Sup, 76

Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Le cause della resurrezione


Supplemento
Questione 76
Proemio

Veniamo ora a considerare le cause della nostra resurrezione.
Sull'argomento si pongono tre quesiti:

1. Se causa della nostra resurrezione sia la resurrezione di Cristo;
2. Se lo sia il suono della tromba;
3. Se lo siano gli angeli.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Le cause della resurrezione > Se la resurrezione di Cristo sia causa della nostra resurrezione


Supplemento
Questione 76
Articolo 1

SEMBRA che la resurrezione di Cristo non sia la causa della nostra resurrezione. Infatti:
1. "Posta la causa si pone anche l'effetto". Ma con la resurrezione di Cristo non si è avuta subito la resurrezione degli altri morti. Dunque la sua resurrezione non è causa della nostra.

2. Un effetto esige la preesistenza della sua causa. Ma la resurrezione dei morti sarebbe avvenuta anche se Cristo non fosse risorto, perché Dio aveva a disposizione altri modi per redimere l'uomo. Dunque la resurrezione di Cristo non è causa della nostra resurrezione.

3. In ciascuna specie la causa che produce un individuo è identica per la specie intera. Ora, la resurrezione è comune a tutti gli uomini. Perciò, non essendo la resurrezione di Cristo causa di se stessa, non lo sarà neppure delle altre resurrezioni.

4. Nell'effetto rimane una certa somiglianza con la causa: ma almeno nella resurrezione di alcuni, cioè dei reprobi, manca una qualsiasi somiglianza con la resurrezione di Cristo. Quindi quest'ultima non potrà essere causa della resurrezione di costoro.

IN CONTRARIO: 1. Come Aristotele insegna, "ciò che è primo in un dato genere è causa di quanto rientra in esso". Ora, Cristo, a motivo della sua resurrezione corporale, è chiamato "primizia dei dormienti" e "primogenito dei morti". Dunque la sua resurrezione è causa della resurrezione degli altri.

2. Inoltre, la resurrezione di Cristo ha maggiore affinità con la nostra resurrezione corporale, che con quella spirituale mediante la giustificazione. Eppure la resurrezione di Cristo è causa della nostra giustificazione, cosicché S. Paolo ha potuto scrivere: "Egli risuscitò per la nostra giustificazione". Perciò essa è causa della nostra resurrezione corporale.

RISPONDO: Cristo, per la sua natura umana è "mediatore tra Dio e gli uomini"; perciò i doni divini giungono agli uomini attraverso l'umanità di Cristo. Ma allo stesso modo che gli uomini non possono essere liberati dalla morte spirituale, se non per il dono della grazia da Dio concessa, così non saranno liberati dalla morte corporale che per mezzo della resurrezione, avvenuta per virtù divina. Perciò come Cristo ebbe da Dio le primizie della grazia e la sua grazia è causa della nostra, perché "della sua pienezza tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia", così con Cristo si ebbe l'inizio della resurrezione e la sua resurrezione è causa delle nostre resurrezioni; di modo che Cristo in quanto Dio è la causa prima ed analogica della nostra resurrezione, e in quanto uomo Dio risuscitato ne è la causa prossima e quasi univoca.
Ora, la causa univoca produce nell'effetto una somiglianza con la propria forma: per cui non è soltanto causa efficiente, ma anche esemplare di esso. Questo però può avvenire in due modi. Talora infatti la forma stessa che imprime nell'effetto la sua somiglianza è causa diretta dell'azione che lo produce: ossia come il calore che agisce nel fuoco che riscalda. Talora invece la forma di per se stessa non è il principio primo e immediato che causa nell'effetto la somiglianza, ma sono i principii di tale forma a produrla: nel caso, p. es., in cui un uomo bianco genera un altro bianco, la bianchezza del generante non è principio attivo della generazione, però essa è causa della bianchezza che si riproduce nel generato, perché i principii della bianchezza esistenti nel generante sono i germi da cui deriva la bianchezza nel generato.
Ebbene è in questo modo che la resurrezione di Cristo è causa della nostra resurrezione: perché ciò che ha prodotto la resurrezione di Cristo, causa efficiente univoca della nostra resurrezione, produce anche la nostra resurrezione; e questa è la virtù della divinità di Cristo medesimo, divinità che è comune a lui ed al Padre. Di qui le parole di S. Paolo: "Chi ha risuscitato Cristo dai morti, vivificherà anche i nostri corpi mortali".
Ma la resurrezione stessa di Cristo, in virtù della divinità a lui unita, e causa quasi strumentale della nostra resurrezione. Infatti le operazioni divine si compivano servendosi del corpo di Cristo come di un argano, come spiega appunto il Damasceno, quando porta l'esempio del contatto corporale col quale Cristo mondò il lebbroso.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Una causa efficiente produce immediatamente l'effetto al quale è ordinata mediante altri principii intermedi, non già quello al quale è ordinata mediante altri principii, benché sia di per sé sufficiente. Il calore, p. es., per quanto intenso, non causa istantaneamente calore, ma subito predispone al calore che verrà prodotto; perché il calore si propaga mediante il moto. Ora, si dice che la resurrezione di Cristo è causa della nostra resurrezione, non perché per se stessa produce la nostra resurrezione, ma la produce mediante il suo principio, che è la potenza divina, la quale effettuerà la nostra resurrezione a somiglianza di quella di Cristo. Ma la potenza di Dio agisce sempre mediante la volontà, che è quanto mai prossima all'effetto. Quindi non era necessario che la nostra resurrezione seguisse immediatamente quella di Cristo, ma essa ne seguirà nel tempo stabilito dalla volontà divina.

