III, 87

Terza parte > I Sacramenti > La penitenza > La remissione dei peccati veniali


Tertia pars
Quaestio 87
Prooemium

[51404] IIIª q. 87 pr.
Deinde considerandum est de remissione venialium peccatorum. Et circa hoc quaeruntur quatuor.
Primo, utrum sine poenitentia peccatum veniale possit dimitti.
Secundo, utrum possit dimitti sine gratiae infusione.
Tertio, utrum peccata venialia remittantur per aspersionem aquae benedictae, et tunsionem pectoris, et orationem dominicam, et alia huiusmodi.
Quarto, utrum veniale possit dimitti sine mortali.

 
Terza parte
Questione 87
Proemio

[51404] IIIª q. 87 pr.
Veniamo ora a esaminare la remissione dei peccati veniali.
Sull'argomento si pongono quattro quesiti:

1. Se il peccato veniale possa essere rimesso senza la penitenza;
2. Se possa essere perdonato senza infusione di grazia;
3. Se i peccati veniali vengano rimessi con l'aspersione dell'acqua benedetta, col battersi il petto, con il Padre nostro, e con altre pratiche del genere;
4. Se un peccato veniale possa essere rimesso restando nell'anima il peccato mortale.




Terza Parte > I Sacramenti > La penitenza > La remissione dei peccati veniali > Se il peccato veniale possa essere rimesso senza la penitenza


Tertia pars
Quaestio 87
Articulus 1

[51405] IIIª q. 87 a. 1 arg. 1
Ad primum sic proceditur. Videtur quod veniale peccatum possit remitti sine poenitentia. Pertinet enim, ut supra dictum est, ad rationem verae poenitentiae quod non solum homo doleat de peccato praeterito, sed etiam proponat cavere de futuro. Sed sine tali proposito peccata venialia dimittuntur, cum certum sit homini quod sine peccatis venialibus praesentem vitam ducere non possit. Ergo peccata venialia possunt remitti sine poenitentia.

 
Terza parte
Questione 87
Articolo 1

[51405] IIIª q. 87 a. 1 arg. 1
SEMBRA che il peccato veniale possa essere rimesso senza la penitenza. Infatti:
1. Come abbiamo notato sopra, la penitenza vera implica non solo che uno si penta del peccato commesso, ma che inoltre proponga di non ricadere nel futuro. Ora, i peccati veniali vengono rimessi senza tale proposito, essendo certo che un uomo non può vivere la vita presente senza peccati veniali. Dunque i peccati veniali possono essere rimessi senza la penitenza.

[51406] IIIª q. 87 a. 1 arg. 2
Praeterea, poenitentia non est sine actuali displicentia peccatorum. Sed peccata venialia possunt dimitti sine displicentia eorum, sicut patet in eo qui dormiens occideretur propter Christum; statim enim evolaret, quod non contingit manentibus peccatis venialibus. Ergo peccata venialia possunt remitti sine poenitentia.

 

[51406] IIIª q. 87 a. 1 arg. 2
2. Non c'è penitenza senza dispiacere attuale dei peccati commessi. Ma i peccati veniali possono essere perdonati senza che se ne abbia dispiacere: il che è evidente nel caso di chi viene ucciso per Cristo in tale stato mentre dorme. Costui infatti volerebbe subito in cielo: il che non potrebbe avvenire se restassero i peccati veniali. Dunque i peccati veniali possono essere perdonati senza penitenza.

[51407] IIIª q. 87 a. 1 arg. 3
Praeterea, peccata venialia opponuntur fervori caritatis, ut in secunda parte dictum est. Sed unum oppositorum tollitur per aliud. Ergo per fervorem caritatis, quem contingit esse sine actuali displicentia peccati venialis, fit remissio peccatorum venialium.

 

[51407] IIIª q. 87 a. 1 arg. 3
3. I peccati veniali sono incompatibili col fervore della carità, come abbiamo visto nella Seconda Parte. Ma gli opposti si escludono a vicenda. Quindi col fervore della carità, che può prodursi anche senza il dolore attuale del peccato veniale, si può avere la remissione dei peccati veniali.

