III, 76

Terza parte > I Sacramenti > Il modo in cui Cristo è presente nell'Eucarestia


Tertia pars
Quaestio 76
Prooemium

[50604] IIIª q. 76 pr.
Deinde considerandum est de modo quo Christus existit in hoc sacramento. Et circa hoc quaeruntur octo.
Primo, utrum totus Christus sit sub hoc sacramento.
Secundo, utrum totus Christus sit sub utraque specie sacramenti.
Tertio, utrum totus Christus sit sub qualibet parte specierum.
Quarto, utrum dimensiones corporis Christi totae sint in hoc sacramento.
Quinto, utrum corpus Christi sit in hoc sacramento localiter.
Sexto, utrum corpus Christi moveatur ad motum hostiae vel calicis post consecrationem.
Septimo, utrum corpus Christi sub hoc sacramento possit ab aliquo oculo videri.
Octavo, utrum verum corpus Christi remaneat in hoc sacramento quando miraculose apparet sub specie pueri vel carnis.

 
Terza parte
Questione 76
Proemio

[50604] IIIª q. 76 pr.
Veniamo ora a considerare il modo in cui Cristo è presente in questo sacramento.
In proposito si pongono otto quesiti:

1. Se Cristo sia per intero in questo sacramento;
2. Se Cristo sia tutto intero in ambedue le specie del sacramento;
3. Se Cristo sia per intero in tutte le parti delle specie;
4. Se le dimensioni del corpo di Cristo siano rispettate in questo sacramento;
5. Se il corpo di Cristo sia in questo sacramento localmente;
6. Se il corpo di Cristo venga mosso al muoversi dell'ostia o del calice dopo la consacrazione;
7. Se il corpo di Cristo sia percepibile dagli occhi in questo sacramento;
8. Se il vero corpo di Cristo rimanga in questo sacramento, quando miracolosamente appare sotto le sembianze di bambino o di carne.




Terza Parte > I Sacramenti > Il modo in cui Cristo è presente nell'Eucarestia > Se tutto Cristo sia contenuto per intero in questo sacramento


Tertia pars
Quaestio 76
Articulus 1

[50605] IIIª q. 76 a. 1 arg. 1
Ad primum sic proceditur. Videtur quod non totus Christus contineatur sub hoc sacramento. Christus enim incipit esse in hoc sacramento per conversionem panis et vini. Sed manifestum est quod panis et vinum non possunt converti neque in divinitatem Christi, neque in eius animam. Cum ergo Christus existat ex tribus substantiis, scilicet divinitate, anima et corpore, ut supra habitum; videtur quod Christus totus non sit in hoc sacramento.

 
Terza parte
Questione 76
Articolo 1

[50605] IIIª q. 76 a. 1 arg. 1
SEMBRA che Cristo non sia contenuto per intero in questo sacramento. Infatti:
1. Cristo incomincia a essere in questo sacramento per la conversione del pane e del vino. Ma è evidente che il pane e il vino non possono convertirsi né nella divinità di Cristo, né nella sua anima. Ora, Cristo essendo composto di tre sostanze, cioè di divinità, di anima e di corpo, come sopra abbiamo detto, è chiaro che egli non è presente per intero in questo sacramento.

[50606] IIIª q. 76 a. 1 arg. 2
Praeterea, Christus est in hoc sacramento secundum quod competit refectioni fidelium, quae in cibo et potu consistit, sicut supra dictum est. Sed dominus dicit, Ioan. VI, caro mea vere est cibus, et sanguis meus vere est potus. Ergo solum caro et sanguis Christi continetur in hoc sacramento. Sunt autem multae aliae partes corporis Christi, puta nervi et ossa et alia huiusmodi. Non ergo totus Christus continetur sub hoc sacramento.

 

[50606] IIIª q. 76 a. 1 arg. 2
2. Cristo è in questo sacramento per il nutrimento dei fedeli, che consiste nel cibo e nella bevanda, come si è detto. Ora, il Signore afferma: "La mia carne è veramente cibo e il mio sangue è veramente bevanda". Perciò in questo sacramento ci sono soltanto la carne e il sangue di Cristo. Ma ci sono molte altre parti nel corpo del Cristo: p. es., i nervi, le ossa e altre simili. Dunque Cristo non è contenuto per intero in questo sacramento.

[50607] IIIª q. 76 a. 1 arg. 3
Praeterea, corpus maioris quantitatis non potest totum contineri sub minoris quantitatis mensura. Sed mensura panis et vini consecrati est multo minor quam propria mensura corporis Christi. Non potest ergo esse quod totus Christus sit sub hoc sacramento.

 

[50607] IIIª q. 76 a. 1 arg. 3
3. Un corpo di maggiore grandezza non può essere contenuto tutto nelle misure di una quantità minore. Ma le misure del pane e del vino consacrato sono molto più piccole delle misure proprie del corpo di Cristo. Dunque non è possibile che Cristo sia contenuto per intero in questo sacramento.

[50608] IIIª q. 76 a. 1 s. c.
Sed contra est quod Ambrosius dicit, in libro de Offic., in illo sacramento Christus est.

 

[50608] IIIª q. 76 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: S. Ambrogio afferma: "In questo sacramento c'è Cristo".

[50609] IIIª q. 76 a. 1 co.
Respondeo dicendum quod omnino necesse est confiteri secundum fidem Catholicam quod totus Christus sit in hoc sacramento. Sciendum tamen quod aliquid Christi est in hoc sacramento dupliciter, uno modo, quasi ex vi sacramenti; alio modo, ex naturali concomitantia. Ex vi quidem sacramenti, est sub speciebus huius sacramenti id in quod directe convertitur substantia panis et vini praeexistens, prout significatur per verba formae, quae sunt effectiva in hoc sacramento sicut et in ceteris, puta cum dicitur, hoc est corpus meum, hic est sanguis meus. Ex naturali autem concomitantia est in hoc sacramento illud quod realiter est coniunctum ei in quod praedicta conversio terminatur. Si enim aliqua duo sunt realiter coniuncta, ubicumque est unum realiter, oportet et aliud esse, sola enim operatione animae discernuntur quae realiter sunt coniuncta.

 

[50609] IIIª q. 76 a. 1 co.
RISPONDO: È necessario riconoscere, secondo la fede cattolica, che tutto il Cristo è presente in questo sacramento. Si noti però che le parti del Cristo possono essere in questo sacramento in due modi: primo, quasi in forza del sacramento; secondo, per concomitanza naturale. In forza del sacramento è presente sotto le specie sacramentali ciò in cui direttamente si converte la preesistente sostanza del pane e del vino, come significano le parole della forma, che qui sono efficaci come negli altri sacramenti, e cioè: "Questo è il mio corpo", "Questo è il mio sangue". Per concomitanza naturale poi è presente in questo sacramento ciò che è realmente congiunto con quanto costituisce il termine della conversione suddetta. Infatti, di due cose unite realmente tra loro, dov'è realmente l'una bisogna che sia anche l'altra: poiché le cose che sono unite realmente vengono separate solo dall'attività dello spirito.

[50610] IIIª q. 76 a. 1 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod, quia conversio panis et vini non terminatur ad divinitatem vel animam Christi, consequens est quod divinitas vel anima Christi non sit in hoc sacramento ex vi sacramenti, sed ex reali concomitantia. Quia enim divinitas corpus assumptum nunquam deposuit, ubicumque est corpus Christi, necesse est et eius divinitatem esse. Et ideo in hoc sacramento necesse est esse divinitatem Christi concomitantem eius corpus. Unde in symbolo Ephesino legitur, participes efficimur corporis et sanguinis Christi, non ut communem carnem percipientes, nec viri sanctificati et verbo coniuncti secundum dignitatis unitatem, sed vere vivificatricem, et ipsius verbi propriam factam. Anima vero realiter separata fuit a corpore, ut supra dictum est. Et ideo, si in illo triduo mortis fuisset hoc sacramentum celebratum, non fuisset ibi anima, nec ex vi sacramenti nec ex reali concomitantia. Sed quia Christus resurgens ex mortuis iam non moritur, ut dicitur Rom. VI, anima eius semper est realiter corpori unita. Et ideo in hoc sacramento corpus quidem Christi est ex vi sacramenti, anima autem ex reali concomitantia.

 

[50610] IIIª q. 76 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Poiché la conversione del pane e del vino non termina alla divinità o all'anima del Cristo, è logico che la divinità e l'anima di Cristo non possono essere presenti in forza del sacramento, ma per concomitanza naturale. Infatti, non avendo mai la divinità lasciato il corpo che assunse, dovunque si trova il corpo di Cristo, deve esserci anche la sua divinità. Quindi in questo sacramento è necessariamente presente la divinità di Cristo in concomitanza del suo corpo. Ecco perché negli atti del Concilio di Efeso si legge: "Diventiamo partecipi del corpo e del sangue di Cristo, ricevendo non una carne comune, né quella di un uomo santificato e congiunto con il Verbo a titolo di onore, ma una carne veramente vivificante e divenuta propria del Verbo stesso".
L'anima al contrario una volta si separò realmente dal corpo, come si è detto sopra. Perciò, se in quel triduo di morte fosse stato celebrato questo sacramento, l'anima non vi sarebbe stata presente, né in forza del sacramento, né per concomitanza naturale. Ma poiché "il Cristo risorto da morte non muore più", come dice S. Paolo, la sua anima è sempre realmente unita al corpo. E quindi, in questo sacramento, il corpo di Cristo è presente in forza del sacramento, l'anima invece per concomitanza reale.

[50611] IIIª q. 76 a. 1 ad 2
Ad secundum dicendum quod ex vi sacramenti sub hoc sacramento continetur, quantum ad species panis, non solum caro, sed totum corpus Christi, idest ossa et nervi et alia huiusmodi. Et hoc apparet ex forma huius sacramenti, in qua non dicitur, haec est caro mea, sed, hoc est corpus meum. Et ideo, cum dominus dixit, Ioan. VI, caro mea vere est cibus, caro ponitur ibi pro toto corpore, quia, secundum consuetudinem humanam, videtur esse magis manducationi accommodata, prout scilicet homines carnibus animalium vescuntur communiter, non ossibus vel aliis huiusmodi.

