Sup, 18

Terza parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Effetti delle chiavi


Supplemento
Questione 18
Proemio

Veniamo ora a considerare gli effetti delle chiavi.
In proposito si pongono quattro quesiti:

1. Se il potere delle chiavi si estenda alla remissione della colpa;
2. Se il sacerdote possa rimettere la pena dovuta al peccato;
3. Se col potere delle chiavi il sacerdote possa legare;
4. Se possa legare e sciogliere arbitrariamente.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Effetti delle chiavi > Se il potere delle chiavi si estenda alla remissione della colpa


Supplemento
Questione 18
Articolo 1

SEMBRA che il potere delle chiavi si estenda alla remissione della colpa. Infatti:
1. Il Signore disse ai discepoli: "A coloro cui rimetterete i peccati, saranno rimessi". Ora, questo non si riduce solo a una dichiarazione circa il perdono ottenuto, come vuole il Maestro nelle Sentenze; perché allora il sacerdote del nuovo Testamento non avrebbe un potere superiore a quello di un sacerdote dell'antica legge. Egli dunque esercita il potere di rimettere la colpa.

2. Nella penitenza viene data la grazia che ha per oggetto la remissione dei peccati. Ora, dispensatore di questo sacramento è il sacerdote in virtù delle chiavi. Perciò, siccome la grazia si contrappone al peccato, non per le conseguenze di pena, ma in quanto esso è una colpa, è chiaro che il sacerdote in forza delle chiavi influisce sulla remissione della colpa.

3. Riceve maggiore virtù il sacerdote dalla propria consacrazione, di quanto non ne abbia ricevuto l'acqua del battesimo dalla sua benedizione. Ora, l'acqua del battesimo riceve tale virtù, per cui, come dice S. Agostino "tocca il corpo e lava il cuore". Dunque a fortiori il sacerdote riceve nella sua consacrazione il potere di lavare il cuore dalla macchia della colpa.

IN CONTRARIO: 1. Il Maestro insegna che Dio non ha conferito al ministro questo potere di cooperare con lui nella purificazione inferiore. Ma se egli potesse rimettere la colpa coopererebbe a codesta purificazione. Dunque il potere delle chiavi non si estende alla remissione della colpa.

2. Il peccato non può essere rimesso che mediante lo Spirito Santo. Ma dare lo Spirito Santo non appartiene a nessun uomo, come ha scritto il Maestro. Perciò anche rimettere i peccati sotto
l'aspetto di colpa.

