Terza Parte > I Sacramenti > La conversione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo >
Se il corpo di Cristo sia in questo sacramento nella sua realtà, oppure soltanto come rappresentato o simboleggiato
Tertia pars
Quaestio 75
Articulus 1
[50534] IIIª q. 75 a. 1 arg. 1 Ad primum sic proceditur. Videtur quod in hoc sacramento non sit corpus Christi secundum veritatem, sed solum secundum figuram, vel sicut in signo. Dicitur enim Ioan. VI quod, cum dominus dixisset, nisi manducaveritis carnem filii hominis et biberitis eius sanguinem, etc., multi ex discipulis eius audientes dixerunt, durus est hic sermo, quibus ipse, spiritus est qui vivificat, caro non prodest quidquam. Quasi dicat, secundum expositionem Augustini, super quartum Psalmum, spiritualiter intellige quae locutus sum. Non hoc corpus quod videtis manducaturi estis, et bibituri illum sanguinem quem fusuri sunt qui me crucifigent. Sacramentum aliquod vobis commendavi. Spiritualiter intellectum vivificabit vos, caro autem non prodest quidquam.
|
|
Terza parte
Questione 75
Articolo 1
[50534] IIIª q. 75 a. 1 arg. 1
SEMBRA che il corpo del Cristo non sia in questo sacramento nella sua realtà, ma solo come rappresentato o simboleggiato. Infatti:
1. Dopo che il Signore ebbe detto: "Se non mangerete la carne del Figlio dell'uomo e non berrete il suo sangue, ecc.", "molti dei suoi discepoli al sentirlo dissero: Questo linguaggio è duro", ed egli soggiunse: "Lo spirito è quello che vivifica, la carne non giova a nulla". Come per dire, secondo le spiegazioni di S. Agostino: "Prendete in senso spirituale quanto vi ho detto. Non questo corpo che vedete, avrete da mangiare, né avrete da bere quel sangue che mi faranno versare i miei crocifissori. Io vi affido un mistero, o sacramento. Se lo intendete spiritualmente, vi arricchirà di vita; mentre la carne non serve a nulla".
|
[50535] IIIª q. 75 a. 1 arg. 2 Praeterea, dominus dicit, Matth. ult., ecce, ego vobiscum sum omnibus diebus usque ad consummationem saeculi, quod exponens Augustinus dicit, donec saeculum finiatur, sursum est dominus, sed tamen et hic nobiscum est veritas dominus. Corpus enim in quo resurrexit, uno in loco esse oportet, veritas autem eius ubique diffusa est. Non ergo secundum veritatem est corpus Christi in hoc sacramento, sed solum sicut in signo.
|
|
[50535] IIIª q. 75 a. 1 arg. 2
2. Il Signore ha detto: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo"; e S. Agostino spiega: "Finché il mondo durerà, il Signore rimarrà lassù; tuttavia la verità del Signore è anche qui con noi. Il corpo infatti con il quale è risorto non può essere che in un luogo soltanto, ma la sua verità è diffusa dovunque". Perciò nell'Eucarestia il corpo di Cristo non è presente nella sua realtà, ma solo in forma simbolica.
|
[50536] IIIª q. 75 a. 1 arg. 3 Praeterea, nullum corpus potest esse simul in pluribus locis, cum nec Angelo hoc conveniat, eadem enim ratione posset esse ubique. Sed corpus Christi est verum corpus, et est in caelo. Ergo videtur quod non sit secundum veritatem in sacramento altaris, sed solum sicut in signo.
|
|
[50536] IIIª q. 75 a. 1 arg. 3
3. Nessun corpo può essere contemporaneamente in più luoghi, essendo ciò impossibile anche a un angelo; perché altrimenti potrebbe essere dappertutto. Ma il corpo di Cristo è un vero corpo ed è presente in cielo. Dunque nel sacramento dell'altare non è presente nella sua realtà, ma solo sotto forma di simbolo.