 

[50611] IIIª q. 76 a. 1 ad 2
2. In virtù del sacramento nell'Eucarestia è presente sotto le specie del pane non solo la carne, ma tutto il corpo di Cristo, cioè le ossa, i nervi e le altre parti consimili. Ciò risulta dalla forma di questo sacramento, nella quale non si dice: "Questa è la mia carne", bensì: "Questo è il mio corpo". Perciò nelle parole del Signore: "La mia carne è veramente cibo", carne sta per il corpo intero, poiché essa secondo gli usi degli uomini è più adatta alla funzione di cibo: infatti comunemente gli uomini si cibano della carne degli animali, e non delle ossa o di altre parti del corpo.

[50612] IIIª q. 76 a. 1 ad 3
Ad tertium dicendum quod, sicut dictum est, facta conversione panis in corpus Christi vel vini in sanguinem, accidentia utriusque remanent. Ex quo patet quod dimensiones panis vel vini non convertuntur in dimensiones corporis Christi, sed substantia in substantiam. Et sic substantia corporis Christi vel sanguinis est in hoc sacramento ex vi sacramenti, non autem dimensiones corporis vel sanguinis Christi. Unde patet quod corpus Christi est in hoc sacramento per modum substantiae, et non per modum quantitatis. Propria autem totalitas substantiae continetur indifferenter in parva vel magna quantitate, sicut tota natura aeris in magno vel parvo aere, et tota natura hominis in magno vel parvo homine. Unde et tota substantia corporis Christi et sanguinis continetur in hoc sacramento post consecrationem, sicut ante consecrationem continebatur ibi substantia panis et vini.

 

[50612] IIIª q. 76 a. 1 ad 3
3. Come si è già detto, avvenuta la conversione del pane nel corpo di Cristo o del vino nel sangue, gli accidenti dell'uno e dell'altro rimangono. Da ciò risulta che la conversione non sta nelle dimensioni del pane e del vino che si mutano nelle dimensioni del corpo di Cristo, ma nella conversione da sostanza a sostanza. Cosicché la sostanza del corpo o del sangue di Cristo è presente in questo sacramento in forza del sacramento, non così le dimensioni del suo corpo e del suo sangue. È perciò evidente che il corpo di Cristo è presente in questo sacramento secondo il modo della sostanza e non secondo il modo della quantità. Ora, la totalità propria della sostanza è contenuta indifferentemente in una quantità piccola o in una quantità grande: la natura dell'aria, p. es., è tutta intera in un grande come in un piccolo volume di aria, e la natura dell'uomo è tutta, sia in un uomo grande, che in uno piccolo. Perciò anche in questo sacramento dopo la consacrazione è contenuta tutta la sostanza del corpo e del sangue di Cristo, come prima della consacrazione c'era contenuta la sostanza del pane e del vino.




Terza Parte > I Sacramenti > Il modo in cui Cristo è presente nell'Eucarestia > Se sotto ognuna delle due specie di questo sacramento sia contenuto tutto il Cristo


Tertia pars
Quaestio 76
Articulus 2

[50613] IIIª q. 76 a. 2 arg. 1
Ad secundum sic proceditur. Videtur quod non sub utraque specie huius sacramenti totus Christus contineatur. Hoc enim sacramentum ad salutem fidelium ordinatur, non virtute specierum, sed virtute eius quod sub speciebus continetur, quia species erant etiam ante consecrationem, ex qua est virtus huius sacramenti. Si ergo nihil continetur sub una specie quod non contineatur sub alia, et totus Christus continetur sub utraque, videtur quod altera illarum superfluat in hoc sacramento.

 
Terza parte
Questione 76
Articolo 2

[50613] IIIª q. 76 a. 2 arg. 1
SEMBRA che sotto ognuna delle due specie di questo sacramento non sia contenuto tutto il Cristo. Infatti:
1. Questo sacramento è ordinato alla salvezza dei fedeli, non per la virtù delle specie, ma di ciò che è contenuto sotto le specie: poiché le specie esistevano già prima della consacrazione, con la quale inizia la virtù di questo sacramento. Se dunque sotto una specie niente si contiene che non sia contenuto nell'altra, e tutto il Cristo è contenuto in ciascuna di esse, una delle due specie è superflua in questo sacramento.

[50614] IIIª q. 76 a. 2 arg. 2
Praeterea, dictum est quod sub nomine carnis omnes aliae partes corporis continentur, sicut ossa, nervi et alia huiusmodi. Sed sanguis est una partium humani corporis, sicut patet per Aristotelem, in libro animalium. Si ergo sanguis Christi continetur sub specie panis, sicut continentur ibi aliae partes corporis, non deberet seorsum sanguis consecrari, sicut neque seorsum consecratur alia pars corporis.

 

[50614] IIIª q. 76 a. 2 arg. 2
2. Si è detto che il termine carne abbraccia tutte le altre parti del corpo, cioè le ossa, i nervi e così via. Ma il sangue è una delle parti del corpo umano, come spiega Aristotele. Se dunque il sangue di Cristo è contenuto sotto le specie del pane, alla maniera che sono contenute le altre parti del corpo, non si dovrebbe consacrare separatamente il sangue, come non si consacra separatamente nessun'altra parte del corpo.

[50615] IIIª q. 76 a. 2 arg. 3
Praeterea, quod iam factum est, iterum fieri non potest. Sed corpus Christi iam incoepit esse in hoc sacramento per consecrationem panis. Ergo non potest esse quod denuo incipiat esse per consecrationem vini. Et ita sub specie vini non continebitur corpus Christi; et per consequens nec totus Christus. Non ergo sub utraque specie totus Christus continetur.

 

[50615] IIIª q. 76 a. 2 arg. 3
3. Quello che già è stato fatto, non può farsi ormai. Ora, il corpo di Cristo è già presente in questo sacramento per la consacrazione del pane. Non può dunque incominciare a esserci una seconda volta per la consacrazione del vino. Quindi sotto le specie del vino non sarà contenuto il corpo di Cristo, e di conseguenza non sarà in esso contenuto tutto il Cristo. Perciò in ognuna delle due specie non è contenuto Cristo nella sua integrità.

[50616] IIIª q. 76 a. 2 s. c.
Sed contra est quod, I Cor. XI, super illud, calicem, dicit Glossa quod sub utraque specie, scilicet panis et vini, idem sumitur. Et ita videtur quod sub utraque specie totus Christus sit.

 

[50616] IIIª q. 76 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: La Glossa a commento delle parole di S. Paolo afferma che "sotto ambedue le specie", cioè del pane e del vino, "si riceve la medesima realtà". È chiaro quindi che in ognuna di esse, Cristo è presente per intero.

[50617] IIIª q. 76 a. 2 co.
Respondeo dicendum certissime ex supra dictis tenendum esse quod sub utraque specie sacramenti totus est Christus, aliter tamen et aliter. Nam sub speciebus panis est quidem corpus Christi ex vi sacramenti, sanguis autem ex reali concomitantia, sicut supra dictum est de anima et divinitate Christi. Sub speciebus vero vini est quidem sanguis Christi ex vi sacramenti, corpus autem Christi ex reali concomitantia, sicut anima et divinitas, eo quod nunc sanguis Christi non est ab eius corpore separatus, sicut fuit tempore passionis et mortis. Unde, si tunc fuisset hoc sacramentum celebratum, sub speciebus panis fuisset corpus Christi sine sanguine, et sub specie vini sanguis sine corpore, sicut erat in rei veritate.

 

[50617] IIIª q. 76 a. 2 co.
RISPONDO: Da quanto abbiamo già detto deriva come tesi certissima che sotto ognuna delle due specie sacramentali è presente tutto il Cristo: però in modi diversi. Infatti sotto le specie del pane il corpo di Cristo è presente in forza del sacramento, il sangue invece per concomitanza naturale, come si è detto sopra riguardo all'anima e alla divinità. Al contrario sotto le specie del vino è presente il sangue di Cristo in forza del sacramento, e il corpo di Cristo per concomitanza naturale, come l'anima e la divinità; questo perché attualmente il sangue di Cristo non è separato dal suo corpo, come lo fu nel tempo della sua passione e morte. Poiché, se allora si fosse celebrato questo sacramento, sotto le specie del pane ci sarebbe stato il corpo di Cristo senza il sangue e sotto le specie del vino il sangue senza il corpo, come voleva la realtà delle cose.

[50618] IIIª q. 76 a. 2 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod, quamvis totus Christus sit sub utraque specie, non tamen frustra. Nam primo quidem, hoc valet ad repraesentandam passionem Christi, in qua seorsum sanguis fuit a corpore. Unde et in forma consecrationis sanguinis fit mentio de eius effusione. Secundo, hoc est conveniens usui huius sacramenti, ut seorsum exhibeatur fidelibus corpus Christi in cibum, et sanguis in potum. Tertio, quantum ad effectum, secundum quod supra dictum est quod corpus exhibetur pro salute corporis, sanguis pro salute animae.

 

[50618] IIIª q. 76 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Sebbene tutto il Cristo sia presente in ciascuna delle due specie, non vi è presente inutilmente. Primo, perché ciò serve a rappresentare efficacemente la passione di Cristo, nella quale il sangue fu separato dal corpo. Cosicché nella forma stessa della consacrazione del sangue viene ricordata la sua effusione.
Secondo, la cosa è adatta all'uso del sacramento, al fine di poter offrire distintamente ai fedeli il corpo di Cristo come cibo e il sangue come bevanda.
Terzo, ciò si addice anche agli effetti, perché, come abbiamo accennato sopra, "il corpo viene offerto per la salvezza del corpo e il sangue per la salvezza dell'anima".

[50619] IIIª q. 76 a. 2 ad 2
Ad secundum dicendum quod in passione Christi, cuius hoc sacramentum est memoriale, non fuerunt aliae partes corporis ab invicem separatae, sicut sanguis, sed corpus indissolutum permansit, secundum quod legitur Exod. XII, os non comminuetis ex eo. Et ideo in hoc sacramento seorsum consecratur sanguis a corpore, non autem alia pars ab alia.

 

[50619] IIIª q. 76 a. 2 ad 2
2. Nella passione di Cristo, della quale l'Eucarestia è il memoriale, le altre parti del corpo non rimasero separate tra loro come il sangue; ma il corpo rimase integro, in conformità alle parole: "Non gli romperete alcun osso". Ecco perché in questo sacramento nessun'altra parte, all'infuori del sangue, viene consacrata separatamente dal corpo.

