I-II, 106

Seconda parte > Gli atti umani in generale > La legge > La legge evangelica, o legge nuova, in se stessa


Prima pars secundae partis
Quaestio 106
Prooemium

[38248] Iª-IIae q. 106 pr.
Consequenter considerandum est de lege Evangelii, quod dicitur lex nova. Et primo, de ipsa secundum se; secundo, de ipsa per comparationem ad legem veterem; tertio, de his quae in lege nova continentur. Circa primum quaeruntur quatuor.
Primo, qualis sit, utrum scilicet scripta vel indita.
Secundo, de virtute eius, utrum iustificet.
Tertio, de principio eius, utrum debuerit dari a principio mundi.
Quarto, de termino eius utrum scilicet sit duratura usque ad finem, an debeat ei alia lex succedere.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 106
Proemio

[38248] Iª-IIae q. 106 pr.
Eccoci a considerare la legge evangelica, che viene denominata legge nuova. Primo, tratteremo di codesta legge in se stessa; secondo, in rapporto all'antica legge; terzo, parleremo del contenuto di essa.
Riguardo al primo argomento esamineremo quattro cose:

1. La sua qualità, cioè se codesta legge sia scritta o infusa;
2. La sua virtù, cioè se essa dia la giustificazione;
3. Il suo cominciamento, ossia se doveva esser data a principio del mondo;
4. La sua durata, vale a dire se debba durare sino alla fine, o essere sostituita da un'altra legge.




Seconda parte > Gli atti umani in generale > La legge > La legge evangelica, o legge nuova, in se stessa > Se la nuova legge sia una legge scritta


Prima pars secundae partis
Quaestio 106
Articulus 1

[38249] Iª-IIae q. 106 a. 1 arg. 1
Ad primum sic proceditur. Videtur quod lex nova sit lex scripta. Lex enim nova est ipsum Evangelium. Sed Evangelium est descriptum, Ioan. XX, haec autem scripta sunt ut credatis. Ergo lex nova est lex scripta.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 106
Articolo 1

[38249] Iª-IIae q. 106 a. 1 arg. 1
SEMBRA che la nuova legge sia una legge scritta. Infatti:
1. La nuova legge non è che il Vangelo. Ma il Vangelo è scritto; così infatti leggiamo in S. Giovanni: "Queste cose sono state scritte affinché crediate". Dunque la nuova legge è una legge scritta.

[38250] Iª-IIae q. 106 a. 1 arg. 2
Praeterea, lex indita est lex naturae; secundum illud Rom. II, naturaliter ea quae legis sunt faciunt, qui habent opus legis scriptum in cordibus suis. Si igitur lex Evangelii esset lex indita, non differret a lege naturae.

 

[38250] Iª-IIae q. 106 a. 1 arg. 2
2. La legge infusa è una legge naturale, secondo le parole di S. Paolo: "Fanno (i pagani) per natura le cose della legge, avendo l'opera della legge scritta nei loro cuori". Perciò, se la legge evangelica fosse infusa, non si distinguerebbe dalla legge naturale.

[38251] Iª-IIae q. 106 a. 1 arg. 3
Praeterea, lex Evangelii propria est eorum qui sunt in statu novi testamenti. Sed lex indita communis est et eis qui sunt in novo testamento, et eis qui sunt in veteri testamento, dicitur enim Sap. VII, quod divina sapientia per nationes in animas sanctas se transfert, amicos Dei et prophetas constituit. Ergo lex nova non est lex indita.

 

[38251] Iª-IIae q. 106 a. 1 arg. 3
3. La legge evangelica è propria di coloro che si trovano nello stato del nuovo Testamento. Invece la legge infusa è comune anche a coloro che si trovano nell'antico Testamento: infatti nel vecchio Testamento si dice, che la divina sapienza "diffondendosi attraverso le nazioni, fa amici di Dio e profeti". Dunque la nuova legge non è una legge infusa.

[38252] Iª-IIae q. 106 a. 1 s. c.
Sed contra est quod lex nova est lex novi testamenti. Sed lex novi testamenti est indita in corde. Apostolus enim, ad Heb. VIII, dicit, inducens auctoritatem quae habetur Ierem. XXXI, ecce dies venient, dicit dominus, et consummabo super domum Israel et super domum Iuda testamentum novum, et exponens quid sit hoc testamentum, dicit, quia hoc est testamentum quod disponam domui Israel, dando leges meas in mentem eorum, et in corde eorum superscribam eas. Ergo lex nova est lex indita.

 

[38252] Iª-IIae q. 106 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: La nuova legge è la legge della nuova alleanza. Ma la legge della nuova alleanza è infusa nei cuori. L'Apostolo infatti, nel riportare quel passo di Geremia: "Ecco verranno giorni, dice il Signore, nei quali io stringerò con la casa di Israele e con la casa di Giuda una nuova alleanza", spiega: "Questa è l'alleanza che stringerò con la casa d'Israele dopo quei giorni: metterò la mia legge nella loro mente, e la scriverò nel loro cuore". Quindi la nuova legge è una legge infusa.