RISPONDO: Come dice Ugo di S. Vittore, "i sacramenti in virtù della loro santificazione contengono la grazia invisibile". Ora, questa santificazione talora è indispensabile per il sacramento sia nella materia che nel ministro, come nel caso della cresima: e allora l'efficacia del sacramento deriva congiuntamente da entrambi.
Talora invece per il sacramento non si richiede che la santificazione della materia, come nel battesimo, poiché esso non ha un ministro determinato nei casi di necessità: e allora tutta la virtù o l'efficacia sacramentale risiede nella materia. Talora poi è indispensabile per il sacramento la consacrazione o santificazione del ministro, senza nessuna santificazione della materia: e allora tutta la virtù del sacramento risiede nel ministro, come avviene appunto nella penitenza. Perciò il potere delle chiavi che risiede nel sacerdote sta all'effetto del sacramento della penitenza, come la virtù che risiede nell'acqua del battesimo sta all'effetto del battesimo. Ora, il battesimo e il sacramento della penitenza hanno in qualche modo il medesimo effetto: perché l'uno e l'altro sono ordinati direttamente contro la colpa, a differenza degli altri sacramenti. Però differiscono in questo, che il sacramento della penitenza, avendo come parte sua quasi materiale gli atti del penitente, non si può conferire che agli adulti, nei quali è indispensabile la preparazione per ricevere gli effetti sacramentali. Invece il battesimo si può dare e agli adulti e ai bambini nonché ad altri privi dell'uso di ragione: perciò col battesimo viene data ai bambini la grazia e la remissione dei peccati senza nessuna preparazione da parte loro: non però agli adulti, nei quali si richiede una preparazione che tolga le cattive disposizioni. Ora, questa preparazione talora è sufficiente per ottenere la grazia prima ancora di ricevere il battesimo, però non senza il desiderio del battesimo, dopo la predicazione del Vangelo. Altre volte invece tale preparazione non precede nel tempo, ma è simultanea al conferimento del battesimo: e allora la grazia con la remissione della colpa viene data col battesimo. Invece col sacramento della penitenza non viene mai conferita la grazia, senza che ci sia, o ci sia stata una preparazione. Perciò la virtù o potere delle chiavi compie la remissione della colpa o perché esiste nel desiderio, oppure perché viene esercitata, ossia come l'acqua nel battesimo.
Però, come il battesimo non agisce quale agente principale, bensì quale strumento, in quanto non arriva a produrre direttamente la grazia, neppure strumentalmente, ma è causa dispositiva alla grazia, che produce la remissione della colpa, così avviene anche per il potere delle chiavi. Soltanto Dio quindi rimette direttamente la colpa; e per sua virtù agiscono strumentalmente sia il battesimo, quale strumento inanimato, che il sacerdote quale "strumento animato", ossia come fa "il servo", secondo il Filosofo. Dunque il sacerdote agisce come ministro.
Perciò è evidente che il potere delle chiavi è ordinato in qualche modo alla remissione della colpa, non come causa diretta, bensì come causa dispositiva. Se uno quindi prima dell'assoluzione non fosse perfettamente disposto a ricevere la grazia, se non mette ostacoli, consegue la grazia nella confessione stessa e nell'assoluzione sacramentale. Se invece, come dicono alcuni, il potere delle chiavi non fosse ordinato in nessun modo a rimettere la colpa, ma solo alla remissione della pena, non si esigerebbe per la remissione della colpa il desiderio di ricevere l'effetto delle chiavi: come non si esige il desiderio di ricevere gli altri sacramenti che non sono ordinati contro la colpa, ma contro la pena. Il fatto però che l'uso delle chiavi richiede sempre una preparazione da parte del penitente, dimostra che il potere delle chiavi non è ordinato alla remissione della colpa. Lo stesso sarebbe del battesimo, se non venisse conferito che agli adulti.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Come dice il Maestro nel testo delle Sentenze, ai sacerdoti è stato affidato il potere di rimettere i peccati non per virtù propria, il che appartiene a Dio; ma per mostrare quali ministri la remissione operata da Dio. Questo però può esser fatto in tre modi. Primo, mostrandolo non come cosa già presente, bensì promettendola come futura, senza cooperare affatto ad ottenerla. E in tal modo esprimevano l'agire di Dio i sacramenti dell'antica legge. Perciò il sacerdote della legge antica mostrava soltanto, ma non aveva nessuna efficacia.
Secondo, in modo da indicare l'opera di Dio come presente, senza però influire su di essa. Ebbene, alcuni affermano che i sacramenti della nuova legge esprimono così il conferimento della grazia, che Dio dona nell'amministrazione dei sacramenti, senza che in questi si trovi una virtù che cooperi al conferimento di essa. E secondo quest'opinione anche il potere delle chiavi servirebbe solo per manifestare l'opera compiuta da Dio nel rimettere la colpa nell'atto in cui si riceve il sacramento.
Terzo, in modo da indicare l'opera di Dio nella remissione della colpa come realtà presente, compiendo a tale scopo qualche cosa in maniera dispositiva e strumentale. E così, secondo un'altra opinione più comune, i sacramenti della nuova legge mostrano la purificazione compiuta da Dio. Ebbene è in tal senso che nel nuovo Testamento anche il sacerdote dichiara i peccatori assolti dalla colpa: perché le conclusioni relative ai sacramenti devono proporzionalmente valere per il potere dei ministri. - Né fa difficoltà, per questa causalità dispositiva delle chiavi della Chiesa, il fatto che talora la colpa sia già rimessa: come non fa difficoltà che possa predisporre il battesimo, per quanto dipende da esso, in colui che è già santificato prima di riceverlo.

2. Né il sacramento della penitenza né il sacramento del battesimo producono la grazia e la remissione della colpa direttamente, ma in maniera dispositiva.

3. È così risolta anche la terza difficoltà.
Le altre argomentazioni dimostrano che il potere delle chiavi non opera direttamente la remissione della colpa. E questo bisogna concederlo.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Effetti delle chiavi > Se il sacerdote possa rimettere la pena dovuta al peccato


Supplemento
Questione 18
Articolo 2

SEMBRA che il sacerdote non possa rimettere la pena dovuta al peccato. Infatti:
1. Al peccato è dovuta la pena eterna e quella temporale. Ora, anche dopo l'assoluzione del sacerdote il penitente rimane obbligato a scontare la pena temporale, o in purgatorio, o in questo mondo. Dunque il sacerdote in nessun modo rimette la pena.

