Sup, 40

Terza parte e Supplemento > I Sacramenti > Cose connesse col sacramento dell'ordine


Supplemento
Questione 40
Proemio

Passiamo ora a considerare cose connesse col sacramento dell'ordine.
Sull'argomento si pongono sette quesiti:

1. Se gli ordinati debbano portare la rasura e la tonsura a forma di corona;
2. Se la tonsura sia un ordine;
3. Se col ricevere la tonsura uno rinunzi ai beni materiali;
4. Se sopra il sacerdozio debba esserci il potere episcopale;
5. Se l'episcopato sia un ordine;
6. Se esista un potere superiore a quello dei vescovi;
7. Se siano convenienti le vesti istituite per i ministri.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > Cose connesse col sacramento dell'ordine > Se gli ordinati debbano portare la tonsura


Supplemento
Questione 40
Articolo 1

SEMBRA che gli ordinati non debbano portare la tonsura. Infatti:
1. Il Signore ha minacciato la schiavitù e la dispersione a quelli che si radevano la testa: "I miei nemici con la testa nuda andranno in schiavitù"; e ancora: "Disperderò a tutti i venti gli uomini dai capelli tagliati". Ora, ai ministri di Cristo si addice non la schiavitù, ma la libertà. Dunque ad essi non si addice la rasura e la tonsura a forma di corona.

2. La verità deve corrispondere alla figura. Ma nell'antico Testamento si ebbe la figura della corona clericale nella tonsura dei Nazzarei, come nota il testo delle Sentenze. Non essendo però i Nazzarei ordinati ai ministeri sacri, è chiaro che non si addice la tonsura e la rasura ai ministri della Chiesa. E ne è la riprova il fatto che negli ordini religiosi la tonsura viene praticata anche ai conversi, che non sono ministri della Chiesa.

3. I capelli indicano le superfluità: perché sono prodotti dagli umori eccedenti. Ora, i ministri dell'altare devono allontanare da sé qualsiasi superfluità. Perciò devono radersi il capo totalmente e non a forma di corona.

IN CONTRARIO: 1. A detta di S. Gregorio "servire a Dio è regnare". Ma la corona è il simbolo della regalità. Dunque è giusto che quanti sono addetti al ministero divino portino la corona.

2. "I capelli sono dati per velare", dice S. Paolo. Ora, i ministri dell'altare devono avere una mente senza veli. Quindi ad essi si addice la rasura in forma di corona.

RISPONDO: A quanti sono deputati al sacro ministero si addice la rasura e la tonsura a forma di corona per il suo simbolismo. La corona infatti è il simbolo della regalità e della perfezione, essendo essa circolare. Ora, quanti sono deputati al sacro ministero acquistano dignità regale, e sono tenuti ad essere perfetti nella virtù.
Si addice loro anche come decurtazione di capelli: il taglio superiore mediante la rasura per indicare il loro impegno a non occuparsi delle cose temporali, per non essere distratti dalla contemplazione delle cose divine; e il taglio inferiore mediante la tonsura, per evitare che i propri sensi restino avviluppati dai beni temporali.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il Signore rivolge quelle minacce a coloro che ciò facevano per il culto idolatrico.

2. Gli usi dell'antico Testamento rappresentavano solo imperfettamente quelli del nuovo. Ecco perché quanto riguarda i ministri del nuovo Testamento non viene prefigurato solo dalle funzioni
dei leviti, ma da tutti coloro che si dedicavano a qualche pratica di perfezione. Ora, i Nazzarei si votavano alla perfezione col taglio dei capelli, per indicare il disprezzo dei beni temporali. Non se li tagliavano però a forma di corona, ma totalmente: non essendo ancora giunto il tempo del perfetto e regale sacerdozio.
Così pure fanno i conversi, i quali praticano la tonsura, per indicare la rinunzia ai beni temporali. Ma non hanno la rasura; perché non sono addetti ai sacri ministeri, in cui bisogna contemplare con la mente i misteri divini.