[50620] IIIª q. 76 a. 2 ad 3
Ad tertium dicendum quod, sicut dictum est, corpus Christi non est sub specie vini ex vi sacramenti, sed ex reali concomitantia. Et ideo per consecrationem vini non fit ibi corpus Christi per se, sed concomitanter.

 

[50620] IIIª q. 76 a. 2 ad 3
3. Il corpo di Cristo, come si è detto, non è nelle specie del vino in forza del sacramento, ma solo per concomitanza. Quindi con la consacrazione del vino si renderà presente il corpo di Cristo non direttamente, ma per concomitanza.




Terza Parte > I Sacramenti > Il modo in cui Cristo è presente nell'Eucarestia > Se Cristo sia per intero in ogni particella delle specie del pane e del vino


Tertia pars
Quaestio 76
Articulus 3

[50621] IIIª q. 76 a. 3 arg. 1
Ad tertium sic proceditur. Videtur quod non sit totus Christus sub qualibet parte specierum panis vel vini. Species enim illae dividi possunt in infinitum. Si ergo Christus totus est sub qualibet parte specierum praedictarum, sequeretur quod infinities esset in hoc sacramento. Quod est inconveniens, nam infinitum non solum repugnat naturae, sed etiam gratiae.

 
Terza parte
Questione 76
Articolo 3

[50621] IIIª q. 76 a. 3 arg. 1
SEMBRA che Cristo non sia per intero in ogni particella delle specie del pane e del vino. Infatti:
1. Quelle specie si possono dividere all'infinito. Se dunque Cristo fosse per intero in ogni particella delle specie suddette, sarebbe infinite volte in questo sacramento. Il che è inammissibile: poiché l'infinito ripugna non solo nell'ordine della natura, ma anche in quello della grazia.

[50622] IIIª q. 76 a. 3 arg. 2
Praeterea, corpus Christi, cum sit organicum, habet partes determinate distantes, est enim de ratione organici corporis determinata distantia singularum partium ad invicem, sicut oculi ab oculo, et oculi ab aure. Sed hoc non posset esse si sub qualibet parte specierum esset totus Christus, oporteret enim quod sub qualibet parte esset quaelibet pars; et ita, ubi esset una pars, esset et alia. Non ergo potest esse quod totus Christus sit sub qualibet parte hostiae vel vini contenti in calice.

 

[50622] IIIª q. 76 a. 3 arg. 2
2. Il corpo di Cristo, essendo organico, ha le sue parti determinatamente distanziate, perché è della natura di un corpo organico una certa distanza tra le singole parti, come tra un occhio e l'altro, tra un occhio e un orecchio. Ma questo sarebbe impossibile, se in tutte le parti delle specie ci fosse tutto il Cristo, perché allora in ogni singola parte sarebbero presenti tutte le parti, e così dove fosse una parte ci sarebbe anche l'altra. Non è dunque possibile che Cristo per intero sia in tutte le parti dell'ostia, oppure del vino contenuto nel calice.

[50623] IIIª q. 76 a. 3 arg. 3
Praeterea, corpus Christi semper veram retinet corporis naturam, nec unquam mutatur in spiritum. Sed de ratione corporis est ut sit quantitas positionem habens, ut patet in praedicamentis. Sed ad rationem huius quantitatis pertinet quod diversae partes in diversis partibus loci existant. Non ergo potest esse, ut videtur, quod totus Christus sit sub qualibet parte specierum.

 

[50623] IIIª q. 76 a. 3 arg. 3
3. Il corpo di Cristo conserva sempre la sua vera natura di corpo e non si cambia in spirito. Ma è proprio della natura del corpo di essere "una quantità avente posizione", come si esprime Aristotele. Ebbene, la natura della quantità vuole che parti diverse occupino diverse parti dello spazio. È dunque impossibile che tutto il Cristo sia in tutte le parti delle specie.

[50624] IIIª q. 76 a. 3 s. c.
Sed contra est quod Augustinus dicit, in quodam sermone, singuli accipiunt Christum dominum, et in singulis portionibus totus est, nec per singulas minuitur, sed integrum se praebet in singulis.

 

[50624] IIIª q. 76 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: S. Agostino afferma: "Ciascuno riceve il Cristo Signore: e nelle singole porzioni egli è tutto senza diminuzione, ma a ciascuno egli si dona intero".

[50625] IIIª q. 76 a. 3 co.
Respondeo dicendum quod, sicut ex supra dictis patet, quia in hoc sacramento substantia corporis Christi est ex vi sacramenti, quantitas autem dimensiva ex vi realis concomitantiae, corpus Christi est in hoc sacramento per modum substantiae, idest, per modum quo substantia est sub dimensionibus, non autem per modum dimensionum, idest, non per illum modum quo quantitas dimensiva alicuius corporis est sub quantitate dimensiva loci. Manifestum est autem quod natura substantiae tota est sub qualibet parte dimensionum sub quibus continetur, sicut sub qualibet parte aeris est tota natura aeris, et sub qualibet parte panis est tota natura panis. Et hoc indifferenter sive dimensiones sint actu divisae, sicut cum aer dividitur vel panis secatur, vel etiam sint actu indivisae, divisibiles vero potentia. Et ideo manifestum est quod Christus totus est sub qualibet parte specierum panis, etiam hostia integra manente, et non solum cum frangitur, sicut quidam dicunt, ponentes exemplum de imagine quae apparet in speculo, quae una apparet in speculo integro, infracto autem speculo apparent singulae in singulis partibus. Quod quidem non est omnino simile. Quia multiplicatio huiusmodi imaginum accidit in speculo fracto propter diversas reflexiones ad diversas partes speculi, hic autem non est nisi una consecratio propter quam corpus Christi est in sacramento.

 

[50625] IIIª q. 76 a. 3 co.
RISPONDO: Poiché, come risulta dalle spiegazioni già date, la sostanza del corpo di Cristo è presente in questo sacramento in forza del sacramento, mentre la quantità con le sue dimensioni è presente per concomitanza, il corpo di Cristo è presente in questo sacramento alla maniera delle sostanze, ossia alla stessa maniera in cui la sostanza è presente sotto le proprie dimensioni, non già come le dimensioni: ossia non alla maniera in cui la quantità estesa di un corpo è nella quantità estesa dello spazio. Ora, è chiaro che la natura di una sostanza è tutta in tutte le parti delle dimensioni che la contengono: in tutte le parti dell'aria, p. es., c'è tutta la natura dell'aria, e in tutte le parti di un pane c'è tutta la natura del pane. E questo, sia nel caso che le dimensioni siano di fatto divise, come quando si divide l'aria o si taglia il pane; sia nel caso che non lo siano, pur essendo divisibili in potenza. È dunque evidente che Cristo è tutto in ciascuna parte delle specie del pane, anche se l'ostia rimane intera: e non soltanto quando si spezza, come dicono alcuni, i quali portano l'esempio dell'immagine riflessa nello specchio, la quale è unica nello specchio intero, mentre rompendo lo specchio in ogni frammento di esso appaiono altrettante immagini. Ma tra i due fatti non c'è tanta somiglianza. Perché la moltiplicazione di tali immagini nello specchio rotto dipende dalle diverse rifrazioni nelle varie parti dello specchio; mentre qui non c'è che una sola consacrazione in forza della quale il corpo di Cristo è presente nel sacramento.

[50626] IIIª q. 76 a. 3 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod numerus sequitur divisionem. Et ideo, quandiu quantitas manet indivisa actu, neque substantia alicuius rei est pluries sub dimensionibus propriis, neque corpus Christi sub dimensionibus panis. Et per consequens neque infinities, sed toties in quot partes dividitur.

 

[50626] IIIª q. 76 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il numero segue la divisione. Quindi finché la quantità rimane una in atto, né le sostanze delle varie cose sono ripetutamente dentro le proprie dimensioni, né il corpo di Cristo è più volte dentro le dimensioni del pane. Quindi neppure infinite volte; ma tante volte quante sono le parti in cui si divide.

[50627] IIIª q. 76 a. 3 ad 2
Ad secundum dicendum quod illa determinata distantia partium in corpore organico fundatur super quantitatem dimensivam ipsius, ipsa autem natura substantiae praecedit etiam quantitatem dimensivam. Et quia conversio substantiae panis directe terminatur ad substantiam corporis Christi, secundum cuius modum proprie et directe est in hoc sacramento corpus Christi, talis distantia partium est quidem in ipso corpore Christi vero, sed non secundum hanc distantiam comparatur ad hoc sacramentum, sed secundum modum suae substantiae, ut dictum est.

 

[50627] IIIª q. 76 a. 3 ad 2
2. Quella determinata distanza tra le parti di un corpo organico si fonda sull'estensione della sua quantità; ma la natura della sostanza precede anche l'estensione della quantità. Ora, poiché la conversione della sostanza del pane termina direttamente alla sostanza del corpo di Cristo, e quest'ultimo si trova propriamente e direttamente come sostanza in questo sacramento, le distanze suddette tra le parti organiche sono senza dubbio nel vero corpo di Cristo; tale corpo però non riguarda questo sacramento secondo quelle determinazioni spaziali, bensì secondo il modo di essere della propria sostanza, come sopra abbiamo detto.

[50628] IIIª q. 76 a. 3 ad 3
Ad tertium dicendum quod ratio illa procedit de natura corporis quam habet secundum quantitatem dimensivam. Dictum est autem quod corpus Christi non comparatur ad hoc sacramentum ratione quantitatis dimensivae, sed ratione substantiae, ut dictum est.

 

[50628] IIIª q. 76 a. 3 ad 3
3. L'argomento parte dalla natura che appartiene al corpo secondo la sua estensione quantitativa. Ma, come noi abbiamo già notato sopra, il corpo di Cristo riguarda questo sacramento non secondo l'estensione o quantità, bensì secondo la sua sostanza.




