Sup, 41

Terza parte e Supplemento > I Sacramenti > Il matrimonio > Il matrimonio quale compito naturale


Supplemento
Questione 41
Proemio

Veniamo ora a trattare del matrimonio. Primo, in quanto compito naturale; secondo, in quanto sacramento; terzo, considerandolo direttamente nella sua natura.
Sul primo argomento si pongono quattro quesiti:

1. Se il matrimonio sia di ordine naturale;
2. Se attualmente esso sia di precetto;
3. Se il suo atto sia lecito;
4. Se possa essere meritorio.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > Il matrimonio > Il matrimonio quale compito naturale > Se il matrimonio sia di ordine naturale


Supplemento
Questione 41
Articolo 1

SEMBRA che il matrimonio non sia di diritto naturale. Infatti:
1. "È di diritto naturale ciò che la natura insegna a tutti gli animali". Ora, negli altri animali ci sono i rapporti sessuali, senza il matrimonio. Dunque il matrimonio non è di diritto naturale.

2. Ciò che è di diritto naturale si rincontra in tutti gli uomini in qualsiasi stato di civiltà. Invece il matrimonio non si riscontra in qualsiasi momento della civiltà umana; poiché, come riferisce Cicerone, "da principio gli uomini erano selvaggi, e allora nessuno riconosceva i propri figli e l'unione stabile del matrimonio". Perciò il matrimonio non è di ordine naturale.

3. Le cose naturali sono identiche presso tutti [i popoli]. Il matrimonio invece non ha la stessa forma presso tutti, variando la sua celebrazione secondo le varie leggi. Quindi non è naturale.

4. I mezzi di cui la natura può fare a meno per raggiungere i suoi scopi non sono naturali. Ma la natura mira alla conservazione della specie mediante la generazione, la quale può avvenire anche fuori del matrimonio, p. es., nella fornicazione. Dunque il matrimonio non è d'ordine naturale.

IN CONTRARIO: 1. All'inizio del Digesto si legge: "È un diritto naturale l'unione dell'uomo e della donna, che noi chiamiamo matrimonio".

2. Il Filosofo insegna, che "l'uomo è un animale più coniugale che politico". Ora, "l'uomo", come egli scrive, "è per natura un animale politico e socievole". Quindi è per natura coniugale. Il matrimonio perciò è di ordine naturale.

RISPONDO: Una cosa può essere naturale in due maniere. Primo, perché prodotta necessariamente da cause naturali: cioè come è naturale per il fuoco salire verso l'alto. E il matrimonio in tal senso non è naturale: come non lo è quanto viene compiuto con il libero arbitrio.
Secondo, può dirsi naturale una cosa cui la natura ha inclinazione, ma che viene compiuta mediante il libero arbitrio: sono naturali in tal senso gli atti di virtù. E in questo senso è naturale il matrimonio: poiché ad esso la ragione naturale inclina per due motivi. Primo, per raggiungere il suo fine principale che è la prole. Infatti la natura non mira soltanto alla generazione della prole, ma anche al suo sostentamento e alla sua educazione fino alla maturità perfetta dell'uomo in quanto uomo, cioè alla formazione nella virtù. Cosicché, a detta del Filosofo, dai genitori riceviamo tre cose, e cioè: "l'essere, il nutrimento, e l'educazione". Ora, il figlio non potrebbe essere educato ed istruito, se non avesse genitori ben noti e determinati. E questo non avverrebbe, se non ci fosse un legame stabile dell'uomo con la donna.
Secondo, per raggiungere il fine secondario del matrimonio, che è l'aiuto reciproco dei coniugi nella vita di famiglia. Infatti la ragione naturale come spinge gli uomini ad abitare insieme, perché uno non basta a se stesso nelle necessità della vita, ragion per cui si dice che l'uomo è "per natura un animale politico"; così nelle necessità della vita umana alcuni uffici spettano agli uomini ed altri alle donne. Perciò la natura consiglia una convivenza dell'uomo con la donna, nella quale appunto consiste il matrimonio. - Questi sono i motivi ricordati da Aristotele.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La natura ha posto nell'uomo due serie d'inclinazioni. Alcune riguardano cose che convengono alla natura nel suo genere: e queste sono comuni a tutti gli animali. Altre riguardano cose che convengono alla natura nella sua differenza, cioè in quanto la specie umana, perché ragionevole, è superiore al genere: come avviene per gli atti di prudenza e di temperanza. E come la natura del genere, pur essendo unica in tutti gli animali, tuttavia non ha in essi lo stesso grado, così non inclina alla stessa maniera, ma nel modo che si addice a ciascuno.
Ora, la natura umana inclina al matrimonio in forza del suo elemento differenziale per il secondo motivo indicato. Il Filosofo infatti, nel dare questo motivo, mette l'uomo al disopra degli altri animali. - Invece l'inclinazione dovuta al primo motivo dipende dal genere. Ecco perché egli dice, che "la procreazione dei figli è comune a tutti gli animali". Tuttavia la natura non inclina tutti allo stesso modo. Poiché ci sono degli animali i cui figli appena nati sono in grado di procurarsi il cibo, oppure possono esserne provvisti dalla madre: e in essi non c'è nessuna associazione tra maschio e femmina. In quelli invece che han bisogno di essere sostentati da entrambi, ma per breve tempo, esiste un vincolo per il tempo suddetto: com'è evidente nel caso di certi uccelli. Ma nell'uomo, in cui i figli hanno bisogno dei genitori per lungo tempo, deve esserci un legame fortissimo ed esclusivo tra maschio e femmina, al quale inclina anche la natura del suo genere.