3. La tonsura clericale a forma di corona non deve indicare soltanto il disprezzo dei beni temporali, ma anche regale dignità. Ecco perché la rasura dei capelli non deve essere totale. - E anche per non rendersi impresentabili.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > Cose connesse col sacramento dell'ordine > Se la tonsura sia un ordine


Supplemento
Questione 40
Articolo 2

SEMBRA che la tonsura sia un ordine. Infatti:
1. Nelle pratiche vigenti nella Chiesa all'atto materiale corrisponde sempre qualche cosa di spirituale. Ora, la tonsura è una pratica materiale in uso nella Chiesa. Quindi ad essa corrisponde interiormente ciò che significa. Cosicché con essa s'imprime il carattere, ed è perciò un ordine.

2. La tonsura è data solo dal vescovo, come la cresima e gli altri ordini. Ma nella cresima e negli altri ordini viene impresso il carattere. Dunque viene impresso anche dalla tonsura. E quindi torniamo alla conclusione precedente.

3. L'ordine implica un grado di dignità. Ma un chierico per il fatto stesso che è chierico è posto in un grado di superiorità rispetto al popolo. Perciò la tonsura, per cui si diventa chierici, è un ordine.

IN CONTRARIO: 1. Nessun ordine viene conferito fuori della celebrazione della messa. Ora, la tonsura viene data anche fuori della messa. Dunque non è un ordine.

2. Nel conferimento di ciascun ordine si fa menzione del potere in esso conferito. Non così nel conferimento della tonsura. Essa quindi non è un ordine.

RISPONDO: I ministri della Chiesa sono separati dal popolo, per attendere al culto divino. Ma in tale culto ci sono degli atti che vanno esercitati mediante poteri determinati: e per questo viene conferito il potere spirituale dell'ordine. Altri atti invece sono compiuti comunemente da tutto il corpo dei ministri, come, p. es., recitare le lodi divine. E per questo non si richiede un potere di ordine, ma solo una deputazione a tale ufficio. E questo si fa con la tonsura. Perciò quest'ultima non è un ordine, ma una preparazione agli ordini.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La tonsura ha interiormente qualcosa di spirituale che le corrisponde, come ciò che è significato corrisponde al segno che lo esprime. Ma non si tratta di un potere spirituale. Perciò la tonsura non imprime il carattere, e non è un ordine.

2. Sebbene la tonsura non imprima il carattere, tuttavia dedica un uomo al culto di Dio. E tale dedicazione va fatta dal primo dei sacri ministri, cioè dal vescovo: a cui è riservata anche la benedizione dei vasi sacri e di quanto viene deputato al culto divino.

3. Per il fatto che uno è chierico è in uno stato superiore ai laici: ma non ha un grado superiore di potere, il che si richiede per l'ordine.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > Cose connesse col sacramento dell'ordine > Se con la tonsura si rinunzi ai beni temporali


Supplemento
Questione 40
Articolo 3

SEMBRA che col ricevere la tonsura si rinunzi ai beni temporali.
Infatti:
1. I candidati nel ricevere la tonsura dicono: "Il Signore è la porzione della mia eredità". Ora, a detta di S. Girolamo, "il Signore non tollera di essere considerato parte assieme ai beni temporali". Essi dunque rinunziano ai beni temporali.

2. La giustizia dei ministri del nuovo Testamento deve superare quella dei ministri del vecchio Testamento, come dice il Vangelo. Ora, i ministri del secchio Testamento, cioè i leviti, "non ebbero parte alcuna di eredità tra i loro fratelli". Quindi non devono averne neppure i ministri del nuovo Testamento.

3. Ugo da S. Vittore afferma, che "quando uno è diventato chierico, deve essere mantenuto con le rendite della Chiesa". Ma così non sarebbe, se costui ritenesse il proprio patrimonio. È chiaro quindi che diventando chierico egli ci rinunzia.

IN CONTRARIO: 1. Geremia apparteneva all'ordine sacerdotale. Eppure, come risulta dalla Scrittura, egli ebbe dei possessi per diritto ereditario. Perciò i chierici possono ritenere i beni patrimoniali.

2. Se così non fosse, non si vedrebbe più la differenza tra religiosi e chierici secolari.

RISPONDO: I chierici per il fatto che ricevono la tonsura non rinunziano al patrimonio, né agli altri beni temporali. Perché con il culto divino, cui i chierici vengono deputati, non è incompatibile il possesso dei beni terreni, ma la troppa sollecitudine per essi. Poiché, come dice S. Gregorio "è l'affetto che è peccaminoso".