Terza Parte > I Sacramenti > Il modo in cui Cristo è presente nell'Eucarestia > Se le dimensioni del corpo di Cristo siano per intero in questo sacramento


Tertia pars
Quaestio 76
Articulus 4

[50629] IIIª q. 76 a. 4 arg. 1
Ad quartum sic proceditur. Videtur quod non tota quantitas dimensiva corporis Christi sit in hoc sacramento. Dictum est enim quod totum corpus Christi continetur sub qualibet parte hostiae consecratae. Sed nulla quantitas dimensiva tota continetur in aliquo toto et in qualibet parte eius. Est ergo impossibile quod tota quantitas dimensiva corporis Christi contineatur in hoc sacramento.

 
Terza parte
Questione 76
Articolo 4

[50629] IIIª q. 76 a. 4 arg. 1
SEMBRA che le dimensioni del corpo di Cristo non siano per intero in questo sacramento. Infatti:
1. Sopra abbiamo concluso che il corpo di Cristo è contenuto per intero in tutte le parti dell'ostia consacrata. Ora, nessuna quantità estesa può essere contenuta per intero in un tutto e in ciascuna delle sue parti. È dunque impossibile che tutte le dimensioni del corpo del Cristo siano contenute per intero in questo sacramento.

[50630] IIIª q. 76 a. 4 arg. 2
Praeterea, impossibile est duas quantitates dimensivas esse simul, etiam si una sit separata et alia in corpore naturali, ut patet per philosophum, in III Metaphys. Sed in hoc sacramento remanet quantitas dimensiva panis, ut sensu apparet. Non ergo est ibi quantitas dimensiva corporis Christi.

 

[50630] IIIª q. 76 a. 4 arg. 2
2. È impossibile, spiega Aristotele, che due quantità estese occupino lo stesso spazio, pur essendo l'una separata e l'altra in un corpo fisico. Ma in questo sacramento rimane la quantità estesa del pane, come appare ai sensi. Dunque in esso non sono presenti le dimensioni del corpo di Cristo.

[50631] IIIª q. 76 a. 4 arg. 3
Praeterea, si duae quantitates dimensivae inaequales iuxta se ponantur, maior extenditur ultra minorem. Sed quantitas dimensiva corporis Christi est multo maior quam quantitas dimensiva hostiae eius consecratae, secundum omnem dimensionem. Si ergo in hoc sacramento sit quantitas dimensiva corporis Christi cum quantitate dimensiva hostiae, quantitas dimensiva corporis Christi extendetur ultra quantitatem hostiae. Quae tamen non est sine substantia corporis Christi. Ergo substantia corporis Christi erit in hoc sacramento etiam praeter species panis. Quod est inconveniens, cum substantia corporis Christi non sit in hoc sacramento nisi per consecrationem panis, ut dictum est. Impossibile est ergo quod tota quantitas corporis Christi sit in hoc sacramento.

 

[50631] IIIª q. 76 a. 4 arg. 3
3. Se due estensioni disuguali si pongono una accanto all'altra, la più grande si estende oltre la più piccola. Ma l'estensione del corpo di Cristo è molto più grande di quella dell'ostia consacrata. Se dunque in questo sacramento fossero presenti le dimensioni del corpo di Cristo insieme a quelle dell'ostia, le prime oltrepasserebbero le dimensioni dell'ostia. E tuttavia quest'ultima include la sostanza del corpo di Cristo. Conseguentemente la sostanza del corpo di Cristo sarà presente in questo sacramento anche fuori delle specie del pane. Il che è inammissibile, poiché la sostanza del corpo di Cristo è presente in questo sacramento solo in forza della consacrazione del pane, come si è detto. Dunque è impossibile che le dimensioni del corpo di Cristo siano per intero in questo sacramento.

[50632] IIIª q. 76 a. 4 s. c.
Sed contra est quod quantitas dimensiva corporis alicuius non separatur secundum esse a substantia eius. Sed in hoc sacramento est tota substantia corporis Christi, ut supra habitum est. Ergo tota quantitas dimensiva corporis Christi est in hoc sacramento.

 

[50632] IIIª q. 76 a. 4 s. c.
IN CONTRARIO: Le dimensioni di un corpo sono nella realtà inseparabili dalla sostanza. Ma in questo sacramento c'è tutta la sostanza del corpo di Cristo, come si è detto sopra. Dunque le dimensioni del corpo del Cristo sono per intero in questo sacramento.

[50633] IIIª q. 76 a. 4 co.
Respondeo dicendum quod, sicut supra dictum est, dupliciter aliquid Christi est in hoc sacramento, uno modo, ex vi sacramenti; alio modo, ex naturali concomitantia. Ex vi quidem sacramenti quantitas dimensiva corporis Christi non est in hoc sacramento. Ex vi enim sacramenti est in hoc sacramento illud in quod directe conversio terminatur. Conversio autem quae fit in hoc sacramento, terminatur directe ad substantiam corporis Christi, non autem ad dimensiones eius. Quod patet ex hoc quod quantitas dimensiva remanet facta consecratione, sola substantia panis transeunte. Quia tamen substantia corporis Christi realiter non denudatur a sua quantitate dimensiva et ab aliis accidentibus, inde est quod, ex vi realis concomitantiae, est in hoc sacramento tota quantitas dimensiva corporis Christi, et omnia alia accidentia eius.

 

[50633] IIIª q. 76 a. 4 co.
RISPONDO: Quanto appartiene a Cristo può essere presente in questo sacramento, come si è detto sopra, in due modi: primo, in forza del sacramento; secondo, per naturale concomitanza. Ebbene, le dimensioni del corpo di Cristo non sono in questo sacramento in forza del sacramento. Infatti in forza del sacramento è presente nell'Eucarestia ciò a cui termina direttamente la conversione. Ma la conversione sacramentale termina direttamente alla sostanza del corpo di Cristo e non alle sue dimensioni. Ciò risulta con evidenza dal fatto che rimangono le dimensioni (delle specie) dopo la consacrazione, mentre si muta solo la sostanza del pane. - Tuttavia, poiché la sostanza del corpo di Cristo non viene realmente spogliata delle proprie dimensioni né degli altri suoi accidenti, ne segue che in forza della concomitanza naturale sono presenti in questo sacramento tutte le dimensioni del corpo di Cristo e tutti gli altri suoi accidenti.

[50634] IIIª q. 76 a. 4 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod modus existendi cuiuslibet rei determinatur secundum illud quod est ei per se, non autem secundum illud quod est ei per accidens, sicut corpus est in visu secundum quod est album, non autem secundum quod est dulce, licet idem corpus sit album et dulce. Unde et dulcedo est in visu secundum modum albedinis, et non secundum modum dulcedinis. Quia igitur ex vi sacramenti huius est in altari substantia corporis Christi, quantitas autem dimensiva eius est ibi concomitanter et quasi per accidens, ideo quantitas dimensiva corporis Christi est in hoc sacramento, non secundum proprium modum, ut scilicet sit totum in toto et singulae partes in singulis partibus; sed per modum substantiae, cuius natura est tota in toto et tota in qualibet parte.

 

[50634] IIIª q. 76 a. 4 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il modo di essere di qualsiasi cosa è determinato da ciò che essa possiede per se e non da ciò che possiede per accidens: un corpo, p. es., è presente nell'occhio per la sua bianchezza e non per la sua dolcezza, sebbene il medesimo corpo possa essere bianco e dolce. Per cui la dolcezza è nell'occhio secondo il modo della bianchezza, e non secondo il modo della dolcezza. Ebbene, poiché in forza del sacramento nell'Eucarestia è presente la sostanza del corpo di Cristo, mentre le sue dimensioni ci sono per concomitanza e quasi per accidens, tali dimensioni sono presenti in questo sacramento non nel modo loro proprio, e cioè integralmente in tutto il corpo e parzialmente nelle singole parti; ma secondo il modo della sostanza, la cui natura è di essere tutta nel tutto e tutta in ciascuna parte.

[50635] IIIª q. 76 a. 4 ad 2
Ad secundum dicendum quod duae quantitates dimensivae non possunt naturaliter simul esse in eodem ita quod utraque sit secundum proprium modum quantitatis dimensivae. In hoc autem sacramento quantitas dimensiva panis est secundum proprium modum, scilicet secundum commensurationem quandam, non autem quantitas dimensiva corporis Christi, sed est ibi per modum substantiae, ut dictum est.

 

[50635] IIIª q. 76 a. 4 ad 2
2. Due dimensioni non possono per natura occupare insieme il medesimo spazio con la presenza dovuta alle dimensioni, secondo il loro modo di essere. Ma in questo sacramento sono presenti secondo il proprio modo, ossia per commisurazione, le dimensioni del pane; non già le dimensioni del corpo di Cristo, che sono presenti secondo il modo della sostanza, come si è spiegato sopra.

[50636] IIIª q. 76 a. 4 ad 3
Ad tertium dicendum quod quantitas dimensiva corporis Christi non est in hoc sacramento secundum modum commensurationis, qui est proprius quantitati, ad quem pertinet quod maior quantitas extendatur ultra minorem, sed est ibi per modum iam dictum.

 

[50636] IIIª q. 76 a. 4 ad 3
3. Le dimensioni del corpo di Cristo non sono in questo sacramento a modo di commisurazione, il quale è proprio della quantità e implica che una quantità più grande sia più estesa di una quantità più piccola; ma ci sono nel modo già spiegato.




Terza Parte > I Sacramenti > Il modo in cui Cristo è presente nell'Eucarestia > Se il corpo di Cristo sia presente come localizzato in questo sacramento


Tertia pars
Quaestio 76
Articulus 5

[50637] IIIª q. 76 a. 5 arg. 1
Ad quintum sic proceditur. Videtur quod corpus Christi sit in hoc sacramento sicut in loco. Esse enim in aliquo definitive vel circumscriptive est pars eius quod est esse in loco. Sed corpus Christi videtur esse definitive in hoc sacramento, quia ita est ubi sunt species panis vel vini, quod non est in alio loco altaris. Videtur etiam ibi esse circumscriptive, quia ita continetur superficie hostiae consecratae quod nec excedit nec exceditur. Ergo corpus Christi est in hoc sacramento sicut in loco.