2. La virtù di Dio non è così legata a determinate cause seconde da non poter produrre i suoi effetti immediatamente o per mezzo di altre cause. Per esempio potrebbe benissimo causare la generazione dei corpi inferiori, anche se non esistesse il moto dei corpi celesti: e tuttavia, secondo l'ordine delle cose da lui prestabilito, non ha luogo la generazione dei corpi inferiori senza il moto degli astri. Allo stesso modo, stando all'ordine che la divina provvidenza ha prestabilito nelle cose umane, la resurrezione di Cristo è causa della nostra resurrezione. Dio però avrebbe potuto preordinare le cose diversamente. E in tal caso la causa della nostra resurrezione sarebbe stata quella che Dio avrebbe determinato.

3. L'argomento vale quando tutti gli individui di una data specie hanno l'identico ordine rispetto alla causa prima dell'effetto che deve interessare tutta la specie. Ma questo non avviene nel caso nostro. Perché l'umanità di Cristo è più vicina alla divinità, la cui virtù è causa prima della resurrezione, che l'umanità degli altri. Perciò la resurrezione di Cristo è causata immediatamente dalla divinità, mentre quella degli altri è causata mediante il Cristo risorto.

4. La resurrezione universale di tutti gli uomini assomiglierà in qualche modo a quella di Cristo, cioè rispetto alla vita naturale, in cui tutti furono conformi a Cristo. Tutti perciò risorgeranno a una vita immortale. Ma nei santi che furono a lui conformi anche per la grazia, ci sarà conformità con Cristo anche nella gloria.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Le cause della resurrezione > Se il suono della tromba debba esser causa della nostra resurrezione


Supplemento
Questione 76
Articolo 2

SEMBRA che il suono della tromba non debba esser causa della nostra resurrezione. Infatti:
1. Dice il Damasceno: "Credi che vi sarà la resurrezione per volontà, potenza e comando di Dio". Ora, poiché tutte queste cose sono causa sufficiente della nostra resurrezione, non c'è bisogno di mettere tra le sue cause il suono della tromba.

2. È inutile suonare per chi non può sentire. Ebbene i morti sono privi dell'udito. Quindi non è conveniente che si levi una voce per risuscitarli.

3. Un suono può esser causa della resurrezione solo per una speciale facoltà ad esso concessa da Dio: infatti alle parole del Salmo, "Darà alla sua voce una voce di potenza", la Glossa aggiunge: "per risuscitare i corpi". Ma se pure è data a qualcuno in modo miracoloso una certa virtù, l'atto che ne deriva è però naturale, come è evidente nella guarigione del cieco cui fu ridata per miracolo la vista, ma per vederci naturalmente. Quindi se un suono fosse causa della resurrezione, la resurrezione sarebbe un fatto naturale. Il che è falso.

IN CONTRARIO: 1. Scrive S. Paolo: "Il Signore stesso, al suono della tromba di Dio, scenderà dal cielo, ed i morti che sono in Cristo, risorgeranno per primi".

2. Nel Vangelo si legge che "coloro i quali sono nei sepolcri ascolteranno la voce del Figlio di Dio, e ascoltandola vivranno". Ma codesta voce non è che la tromba, come dice il testo delle Sentenze. Dunque...