[38253] Iª-IIae q. 106 a. 1 co.
Respondeo dicendum quod unaquaeque res illud videtur esse quod in ea est potissimum, ut philosophus dicit, in IX Ethic. Id autem quod est potissimum in lege novi testamenti, et in quo tota virtus eius consistit, est gratia spiritus sancti, quae datur per fidem Christi. Et ideo principaliter lex nova est ipsa gratia spiritus sancti, quae datur Christi fidelibus. Et hoc manifeste apparet per apostolum, qui, ad Rom. III, dicit, ubi est ergo gloriatio tua? Exclusa est. Per quam legem? Factorum? Non, sed per legem fidei, ipsam enim fidei gratiam legem appellat. Et expressius ad Rom. VIII dicitur, lex spiritus vitae in Christo Iesu liberavit me a lege peccati et mortis. Unde et Augustinus dicit, in libro de spiritu et littera, quod sicut lex factorum scripta fuit in tabulis lapideis, ita lex fidei scripta est in cordibus fidelium. Et alibi dicit in eodem libro, quae sunt leges Dei ab ipso Deo scriptae in cordibus, nisi ipsa praesentia spiritus sancti? Habet tamen lex nova quaedam sicut dispositiva ad gratiam spiritus sancti, et ad usum huius gratiae pertinentia, quae sunt quasi secundaria in lege nova, de quibus oportuit instrui fideles Christi et verbis et scriptis, tam circa credenda quam circa agenda. Et ideo dicendum est quod principaliter nova lex est lex indita, secundario autem est lex scripta.

 

[38253] Iª-IIae q. 106 a. 1 co.
RISPONDO: A detta del Filosofo, "ogni cosa pare che sia ciò che in essa c'è di principale". Ora, la cosa che nel nuovo Testamento è principale, e che ne costituisce la virtù, è la grazia dello Spirito Santo, derivante dalla fede di Cristo. Perciò la nuova legge principalmente è la stessa grazia dello Spirito Santo, concessa a coloro che credono in Cristo. Ciò si rileva chiaramente da quanto scrive l'Apostolo, il quale chiama "legge" la stessa grazia della fede. "Dov'è dunque li tuo vanto? È escluso. Per quale legge? Quella delle opere? No, ma per la legge della fede". E in termini anche più espliciti: "La legge dello Spirito di vita in Cristo Gesù mi liberò dalla legge del peccato e della morte". Ecco perché S. Agostino insegna, che "la legge della fede è stata scritta nel cuore dei fedeli, come la legge delle opere era stata scritta nelle tavole di pietra". E altrove: "Quali sono le leggi divine che Dio stesso ha scritto nei cuori, se non la presenza medesima dello Spirito Santo?".
Tuttavia la nuova legge contiene alcuni dati, sia in materia di fede che di costumi, che sono come elementi atti a predisporre alla grazia dello Spirito Santo, o a esercitare codesta grazia; ed essi sono aspetti secondari della nuova legge, che i cristiani devono apprendere, o mediante la parola viva, o mediante gli scritti. Si deve quindi concludere che la nuova legge principalmente è una legge infusa, e secondariamente è una legge scritta.

[38254] Iª-IIae q. 106 a. 1 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod in Scriptura Evangelii non continentur nisi ea quae pertinent ad gratiam spiritus sancti vel sicut dispositiva, vel sicut ordinativa ad usum huius gratiae. Sicut dispositiva quidem quantum ad intellectum per fidem, per quam datur spiritus sancti gratia, continentur in Evangelio ea quae pertinent ad manifestandam divinitatem vel humanitatem Christi. Secundum affectum vero, continentur in Evangelio ea quae pertinent ad contemptum mundi, per quem homo fit capax gratiae spiritus sancti, mundus enim, idest amatores mundi, non potest capere spiritum sanctum, ut habetur Ioan. XIV. Usus vero spiritualis gratiae est in operibus virtutum, ad quae multipliciter Scriptura novi testamenti homines exhortatur.

 

[38254] Iª-IIae q. 106 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Nello scritto dei Vangeli è contenuto solo quanto riguarda la grazia dello Spirito Santo, o come predisposizione, o come mezzo riguardante l'uso di codesta grazia. Quale predisposizione di ordine intellettivo alla fede, cui è connessa la grazia dello Spirito Santo, si trovano nel Vangelo le parole che manifestano la divinità e l'umanità di Cristo. E quale predisposizione di ordine affettivo si trovano nel Vangelo le parole di esortazione al disprezzo del mondo, che rende l'uomo disposto alla grazia dello Spirito Santo: infatti "il mondo", cioè chi ama il mondo, "non può ricevere lo Spirito Santo". L'uso invece della grazia si ha nelle azioni virtuose, che sono raccomandate agli uomini in molte maniere dagli scritti del nuovo Testamento.

[38255] Iª-IIae q. 106 a. 1 ad 2
Ad secundum dicendum quod dupliciter est aliquid inditum homini. Uno modo, pertinens ad naturam humanam, et sic lex naturalis est lex indita homini. Alio modo est aliquid inditum homini quasi naturae superadditum per gratiae donum. Et hoc modo lex nova est indita homini, non solum indicans quid sit faciendum, sed etiam adiuvans ad implendum.

 

[38255] Iª-IIae q. 106 a. 1 ad 2
2. Un principio può essere infuso nell'uomo in due maniere. Primo, come elemento appartenente alla natura umana: e in tal senso è infusa la legge naturale. Secondo, come elemento sovrapposto alla natura mediante un dono di grazia. E in tal senso è infusa nell'uomo la legge nuova, non solo quale norma indicatrice delle cose da farsi, ma anche come aiuto per compierle.

[38256] Iª-IIae q. 106 a. 1 ad 3
Ad tertium dicendum quod nullus unquam habuit gratiam spiritus sancti nisi per fidem Christi explicitam vel implicitam. Per fidem autem Christi pertinet homo ad novum testamentum. Unde quibuscumque fuit lex gratiae indita, secundum hoc ad novum testamentum pertinebant.