2. Il sacerdote non può pregiudicare la giustizia di Dio. Ora, ai penitenti, è determinata dalla giustizia di Dio la pena che devono subire. Quindi il sacerdote non ha il potere di diminuirla.

3. Chi ha commesso un piccolo peccato è capace di ricevere l'effetto delle chiavi non meno di chi ne ha commesso uno più grave. Ma se dal sacerdote può essere ridotta la pena del peccato più grave, è possibile che ci sia un peccato così piccolo da non meritare una pena superiore alla parte condonata di quello più grave. Dunque il sacerdote potrebbe perdonare tutta la pena di quel peccato più piccolo. Il che è falso.

4. Tutta la pena temporale dovuta al peccato è della medesima natura. Perciò se con la prima assoluzione si ottiene la riduzione della pena, si potrà ottenere un'altra riduzione per il medesimo peccato anche con la seconda. E così, moltiplicando le assoluzioni con il potere delle chiavi, verrà eliminata tutta la pena: poiché la seconda assoluzione non è meno efficace della prima. E così il peccato resterà del tutto impunito. Il che è inammissibile.

IN CONTRARIO: 1. Le chiavi sono il potere di legare e di sciogliere. Ora, il sacerdote ha la facoltà d'imporre una pena temporale. Quindi può anche assolvere dalla pena.

2. Il sacerdote non ha la facoltà di rimettere il peccato sotto l'aspetto di colpa, come dice il testo delle Sentenze; e per la stessa ragione non può rimetterlo quanto alla pena eterna. Se quindi non potesse rimetterlo quanto alla pena temporale, non potrebbe rimetterlo affatto. Il che è assolutamente inconciliabile con le parole evangeliche.

RISPONDO: L'effetto che il potere delle chiavi produce in chi ha già la contrizione dei suoi peccati va giudicato per analogia con l'effetto del battesimo che è conferito a chi ha già la grazia.
Costui infatti mediante la fede e la contrizione anteriori al battesimo ha già ottenuto la grazia e la remissione dei peccati rispetto alla colpa: ma quando poi riceve il battesimo, la grazia viene accresciuta, e viene assolto totalmente da ogni debito o reato di pena, perché è fatto partecipe della passione di Cristo. Similmente chi ha conseguito con la contrizione la remissione dei peccati quanto alla colpa, e quindi quanto al reato della pena eterna, che viene rimesso insieme alla colpa, riceve, in forza delle chiavi, le quali traggono la loro efficacia dalla passione di Cristo, un aumento di grazia e la remissione della pena temporale, il cui debito o reato rimane dopo la remissione della colpa. Tale debito però non viene rimesso totalmente come nel battesimo, ma in parte. Poiché nel battesimo l'uomo rigenerato viene configurato alla passione di Cristo, ricevendo in sé in tutta la sua efficacia codesta passione, la quale basta a cancellare qualsiasi pena, così da non conservare nessun debito del peccato attuale precedente. Infatti a nessuno va addebitata una pena se non di quanto lui stesso ha compiuto; ora, l'uomo ricevendo nel battesimo una nuova vita, mediante la grazia diventa "un uomo nuovo"; quindi in lui non rimane per i peccati precedenti nessun debito di pena. Invece nella penitenza l'uomo non viene ad assumere un'altra vita: perché essa non è una rigenerazione, ma una guarigione. Perciò per il potere delle chiavi che agisce nel sacramento della penitenza non viene rimessa tutta la pena, ma qualche cosa della pena temporale, eventualmente rimasta da espiare dopo la remissione della pena eterna. Però non soltanto, come dicono alcuni, per la pena affrontata o subita dal penitente nel confessare i peccati: perché in tal modo la confessione e l'assoluzione sacramentali non sarebbero che un peso, il che non si addice ai sacramenti della nuova legge. Ma viene rimessa anche parte di quella pena che si dovrebbe espiare in purgatorio; cosicché in purgatorio chi è morto confessato prima di aver compiuto la soddisfazione, è punito meno che se fosse morto senza l'assoluzione.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il sacerdote non rimette tutta la pena temporale, ma parte di essa. Perciò il penitente rimane ancora obbligato alla pena satisfattoria.

2. La passione di Cristo ha soddisfatto pienamente "per i peccati di tutto il mondo". Perciò si può condonare in parte la pena, senza pregiudizio per la divina giustizia; poiché l'effetto della passione raggiunge il penitente mediante i sacramenti della Chiesa.

