I, 72

Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'opera dei sei giorni > L'opera del sesto giorno


Prima pars
Quaestio 72

[31371] Iª q. 72 arg. 1
Deinde quaeritur de opere sextae diei. Et videtur quod inconvenienter describatur. Sicut enim aves et pisces habent viventem animam, ita etiam et animalia terrestria; non autem terrestria animalia sunt ipsa anima vivens. Ergo inconvenienter dicitur, producat terra animam viventem; sed debuit dici, producat terra quadrupedia animae viventis.

 
Prima parte
Questione 72

[31371] Iª q. 72 arg. 1
Dobbiamo ora considerare l’opera del sesto giorno.
SEMBRA che la sua narrazione sia inaccettabile. Infatti:
1. Gli animali terrestri, come gli uccelli e i pesci, posseggono un’anima vivente; ma non si identificano affatto con la loro anima. Non è quindi ben detto: "Produca la terra anime viventi", ma si doveva dire: "Produca la terra i quadrupedi dall’anima vivente".

[31372] Iª q. 72 arg. 2
Praeterea, genus non debet dividi contra speciem. Sed iumenta et bestiae sub quadrupedibus computantur. Inconvenienter ergo quadrupedia connumerantur iumentis et bestiis.

 

[31372] Iª q. 72 arg. 2
2. In una buona divisione non si contrappone il genere alla specie. Ma sia i giumenti che le bestie si annoverano nel genere dei quadrupedi. Perciò non è giusto distinguere i quadrupedi in giumenti e bestie.

[31373] Iª q. 72 arg. 3
Praeterea, sicut alia animalia sunt in determinato genere et specie, ita et homo. Sed in factione hominis non fit mentio de suo genere vel specie. Ergo nec in productione aliorum animalium debuit fieri mentio de genere vel specie, cum dicitur, in genere suo, vel specie sua.

 

[31373] Iª q. 72 arg. 3
3. L’uomo alla pari degli altri animali, appartiene a un determinato genere e una determinata specie. Ora, nella creazione dell’uomo non si ricorda né il suo genere né la sua specie. Lo stesso dunque doveva farsi per gli altri animali, senza dire: "nel loro genere" e "nella loro specie".

[31374] Iª q. 72 arg. 4
Praeterea, animalia terrestria magis sunt similia homini, qui a Deo dicitur benedici, quam aves et pisces. Cum igitur aves et pisces dicantur benedici, multo fortius hoc dici debuit de aliis animalibus.

 

[31374] Iª q. 72 arg. 4
4. Gli animali terrestri somigliano all’uomo, che si dice benedetto da Dio, più degli uccelli e dei pesci. Ora, come si dice che questi ultimi furono benedetti [da Dio], a maggior ragione si doveva dirlo di quegli altri animali.

[31375] Iª q. 72 arg. 5
Praeterea, quaedam animalia generantur ex putrefactione, quae est corruptio quaedam. Corruptio autem non convenit primae institutioni rerum. Non ergo animalia debuerunt in prima rerum institutione produci.

 

[31375] Iª q. 72 arg. 5
5. Certi animali hanno origine dalla putrefazione, che è una specie di corruzione. Ma la corruzione disdice alla prima formazione degli esseri. Perciò gli animali non dovevano essere prodotti nella prima istituzione delle cose.

[31376] Iª q. 72 arg. 6
Praeterea, quaedam animalia sunt venenosa et homini noxia. Nihil autem debuit esse homini nocivum ante peccatum. Ergo huiusmodi animalia vel omnino fieri a Deo non debuerunt, qui est bonorum auctor, vel non debuerunt fieri ante peccatum.

 

[31376] Iª q. 72 arg. 6
6. Esistono degli animali velenosi e nocivi all’uomo. Ma niente doveva nuocergli, prima del suo peccato. Quindi tali animali, o non dovevano assolutamente essere creati da Dio, autore di [ogni] bene; oppure non dovevano essere creati prima del peccato.

[31377] Iª q. 72 s. c.
In contrarium sufficit auctoritas Scripturae.

 

[31377] Iª q. 72 s. c.
IN CONTRARIO: Basta l’autorità della Scrittura.

[31378] Iª q. 72 co.
Respondeo dicendum quod, sicut in die quinto ornatur medium corpus, et respondet secundae diei ita in sexto die ornatur ultimum corpus, scilicet terra, per productionem animalium terrestrium, et respondet tertiae diei. Unde utrobique fit mentio de terra. Et hic etiam, secundum Augustinum animalia terrestria producuntur potentialiter, secundum vero alios sanctos, in actu.