 
Terza parte
Questione 76
Articolo 5

[50637] IIIª q. 76 a. 5 arg. 1
SEMBRA che il corpo di Cristo sia presente come localizzato in questo sacramento. Infatti:
1. Essere in un luogo in maniera delimitante e circoscrittiva fa parte della localizzazione. Ma il corpo di Cristo sembra che sia in questo sacramento per delimitazione: perché è presente là dove sono le specie del pane e del vino, senza essere in altre parti dell'altare. Sembra inoltre che vi sia presente in maniera circoscrittiva, perché è contenuto talmente entro la superficie dell'ostia consacrata, da non oltrepassarla e da non esserne oltrepassato. Dunque il corpo di Cristo è come localizzato in questo sacramento.

[50638] IIIª q. 76 a. 5 arg. 2
Praeterea, locus specierum panis non est vacuus, natura enim non patitur vacuum. Nec est ibi substantia panis, ut supra habitum est, sed est ibi solum corpus Christi. Ergo corpus Christi replet locum illum. Sed omne quod replet locum aliquem, est in eo localiter. Ergo corpus Christi est in hoc sacramento localiter.

 

[50638] IIIª q. 76 a. 5 arg. 2
2. Il luogo occupato dalle specie del pane non è vuoto: la natura infatti non soffre il vuoto. In esso però non c'è più la sostanza del pane, come si è detto sopra, ma solo il corpo di Cristo. Dunque il corpo di Cristo riempie quello spazio. Ma ogni cosa che occupa uno spazio, è localizzata in esso. Quindi il corpo di Cristo è localmente in questo sacramento.

[50639] IIIª q. 76 a. 5 arg. 3
Praeterea, in hoc sacramento, sicut dictum est, corpus Christi est cum sua quantitate dimensiva et cum omnibus suis accidentibus. Sed esse in loco est accidens corporis, unde et ubi connumeratur inter novem genera accidentium. Ergo corpus Christi est in hoc sacramento localiter.

 

[50639] IIIª q. 76 a. 5 arg. 3
3. In questo sacramento, come si è detto, il corpo di Cristo è presente con le sue dimensioni e con tutti i suoi accidenti. Ma la localizzazione è un accidente del corpo: difatti tra le nove specie di accidenti c'è anche l'ubi. Perciò il corpo di Cristo è localizzato in questo sacramento.

[50640] IIIª q. 76 a. 5 s. c.
Sed contra est quod oportet locum et locatum esse aequalia, ut patet per philosophum, in IV Physic. Sed locus ubi est hoc sacramentum, est multo minor quam corpus Christi. Ergo corpus Christi non est in hoc sacramento sicut in loco.

 

[50640] IIIª q. 76 a. 5 s. c.
IN CONTRARIO: Luogo e locato devono combaciare perfettamente, come spiega Aristotele. Ma il luogo occupato da questo sacramento, è molto più piccolo del corpo di Cristo. Dunque il corpo di Cristo non è presente come localizzato in questo sacramento.

[50641] IIIª q. 76 a. 5 co.
Respondeo dicendum quod, sicut iam dictum est, corpus Christi non est in hoc sacramento secundum proprium modum quantitatis dimensivae, sed magis secundum modum substantiae. Omne autem corpus locatum est in loco secundum modum quantitatis dimensivae, inquantum scilicet commensuratur loco secundum suam quantitatem dimensivam. Unde relinquitur quod corpus Christi non est in hoc sacramento sicut in loco, sed per modum substantiae, eo scilicet modo quo substantia continetur a dimensionibus. Succedit enim substantia corporis Christi in hoc sacramento substantiae panis. Unde, sicut substantia panis non erat sub suis dimensionibus localiter, sed per modum substantiae, ita nec substantia corporis Christi. Non tamen substantia corporis Christi est subiectum illarum dimensionum, sicut erat substantia panis. Et ideo panis ratione suarum dimensionum localiter erat ibi, quia comparabatur ad locum mediantibus propriis dimensionibus. Substantia autem corporis Christi comparatur ad locum illum mediantibus dimensionibus alienis, ita quod e converso dimensiones propriae corporis Christi comparantur ad locum illum mediante substantia. Quod est contra rationem corporis locati. Unde nullo modo corpus Christi est in hoc sacramento localiter.

 

[50641] IIIª q. 76 a. 5 co.
RISPONDO: Il corpo di Cristo, come si è già detto, non è in questo sacramento alla maniera delle quantità estese, ma piuttosto alla maniera delle sostanze. Ora, ogni corpo localizzato è nel luogo alla maniera della quantità estesa, cioè commisurando ad esso le proprie dimensioni. Ne segue perciò che il corpo di Cristo è in questo sacramento non localizzato, ma alla maniera delle sostanze: ossia alla maniera in cui una sostanza può essere contenuta dalle dimensioni. Infatti in questo sacramento la sostanza del corpo di Cristo subentra alla sostanza del pane. E quindi come la sostanza del pane non era localmente ma sostanzialmente sotto le proprie dimensioni, così la sostanza del corpo di Cristo. Quest'ultima però non fa da soggetto a quelle dimensioni, come lo faceva la sostanza del pane. Perciò il pane era ivi presente localmente in forza delle proprie dimensioni: poiché si riferiva a quello spazio tramite le dimensioni proprie. Invece la sostanza del corpo di Cristo si riferisce a quello spazio per mezzo di dimensioni non proprie: anzi, le dimensioni proprie del corpo di Cristo si riferiscono a quello spazio per mezzo della sostanza. E questo è contro la natura della localizzazione di un corpo. Dunque in nessun modo il corpo di Cristo è localizzato in questo sacramento.

[50642] IIIª q. 76 a. 5 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod corpus Christi non est in hoc sacramento definitive, quia sic non esset alibi quam in hoc altari ubi conficitur hoc sacramentum; cum tamen sit et in caelo in propria specie, et in multis aliis altaribus sub specie sacramenti. Similiter etiam patet quod non est in hoc sacramento circumscriptive, quia non est ibi secundum commensurationem propriae quantitatis, ut dictum est. Quod autem non est extra superficiem sacramenti, nec est in alia parte altaris, non pertinet ad hoc quod sit ibi definitive vel circumscriptive, sed ad hoc quod incoepit ibi esse per consecrationem et conversionem panis et vini, ut supra dictum est.

 

[50642] IIIª q. 76 a. 5 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il corpo del Cristo non è in questo sacramento in maniera delimitante, perché allora non sarebbe se non sull'altare dove si compie questo sacramento, mentre invece è in cielo secondo le proprie sembianze e in molti altri altari sotto le specie sacramentali. Parimente è chiaro che non è in questo sacramento in maniera circoscrittiva, perché non commisura ad esso la propria quantità, come si è detto. Che poi non oltrepassi la superficie del sacramento e non sia presente in altre parti dell'altare non dipende dalla presenza delimitante o circoscrittiva; ma dipende dal fatto che la sua presenza sacramentale deriva, come si è detto sopra, dalla consacrazione e dalla conversione del pane e del vino.

[50643] IIIª q. 76 a. 5 ad 2
Ad secundum dicendum quod locus ille in quo est corpus Christi, non est vacuus. Neque tamen proprie est repletus substantia corporis Christi, quae non est ibi localiter, sicut dictum est. Sed est repletus speciebus sacramentorum, quae habent replere locum vel propter naturam dimensionum; vel saltem miraculose, sicut et miraculose subsistunt per modum substantiae.

 

[50643] IIIª q. 76 a. 5 ad 2
2. Il luogo dov'è il corpo di Cristo non è vuoto. Tuttavia non è propriamente occupato dalla sostanza del corpo di Cristo, la quale non vi è presente localmente, come si è detto. Ma è occupato dalle specie sacramentali, le quali sono in grado di riempire lo spazio, o in forza della natura delle loro dimensioni, o almeno miracolosamente, come già miracolosamente sussistono a imitazione della sostanza.

[50644] IIIª q. 76 a. 5 ad 3
Ad tertium dicendum quod accidentia corporis Christi sunt in hoc sacramento, sicut supra dictum est, secundum realem concomitantiam. Et ideo illa accidentia corporis Christi sunt in hoc sacramento quae sunt ei intrinseca. Esse autem in loco est accidens per comparationem ad extrinsecum continens. Et ideo non oportet quod Christus sit in hoc sacramento sicut in loco.

 

[50644] IIIª q. 76 a. 5 ad 3
3. Gli accidenti del corpo del Cristo, come abbiamo notato, sono in questo sacramento per concomitanza naturale. Perciò in questo sacramento sono presenti gli accidenti che sono intrinseci al corpo di Cristo. Ora, la localizzazione è un accidente relativo allo spazio estrinseco che contiene. Non è perciò necessario che Cristo sia presente come localizzato in questo sacramento.




Terza Parte > I Sacramenti > Il modo in cui Cristo è presente nell'Eucarestia > Se il corpo di Cristo in questo sacramento sia soggetto al moto


Tertia pars
Quaestio 76
Articulus 6

[50645] IIIª q. 76 a. 6 arg. 1
Ad sextum sic proceditur. Videtur quod corpus Christi sit mobiliter in hoc sacramento. Dicit enim philosophus, in II Topic., quod, moventibus nobis, moventur ea quae in nobis sunt. Quod quidem verum est etiam de spirituali substantia animae. Sed Christus est in hoc sacramento, ut supra habitum est. Ergo movetur ad motum ipsius.

 
Terza parte
Questione 76
Articolo 6

[50645] IIIª q. 76 a. 6 arg. 1
SEMBRA che il corpo di Cristo in questo sacramento sia soggetto al moto. Infatti:
1. "Se noi ci muoviamo, si muove con noi quanto in noi si trova", dice Aristotele. E ciò vale anche per la sostanza spirituale dell'anima. Ma Cristo è presente in questo sacramento, come si è detto. Dunque si muove anch'egli col muoversi del sacramento.

[50646] IIIª q. 76 a. 6 arg. 2
Praeterea, veritas debet respondere figurae. Sed de agno paschali, qui erat figura huius sacramenti, non remanebat quidquam usque mane, sicut praecipitur Exod. XII. Ergo neque etiam, si hoc sacramentum reservetur in crastinum, erit ibi corpus Christi. Et ita non est immobiliter in hoc sacramento.

 

[50646] IIIª q. 76 a. 6 arg. 2
2. La verità deve corrispondere alla figura. Ora, dell'agnello pasquale che era figura in questo sacramento "niente rimaneva per la mattina dopo", come prescriveva la legge. Dunque neppure il corpo di Cristo deve rimanere in questo sacramento, se lo si vuol conservare per il giorno dopo. Quindi non è presente stabilmente in questo sacramento.

