Sup, 26

Terza parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Coloro che possono concedere le indulgenze


Supplemento
Questione 26
Proemio

Passiamo ora a considerare quali persone possano concedere le indulgenze.
Su tale questione si pongono quattro quesiti:

1. Se ogni parroco possa concedere indulgenze;
2. Se può far ciò un diacono o altro non sacerdote;
3. Se possa farlo il vescovo;
4. Se possa farlo chi è in peccato mortale.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Coloro che possono concedere le indulgenze > Se qualunque parroco possa concedere indulgenze


Supplemento
Questione 26
Articolo 1

SEMBRA che qualunque parroco possa concedere indulgenze.
Infatti:
1. L'efficacia delle indulgenze deriva dal cumulo di meriti della Chiesa. Ma ogni comunità possiede una certa quantità di meriti. Perciò ogni sacerdote che sia a capo di una comunità di fedeli può concedere indulgenze: lo stesso si dice dei prelati.

2. Il prelato governa la propria comunità come ogni uomo governa se stesso. Ora, chiunque può trasmettere ad un altro i propri beni ed espiare per lui. Quindi anche il prelato può dispensare
ai singoli sudditi i beni della comunità. Dunque può concedere indulgenze.

IN CONTRARIO: È richiesta maggiore autorità per scomunicare che per concedere indulgenze. Ora, il parroco non può scomunicare. Quindi neppure può concedere indulgenze.

RISPONDO: L'effetto delle indulgenze consiste nel fatto che le opere di espiazione di uno vengono applicate in favore di un altro, non soltanto in forza della carità che li unisce, ma anche perché l'intenzione dell'uno si volge in qualche modo verso l'altro. Ora, l'intenzione di una persona può raggiungere un'altra, in tre maniere: in maniera speciale, generale, o particolare. In maniera particolare, quando una persona espia in concreto per un'altra determinata. È così che tutti possono trasmettere a un altro le proprie opere buone. In maniera speciale, quando uno, p. es., prega e offre i suoi meriti per la propria comunità, per i familiari e i benefattori. In questo senso il superiore della comunità può partecipare ad altri quei beni, applicando l'intenzione dei membri della sua comunità a una persona particolare. - In maniera generale poi, quando una persona offre le sue azioni per il bene comune in genere. Ebbene dispensare in tal modo le azioni buone applicando l'intenzione [generale] di chi le ha compiute a questa o a quell'altra persona spetta al capo supremo della Chiesa. E poiché il singolo è membro della comunità e questa a sua volta fa parte della Chiesa, ne segue che nell'intenzione del bene privato resta inclusa l'intenzione, sia del bene di una comunità, che del bene di tutta la Chiesa. Quindi il capo della Chiesa può disporre dei beni delle singole comunità e degli individui; e così il capo di una comunità può disporre dei beni dei singoli membri; ma non viceversa.
Tuttavia né il primo né il secondo modo di partecipare i beni, ma soltanto il terzo si chiama indulgenza, per due motivi. Primo, perché con i primi due, benché l'uomo venga assolto dalla pena davanti a Dio, non lo è invece da quelle imposte dalla Chiesa. Dalle quali al contrario viene assolto nel terzo caso. - Secondo, perché nessuna persona o comunità possiede un cumulo infinito di meriti, da bastare per sé e per tutti gli altri. E quindi una determinata persona non può essere assolta da tutta la pena dovuta, se un altro non sconti tutto per lei in maniera esplicita. La Chiesa invece quanto a meriti è inesauribile; soprattutto per quelli di Cristo. - Perciò solamente chi è a capo di una Chiesa può concedere indulgenze.
Inoltre la Chiesa è "la società dei fedeli". Ora, una società umana può essere di due tipi: domestica, p. es. una famiglia; e politica, p. es. un popolo. La Chiesa si avvicina più alla società politica, poiché lo stesso suo popolo è chiamato Chiesa; mentre le diverse comunità e parrocchie di una diocesi somigliano piuttosto alle comunità formate dalle diverse famiglie, o dai diversi uffici. Ecco perché soltanto il Vescovo propriamente è prelato della Chiesa; ed egli solo riceve l'anello come suo sposo. Per conseguenza egli soltanto gode pieno potere nell'amministrazione dei sacramenti, e giurisdizione nel foro giudiziale, come persona pubblica: gli altri invece hanno quel tanto di autorità da lui delegata. I sacerdoti che sono a capo di determinate popolazioni, al contrario, non sono prelati in modo assoluto, ma piuttosto coadiutori [del Vescovo]: per cui nella loro ordinazione questi dice: "Quanto più deboli siamo tanto maggior bisogno abbiamo di tali aiuti". Per questo motivo non possono neppure amministrare tutti i sacramenti. Dunque i parroci, gli abati e altri simili prelati non possono concedere indulgenze.