 

[31378] Iª q. 72 co.
RISPONDO: Come l’abbellimento del corpo intermedio [acqua e aria] viene compiuto nel giorno quinto, che corrisponde al secondo, così l’ultimo dei corpi, cioè la terra, viene adornato nel sesto che corrisponde al terzo, mediante la produzione degli ammali terrestri, e tanto è vero che in questi due giorni si fa menzione della terra.
Anche qui però S. Agostino pensa che gli animali terrestri siano stati prodotti allo stato potenziale, mentre gli altri Santi [Dottori] stanno per una produzione in atto.

[31379] Iª q. 72 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod, sicut Basilius dicit, diversus gradus vitae qui in diversis viventibus invenitur, ex modo loquendi Scripturae colligi potest. Plantae enim habent imperfectissimam vitam et occultam. Unde in earum productione nulla mentio fit de vita, sed solum de generatione, quia secundum hanc solum invenitur actus vitae in eis; nutritiva enim et augmentativa generativae deserviunt, ut infra dicetur. Inter animalia vero, perfectiora sunt, communiter loquendo, terrestria avibus et piscibus, non quod pisces memoria careant, ut Basilius dicit, et Augustinus improbat; sed propter distinctionem membrorum, et perfectionem generationis (quantum autem ad aliquas sagacitates, etiam aliqua animalia imperfecta magis vigent, ut apes et formicae). Et ideo pisces vocat, non animam viventem, sed reptile animae viventis, sed terrena animalia vocat animam viventem, propter perfectionem vitae in eis, ac si pisces sint corpora habentia aliquid animae, terrestria vero animalia, propter perfectionem vitae, sint quasi animae dominantes corporibus. Perfectissimus autem gradus vitae est in homine. Et ideo vitam hominis non dicit produci a terra vel aqua, sicut ceterorum animalium, sed a Deo.

 

[31379] Iª q. 72 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Dal modo di parlare della Scrittura come dice S. Basilio, si può arguire quale sia il grado di vita che riscontriamo nei vari viventi. Le piante hanno una vita imperfettissima e occulta. Perciò, nella loro produzione non si fa menzione alcuna della vita, ma soltanto della loro generazione; perché è in ordine a questa che si trova in esse l’atto vitale. Infatti la nutrizione e la crescita servono alla generazione, come vedremo. – Tra gli animali poi, quelli terrestri sono considerati comunemente più perfetti dei volatili e dei pesci, non perché i pesci manchino di memoria, come afferma S. Basilio, contraddetto da S. Agostino, ma per la complessità delle membra e per la perfezione della generazione (invece per certe industrie particolari sono maggiormente forniti alcuni animali imperfetti, come le api e le formiche). Perciò la Scrittura non chiama i pesci "animali viventi", ma "nuotanti dall’anima vivente"; chiama invece "anime viventi" gli animali terrestri, appunto per la perfezione della loro vita; come per dire che i pesci sono corpi che hanno un poco di anima, mentre gli animali terrestri sono come tante anime, le quali dominano il corpo, per la perfezione della loro vita. - Il grado però più perfetto della vita si ha nell’uomo. Per questa ragione non dice che la vita dell’uomo proviene dalla terra o dall’acqua, come per gli altri animali, ma da Dio.

[31380] Iª q. 72 ad 2
Ad secundum dicendum quod per iumenta, vel pecora, intelliguntur animalia domestica, quae homini serviunt qualitercumque. Per bestias autem intelliguntur animalia saeva, ut ursi et leones. Per reptilia vero, animalia quae vel non habent pedes quibus eleventur a terra, ut serpentes; vel habent breves, quibus parum elevantur, ut lacertae et tortucae et huiusmodi. Sed quia sunt quaedam animalia quae sub nullo horum comprehenduntur, ut cervi et capreae, ut etiam ista comprehenderentur, addidit quadrupedia. Vel quadrupedia praemisit quasi genus, et alia subiunxit quasi species, sunt enim etiam quaedam reptilia quadrupedia, ut lacertae et tortucae.

 

[31380] Iª q. 72 ad 2
2. Per giumenti e bestiame si intendono gli animali domestici, che in qualche maniera servono all’uomo. Mentre la parola bestie indica gli animali feroci, quali gli orsi e i leoni. Invece il termine rettili significa quegli animali, che non hanno piedi per sollevarsi da terra, come i serpenti, oppure li hanno piccoli per alzarsi appena, come le lucertole e le tartarughe. Essendovi però alcuni animali che non appartengono a nessuna di queste categorie, come i cervi e i caprioli e volendo farceli entrare, [la Scrittura] aggiunge la parola quadrupedi. - Oppure [si può pensare che] quest’ultima parola fu premessa per indicare il genere, aggiungendo poi le altre come specie, poiché vi sono dei rettili quadrupedi, come le lucertole e le tartarughe.