[50647] IIIª q. 76 a. 6 arg. 3
Praeterea, si corpus Christi remaneat sub hoc sacramento etiam in crastino, pari ratione remanebit et per totum sequens tempus, non enim potest dici quod desinat ibi esse cessantibus speciebus, quia esse corporis Christi non dependet a speciebus illis. Non autem remanet sub hoc sacramento Christus per totum tempus futurum. Videtur ergo quod statim in crastino, vel post modicum tempus, desinat esse sub hoc sacramento. Et ita videtur quod Christus mobiliter sit in hoc sacramento.

 

[50647] IIIª q. 76 a. 6 arg. 3
3. Se il corpo di Cristo restasse in questo sacramento anche per il giorno dopo, per lo stesso principio resterebbe pure per sempre, perché non si può dire che venga meno con la sparizione delle specie, dato che l'esistenza del corpo di Cristo non dipende da esse. Di fatto però Cristo non rimane per sempre in questo sacramento. Perciò sembra che l'indomani stesso, o poco tempo dopo, cessi di essere in questo sacramento. Quindi Cristo non vi è presente in modo stabile.

[50648] IIIª q. 76 a. 6 s. c.
Sed contra, impossibile est idem esse motum et quietum, quia sic contradictoria verificarentur de eodem. Sed corpus Christi in caelo quietum residet. Non ergo est mobiliter in hoc sacramento.

 

[50648] IIIª q. 76 a. 6 s. c.
IN CONTRARIO: È impossibile che un'identica cosa sia insieme ferma e in moto, perché allora si verificherebbe una contraddizione. Ma il corpo di Cristo in cielo è sottratto alla mutazione. Dunque esso in questo sacramento non è soggetto al moto.

[50649] IIIª q. 76 a. 6 co.
Respondeo dicendum quod, cum aliquid est unum subiecto et multiplex secundum esse, nihil prohibet secundum aliquid moveri et secundum aliud immobile permanere, sicut corpori aliud est esse album, et aliud est esse magnum, unde potest moveri secundum albedinem, et permanere immobile secundum magnitudinem. Christo autem non est idem esse secundum se, et esse sub sacramento, quia per hoc ipsum quod dicimus ipsum esse sub sacramento, significatur quaedam habitudo eius ad hoc sacramentum. Secundum igitur hoc esse non movetur Christus per se secundum locum, sed solum per accidens. Quia Christus non est in hoc sacramento sicut in loco, sicut praedictum est, quod autem non est in loco, non movetur per se in loco, sed solum ad motum eius in quo est. Similiter autem neque per se movetur, secundum esse quod habet in hoc sacramento, quacumque alia mutatione, puta quantum ad hoc quod desinat esse sub hoc sacramento. Quia illud quod de se habet esse indeficiens, non potest esse deficiendi principium, sed, alio deficiente, hoc desinit esse in eo; sicut Deus, cuius esse est indeficiens et immortale, desinit esse in aliqua creatura corruptibili per hoc quod creatura corruptibilis desinit esse. Et hoc modo, cum Christus habeat esse indeficiens et incorruptibile, non desinit esse sub sacramento neque per hoc quod ipsum desinat esse, neque etiam per motum localem sui, ut ex dictis patet, sed solum per hoc quod species huius sacramenti desinunt esse. Unde patet quod Christus, per se loquendo, immobiliter est in hoc sacramento.

 

[50649] IIIª q. 76 a. 6 co.
RISPONDO: Quando una cosa ha unità di soggetto e pluralità di aspetti, niente impedisce che sotto un aspetto si muova e sotto un altro rimanga immobile: per un corpo, p. es., altro è essere bianco e altro è essere grande, cosicché può mutare di colore e rimanere invariato nella grandezza. Ora, per Cristo non è la stessa cosa essere in sé ed essere nel sacramento: poiché dicendo che egli è nel sacramento, si indica una sua relazione con questo sacramento. Perciò in rapporto al modo sacramentale di essere, Cristo non si muove localmente per se, ma solo per accidens. Cristo infatti non è localizzato in questo sacramento, secondo le spiegazioni date; ora, ciò che non è localizzato non si muove per se, ma solo per il movimento del soggetto che lo contiene.
Similmente, per quanto riguarda l'esistenza sacramentale, (il corpo di Cristo) non subisce di per sé neppure altri tipi di mutazione: p. es., la cessazione dell'esistenza sacramentale. Perché ciò che ha di per sé un'esistenza indefettibile, non può essere causa di defettibilità, ma cessa di essere in una cosa, se questa viene a mancare: Dio, p. es., il cui essere è indefettibile e immortale, cessa di essere in qualche creatura corruttibile, per il fatto che la creatura corruttibile cessa di esistere. Allo stesso modo Cristo, avendo un essere indefettibile e incorruttibile, non può perdere l'esistenza sacramentale, né per corruzione propria, né per una propria dipartita, come sopra abbiamo visto, ma solo per la corruzione delle specie eucaristiche.
È dunque evidente che Cristo in questo sacramento non è di per sé soggetto al moto.

[50650] IIIª q. 76 a. 6 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod ratio illa procedit de motu per accidens, quo ad motum nostri moventur ea quae in nobis sunt. Aliter tamen ea quae per se possunt esse in loco, sicut corpora, et aliter ea quae per se non possunt esse in loco, sicut formae et spirituales substantiae. Ad quem modum potest reduci quod dicimus Christum moveri per accidens secundum esse quod habet in hoc sacramento, in quo non est sicut in loco.

 

[50650] IIIª q. 76 a. 6 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'argomento si basa sul moto per accidens, in forza del quale in seguito al nostro moto si muove quanto è in noi. Questo però avviene in modo diverso per le cose che per se stesse possono occupare uno spazio, come i corpi, e per quelle che per se stesse non possono occupare uno spazio, come le forme e le sostanze spirituali. Ebbene, a questo ultimo si può ridurre il moto per accidens accessorio, che attribuiamo a Cristo in questo sacramento, nel quale egli non ha un essere localizzato.

[50651] IIIª q. 76 a. 6 ad 2
Ad secundum dicendum quod hac ratione moti videntur fuisse quidam ponentes quod corpus Christi non remanet sub hoc sacramento si in crastinum reservetur. Contra quos Cyrillus dicit, insaniunt quidam dicentes mysticam benedictionem a sanctificatione cessare si quae reliquiae remanserint eius in diem subsequentem. Non enim mutabitur sacrosanctum corpus Christi, sed virtus benedictionis et vivificativa gratia iugis in eo est. Sicut et omnes aliae consecrationes immobiliter manent, permanentibus rebus consecratis, propter quod non iterantur. Veritas autem licet figurae respondeat, tamen figura non potest eam adaequare.

 

[50651] IIIª q. 76 a. 6 ad 2
2. Sembra che da tale ragione siano stati sollecitati alcuni che negarono la permanenza di Cristo in questo sacramento per la conservazione fino al giorno successivo. Contro costoro S. Cirillo scrive: "È pazzo chi afferma che la mistica benedizione perde la sua forza santificatrice, se qualcosa ne avanza per il giorno dopo. Non si muta infatti il corpo di Cristo consacrato, ma continua in esso la virtù della benedizione e la grazia vivificante". Del resto tutte le altre consacrazioni perdurano finché rimangono le cose consacrate, e per questo non si ripetono. - Sebbene la figura debba corrispondere alla verità, non può mai adeguarla.

[50652] IIIª q. 76 a. 6 ad 3
Ad tertium dicendum quod corpus Christi remanet in hoc sacramento non solum in crastinum, sed etiam in futurum, quousque species sacramentales manent. Quibus cessantibus, desinit esse corpus Christi sub eis, non quia ab eis dependeat, sed quia tollitur habitudo corporis Christi ad illas species. Per quem modum Deus desinit esse dominus creaturae desinentis.

 

[50652] IIIª q. 76 a. 6 ad 3
3. Il corpo di Cristo rimane in questo sacramento, non solo fino all'indomani, ma anche oltre, finché durano le specie sacramentali. Quando esse cessano, smette di esistere in esse il corpo di Cristo, non perché dipenda da esse, ma perché viene a mancare il suo legame con quelle specie. Allo stesso modo cioè, in cui Dio cessa di essere Signore di una creatura, quando questa viene a mancare.




Terza Parte > I Sacramenti > Il modo in cui Cristo è presente nell'Eucarestia > Se il corpo di Cristo nella sua presenza sacramentale possa essere visibile almeno all'occhio glorificato


Tertia pars
Quaestio 76
Articulus 7

[50653] IIIª q. 76 a. 7 arg. 1
Ad septimum sic proceditur. Videtur quod corpus Christi prout est in hoc sacramento, possit videri ab aliquo oculo, saltem glorificato. Oculus enim noster impeditur a visione corporis Christi in hoc sacramento existentis, propter species sacramentales ipsum circumvelantes. Sed oculus glorificatus non potest ab aliquo impediri, quin corpora quaelibet videat prout sunt. Ergo oculus glorificatus potest videre corpus Christi prout est in hoc sacramento.

 
Terza parte
Questione 76
Articolo 7

[50653] IIIª q. 76 a. 7 arg. 1
SEMBRA che il corpo di Cristo nella sua presenza sacramentale possa essere visibile almeno all'occhio glorificato. Infatti:
1. I nostri occhi sono impediti di vedere il corpo di Cristo presente in questo sacramento dalle specie sacramentali che lo ricoprono. Ma nulla può impedire a un occhio glorificato di vedere tutti i corpi come sono. Dunque un occhio glorificato può vedere il corpo di Cristo com'è presente in questo sacramento.

[50654] IIIª q. 76 a. 7 arg. 2
Praeterea, corpora gloriosa sanctorum erunt configurata corpori claritatis Christi, ut dicitur Philipp. III. Sed oculus Christi videt seipsum prout est in hoc sacramento. Ergo pari ratione quilibet alius oculus glorificatus potest ipsum videre.

