l'anima, la quale continua a vivere dopo la morte. Perciò se l'anima non riprendesse lo stesso corpo, non si potrebbe parlare di resurrezione, ma di assunzione di un altro corpo.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Un paragone corrisponde solo in parte, ma non in tutto. Nella semina del grano non è identico numericamente il chicco seminato a quello che nasce, ed ha ciascuno caratteristiche diverse, perché al seme, p. es., manca il guscio, che troviamo invece nel secondo. Il corpo dei risorti invece è numericamente lo stesso, ma con altre qualità; perché prima era mortale, e risorgerà immortale.
2. L'anima del risorto e quella di chi vive in questo mondo non differiscono in qualcosa di essenziale, ma solo riguardo allo stato di miseria o di gloria, che sono cose accidentali. Perciò non è necessario che risorga un altro corpo, ma basta che esso sia dotato di altre qualità, in modo da armonizzarsi col nuovo stato dell'anima.
3. Ciò che noi concepiamo inerente alla materia, prima che essa si unisca alla forma, rimane anche dopo la rottura di questa unione: perché la perdita di ciò che viene lascia intatto ciò che precede.
Ora, la materia degli esseri corruttibili prima della forma sostanziale ha delle dimensioni indeterminate, che le permettono di essere divisa e ripartita in diverse forme, come dice il Commentatore nei suoi scritti. Ora, codeste dimensioni restano identiche, anche dopo la separazione della forma sostanziale dalla materia. Perciò la materia esistente sotto quelle dimensioni, qualsiasi forma la attui, ha maggiore identità a ciò che da essa fu generato che non una parte diversa di qualsiasi altra materia esistente sotto qualunque forma. Sarà dunque così che la stessa materia sarà predisposta a ricostituire il corpo umano di cui fece parte.
4. Come la qualità semplice non è la forma sostanziale di un corpo semplice elementare, ma una sua proprietà e una disposizione che rende la materia adatta a tale forma, così la forma del corpo misto, derivante dalle qualità semplici che si equilibrano, non è la forma sostanziale del corpo misto, ma una proprietà e una disposizione alla forma sostanziale. Ora, il corpo umano, oltre questa forma del corpo misto, non ha altra forma sostanziale che l'anima razionale; perché se avesse una forma sostanziale antecedente, sarebbe quella a darle l'essere sostanziale ed a costituirlo sostanza; cosicché l'anima verrebbe in un corpo già sostanzialmente costituito. In tal caso l'anima starebbe al corpo come una qualsiasi forma artificiale sta ai materiali strutturati da essa, poiché questi sono nel genere delle sostanze in forza della loro materia. Ne risulterebbe che l'unione dell'anima col corpo sarebbe accidentale, come falsamente opinarono gli antichi filosofi, confutati da Aristotele, e così i termini che designano il corpo umano e le singole sue parti non sarebbero più equivoci [a morte avvenuta], contro quanto insegna Aristotele. Dal momento dunque che l'anima razionale sussiste, nessuna forma sostanziale del corpo umano è completamente annientata. Né il mutamento delle forme accidentali può costituire un qualcosa di numericamente diverso. Perciò il corpo umano risorgerà identico: perché identica ne sarà la materia che si riunirà all'anima, come si è detto nella soluzione precedente.
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