 

[38256] Iª-IIae q. 106 a. 1 ad 3
3. Nessuno ha mai ricevuto la grazia dello Spirito Santo, se non mediante la fede in Cristo esplicita o implicita. Ora, mediante la fede in Cristo un uomo appartiene al nuovo Testamento. Quindi chiunque abbia avuto l'infusione della legge di grazia, per ciò stesso appartiene al nuovo Testamento.




Seconda parte > Gli atti umani in generale > La legge > La legge evangelica, o legge nuova, in se stessa > Se la nuova legge dia la giustificazione


Prima pars secundae partis
Quaestio 106
Articulus 2

[38257] Iª-IIae q. 106 a. 2 arg. 1
Ad secundum sic proceditur. Videtur quod lex nova non iustificet. Nullus enim iustificatur nisi legi Dei obediat; secundum illud ad Heb. V, factus est, scilicet Christus, omnibus obtemperantibus sibi causa salutis aeternae. Sed Evangelium non semper hoc operatur quod homines ei obediant, dicitur enim Rom. X, non omnes obediunt Evangelio. Ergo lex nova non iustificat.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 106
Articolo 2

[38257] Iª-IIae q. 106 a. 2 arg. 1
SEMBRA che la nuova legge non dia la giustificazione. Infatti:
1. Nessuno può essere giustificato, se non ubbidisce alla legge di Dio; ché, a detta di S. Paolo, Cristo "divenne causa di eterna salvezza per tutti quelli che gli ubbidiscono". Ma il Vangelo non sempre fa sì che tutti ubbidiscano: infatti, "non tutti ubbidiscono al Vangelo". Quindi la nuova legge non dà la giustificazione.

[38258] Iª-IIae q. 106 a. 2 arg. 2
Praeterea, apostolus probat, ad Rom., quod lex vetus non iustificabat, quia ea adveniente praevaricatio crevit, habetur enim ad Rom. IV, lex iram operatur, ubi enim non est lex, nec praevaricatio. Sed multo magis lex nova praevaricationem addidit, maiori enim poena est dignus qui post legem novam datam adhuc peccat; secundum illud Heb. X, irritam quis faciens legem Moysi, sine ulla miseratione, duobus vel tribus testibus, moritur. Quanto magis putatis deteriora mereri supplicia, qui filium Dei conculcaverit, et cetera? Ergo lex nova non iustificat, sicut nec vetus.

 

[38258] Iª-IIae q. 106 a. 2 arg. 2
2. L'Apostolo dimostra che l'antica legge non giustificava, poiché con la sua promulgazione crebbe la disobbedienza: "La legge produce l'ira; giacché dove non v'è legge non vi è neppure trasgressione". Ma molto di più accrebbe la prevaricazione la legge nuova: infatti chi pecca ancora dopo la promulgazione di questa è degno di un castigo più grave, secondo le parole di S. Paolo: "Uno che abbia violato la legge di Mosè, viene messo a morte senza pietà sulla parola di due o tre testimoni. Di quanto più severo castigo pensate sarà giudicato degno chi avrà calpestato il Figlio di Dio...?". Dunque, al pari della legge antica, la nuova legge non giustifica.

[38259] Iª-IIae q. 106 a. 2 arg. 3
Praeterea, iustificare est proprius effectus Dei; secundum illud ad Rom. VIII, Deus qui iustificat. Sed lex vetus fuit a Deo, sicut et lex nova. Ergo lex nova non magis iustificat quam lex vetus.

 

[38259] Iª-IIae q. 106 a. 2 arg. 3
3. Giustificare è opera esclusiva di Dio, essendo egli, a detta di S. Paolo, "il Dio che giustifica". Ora l'antica legge deriva da Dio non meno della legge nuova. Perciò la nuova legge non giustifica più dell'antica.

[38260] Iª-IIae q. 106 a. 2 s. c.
Sed contra est quod apostolus dicit, ad Rom. I, non erubesco Evangelium, virtus enim Dei est in salutem omni credenti. Non autem est salus nisi iustificatis. Ergo lex Evangelii iustificat.

 

[38260] Iª-IIae q. 106 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: L'Apostolo scrive: "Io non mi vergogno del Vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede". Ora, non vi è salvezza che per i giustificati. Dunque la legge evangelica dà la giustificazione.

[38261] Iª-IIae q. 106 a. 2 co.
Respondeo dicendum quod, sicut dictum est, ad legem Evangelii duo pertinent. Unum quidem principaliter, scilicet ipsa gratia spiritus sancti interius data. Et quantum ad hoc, nova lex iustificat. Unde Augustinus dicit, in libro de spiritu et littera, ibi, scilicet in veteri testamento, lex extrinsecus posita est, qua iniusti terrerentur, hic, scilicet in novo testamento, intrinsecus data est, qua iustificarentur. Aliud pertinet ad legem Evangelii secundario, scilicet documenta fidei, et praecepta ordinantia affectum humanum et humanos actus. Et quantum ad hoc, lex nova non iustificat. Unde apostolus dicit, II ad Cor. III, littera occidit, spiritus autem vivificat. Et Augustinus exponit, in libro de spiritu et littera, quod per litteram intelligitur quaelibet Scriptura extra homines existens, etiam moralium praeceptorum qualia continentur in Evangelio. Unde etiam littera Evangelii occideret, nisi adesset interius gratia fidei sanans.

