Sup, 23

Terza parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Relazioni con gli scomunicati


Supplemento
Questione 23
Proemio

Passiamo ora a considerare le relazioni con gli scomunicati.
Su tale questione si pongono tre quesiti:

1. Se sia lecito avere relazioni di carattere temporale con gli scomunicati;
2. Se chi tratta con uno scomunicato incorra nella scomunica;
3. Se sia sempre peccato mortale trattare con gli scomunicati nei casi vietati.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Relazioni con gli scomunicati > Se con gli scomunicati sia lecito avere relazioni di carattere temporale


Supplemento
Questione 23
Articolo 1

SEMBRA cosa lecita avere relazioni di ordine temporale con gli scomunicati.
Infatti:
1. La scomunica è atto del potere delle chiavi. Ma tale potere si estende solo alle cose spirituali. Perciò con la scomunica non si escludono le relazioni di ordine temporale.

2. "Ciò che fu istituito in favore della carità non può andare contro di essa". Ora, il precetto della carità ci comanda di soccorrere i nemici, il che non si può fare senza avere relazione con essi. Perciò è lecito avere relazioni di ordine temporale con gli scomunicati.

IN CONTRARIO: l'Apostolo dice: "Con gente simile non dovete neppure mangiare insieme".

RISPONDO: Vi sono due specie di scomunica. La prima è la scomunica minore, che esclude dalla partecipazione ai sacramenti, ma non dalla comunione dei fedeli. Quindi si può trattare con chi è colpito da tale pena, ma non gli si possono amministrare i sacramenti.
L'altra è la scomunica maggiore: la quale esclude sia dai sacramenti della Chiesa che dalla comunione dei fedeli. Perciò in tal caso non è lecita nessuna relazione. Poiché però la Chiesa impone la scomunica non come distruzione, ma come rimedio, da questa regola generale sono escluse le cose riguardanti la salvezza. Ecco perché con gli scomunicati si può parlare di queste cose, e intramezzare anche altri discorsi allo scopo di fare accettare più facilmente con la propria familiarità, una buona parola di salvezza.
Dalla stessa norma sono escluse anche quelle persone, che sono tenute a speciali riguardi verso lo scomunicato: come "la moglie, i figli, i coloni e i servi". Quanto ai figli, qui s'intende di quelli non emancipati: gli emancipati sono tenuti a evitare ogni relazione col padre scomunicato. Le altre persone possono trattare con lo scomunicato soltanto se erano a questo sottomesse prima che egli incorresse nella scomunica. - Alcuni interpretano [la legge] in senso inverso, che cioè i superiori [scomunicati] possono trattare con gli inferiori. Altri lo negano. Bisogna però concedere anche agli scomunicati di soddisfare gli obblighi che essi hanno verso gli inferiori: perché, come questi devono ubbidire, così quelli devono prendersi cura dei sottoposti.
Sono sottratti [alla norma suddetta] anche altri casi: p. es., "quando si ignora la scomunica"; quando uno "viaggia o si trova come pellegrino entro un territorio di scomunicati", dai quali egli può "comprare" o "ricevere" l'elemosina. Lo stesso si dica se una persona trova uno scomunicato nel bisogno: perché allora deve soccorrerlo in forza della carità.
Questi casi sono espressi col verso seguente: "Utilità, legge, inferiorità, ignoranza, necessità": "utilità" si riferisce alle buone parole, "legge" al matrimonio, "inferiorità" alla sudditanza. Il resto è evidente.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Le cose temporali sono ordinate a quelle spirituali. Perciò il potere su queste si può estendere anche su quelle: come "l'arte che ha per oggetto il fine, dirige anche quelle che riguardano i mezzi".

2. Nel caso in cui uno è obbligato dalla carità a trattare con gli scomunicati, la proibizione non ha più valore, come abbiamo già visto.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Relazioni con gli scomunicati > Se chi tratta con lo scomunicato incorra nella scomunica


Supplemento
Questione 23
Articolo 2

SEMBRA che colui il quale ha relazione con uno scomunicato non incorra nella scomunica. Infatti:
1. Il pagano è più separato dalla Chiesa dello scomunicato. Ora, chi tratta con i pagani o con i giudei non è scomunicato. Perciò neppure chi tratta con un cristiano scomunicato.

2. Se chi ha relazione con uno scomunicato incorre nella scomunica, è scomunicato anche chi tratta con lui; e così all'infinito. Ma questo è assurdo. Perciò chi tratta con uno scomunicato non incorre nella scomunica.

IN CONTRARIO: ogni scomunicato è escluso dalla comunione. Quindi chi tratta con lui si separa dalla comunione della Chiesa. E cosi è evidente che debba restare scomunicato.