|
[50537] IIIª q. 75 a. 1 arg. 4 Praeterea, sacramenta Ecclesiae ad utilitatem fidelium ordinantur. Sed secundum Gregorium, in quadam homilia, regulus reprehenditur quia quaerebat corporalem Christi praesentiam. Apostoli etiam impediebantur recipere spiritum sanctum propter hoc quod affecti erant ad eius praesentiam corporalem, ut Augustinus dicit, super illud Ioan. XVI, si non abiero, Paraclitus non veniet ad vos. Non ergo Christus secundum praesentiam corporalem est in sacramento altaris.
|
|
[50537] IIIª q. 75 a. 1 arg. 4
4. I sacramenti della Chiesa hanno per fine l'utilità dei fedeli. Ora, in un'omelia di S. Gregorio si rimprovera al funzionario regio di "aver cercato la presenza corporale di Cristo". Inoltre anche agli Apostoli l'attaccamento che avevano alla presenza corporale del Signore impediva di ricevere lo Spirito Santo, come dice S. Agostino a commento delle parole: "Se io non vado, il Paraclito non verrà a voi". Dunque Cristo non è presente corporalmente nel sacramento dell'altare.
|
[50538] IIIª q. 75 a. 1 s. c. Sed contra est quod Hilarius dicit, in VIII de Trin., de veritate carnis et sanguinis Christi non est relictus ambigendi locus. Nunc et ipsius domini professione, et fide nostra, caro eius vere est cibus et sanguis eius vere est potus. Et Ambrosius dicit, VI de sacramentis, sicut verus est Dei filius dominus Iesus Christus, ita vera Christi caro est quam accipimus, et verus sanguis eius est potus.
|
|
[50538] IIIª q. 75 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: S. Ilario dichiara: "Sulla realtà della carne e del sangue di Cristo non c'è adito a dubbio alcuno. Poiché e per dichiarazione del Signore stesso e per la nostra fede la sua carne è veramente cibo e il suo sangue è veramente bevanda". E S. Ambrogio afferma: "Come il Signore Cristo Gesù è vero Figlio di Dio, così è vera carne di Cristo quella che noi riceviamo, e il suo sangue è vera bevanda".
|
[50539] IIIª q. 75 a. 1 co. Respondeo dicendum quod verum corpus Christi et sanguinem esse in hoc sacramento, non sensu deprehendi potest, sed sola fide, quae auctoritati divinae innititur. Unde super illud Luc. XXII, hoc est corpus meum quod pro vobis tradetur, dicit Cyrillus, non dubites an hoc verum sit, sed potius suscipe verba salvatoris in fide, cum enim sit veritas, non mentitur. Hoc autem conveniens est, primo quidem, perfectioni novae legis. Sacrificia enim veteris legis illud verum sacrificium passionis Christi continebant solum in figura, secundum illud Heb. X, umbram habens lex futurorum bonorum, non ipsam rerum imaginem. Et ideo oportuit ut aliquid plus haberet sacrificium novae legis a Christo institutum, ut scilicet contineret ipsum passum, non solum in significatione vel figura, sed etiam in rei veritate. Et ideo hoc sacramentum, quod ipsum Christum realiter continet, ut Dionysius dicit, III cap. Eccles. Hierar., est perfectivum omnium sacramentorum aliorum, in quibus virtus Christi participatur. Secundo, hoc competit caritati Christi, ex qua pro salute nostra corpus verum nostrae naturae assumpsit. Et quia maxime proprium amicitiae est, convivere amicis, ut philosophus dicit, IX Ethic., sui praesentiam corporalem nobis repromittit in praemium, Matth. XXIV, ubi fuerit corpus, illuc congregabuntur et aquilae. Interim tamen nec sua praesentia corporali in hac peregrinatione destituit, sed per veritatem corporis et sanguinis sui nos sibi coniungit in hoc sacramento. Unde ipse dicit, Ioan. VI, qui manducat meam carnem et bibit meum sanguinem, in me manet et ego in eo. Unde hoc sacramentum est maximae caritatis signum, et nostrae spei sublevamentum, ex tam familiari coniunctione Christi ad nos. Tertio, hoc competit perfectioni fidei, quae, sicut est de divinitate Christi, ita est de eius humanitate, secundum illud Ioan. XIV, creditis in Deum, et in me credite. Et quia fides est invisibilium, sicut divinitatem suam nobis exhibet Christus invisibiliter, ita et in hoc sacramento carnem suam nobis exhibet invisibili modo. Quae quidam non attendentes, posuerunt corpus et sanguinem Christi non esse in hoc sacramento nisi sicut in signo. Quod est tanquam haereticum abiiciendum, utpote verbis Christi contrarium. Unde et Berengarius, qui primus inventor huius erroris fuerat, postea coactus est suum errorem revocare, et veritatem fidei confiteri.
|
|
[50539] IIIª q. 75 a. 1 co.
