I, 92

Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > L'origine della donna


Prima pars
Quaestio 92
Prooemium

[32319] Iª q. 92 pr.
Deinde considerandum est de productione mulieris. Et circa hoc quaeruntur quatuor.
Primo, utrum in illa rerum productione debuerit mulier produci.
Secundo, utrum debuerit fieri de viro.
Tertio, utrum de costa viri.
Quarto, utrum facta fuerit immediate a Deo.

 
Prima parte
Questione 92
Proemio

[32319] Iª q. 92 pr.
Passiamo a considerare l'origine della donna.
Sull'argomento si presentano quattro quesiti:

1. Se c'era bisogno di produrre la donna all'origine del mondo;
2. Se bisognava darle origine dall'uomo;
3. Se precisamente dalla costola dell'uomo;
4. Se essa fu formata immediatamente da Dio.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > L'origine della donna > Se c'era bisogno di produrre la donna nella prima costituzione del mondo


Prima pars
Quaestio 92
Articulus 1

[32320] Iª q. 92 a. 1 arg. 1
Ad primum sic proceditur. Videtur quod mulier non debuit produci in prima rerum productione. Dicit enim philosophus, in libro de Generat. Animal., quod femina est mas occasionatus. Sed nihil occasionatum et deficiens debuit esse in prima rerum institutione. Ergo in illa prima rerum institutione mulier producenda non fuit.

 
Prima parte
Questione 92
Articolo 1

[32320] Iª q. 92 a. 1 arg. 1
SEMBRA che non ci fosse bisogno di produrre la donna nella prima costituzione del mondo. Infatti:
1. Dice il Filosofo che "la femmina è un maschio mancato". Ora, nella prima costituzione del mondo non doveva esserci niente di mancato e di difettoso. Perciò la donna non doveva essere creata allora.

[32321] Iª q. 92 a. 1 arg. 2
Praeterea, subiectio et minoratio ex peccato est subsecuta, nam, ad mulierem dictum est post peccatum, Gen. III, sub viri potestate eris; et Gregorius dicit quod, ubi non delinquimus, omnes pares sumus. Sed mulier naturaliter est minoris virtutis et dignitatis quam vir, semper enim honorabilius est agens patiente, ut dicit Augustinus XII super Gen. ad Litt. Ergo non debuit mulier produci in prima rerum productione ante peccatum.

 

[32321] Iª q. 92 a. 1 arg. 2
2. La sudditanza e l'inferiorità sono conseguenze del peccato: infatti dopo il peccato fu detto alla donna: "Tu starai sotto la potestà dell'uomo"; e S. Gregorio spiega: "Senza il peccato siamo tutti uguali". Ora invece, la donna è dotata per natura di minore forza e dignità dell'uomo; poiché, a detta di S. Agostino, "il soggetto che agisce e più nobile di quello che riceve". Dunque la donna non doveva esser formata nella prima origine del mondo avanti il peccato.

[32322] Iª q. 92 a. 1 arg. 3
Praeterea, occasiones peccatorum sunt amputandae. Sed Deus praescivit quod mulier esset futura viro in occasionem peccati. Ergo non debuit mulierem producere.

 

[32322] Iª q. 92 a. 1 arg. 3
3. È doveroso eliminare le occasioni del peccato. Ma Dio conosceva, già che la donna sarebbe stata occasione di peccato per l'uomo. Perciò non doveva crearla.

[32323] Iª q. 92 a. 1 s. c.
Sed contra est quod dicitur Gen. II, non est bonum hominem esse solum; faciamus ei adiutorium simile sibi.

 

[32323] Iª q. 92 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Sta scritto: "Non è bene che l'uomo sia solo; facciamogli un aiuto simile a lui".

[32324] Iª q. 92 a. 1 co.
Respondeo dicendum quod necessarium fuit feminam fieri, sicut Scriptura dicit, in adiutorium viri, non quidem in adiutorium alicuius alterius operis, ut quidam dixerunt, cum ad quodlibet aliud opus convenientius iuvari possit vir per alium virum quam per mulierem; sed in adiutorium generationis. Quod manifestius videri potest, si in viventibus modus generationis consideretur. Sunt enim quaedam viventia, quae in seipsis non habent virtutem activam generationis, sed ab agente alterius speciei generantur; sicut plantae et animalia quae generantur sine semine ex materia convenienti per virtutem activam caelestium corporum. Quaedam vero habent virtutem generationis activam et passivam coniunctam; sicut accidit in plantis quae generantur ex semine. Non enim est in plantis aliquod nobilius opus vitae quam generatio, unde convenienter omni tempore in eis virtuti passivae coniungitur virtus activa generationis. Animalibus vero perfectis competit virtus activa generationis secundum sexum masculinum, virtus vero passiva secundum sexum femininum. Et quia est aliquod opus vitae nobilius in animalibus quam generatio, ad quod eorum vita principaliter ordinatur; ideo non omni tempore sexus masculinus feminino coniungitur in animalibus perfectis, sed solum tempore coitus; ut imaginemur per coitum sic fieri unum ex mare et femina, sicut in planta omni tempore coniunguntur vis masculina et feminina, etsi in quibusdam plus abundet una harum, in quibusdam plus altera. Homo autem adhuc ordinatur ad nobilius opus vitae, quod est intelligere. Et ideo adhuc in homine debuit esse maiori ratione distinctio utriusque virtutis, ut seorsum produceretur femina a mare, et tamen carnaliter coniungerentur in unum ad generationis opus. Et ideo statim post formationem mulieris, dicitur Gen. II, erunt duo in carne una.

