Sup, 28

Terza parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > La penitenza solenne


Supplemento
Questione 28
Proemio

Resta ora da considerare la penitenza solenne.
Sull'argomento si pongono tre quesiti:

1. Se talora la penitenza debba essere celebrata in modo pubblico o solenne;
2. Se la penitenza solenne si possa reiterare;
3. Il rito della penitenza solenne.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > La penitenza solenne > Se talora la penitenza debba essere celebrata in modo pubblico, o solenne


Supplemento
Questione 28
Articolo 1

SEMBRA che in nessun caso la penitenza debba essere celebrata in modo pubblico o solenne. Infatti:
1. Il sacerdote, neppure per timore, può svelare la confessione di un peccato, per quanto questo possa esser pubblico. Ora, con la penitenza solenne il peccato viene ad essere propalato pubblicamente. Perciò questa non può mai essere imposta.

2. Il giudizio deve seguire il tipo di tribunale. Ma la penitenza è una specie di giudizio che si svolge in un tribunale occulto. Quindi essa non si può mai celebrare pubblicamente o solennemente.

3. Secondo S. Ambrogio, "la penitenza, cancellando tutti i difetti, restaura la perfezione". La sua solennità invece produce l'effetto contrario, perché grava il penitente di molti impedimenti: infatti, dopo la penitenza solenne, né il laico può essere ammesso allo stato clericale, né il chierico agli ordini superiori. Dunque la penitenza non va fatta in modo solenne.

IN CONTRARIO: 1. La penitenza è un sacramento. Ora, in tutti i sacramenti c'è una certa solennità. Quindi deve esserci anche nella penitenza.

2. La medicina va proporzionata all'infermità. Ebbene, talvolta il peccato è pubblico, e trascina molti a peccare. Perciò anche la penitenza, sua medicina, bisogna che sia pubblica e solenne a edificazione di molti.

RISPONDO: Una penitenza deve essere pubblica e solenne per quattro ragioni. Primo, perché il peccato pubblico abbia anche un rimedio pubblico. — Secondo, perché chi commette un delitto molto grave è meritevole di grande umiliazione anche in questo mondo. — Terzo, per incutere timore anche negli altri. — Quarto, perché serva quale esempio di penitenza: distogliendo dalla disperazione chi si trova in gravi peccati.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Benché possa sorgere il sospetto che [il penitente] abbia commesso qualche grave peccato, tuttavia il sacerdote, imponendo tale penitenza, non svela il segreto della confessione. Dalla pena infatti non si conosce con certezza il peccato corrispondente, perché uno potrebbe anche far penitenza per un altro: si legge, p. es., nelle Vitae Patrum che uno, per incoraggiare un suo amico a far penitenza, la fece egli stesso con lui. Se poi il peccato è già pubblico, il reo, facendo pubblicamente anche la penitenza, manifesta egli stesso di essersi confessato.

2. La penitenza solenne, quanto all'imposizione, non cessa di essere occulta: uno infatti, come in segreto si confessa, così in segreto riceve la penitenza. E pubblica invece nell'esecuzione. Il che non implica nessuna incongruenza.

3. La penitenza non restituisce la precedente dignità, benché, ridonando la grazia, cancelli tutti i difetti. Le donne infatti, dopo aver fatto penitenza per il peccato di fornicazione, non ricevono il velo, perché non ricuperano la dignità verginale. In modo analogo, dopo la penitenza pubblica, il peccatore non riacquista tale dignità da poter essere ammesso nello stato clericale, e il vescovo che lo accettasse dovrebbe venir privato del diritto di conferire gli ordini; a meno che non sia indotto a ciò dalla necessità o dall'uso della propria chiesa. In questo caso infatti uno può ottenere la dispensa per essere assunto agli ordini minori, ma non ai maggiori. Prima di tutto, per la dignità di questi ultimi. Secondo, nel timore che [il peccatore] non sia recidivo. Terzo, per evitare lo scandalo che potrebbe sorgere nel popolo dal ricordo dei peccati precedenti. Quarto, perché, essendo il suo peccato pubblico, [lo stesso ordinato] non ardirebbe di correggere gli altri.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > La penitenza solenne > Se la penitenza solenne si possa reiterare


Supplemento
Questione 28
Articolo 2

SEMBRA che la penitenza solenne si possa reiterare.
Infatti:
1. I sacramenti che non imprimono il carattere, quali l'Eucarestia e l'Estrema Unzione, si ripetono con la loro solennità. Ora, la penitenza non imprime il carattere. Quindi si deve ripetere in tutta la sua solennità.

