Sup, 53

Terza parte e Supplemento > I Sacramenti > Il matrimonio > L'impedimento dei voti e degli ordini sacri


Supplemento
Questione 53
Proemio

Veniamo ora ad esaminare l'impedimento dei voti e degli ordini sacri.
Sull'argomento si pongono quattro quesiti:

1. Se i voti semplici dirimano il matrimonio;
2. Se lo dirimano i voti solenni;
3. Se gli ordini sacri impediscano il matrimonio;
4. Se si possano ricevere gli ordini sacri dopo il matrimonio.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > Il matrimonio > L'impedimento dei voti e degli ordini sacri > Se i voti semplici implichino l'annullamento del matrimonio contratto


Supplemento
Questione 53
Articolo 1

SEMBRA che remissione dei voti semplici possa sciogliere il matrimonio già contratto. Infatti:
1. Un vincolo più forte pregiudica quello più debole. Ora, il vincolo del voto è superiore a quello del matrimonio: poiché questo lega a un uomo, quello invece a Dio. Dunque il vincolo del voto pregiudica il vincolo del matrimonio.

2. La legge di Dio non vale meno di quella della Chiesa. Ma la legge ecclesiastica obbliga al punto che se uno contrae matrimonio contro di essa il matrimonio viene sciolto: come nel caso di chi sposa un parente in un grado di consanguineità proibito dalla Chiesa. Quindi, siccome adempiere i voti è una legge divina, è evidente che un matrimonio incompatibile col voto fatto a Dio deve essere annullato.

3. Nel matrimonio un uomo può avere rapporti sessuali senza peccato. Chi invece ha fatto i voti semplici non può mai unirsi con la moglie senza far peccato. Dunque il voto semplice dirime il matrimonio.
Prova della minore. Chi contrae matrimonio dopo aver fatto i voti semplici commette peccato mortale: poiché, come dice S. Girolamo, "per chi ha fatto voto di verginità è riprovevole non solo sposarsi, ma desiderare di sposarsi". Ora, contrarre matrimonio non si oppone al voto di castità, se non per la copula carnale. Perciò nel primo atto del matrimonio costui pecca mortalmente. E per lo stesso motivo tutte le volte successive: perché un peccato non può giustificare quelli successivi.

4. L'uomo e la donna devono godere gli stessi diritti nel matrimonio, specialmente quanto ai rapporti coniugali. Ma colui che ha fatto voto semplice di castità non può mai chiedere il debito coniugale, senza peccato: perché questo è espressamente contro il suo voto. Dunque neppure può rendere il debito coniugale senza peccato.

IN CONTRARIO: Il Papa Clemente [meglio Alessandro III] afferma, che il voto semplice impedisce di contrarre matrimonio, ma non dirime quello contratto.

RISPONDO: Uno cessa di essere padrone di una cosa, quando questa diventa proprietà di un altro. Ora, non basta la promessa di una cosa per trasferirne il dominio. Quindi per il fatto che uno promette una cosa, questa non cessa di essere in suo dominio. Perciò siccome nei voti semplici c'è solo la promessa di impegnare il proprio corpo nella custodia della castità, dopo i voti semplici uno rimane padrone del proprio corpo. E quindi può darlo ad altri, cioè alla moglie, mediante il matrimonio che è indissolubile. Ecco perché sebbene il voto semplice impedisca di contrarre matrimonio, poiché chi è legato da codesto voto di castità pecca nel contrario, tuttavia non può dirimerlo, essendo questo un vero contratto.

SOLUZIONE DELLE difficoltà: 1. Il voto è un vincolo superiore al matrimonio, sia rispetto all'oggetto, sia agli obblighi che ne derivano: poiché col matrimonio uno si obbliga a rendere il debito coniugale alla moglie; col voto invece si obbliga verso Dio a osservare la castità. Tuttavia rispetto al modo di obbligare il matrimonio è superiore al voto semplice: poiché il matrimonio consegna attualmente e di fatto l'uomo in potere della donna, non così invece il voto semplice; e "la condizione di chi possiede di fatto è sempre più vantaggiosa". I voti semplici ci obbligano piuttosto come gli sponsali. Ecco perché il voto semplice dirime gli sponsali.

