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Se trattare con gli scomunicati nei casi vietati sia sempre peccato mortale
Supplemento
Questione 23
Articolo 3
SEMBRA che trattare con gli scomunicati nei casi vietati costituisca sempre peccato mortale. Infatti:
1. Una decretale afferma che nessuno può trattare con uno scomunicato neppure per paura della morte, perché ciascuno deve subire la morte piuttosto che peccare mortalmente. Ma questa ragione sarebbe inutile se trattare con lo scomunicato non fosse peccato mortale. Quindi...
2. Agire contro un precetto della Chiesa è peccato mortale Ora, la Chiesa proibisce ogni relazione con gli scomunicati. Perciò trattare con essi è peccato mortale.
3. Per un peccato veniale nessuno viene allontanato dall'Eucarestia. Ora, chi tratta con uno scomunicato nei casi vietati viene privato dell'Eucarestia: perché incorre nella scomunica minore.
Quindi chi tratta con lo scomunicato nei casi vietati pecca mortalmente.
4. Nessuno incorre la scomunica maggiore senza peccato mortale. Ma, secondo il diritto, a chi tratta con uno scomunicato può essere inflitta tale pena. Quindi avere relazioni con gli scomunicati è peccato mortale.
IN CONTRARIO: 1. Nessuno può assolvere dal peccato mortale una persona, se non ha giurisdizione su di essa. Ora, qualunque sacerdote può assolvere dall'illecito rapporto con gli scomunicati Perciò questo non è un peccato mortale.
2. "Secondo la gravità del peccato sarà la misura della pena" Ma per i rapporti con gli scomunicati, normalmente viene inflitto un castigo proporzionato al peccato veniale; non a quello mortale. Quindi non vi è peccato mortale.
RISPONDO: Alcuni affermano che chiunque ha contatto con gli scomunicati parlando con loro o in uno degli altri modi vietati e sopra ricordati, pecca mortalmente, fuori dei casi eccettuati dalla legge. - Ma poiché sembra troppo pericoloso considerare peccato mortale una semplice parola rivolta a uno scomunicato, in questa maniera infatti coloro che infliggono la scomunica tenderebbero a molti un laccio che li legherebbe sempre di più, ad altri sembra più probabile che tale persona non pecchi mortalmente se non quando prenda parte al delitto oppure tratti con uno scomunicato nelle cose sacre, o per disprezzo della Chiesa.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Quella decretale parla di partecipazione nelle cose sacre.
Oppure si può rispondere che la stessa ragione vale sia per il peccato mortale sia per quello veniale, nel senso che né l'uno né l'altro si possono commettere mai lecitamente. Per conseguenza, come l'uomo deve subire la morte piuttosto che peccare mortalmente così deve fare lo stesso di fronte al peccato veniale, secondo l'obbligo però col quale si devono evitare i peccati veniali.
2. Il precetto della Chiesa riguarda direttamente le cose spirituali, e indirettamente gli atti legittimi. Perciò chi usa relazioni con gli scomunicati nelle cose sacre agisce contro il precetto e pecca mortalmente: chi invece ha relazioni in altri campi, opera al di fuori del precetto, e commette quindi peccato veniale.
3. Una persona talvolta viene privata dell'Eucarestia anche senza sua colpa, come è evidente nelle persone sospese o interdette; perché tali castighi qualche volta vengono inflitti a una persona per colpa di un'altra.
4. Benché trattare con gli scomunicati sia di suo peccato veniale, tuttavia quando vi è pertinacia, tale fatto diventa peccato mortale. Perciò per tale motivo secondo le leggi uno può essere scomunicato.
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