Sup, 22

Terza parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Soggetto attivo e passivo della scomunica


Supplemento
Questione 22
Proemio

Passiamo ora a trattare del soggetto che può scomunicare, o essere scomunicato.
Intorno ad esso si pongono sei quesiti:

1. Se qualunque sacerdote possa scomunicare;
2. Se possa scomunicare chi non è sacerdote;
3. Se possa scomunicare chi è scomunicato o sospeso;
4. Se uno possa scomunicare se stesso, un suo pari o un superiore;
5. Se possa venire scomunicata una collettività;
6. Se chi è scomunicato possa incorrere in un'altra scomunica.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Soggetto attivo e passivo della scomunica > Se qualunque sacerdote possa scomunicare


Supplemento
Questione 22
Articolo 1

SEMBRA che qualunque sacerdote possa scomunicare. Infatti:
1. La scomunica è atto di giurisdizione. Ma ogni sacerdote ha tale potere. Quindi ogni sacerdote può scomunicare.

2. È più importante sciogliere e legare in confessione che in giudizio. Ma ogni sacerdote in confessione può sciogliere e legare i sudditi. Quindi li può anche scomunicare.

IN CONTRARIO: le cose pericolose vanno riservate ai superiori. Ma la scomunica è molto pericolosa, se non si usa con moderazione. Perciò non può essere affidata a qualunque sacerdote.

RISPONDO: Nel foro interno si tratta una questione tra l'uomo e Dio; nel foro esterno tra uomo e uomo. E quindi l'assoluzione o il debito che uno contrae verso Dio soltanto appartiene al foro sacramentale; ma ciò che contrae verso gli altri uomini appartiene al foro giudiziale esterno. Poiché dunque l'uomo, con la scomunica, resta separato dalla comunione dei fedeli, la scomunica appartiene al foro esterno. E quindi possono scomunicare soltanto coloro che hanno giurisdizione nel foro giudiziale: cioè, secondo l'opinione più comune, i vescovi e i prelati maggiori di propria autorità; i parroci invece, o per delega, o, in determinati casi come nel furto e nella rapina e simili, per concessione della legge stessa.
Alcuni però hanno affermato che anche i parroci possono scomunicare. Ma la prima opinione è più convincente.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La scomunica è un atto della potestà di giurisdizione non direttamente, ma piuttosto in ordine al foro esterno. Ma benché la sentenza di scomunica venga emanata in foro esterno, poiché in qualche modo dice relazione all'entrata nel Regno [di Dio], essendo la Chiesa militante preparazione a quella trionfante; anche la facoltà di scomunicare può essere chiamata potestà di giurisdizione. Per questo alcuni distinguono tra "potere [giurisdizionale] di ordine", che hanno tutti i sacerdoti; e "potere di giurisdizione in foro esterno", che compete solo ai superiori. Tuttavia ambedue furono conferiti da Dio a S. Pietro, dal quale derivano in coloro che ne sono investiti.

2. I parroci hanno giurisdizione sui propri sudditi nel foro interno, non nel foro esterno giudiziale; perché essi non possono citare presso di sé i propri fedeli per cause contenziose. Quindi non possono scomunicare, ma possono assolvere nella confessione. E benché la confessione sia più nobile, nel giudizio è richiesta maggiore solennità, in quanto si tratta di dare soddisfazione non solo a Dio, ma anche agli uomini.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Soggetto attivo e passivo della scomunica > Se coloro che non sono sacerdoti possano scomunicare


Supplemento
Questione 22
Articolo 2

SEMBRA che coloro i quali non sono sacerdoti non possano scomunicare. Infatti:
1. Si legge nelle Sentenze che la scomunica è un atto del potere delle chiavi. Ma chi non è sacerdote non ha tale potere. Quindi non può scomunicare.

2. Si richiede maggior potere per scomunicare che per dare l'assoluzione sacramentale. Ma chi non è sacerdote non può assolvere in confessione. Quindi neppure scomunicare.

IN CONTRARIO: Gli arcidiaconi, i legati e i [vescovi] preconizzati scomunicano, benché talvolta non siano sacerdoti. Quindi non sono solo i sacerdoti che possono scomunicare.