RISPONDO: Si può infliggere la scomunica in due maniere. O in modo da coinvolgere il colpevole e le persone che trattano con lui. E in tal caso non c'è dubbio che chiunque abbia relazione con lui incorre nella scomunica maggiore. - Oppure, in modo da colpire solo lo scomunicato. E allora se uno prende parte al delitto dando consigli, aiuto o incoraggiamento, incorre anch'egli ancora nella scomunica maggiore. Se invece tratta con lo scomunicato in altre cose, p. es., conversando, salutando o prendendo cibo insieme, incorre nella scomunica minore.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La Chiesa non vuole correggere alla stessa maniera infedeli e fedeli, dei quali ha cura particolare. Ecco perché non proibisce allo stesso modo le relazioni con gli infedeli e con i fedeli scomunicati, sui quali esercita ancora il suo potere.

2. È lecito trattare con chi è incorso nella scomunica minore. E perciò la scomunica non si trasmette a una terza persona.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Relazioni con gli scomunicati > Se trattare con gli scomunicati nei casi vietati sia sempre peccato mortale


Supplemento
Questione 23
Articolo 3

SEMBRA che trattare con gli scomunicati nei casi vietati costituisca sempre peccato mortale. Infatti:
1. Una decretale afferma che nessuno può trattare con uno scomunicato neppure per paura della morte, perché ciascuno deve subire la morte piuttosto che peccare mortalmente. Ma questa ragione sarebbe inutile se trattare con lo scomunicato non fosse peccato mortale. Quindi...

2. Agire contro un precetto della Chiesa è peccato mortale Ora, la Chiesa proibisce ogni relazione con gli scomunicati. Perciò trattare con essi è peccato mortale.

3. Per un peccato veniale nessuno viene allontanato dall'Eucarestia. Ora, chi tratta con uno scomunicato nei casi vietati viene privato dell'Eucarestia: perché incorre nella scomunica minore.
Quindi chi tratta con lo scomunicato nei casi vietati pecca mortalmente.

4. Nessuno incorre la scomunica maggiore senza peccato mortale. Ma, secondo il diritto, a chi tratta con uno scomunicato può essere inflitta tale pena. Quindi avere relazioni con gli scomunicati è peccato mortale.

IN CONTRARIO: 1. Nessuno può assolvere dal peccato mortale una persona, se non ha giurisdizione su di essa. Ora, qualunque sacerdote può assolvere dall'illecito rapporto con gli scomunicati Perciò questo non è un peccato mortale.

2. "Secondo la gravità del peccato sarà la misura della pena" Ma per i rapporti con gli scomunicati, normalmente viene inflitto un castigo proporzionato al peccato veniale; non a quello mortale. Quindi non vi è peccato mortale.

RISPONDO: Alcuni affermano che chiunque ha contatto con gli scomunicati parlando con loro o in uno degli altri modi vietati e sopra ricordati, pecca mortalmente, fuori dei casi eccettuati dalla legge. - Ma poiché sembra troppo pericoloso considerare peccato mortale una semplice parola rivolta a uno scomunicato, in questa maniera infatti coloro che infliggono la scomunica tenderebbero a molti un laccio che li legherebbe sempre di più, ad altri sembra più probabile che tale persona non pecchi mortalmente se non quando prenda parte al delitto oppure tratti con uno scomunicato nelle cose sacre, o per disprezzo della Chiesa.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Quella decretale parla di partecipazione nelle cose sacre.
Oppure si può rispondere che la stessa ragione vale sia per il peccato mortale sia per quello veniale, nel senso che né l'uno né l'altro si possono commettere mai lecitamente. Per conseguenza, come l'uomo deve subire la morte piuttosto che peccare mortalmente così deve fare lo stesso di fronte al peccato veniale, secondo l'obbligo però col quale si devono evitare i peccati veniali.

2. Il precetto della Chiesa riguarda direttamente le cose spirituali, e indirettamente gli atti legittimi. Perciò chi usa relazioni con gli scomunicati nelle cose sacre agisce contro il precetto e pecca mortalmente: chi invece ha relazioni in altri campi, opera al di fuori del precetto, e commette quindi peccato veniale.

3. Una persona talvolta viene privata dell'Eucarestia anche senza sua colpa, come è evidente nelle persone sospese o interdette; perché tali castighi qualche volta vengono inflitti a una persona per colpa di un'altra.

4. Benché trattare con gli scomunicati sia di suo peccato veniale, tuttavia quando vi è pertinacia, tale fatto diventa peccato mortale. Perciò per tale motivo secondo le leggi uno può essere scomunicato.

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