[50710] IIIª q. 77 a. 5 co. Respondeo dicendum quod, cum corruptio unius sit generatio alterius, ut dicitur in I de Generat., necesse est quod ex speciebus sacramentalibus aliquid generetur, cum corrumpantur, ut dictum est. Non enim sic corrumpuntur ut omnino dispareant, quasi in nihilum redigantur, sed manifeste aliquid sensibile eis succedit. Quomodo autem ex eis aliquid generari possit, difficile est videre. Manifestum est enim quod ex corpore et sanguine Christi, quae ibi veraciter sunt, non generatur aliquid, cum sint incorruptibilia. Si autem substantia panis aut vini remaneret in hoc sacramento, vel eorum materia, facile esset assignare quod ex eis generatur illud sensibile quod succedit, ut quidam posuerunt. Sed hoc est falsum, ut supra habitum est. Et ideo quidam dixerunt quod ea quae generantur, non fiunt ex speciebus sacramentalibus, sed ex aere circumstante. Quod quidem multipliciter apparet esse impossibile. Primo quidem, quia ex eo generatur aliquid quod prius alteratum et corruptum apparet. Nulla autem alteratio et corruptio prius apparuit in aere circumstante. Unde ex eo vermes aut cineres non generantur. Secundo, quia natura aeris non est talis quod ex eo per tales alterationes talia generentur. Tertio, quia potest contingere in magna quantitate hostias consecratas comburi vel putrefieri, nec esset possibile tantum de corpore terreo ex aere generari, nisi magna et etiam valde sensibili inspissatione aeris facta. Quarto, quia idem potest accidere corporibus solidis circumstantibus, puta ferro aut lapidibus, quae integra remanent post praedictorum generationem. Unde haec positio stare non potest, quia contrariatur ei quod ad sensum apparet. Et ideo alii dixerunt quod redit substantia panis et vini in ipsa corruptione specierum, et sic ex substantia panis et vini redeunte generantur cineres aut vermes aut aliquid huiusmodi. Sed haec positio non videtur esse possibilis. Primo quidem quia, si substantia panis et vini conversa est in corpus et sanguinem, ut supra habitum est, non potest substantia panis vel vini redire nisi corpore aut sanguine Christi iterum converso in substantiam panis et vini, quod est impossibile, sicut, si aer sit conversus in ignem, non potest aer redire nisi iterum ignis convertatur in aerem. Si vero substantia panis aut vini sit annihilata, non potest iterum redire, quia quod in nihilum decidit, non redit idem numero, nisi forte dicatur redire praedicta substantia, quia Deus de novo creat novam substantiam loco primae. Secundo videtur hoc esse impossibile, quia non est dare quando substantia panis redeat. Manifestum est enim ex supra dictis quod, manentibus speciebus panis et vini, manet corpus et sanguis Christi, quae non sunt simul cum substantia panis et vini in hoc sacramento, secundum praehabita. Unde substantia panis et vini non potest redire, speciebus sacramentalibus manentibus. Similiter etiam nec eis cessantibus, quia iam substantia panis et vini esset sine propriis accidentibus, quod est impossibile. Nisi forte dicatur quod in ipso ultimo instanti corruptionis specierum redit, non quidem substantia panis et vini, quia illud idem instans est in quo primo habent esse substantiae generatae ex speciebus, sed materia panis et vini magis quasi de novo creata diceretur quam rediens, proprie loquendo. Et secundum hoc, posset sustineri praedicta positio. Verum, quia non rationabiliter videtur dici quod miraculose aliquid accidit in hoc sacramento nisi ex ipsa consecratione, ex qua non est quod materia creetur vel redeat; melius videtur dicendum quod in ipsa consecratione miraculose datur quantitati dimensivae panis et vini quod sit primum subiectum subsequentium formarum. Hoc autem est proprium materiae. Et ideo ex consequenti datur praedictae quantitati dimensivae omne id quod ad materiam pertinet. Et ideo quidquid posset generari ex materia panis si esset, totum potest generari ex praedicta quantitate dimensiva panis vel vini, non quidem novo miraculo, sed ex vi miraculi prius facti.
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[50710] IIIª q. 77 a. 5 co.
RISPONDO: Poiché, come dice Aristotele, "la corruzione di una cosa è generazione di un'altra", è inevitabile che dalle specie sacramentali, quando si corrompono, si generi qualche altra cosa. Infatti non si corrompono così da sparire completamente, come se venissero annichilate; ma ad esse succede in modo evidente un'entità sensibile.