 

[38261] Iª-IIae q. 106 a. 2 co.
RISPONDO: Come abbiamo detto nell'articolo precedente, alla legge evangelica appartengono due cose. La prima, come elemento principale: cioè la grazia interiore dello Spirito Santo. E sotto questo aspetto la nuova legge giustifica. Infatti S. Agostino ha scritto: "Ivi", cioè nel vecchio Testamento, "fu imposta una legge dall'esterno, per spaventare i perversi; qui invece", ossia nel nuovo Testamento, "fu data dall'interno, per renderli giusti". - La seconda cosa appartiene alla legge evangelica in maniera secondaria: e si tratta delle dottrine di fede, e dei precetti che predispongono la volontà dell'uomo agli atti umani. E sotto questo aspetto la nuova legge non giustifica. Dice infatti l'Apostolo: "La lettera uccide, mentre lo Spirito vivifica". E S. Agostino spiega che per lettera va intesa qualsiasi scrittura esistente fuori dell'uomo, anche se si tratta di precetti morali, quali son quelli contenuti nel Vangelo. Perciò anche la lettera del Vangelo potrebbe uccidere, se non ci fosse la grazia interiore della fede che salva.

[38262] Iª-IIae q. 106 a. 2 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod illa obiectio procedit de lege nova non quantum ad id quod est principale in ipsa, sed quantum ad id quod est secundarium in ipsa, scilicet quantum ad documenta et praecepta exterius homini proposita vel verbo vel scripto.

 

[38262] Iª-IIae q. 106 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'obiezione parte dalla nuova legge considerata non in quello che ha di principale, ma in quello che ha di secondario: cioè rispetto alle dottrine e ai precetti presentati all'uomo dall'esterno, o con la parola, o con lo scritto.

[38263] Iª-IIae q. 106 a. 2 ad 2
Ad secundum dicendum quod gratia novi testamenti, etsi adiuvet hominem ad non peccandum, non tamen ita confirmat in bono ut homo peccare non possit, hoc enim pertinet ad statum gloriae. Et ideo si quis post acceptam gratiam novi testamenti peccaverit, maiori poena est dignus, tanquam maioribus beneficiis ingratus, et auxilio sibi dato non utens. Nec tamen propter hoc dicitur quod lex nova iram operatur, quia quantum est de se, sufficiens auxilium dat ad non peccandum.

 

[38263] Iª-IIae q. 106 a. 2 ad 2
2. Sebbene la grazia del nuovo Testamento aiuti l'uomo a non peccare, tuttavia non lo rende impeccabile; essendo questa una prerogativa dello stato di gloria. Perciò, se uno pecca dopo aver ricevuto la grazia del nuovo Testamento, è degno di un castigo più grave, perché abusa di benefici più grandi, e non approfitta dell'aiuto che gli viene offerto. Tuttavia non si può dire che la nuova legge "produce l'ira"; poiché di suo offre un aiuto efficace per non peccare.

[38264] Iª-IIae q. 106 a. 2 ad 3
Ad tertium dicendum quod legem novam et veterem unus Deus dedit, sed aliter et aliter. Nam legem veterem dedit scriptam in tabulis lapideis, legem autem novam dedit scriptam in tabulis cordis carnalibus, ut apostolus dicit, II ad Cor. III. Proinde sicut Augustinus dicit, in libro de spiritu et littera, litteram istam extra hominem scriptam, et ministrationem mortis et ministrationem damnationis apostolus appellat. Hanc autem, scilicet novi testamenti legem, ministrationem spiritus et ministrationem iustitiae dicit, quia per donum spiritus operamur iustitiam, et a praevaricationis damnatione liberamur.

 

[38264] Iª-IIae q. 106 a. 2 ad 3
3. La legge antica e la legge nuova, furono date da un unico Dio, però in maniera diversa. Infatti la legge antica fu scritta su tavole di pietra; mentre la legge nuova fu scritta "su tavole consistenti in cuori di carne", come si esprime l'Apostolo. E S. Agostino spiega, che "l'Apostolo chiama ministero di morte e di dannazione questa scrittura esterna all'uomo. Mentre chiama ministero di spirito e di giustizia questa legge del nuovo Testamento: poiché mediante il dono dello Spirito operiamo la giustizia, e siamo liberati dalla dannazione della disobbedienza".




Seconda parte > Gli atti umani in generale > La legge > La legge evangelica, o legge nuova, in se stessa > Se la nuova legge si dovesse dare all'inizio del mondo


Prima pars secundae partis
Quaestio 106
Articulus 3

[38265] Iª-IIae q. 106 a. 3 arg. 1
Ad tertium sic proceditur. Videtur quod lex nova debuerit dari a principio mundi. Non enim est personarum acceptio apud Deum, ut dicitur ad Rom. II. Sed omnes homines peccaverunt, et egent gloria Dei, ut dicitur ad Rom. III. Ergo a principio mundi lex Evangelii dari debuit, ut omnibus per eam subveniretur.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 106
Articolo 3

[38265] Iª-IIae q. 106 a. 3 arg. 1
SEMBRA che la legge nuova si dovesse dare all'inizio del mondo. Infatti:
1. "In Dio non vi è accettazione di persone", come nota S. Paolo. Ora, "tutti gli uomini hanno peccato e sono privi della gloria di Dio". Dunque dall'inizio del mondo bisognava dare la legge evangelica, per soccorrere tutti.

[38266] Iª-IIae q. 106 a. 3 arg. 2
Praeterea, sicut in diversis locis sunt diversi homines, ita etiam in diversis temporibus. Sed Deus, qui vult omnes homines salvos fieri, ut dicitur I ad Tim. II, mandavit Evangelium praedicari in omnibus locis; ut patet Matth. ult., et Marc. ult. Ergo omnibus temporibus debuit adesse lex Evangelii, ita quod a principio mundi daretur.

 

[38266] Iª-IIae q. 106 a. 3 arg. 2
2. Gli uomini, come abitano in diversi luoghi, così si trovano a vivere in diversi tempi. Ma Dio, "il quale vuole che tutti gli uomini si salvino", ha comandato che si predichi il Vangelo in tutti i luoghi. Perciò ci doveva essere la legge evangelica in tutti i tempi, e quindi si doveva dare all'inizio del mondo.