[51408] IIIª q. 87 a. 1 s. c.
Sed contra est quod Augustinus dicit, in libro de poenitentia, quod est quaedam poenitentia quae quotidie agitur in Ecclesia pro peccatis venialibus. Quae frustra esset si sine poenitentia peccata venialia possunt dimitti.

 

[51408] IIIª q. 87 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: S. Agostino afferma, che "c'è nella Chiesa una penitenza quotidiana per i peccati veniali". Ora, questa sarebbe inutile, se i peccati veniali potessero essere rimessi senza la penitenza.

[51409] IIIª q. 87 a. 1 co.
Respondeo dicendum quod remissio culpae, sicut dictum est, fit per coniunctionem ad Deum, a quo aliqualiter separat culpa. Sed haec separatio perfecte quidem fit per peccatum mortale, imperfecte autem per peccatum veniale, nam per peccatum mortale mens omnino a Deo avertitur, utpote contra caritatem agens; per peccatum autem veniale retardatur affectus hominis ne prompte in Deum feratur. Et ideo utrumque peccatum per poenitentiam quidem remittitur, quia per utrumque deordinatur voluntas hominis per immoderatam conversionem ad bonum creatum, sicut enim peccatum mortale remitti non potest quandiu voluntas peccato adhaeret, ita etiam nec peccatum veniale, quia, manente causa, manet effectus. Exigitur autem ad remissionem peccati mortalis perfectior poenitentia, ut scilicet homo actualiter peccatum mortale commissum detestetur quantum in ipso est, ut scilicet diligentiam adhibeat ad rememorandum singula peccata mortalia, ut singula detestetur. Sed hoc non requiritur ad remissionem venialium peccatorum. Non tamen sufficit habitualis displicentia, quae habetur per habitum caritatis vel poenitentiae virtutis, quia sic caritas non compateretur peccatum veniale, quod patet esse falsum. Unde sequitur quod requiratur quaedam virtualis displicentia, puta cum aliquis fertur hoc modo secundum affectum in Deum et res divinas ut quidquid ei occurrat quod eum ab hoc motu retardaret, displiceret ei, et doleret se hoc commisisse, etiam si actu de illo non cogitaret. Quod tamen non sufficit ad remissionem peccati mortalis, nisi quantum ad peccata oblita post diligentem inquisitionem.

 

[51409] IIIª q. 87 a. 1 co.
RISPONDO: Come abbiamo già notato, la remissione della colpa viene compiuta mediante l'unione con Dio, dal quale ogni colpa più o meno separa. Ora, tale separazione è perfetta col peccato mortale, imperfetta con quello veniale: poiché col peccato mortale l'anima viene distolta totalmente da Dio, trattandosi di un atto incompatibile con la carità; mentre col peccato veniale l'affetto dell'uomo viene trattenuto dall'andare verso Dio con prontezza. Perciò sia l'uno che l'altro peccato viene rimesso con la penitenza, poiché in entrambi la volontà umana viene mal disposta da un attaccamento disordinato al bene creato: infatti come il peccato mortale non può essere rimesso finché la volontà aderisce al peccato, così non può esserlo il veniale, perché fino a che rimane la causa rimane l'effetto. Però per la remissione del peccato mortale si richiede una penitenza piu perfetta: si richiede cioè che uno detesti attualmente il peccato per quanto è a lui possibile; ossia che usi diligenza nel ricordare i singoli peccati mortali, per detestarli singolarmente. Ciò invece non è richiesto per la remissione dei peccati veniali. Tuttavia non basta il dispiacere abituale, che è implicito nel possesso degli abiti della carità e della penitenza; poiché altrimenti la carità dovrebbe essere incompatibile col peccato veniale, il che invece è evidentemente falso. Si richiede quindi un dispiacere virtuale: che uno, p. es., abbia tale affetto verso Dio e le cose di Dio. da provar dispiacere per tutto ciò che venga a ritardare la sua ascesa verso di lui, e da sentir dolore per aver commesso cose del genere, anche se attualmente non ci pensa. Questo invece non basta per la remissione dei peccati mortali, se non per i peccati dimenticati dopo diligente ricerca.