[31381] Iª q. 72 ad 3
Ad tertium dicendum quod in aliis animalibus et plantis mentionem fecit de genere et specie, ut designaret generationes similium ex similibus. In homine autem non fuit necessarium ut hoc diceretur, quia quod praemissum fuit de aliis, etiam de homine intelligi potest. Vel quia animalia et plantae producuntur secundum genus et speciem suam, quasi longe a similitudine divina remota, homo autem dicitur formatus ad imaginem et similitudinem Dei.

 

[31381] Iª q. 72 ad 3
3. Per gli altri animali e per le piante viene ricordato il genere e la specie, allo scopo di indicare che la loro generazione spetta a esseri consimili. Questo non era necessario notarlo per l’uomo, poiché si può intuire che è riferito anche a lui quanto era stato già detto degli altri. - Oppure voleva indicare così che gli animali e le piante sono prodotti nel loro genere e nella loro specie, perché situati a grande distanza dalla immagine di Dio, mentre l’uomo si dice formato "a immagine e somiglianza di Dio".

[31382] Iª q. 72 ad 4
Ad quartum dicendum quod benedictio Dei dat virtutem multiplicandi per generationem. Et ideo quod positum est in avibus et piscibus, quae primo occurrunt, non fuit necessarium repeti in terrenis animalibus, sed intelligitur. In hominibus autem iteratur benedictio, quia in eis est quaedam specialis multiplicationis ratio, propter complendum numerum electorum, et ne quisquam diceret in officio gignendi filios ullum esse peccatum. Plantae vero nullum habent propagandae prolis affectum, ac sine ullo sensu generant, unde indignae iudicatae sunt benedictionis verbis.

 

[31382] Iª q. 72 ad 4
4. La benedizione di Dio conferisce il potere di moltiplicarsi mediante la generazione. Perciò l’affermazione fatta per gli uccelli e i pesci, che furono i primi a comparire, non fu necessario ripeterla per gli animali terrestri, essendo sottintesa. - Ma per gli uomini viene ripetuta, perché essi hanno speciali ragioni di moltiplicarsi sia per completare il numero degli eletti, sia perché "nessuno asserisse, [come osserva S. Agostino] che vi è peccato nella procreazione dei figli". - Le piante poi "non hanno affetto di sorta nella propagazione della prole, ma generano senza traccia di sentimento; perciò non furono giudicate degne di benedizione".

[31383] Iª q. 72 ad 5
Ad quintum dicendum quod, cum generatio unius sit corruptio alterius, quod ex corruptione ignobiliorum generentur nobiliora, non repugnat primae rerum institutioni. Unde animalia quae generantur ex corruptione rerum inanimatarum vel plantarum, potuerunt tunc generari. Non autem quae generantur ex corruptione animalium, tunc potuerunt produci, nisi potentialiter tantum.

 

[31383] Iª q. 72 ad 5
5. La generazione di un corpo implica sempre la decomposizione di un altro, perché i corpi più nobili nascono dalla decomposizione dei corpi meno nobili; perciò la generazione non contrasta con la prima origine delle creature. Si potevano dunque generare anche allora gli animali, che nascono dalla decomposizione delle cose inanimate e delle piante. Invece quegli esseri, che provengono dalla putrefazione degli animali, poterono essere allora prodotti solo virtualmente.

[31384] Iª q. 72 ad 6
Ad sextum dicendum quod, sicut Augustinus dicit in I super Gen. contra Manichaeos, si in alicuius opificis officinam imperitus intraverit, videt ibi multa instrumenta quorum causas ignorat, et si multum est insipiens, superflua putat. Iam vero si in fornacem incautus ceciderit, aut ferramento aliquo acuto se vulneraverit, noxia existimat ibi esse multa, quorum usum quia novit artifex, insipientiam eius irridet. Sic in hoc mundo quidam audent multa reprehendere, quorum causas non vident, multa enim, etsi domui nostrae non sunt necessaria, eis tamen completur universitatis integritas. Homo autem ante peccatum ordinate fuisset usus rebus mundi. Unde animalia venenosa ei noxia non fuissent.

 

[31384] Iª q. 72 ad 6
6. Come dice S. Agostino "quando un profano entra nell’officina di un artigiano, vi scorge molti strumenti di cui ignora il perché, e se è molto sciocco li ritiene superflui. Se poi casca per caso in una fornace o si taglia con un ferro aguzzo, pensa che là dentro vi siano cose nocive per lui, mentre l’operaio, che ne sa l’uso, deride la sua ignoranza. Anche in questo mondo alcuni criticano molte cose, delle quali ignorano le cause. Effettivamente ve ne sono molte, che non sono necessarie alla nostra casa, ma completano la perfezione dell’universo". Quanto all’uomo, prima del peccato, esso avrebbe usato rettamente delle cose del mondo; quindi gli animali velenosi non lo avrebbero danneggiato.

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