[38267] Iª-IIae q. 106 a. 3 arg. 3
Praeterea, magis est necessaria homini salus spiritualis, quae est aeterna, quam salus corporalis, quae est temporalis. Sed Deus ab initio mundi providit homini ea quae sunt necessaria ad salutem corporalem, tradens eius potestati omnia quae erant propter hominem creata, ut patet Gen. I. Ergo etiam lex nova, quae maxime est necessaria ad salutem spiritualem, debuit hominibus a principio mundi dari.

 

[38267] Iª-IIae q. 106 a. 3 arg. 3
3. Per l'uomo è più necessaria la salute dello spirito, la quale è eterna, che la salute del corpo, che è temporale. Ora, fin dall'inizio del mondo Dio ha provvisto l'uomo di ciò che è necessario alla salute del corpo, dando in suo potere tutte le cose create. Quindi anche la nuova legge, sommamente necessaria alla salute dello spirito, doveva essere data all'uomo fino dal principio del mondo.

[38268] Iª-IIae q. 106 a. 3 s. c.
Sed contra est quod apostolus dicit, I ad Cor. XV, non prius quod spirituale est, sed quod animale. Sed lex nova est maxime spiritualis. Ergo lex nova non debuit dari a principio mundi.

 

[38268] Iª-IIae q. 106 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: L'Apostolo afferma: "Non è prima l'elemento spirituale, bensì quello animale". Ma la nuova legge è sommamente spirituale. Dunque non andava data all'inizio del mondo.

[38269] Iª-IIae q. 106 a. 3 co.
Respondeo dicendum quod triplex ratio potest assignari quare lex nova non debuit dari a principio mundi. Quarum prima est quia lex nova, sicut dictum est, principaliter est gratia spiritus sancti; quae abundanter dari non debuit antequam impedimentum peccati ab humano genere tolleretur, consummata redemptione per Christum; unde dicitur Ioan. VII, nondum erat spiritus datus, quia Iesus nondum erat glorificatus. Et hanc rationem manifeste assignat apostolus ad Rom. VIII, ubi, postquam praemiserat de lege spiritus vitae, subiungit, Deus, filium suum mittens in similitudinem carnis peccati, de peccato damnavit peccatum in carne, ut iustificatio legis impleretur in nobis. Secunda ratio potest assignari ex perfectione legis novae. Non enim aliquid ad perfectum adducitur statim a principio, sed quodam temporali successionis ordine, sicut aliquis prius fit puer, et postmodum vir. Et hanc rationem assignat apostolus ad Gal. III, lex paedagogus noster fuit in Christo, ut ex fide iustificemur. At ubi venit fides, iam non sumus sub paedagogo. Tertia ratio sumitur ex hoc quod lex nova est lex gratiae, et ideo primo oportuit quod homo relinqueretur sibi in statu veteris legis, ut, in peccatum cadendo, suam infirmitatem cognoscens, recognosceret se gratia indigere. Et hanc rationem assignat apostolus ad Rom. V, dicens, lex subintravit ut abundaret delictum, ubi autem abundavit delictum, superabundavit et gratia.

 

[38269] Iª-IIae q. 106 a. 3 co.
RISPONDO: Si possono portare tre ragioni, per provare che la nuova legge non andava data all'inizio del mondo. La prima sta nel fatto che codesta legge principalmente consiste, come abbiamo detto, nella grazia dello Spirito Santo; la quale non doveva concedersi in abbondanza prima di aver tolto dal genere umano, con la redenzione di Cristo, l'ostacolo del peccato. Ecco perché nel Vangelo si legge: "Non era stato ancora dato lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato". È questa la ragione portata espressamente dall'Apostolo nella Lettera ai Romani; in cui, dopo aver ricordato la "legge dello Spirito di vita", aggiunge: "Dio, inviando suo Figlio in carne simile a quella del peccato, condannò il peccato nella carne, affinché la giustificazione della legge si compisse in noi".
La seconda ragione si può desumere dalla perfezione della nuova legge. Infatti niente raggiunge la perfezione all'inizio, ma con il tempo: prima si è bambini, e poi uomini. Anche questa ragione la troviamo negli scritti dell'Apostolo: "La legge è stata il nostro pedagogo a Cristo, affinché per via della fede fossimo giustificati. Venuta però la fede non siamo più sotto il pedagogo".
La terza ragione si desume dal fatto che la nuova legge è legge di grazia: perciò era necessario che l'uomo fosse lasciato a se stesso nello stato dell'antica legge, perché, cadendo in peccato, constatasse la propria infermità, e riconoscesse di aver bisogno della grazia. L'Apostolo così accenna a codesta ragione: "La legge sopraggiunse sì che abbondò il peccato; ma dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia".

[38270] Iª-IIae q. 106 a. 3 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod humanum genus propter peccatum primi parentis meruit privari auxilio gratiae. Et ideo quibuscumque non datur, hoc est ex iustitia, quibuscumque autem datur, hoc est ex gratia, ut Augustinus dicit, in libro de Perfect. Iustit. Unde non est acceptio personarum apud Deum ex hoc quod non omnibus a principio mundi legem gratiae proposuit, quae erat debito ordine proponenda, ut dictum est.

 

[38270] Iª-IIae q. 106 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il genere umano per il peccato del suo progenitore meritò la privazione dell'aiuto della grazia. Perciò "verso coloro cui esso non è concesso, si ha un atto di giustizia; e per coloro cui si concede, si ha un dono gratuito", come nota S. Agostino. Quindi non c'è accettazione di persone in Dio per il fatto che fin dall'inizio del mondo non fu concessa a tutti la legge di grazia, che doveva esser data con un certo ordine, come abbiamo spiegato.