[51410] IIIª q. 87 a. 1 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod homo in gratia constitutus potest vitare omnia peccata mortalia et singula; potest etiam vitare singula peccata venialia, sed non omnia; ut patet ex his quae in secunda parte dicta sunt. Et ideo poenitentia de peccatis mortalibus requirit quod homo proponat abstinere ab omnibus et singulis peccatis mortalibus. Sed ad poenitentiam peccatorum venialium requiritur quod proponat abstinere a singulis, non tamen ab omnibus, quia hoc infirmitas huius vitae non patitur. Debet tamen habere propositum se praeparandi ad peccata venialia minuenda, alioquin esset ei periculum deficiendi, cum desereret appetitum proficiendi, seu tollendi impedimenta spiritualis profectus, quae sunt peccata venialia.

 

[51410] IIIª q. 87 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'uomo in grazia può evitare tutti e singoli i peccati mortali; può evitare anche i singoli peccati veniali, ma non tutti, come risulta da quanto abbiamo detto nella Seconda Parte. La penitenza quindi dei peccati mortali richiede che l'uomo proponga di astenersi da tutti e singoli i peccati mortali. Invece per la penitenza dei veniali basta che proponga di astenersi dai singoli, non già da tutti: perché l'infermità della vita presente non lo comporta. Tuttavia si deve avere il proposito di disporsi a diminuire i peccati veniali: altrimenti ci si espone al pericolo di cadere, abbandonando il desiderio di progredire, ossia di togliere gli ostacoli del progresso spirituale, che sono i peccati veniali.

[51411] IIIª q. 87 a. 1 ad 2
Ad secundum dicendum quod passio pro Christo suscepta, sicut supra dictum est, obtinet vim Baptismi. Et ideo purgat ab omni culpa et mortali et veniali, nisi actualiter voluntatem peccato invenerit inhaerentem.

 

[51411] IIIª q. 87 a. 1 ad 2
2. La morte sofferta per Cristo raggiunge, come sopra abbiamo visto, il valore del battesimo. Essa perciò purifica da qualsiasi colpa e mortale e veniale, a meno che non trovi la volontà attaccata attualmente al peccato.

[51412] IIIª q. 87 a. 1 ad 3
Ad tertium dicendum quod fervor caritatis virtualiter implicat displicentiam venialium peccatorum, ut supra dictum est.

 

[51412] IIIª q. 87 a. 1 ad 3
3. Il fervore della carità implica virtualmente il dispiacere dei peccati veniali, come abbiamo notato qui sopra.




Terza Parte > I Sacramenti > La penitenza > La remissione dei peccati veniali > Se per la remissione dei peccati veniali si richieda l'infusione della grazia


Tertia pars
Quaestio 87
Articulus 2

[51413] IIIª q. 87 a. 2 arg. 1
Ad secundum sic proceditur. Videtur quod ad remissionem venialium peccatorum requiratur gratiae infusio. Effectus enim non est sine propria causa. Sed propria causa remissionis peccatorum est gratia, non enim ex meritis propriis hominis peccata propria remittuntur; unde dicitur Ephes. II, Deus, qui dives est in misericordia, propter nimiam caritatem qua dilexit nos, cum essemus mortui peccatis, convivificavit nos in Christo, cuius gratia salvati estis. Ergo peccata venialia non remittuntur sine gratiae infusione.

 
Terza parte
Questione 87
Articolo 2

[51413] IIIª q. 87 a. 2 arg. 1
SEMBRA che per la remissione dei peccati veniali si richieda l'infusione della grazia. Infatti:
1. Un effetto non può mai prodursi senza la propria causa. Ora, causa propria della remissione dei peccati è la grazia: poiché non è per i nostri meriti che vengono rimessi i peccati, come si rileva da quelle parole di S. Paolo: "Dio, che è ricco di misericordia, per il grande amore che ci portava, pur essendo noi morti per le nostre colpe, ci richiamò a vita in Cristo, per la cui grazia siete stati salvati". Dunque i peccati veniali non vengono rimessi senza l'infusione della grazia.

[51414] IIIª q. 87 a. 2 arg. 2
Praeterea, peccata venialia non remittuntur sine poenitentia. Sed in poenitentia infunditur gratia, sicut et in aliis sacramentis novae legis. Ergo peccata venialia non remittuntur sine gratiae infusione.