In che modo però da esse possa generarsi qualche cosa, è difficile a comprendersi. Infatti è chiaro che dal corpo e dal sangue di Cristo, ivi realmente presenti, non si genera nulla, trattandosi di realtà incorruttibili. Se invece rimanesse in questo sacramento la sostanza o la materia del pane e del vino, sarebbe facile veder generata da esse, come alcuni ritennero, l'entità sensibile successiva. Ciò però è falso per quanto si è detto sopra.
Alcuni perciò hanno asserito che gli elementi generati non provengono dalle specie sacramentali, ma dall'aria circostante. - Ma questo risulta impossibile per molte ragioni. Primo, perché quando si genera una cosa da un'altra, quest'ultima precedentemente appare alterata e corrotta. Ora, nell'aria circostante non si manifesta in precedenza nessuna alterazione e corruzione. Non è da essa perciò che hanno origine i vermi e le ceneri. - Secondo, perché la natura dell'aria non è tale da poter produrre con simili alterazioni codeste cose. - Terzo, perché può accadere che bruci o si corrompa una grande quantità di ostie consacrate: e con l'aria non sarebbe possibile generare altrettanta materia, se non rendendo molto spessa una grande quantità di aria. - Quarto perché in tale trasformazione dovrebbero essere coinvolti anche i corpi solidi circostanti, p. es., il ferro o le pietre (su cui poggia il sacramento), che invece dopo la generazione delle suddette cose risultano invariati. - Perciò questa è un'affermazione insostenibile, perché contraria alle constatazioni dei nostri sensi.
Altri perciò hanno insegnato che nel momento della corruzione delle specie ritornerebbe la sostanza del pane e del vino, e così dalla ritornata sostanza del pane e del vino verrebbero generati le ceneri, i vermi e altre simili cose. Ma anche questa opinione è inaccettabile. Primo, perché se la sostanza del pane e del vino si è convertita nel corpo e nel sangue di Cristo, come si è detto sopra, non può ritornare a esistere se non per la riconversione del corpo e del sangue di Cristo nella sostanza del pane e del vino, il che è impossibile: come non può tornare ad esistere l'aria convertitasi in fuoco, se non per la riconversione del fuoco in aria. Se poi la sostanza del pane e del vino fu annichilata, non può tornare ad esistere, perché ciò che è caduto nel nulla, non può tornare numericamente identico a quello di prima: a meno che non si denomini ritorno della sostanza precedente il fatto che Dio ne crea una nuova al posto della prima. - Secondo, ciò è impossibile, perché non si può assegnare il tempo in cui la sostanza del pane e del vino dovrebbe ritornare. Infatti si è dimostrato sopra che per tutta la durata delle specie del pane e del vino rimane il corpo e il sangue di Cristo, i quali, secondo le spiegazioni già date, non possono esser presenti in questo sacramento assieme alla sostanza del pane e del vino. Cosicché tale sostanza non può ritornare finché durano le specie sacramentali. Parimente tale sostanza non può tornare quando esse spariscono, perché allora la sostanza del pane e del vino verrebbe a trovarsi assurdamente senza i propri accidenti. - A meno che non si affermi che nell'ultimo istante della corruzione delle specie ritorna non la sostanza del pane e del vino, essendo quello l'istante medesimo in cui si presentano le sostanze generate dalle specie, bensì la materia del pane e del vino, che propriamente parlando si dovrebbe dire creata di nuovo piuttosto che ritornata. In questo senso la suddetta opinione sarebbe ancora sostenibile.
Tuttavia, poiché non sembra ragionevole ammettere miracoli in questo sacramento se non in dipendenza della consacrazione, la quale non importa né creazione né ritorno di materia, è meglio asserire che nella consacrazione stessa viene concesso miracolosamente alla quantità, ossia alle dimensioni del pane e del vino, di essere il primo soggetto delle forme successive. Ora, questa è una proprietà della materia. Di conseguenza è concesso alla suddetta quantità tutto ciò che spetta alla materia. E così quanto potrebbe generarsi dalla materia del pane e del vino se fosse presente, può generarsi dalla suddetta quantità propria del pane e del vino; non per un nuovo miracolo, ma in forza del miracolo già compiuto (nella consacrazione).
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