2. La legge che proibisce il matrimonio tra consanguinei dirime il matrimonio contratto non in quanto è una legge di Dio o della Chiesa; ma in quanto rende il corpo di un consanguineo incapace di passare sotto il dominio dell'altro. Non è questo invece l'effetto della legge che dirime il matrimonio dopo i voti semplici, com'è evidente da quanto abbiamo detto. Perciò l'argomento non vale: poiché vi si prende per causa ciò che non lo è affatto.

3. Chi contrae il matrimonio dopo aver emesso il voto semplice [di castità] non può avere rapporti coniugali con la moglie, senza peccato mortale: poiché egli ha sempre la possibilità di adempiere il voto prima di consumare il matrimonio. Ma dopo aver consumato il matrimonio è illecito per lui non rendere il debito coniugale alla moglie che lo domanda, sebbene per sua colpa. Perciò l'obbligo del voto in tal caso non sussiste, come risulta dalle cose già dette; tuttavia egli deve espiare con la penitenza la trasgressione del voto.

4. Rispetto alle cose in cui può essere osservato, il voto di castità vale anche dopo il matrimonio. Cosicché, morta la moglie, uno è tenuto alla castità perfetta. E poiché il vincolo coniugale non obbliga a chiedere il debito coniugale, costui non può chiederlo senza peccato: sebbene possa renderlo senza peccato, dopo esservisi obbligato col consumare il matrimonio. - Ciò vale sia per la richiesta esplicita, che per quella implicita, o interpretativa, come quando la donna è vergognosa, e il marito capisce il suo desiderio del debito coniugale: allora egli può farlo senza peccato, specialmente se teme per la castità della moglie. - Il fatto che nel caso i coniugi non sono a parità di diritti rispetto all'atto del matrimonio non fa difficoltà; perché uno può sempre rinunziare al proprio diritto.
Alcuni però sostengono che l'uomo in questo caso può e chiedere e rendere il debito coniugale, per non rendere gravoso il matrimonio alla moglie, costringendola sempre a chiederlo. - Ma, a ben considerare la cosa, ciò si riduce al caso della richiesta implicita o interpretativa.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > Il matrimonio > L'impedimento dei voti e degli ordini sacri > Se i voti solenni dirimano il matrimonio


Supplemento
Questione 53
Articolo 2

SEMBRA che neppure i voti solenni dirimano il matrimonio già contratto. Infatti:
1. A detta delle Decretali, "presso Dio il voto semplice non obbliga meno del voto solenne". Ora la validità o la nullità del matrimonio dipende da come lo giudica Dio. Perciò, siccome a dirimere il matrimonio non basta il voto semplice, non può bastare neppure il voto solenne.

2. La solennità non dà al voto tanto vigore quanto il giuramento. Ma il voto semplice, anche confermato col giuramento, non dirime il matrimonio. Dunque neppure il voto solenne.

3. Il voto solenne non ha nulla che non possa avere anche il voto semplice. Perché l'inadempienza di questo può essere accompagnata da scandalo: potendo il voto semplice essere fatto in pubblico come quello solenne. Inoltre la Chiesa potrebbe e dovrebbe stabilire in tal caso che il voto semplice dirime il matrimonio, per evitare molti peccati. Perciò come non dirime il matrimonio il voto semplice, così non deve dirimerlo quello solenne.

IN CONTRARIO: 1. Chi fa i voti solenni contrae un matrimonio spirituale con Dio, molto superiore al matrimonio carnale. Ora, il matrimonio carnale dirime ogni matrimonio successivo. Quindi lo dirime anche il voto solenne.