 

[51414] IIIª q. 87 a. 2 arg. 2
2. I peccati veniali non vengono rimessi senza penitenza. Ma nella penitenza viene infusa la grazia, come in tutti gli altri sacramenti della nuova legge. Quindi i peccati veniali non vengono rimessi senza l'infusione della grazia.

[51415] IIIª q. 87 a. 2 arg. 3
Praeterea, peccatum veniale maculam quandam animae infert. Sed macula non aufertur nisi per gratiam, quae est spiritualis animae decor. Ergo videtur quod peccata venialia non remittantur sine gratiae infusione.

 

[51415] IIIª q. 87 a. 2 arg. 3
3. Il peccato veniale infligge all'anima una macchia. Ora, la macchia non viene cancellata che dalla grazia, che è il decoro spirituale dell'anima. Dunque i peccati veniali non vengono rimessi senza un'infusione della grazia.

[51416] IIIª q. 87 a. 2 s. c.
Sed contra est quod peccatum veniale adveniens non tollit gratiam, neque etiam diminuit eam, ut in secunda parte habitum est. Ergo, pari ratione, ad hoc quod peccatum veniale remittatur, non requiritur novae gratiae infusio.

 

[51416] IIIª q. 87 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: Il peccato veniale non toglie dall'anima la grazia, e neppure la diminuisce, come abbiamo spiegato nella Seconda Parte. Quindi, per lo stesso motivo, per la remissione del peccato veniale non si richiede una nuova infusione della grazia.

[51417] IIIª q. 87 a. 2 co.
Respondeo dicendum quod unumquodque tollitur per suum oppositum. Peccatum autem veniale non contrariatur habituali gratiae vel caritati, sed retardat actum eius, inquantum nimis haeret homo bono creato, licet non contra Deum, ut in secunda parte habitum est. Et ideo ad hoc quod peccatum tollatur, non requiritur aliqua habitualis gratia, sed sufficit aliquis motus gratiae vel caritatis ad eius remissionem. Quia tamen in habentibus usum liberi arbitrii, in quibus solum possunt esse peccata venialia, non contingit esse infusionem gratiae sine actuali motu liberi arbitrii in Deum et in peccatum; ideo, quandocumque de novo gratia infunditur, peccata venialia remittuntur.

 

[51417] IIIª q. 87 a. 2 co.
RISPONDO: Ogni cosa viene eliminata dal suo contrario. Ma il peccato veniale non è contrario né alla grazia né alla carità, limitandosi a ritardarne gli atti, per il fatto che uno si attacca troppo a un bene creato, però senza andare contro Dio, come abbiamo spiegato nella Seconda Parte. Perché quindi tale peccato venga cancellato non si richiede un'infusione della grazia abituale; ma basta un moto della grazia, o della carità perché venga rimesso.
Tuttavia, poiché in coloro che hanno l'uso del libero arbitrio, che poi sono i soli capaci di far peccati veniali, non può mai esserci un'infusione della grazia, senza un moto del libero arbitrio verso Dio e contro il peccato, ogni volta che si ha in essi una nuova infusione della grazia si produce la remissione dei peccati veniali.

[51418] IIIª q. 87 a. 2 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod etiam remissio peccatorum venialium est effectus gratiae, per actum scilicet quem de novo elicit, non autem per aliquid habituale de novo animae infusum.

 

[51418] IIIª q. 87 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Anche la remissione dei peccati veniali è effetto della grazia, però mediante il nuovo atto che essa produce: non già con altra grazia abituale infusa nell'anima.

[51419] IIIª q. 87 a. 2 ad 2
Ad secundum dicendum quod veniale peccatum nunquam remittitur sine aliquali actu poenitentiae virtutis, explicito scilicet vel implicito, ut supra dictum est. Potest tamen remitti veniale peccatum sine poenitentiae sacramento, quod in absolutione sacerdotis formaliter perficitur, ut supra dictum est. Et ideo non sequitur quod ad remissionem venialis requiratur gratiae infusio, quae licet sit in quolibet sacramento, non tamen in quolibet actu virtutis.

