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Se le chiavi siano due o una sola
Supplemento
Questione 17
Articolo 3
SEMBRA che le chiavi non siano due, ma una soltanto. Infatti:
1. Per una sola serratura non si richiede che una chiave. Ora, la serratura, alla cui apertura sono ordinate le chiavi della Chiesa, è il peccato. Perciò contro il solo peccato la Chiesa non ha bisogno di due chiavi.
2. Le chiavi vengono consegnate con il conferimento dell'ordine sacro. Ma la scienza o sapere non sempre si ha per infusione, bensì talora viene acquistata, né a possederla sono tutti e soli gli ordinati, ma anche alcuni non ordinati. Quindi "la scienza" non è una chiave. Perciò la chiave è una sola, ossia "il potere di giudicare".
3. Il potere che il sacerdote ha sul corpo mistico dipende da quello che egli ha sul corpo reale di Cristo. Ora, il potere di consacrare il corpo reale di Cristo è unico. Dunque è unica anche la chiave che consiste nel potere riguardante il corpo mistico.
IN CONTRARIO: 1. Le chiavi sono più di due. Infatti per un atto umano si richiedono non solo scienza e potenza, ma anche volontà. Ora, tra le chiavi troviamo elencate "la scienza per discernere", e "il potere di giudicare". Perciò dovrebbe porsi tra le chiavi anche "la volontà di assolvere".
2. A rimettere i peccati è tutta la Trinità. Ora, mediante le chiavi il sacerdote è ministro della remissione dei peccati. Dunque egli deve avere tre chiavi per rappresentare la Trinità.
RISPONDO: In ogni atto che per esercitarsi richiede l'idoneità del soggetto che deve usufruirne, sono necessarie due cose in chi deve porlo: il giudizio circa l'idoneità di chi deve usufruirne, e il compimento dell'atto. Perciò anche nell'atto di giustizia in cui si rende a qualcuno ciò che gli spetta, si richiede il giudizio per discernere se costui lo merita, e la consegna della cosa meritata. E per entrambe le funzioni è indispensabile un'autorità, ossia il potere: infatti non possiamo dare se non quello che è in nostro potere; né si può parlare di giudizio se questo non ha forza coattiva, perché il giudizio deve terminare con un'unica sentenza. Ora, questa determinazione nelle scienze speculative si fa ricorrendo alla forza dei primi principii, che sono incontrovertibili; ma nelle cose pratiche si fa ricorrendo alla forza coattiva esistente nel giudice. E poiché l'esercizio delle chiavi richiede l'idoneità di chi deve usufruirne, perché con le chiavi "il giudice ecclesiastico riceve gl'idonei ed esclude gl'indegni", secondo le parole della definizione sopra riferita; sono qui necessari il giudizio discretivo per giudicare dell'idoneità, e l'atto stesso del ricevere; e sia per l'uno che per l'altro si richiede una certa autorità, o potere. Ecco perché le chiavi sono due: la prima riguarda il giudizio circa l'idoneità di chi dev'essere assolto; la seconda riguarda la stessa assoluzione. Queste due chiavi però non si distinguono per la natura della autorità richiesta; ma in rapporto a codesti atti di cui l'uno presuppone l'altro.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Ad aprire una sola serratura immediatamente non è ordinata che una chiave sola; niente impedisce però che l'apertura di un serrame sia ordinata a disserrrarne un altro. Infatti la seconda chiave, denominata "potere di legare e di sciogliere", è quella che immediatamente apre la serratura del peccato; però la chiave "della scienza" mostra a chi essa dev'essere aperta.
2. Circa la chiave della scienza ci sono due opinioni. Alcuni hanno affermato che la scienza quale abito acquisito o infuso è qui denominata chiave non direttamente, ma solo in ordine all'altra chiave. Perciò quando è indipendente da quella, come nella persona istruita che non è sacerdote, non si denomina chiave. Così pure capita che di questa chiave alcuni sacerdoti siano sprovvisti, perché non hanno la scienza, né acquisita né infusa per sciogliere e per legare: ma ricorrono per questo talora a una certa abilità naturale, che questi autori denominano "chiavina". E quindi sebbene la chiave della scienza non venga conferita con l'ordine sacro, è l'ordine a far sì che essa sia chiave, mentre prima non lo era. Pare che questa fosse l'opinione del Maestro delle Sentenze.
Ma questo non sembra concordare con le parole evangeliche, in cui si promettono a Pietro "le chiavi": quindi nell'Ordine sacro viene data non una chiave soltanto, ma due.
Ecco perché l'altra opinione sostiene che la chiave non sta nella scienza quale abito, ma nell'autorità di esercitare l'atto del sapere. E tale autorità talora è priva di scienza, mentre in altri casi esiste la scienza senza di essa. Ciò è evidente anche nei tribunali civili: ci sono dei giudici, infatti che hanno l'autorità di giudicare senza conoscere il diritto; e al contrario ci sono di quelli che hanno la conoscenza del diritto senza avere l'autorità di giudicare. E poiché le funzioni del giudice, alle quali uno è predisposto dall'autorità che riveste e non dalla scienza che può avere, non si possono compiere bene senza codeste due cose, non si può accettare senza peccato l'autorità di giudicare, che è la chiave, quando si è privi di scienza; la scienza invece si può possedere senza peccato, pur essendo privi di autorità.
3. L'atto unico al quale è ordinato il potere di consacrare è di un altro genere. Perciò non può rientrare nella medesima suddivisione delle chiavi: né può essere molteplice come quest'ultimo potere che ha di mira atti diversi. E questo nonostante che il potere [sacerdotale] sia essenzialmente unico, come abbiamo già notato.
4. Ciascuno è sempre libero di volere. Quindi per volere non si richiede autorità. Ecco perché la volontà non è enumerata tra le chiavi.
5. Tutta la Trinità rimette i peccati come li rimette ciascuna Persona. Perciò non è necessario che il sacerdote, il quale è ministro della Trinità abbia tre chiavi. Specialmente perché la volontà, che va appropriata allo Spirito Santo, non richiede chiavi, come sopra abbiamo detto.
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