2. Possiamo dimostrare questo anche con i molti testi addotti dal Libro delle Sentenze.

RISPONDO: Tutti concordano nell'affermare che come il voto solenne impedisce di contrarre matrimonio, così dirime quello eventualmente contratto. Alcuni portano come motivo lo scandalo. - Ma questo non vale. Poiché talora anche il voto semplice può dar luogo allo scandalo, presentandosi come un voto pubblico. D'altronde l'indissolubilità del matrimonio fa parte "della verità della vita", che "non si può tralasciare a motivo di scandalo".
Altri perciò dicono che questo avviene per una legge della Chiesa. - Ma anche questo non basta. Poiché in tal caso la Chiesa potrebbe stabilire anche il contrario. Il che non è vero.
Perciò bisogna dire con altri che i voti solenni per loro natura dirimono il matrimonio: poiché con essi l'uomo perde il dominio sul proprio corpo, offrendolo a Dio, secondo le cose già dette, in perpetua continenza; e quindi non può dare se stesso a una donna contraendo matrimonio. E poiché il matrimonio che segue codesti voti è nullo, si dice che essi dirimono lo stesso matrimonio già contratto.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Si dice che il voto semplice rispetto a Dio obbliga come il voto solenne per le relazioni che implica con Dio stesso, p. es., rispetto alla separazione da lui col peccato mortale: poiché chi trasgredisce il voto semplice pecca mortalmente come chi trasgredisce quello solenne, sebbene sia più grave peccato trasgredire quest'ultimo. Cosicché l'equivalenza è nel genere, non nella quantità determinata dalla colpa. Ma rispetto al matrimonio, in cui si crea un obbligo verso un altro essere umano, l'obbligo non è equivalente neppure nel genere: perché il voto solenne e quello semplice non producono gli stessi legami.

2. Il giuramento vale più del voto in rapporto al motivo per cui ci si obbliga. Ma il voto solenne vale di più per il modo della obbligazione: poiché consiste nel dare di fatto ciò che si promette, il che non avviene nel giuramento. Perciò l'argomento non regge.

3. Il voto solenne implica la donazione attuale del proprio corpo, a differenza del voto semplice, come abbiamo già spiegato. Perciò l'argomento poggia su una ragione insufficiente.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > Il matrimonio > L'impedimento dei voti e degli ordini sacri > Se l'ordine sacro sia un impedimento del matrimonio


Supplemento
Questione 53
Articolo 3

SEMBRA che l'ordine sacro non sia un impedimento del matrimonio. Infatti:
1. Una cosa può essere impedita solo dal suo contrario. Ma l'ordine non è contrario al matrimonio, essendo entrambi dei sacramenti. Dunque non può esserne un impedimento.

2. L'ordine è identico per noi e per la Chiesa Orientale. Ora, presso la Chiesa Orientale l'ordine non impedisce il matrimonio. Quindi non l'impedisce neppure in quella Occidentale.

3. Il matrimonio sta a significare l'unione di Cristo con la Chiesa. Ma questo simbolismo sarebbe espresso anche meglio nel matrimonio dei ministri di Cristo, cioè degli ordinati. Dunque l'ordine non impedisce il matrimonio.

4. Tutti gli ordini dispongono a delle funzioni spirituali. Quindi l'ordine non può impedire il matrimonio che a motivo della sua spiritualità. Perciò se lo impedisce un ordine devono impedirlo tutti. Il che invece è falso.

5. Tutti gli ordinati possono ricevere benefici ecclesiastici, e godere dei privilegi clericali. Perciò se, come dicono i giuristi, l'ordine impedisce il matrimonio per il fatto che gli ammogliati non possono usufruire di tali cose, allora qualsiasi ordine dovrebbe impedirlo. Il che invece è falso, come risulta da una decretale di Alessandro III "sui chierici coniugati". Dunque nessun ordine sacro impedisce il matrimonio.

IN CONTRARIO: 1. Nei sacri canoni si legge: "Se si scopre che alcuni si sono sposati da suddiaconi, o costituiti in ordini anche maggiori, obbligateli ad abbandonare le mogli". Ora, ciò non dovrebbe farsi se si trattasse di vero matrimonio.