RISPONDO: La causa deve in qualche modo fisicamente raggiungere l'effetto; perché, come spiega Aristotele, il movente e il mosso, l'operante e l'operato sono insieme. Ora, Cristo risorto è la causa univoca della nostra resurrezione. Perciò è necessario che egli compia la resurrezione dei corpi con un segno unico materiale qualsiasi.
Ebbene, questo segno, secondo alcuni, sarà letteralmente la voce di Cristo che darà l'ordine di risorgere come "ordinò al mare e cessò la tempesta".
Secondo altri invece quel segno non sarà altro che la manifesta riapparizione del Figlio di Dio nel mondo, della quale sta scritto: "Come la folgore viene dall'ariete e guizza fino all'occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'Uomo". E questi si fanno forti dell'autorità di S. Gregorio, il quale dice che "suonare la tromba altro non significa che mostrare al mondo il Figlio come giudice". Secondo questa interpretazione, la stessa apparizione del Figlio di Dio sarebbe denominata sua voce; perché tutta la natura obbedirà a lui per ricostruire e ricomporre i corpi umani: perciò S. Paolo afferma che egli verrà "nell'atto di comandare". Cosicché la sua apparizione equivale alla sua voce, in quanto essa ha la forza di un comando.
Codesta voce, comunque sia, talora è denominata "un grido", perché simile a quello del banditore che cita in giudizio. Talora è chiamata "suono di tromba", per la sua evidente risonanza, come dice il testo delle Sentenze: o per l'affinità con gli usi della tromba che si riscontrano nel vecchio Testamento. Infatti la tromba adunava l'assemblea, incitava alla battaglia, e invitava alle feste. Ora, i risorti saranno convocati in assemblea per il giudizio, saranno incitati alla guerra in cui "tutto il mondo combatterà contro gli insensati", e saranno invitati alla festa dell'eternità.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il Damasceno in quelle sue parole, che si riferiscono alla causa materiale della resurrezione, accenna a queste tre cose: alla volontà di Dio che la comanda, alla sua potenza che la eseguisce, e alla facilità dell'esecuzione, che egli esprime col termine nutus, o cenno, a somiglianza di quanto viene compiuto tra noi uomini. Ora, per noi è facilissimo compiere ciò che si fa appena detto: ma la facilità è ancora maggiore, se al minimo segno della nostra volontà, ossia al solo cenno, una cosa viene eseguita dai sottoposti, prima ancora che noi parliamo. Codesto nostro cenno causa in qualche modo l'esecuzione suddetta, perché induce gli altri ad eseguire il nostro volere. Ebbene il cenno di Dio col quale si farà la nostra resurrezione non è altro che un segno dato da Dio, a cui tutta la natura obbedirà, perché i morti risorgeranno. E codesto segno non è altro che "il suono della tromba", come sopra abbiamo spiegato.

2. Come le parole della forma dei sacramenti hanno la capacità di santificare non perché sono ascoltate ma perché sono proferite, così quella voce, di qualunque natura essa sia, avrà un'efficacia strumentale per risuscitare i morti, non perché sarà udita, ma perché sarà proferita. Del resto valga l'esempio del suono il quale sveglia chi dorme con la sola vibrazione dell'aria, ridestando l'organo dell'udito, prima che uno se ne renda conto; perché il giudizio sul suono che giunge alle orecchie è posteriore al risveglio, non già causa di esso.

3. L'argomento sarebbe valido se la facoltà concessa a quel suono fosse un essere perfetto in natura, perché in tal caso ciò che da lui procede, avrebbe quale principio una potenza ormai diventata naturale. Ma qui non si tratta di una facoltà del genere, bensì di una di quelle facoltà già descritte a proposito della forma dei sacramenti.



Terza parte e Supplemento > Il fine della vita immortale > Le cause della resurrezione > Se in qualche modo alla resurrezione coopereranno gli angeli


Supplemento
Questione 76
Articolo 3

SEMBRA che gli angeli in nessun modo coopereranno alla resurrezione. Infatti:
1. La resurrezione dei morti richiede maggiore virtù che la generazione degli uomini. Ma quando gli uomini sono generati, l'anima non è infusa nel corpo mediante gli angeli. Quindi neppure la resurrezione, che è il ricongiungimento dell'anima col corpo, avverrà per il ministero degli angeli.

2. Se un tale ministero fosse affidato a qualche ordine di angeli, in modo particolare spetterebbe alle Virtù, che hanno il compito di fare miracoli. Nei testi invece riferiti dalle Sentenze non si parla di loro, ma degli Arcangeli. Dunque la resurrezione non avverrà con il concorso ministeriale degli angeli.

IN CONTRARIO: Sta scritto: "Il Signore alla voce dell'Arcangelo scenderà dal cielo, e i morti risorgeranno". Perciò la resurrezione dei morti si compirà per il ministero degli angeli.

RISPONDO: Secondo l'affermazione di S. Agostino, "come i corpi più vili e inferiori sono governati con un certo ordine da quelli più sottili e più potenti, cosi tutti i corpi sono governati da Dio mediante lo spirito vivente e razionale". La stessa dottrina è ribadita da S. Gregorio. Perciò in tutte le sue opere relative ai corpi, Dio si serve del ministero degli angeli. Ora, nella resurrezione c'è qualcosa che riguarda la trasmutazione dei corpi, cioè la raccolta delle ceneri e la loro preparazione per la ricostruzione del corpo umano. Ebbene, per codesta opera Dio si servirà del ministero degli angeli. L'anima invece, come è immediatamente creata da Dio, cosi si unirà al corpo per l'intervento immediato di Dio, senza nessuna cooperazione degli angeli. Parimente lui solo effettuerà la glorificazione del corpo allo stesso modo che immediatamente glorifica l'anima. - Codesto ministero angelico, da alcuni, come dice il testo delle Sentenze viene denominato voce.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. È cosi risolta anche la prima difficoltà.

2. Codesto ministero è affidato principalmente ad un Arcangelo, cioè a S. Michele, che è principe della Chiesa come lo era della Sinagoga, secondo quanto è scritto in Daniele. Egli però agirà sotto l'influsso delle Virtù e degli altri ordini angelici superiori. Perciò al suo agire coopereranno in qualche modo anche codesti ordini superiori. Allo stesso modo coopereranno con lui gli angeli inferiori alla resurrezione dei singoli, di cui sono custodi. Cosicché quel suono di cui si parla potrà dirsi voce di uno come di molti angeli.

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