RISPONDO: Soltanto i sacerdoti possono dispensare i sacramenti, con i quali si conferisce la grazia. Perciò soltanto loro possono sciogliere e legare nel foro sacramentale. Ora, la scomunica dice ordine alla grazia non direttamente, ma indirettamente, in quanto priva l'uomo dei suffragi della Chiesa, i quali dispongono alla grazia o confermano in essa. Perciò possono scomunicare anche i non sacerdoti, purché abbiano giurisdizione in foro esterno.
soluzione delle DifficoLTÀ: 1. Sebbene costoro non abbiano potere di ordine, hanno potere di giurisdizione.

2. Questi due poteri stanno tra loro come il complemento alla perfezione corrispondente. Perciò uno può avere il primo senza il secondo.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Soggetto attivo e passivo della scomunica > Se uno scomunicato o sospeso possa ancora scomunicare


Supplemento
Questione 22
Articolo 3

SEMBRA che uno scomunicato o sospeso possa ancora scomunicare. Infatti:
1. Lo scomunicato, o il sospeso non perde né l'ordine né la giurisdizione: poiché quando viene assolto né viene riordinato, né gli è di nuovo affidata la cura delle anime. Ma per poter scomunicare basta la potestà di ordine e di giurisdizione. Quindi anche lo scomunicato o il sospeso può scomunicare.

2. Consacrare il corpo di Cristo è più che scomunicare. Ma gli scomunicati possono validamente consacrare. Quindi anche scomunicare.

IN CONTRARIO: Chi è legato fisicamente non può legare un altro. Ma il vincolo spirituale è più forte di quello fisico. Quindi, essendo la scomunica un vincolo spirituale, nessuno scomunicato può infliggere tale pena.

RISPONDO: L'uso della giurisdizione dice relazione ad altri.
Perciò lo scomunicato essendo separato dalla comunione dei fedeli perde tale uso. E poiché la scomunica è un atto di giurisdizione chi è scomunicato non può scomunicare.
La stessa ragione vale per chi è sospeso. Se la sospensione riguarda solo l'ordine, benché egli non possa esercitare il potere di ordine, può esercitare quello di giurisdizione. E viceversa se la sospensione riguarda solo la giurisdizione. Che se riguarda ambedue i poteri, il sospeso non può esercitare né l'uno né l'altro.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il sospeso, o lo scomunicato non perde la giurisdizione, ma soltanto l'uso di essa.

2. La facoltà di consacrare deriva dal carattere, il quale è indelebile. E quindi l'uomo, se ha il carattere dell'ordine, può sempre validamente consacrare, benché non sempre lecitamente. È diverso il caso della scomunica, la quale presuppone una giurisdizione che può essere tolta o limitata.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Soggetto attivo e passivo della scomunica > Se qualcuno possa scomunicare se stesso, un suo pari, o un superiore


Supplemento
Questione 22
Articolo 4

SEMBRA che qualcuno possa scomunicare se stesso, un suo pari o un superiore. Infatti:
1. Un angelo di Dio era superiore a S. Paolo; poiché secondo il Vangelo, "il più piccolo nel regno dei cieli è superiore a colui che fu il più grande tra i nati di donna". Ma S. Paolo minaccia di scomunicare "un angelo del cielo". Quindi l'uomo può scomunicare un suo superiore.

2. Talvolta un sacerdote può scomunicare in generale, o per il furto, o per altre cose consimili. Ma può capitare che commetta questo peccato egli stesso oppure un superiore o un eguale. Quindi qualcuno può scomunicare se stesso, un superiore o un eguale.

3. Uno può assolvere un superiore o un eguale nel foro sacramentale: come quando un vescovo si confessa da un suo suddito, oppure quando un sacerdote confessa a un altro sacerdote i propri peccati veniali. Quindi sembra che possa anche scomunicare un superiore o un eguale.

IN CONTRARIO: La scomunica è un atto di giurisdizione. Ma nessuno ha giurisdizione su se stesso, perché non può essere giudice e reo allo stesso tempo. E neppure si può avere giurisdizione sui superiori o sugli eguali. Quindi nessuno può scomunicare un superiore, un eguale, o se stesso.

RISPONDO: Poiché con la giurisdizione uno viene posto in un grado superiore rispetto a quelli che comanda, diventa cioè loro giudice, nessuno ha giurisdizione su se stesso, su un superiore, o un eguale. Per conseguenza nessuno può scomunicare se stesso, i superiori o gli eguali.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'Apostolo pone un'ipotesi, cioè "supposto che un angelo potesse peccare"; in questo caso l'angelo non sarebbe superiore, ma inferiore all'Apostolo. E niente impedisce che da una condizione impossibile seguano conseguenze impossibili.