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il Signore non tollera di trovarsi come parte tra tali cose, nel senso di essere amato alla pari con esse: in modo che uno ponga il suo fine in Dio e nelle cose del mondo. Ma non sdegna di esser parte per coloro che possiedono le cose del mondo in modo da non essere distolti dal culto divino.

2. Nell'antico Testamento i leviti avevano diritto all'eredità paterna. Ma non ricevettero l'eredità come le altre tribù perché dovevano essere dispersi tra tutte le altre: il che non sarebbe stato possibile, se avessero ricevuto, al pari delle altre tribù, la loro porzione [di territorio].

3. Se i chierici promossi agli ordini sacri sono nell'indigenza, il vescovo che li ha ordinati è tenuto a sostentarli; altrimenti non è tenuto. Costoro però in forza dell'ordine ricevuto sono tenuti al servizio della Chiesa. Perciò le parole di Ugo da S. Vittore valgono per coloro che non hanno di che vivere.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > Cose connesse col sacramento dell'ordine > Se sopra l'ordine del sacerdozio esista un potere episcopale


Supplemento
Questione 40
Articolo 4

SEMBRA che sopra l'ordine del sacerdozio non debba esserci un potere episcopale. Infatti:
1. Come dice il testo delle Sentenze, "l'ordine sacerdotale deriva da Aronne". Ma nell'antica legge nessuno era superiore ad Aronne. Dunque neppure nella nuova legge deve esserci un potere sopra quello sacerdotale.

2. L'ordine dei poteri corrisponde a quello delle funzioni. Ora, nessuna funzione sacra può essere superiore all'atto di consacrare il corpo di Cristo, cui è ordinato il potere sacerdotale. Perciò sopra di questo non deve esserci il potere episcopale.

3. Il sacerdote nell'offrire il sacrificio rappresenta nella Chiesa la persona di Cristo, il quale offrì se stesso al Padre. Ora, nella Chiesa nessuno è superiore a Cristo: poiché "egli è il capo della Chiesa". Dunque non deve esserci un potere superiore a quello sacerdotale.

IN CONTRARIO: 1. Un potere quanto più è esteso, tanto più è grande. Ora, il potere sacerdotale si estende soltanto, come insegna Dionigi, a "purificare" e ad "illuminare"; l'episcopale invece giunge a "perfezionare". Perciò sopra il potere sacerdotale c'è quello episcopale.

2. I ministeri divini devono essere più ordinati di quelli umani. Ma l'ordine degli uffici umani esige che a ciascun ufficio sia preposta una persona, che sia il capo di tale ufficio: cosi ai soldati viene preposto il comandante supremo. Perciò anche ai sacerdoti deve essere preposta una persona che sia il principe dei sacerdoti.
E questi è il vescovo. Dunque sopra il sacerdozio deve esserci il potere episcopale.

RISPONDO: Il sacerdote, come abbiamo visto, ha due funzioni: una principale, che consiste nel consacrare il corpo reale di Cristo; e l'altra secondaria, che consiste nel preparare il popolo a ricevere questo sacramento. Rispetto alla prima il sacerdote non dipende da nessun potere superiore, all'infuori di quello divino. Invece rispetto alla seconda egli dipende da un potere anche umano. Ogni potere infatti, che non può procedere all'atto se non rispettando certe condizioni, dipende da quel potere da cui esse derivano. Ora, il sacerdote non può sciogliere e legare che in forza della giurisdizione concessa da un prelato, cui sono sottoposti coloro che egli deve assolvere. Invece può consacrare qualsiasi materia determinata da Cristo, e non si richiede altro per la validità del sacramento: sebbene per un motivo di congruenza si presupponga la consacrazione dell'altare, delle vesti e di altre cose da parte del vescovo. Perciò è evidente che al disopra del potere sacerdotale deve esserci quello episcopale rispetto alla funzione secondaria del sacerdozio, ma non rispetto a quella primaria.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Aronne era sacerdote e pontefice, cioè "principe dei sacerdoti". Perciò da lui ebbe origine il potere sacerdotale in quanto era egli stesso sacerdote che offriva sacrifici: il che era concesso anche ai sacerdoti inferiori. Ma ciò non derivò da lui in quanto pontefice: che da tale potere egli aveva la facoltà di compiere certe cose che agli altri non erano permesse, come "entrare una volta all'anno nel santo dei santi".