2. Chi fa voto di [perpetua] castità non può contrarre matrimonio. Ma ci sono degli ordini che implicano il voto di castità, come risulta dal testo delle Sentenze, Dunque tali ordini impediscono il matrimonio.

RISPONDO: Gli ordini sacri per un motivo di coscienza, implicano di suo un impedimento per il matrimonio: poiché gli ordinati devono maneggiare vasi sacri e sacramenti, e quindi è opportuno
che custodiscano la mondezza del corpo mediante la continenza.
Ma che codesti ordini impediscano il matrimonio si deve a una legge della Chiesa. Non è uguale però la legge per i Latini e per i Greci. Perché per i Greci l'ordine è un impedimento per contrarre matrimonio solo in forza dell'ordine stesso. Invece presso i Latini lo è in forza dell'ordine e del voto di castità annesso agli ordini sacri: il quale, anche se non viene fatto espressamente, si considera come emesso per il fatto che uno riceve gli ordini secondo il rito della Chiesa Occidentale. Ecco perché presso i Greci e gli Orientali l'ordine sacro impedisce di contrarre matrimonio, ma non di usare del matrimonio contratto in precedenza: possono cioè usare del matrimonio già contratto, sebbene non possano contrarlo dopo. Invece per la Chiesa Occidentale l'ordine sacro impedisce il matrimonio e l'uso di esso: a meno che uno non abbia ricevuto gli ordini all'insaputa della moglie e contro la di lei volontà; perché in tal caso l'ordine non può portare pregiudizio alcuno ai suoi diritti. - Abbiamo già visto sopra la differenza che esiste oggi e che esisteva nella Chiesa primitiva tra ordini sacri [o maggiori] e ordini non sacri [o minori].

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Sebbene l'ordine sacro non sia incompatibile col matrimonio in quanto sacramento, tuttavia c'è una certa inconciliabilità a motivo dei suoi atti, che sono d'ostacolo alle funzioni sacre.

2. È evidente che l'argomento poggia su un falso presupposto. Infatti l'ordine sacro è impedimento al matrimonio dovunque, sebbene in certi luoghi non implichi il voto.

3. I chierici ordinati simboleggiano il Cristo con atti più nobili degli sposati, com'è evidente dalle cose dette nel trattato sull'ordine. Perciò l'argomento non vale.

4. A coloro che hanno ricevuto gli ordini minori non è interdetto il matrimonio: poiché, sebbene codesti ordini siano deputati a delle funzioni spirituali, tuttavia non trattano immediatamente cose sacre, come gli ordini maggiori. Ma secondo le leggi della Chiesa Occidentale l'uso del matrimonio impedisce di esercitare anche gli ordini minori, per il maggior decoro degli uffici ecclesiastici. E poiché alcuni chierici son tenuti a esercitare il loro ufficio in forza del beneficio ecclesiastico, e a motivo di tale esercizio godono anche dei privilegi clericali, presso i Latini questi vantaggi vengono sottratti ai chierici sposati.

5. È così risolta anche l'ultima difficoltà.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > Il matrimonio > L'impedimento dei voti e degli ordini sacri > Se uno possa ricevere l'ordine sacro dopo il matrimonio


Supplemento
Questione 53
Articolo 4

SEMBRA che non si possa ricevere l'ordine sacro dopo il matrimonio. Infatti:
1. Il legame più forte pregiudica quello più debole. Ora, il vincolo spirituale è più forte di quello carnale. Perciò se uno sposato riceve gli ordini, pregiudica i diritti della moglie, in modo che questa non può esigere più debito coniugale: poiché l'ordine è un vincolo spirituale, il matrimonio invece è un vincolo carnale.
Sembra quindi che uno, dopo consumato il matrimonio, non possa ricevere gli ordini sacri.

