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Se qualcuno possa scomunicare se stesso, un suo pari, o un superiore
Supplemento
Questione 22
Articolo 4
SEMBRA che qualcuno possa scomunicare se stesso, un suo pari o un superiore. Infatti:
1. Un angelo di Dio era superiore a S. Paolo; poiché secondo il Vangelo, "il più piccolo nel regno dei cieli è superiore a colui che fu il più grande tra i nati di donna". Ma S. Paolo minaccia di scomunicare "un angelo del cielo". Quindi l'uomo può scomunicare un suo superiore.
2. Talvolta un sacerdote può scomunicare in generale, o per il furto, o per altre cose consimili. Ma può capitare che commetta questo peccato egli stesso oppure un superiore o un eguale. Quindi qualcuno può scomunicare se stesso, un superiore o un eguale.
3. Uno può assolvere un superiore o un eguale nel foro sacramentale: come quando un vescovo si confessa da un suo suddito, oppure quando un sacerdote confessa a un altro sacerdote i propri peccati veniali. Quindi sembra che possa anche scomunicare un superiore o un eguale.
IN CONTRARIO: La scomunica è un atto di giurisdizione. Ma nessuno ha giurisdizione su se stesso, perché non può essere giudice e reo allo stesso tempo. E neppure si può avere giurisdizione sui superiori o sugli eguali. Quindi nessuno può scomunicare un superiore, un eguale, o se stesso.
RISPONDO: Poiché con la giurisdizione uno viene posto in un grado superiore rispetto a quelli che comanda, diventa cioè loro giudice, nessuno ha giurisdizione su se stesso, su un superiore, o un eguale. Per conseguenza nessuno può scomunicare se stesso, i superiori o gli eguali.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'Apostolo pone un'ipotesi, cioè "supposto che un angelo potesse peccare"; in questo caso l'angelo non sarebbe superiore, ma inferiore all'Apostolo. E niente impedisce che da una condizione impossibile seguano conseguenze impossibili.
2. Nel caso indicato nessuno di costoro è scomunicato: poiché nessuno può comandare agli eguali.
3. Assolvere e legare nel foro sacramentale è solo in rapporto a Dio, rispetto al quale un superiore è reso inferiore a un altro per il peccato. La scomunica invece ha valore in foro esterno, rispetto al quale uno non perde la superiorità per il peccato. Quindi, i due casi non coincidono.
Tuttavia, in confessione uno non può assolvere se stesso; e neppure può assolvere un superiore, o un eguale, se non per delega.
Può invece assolverli dai peccati veniali: poiché questi possono essere rimessi da qualsiasi sacramento che conferisca la grazia; e quindi la remissione dei peccati veniali deriva dalle potestà di ordine.
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