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Se l'uomo possa dare soddisfazione a Dio
Supplemento
Questione 13
Articolo 1
SEMBRA che l'uomo non possa dare soddisfazione a Dio. Infatti:
1. La soddisfazione deve uguagliare l'offesa, come abbiamo notato sopra. Ma l'offesa contro Dio è infinita: poiché questa riceve la sua gravità da colui contro il quale si commette: evidentemente compie un'offesa più grave chi percuote il principe che chi percuote una persona privata qualsiasi. Perciò non potendo l'azione umana essere infinita, è chiaro che l'uomo non è in grado di dare soddisfazione a Dio.
2. Lo schiavo, per il fatto che quanto possiede è del suo padrone, non è in grado di dare un compenso al padrone. Ora, "noi siamo schiavi e servi di Dio", avendo da lui tutto ciò che abbiamo. Perciò, essendo la soddisfazione un compenso per le offese passate, non possiamo dare soddisfazione a Dio.
3. Colui i cui beni presi cumulativamente non bastano a saldare un debito, non può soddisfare per altri debiti. Ebbene, tutto ciò che l'uomo può e possiede non basta a soddisfare per il debito della propria creazione; Isaia infatti afferma in proposito che "tutte le legna del Libano non bastano per l'olocausto". Dunque in nessun modo l'uomo può dare soddisfazione per il debito contratto con le colpe commesse.
4. L'uomo è tenuto a impiegare tutto il suo tempo a servizio di Dio. Ma il tempo perduto non si può ricuperare: di qui la gravità della perdita del tempo, come nota Seneca. Quindi l'uomo non può mai dare un compenso a Dio. Perciò si ha la stessa conclusione.
5. Il peccato mortale attuale è più grave di quello originale. Ma per il peccato originale nessuno ha potuto dare soddisfazione all'infuori dell'Uomo-Dio. Quindi lo stesso vale per il peccato attuale.
IN CONTRARIO: 1. Scrive S. Girolamo: "Chi afferma che Dio ha comandato qualche cosa d'impossibile sia scomunicato". Ora, la soddisfazione è di precetto, secondo le parole evangeliche: "Fate degni frutti di penitenza". Dunque dare soddisfazione è una cosa possibile.
2. Dio è più misericordioso di qualsiasi uomo. Ma all'uomo è possibile dare soddisfazione. Quindi anche a Dio.
3. La debita soddisfazione si ha quando la pena è pari alle colpe: poiché, come dicevano i Pitagorici, "la giustizia non è che il contrappasso". Ora, uno può imporsi una pena pari al piacere provato nel peccato. Dunque è possibile dare soddisfazione a Dio.
RISPONDO: L'uomo diventa debitore di Dio in due maniere: primo, per i benefici che ne riceve; secondo, per i peccati che commette. E come l'azione di grazie, l'adorazione e altri atti di culto si riferiscono al debito per i benefici ricevuti; cosi la soddisfazione si riferisce al debito per i peccati commessi.
Ora, anche a detta del Filosofo, "negli onori che si devono ai genitori e agli dèi" è impossibile una retribuzione secondo una misura d'uguaglianza, ma basta che uno renda quello che può: poiché l'amicizia non esige l'equivalente, se non nei limiti del possibile. E anche questo raggiunge in qualche modo l'uguaglianza, vale a dire "secondo proporzionalità": poiché tra ciò che è dovuto a Dio e Dio c'è la stessa proporzione che esiste tra quanto è possibile a chi deve e Dio medesimo. E in tal modo è salvata in qualche maniera la formalità della giustizia.
Lo stesso vale per la soddisfazione. L'uomo quindi non è in grado di dare soddisfazione a Dio, se si vuole intendere una compensazione di uguale grandezza: è possibile invece se si vuol intendere un'uguaglianza di proporzionalità, come sopra abbiamo detto.
E questo come salva la formalità della giustizia, salva pure la formalità della soddisfazione.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Come l'offesa ha una certa infinità dall'infinità della maestà divina, così la soddisfazione riceve una certa infinità dall'infinità della divina misericordia, in quanto quell'atto è informato dalla grazia, la quale rende accetto quanto l'uomo è in grado di ricompensare.
Alcuni però dicono che il peccato è infinito sotto l'aspetto di aversione, secondo il quale viene perdonato senza compenso; mentre sotto l'aspetto di conversione è finito, e da questo lato è possibile darne soddisfazione. - Ma questo non ha senso. Perché la soddisfazione non corrisponde al peccato se non in quanto questo è offesa di Dio: e questo si deve non all'aspetto di conversione [alla creatura], ma solo all'aspetto di aversione [da Dio].
Altri invece affermano che si può soddisfare per il peccato anche sotto l'aspetto di aversione in virtù dei meriti di Cristo, che in qualche modo furono infiniti. Ma questo rientra in quel che abbiamo detto: poiché la grazia viene data ai credenti mediante la fede nel Mediatore. Tuttavia, se la grazia venisse data in altro modo, la soddisfazione con essa sarebbe pur sempre sufficiente.
2. L'uomo, che "è fatto a immagine di Dio", gode di una certa libertà in quanto è padrone dei suoi atti mediante il libero arbitrio. Agendo perciò mediante il libero arbitrio, egli è in grado di dare soddisfazione a Dio: perché sebbene egli abbia l'esistenza secondo che Dio gliela concede, tuttavia gli è stato concesso liberamente di essere padrone di sé. Il che non è concesso allo schiavo.
3. Il terzo argomento dimostra che non è possibile dare a Dio una soddisfazione adeguata: non già che non si possa compiere una soddisfazione per lui sufficiente. Infatti sebbene l'uomo debba a Dio tutto quello che può, tuttavia non si esige da lui necessariamente di fare tutto quello che è in suo potere: perché nello stato della vita presente è impossibile per l'uomo esaurire in un solo atto tutto il suo potere, avendo bisogno di attendere a molte cose. Ma c'è una certa misura fatta per lui e che da lui si richiede, ed è l'osservanza dei comandamenti di Dio: e a questo egli può aggiungere qualche opera supererogatoria per dare soddisfazione.
4. Sebbene l'uomo non possa ricuperare il tempo perduto, tuttavia può supplire a quello che doveva fare nel passato; proprio perché, come abbiamo detto, egli non era tenuto per un dovere di precetto a dare tutto ciò che poteva.
5. Il peccato originale, pur essendo meno peccaminoso di quello attuale, è tuttavia un male più grave, poiché è la corruzione di tutta la natura umana. Ecco perché non poteva essere espiato dalla soddisfazione di un puro uomo, come il peccato attuale.
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