[38271] Iª-IIae q. 106 a. 3 ad 2
Ad secundum dicendum quod diversitas locorum non variat diversum statum humani generis, qui variatur per temporis successionem. Et ideo omnibus locis proponitur lex nova, non autem omnibus temporibus, licet omni tempore fuerint aliqui ad novum testamentum pertinentes, ut supra dictum est.

 

[38271] Iª-IIae q. 106 a. 3 ad 2
2. Non la diversità dei luoghi determina i diversi stati del genere umano, ma la successione dei tempi. Ecco perché in tutti i luoghi viene proposta la nuova legge, non già in tutti i tempi: sebbene in tutti i tempi ci siano state delle persone che appartenevano al nuovo Testamento, come abbiamo già notato.

[38272] Iª-IIae q. 106 a. 3 ad 3
Ad tertium dicendum quod ea quae pertinent ad salutem corporalem, deserviunt homini quantum ad naturam, quae non tollitur per peccatum. Sed ea quae pertinent ad spiritualem salutem, ordinantur ad gratiam, quae amittitur per peccatum. Et ideo non est similis ratio de utrisque.

 

[38272] Iª-IIae q. 106 a. 3 ad 3
3. Le cose richieste alla salute del corpo servono all'uomo per conservare la propria natura, che non è distrutta dal peccato. Invece le cose richieste per la salute dello spirito sono ordinate alla grazia, che si perde col peccato. Quindi il paragone non regge.




Seconda parte > Gli atti umani in generale > La legge > La legge evangelica, o legge nuova, in se stessa > Se la nuova legge debba durare sino alla fine del mondo


Prima pars secundae partis
Quaestio 106
Articulus 4

[38273] Iª-IIae q. 106 a. 4 arg. 1
Ad quartum sic proceditur. Videtur quod lex nova non sit duratura usque ad finem mundi. Quia ut apostolus dicit, I ad Cor. XIII, cum venerit quod perfectum est, evacuabitur quod ex parte est. Sed lex nova ex parte est, dicit enim apostolus ibidem, ex parte cognoscimus, et ex parte prophetamus. Ergo lex nova evacuanda est, alio perfectiori statu succedente.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 106
Articolo 4

[38273] Iª-IIae q. 106 a. 4 arg. 1
SEMBRA che la nuova legge non debba durare sino alla fine del mondo. Infatti:
1. Come l'Apostolo insegna, "quando verrà ciò che è perfetto, ciò che è parzialmente finirà". Ma la nuova legge è parzialmente; poiché l'Apostolo afferma: "Parzialmente conosciamo, e parzialmente profetiamo". Dunque la nuova legge deve finire, col sopraggiungere di un nuovo stato.

[38274] Iª-IIae q. 106 a. 4 arg. 2
Praeterea, dominus, Ioan. XVI, promisit discipulis suis in adventu spiritus sancti Paracleti cognitionem omnis veritatis. Sed nondum Ecclesia omnem veritatem cognoscit, in statu novi testamenti. Ergo expectandus est alius status, in quo per spiritum sanctum omnis veritas manifestetur.

 

[38274] Iª-IIae q. 106 a. 4 arg. 2
2. Il Signore promise ai suoi discepoli, con la venuta dello Spirito Santo, la conoscenza "di ogni verità". Ma la Chiesa non conosce ancora ogni verità, nello stato del nuovo Testamento. Quindi si deve attendere un altro stato, in cui lo Spirito Santo renderà manifesta ogni verità.

[38275] Iª-IIae q. 106 a. 4 arg. 3
Praeterea, sicut pater est alius a filio et filius a patre, ita spiritus sanctus a patre et filio. Sed fuit quidam status conveniens personae patris, scilicet status veteris legis, in quo homines generationi intendebant. Similiter etiam est alius status conveniens personae filii, scilicet status novae legis, in quo clerici, intendentes sapientiae, quae appropriatur filio, principantur. Ergo erit status tertius spiritus sancti, in quo spirituales viri principabuntur.

 

[38275] Iª-IIae q. 106 a. 4 arg. 3
3. Come il Padre è distinto dal Figlio e il Figlio dal Padre, così lo Spirito Santo è distinto dal Padre e dal Figlio. Ora, ci fu uno stato appropriato alla persona del Padre: cioè lo stato dell'antica legge in cui gli uomini attendevano alla generazione. Così vi è uno stato appropriato alla persona del Figlio: ed è lo stato della nuova legge, nel quale predominano i chierici, che attendono alla sapienza, la quale viene attribuita al Figlio. Dunque ci sarà un terzo stato dello Spirito Santo in cui predomineranno gli spirituali.

[38276] Iª-IIae q. 106 a. 4 arg. 4
Praeterea, dominus dicit, Matth. XXIV, praedicabitur hoc Evangelium regni in universo orbe, et tunc veniet consummatio. Sed Evangelium Christi iamdiu est praedicatum in universo orbe; nec tamen adhuc venit consummatio. Ergo Evangelium Christi non est Evangelium regni, sed futurum est aliud Evangelium spiritus sancti, quasi alia lex.

 

[38276] Iª-IIae q. 106 a. 4 arg. 4
4. Il Signore ha detto: "Questo Vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, e allora verrà la fine". Ora, il Vangelo di Cristo è stato già predicato in tutto il mondo; e tuttavia ancora non viene la fine. Perciò il Vangelo di Cristo non è il Vangelo del regno, ma deve venire un Vangelo dello Spirito Santo, come una nuova legge.