3. Per qualsiasi peccato deve rimanere una pena satisfattoria da espiare, la quale serva da rimedio medicinale contro di esso. Perciò sebbene con l'assoluzione venga rimessa una certa quantità della pena dovuta per un grave peccato, non è necessario che ne venga rimessa tanta per ciascun peccato; perché allora qualche peccato resterebbe senza nessuna pena: ma col potere delle chiavi viene rimesso proporzionalmente qualche cosa dei singoli peccati.

4. Alcuni affermano che soltanto nella prima di codeste assoluzioni viene rimessa col potere delle chiavi tanta pena quanta se ne può rimettere: tuttavia le confessioni reiterate avrebbero valore, sia per l'istruzione e la maggiore sicurezza che se ne riceva, sia per l'intercessione del confessore e il merito del rossore che si prova.
Ma questo non sembra vero. Perché se queste ragioni giustificano la ripetizione della confessione, non giustificano quella dell'assoluzione; soprattutto in chi non ha un motivo per dubitare dell'assoluzione precedente. Questi infatti potrà dubitare dopo la seconda, come dopo la prima. Del resto vediamo che il sacramento dell'estrema unzione non viene ripetuto per la medesima malattia, perché tutto quello che si poteva ottenere dal sacramento fu conseguito in una volta. - Inoltre nella seconda confessione così non sarebbe necessario che il confessore avesse il potere delle chiavi, se è vero che esso non esercita nessun influsso.
Ecco perché altri affermano che nella seconda assoluzione col potere delle chiavi viene rimessa una parte di pena. Infatti anche nella seconda assoluzione viene conferito un aumento di grazia: ora, più grazia si riceve, meno resta delle scorie del peccato precedente; e quindi è minore il debito di pena espiatoria. Del resto anche nella prima assoluzione la pena viene rimessa di più o di meno a seconda che uno si è disposto di più o di meno alla grazia. Anzi la disposizione può esser tanta da eliminare del tutto la pena con la contrizione, come sopra abbiamo visto. Perciò non c'è nessuna incongruenza nel fatto che ripetendo la confessione venga eliminata tutta la pena, lasciando così impunito un peccato, per il quale però ha soddisfatto la sofferenza di Cristo.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Effetti delle chiavi > Se col potere delle chiavi il sacerdote possa legare


Supplemento
Questione 18
Articolo 3

SEMBRA che il sacerdote col potere delle chiavi non possa legare. Infatti:
1. I poteri sacramentali sono ordinati contro i peccati come una medicina. Ma legare non è una medicina del peccato, anzi sembra piuttosto un aggravamento del morbo. Dunque il sacerdote col potere delle chiavi, che è un potere sacramentale, non ha la facoltà di legare.

2. Come assolvere o aprire è togliere un ostacolo, così legare significa porlo. Ora, ostacolo al regno dei cieli è il peccato, che nessun altro è in grado d'imporci: perché non si pecca che per volontà propria. Quindi il sacerdote non può legare.

3. Le chiavi derivano la loro efficacia dalla passione di Cristo. Ma legare non è effetto della passione. Perciò il sacerdote per il potere delle chiavi non può legare.

IN CONTRARIO: 1. Nel Vangelo si legge: "Qualunque cosa legherai sulla terra, sarà legata anche nei cieli".

2. "I poteri d'ordine razionale valgono nei due sensi opposti". Ma il potere delle chiavi è un potere d'ordine razionale, essendo connesso con la discrezione. Quindi vale nei due sensi opposti. Perciò, se può sciogliere, può anche legare.

RISPONDO: La funzione del sacerdote nell'uso delle chiavi è conforme al modo di operare di Dio, del quale egli è ministro.
Ora, Dio agisce e sulla colpa e sulla pena. Ma sulla colpa agisce direttamente per assolvere e indirettamente per legare, poiché si dice che egli "indurisce" [il peccatore] quando non elargisce la grazia. Sulla pena invece Dio agisce direttamente in tutti e due i sensi: poiché e la condona e l'infligge. Anche il sacerdote dunque, sebbene nell'assolvere abbia per il potere delle chiavi un'operazione ordinata alla remissione della colpa nel modo che abbiamo spiegato sopra, non ha un'operazione sulla colpa che sia un legare: a meno che non si consideri un legare il fatto che non assolve, ma dichiara legati [certi peccatori]. Sulla pena invece egli ha il potere di legare e di sciogliere: scioglie dalla pena che rimette e lega alla pena che rimane. Questa funzione di legare però si presenta sotto due forme. Primo in rapporto alla quantità della pena genericamente presa: e rispetto a questa il sacerdote lega nel senso che non scioglie, ma dichiara che il penitente vi rimane obbligato.
Secondo, in rapporto a questa o a quella pena determinata: e qui egli lega a quella data pena imponendola al penitente.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il residuo della pena cui il sacerdote obbliga è una medicina che toglie l'infezione del peccato.