 

[50654] IIIª q. 76 a. 7 arg. 2
2. I corpi gloriosi dei santi "somiglieranno al corpo glorioso del Cristo", come dice S. Paolo. Ma Cristo con i suoi occhi vede se stesso com'è nel sacramento. Dunque per la stessa ragione può vederlo qualunque altro occhio glorificato.

[50655] IIIª q. 76 a. 7 arg. 3
Praeterea, sancti in resurrectione erunt aequales Angelis, ut dicitur Luc. XX. Sed Angeli vident corpus Christi prout est in hoc sacramento, quia etiam Daemones inveniuntur huic sacramento reverentiam exhibere, et ipsum timere. Ergo pari ratione oculus glorificatus potest ipsum videre prout est in hoc sacramento.

 

[50655] IIIª q. 76 a. 7 arg. 3
3. I santi nella resurrezione saranno "uguali agli angeli", come dice S. Luca. Ma gli angeli vedono il corpo di Cristo com'è in questo sacramento; perché si riscontra che i demoni stessi rispettano e temono questo sacramento. Quindi anche un occhio glorificato potrà vedere quel corpo com'è in questo sacramento.

[50656] IIIª q. 76 a. 7 s. c.
Sed contra, nihil idem existens potest simul ab eodem videri in diversis speciebus. Sed oculus glorificatus semper videt Christum prout est in sua specie, secundum illud Isaiae XXXIII, regem in decore suo videbunt. Ergo videtur quod non videat Christum prout est sub specie huius sacramenti.

 

[50656] IIIª q. 76 a. 7 s. c.
IN CONTRARIO: L'identica cosa non può apparire simultaneamente diversa alla medesima facoltà. Ma l'occhio glorificato Cristo lo vede sempre com'è nella sua propria specie, in conformità alle parole di Isaia: "Vedranno il re nel suo splendore". Dunque non lo vede com'è sotto la specie di questo sacramento.

[50657] IIIª q. 76 a. 7 co.
Respondeo dicendum quod duplex est oculus, scilicet corporalis, proprie dictus; et intellectualis, qui per similitudinem dicitur. A nullo autem oculo corporali corpus Christi potest videri prout est in hoc sacramento. Primo quidem, quia corpus visibile per sua accidentia immutat medium. Accidentia autem corporis Christi sunt in hoc sacramento mediante substantia, ita scilicet quod accidentia corporis Christi non habent immediatam habitudinem neque ad hoc sacramentum, neque ad corpora quae ipsum circumstant. Et ideo non possunt immutare medium, ut sic ab aliquo corporali oculo videri possint. Secundo quia, sicut supra dictum est, corpus Christi est in hoc sacramento per modum substantiae. Substantia autem, inquantum huiusmodi, non est visibilis oculo corporali, neque subiacet alicui sensui, neque imaginationi, sed soli intellectui, cuius obiectum est quod quid est, ut dicitur in III de anima. Et ideo, proprie loquendo, corpus Christi, secundum modum essendi quem habet in hoc sacramento, neque sensu neque imaginatione perceptibile est, sed solo intellectu, qui dicitur oculus spiritualis. Percipitur autem diversimode a diversis intellectibus. Quia enim modus essendi quo Christus est in hoc sacramento, est penitus supernaturalis, a supernaturali intellectu, scilicet divino, secundum se visibilis est, et per consequens ab intellectu beato vel Angeli vel hominis, qui secundum participatam claritatem divini intellectus videt ea quae supernaturalia sunt, per visionem divinae essentiae. Ab intellectu autem hominis viatoris non potest conspici nisi per fidem, sicut et cetera supernaturalia. Sed nec etiam intellectus angelicus, secundum sua naturalia, sufficit ad hoc intuendum. Unde Daemones non possunt videre per intellectum Christum in hoc sacramento, nisi per fidem, cui non voluntate assentiunt, sed ad eam signorum evidentia convincuntur, prout dicitur, Iac. II, quod Daemones credunt et contremiscunt.

 

[50657] IIIª q. 76 a. 7 co.
RISPONDO: Ci sono due tipi di occhi: gli occhi del corpo, ossia in senso proprio, e gli occhi dell'intelletto, ossia in senso metaforico. Ora, il corpo di Cristo com'è in questo sacramento non può esser visto da nessun occhio corporale. Primo, perché un corpo visibile agisce con i suoi accidenti sul mezzo ambiente. Invece gli accidenti del corpo di Cristo sono in questo sacramento solo indirettamente mediante la sostanza, cosicché gli accidenti del corpo di Cristo non hanno rapporto diretto né con questo sacramento né con i corpi circostanti. Quindi non possono agire sul mezzo ambiente, così da rendersi visibili a un occhio corporale.
Secondo, perché il corpo di Cristo, come si è detto sopra, è in questo sacramento alla maniera della sostanza. Ma la sostanza in quanto tale non è visibile a un occhio corporale, né è conoscibile da altri sensi e neppure dall'immaginazione, ma soltanto dall'intelligenza la quale ha per oggetto "ciò che la cosa è", come si esprime Aristotele. Perciò, propriamente parlando, il corpo di Cristo nella sua presenza sacramentale non è percepibile né dal senso né dall'immaginazione; ma solo dall'intelletto, che viene chiamato l'occhio dello spirito.
Però è percepito diversamente dalle diverse intelligenze. Essendo infatti del tutto soprannaturale la presenza di Cristo in questo sacramento, egli è direttamente visibile all'intelletto soprannaturale, cioè a quello divino, e per conseguenza è visibile all'intelletto beato, e dell'angelo e dell'uomo, che per la partecipazione della luce dell'intelletto divino vede le cose soprannaturali nella visione dell'essenza divina. Ma dall'intelletto dell'uomo viatore (il corpo sacramentale di Cristo) non può essere percepito se non mediante la fede, come tutte le altre cose soprannaturali. Anzi neppure l'intelletto angelico è in grado di percepirlo con i suoi mezzi naturali. Cosicché i demoni non possono vedere intellettualmente Cristo in questo sacramento, se non mediante la fede, alla quale si arrendono non liberamente, ma vinti dall'evidenza dei miracoli, secondo le parole di S. Giacomo: "I demoni credono e tremano".

[50658] IIIª q. 76 a. 7 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod oculus noster corporeus per species sacramentales impeditur a visione corporis Christi sub eis existentis, non solum per modum tegumenti, sicut impedimur videre id quod est velatum quocumque corporali velamine, sed quia corpus Christi non habet habitudinem ad medium quod circumstat hoc sacramentum mediantibus propriis accidentibus sed mediantibus speciebus sacramentalibus.

 

[50658] IIIª q. 76 a. 7 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Ai nostri occhi corporali è impedita dalle specie sacramentali la visione del corpo di Cristo, presente sotto di esse, non solo perché lo ricoprono come un velo materiale; ma perché il corpo di Cristo non si riferisce all'ambiente che circonda questo sacramento per mezzo dei propri accidenti, bensì per mezzo delle specie sacramentali.

[50659] IIIª q. 76 a. 7 ad 2
Ad secundum dicendum quod oculus corporalis Christi videt seipsum sub sacramento existentem, non tamen potest videre ipsum modum essendi quo est sub sacramento, quod pertinet ad intellectum. Nec tamen est simile de alio oculo glorioso, quia et ipse oculus Christi est sub hoc sacramento; in quo non conformatur ei alius oculus gloriosus.

 

[50659] IIIª q. 76 a. 7 ad 2
2. Gli occhi corporei di Cristo vedono lui stesso nella sua presenza sacramentale, ma non possono vedere il modo stesso di tale presenza, che è oggetto d'intelletto. Non è detto però che possano fare lo stesso altri occhi glorificati; perché gli occhi di Cristo sono essi stessi in questo sacramento: cosa che non è concessa a nessun altro occhio glorioso.

[50660] IIIª q. 76 a. 7 ad 3
Ad tertium dicendum quod Angelus bonus vel malus non potest aliquid videre oculo corporeo, sed solum oculo intellectuali. Unde non est similis ratio, ut ex dictis patet.

 

[50660] IIIª q. 76 a. 7 ad 3
3. L'angelo buono o cattivo non può vedere nulla con l'occhio del corpo, ma solo con l'occhio dell'intelletto. Quindi il confronto non regge, come risulta da quanto si è detto.




Terza Parte > I Sacramenti > Il modo in cui Cristo è presente nell'Eucarestia > Se quando per miracolo appare in questo sacramento o la carne o un bambino, vi sia veramente presente il corpo di Cristo


Tertia pars
Quaestio 76
Articulus 8

[50661] IIIª q. 76 a. 8 arg. 1
Ad octavum sic proceditur. Videtur quod, quando in hoc sacramento miraculose apparet vel caro vel puer, quod non sit ibi vere corpus Christi. Corpus enim Christi desinit esse sub hoc sacramento quando desinunt esse species sacramentales, ut dictum est. Sed quando apparet caro vel puer, desinunt esse species sacramentales. Ergo non est ibi vere corpus Christi.

 
Terza parte
Questione 76
Articolo 8

[50661] IIIª q. 76 a. 8 arg. 1
SEMBRA che quando per miracolo appare in questo sacramento, o la carne, o un bambino, non vi sia veramente presente il corpo di Cristo. Infatti:
1. Il corpo di Cristo cessa di essere in questo sacramento, quando cessano di esistere le specie sacramentali, come si è detto. Ma quando appare la carne, o un bambino, cessano di esistere le specie sacramentali. Dunque allora non c'è più il corpo di Cristo.

[50662] IIIª q. 76 a. 8 arg. 2
Praeterea, ubicumque est corpus Christi, vel est ibi sub specie propria, vel sub specie sacramenti. Sed quando tales apparitiones fiunt, manifestum est quod non est ibi Christus sub specie propria, quia in hoc sacramento totus Christus continetur, qui permanet integer in forma qua ascendit in caelum; cum tamen id quod miraculose apparet in hoc sacramento, quandoque videatur ut quaedam parva caro, quandoque autem ut parvus puer. Manifestum est etiam quod non est ibi sub specie sacramenti, quae est species panis vel vini. Ergo videtur quod corpus Christi nullo modo sit ibi.