RISPONDO: La reale presenza del corpo e del sangue di Cristo in questo sacramento non può essere conosciuta dai sensi, ma solo dalla fede, che si fonda sull'autorità divina. Ecco perché S. Cirillo, commentando le parole, "Questo è il mio corpo che sarà dato per voi", afferma: "Non dubitare che ciò sia vero, ma piuttosto accetta con fede le parole del Salvatore, il quale, essendo la verità, non mentisce".
E tale presenza si addice prima di tutto alla perfezione della nuova legge. Infatti i sacrifici dell'antica legge contenevano il vero sacrificio della morte di Cristo soltanto in modo figurato, secondo le parole di S. Paolo: "La legge ha l'ombra dei beni futuri, non l'immagine viva delle cose stesse". Era giusto dunque che il sacrificio della nuova legge, istituito da Cristo, avesse qualche cosa di più e cioè che contenesse lui medesimo che fu crocifisso, non solo sotto forma di simbolo o di figura, ma nella realtà. Di conseguenza questo sacramento che contiene realmente Cristo in persona, è tale, come afferma Dionigi, "da essere il coronamento di tutti gli altri sacramenti", per mezzo dei quali ci viene comunicata la grazia di Cristo.
Secondo, si addice alla carità di Cristo, il quale per la nostra salvezza assunse un corpo reale di natura umana. Ora, essendo particolarmente proprio dell'amicizia, come dice Aristotele, che "gli amici vivano insieme", Cristo ci ha promesso in premio la propria presenza corporale con le parole: "Dovunque sarà il corpo, là si raccoglieranno le aquile". Ma nel frattempo non ha voluto privarcene in questa peregrinazione, unendoci a sé in questo sacramento per mezzo della realtà del suo corpo e del suo sangue. Di qui le sue parole: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, rimane in me e io in lui". Cosicché questo sacramento è il segno della più grande carità ed è il sostegno della nostra speranza per l'unione tanto familiare di Cristo con noi.
Terzo, si addice alla perfezione della fede, la quale, ha per oggetto sia la divinità di Cristo, che la sua umanità, secondo le sue parole: "Credete in Dio e credete in me". Ora, poiché la fede ha per oggetto cose invisibili, come ci offre la sua divinità in modo invisibile, così in questo sacramento Cristo ci offre anche la sua carne in maniera invisibile.
Non considerando tutto questo, alcuni hanno sostenuto che in questo sacramento il corpo e il sangue di Cristo non sono contenuti che sotto forma di simbolo. La quale affermazione è da respingersi come eretica, essendo contraria alle parole di Cristo. Perciò Berengario, che per primo propalò questo errore, fu costretto poi a ritrattarlo e a professare la verità della fede.
|
[50540] IIIª q. 75 a. 1 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod ex hac auctoritate praedicti haeretici occasionem errandi sumpserunt, male verba Augustini intelligentes. Cum enim Augustinus dicit, non hoc corpus quod videtis manducaturi estis, non intendit excludere veritatem corporis Christi, sed quod non erat manducandum in hac specie in qua ab eis videbatur. Per hoc autem quod subdit, sacramentum vobis aliquod commendavi, spiritualiter intellectum vivificabit vos, non intendit quod corpus Christi sit in hoc sacramento solum secundum mysticam significationem, sed spiritualiter dici, idest, invisibiliter et per virtutem spiritus. Unde, super Ioan., exponens illud quod dicitur, caro non prodest quidquam, dicit, sed, quo modo illi intellexerunt. Carnem quippe sic intellexerunt manducandam, quo modo in cadavere dilaniatur aut in macello venditur, non quo modo spiritu vegetatur. Accedat spiritus ad carnem, et prodest plurimum, nam, si caro nihil prodesset, verbum caro non fieret, ut habitaret in nobis.