 

[51419] IIIª q. 87 a. 2 ad 2
2. Il peccato veniale, come sopra abbiamo notato, non viene mai rimesso senza un qualche atto della penitenza virtù, o esplicito, o implicito. Però può essere rimesso senza la penitenza sacramento, la quale formalmente consiste nell'assoluzione del sacerdote, secondo le spiegazioni date. Perciò non ne segue che per la remissione del peccato veniale si richieda l'infusione della grazia, la quale pur producendosi in ogni sacramento non si produce in ogni atto di virtù.

[51420] IIIª q. 87 a. 2 ad 3
Ad tertium dicendum quod, sicut in corpore contingit esse maculam dupliciter, uno modo per privationem eius quod requiritur ad decorem, puta debiti coloris aut debitae proportionis membrorum, alio modo per superinductionem alicuius impedientis decorem, puta luti aut pulveris; ita etiam in anima inducitur macula uno modo per privationem decoris gratiae per peccatum mortale, alio modo per inclinationem inordinatam affectus ad aliquid temporale; et hoc fit per peccatum veniale. Et ideo ad tollendam maculam mortalis peccati requiritur infusio gratiae, sed ad tollendam maculam peccati venialis, requiritur aliquis actus procedens a gratia per quem removeatur inordinata adhaesio ad rem temporalem.

 

[51420] IIIª q. 87 a. 2 ad 3
3. Nel corpo la macchia può prodursi in due modi: primo, mediante la privazione di quanto la bellezza richiede, cioè del debito colore e della debita proporzione delle membra; secondo mediante l'apposizione di cose, quali il fango e la polvere, che appannano la bellezza. Allo stesso modo anche nell'anima la macchia può prodursi, o mediante la privazione del decoro della grazia col peccato mortale, o mediante l'inclinazione disordinata dell'affetto verso un bene temporale. Quindi per togliere la macchia del peccato mortale si richiede l'infusione della grazia; ma per togliere la macchia del peccato veniale basta un atto che, derivando dalla grazia, tolga l'attaccamento disordinato ai beni temporali.




Terza Parte > I Sacramenti > La penitenza > La remissione dei peccati veniali > Se i peccati veniali vengano rimessi dall'aspersione dell'acqua benedetta, dalla benedizione episcopale, e da altre pratiche di questo genere


Tertia pars
Quaestio 87
Articulus 3

[51421] IIIª q. 87 a. 3 arg. 1
Ad tertium sic proceditur. Videtur quod peccata venialia non remittantur per aspersionem aquae benedictae, et episcopalem benedictionem, et alia huiusmodi. Peccata enim venialia non remittuntur sine poenitentia, ut dictum est. Sed poenitentia per se sufficit ad remissionem venialium peccatorum. Ergo ista nihil operantur ad huiusmodi remissionem.

 
Terza parte
Questione 87
Articolo 3

[51421] IIIª q. 87 a. 3 arg. 1
SEMBRA che i peccati veniali non vengano rimessi dall'aspersione dell'acqua benedetta, dalla benedizione episcopale e da altre pratiche del genere. Infatti:
1. I peccati veniali non vengono rimessi che mediante la penitenza, come sopra abbiamo visto. Ma la penitenza basta da sola a rimettere i peccati veniali. Dunque tali pratiche non hanno nessun influsso in codesta remissione.

[51422] IIIª q. 87 a. 3 arg. 2
Praeterea, quodlibet istorum relationem habet ad unum peccatum veniale, et ad omnia. Si ergo per aliquod istorum remittitur peccatum veniale, sequetur quod pari ratione remittantur omnia. Et ita per unam tunsionem pectoris, vel per unam aspersionem aquae benedictae, redderetur homo immunis ab omnibus peccatis venialibus. Quod videtur inconveniens.

 

[51422] IIIª q. 87 a. 3 arg. 2
2. Ognuna di codeste pratiche si rivolge a un solo peccato veniale come si rivolge a tutti. Quindi se con una di esse ne viene rimesso uno, per lo stesso motivo vengono rimessi tutti. Cosicché mediante un solo gesto di battersi il petto, o mediante una sola aspersione con l'acqua benedetta uno verrebbe purificato da tutti i peccati veniali. Il che è inammissibile.

