Sup, 20

Terza parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Coloro su cui si può esercitare il potere delle chiavi


Supplemento
Questione 20
Proemio

Passiamo ora a trattare di coloro su cui può esercitarsi il potere delle chiavi.
Sull'argomento si pongono tre quesiti:

1. Se il sacerdote possa esercitare il potere delle chiavi su qualsiasi uomo;
2. Se sempre possa assolvere i propri sudditi;
3. Se possa esercitare il potere delle chiavi sui propri superiori.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Coloro su cui si può esercitare il potere delle chiavi > Se il sacerdote possa esercitare il potere delle chiavi su qualsiasi uomo


Supplemento
Questione 20
Articolo 1

SEMBRA che il sacerdote possa esercitare il potere delle chiavi su qualsiasi uomo.
Infatti:
1. Nel sacerdote il potere delle chiavi deriva dall'autorità conferita dal Signore con quelle parole: "Ricevete lo Spirito Santo: a coloro ai quali rimetterete i peccati saranno rimessi". Ora, là si parla genericamente di tutti. Perciò chi ha il potere delle chiavi può usarne su qualsiasi persona.

2. La chiave materiale che apre una serratura, apre anche tutte le altre dello stesso stampo. Ma tutti i peccati di qualsiasi uomo costituiscono l'identico ostacolo rispetto all'entrata del cielo. Se quindi un sacerdote col suo potere delle chiavi è in grado di assolvere un uomo, è in grado di assolvere qualsiasi altro.

3. Il sacerdozio del nuovo Testamento è più perfetto di quello antico. Ma il sacerdote dell'antico Testamento poteva usare il suo potere di discernere "tra lebbra e lebbra" indifferentemente su tutti. Perciò a maggior ragione può usare il suo potere su tutti il sacerdote cristiano.

IN CONTRARIO: 1. Nei Canoni si legge: "A nessun sacerdote è permesso assolvere od obbligare il parrocchiano di un altro". Dunque non è vero che qualsiasi sacerdote può assolvere chiunque.

2. Nel tribunale spirituale ci deve essere più ordine che in quello civile. Ma nei tribunali civili un giudice qualsiasi non è in grado di giudicare chiunque. Perciò, essendo l'esercizio delle chiavi una specie di giudizio, il sacerdote col potere che gli spetta non può giudicare chiunque.

RISPONDO: Le azioni che vanno esercitate su soggetti singoli non competono a tutti nello stesso modo. Perciò come dopo aver consultato i precetti comuni della medicina, bisogna interpellare il medico, il quale li applica a dovere ai singoli infermi, così in qualsiasi ordinamento gerarchico, oltre colui che presenta i precetti universali della legge, devono esserci gli incaricati che li applichino ai singoli individui. Ecco perché nella gerarchia celeste sotto le potestà, che presiedono universalmente, ci sono i principati, che comandano le singole regioni, e sotto di essi ci sono gli angeli deputati alla custodia dei singoli uomini, come è stato spiegato in precedenza. Lo stesso dev'essere nella gerarchia della Chiesa militante. A una persona spetta la giurisdizione indistintamente su tutti; e sotto di essa devono esserci gli altri che hanno un potere distinto sui vari fedeli. E poiché l'uso delle chiavi richiede un certo potere di giurisdizione, per cui chi deve sperimentarlo diventi materia propria di codesto atto; colui che ha un potere universale su tutti può esercitare su tutti il potere delle chiavi; coloro invece che sotto di lui hanno ricevuto un potere distinto, non possono usare il potere delle chiavi su chiunque, ma solo su quelli che sono loro toccati in sorte; salvo i casi di necessità, in cui i sacramenti non vanno negati a nessuno.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Per assolvere dal peccato si richiedono due poteri: di ordine e di giurisdizione. Il primo è uguale in tutti i sacerdoti, non così il secondo. Perciò quel brano evangelico dove il Signore conferisce in blocco a tutti gli Apostoli il potere di rimettere i peccati, deve riferirsi al potere che accompagna l'ordine sacro. Infatti codeste parole sono ripetute ai sacerdoti nella loro ordinazione. Invece a S. Pietro fu dato singolarmente il potere di rimettere i peccati, per indicare che egli ha il potere di giurisdizione sopra tutti gli altri. Ora, il potere di ordine di suo si estende a tutti i penitenti: ecco perché il Signore disse indistintamente: "A coloro ai quali rimetterete i peccati"; volle però che l'esercizio di codesto potere fosse subordinato al potere conferito a Pietro secondo la sua stessa istituzione.