2. Le parole di Cicerone possono esser vere per un dato popolo (considerando l'origine prossima di esso, in quanto si distingue dagli altri popoli): poiché non tutti i soggetti portano ad effetto l'inclinazione naturale. Ma esse non sono vere universalmente: poiché la Scrittura ci ricorda che agli inizi del genere umano esisteva il matrimonio.

3. La natura umana, come scrive il Filosofo, non è immutabile come quella divina. Perciò gli istituti di diritto naturale variano secondo gli stati e le condizioni umane: sebbene gli elementi di diritto divino per natura non cambino in nessun modo.

4. La natura non mira soltanto all'esistenza della prole, ma alla sua perfetta esistenza. E per casa si esige il matrimonio, com'è evidente dalle spiegazioni date.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > Il matrimonio > Il matrimonio quale compito naturale > Se il matrimonio sia tuttora di precetto


Supplemento
Questione 41
Articolo 2

SEMBRA che il matrimonio sia tuttora di precetto. Infatti:
1. Un precetto obbliga fino a che non viene revocato. Ora, nella sua prima istituzione il matrimonio era di precetto, come si legge nel testo [delle Sentenze]: e tale precetto non si legge che sia stato mai revocato; anzi fu confermato: "Non divida l'uomo quello che Dio ha congiunto". Dunque il matrimonio è tuttora di precetto.

2. I precetti del diritto naturale obbligano in ogni tempo. Ma il matrimonio è di diritto naturale, come sopra abbiamo dimostrato. Dunque, ecc.

3. Il bene della specie è superiore al bene dell'individuo: poiché, a detta di Aristotele, "il bene del popolo è più divino che il bene di un uomo singolo". Ora, il precetto dato al primo uomo per la conservazione dell'individuo con la nutrizione è ancora in vigore. Perciò a maggior ragione vige il precetto del matrimonio per la conservazione della specie.

4. Un obbligo rimane fino a che sussiste il motivo che lo impone. Ebbene, gli uomini primitivi erano obbligati al matrimonio, per non compromettere il moltiplicarsi del genere umano. Ma poiché si avrebbe lo stesso risultato, se ognuno liberamente potesse astenersi dal matrimonio; è chiaro che il matrimonio è di precetto.

IN CONTRARIO: 1. S. Paolo afferma: "Chi non sposa la sua figliola fa meglio" di chi la sposa. Perciò contrarre matrimonio ora non è di precetto.