2. Rispetto alla funzione suddetta non può esserci un potere più alto; ma può esserci rispetto alle altre, come abbiamo spiegato.

3. Come le perfezioni di tutte le creature preesistono in Dio che ne è la causa esemplare, così Cristo fu l'esemplare di tutti i ministeri ecclesiastici. Perciò qualsiasi ministro della Chiesa sotto un certo aspetto rappresenta Cristo, come dice il testo delle Sentenze; ed è superiore quel ministro che lo rappresenta con maggiore perfezione. Ora, il sacerdote rappresenta Cristo in quanto questi compì personalmente un ministero sacro; e il vescovo lo rappresenta in quanto egli istituì ministri altre persone, e fondò la Chiesa. Infatti al vescovo spetta deputare persone e cose al servizio di Dio, quasi erigendo così il culto divino a immagine di Cristo. E per questo il vescovo, come Cristo, viene denominato in modo speciale sposo della Chiesa.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > Cose connesse col sacramento dell'ordine > Se l'episcopato sia un ordine


Supplemento
Questione 40
Articolo 5

SEMBRA che l'episcopato sia un ordine.
1. Dionigi distingue tre ordini nella gerarchia ecclesiastica: vescovo, sacerdote e ministro. E anche nelle Sentenze si dice che "l'ordine dei vescovi si divide in quattro classi".

2. L'ordine non è altro che un grado gerarchico nel conferimento delle cose sacre. Ora, i vescovi possono conferire dei sacramenti che non possono conferire i sacerdoti, come la cresima e l'ordine sacro. Dunque l'episcopato è un ordine.

3. Nella Chiesa il potere spirituale, o è di ordine, o è di giurisdizione. Ma i compiti riservati al potere episcopale non sono solo di giurisdizione: altrimenti potrebbero essere affidati a chi non è vescovo, il che è falso. Quindi appartengono al potere di ordine. Dunque il vescovo ha un ordine che il semplice sacerdote non possiede. Perciò l'episcopato è un ordine.

IN CONTRARIO: 1. Per la validità del sacramento un ordine non dipende mai da quello precedente. Invece il potere episcopale dipende da quello sacerdotale: poiché nessuno può essere ordinato vescovo, se non è già sacerdote. Dunque l'episcopato non è un ordine.
2. Gli ordini maggiori sono conferiti solo di sabato. L'episcopato invece viene conferito di domenica. Perciò non è un ordine.

RISPONDO: Al termine ordine si possono dare due significati. Primo, quello di sacramento e in tal senso ogni ordine, come abbiamo spiegato sopra, è ordinato all'Eucarestia. E poiché il vescovo non ha in questo un potere superiore a quello sacerdotale, l'episcopato non è un ordine
Secondo, ordine può indicare un ufficio relativo a certe funzioni sacre. E in tal senso il vescovo avendo sul corpo mistico un potere relativo ad. atti gerarchici superiore a quello del sacerdote, l'episcopato è un ordine. Ed è in tal senso che si esprimono le autorità allegate.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. È così risolta anche la prima difficoltà.

2. L'ordine, in quanto sacramento che imprime il carattere, è ordinato direttamente all'Eucarestia, in cui è contenuto Cristo medesimo: poiché il carattere ci rende conformi a Cristo. Perciò, sebbene al vescovo nell'ordinazione venga conferito un potere spirituale rispetto ad altri sacramenti, tuttavia tale potere non ha valore di carattere. Ecco perché l'episcopato non è un ordine, considerando l'ordine come sacramento.

3. Il potere episcopale non è soltanto di giurisdizione, ma anche di ordine, nel senso più generico che il termine può avere, secondo le spiegazioni date.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > Cose connesse col sacramento dell'ordine > Se nella Chiesa esista un'autorità superiore ai vescovi


Supplemento
Questione 40
Articolo 6

SEMBRA che nella Chiesa non possa esserci un'autorità superiore ai vescovi. Infatti:
1. Tutti i vescovi sono successori degli Apostoli. Ma l'autorità conferita a uno di essi, cioè a S. Pietro, fu data a tutti gli apostoli. Dunque i vescovi sono tutti uguali e nessuno è superiore all'altro.