[51423] IIIª q. 87 a. 3 arg. 3
Praeterea, peccata venialia inducunt reatum alicuius poenae, licet temporalis, dicitur enim, I Cor. III, de eo qui superaedificat lignum, faenum et stipulam, quod salvus erit, sic tamen quasi per ignem. Sed huiusmodi per quae dicitur peccatum veniale remitti, vel nullam vel minimam poenam in se habent. Ergo non sufficiunt ad plenam remissionem venialium peccatorum.

 

[51423] IIIª q. 87 a. 3 arg. 3
3. I peccati veniali importano un debito di pena, anche se temporale: poiché di colui "che sopraedifica legno, fieno e paglia", si dice che "sarà salvo, però quasi attraverso il fuoco". Invece codeste pratiche, da cui si vorrebbe ricavare la remissione dei peccati veniali, non implicano di suo nessuna pena, o soltanto una pena insignificante. Perciò esse non bastano alla piena remissione dei peccati veniali.

[51424] IIIª q. 87 a. 3 s. c.
Sed contra est quod Augustinus dicit, in libro de poenitentia, quod pro levibus peccatis pectora nostra tundimus, et dicimus, dimitte nobis debita nostra. Et ita videtur quod tunsio pectoris et oratio dominica causent remissionem peccatorum. Et eadem ratio videtur esse de aliis.

 

[51424] IIIª q. 87 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: S. Agostino afferma, che per i peccati non gravi "ci battiamo il petto, o diciamo, "Rimetti a noi i nostri debiti"". Dunque è evidente che battersi il petto e recitare il Padre nostro producono la remissione dei peccati veniali. Lo stesso vale per le altre pratiche suddette.

[51425] IIIª q. 87 a. 3 co.
Respondeo dicendum quod, sicut dictum est, ad remissionem venialis peccati non requiritur novae gratiae infusio, sed sufficit aliquis actus procedens ex gratia quo homo detestetur peccatum vel explicite, vel saltem implicite, sicut cum aliquis ferventer movetur in Deum. Et ideo triplici ratione aliqua causant remissionem venialium peccatorum. Uno modo, inquantum in eis infunditur gratia, quia per infusionem gratiae tolluntur peccata venialia, ut supra dictum est. Et hoc modo per Eucharistiam et extremam unctionem, et universaliter per omnia sacramenta novae legis, in quibus confertur gratia, peccata venialia remittuntur. Secundo, inquantum sunt cum aliquo motu detestationis peccatorum. Et hoc modo confessio generalis, tunsio pectoris, et oratio dominica operantur ad remissionem venialium peccatorum, nam in oratione dominica petimus, dimitte nobis debita nostra. Tertio, inquantum sunt cum aliquo motu reverentiae in Deum et ad res divinas. Et hoc modo benedictio episcopalis, aspersio aquae benedictae, quaelibet sacramentalis unctio, oratio in Ecclesia dedicata, et si qua alia sunt huiusmodi, operantur ad remissionem peccatorum.

 

[51425] IIIª q. 87 a. 3 co.
RISPONDO: Per la remissione del peccato veniale, come abbiamo visto sopra, non si richiede una nuova infusione di grazia, ma basta un atto che derivi dalla grazia col quale si detesta esplicitamente, o per lo meno implicitamente il peccato, come quando uno si muove con fervore verso Dio. Perciò una pia pratica può influire sulla remissione dei peccati veniali in tre maniere. Primo, in quanto con essa viene infusa la grazia: poiché, come abbiamo notato sopra, con l'infusione della grazia si cancellano i peccati veniali. In tal modo i peccati veniali vengono rimessi dall'Eucarestia, dall'Estrema unzione e da tutti i sacramenti della nuova legge.
Secondo, in quanto codeste pratiche sono accompagnate da un moto di detestazione dei peccati. Ed è in tal modo appunto che giovano a rimettere i peccati veniali la recita del Confiteor, l'atto di battersi il petto, e la preghiera del Padre nostro: poiché in questa preghiera noi chiediamo: "Rimetti a noi i nostri debiti".
Terzo, in quanto tali pratiche sono legate a un moto di riverenza verso Dio e verso le cose di Dio. E in tal modo influiscono sulla remissione dei peccati la benedizione episcopale, l'aspersione dell'acqua benedetta, una qualsiasi unzione rituale, il pregare in una chiesa consacrata, e altre pratiche del genere.