2. La trasgressione di un precetto non può meritare un premio. Ora, ai vergini è promesso un premio, cioè una speciale aureola. Dunque il matrimonio non è di precetto.

RISPONDO: La natura offre due tipi di inclinazioni. Il primo è la tendenza verso ciò che è necessario alla perfezione di ciascuno. E tale inclinazione obbliga tutti: poiché le perfezioni naturali [personali] sono comuni a tutti. - Il secondo è la tendenza verso ciò che è necessario alla società. Ma trattandosi di cose molteplici, e incompatibili tra loro, ciascuno non è obbligato ad esse sotto precetto, altrimenti ognuno sarebbe obbligato a fare il contadino, il muratore e tutti gli altri mestieri necessari alla convivenza umana: ma si soddisfa all'inclinazione naturale per il fatto che varie persone esercitano i vari mestieri.
Ora, poiché alla perfezione della società umana e necessario che alcuni si dedichino alla vita contemplativa, la quale trova il massimo ostacolo nel matrimonio, quest'ultimo, a detta anche dei filosofi, non può obbligare sotto precetto. E Teofrasto dimostra che al sapiente non conviene sposarsi.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ. 1. Il precetto in parola non è stato revocato. Esso tuttavia non obbliga ciascuno, per la ragione esposta, se non in quel tempo in cui il piccolo numero degli uomini esigeva che ciascuno attendesse alla procreazione.

2. 3. Da quanto abbiamo detto è evidente la risposta alla seconda e alla terza difficoltà.

4. La natura umana inclina, come abbiamo detto, ad atti e compiti diversi; ma poiché essa è diversa nei vari individui, inclina maggiormente chi a un compito e chi a un altro. E per tale diversità, guidata dalla divina provvidenza che governa tutte le cose, avviene che si scelga questo o quell'altro mestiere, l'agricoltura, p. es. Così avviene pure che alcuni scelgono il matrimonio, e altri la vita contemplativa. Perciò nessun danno minaccia per questo la società.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > Il matrimonio > Il matrimonio quale compito naturale > Se l'atto matrimoniale sia sempre peccato


Supplemento
Questione 41
Articolo 3

SEMBRA che l'atto matrimoniale sia sempre peccato. Infatti:
1. S. Paolo scrive: "Quelli che hanno moglie siano come se non l'avessero". Ma ai non sposati non è lecito l'atto matrimoniale. Dunque anche gli sposati peccano in quell'atto.

2. In Isaia si legge: "Le nostre iniquità hanno messo la divisione tra noi e il nostro Dio". Ora, l'atto matrimoniale distoglie l'uomo da Dio; ecco perché nell'Esodo si comanda al popolo che doveva vedere Dio, di "non accostarsi alle proprie mogli"; e San Girolamo afferma che "nell'atto matrimoniale lo Spirito Santo non influisce sul cuore dei profeti". Perciò quell'atto è peccato.

3. L'atto che è turpe in se stesso in nessun modo può essere compiuto bene. Ora, l'atto matrimoniale è accompagnato dalla concupiscenza, che è sempre turpe. Dunque è peccaminoso.

4. Ha bisogno di essere scusato solo ciò che è peccato. Ma l'atto matrimoniale ha bisogno di essere scusato dai beni del matrimonio, come insegna il Maestro [delle Sentenze]. Quindi è peccato.

5. Cose della medesima specie meritano identico giudizio. Ma l'atto matrimoniale appartiene alla medesima specie dell'atto di adulterio: poiché entrambi hanno il medesimo oggetto, cioè la procreazione di un essere umano. Perciò, essendo peccato l'atto di adulterio, lo è pure l'atto del matrimonio.

6. Ogni eccesso di passione distrugge la virtù. Ora, nell'atto matrimoniale c'è sempre un eccesso di piacere: al punto da sommergere la ragione, che è il bene principale dell'uomo; infatti il Filosofo scrive, che "è impossibile all'uomo intendere allora una qualsiasi cosa". Quindi l'atto matrimoniale è sempre peccato.