2. Dopo consumato il matrimonio un coniuge non può far voto di castità senza il consenso dell'altro. Ma l'ordine sacro implica codesto voto. Dunque, se uno sposato ricevesse l'ordine sacro contro la volontà della moglie, costringerebbe quest'ultima a conservare la castità: non potendo essa risposarsi "vivente il marito".

3. A detta dell'Apostolo, uno sposato non può attendere alla preghiera per un certo tempo, senza il consenso della moglie. Ora, presso gli Orientali i chierici ordinati sono tenuti a osservare la continenza nel tempo che devono attendere ai loro ministeri. Perciò essi neppure possono essere ordinati senza il consenso delle mogli. Molto meno quindi presso i Latini.

4. Marito e moglie hanno pari doveri. Ora, un prete greco, morta la moglie, non può sposarne un'altra. Quindi neppure la moglie dopo la morte del marito. Ma a questa non si può togliere il diritto di risposarsi per un atto del suo primo marito. Perciò un uomo non può ricevere gli ordini dopo il matrimonio.

5. Tanto il matrimonio è incompatibile con l'ordine, quanto questo con quello. Ma l'ordine che uno ha ricevuto impedisce il matrimonio. Dunque il matrimonio impedisce l'ordine.

IN CONTRARIO: 1. I religiosi sono tenuti alla castità come i chierici negli ordini maggiori. Ora, uno sposato col consenso, o dopo la morte della moglie, può entrare in religione. Dunque può anche ricevere gli ordini.

2. Dopo il matrimonio uno può rendersi schiavo di un uomo. Quindi può anche rendersi servo di Dio con l'ordinazione.

RISPONDO: Il matrimonio non impedisce di ricevere gli ordini sacri. Se uno sposato infatti riceve gli ordini sacri anche contro la volontà della moglie, tuttavia riceve il carattere dell'ordine: però gli è proibito di esercitarlo. Se invece si è fatto ordinare col consenso della moglie, o dopo la sua morte, riceve l'ordine e la facoltà di esercitarlo.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il vincolo dell'ordine scioglie il vincolo del matrimonio rispettivamente al debito coniugale, che è incompatibile col matrimonio: poiché chi riceve l'ordine non può chiedere il debito coniugale. Non lo scioglie invece dal lato della comparte: poiché l'ordinato è tenuto a rendere il debito coniugale, se non può indurre la moglie alla castità perfetta.

2. Se uno sposato si fa ordinare sciente e consenziente la moglie, quest'ultima è tenuta alla castità perpetua: ma non è tenuta a entrare in religione, se non teme per la propria castità, per il fatto che il marito ha emesso i voti solenni. È diverso il caso se il marito ha emesso i voti semplici. - Se invece costui si è fatto ordinare senza il suo consenso, allora non è tenuta, perché il fatto non può pregiudicare i suoi diritti.

3. Sebbene alcuni pensino il contrario, è opinione più probabile che anche i Greci non possano ricevere gli ordini senza il consenso delle loro mogli. Perché queste, almeno nel tempo in cui essi attendono ai loro ministeri, non possono esigere il debito coniugale, di cui non possono essere defraudate a norma di legge, se i mariti si son fatti ordinare contro la loro volontà, o a loro insaputa.

4. Presso i Greci quando una sposa consente all'ordinazione del marito, si obbliga a non sposare in perpetuo nessun altro: poiché altrimenti il simbolismo del matrimonio, che deve apparire soprattutto nel matrimonio del sacerdote, verrebbe compromesso. Se invece uno si fa ordinare senza il consenso della moglie, questa non è tenuta a quella norma.

5. Mentre il matrimonio viene causato dal nostro consenso, l'ordine sacro viene causato da un sacramento determinato da Dio. Ecco perché il matrimonio può essere reso nullo dall'ordine che lo precede, mentre l'ordine non può esser reso nullo dal matrimonio precedente: poiché l'efficacia dei sacramenti è infallibile, mentre gli atti umani possono essere impediti.

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