[51426] IIIª q. 87 a. 3 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod omnia ista causant remissionem peccatorum venialium inquantum inclinant animam ad motum poenitentiae, qui est detestatio peccatorum, vel implicite vel explicite.

 

[51426] IIIª q. 87 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Tutte queste pratiche causano la remissione dei peccati veniali in quanto inclinano l'anima, in maniera implicita o esplicita, a quel moto di penitenza che è la detestazione del peccato.

[51427] IIIª q. 87 a. 3 ad 2
Ad secundum dicendum quod omnia ista, quantum est de se, operantur ad remissionem omnium venialium peccatorum. Potest tamen impediri remissio quantum ad aliqua peccata venialia, quibus mens actualiter inhaeret, sicut etiam per fictionem impeditur aliquando effectus Baptismi.

 

[51427] IIIª q. 87 a. 3 ad 2
2. Di suo tutte codeste pratiche giovano a rimettere tutti i peccati veniali. Tuttavia la remissione di certuni può essere impedita dall'attaccamento attuale che l'anima ha verso di essi: del resto si sa che talora le cattive disposizioni impediscono persino l'effetto del battesimo.

[51428] IIIª q. 87 a. 3 ad 3
Ad tertium dicendum quod per praedicta tolluntur quidem peccata venialia quantum ad culpam, tum virtute alicuius sanctificationis, tum etiam virtute caritatis, cuius motus per praedicta excitatur. Non autem per quodlibet praedictorum semper tollitur totus reatus poenae, quia sic qui esset omnino immunis a peccato mortali, aspersus aqua benedicta statim evolaret. Sed reatus poenae remittitur per praedicta secundum motum fervoris in Deum, qui per praedicta excitatur quandoque magis, quandoque minus.

 

[51428] IIIª q. 87 a. 3 ad 3
3. Le pratiche suddette eliminano i peccati veniali rispetto alla colpa, sia per la virtù di qualche rito santificante, che per influsso della carità che viene eccitata da esse. Non è detto però che ciascuna di esse elimini sempre tutto il debito di pena: cosicché chiunque si trovi a morire senza peccato mortale dopo l'aspersione dell'acqua benedetta debba volare subito in cielo. Ma il reato, o debito di pena viene rimesso dalle pratiche suddette in proporzione del fervore verso Dio, che può derivarne in misura maggiore o minore.




Terza Parte > I Sacramenti > La penitenza > La remissione dei peccati veniali > Se un peccato veniale possa essere rimesso, restando nell'anima il peccato mortale


Tertia pars
Quaestio 87
Articulus 4

[51429] IIIª q. 87 a. 4 arg. 1
Ad quartum sic proceditur. Videtur quod veniale peccatum possit remitti sine mortali. Quia super illud Ioan. VIII, qui sine peccato est vestrum, primus in illam lapidem mittat, dicit quaedam Glossa quod omnes illi erant in peccato mortali, venialia enim eis dimittebantur per caeremonias. Ergo veniale peccatum potest remitti sine mortali.

 
Terza parte
Questione 87
Articolo 4

[51429] IIIª q. 87 a. 4 arg. 1
SEMBRA che un peccato veniale possa essere rimesso, restando nell'anima il peccato mortale. Infatti:
1. A commento di quel passo evangelico: "Chi di voi è senza peccato scagli contro di lei la prima pietra", una Glossa afferma, che "quei tali erano tutti in peccato mortale: infatti i veniali soltanto erano loro rimessi dalle cerimonie rituali". Dunque il peccato veniale può essere rimesso senza che lo sia il mortale.

[51430] IIIª q. 87 a. 4 arg. 2
Praeterea, ad remissionem peccati venialis non requiritur gratiae infusio. Requiritur autem ad remissionem mortalis. Ergo veniale peccatum potest remitti sine mortali.