IN CONTRARIO: 1. S. Paolo dichiara: "Se una vergine si sposa, non pecca"; e ancora: "voglio che le più giovani si sposino, facciano figli". Ma la procreazione dei figli non è possibile senza la copula carnale. Dunque l'atto matrimoniale non è peccato: altrimenti l'Apostolo non avrebbe voluto tali cose.

2. Nessun peccato può essere di precetto. Ora, l'atto matrimoniale è materia di un precetto: "Il marito renda alla moglie quel che deve". Quindi non è peccato.

RISPONDO: Se ammettiamo che la natura corporea è stata creata buona da Dio, è impossibile affermare che quanto è richiesto alla conservazione di tale natura, ed è secondo l'inclinazione naturale, sia universalmente cattivo. Perciò, esistendo l'inclinazione naturale alla procreazione della prole, che assicura la conservazione della specie, è impossibile affermare che l'atto con il quale viene procreata la prole sia del tutto illecito, così da non ammettere il giusto mezzo della virtù; - a meno che non si voglia asserire, secondo la follia di alcuni, "che gli esseri corruttibili sono stati creati da un Dio cattivo. Dal quale errore forse deriva l'opinione, cui accenna il testo [delle Sentenze]. Perciò si tratta di una pessima eresia.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'Apostolo con quelle parole non volle proibire l'atto del matrimonio, come non proibiva il possesso dei beni col dire; "Quelli che usano di questo mondo siano come se non ne usassero"; ma in entrambi i casi volle proibire che si scambiassero per fini tali mezzi. Il che risulta dalle espressioni che usa. Non disse infatti "stiano senza usarne", oppure, "rinunzino ad averla": ma "siano come se non ne usassero" o "non l'avessero".

2. Possiamo essere uniti a Dio e con la grazia abituale, e con l'atto della contemplazione e dell'amore. Ciò che separa dal primo tipo di unione è sempre peccato. Non cosi ciò che separa dal secondo: poiché qualunque occupazione lecita circa le cose inferiori distrae l'anima, così da non poter godere l'unione attuale con Dio. E ciò avviene soprattutto nella copula carnale, in cui l'anima è vincolata dall'intensità del piacere. Ecco perché a coloro che hanno l'incarico di contemplare o di amministrare le cose divine viene imposto temporaneamente di astenersi dall'atto coniugale. E per questo si dice che lo Spirito Santo, per quanto riguarda la rivelazione dei misteri di Dio, non influiva sull'anima dei profeti nell'atto del matrimonio.

3. La turpitudine della concupiscenza che sempre accompagna l'atto del matrimonio non è una colpa, ma un castigo derivante dal peccato originale: e consiste nel fatto che le facoltà inferiori e le membra del corpo non ubbidiscono alla ragione. Perciò l'argomento non regge.

4. Vengono scusati propriamente gli atti che presentano un aspetto di male, senza esserlo, oppure senza esserlo così gravemente come appare. I primi sono scusati del tutto, gli altri sono scusati in parte. E poiché l'atto matrimoniale per la corruzione della concupiscenza si presenta come un atto disordinato, in forza dei beni del matrimonio viene scusato del tutto, e non è affatto peccato.

5. Pur essendo i due atti identici nella loro specie fisica, differiscono nella specie morale, che è mutata da una circostanza, cioè dal fatto che si compie l'atto con la propria moglie o con un'altra. Allo stesso modo uccidere un uomo per vendetta, e ucciderlo per eseguire una giusta condanna sono atti diversi nella loro specie morale, pur essendo della medesima specie fisica: cosicché uno è lecito e l'altro illecito.