2. Anche una chiave materiale non può aprire che la propria serratura: né una virtù attiva può agire che sulla propria materia. Ora, una persona diventa materia propria del potere di ordine mediante la giurisdizione. Dunque uno non può esercitare il potere delle chiavi su chi è esente dalla sua giurisdizione.

3. Il popolo d'Israele era un popolo solo, ed aveva un unico tempio. Perciò non si richiedevano distinzioni di giurisdizione come nella Chiesa, in cui vengono riuniti nazioni e popoli diversi.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Coloro su cui si può esercitare il potere delle chiavi > Se il sacerdote possa sempre assolvere i propri sudditi


Supplemento
Questione 20
Articolo 2

SEMBRA che non sempre il sacerdote possa assolvere i propri sudditi.
Infatti:
1. Come dice S. Agostino, "nessuno deve esercitare l'ufficio di sacerdote, se non è immune da quei peccati che giudica negli altri". Ma talora capita che il sacerdote sia partecipe del peccato commesso dal proprio suddito: nel caso, p. es., in cui abbia peccato con una donna sua suddita. Perciò sembra che non sempre egli possa esercitare il potere delle chiavi sui propri sudditi.

2. Per il potere delle chiavi uno viene guarito da tutte le sue miserie. Talora però qualche peccato implica un'irregolarità, o una scomunica da cui un semplice sacerdote non può assolvere. Dunque costui non può esercitare il potere delle chiavi su coloro che sono irretiti in codeste censure.

3. Il potere giudiziario del nostro sacerdozio è prefigurato da quello dell'antico sacerdozio. Ora, ai giudici inferiori l'antica Legge non permetteva di giudicare ogni cosa, ma rimandava ai giudici superiori, come si legge nell’Esodo: "Se nascerà qualche questione tra voi, ecc.". Dunque neppure il sacerdote può assolvere i propri sudditi dai peccati gravi, ma deve ricorrere al proprio superiore.

IN CONTRARIO: 1. "A chi si affida ciò che è principale si affida anche l'accessorio". Ebbene, ai sacerdoti viene affidato il compito di amministrare ai loro sudditi l'Eucarestia, cui è ordinata l'assoluzione da qualsiasi peccato. Dunque il sacerdote, per il potere delle chiavi, è in grado di assolvere da tutti i peccati.

2. La grazia, per quanto piccola, cancella qualsiasi peccato. Ma il sacerdote dispensa i sacramenti con i quali viene data la grazia. Quindi, per il potere delle chiavi, il sacerdote può assolvere da tutti i peccati.

RISPONDO: Il potere di ordine come tale si estende alla remissione di tutti i peccati: ma poiché per l'esercizio di questo potere si richiede la giurisdizione, che discende gerarchicamente dai superiori agl'inferiori, un superiore può riservarsi dei casi in cui non lascia il giudizio all'inferiore. Altrimenti qualsiasi semplice sacerdote munito di giurisdizione è in grado di assolvere.
Ebbene sono cinque i casi in cui il semplice sacerdote deve rinviare il penitente a un prelato superiore. Primo, quando si tratta d'imporre la penitenza solenne; perché ministro proprio di essa è il vescovo. - Secondo, quando si tratta di scomunicati che non possono essere assolti da un sacerdote ordinario. - Terzo, quando il penitente ha contratto un'irregolarità la cui dispensa è riservata al superiore. - Quarto, quando si tratta di incendiari. – Quinto, quando in una diocesi c'è la consuetudine di riservare al vescovo i delitti enormi per incutere timore. La consuetudine infatti in codesti casi dà o toglie la giurisdizione.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. In tale caso né il sacerdote dovrebbe ascoltare la confessione della donna sua complice, rinviandola a un altro confessore; né costei dovrebbe confessarsi da lui, ma chiedere il permesso di andare da un altro; oppure dovrebbe ricorrere a un prelato superiore, se il complice negasse il permesso. E ciò sia per il pericolo che per la menomazione della [salutare] vergogna. - Tuttavia se il complice l'assolvesse, sarebbe assolta. Infatti le parole di S. Agostino, secondo le quali il sacerdote non deve essere infetto degli stessi peccati, valgono per la liceità non per la validità del sacramento.