2. La penitenza si pratica in modo solenne a causa della gravità e pubblicità del peccato. Ma dopo la penitenza si possono commettere peccati simili e anche più gravi. Dunque si può far di nuovo uso della penitenza solenne.

IN CONTRARIO: La penitenza solenne è simboleggiata nell'espulsione del primo uomo dal paradiso. Ma questa avvenne una sola volta. Quindi anche la penitenza solenne si può fare una volta soltanto.

RISPONDO: La penitenza solenne non si deve ripetere per tre ragioni. Primo, perché ripetendola non si esponga al disprezzo. — Secondo, a causa del suo significato. — Terzo, perché la solennità è come una promessa di perseverare sempre nella penitenza: quindi la ripetizione è incompatibile con la solennità. Che se il penitente pecca di nuovo, non gli si chiude la via alla penitenza; però non gli si deve imporre nuovamente quella solenne.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Nei sacramenti dei quali si ripete la solennità, questa non è in contrasto con la ripetizione, come invece avviene nel nostro caso. Quindi la questione è diversa.

2. Non è conveniente ripetere la solennità per le ragioni sopra esposte, benché, in forza del delitto commesso, uno sia meritevole della medesima penitenza.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > La penitenza solenne > Se è decoroso il rito della penitenza solenne


Supplemento
Questione 28
Articolo 3

SEMBRA che non si debba imporre la penitenza solenne alle donne. Infatti:
1. L'uomo cui è imposta la penitenza solenne dev'essere rasato. Ma questo, come dice S. Paolo, non è decoroso per le donne. Quindi esse non possono essere sottoposte alla penitenza solenne.

2. Inoltre sembra che si debba imporre [anche] ai chierici. Essa infatti viene inflitta a causa della gravita del delitto. Ma uno stesso peccato è più grave in un chierico che in un laico. Quindi si deve imporre al chierico più che al laico.

3. Infine sembra che possa infliggerla qualunque sacerdote. Perché è proprio di chi possiede il potere di giurisdizione assolvere nel foro penitenziale. Ora, possiede tale potere ogni semplice sacerdote. Il quale perciò può amministrare questa penitenza.

RISPONDO: Ogni penitenza solenne è pubblica, ma non viceversa. La prima infatti si svolge nel modo seguente. All'inizio della quaresima i penitenti, con i loro rispettivi sacerdoti, si presentano al vescovo della città davanti alla porta della Chiesa vestiti di sacco, scalzi, col capo chino e rasato. Fattili entrare in chiesa, il vescovo col clero recita i sette salmi penitenziali; dopo di che li asperge con l'acqua santa, impone loro la mano, cosparge il loro capo di cenere, mette loro il cilicio al collo, e piangendo annunzia che, come Adamo fu scacciato dal paradiso, così essi vengono espulsi dalla chiesa. Allora ordina ai ministri di farli uscire fuori di chiesa, mentre il clero li accompagna col canto del responsorio: "Col sudore della tua fronte, ecc.". Il Giovedì Santo poi di ogni anno dai rispettivi sacerdoti [i penitenti] vengono ricondotti in Chiesa, e là rimangono fino all'ottava di Pasqua: senza che però possano né comunicarsi né ricevere la pace. Così devono fare ogni anno finché rimane loro interdetto l'ingresso in chiesa. Però l'ultima riconciliazione è riservata al vescovo, al quale esclusivamente spetta l'imposizione della penitenza solenne.
Questa può essere imposta sia agli uomini che alle donne; ma non ai chierici, per evitare lo scandalo. Essa però non va imposta se non per un peccato che "abbia commosso tutta la città".
Invece la penitenza pubblica non solenne, quella cioè che si fa davanti alla Chiesa, ma senza la predetta solennità, come, p. es., girare per il mondo col bastone da pellegrino, si può reiterare; può essere inflitta dai semplici sacerdoti; e imposta anche ai chierici.
Talvolta la [penitenza] solenne si prende per quella pubblica. Ecco perché certi autori parlano della solenne in modo diverso.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La capigliatura è per la donna un segno di soggezione, non per l'uomo. Per questo nella penitenza non è necessario radere la donna, come si fa per l'uomo.

2. Benché nel commettere lo stesso genere di peccato, il chierico pecchi più gravemente del laico, tuttavia non gli si impone la penitenza solenne, affinché non venga vilipeso l'ordine [di cui è insignito]. Quindi [si fa così] per riguardo non alla persona, ma all'ordine.

3. Nel porre rimedio a gravi peccati è necessaria molta attenzione. Per questo l'imposizione della penitenza solenne, da infliggersi soltanto per peccati gravissimi, è riservata al solo vescovo.

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