 

[50662] IIIª q. 76 a. 8 arg. 2
2. Il corpo di Cristo, dovunque sia presente, o c'è con le proprie sembianze, o sotto le specie sacramentali. Ma quando avvengono tali apparizioni, è chiaro che non si tratta della presenza di Cristo nelle proprie sembianze, perché in questo sacramento è presente tutto il Cristo che rimane invariabile nello stato in cui salì al cielo; mentre ciò che appare per miracolo in questo sacramento si presenta a volte come un pezzetto di carne, a volte come un bambino. È chiaro anche che non si tratta della presenza di Cristo sotto le specie sacramentali, che sono le specie del pane e del vino. Dunque è evidente che il corpo di Cristo non è là presente in nessuna maniera.

[50663] IIIª q. 76 a. 8 arg. 3
Praeterea, corpus Christi incipit esse in hoc sacramento per consecrationem et conversionem, ut supra dictum est. Sed caro aut sanguis miraculose apparens non sunt consecrata, nec conversa in verum corpus et sanguinem Christi. Non ergo sub his speciebus est corpus vel sanguis Christi.

 

[50663] IIIª q. 76 a. 8 arg. 3
3. Il corpo di Cristo inizia la sua presenza in questo sacramento con la consacrazione e la conversione, come sopra abbiamo visto. Ma la carne e il sangue che appaiono miracolosamente non sono né consacrati, né si sono convertiti nel vero corpo e sangue di Cristo. Perciò sotto codeste sembianze non è presente il corpo o il sangue di Cristo.

[50664] IIIª q. 76 a. 8 s. c.
Sed contra est quod, tali apparitione facta, eadem reverentia exhibetur ei quod apparet, quae et prius exhibebatur. Quod quidem non fieret si non vere esset ibi Christus, cui reverentiam latriae exhibemus. Ergo, etiam tali apparitione facta, Christus est sub hoc sacramento.

 

[50664] IIIª q. 76 a. 8 s. c.
IN CONTRARIO: In tali apparizioni si tributa a ciò che appare lo stesso culto di prima. Ora, questo non avverrebbe, se non vi fosse veramente presente Cristo, cui tributiamo culto di latria. Dunque anche in tali apparizioni Cristo rimane in questo sacramento.

[50665] IIIª q. 76 a. 8 co.
Respondeo dicendum quod dupliciter contingit talis apparitio, qua quandoque in hoc sacramento miraculose videtur caro aut sanguis, aut etiam aliquis puer. Quandoque enim hoc contingit ex parte videntium, quorum oculi immutantur tali immutatione ac si expresse viderent exterius carnem aut sanguinem vel puerum, nulla tamen immutatione facta ex parte sacramenti. Et hoc quidem videtur contingere quando uni videtur sub specie carnis vel pueri, aliis tamen videtur, sicut et prius, sub specie panis; vel quando eidem ad horam videtur sub specie carnis vel pueri, et postmodum sub specie panis. Nec tamen hoc pertinet ad aliquam deceptionem, sicut accidit in magorum praestigiis, quia talis species divinitus formatur in oculo ad aliquam veritatem figurandam, ad hoc scilicet quod manifestetur vere corpus Christi esse sub hoc sacramento; sicut etiam Christus absque deceptione apparuit discipulis euntibus in Emmaus. Dicit enim Augustinus, in libro de quaestionibus Evangelii, quod, cum fictio nostra refertur ad aliquam significationem, non est mendacium, sed aliqua figura veritatis. Et quia per hunc modum nulla immutatio fit ex parte sacramenti, manifestum est quod non desinit esse Christus sub hoc sacramento, tali apparitione facta. Quandoque vero contingit talis apparitio non per solam immutationem videntium, sed specie quae videtur realiter exterius existente. Et hoc quidem videtur esse quando sub tali specie ab omnibus videtur; et non ad horam, sed per longum tempus ita permanet. Et in hoc casu quidam dicunt quod est propria species corporis Christi. Nec obstat quod quandoque non videtur ibi totus Christus, sed aliqua pars carnis; vel etiam videtur non in specie iuvenili, sed in effigie puerili, quia in potestate est corporis gloriosi, ut infra dicetur, quod videatur ab oculo non glorificato vel secundum totum vel secundum partem, et in effigie vel propria vel aliena, ut infra dicetur. Sed hoc videtur esse inconveniens. Primo quidem, quia corpus Christi non potest in propria specie videri nisi in uno loco, in quo definitive continetur. Unde, cum videatur in propria specie et adoretur in caelo, sub propria specie non videtur in hoc sacramento. Secundo, quia corpus gloriosum, quod apparet ut vult, post apparitionem cum voluerit disparet, sicut dicitur, Luc. ult., quod dominus ab oculis discipulorum evanuit. Hoc autem quod sub specie carnis in hoc sacramento apparet, diu permanet, quinimmo quandoque legitur esse inclusum, et multorum episcoporum consilio in pixide reservatum; quod nefas est de Christo sentire secundum propriam speciem. Et ideo dicendum quod, manentibus dimensionibus quae prius fuerunt, fit miraculose quaedam immutatio circa alia accidentia, puta figuram et colorem et alia huiusmodi, ut videatur caro vel sanguis, aut etiam puer. Et, sicut prius dictum est, hoc non est deceptio, quia fit in figuram cuiusdam veritatis, scilicet ad ostendendum per hanc miraculosam apparitionem quod in hoc sacramento est vere corpus Christi et sanguis. Et sic patet quod, remanentibus dimensionibus, quae sunt fundamenta aliorum accidentium, ut infra dicetur, remanet vere corpus Christi in hoc sacramento.

 

[50665] IIIª q. 76 a. 8 co.
RISPONDO: In due modi si verificano le apparizioni in cui a volte si vede miracolosamente in questo sacramento della carne, o del sangue, o addirittura un bambino. Talora infatti il fenomeno si compie soggettivamente negli spettatori: i loro occhi subiscono tale impressione, come se veramente nella realtà esterna vedessero della carne o del sangue, o un bambino, senza però che si operi alcuna mutazione nel sacramento. Così sembra che avvenga quando ad alcuni appare sotto l'aspetto di carne o di bambino, mentre ad altri si mostra come prima sotto le apparenze del pane; oppure quando a una medesima persona appare per un po' di tempo sotto la specie di carne o di bambino, e poi sotto le specie del pane. Tuttavia questo fenomeno soggettivo non rientra nella categoria delle illusioni come i prestigi dei maghi, perché tale impressione viene prodotta divinamente negli occhi per esprimere una verità, e cioè per manifestare la reale presenza del corpo di Cristo in questo sacramento; ossia come il Cristo medesimo, senza ingannare, apparve ai discepoli che andavano a Emmaus. Dice infatti S. Agostino che "la nostra simulazione, quando vuole essere significativa, non è menzogna, ma è simbolo di verità". Ora, non intervenendo in questo caso nessuna mutazione del sacramento, è evidente che Cristo non cessa di esservi presente al compiersi di dette apparizioni.
Altre volte invece tali apparizioni accadono non solo per l'impressione degli spettatori, ma per una reale esistenza al di fuori di essi del fenomeno che si vede. Ciò è evidente quando l'apparizione si presenta identica a tutti, e dura non per il momento, ma per lungo tempo. In simili casi alcuni dicono che si tratta delle sembianze proprie del corpo di Cristo. Senza contare che certe volte non si vede il Cristo per intero, ma una parte della sua carne; e che non si vede in età giovanile, ma infantile: poiché il corpo glorioso ha la capacità, come si dirà in seguito, di comparire a un occhio non glorificato, sia per intero che in parte, o nelle sue proprie sembianze, o in altra maniera.
Ma questa spiegazione non è accettabile. Primo, perché il corpo di Cristo non può essere visto nelle proprie sembianze che in un luogo soltanto, in cui è contenuto in modo delimitante. Orbene, facendosi egli vedere e adorare in cielo nelle proprie sembianze, non può mostrarsi così in questo sacramento. - Secondo, perché il corpo glorioso che appare quando vuole, scompare anche quando vuole dopo che si è fatto vedere: è scritto così che il Signore "svanì agli occhi dei discepoli". Ma quello che appare sotto l'aspetto di carne in questo sacramento rimane a lungo; anzi, si legge che a volte è stato chiuso e conservato in una pisside per deliberazione di molti vescovi: il che è assurdo pensare di Cristo nelle proprie sembianze.
Dobbiamo perciò concludere che, restando le stesse dimensioni di prima, si compiono miracolosamente delle mutazioni negli altri accidenti, p. es., nella figura, nel colore e in altri simili, così che appaia della carne, o del sangue, oppure un bambino. E questo non è un inganno: perché come si è detto sopra, avviene "per indicare una verità", cioè per dimostrare con queste miracolose apparizioni che in questo sacramento è veramente presente il corpo e il sangue di Cristo. In tal modo è ovvio che, rimanendo le dimensioni, le quali come vedremo sono il fondamento degli altri accidenti, resta veramente in questo sacramento il corpo di Cristo.

[50666] IIIª q. 76 a. 8 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod, facta tali apparitione, species sacramentales quandoque quidem totaliter manent in seipsis, quandoque autem secundum illud quod est principale in eis, ut dictum est.

 

[50666] IIIª q. 76 a. 8 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. In codeste apparizioni le specie sacramentali a volte, come abbiamo detto, rimangono in se stesse immutate; a volte invece rimangono immutate secondo il loro elemento principale.

[50667] IIIª q. 76 a. 8 ad 2
Ad secundum dicendum quod in huiusmodi apparitionibus, sicut dictum est, non videtur propria species Christi, sed species miraculose formata vel in oculis intuentium, vel etiam in ipsis sacramentalibus dimensionibus, ut dictum est.

 

[50667] IIIª q. 76 a. 8 ad 2
2. In simili apparizioni non si vedono le sembianze proprie di Cristo, come si è detto; ma delle sembianze miracolosamente prodotte, o negli occhi degli spettatori, o addirittura entro le dimensioni del sacramento.

[50668] IIIª q. 76 a. 8 ad 3
Ad tertium dicendum quod dimensiones panis et vini consecrati manent, immutatione circa eas miraculose facta quantum ad alia accidentia, ut dictum est.

 

[50668] IIIª q. 76 a. 8 ad 3
3. Le dimensioni del pane e del vino consacrate restano invariate, mentre, come abbiamo visto, le variazioni avvengono in esse per miracolo rispetto agli altri accidenti.

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