[38277] Iª-IIae q. 106 a. 4 s. c.
Sed contra est quod dominus dicit, Matth. XXIV, dico vobis quia non praeteribit generatio haec donec omnia fiant, quod Chrysostomus exponit de generatione fidelium Christi. Ergo status fidelium Christi manebit usque ad consummationem saeculi.

 

[38277] Iª-IIae q. 106 a. 4 s. c.
IN CONTRARIO: Il Signore ha affermato: "Io vi dico che non passerà questa generazione prima che sian successe tutte queste cose"; e il Crisostomo spiega che si tratta "della generazione dei credenti in Cristo". Dunque lo stato dei credenti in Cristo durerà sino alla fine del mondo.

[38278] Iª-IIae q. 106 a. 4 co.
Respondeo dicendum quod status mundi variari potest dupliciter. Uno modo, secundum diversitatem legis. Et sic huic statui novae legis nullus alius status succedet. Successit enim status novae legis statui veteris legis tanquam perfectior imperfectiori. Nullus autem status praesentis vitae potest esse perfectior quam status novae legis. Nihil enim potest esse propinquius fini ultimo quam quod immediate in finem ultimum introducit. Hoc autem facit nova lex, unde apostolus dicit, ad Heb. X, habentes itaque, fratres, fiduciam in introitu sanctorum in sanguine Christi, quam initiavit nobis viam novam, accedamus ad eum. Unde non potest esse aliquis perfectior status praesentis vitae quam status novae legis, quia tanto est unumquodque perfectius, quanto ultimo fini propinquius. Alio modo status hominum variari potest secundum quod homines diversimode se habent ad eandem legem, vel perfectius vel minus perfecte. Et sic status veteris legis frequenter fuit mutatus, cum quandoque leges optime custodirentur, quandoque omnino praetermitterentur. Sic etiam status novae legis diversificatur, secundum diversa loca et tempora et personas, inquantum gratia spiritus sancti perfectius vel minus perfecte ab aliquibus habetur. Non est tamen expectandum quod sit aliquis status futurus in quo perfectius gratia spiritus sancti habeatur quam hactenus habita fuerit, maxime ab apostolis, qui primitias spiritus acceperunt, idest et tempore prius et ceteris abundantius, ut Glossa dicit Rom. VIII.

 

[38278] Iª-IIae q. 106 a. 4 co.
RISPONDO: Lo stato del mondo può mutare in due modi. Primo, col variare della legge: e in tal senso allo stato presente della nuova legge non seguirà nessun altro stato. Infatti questo stato seguì a quello dell'antica legge, come ciò che è perfetto segue a un dato imperfetto. Ora, nessuno stato della vita presente può essere più perfetto di quello della nuova legge. Poiché niente può essere più vicino all'ultimo fine, di quanto introduce direttamente a codesto fine. E la nuova legge fa precisamente questo, secondo la parola dell'Apostolo: "Avendo dunque, o fratelli, piena facoltà d'ingresso nel santuario in virtù del sangue di Cristo, per quella via nuova che egli inaugurò per noi, accostiamoci a lui". Dunque non può esserci uno stato più perfetto, nella vita presente, che lo stato della nuova legge: poiché ogni cosa tanto più è perfetta, quanto più si avvicina all'ultimo fine.
Secondo, lo stato dell'umanità può variare per il diverso comportamento degli uomini verso una medesima legge, che essi possono osservare più o meno perfettamente. E in tal senso spesso subì mutazioni lo stato dell'antica legge: poiché in certi periodi le leggi erano ottimamente osservate, e in altri erano del tutto trascurate. E così può variare anche lo stato della nuova legge, secondo la diversità di luoghi, di tempi e di persone, in quanto la grazia dello Spirito Santo è posseduta in maniera più o meno perfetta. Ma non si deve attendere uno stato futuro, in cui si potrà avere la grazia dello Spirito Santo più perfettamente di quanto è avvenuto finora, soprattutto rispetto agli Apostoli, i quali ricevettero "le primizie dello Spirito Santo", e cioè, come spiega la Glossa, "prima degli altri, e più in abbondanza".

[38279] Iª-IIae q. 106 a. 4 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod, sicut Dionysius dicit, in Eccl. Hier., triplex est hominum status, primus quidem veteris legis; secundus novae legis; tertius status succedit non in hac vita, sed in patria. Sed sicut primus status est figuralis et imperfectus respectu status evangelici, ita hic status est figuralis et imperfectus respectu status patriae; quo veniente, iste status evacuatur, sicut ibi dicitur, videmus nunc per speculum in aenigmate, tunc autem facie ad faciem.

 

[38279] Iª-IIae q. 106 a. 4 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Come spiega Dionigi, tre sono gli stati dell'umanità: il primo è quello dell'antica legge; il secondo quello della legge nuova; e il terzo che ha da venire, non in questa vita, ma nella patria beata. Ora, come il primo è figurale e imperfetto in rapporto allo stato evangelico, così quest'ultimo è figurale e imperfetto in rapporto allo stato della patria; alla venuta del quale lo stato presente finirà, come dice appunto l'Apostolo: "Adesso noi vediamo mediante uno specchio in enigma, allora vedremo invece faccia a faccia".