Da quanto è stato detto risultano risolte anche le difficoltà proposte.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Coloro che possono concedere le indulgenze > Se un diacono, o qualsiasi altro non sacerdote, possa concedere indulgenze


Supplemento
Questione 26
Articolo 2

SEMBRA che un diacono, o qualsiasi altro non sacerdote, non possa concedere indulgenze.
Infatti:
1. Il perdono dei peccati è frutto del potere delle chiavi. Ma tale potere è proprio del sacerdote. Quindi egli solo può concedere indulgenze.

2. Si ottiene maggior remissione di pena con le indulgenze che col sacramento della penitenza. Ora questo lo amministra soltanto il sacerdote. Dunque anche le indulgenze.

IN CONTRARIO: L'amministrazione del tesoro della Chiesa è affidata a chi ne detiene il governo. Ora, questo viene talvolta affidato a non sacerdoti. I quali per conseguenza possono concedere indulgenze: queste infatti traggono la loro efficacia dal tesoro della Chiesa.

RISPONDO: La facoltà di concedere indulgenze dipende dal potere di giurisdizione, come s'è detto sopra. Ora, e i diaconi e altri non sacerdoti possono avere giurisdizione, sia ordinaria, come coloro che vengono assunti a un dato ufficio, sia delegata come, p. es., i legati pontifici; perciò anche chi non è sacerdote può concedere indulgenze, benché non possa assolvere in foro sacramentale che è proprio del potere di ordine.

Restano così risolte anche le obbiezioni. Infatti concedere indulgenze appartiene al potere non di ordine, ma di giurisdizione.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Coloro che possono concedere le indulgenze > Se il vescovo possa concedere indulgenze


Supplemento
Questione 26
Articolo 3

SEMBRA che il vescovo non possa concedere indulgenze. Infatti:
1. Il tesoro della Chiesa appartiene a tutti i fedeli. Ora, ciò che nella Chiesa è comune a tutti deve essere amministrato solo dal suo capo. Dunque solo il Papa può concedere indulgenze.

2. Condonare le pene stabilite dal diritto è proprio dell'autore del diritto. Ora le pene in espiazione dei peccati vengono inflitte dal diritto. Dunque solo l'autore del medesimo, il Papa, può condonare tali pene.

IN CONTRARIO: Sta la consuetudine della Chiesa che i Vescovi concedano indulgenze.

RISPONDO: Il Papa detiene la pienezza del potere pontificale, come il re nel suo regno. I vescovi invece sono assunti "quali compartecipi delle sollecitudini [di tutta la Chiesa]", a guisa di giudici posti a reggere le singole città: ecco perché il Papa nelle sue lettere li chiama fratelli, mentre chiama figli gli altri fedeli.
Perciò il pieno potere di concedere le indulgenze risiede nel Papa: il quale può fare come gli sembra meglio, purché vi sia una causa legittima. I Vescovi invece possiedono il potere loro delimitato dal Papa. E quindi possono concedere soltanto le indulgenze fissate da lui.

Sono così risolte anche le difficoltà.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Coloro che possono concedere le indulgenze > Se chi è in peccato mortale possa concedere indulgenze


Supplemento
Questione 26
Articolo 4

SEMBRA che colui il quale si trova in peccato mortale non possa concedere indulgenze. Infatti:
1. Niente scorre in un ruscello che non derivi dalla fonte. Ora, la fonte della grazia, cioè lo Spirito Santo non opera nel prelato che si trova in peccato mortale. Dunque questi non può influire su gli altri concedendo indulgenze.

2. È più importante concedere che ricevere le indulgenze. Ma chi è in peccato mortale non le riceve, come diremo più avanti. Quindi neppure le può concedere.

IN CONTRARIO: Le indulgenze vengono concesse in forza del potere conferito ai prelati della Chiesa. Ora, il peccato mortale distrugge non il potere, ma la bontà. Dunque chi è in peccato mortale può concedere indulgenze.

RISPONDO: Concedere indulgenze è proprio del potere di giurisdizione. Ma col peccato non si perde la giurisdizione. E quindi le indulgenze concesse da uno che vive in peccato mortale hanno lo stesso valore di quelle concesse da una santissima persona: la pena infatti viene condonata non per i meriti personali del superiore, ma per i meriti depositati nel tesoro della Chiesa.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il prelato in peccato mortale, concedendo le indulgenze, non dà niente di suo. E quindi, per il valore delle indulgenze, in lui non è necessario nessun influsso da parte della fonte [della grazia].

2. Concedere indulgenze è più che riceverle rispetto al potere requisito: ma è meno che riceverle rispetto all'utilità propria.

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