|
|
[50540] IIIª q. 75 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Proprio dal testo citato presero occasione per il loro errore gli eretici suddetti, intendendo male le parole di S. Agostino. Quando infatti egli dice: "Non questo corpo che vedete, avrete da mangiare", intende escludere non la realtà del corpo di Cristo, ma che esso fosse da mangiarsi nell'aspetto in cui lo vedevano. Con le altre parole poi: "Vi affido un mistero, che inteso spiritualmente vi arricchirà di vita", non vuol dire che il corpo di Cristo è presente in questo sacramento solo secondo un simbolismo mistico, ma che vi è presente in modo spirituale, ossia invisibilmente e per la virtù dello spirito. Perciò commentando l'affermazione "la carne non giova a nulla", spiega: "Nel senso inteso da loro. Infatti essi capirono che dovevano mangiare la sua carne come si strappa a morsi da un cadavere o come si vende alla macelleria, non come è animata dallo spirito. Si unisca lo spirito alla carne e giova moltissimo; se infatti la carne non servisse a nulla, il Verbo non si sarebbe fatto carne per abitare tra noi".
|
[50541] IIIª q. 75 a. 1 ad 2 Ad secundum dicendum quod verbum illud Augustini, et omnia similia, sunt intelligenda de corpore Christi secundum quod videtur in propria specie, secundum quod etiam ipse dominus dixit, Matth. XXVI, me autem non semper habebitis. Invisibiliter tamen sub speciebus huius sacramenti est ubicumque hoc sacramentum perficitur.
|
|
[50541] IIIª q. 75 a. 1 ad 2
2. Il testo di S. Agostino e altri simili si riferiscono al corpo di Cristo fisicamente visibile, al quale accennano le parole del Signore stesso: "Me invece non mi avrete sempre". Invisibilmente invece sotto le specie di questo sacramento egli è presente dovunque questo sacramento si compie.
|
[50542] IIIª q. 75 a. 1 ad 3 Ad tertium dicendum quod corpus Christi non est eo modo in sacramento sicut corpus in loco, quod suis dimensionibus loco commensuratur, sed quodam speciali modo, qui est proprius huic sacramento. Unde dicimus quod corpus Christi est in diversis altaribus, non sicut in diversis locis, sed sicut in sacramento. Per quod non intelligimus quod Christus sit ibi solum sicut in signo, licet sacramentum sit in genere signi, sed intelligimus corpus Christi esse ibi, sicut dictum est, secundum modum proprium huic sacramento.
|
|
[50542] IIIª q. 75 a. 1 ad 3
3. Il corpo di Cristo in questo sacramento non è localizzato come un corpo, che con le sue dimensioni si commisura al luogo, ma in un modo speciale che è proprio di questo sacramento. Perciò diciamo che il corpo di Cristo è presente in diversi altari non localmente, ma sacramentalmente. Così dicendo non intendiamo dire che Cristo è presente solo sotto forma di simbolo, sebbene il sacramento sia nella categoria dei segni, e simboli; ma che il corpo di Cristo è qui presente secondo il modo speciale di questo sacramento.
|
[50543] IIIª q. 75 a. 1 ad 4 Ad quartum dicendum quod ratio illa procedit de praesentia corporis Christi prout est praesens per modum corporis, idest prout est in sua specie visibili, non autem prout spiritualiter, idest invisibiliter, modo et virtute spiritus. Unde Augustinus dicit, super Ioan., si intellexisti spiritualiter verba Christi de carne sua, spiritus et vita tibi sunt, si intellexisti carnaliter, etiam spiritus et vita sunt, sed tibi non sunt.
|
|
[50543] IIIª q. 75 a. 1 ad 4
4. L'argomento è valido se si riferisce alla presenza del corpo di Cristo fisicamente intesa, ossia nella sua sembianza visibile; ma non se si riferisce alla sua presenza spirituale, cioè invisibile, secondo il modo e la virtù delle cose spirituali. Di qui le parole di Sant'Agostino: "Se intendi spiritualmente" le parole del Cristo a riguardo della sua carne, "esse sono per te spirito e vita; se le intendi in senso carnale, esse sono ugualmente spirito e vita, ma non lo sono per te".
|
|
|