2. Il rito della Chiesa deve conformarsi più a quello dei giudei che a quello dei gentili. Ora, la gradazione della dignità episcopale, cioè la precedenza dell'uno sull'altro "deriva dai gentili", come dicono le Sentenze; ma nell'antica legge non c'era. Perciò nella Chiesa un vescovo non deve essere superiore all'altro.

3. Un potere superiore non può essere conferito da un inferiore, e neppure da un uguale: poiché "la contraddizione è esclusa per il solo fatto che il minore è benedetto dal maggiore". E difatti il sacerdote non promuove un vescovo, e neppure un altro sacerdote: ma il sacerdote è promosso dal vescovo. Invece un vescovo può ordinare qualsiasi vescovo: così il vescovo di Ostia, p. es., consacra il Papa. Dunque la dignità episcopale è uguale in tutti. E quindi un vescovo non deve sottostare all'altro.

IN CONTRARIO: Negli atti del Concilio di Costantinopoli si legge: "Secondo la Scrittura e secondo le disposizioni dei canoni, noi riconosciamo che il vescovo santissimo dell'antica Roma è il primo e supremo dei vescovi, e dopo di lui il vescovo di Costantinopoli". Perciò i vescovi sono subordinati l'uno all'altro.

2. S. Cirillo vescovo di Alessandria ha scritto: "Restiamo membra del nostro capo, che è il trono apostolico dei Pontefici Romani, al quale noi dobbiamo domandare quello che bisogna credere e ritenere, venerandolo e ricorrendo a lui più che a ogni altro. Poiché spetta soltanto a lui il compito di ammonire, correggere, decretare, disporre, sciogliere e legare in nome di colui che lo ha stabilito; e a nessun altro egli ha concesso il suo pieno potere, ma a lui soltanto; ai quali tutti per legge divina inchinano il capo, e i principi del mondo obbediscono come al Signor nostro Gesù Cristo". Dunque i vescovi anche per legge divina devono sottostare a qualcuno.

RISPONDO: Dove si riscontrano molteplici autorità ordinate a un unico scopo, deve esserci un'autorità universale sulle autorità particolari. Perché, come dice Aristotele, in tutte le virtù e nei loro atti c'è un ordine secondo l'ordine dei fini. Ora, "il bene comune è più divino di quello particolare". Perciò sopra il potere di governo che ha di mira il bene particolare, deve esserci un potere universale relativo al bene comune: altrimenti non potrebbe esserci il collegamento verso l'unico scopo. Essendo dunque la Chiesa tutta "un unico corpo", se tale unità deve conservarsi, si richiede che ci sia un potere di governo per tutta la chiesa, superiore al potere episcopale, che governa ogni chiesa particolare. E questo è il potere del Papa. Perciò quelli che negano tale potere sono chiamati scismatici, cioè frazionatori dell'unità ecclesiastica.
Tra un semplice vescovo poi e il Papa ci sono altri gradi intermedi di dignità, corrispondenti alle varie articolazioni di cui si compone l'unità, per cui una collettività include l'altra: la provincia, p. es., include la città, il regno include la provincia, e il mondo intero include il regno.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Sebbene il potere di legare e di sciogliere sia stato dato comunemente a tutti gli apostoli, per significare l'ordine con cui è conferito tale potere, prima fu dato a Pietro soltanto, mostrando così che tale potere da lui doveva derivare agli altri. Ecco perché particolarmente a lui fu detto: "Conferma i tuoi fratelli", e "Pasci le mie pecore". "Cioè", spiega il Crisostomo, "sii in mia vece guida e capo dei tuoi fratelli: affinché essi considerandoti mio vicario, proclamino e affermino per tutta la terra la supremazia del tuo trono".

2. Il culto giudaico non era diffuso in vari regni e regioni, ma ristretto a un unico popolo. Perciò non era necessario che sotto il pontefice sommo, il quale aveva il potere supremo, ci fossero altri pontefici. Invece il culto della Chiesa, come quello dei gentili, è diffuso in molte nazioni. Quindi in questo particolare l'ordinamento della Chiesa deve conformarsi più al rito dei gentili che a quello dei giudei.