2. Nel caso indicato nessuno di costoro è scomunicato: poiché nessuno può comandare agli eguali.

3. Assolvere e legare nel foro sacramentale è solo in rapporto a Dio, rispetto al quale un superiore è reso inferiore a un altro per il peccato. La scomunica invece ha valore in foro esterno, rispetto al quale uno non perde la superiorità per il peccato. Quindi, i due casi non coincidono.
Tuttavia, in confessione uno non può assolvere se stesso; e neppure può assolvere un superiore, o un eguale, se non per delega.
Può invece assolverli dai peccati veniali: poiché questi possono essere rimessi da qualsiasi sacramento che conferisca la grazia; e quindi la remissione dei peccati veniali deriva dalle potestà di ordine.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Soggetto attivo e passivo della scomunica > Se si possa scomunicare una collettività


Supplemento
Questione 22
Articolo 5

SEMBRA che una collettività possa essere scomunicata. Infatti:
1. Talvolta tutta una collettività partecipa a un delitto. Ma se uno è contumace nel male deve essere scomunicato. Quindi anche una collettività [contumace] può essere scomunicata.

2. Il più grave danno della scomunica sta nella esclusione dai sacramenti della Chiesa. Talvolta però viene colpita d'interdetto tutta una città. Quindi una collettività può essere anche scomunicata.

IN CONTRARIO: S. Agostino dice che "non devono essere scomunicati né il principe né il popolo".

RISPONDO: Nessuno può essere scomunicato se non per un peccato mortale. Ora, il peccato è un atto, il quale è proprio, in genere, non della moltitudine, ma dei singoli individui. Perciò, benché possano essere scomunicati i singoli membri, non può esserlo la collettività come tale.
Anche quando un atto si attribuisce a una collettività, come se molti tirassero una nave che non può essere tirata da uno solo, non è improbabile che qualche membro di essa non consenta in quell'atto. E poiché "non si conviene a Dio, il quale giudica tutta la terra, condannare il giusto insieme con l'empio"; la Chiesa la quale deve imitare il modo di giudicare proprio di Dio, molto prudentemente proibisce di scomunicare le collettività, "perché raccogliendo la zizzania, non venga strappato anche il frumento".

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La risposta è evidente da quanto s'è detto.

2. La pena della sospensione non è così grave come quella della scomunica: perché i sospesi non vengono privati dei suffragi della Chiesa, come gli scomunicati. Ecco perché alcuni vengono sospesi anche senza un peccato proprio: un regno p. es., può essere interdetto per un peccato del re. Perciò il caso della sospensione e quello della scomunica non stanno sullo stesso piano.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Soggetto attivo e passivo della scomunica > Se chi è scomunicato possa incorrere in un'altra scomunica


Supplemento
Questione 22
Articolo 6

SEMBRA che uno scomunicato non possa incorrere in un'altra scomunica. Infatti:
1. L'Apostolo così parla ai Corinzi: "Tocca forse a me giudicare quelli che sono fuori ?". Ora, gli scomunicati sono già fuori della Chiesa. Dunque questa non ha la potestà di scomunicarli di nuovo.

2. La scomunica in certo senso esclude dalle cose divine e dalla comunione dei fedeli. Ma quando uno è stato privato di qualcosa non può esserne privato di nuovo. Perciò lo scomunicato non può ricevere di nuovo tale pena.

IN CONTRARIO: La scomunica è un castigo e un rimedio medicinale. Ma, quando una causa lo esige, tutte le pene e le medicine si ripetono. Quindi si può ripetere anche la scomunica.

RISPONDO: Lo scomunicato può ulteriormente essere colpito dalla stessa pena: o, per sua maggiore confusione, con la ripetizione della stessa scomunica, affinché così desista dal peccato; oppure per altri motivi. E allora tante sono le scomuniche principali quante sono le cause per cui uno viene scomunicato.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'Apostolo parla dei pagani e degli altri infedeli privi del carattere battesimale, mediante il quale si entra a far parte del popolo di Dio. Ma, poiché questo carattere è indelebile, il battezzato in qualche modo resta sempre nella Chiesa, e sempre quindi essa lo può giudicare.

2. Benché nella privazione come tale non possa esserci un più e un meno, può esserci rispetto ai suoi motivi. Sotto questo aspetto la scomunica si può reiterare. Per cui chi ha più scomuniche si trova più lontano dai suffragi della Chiesa di colui il quale è stato scomunicato una volta sola.

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