 

[51430] IIIª q. 87 a. 4 arg. 2
2. Per la remissione del peccato veniale non si richiede l'infusione della grazia. Questa invece si richiede per la remissione di quello mortale. Perciò si può ottenere la remissione del primo, senza la remissione del secondo.

[51431] IIIª q. 87 a. 4 arg. 3
Praeterea, plus distat veniale peccatum a mortali quam ab alio veniali. Sed unum veniale potest dimitti sine alio, ut dictum est. Ergo veniale potest dimitti sine mortali.

 

[51431] IIIª q. 87 a. 4 arg. 3
3. Un peccato veniale è meno affine a un peccato mortale, che a un altro peccato veniale. Eppure una colpa veniale può essere rimessa, come abbiamo notato, senza la remissione di altre colpe veniali. Quindi un peccato veniale può essere rimesso senza la remissione di quello mortale.

[51432] IIIª q. 87 a. 4 s. c.
Sed contra est quod dicitur Matth. V, non exibis inde, scilicet de carcere, in quem introducitur homo pro peccato mortali, donec reddas novissimum quadrantem, per quem significatur veniale peccatum. Ergo veniale peccatum non remittitur sine mortali.

 

[51432] IIIª q. 87 a. 4 s. c.
IN CONTRARIO: Nel Vangelo si legge: "Non uscirai di lì", cioè dal carcere in cui un uomo viene rinchiuso col peccato mortale, "fino a che non avrai saldato l'ultimo spicciolo", che sta a significare il peccato veniale. Dunque il peccato veniale non viene rimesso senza la remissione del mortale.

[51433] IIIª q. 87 a. 4 co.
Respondeo dicendum quod, sicut supra dictum est, remissio culpae cuiuscumque nunquam fit nisi per virtutem gratiae, quia, ut apostolus dicit, Rom. IV, ad gratiam Dei pertinet quod Deus alicui non imputat peccatum, quod Glossa ibi exponit de veniali. Ille autem qui est in peccato mortali, caret gratia Dei. Unde nullum peccatum veniale sibi remittitur.

 

[51433] IIIª q. 87 a. 4 co.
RISPONDO: Come abbiamo già notato, in nessuno si ha la remissione della colpa, se non in forza della grazia; poiché, come dice l'Apostolo, si deve alla grazia di Dio che a qualcuno Dio "non imputi il peccato"; frase che la Glossa riferisce al peccato veniale. Ora, chi è in peccato mortale è privo della grazia di Dio. Perciò a lui non può essere rimesso nessun peccato veniale.

[51434] IIIª q. 87 a. 4 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod venialia ibi dicuntur irregularitates sive immunditiae quas contrahebant secundum legem.

 

[51434] IIIª q. 87 a. 4 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Per colpe veniali in quel testo s'intendono le irregolarità o impurità che venivano contratte a norma della legge.

[51435] IIIª q. 87 a. 4 ad 2
Ad secundum dicendum quod, licet ad remissionem peccati venialis non requiratur nova infusio habitualis gratiae, requiritur tamen aliquis gratiae actus. Qui non potest esse in eo qui subiacet peccato mortali.

 

[51435] IIIª q. 87 a. 4 ad 2
2. Sebbene per la remissione del peccato veniale non si richieda una nuova infusione di grazia abituale, si richiede però un atto derivante dalla grazia. E questo non può esserci in chi è soggetto al peccato mortale.

[51436] IIIª q. 87 a. 4 ad 3
Ad tertium dicendum quod peccatum veniale non excludit omnem actum gratiae, per quem possunt omnia peccata venialia dimitti. Sed peccatum mortale excludit totaliter habitum gratiae, sine quo nullum peccatum mortale vel veniale remittitur. Et ideo non est similis ratio.

 

[51436] IIIª q. 87 a. 4 ad 3
3. Un peccato veniale non esclude mai tutti gli atti dovuti alla grazia, mediante i quali possono essere rimessi gli altri peccati veniali. Invece il peccato mortale esclude del tutto l'abito della grazia, senza il quale non c'è remissione di peccati né mortali né veniali. Perciò il paragone non regge.

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