3. Il potere episcopale supera quello del sacerdote come un potere di genere diverso. Invece il potere del Papa supera quello del vescovo come un potere dello stesso genere. Ecco perché tutte le funzioni gerarchiche che può fare il Papa nell'amministrazione dei sacramenti può farle anche il vescovo: ma non tutte le funzioni che può fare il vescovo nel conferire i sacramenti può farle un sacerdote. Perciò quanto alle funzioni dell'ordine episcopale tutti i vescovi sono uguali. E per questo qualsiasi vescovo può consacrarne un altro.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > Cose connesse col sacramento dell'ordine > Se siano convenienti le vesti istituite nella Chiesa per i ministri


Supplemento
Questione 40
Articolo 7

SEMBRA che non siano convenienti le vesti istituite nella Chiesa per i ministri [dell'altare].
Infatti:
1. I ministri del nuovo Testamento sono tenuti alla castità più di quelli del vecchio. Ora, tra le vesti di questi ultimi c'erano i cosciali, che stavano a indicare la castità. Perciò a maggior ragione questi dovrebbero essere adesso tra le vesti dei ministri della Chiesa.

2. Il sacerdozio del nuovo Testamento è superiore a quello del vecchio. Ma i sacerdoti antichi avevano le mitre, che sono segno di dignità. Dunque dovrebbero averle anche i sacerdoti della nuova legge.

3. Il sacerdote è più vicino agli ordini dei ministri che l'ordine episcopale. Ora, i vescovi portano le vesti dei ministri: cioè la dalmatica che è la veste del diacono, e la tunicella che è la veste del suddiacono. Perciò a maggior ragione dovrebbero portarle i semplici sacerdoti.

4. Nell'antica legge il pontefice portava l'efod, o superomerale; che a detta di S. Beda significava "il fardello del Vangelo". Ma questo grava specialmente sulle spalle dei nostri pontefici. Essi quindi dovrebbero portare tale ornamento.

5. Sul razionale che usavano i pontefici dell'antica legge erano incise "dottrina e verità". Ora, la verità è stata manifestata soprattutto nella nuova legge. Dunque esso si addice ai pontefici della nuova legge.

6. La lamina d'oro, su cui era scritto l'augustissimo nome di Dio, era l'ornamento più nobile dell'antica legge. Perciò l'uso di esso doveva essere trasferito nella nuova legge.

7. Le insegne esterne dei ministri della Chiesa sono i segni del potere interiore. Ora, gli arcivescovi non hanno un potere diverso per natura da quello dei vescovi, come abbiamo notato. Essi dunque non devono avere il pallio, che i vescovi non hanno.

8. Nel Romano Pontefice risiede la pienezza del potere. Eppure egli non usa il pastorale. Perciò non devono usarlo neppure gli altri vescovi.