6. L'eccesso di passione che distrugge la virtù non solo impedisce l'atto della ragione, ma elimina l'ordine da essa voluto. Ma questo non avviene per l'intensità del piacere nell'atto matrimoniale: poiché sebbene allora l'uomo non sia attualmente ordinato, è però preordinato dalla ragione.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > Il matrimonio > Il matrimonio quale compito naturale > Se l'atto matrimoniale sia meritorio


Supplemento
Questione 41
Articolo 4

SEMBRA che l'atto matrimoniale non sia meritorio. Infatti:
1. Il Crisostomo afferma: "Sebbene il matrimonio non procuri punizioni a chi ne usa, tuttavia non procura alcuna mercede". Ma il merito si concepisce in rapporto alla mercede. Dunque l'atto matrimoniale non è meritorio.

2. Non è cosa lodevole abbandonare ciò che è meritorio. Invece la verginità, con la quale si rinunzia al matrimonio, è cosa lodevole. Perciò l'atto matrimoniale non è meritorio.

3. Chi usa di un permesso non fa che usare di una licenza accordata. Ma con questo non acquista alcun merito. Perciò l'atto del matrimonio non può essere meritorio.

4. Il merito presuppone una difficoltà, al pari della virtù. Ora, l'atto matrimoniale non presenta difficoltà, ma piacere. Quindi non è meritorio.

5. Ciò che non si può fare senza commettere peccato veniale non è meritorio: poiché non si può insieme meritare e demeritare. Ma nell'atto matrimoniale una colpa veniale c'è sempre; poiché lo stesso primo moto istintivo verso il piacere è peccato veniale.
Perciò tale atto non può esser meritorio.

IN CONTRARIO: 1. Tutti gli atti che eseguiscono un precetto, se sono compiuti nella carità, sono meritori. Ora, l'atto matrimoniale è di questo genere, come si rileva dalle parole di S. Paolo: "Il marito renda alla moglie quel che deve". Dunque, ecc.

2. Ogni atto di virtù è meritorio. Ma l'atto suddetto è un atto di giustizia: poiché si tratta di a rendere quel che si deve". Perciò è meritorio.

RISPONDO: L'atto matrimoniale in chi possiede la grazia è necessariamente peccaminoso o meritorio, perché nessun atto deliberato è indifferente, come sopra abbiamo visto. Infatti se all'atto matrimoniale si è spinti da una virtù: o dalla giustizia per rendere il debito coniugale; o dalla religione, per procreare dei figli da consacrare al culto di Dio, allora esso è meritorio. Se invece si è mossi dalla libidine, restando però entro l'onestà del matrimonio, cosicché uno mai desidererebbe di usare con altre donne, allora è peccato veniale. Se poi uno è trasportato oltre l'onestà del matrimonio, così da essere disposto a compiere quell'atto con qualsiasi altra donna, è peccato mortale. Poiché la natura o muove in modo da subire l'ordine della ragione, e allora si ha un moto virtuoso; oppure a tale ordine si rifiuta, e allora si ha un moto di libidine.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La radice del merito rispetto al premio sostanziale è la carità. Ma rispetto al premio accidentale il merito consiste nella difficoltà dell'atto. Perciò l'atto matrimoniale è meritorio non rispetto al secondo, ma rispetto al primo.

2. Si può meritare con opere buone piccole o grandi. Quando perciò uno lascia le piccole per compiere quelle più grandi, è degno di lode, abbandonando così atti meno meritori.

3. Il permesso talvolta viene accordato per il male minore. E in tal senso è permesso l'atto matrimoniale che è mosso dalla libidine entro i limiti del matrimonio: e allora si tratta di un peccato veniale. Ma quando ad esso si è spinti dalla virtù, che lo rende meritorio, quell'atto non è semplicemente permesso, se non nel senso che è ammesso, come ai dice per un bene minore. E non è escluso che colui il quale usa di tale concessione possa meritare; poiché il buon uso dei benefici di Dio è meritorio.

4. La difficoltà del sacrificio è richiesta per meritare il premio accidentale; ma per il merito relativo al premio essenziale basta la difficoltà che consiste nell'ordinare i mezzi al fine. E questa s'incontra anche nell'atto del matrimonio.

5. Il primo moto istintivo, che è peccato veniale, è il moto appetitivo verso un piacere disordinato. Ma tale disordine non esiste nell'atto matrimoniale. Dunque l'argomento non vale.

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