[38280] Iª-IIae q. 106 a. 4 ad 2
Ad secundum dicendum quod, sicut Augustinus dicit in libro contra Faustum, Montanus et Priscilla posuerunt quod promissio domini de spiritu sancto dando non fuit completa in apostolis, sed in eis. Et similiter Manichaei posuerunt quod fuit completa in Manichaeo, quem dicebant esse spiritum Paracletum. Et ideo utrique non recipiebant actus apostolorum, in quibus manifeste ostenditur quod illa promissio fuit in apostolis completa, sicut dominus iterato eis promisit, Act. I, baptizamini in spiritu sancto non post multos hos dies; quod impletum legitur Act. II. Sed istae vanitates excluduntur per hoc quod dicitur Ioan. VII, nondum erat spiritus datus, quia Iesus nondum erat glorificatus, ex quo datur intelligi quod statim glorificato Christo in resurrectione et ascensione, fuit spiritus sanctus datus. Et per hoc etiam excluditur quorumcumque vanitas qui dicerent esse expectandum aliud tempus spiritus sancti. Docuit autem spiritus sanctus apostolos omnem veritatem de his quae pertinent ad necessitatem salutis, scilicet de credendis et agendis. Non tamen docuit eos de omnibus futuris eventibus, hoc enim ad eos non pertinebat, secundum illud Act. I, non est vestrum nosse tempora vel momenta, quae pater posuit in sua potestate.

 

[38280] Iª-IIae q. 106 a. 4 ad 2
2. Racconta S. Agostino che Montano e Priscilla ritenevano che la promessa dello Spirito Santo fatta dal Signore non si fosse compiuta negli Apostoli, bensì in loro. Così per i Manichei si sarebbe avverata in Manete, che essi identificavano con lo Spirito Paraclito. Ecco perché gli uni e gli altri non accettavano gli Atti degli Apostoli, in cui si mostra chiaramente che quella promessa si è avverata negli Apostoli, secondo la ripetuta affermazione del Signore: "Sarete battezzati con lo Spirito Santo di qui a non molti giorni". Ma queste fantasticherie sono escluse dalle parole evangeliche: "Lo Spirito Santo non era stato ancora dato, perché Gesù non era stato ancora glorificato"; parole le quali fanno capire chiaramente che lo Spirito Santo fu dato subito appena Cristo fu glorificato con la resurrezione e l'ascensione. E ciò serve a escludere le fantasticherie di chiunque dicesse che si deve aspettare una nuova epoca dello Spirito Santo.
Inoltre lo Spirito Santo ha insegnato agli Apostoli tutte le verità necessarie alla salvezza: cioè tutte le cose da credere e da praticare. Invece non li ammaestrò sugli eventi futuri; poiché, come dice la Scrittura, questo non rientrava nei loro compiti: "Non sta a voi di sapere i tempi e i momenti, che il Padre ha serbato in suo potere".

[38281] Iª-IIae q. 106 a. 4 ad 3
Ad tertium dicendum quod lex vetus non solum fuit patris, sed etiam filii, quia Christus in veteri lege figurabatur. Unde dominus dicit, Ioan. V, si crederetis Moysi, crederetis forsitan et mihi, de me enim ille scripsit. Similiter etiam lex nova non solum est Christi, sed etiam spiritus sancti; secundum illud Rom. VIII, lex spiritus vitae in Christo Iesu, et cetera. Unde non est expectanda alia lex, quae sit spiritus sancti.

 

[38281] Iª-IIae q. 106 a. 4 ad 3
3. L'antica legge non era soltanto del Padre, ma anche del Figlio: poiché l'antica legge prefigurava il Cristo. Infatti il Signore afferma nel Vangelo: "Se aveste creduto a Mosè, avreste creduto anche a me; poiché egli ha scritto di me". Così pure la nuova legge non è soltanto di Cristo, ma anche dello Spirito Santo, secondo l'espressione paolina: "La legge dello Spirito di vita in Cristo Gesù, ecc.". Perciò non si deve attendere un'altra legge dello Spirito Santo.

[38282] Iª-IIae q. 106 a. 4 ad 4
Ad quartum dicendum quod, cum Christus statim in principio evangelicae praedicationis dixerit, appropinquavit regnum caelorum, stultissimum est dicere quod Evangelium Christi non sit Evangelium regni. Sed praedicatio Evangelii Christi potest intelligi dupliciter. Uno modo, quantum ad divulgationem notitiae Christi, et sic praedicatum fuit Evangelium in universo orbe etiam tempore apostolorum, ut Chrysostomus dicit. Et secundum hoc, quod additur, et tunc erit consummatio, intelligitur de destructione Ierusalem, de qua tunc ad litteram loquebatur. Alio modo potest intelligi praedicatio Evangelii in universo orbe cum pleno effectu, ita scilicet quod in qualibet gente fundetur Ecclesia. Et ita, sicut dicit Augustinus, in epistola ad Hesych., nondum est praedicatum Evangelium in universo orbe, sed, hoc facto, veniet consummatio mundi.

 

[38282] Iª-IIae q. 106 a. 4 ad 4
4. Fin dal principio della predicazione evangelica Cristo ha affermato: "Il regno dei cieli è vicino". Perciò è cosa stoltissima dire che il Vangelo di Cristo non è il Vangelo del regno. Però la predicazione del Vangelo di Cristo si può intendere in due modi: primo, come divulgazione della fama di Cristo e in tal senso il Vangelo fu predicato in tutto il mondo già al tempo degli Apostoli, come nota il Crisostomo. E in questo caso la predizione: "E allora verrà la fine", va intesa della distruzione di Gerusalemme, di cui letteralmente Gesù parlava. - Secondo, si può intendere come predicazione del Vangelo in tutto il mondo con pieno successo, cioè con la fondazione della Chiesa in ciascuna nazione. E in tal senso, come dice S. Agostino, il Vangelo non è stato predicato in tutto il mondo: ebbene, la fine del mondo avverrà dopo codesta predicazione.

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