RISPONDO: Le vesti dei ministri rappresentano simbolicamente le doti in essi richieste per trattare le cose di Dio. E poiché alcune sono richieste in tutti, mentre altre che sono richieste nei ministri superiori non sono così indispensabili per gli inferiori, certe vesti sono comuni a tutti, e altre sono riservate a quelli superiori.
Ecco perché a tutti i ministri viene assegnato l’amitto per coprire le spalle, che sta a indicare la fermezza nel compimento del ministero sacro, cui sono chiamati; nonché il camice, che indica la purezza dei costumi, e il cingolo che indica la repressione della carne.
Il suddiacono porta inoltre il manipolo, che indica le purificazioni delle più piccole macchie, poiché il manipolo è come un fazzoletto per astergere la faccia: essi infatti sono i primi ad essere ammessi a trattare le cose sacre. Portano inoltre la tunicella stretta, che vuole indicare la dottrina di Cristo: perciò nell'antica legge da tale veste pendevano dei campanelli. Infatti i suddiaconi sono già ammessi ad annunziare la dottrina della nuova legge.
Al diacono invece viene imposta anche la stola sulla spalla sinistra, per indicare che viene applicato al ministero degli stessi sacramenti. E in più viene data la dalmatica, che è una veste larga, così chiamata perché cominciò ad essere usata in Dalmazia: e ciò per indicare che egli è già addetto alla distribuzione dei sacramenti, avendo il compito di distribuire il sangue; e nel distribuire si richiede larghezza.
Al sacerdote poi la stola viene posta su entrambe le spalle: per mostrare che a lui viene data la piena potestà di amministrare i sacramenti, e non quale ministro altrui; ecco perché la sua stola discende fino agli arti inferiori. Inoltre egli porta la casula [o pianeta], che significa la carità: poiché egli celebra "il sacramento della carità", cioè l'Eucarestia.
Ai vescovi invece sono dati nove ornamenti in più, oltre quelli dei sacerdoti: calze, sandali, cintura, tunicella, dalmatica, mitra, guanti, anello e pastorale; questo perché sono nove le cose che essi possono fare più del sacerdote, e cioè: ordinare i chierici, benedire le vergini, consacrare i pontefici, imporre le mani [nella cresima e nelle ordinazioni], dedicare le chiese, deporre i chierici, celebrare i sinodi, benedire il crisma, consacrare le vesti e i vasi sacri. - Oppure si può dire che le calze stanno a indicare la rettitudine del camminare. I sandali che coprono i piedi indicano il disprezzo per i beni terreni. La cintura che unisce la stola col camice indica l'amore delle virtù. La tunicella indica la perseveranza: poiché si dice che Giuseppe portasse "una tunica talare", che cioè scendeva fino ai talloni, i quali simboleggiano l'estremità della vita. La dalmatica significa larghezza nelle opere di misericordia. I guanti indicano la cautela nell'operare; la mitra la scienza del vecchio e del nuovo Testamento: per questo appunto essa ha due punte. Il pastorale poi indica la sollecitudine pastorale, con la quale il vescovo deve "raccogliere i lontani", il che è indicato dalla voluta in alto; "sorreggere i deboli", indicato dall'asta medesima; e "stimolare i tiepidi", il che è indicato dalla punta terminale di questo ornamento. Di qui il verso: "Collige, sustenta, stimula vaga, morbida, lenta". E finalmente l'anello sta a indicare i sacramenti della fede, con la quale la Chiesa diviene sposa di Cristo: poiché il vescovo in persona di Cristo è lo sposo della Chiesa.
In più gli arcivescovi hanno il pallio, come segno di un potere privilegiato: esso infatti sta a indicare "la collana d'oro" che si soleva dare ai combattenti valorosi.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Ai sacerdoti dell'antica legge la continenza era comandata solo per il tempo in cui attendevano al loro ministero. Ecco perché per indicare la castità che allora dovevano osservare nell'offrire i sacrifici usavano i cosciali. Invece ai ministri del nuovo Testamento è imposta la castità perpetua. Perciò la somiglianza non regge.

2. La mitra suddetta non era un distintivo di dignità: ma, come spiega S. Girolamo, era una specie di cappello. Invece la tiara, che era un segno di dignità, era riservata ai pontefici, come adesso la mitra.

3. Il potere dei ministri ha la sua origine nel vescovo, non già nel sacerdote, il quale non può conferire i loro ordini. Ecco perché le loro vesti deve indossarle il vescovo e non il sacerdote.

4. Invece dell'efod il sacerdote usa la stola, che ha il medesimo significato.

5. Il razionale è sostituito dal pallio.

6. Come dice Innocenzo III, in luogo della lamina suddetta i nostri vescovi hanno la croce; come al posto dei cosciali hanno i sandali, invece della veste di lino il camice, invece della fascia il cingolo, invece del manto la funicella, invece dell'efod l'amitto, il pallio per il razionale, e la mitra per la tiara.

7. Sebbene gli arcivescovi non abbiano un potere di natura diversa, tuttavia l'hanno più ampio dei vescovi. E per indicare tale ampiezza viene loro dato il pallio, che ne circonda da ogni parte la persona.

8. Il Romano Pontefice non usa il pastorale, perché S. Pietro inviò il suo per risuscitare un suo discepolo, che poi divenne vescovo di Treveri. Ecco perché il Papa usa il pastorale solo nella diocesi di Treveri, e non altrove. - Oppure ciò sta a significare che egli non ha un potere limitato, come quello indicato dalla voluta del pastorale.

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