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Se le opere satisfattorie siano ben enumerate, quando si riducono alle tre seguenti: elemosina, digiuno e preghiera
Supplemento
Questione 15
Articolo 3
SEMBRA che le opere satisfattorie non siano ben enumerate, quando si riducono alle tre seguenti: elemosina, digiuno e preghiera. Infatti:
1. Un'opera satisfattoria deve essere afflittiva o penosa. Ora, la preghiera non implica pena, essendo un rimedio alla tristezza della sofferenza, ma implica gioia, come si rileva dalle parole di S. Giacomo: "C'è qualcuno tra voi che è triste? Preghi e salmeggi". Dunque la preghiera non deve essere computata tra le opere satisfattorie.
2. Qualsiasi peccato, o è carnale, o è spirituale. Ora, come insegna S. Girolamo, "nel digiuno si guariscono le pestilenze del corpo, e con la preghiera le pestilenze dell'anima". Perciò oltre queste non deve esserci un'altra opera satisfattoria.
3. La soddisfazione è necessaria per purificarci dai peccati. Ma l'elemosina, come si legge nel Vangelo, purifica da tutti i peccati: "Fate elemosina e tutto sarà puro per voi". Quindi le altre due opere sono superflue.
IN CONTRARIO: 1. Sembra che debbano essere più numerose. Un male infatti va curato col suo contrario. Ma i generi dei peccati sono più di tre. Dunque le opere satisfattorie devono essere più numerose.
2. Come soddisfazione vengono imposti anche pellegrinaggi, e discipline, ossia flagellazioni, che non sono inclusi in nessuna di codeste opere. Quindi tale enumerazione è insufficiente.
RISPONDO: La soddisfazione dev'esser tale da sottrarre a noi qualche cosa a onore di Dio. Ora, noi non abbiamo che tre tipi di beni: i beni dell'anima, quelli del corpo, e i beni di fortuna, o beni esterni. Ed ecco che dai beni di fortuna sottraiamo a noi stessi qualche cosa con l'elemosina; dai beni del corpo la sottrazione si fa mediante il digiuno. Dai beni dell'anima invece non è necessario sottrarre nulla eliminandoli o diminuendoli, perché è con essi che diventiamo accetti a Dio: ma la sottrazione sta nel sottometterci con essi totalmente a Dio. E questo si fa con la preghiera.
Questa enumerazione quadra bene anche se si considera la soddisfazione nella sua funzione di "eliminare le cause dei peccati". Tre infatti sono le radici del peccato, secondo le parole di S. Giovanni: "la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita". Ebbene, come spiega S. Agostino, contro la concupiscenza della carne è ordinato il digiuno; contro la concupiscenza degli occhi è ordinata l'elemosina; contro la superbia della vita è ordinata la preghiera.
L'enumerazione suddetta quadra bene con la soddisfazione, anche se la consideriamo in quanto "blocca la via alle suggestioni dei peccati". Il peccato infatti si commette o contro Dio, e in riparazione abbiamo la preghiera; o contro il prossimo, e in riparazione abbiamo l'elemosina; oppure contro noi stessi, e in riparazione abbiamo il digiuno.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Secondo alcuni esistono due sorta di preghiera. Una è propria dei contemplativi, "la cui conversazione è nei cieli". E tale preghiera essendo del tutto gioiosa non sarebbe satisfattoria. L'altra consiste nell'emettere gemiti per i peccati. E questa è penosa, e quindi farebbe parte della soddisfazione.
Però è meglio rispondere che qualsiasi preghiera ha valore satisfattorio; perché sebbene importi una gioia dello spirito, implica tuttavia l'afflizione della carne: infatti, come nota S. Gregorio, "mentre in noi cresce la forza dell'amore inferiore, siamo debilitati nella forza della carne". Ecco perché nella Genesi si legge che "dalla lotta con l'angelo il nervo della coscia di Giacobbe rimase intorpidito".
2. Un peccato può dirsi carnale in due diverse maniere. Primo, per il fatto che si compie nel piacere stesso della carne; tale è il caso della gola e della lussuria. Secondo, perché si compie in cose che sono ordinate alla carne, però non nel piacere carnale, bensì in un piacere d'ordine spirituale: tale è il caso dell'avarizia. Ebbene questi peccati stanno di mezzo tra quelli carnali e quelli spirituali. Perciò ci dev'essere una soddisfazione ad essi corrispondente, e cioè l'elemosina.
3. Le singole opere ricordate, anche se sono appropriate ai vari peccati, essendo giusto che "uno venga punito in quello in cui ha peccato", e anche se è vero che con la soddisfazione si distrugge
la radice del peccato commesso, tuttavia ognuna di esse può soddisfare per qualsiasi colpa. Perciò a chi non può compiere l'una può essere imposta l'altra. E specialmente l'elemosina può supplire le altre opere satisfattorie: perché con l'elemosina uno può in qualche modo procurarsi le altre mediante coloro ai quali la elargisce. Quindi non ne segue, per il fatto che l'elemosina purifica da tutti i peccati, che le altre opere satisfattorie siano superflue.
4. Sebbene i peccati siano di specie molteplici, tuttavia si riducono tutti alle tre radici, o generi di peccati, che corrispondono alle tre opere satisfattorie suddette.
5. Tutto ciò che costituisce un'afflizione corporale si può ricondurre al digiuno; tutto quello che si compie per il bene del prossimo ha valore di elemosina; e qualunque atto di culto verso Dio prende valore di preghiera. Ecco perché un'unica opera buona può essere satisfattoria per più di un motivo.
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