2. Ostacolo del Regno non è soltanto il peccato, ma anche la pena o castigo, di cui sopra abbiamo detto come il sacerdote l'imponga.

3. La passione stessa di Cristo ci obbliga a una qualche pena, mediante la quale conformarci a lui.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Effetti delle chiavi > Se il sacerdote possa legare e sciogliere arbitrariamente


Supplemento
Questione 18
Articolo 4

SEMBRA che il sacerdote possa legare e sciogliere arbitrariamente. Infatti:
1. S. Girolamo afferma: "I canoni non determinano bene per ogni colpa la durata della penitenza, dicendo come ognuna di esse debba essere espiata, ma piuttosto stabiliscono che si lasci all'arbitrio di un sacerdote intelligente". Sembra quindi che costui possa legare e sciogliere secondo il suo arbitrio.

2. Il Signore "lodò il fattore infedele per aver agito con accortezza", avendo costui condonato con larghezza ai debitori del suo padrone. Ora, Dio è più disposto alla misericordia di qualsiasi padrone umano. Perciò più uno è largo nel condonare la pena, più merita lode.

3. "Ogni atto di Cristo è un insegnamento per noi". Ebbene egli a certi peccatori non impose nessuna penitenza, ma solo l'emenda com'è evidente nel caso dell'adultera narrato da S. Giovanni. Dunque anche il sacerdote, che fa le veci di Cristo, può a suo arbitrio rimettere la pena, o tutta o in parte.

IN CONTRARIO: S. Gregorio VII afferma: "Diciamo falsa quella penitenza che non è imposta secondo la qualità delle colpe seguendo l'insegnamento dei santi Padri". Perciò la penitenza non è rimessa del tutto all'arbitrio del sacerdote.

2. Nell'esercizio delle chiavi si richiede la discrezione. Ma se dipendesse solo dalla volontà del sacerdote condonare o imporre la gravità della penitenza, la discrezione non sarebbe necessaria: perché in tale alto non potrebbe mai esserci indiscrezione. Dunque ciò non va lasciato totalmente all'arbitrio del sacerdote.

RISPONDO: Il sacerdote nell'uso delle chiavi agisce come strumento e ministro di Dio. Ora, nessuno strumento ha efficacia, se non in quanto è mosso dall'agente principale. Ecco perché Dionigi afferma, che "i sacerdoti devono servirsi dei poteri gerarchici quando sono mossi dalla divinità". Per indicare questa dipendenza il Vangelo, prima della consegna delle chiavi a Pietro ricorda la rivelazione a lui fatta della divinità [di Cristo]: e prima del conferimento di questo potere agli Apostoli, ricorda l'effusione dello Spirito Santo, dal quale "sono mossi i figli di Dio". Se uno quindi presumesse di servirsi del proprio potere prescindendo da quella nozione divina, non raggiungerebbe l'effetto, come afferma Dionigi.
Inoltre egli si scosterebbe così dall'ordine divino, e incorrerebbe una colpa.
E poiché le pene, o penitenze satisfattorie vanno inflitte quali rimedi medicinali, come nell'arte medica le diverse medicine non si addicono a tutti gl'infermi, ma devono essere variate secondo l'arbitrio di un medico il quale segue non il suo capriccio, ma la scienza della medicina; così le penitenze determinate nei canoni non si addicono a tutti i penitenti, ma devono esser variate secondo l'arbitrio del sacerdote, che si lasci guidare dall'ispirazione di Dio. Quindi come talora il medico si astiene prudentemente dal dare una medicina efficace, per curare una malattia, affinché non insorga un pericolo più grave per la debilitazione fisica del paziente; così il sacerdote mosso dall'ispirazione divina, non sempre impone tutta la penitenza dovuta per un dato peccato, affinché il penitente spiritualmente infermo non disperi per la gravità della pena, ritraendosi del tutto dal far penitenza.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Tale arbitrio dev'essere regolato dall'ispirazione divina.

2. Il fattore però viene lodato anche di questo: di "aver agito con accortezza". Quindi nel rimettere la pena dovuta ci vuole discrezione.

3. Cristo aveva sui sacramenti il potere di eccellenza. Perciò poteva di propria autorità rimettere in tutto o in parte la pena com'egli voleva. Ma non si può dire lo stesso di coloro che agiscono solo come suoi ministri.

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