2. La penitenza libera da tutte le menomazioni della colpa, ma non da tutte quelle della pena: poiché anche dopo aver fatto penitenza per l'omicidio, uno rimane colpito di irregolarità. Perciò il sacerdote può assolvere dalla colpa, ma per togliere la pena deve rinviare al superiore, a meno che non si tratti di scomunica, perché in tal caso l'assoluzione da questa deve precedere l'assoluzione dei peccati; fino a che infatti uno è scomunicato non può ricevere nessun sacramento della Chiesa.

3. L'argomento è valido per quei casi in cui i superiori si riservano la giurisdizione.



Terza Parte e Supplemento > I Sacramenti > La penitenza > Coloro su cui si può esercitare il potere delle chiavi > Se si possa esercitare il potere delle chiavi sul proprio superiore


Supplemento
Questione 20
Articolo 3

SEMBRA che uno non possa esercitare il potere delle chiavi sul proprio superiore. Infatti:
1. Qualsiasi atto sacramentale richiede la propria materia. Ora, materia propria per l'esercizio del potere delle chiavi sono i sudditi, come sopra abbiamo visto. Dunque il sacerdote non può esercitare il potere delle chiavi in chi non è suddito.

2. La Chiesa militante deve imitare quella trionfante. Ma nella Chiesa del cielo nessun angelo inferiore purifica, illumina e perfeziona mai un angelo superiore. Ugualmente quindi nessun sacerdote inferiore può compiere una funzione gerarchica come l'assoluzione su di un superiore.

3. Il giudizio di coscienza deve essere più ordinato del giudizio in foro esterno. Ma in foro esterno l'inferiore non può né scomunicare né assolvere un superiore. Dunque non può farlo neppure in foro penitenziale.

IN CONTRARIO: 1. Anche il prelato superiore "è circondato d'infermità", e può cadere anch'egli in peccato. Ma rimedio contro il peccato è il potere delle chiavi. Perciò, non potendo egli usarlo su se stesso, perché non può essere insieme giudice e reo, è evidente che un inferiore può esercitare su di lui il potere delle chiavi.

2. L'assoluzione che viene data col potere delle chiavi, è ordinata alla comunione eucaristica. Ma l'inferiore può distribuire l'Eucarestia al superiore, se questi lo chieda. Dunque egli può esercitare su di lui anche il potere delle chiavi, se il superiore gli si sottopone.

RISPONDO: Il potere delle chiavi di per sé, come abbiamo già detto, si stende a tutti: ma che un sacerdote non possa esercitarlo su qualcuno dipende dal fatto che codesto potere è stato limitato ad alcuni in particolare. Perciò colui che l'ha limitato può estenderlo su chi vuole. Ecco perché questi può concedere codesto potere anche su se stesso: sebbene egli non possa esercitare su di sé il potere delle chiavi, richiedendo codesto potere come materia un suddito, e quindi un'altra persona, perché nessuno può essere suddito di se stesso.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Sebbene il vescovo che viene assolto dal semplice sacerdote sia a lui superiore in senso assoluto, è però inferiore in quanto a lui si sottomette come peccatore.

2. Negli angeli non può capitare, come tra gli uomini, nessun difetto per cui i superiori debbano sottomettersi agl'inferiori. Perciò il paragone non regge.

3. Il giudizio in foro esterno è secondo gli uomini: ma il giudizio di confessione è secondo Dio, presso il quale uno diventa inferiore per il fatto che pecca, però senza pregiudizio per le gerarchie umane. Perciò nel giudizio in foro esterno come uno non può dare contro se stesso una sentenza di scomunica, così non può darne l'incarico ad altri, né scomunicare se stesso; invece nel foro della coscienza può incaricare un altro della propria assoluzione, che egli non può applicarsi da sé.
Oppure si può rispondere che l'assoluzione in foro sacramentale deriva principalmente dal potere delle chiavi, e indirettamente soltanto dalla giurisdizione. La scomunica invece deriva in tutto e per tutto dalla giurisdizione. Ora, per il potere di ordine tutti i sacerdoti sono uguali, non così quanto per quello di giurisdizione. Quindi il paragone non regge.

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