 

[32324] Iª q. 92 a. 1 co.
RISPONDO: Era necessario che in aiuto dell'uomo, come dice la Scrittura, fosse creata la donna: e questo, non perché gli fosse di aiuto in qualche altra funzione, come dissero alcuni, poiché per qualsiasi altra funzione l'uomo può essere aiutato meglio da un altro uomo che dalla donna, ma per cooperare alla generazione. Vi sono infatti dei viventi, che non hanno in se stessi la virtù attiva di generare, ma sono generati da un agente di specie diversa; e sono quei vegetali e quegli animali, che, privi di seme, vengono generati, in una materia adatta, dalla sola virtù attiva dei corpi celesti. - Altri invece possiedono unitamente la virtù attiva e quella passiva della generazione, e sono le piante che nascono dal seme.
Infatti nelle piante non c’è funzione vitale più nobile della generazione: perciò è giusto che la virtù attiva della generazione si trovi in esse sempre unita a quella passiva. - Invece negli animali perfetti la virtù attiva della generazione è riservata al sesso maschile, e la virtù passiva, al sesso femminile. E siccome gli animali hanno delle funzioni vitali più nobili della generazione, negli animali superiori il sesso maschile non è sempre unito a quello femminile, ma solo nel momento del coito; come per indicare che il maschio e la femmina raggiungono nel coito quella unità che nella pianta è perpetua per la fusione dell'elemento maschile con quello femminile, sebbene nelle varie specie prevalga ora l'uno ora l'altro. - L'uomo poi è ordinato a una funzione vitale ancora più nobile, cioè all’intellezione. A maggior ragione dunque si imponeva per lui la distinzione delle due virtù, mediante la produzione separata dell'uomo e della donna, i quali tuttavia si sarebbero uniti nell'atto della generazione. Per questo, dopo la creazione della donna, la Scrittura aggiunge: "Saranno due in una sola carne".

[32325] Iª q. 92 a. 1 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod per respectum ad naturam particularem, femina est aliquid deficiens et occasionatum. Quia virtus activa quae est in semine maris, intendit producere sibi simile perfectum, secundum masculinum sexum, sed quod femina generetur, hoc est propter virtutis activae debilitatem, vel propter aliquam materiae indispositionem, vel etiam propter aliquam transmutationem ab extrinseco, puta a ventis Australibus, qui sunt humidi, ut dicitur in libro de Generat. Animal. Sed per comparationem ad naturam universalem, femina non est aliquid occasionatum, sed est de intentione naturae ad opus generationis ordinata. Intentio autem naturae universalis dependet ex Deo, qui est universalis auctor naturae. Et ideo instituendo naturam, non solum marem, sed etiam feminam produxit.

 

[32325] Iª q. 92 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Rispetto alla natura particolare la femmina è un essere difettoso e manchevole. Infatti la virtù attiva racchiusa nel seme del maschio tende a produrre un essere perfetto, simile a sé, di sesso maschile. Il fatto che ne derivi una femmina può dipendere dalla debolezza della virtù attiva, o da una indisposizione della materia, o da una trasmutazione causata dal di fuori, p. es., dai venti australi che sono umidi, come dice il Filosofo. Rispetto invece alla natura nella sua universalità, la femmina non è un essere mancato, ma è espressamente voluto in ordine alla generazione. Ora, l'ordinamento della natura nella sua universalità dipende da Dio, il quale è l'autore universale della natura. Perciò nel creare la natura egli produsse non solo il maschio, ma anche la femmina.

[32326] Iª q. 92 a. 1 ad 2
Ad secundum dicendum quod duplex est subiectio. Una servilis, secundum quam praesidens utitur subiecto ad sui ipsius utilitatem et talis subiectio introducta est post peccatum. Est autem alia subiectio oeconomica vel civilis, secundum quam praesidens utitur subiectis ad eorum utilitatem et bonum. Et ista subiectio fuisset etiam ante peccatum, defuisset enim bonum ordinis in humana multitudine, si quidam per alios sapientiores gubernati non fuissent. Et sic ex tali subiectione naturaliter femina subiecta est viro, quia naturaliter in homine magis abundat discretio rationis. Nec inaequalitas hominum excluditur per innocentiae statum, ut infra dicetur.

 

[32326] Iª q. 92 a. 1 ad 2
2. Ci sono due specie di sudditanza. La prima, servile, e quella per cui chi è a capo si serve dei sottoposti per il proprio interesse; e tale dipendenza sopravvenne dopo il peccato. Ma vi è una seconda sudditanza, economica o politica, in forza della quale chi è a capo, si serve dei sottoposti per il loro interesse e per il loro bene. Una tale sudditanza ci sarebbe stata anche prima del peccato; poiché senza il governo dei più saggi, sarebbe mancato il bene dell'ordine nella società umana. E in questa sudditanza la donna è naturalmente soggetta all'uomo; perché l'uomo ha per natura un più vigoroso discernimento di ragione. - Del resto lo stato di innocenza non esclude la disuguaglianza tra gli uomini, come vedremo in seguito.

[32327] Iª q. 92 a. 1 ad 3
Ad tertium dicendum quod, si omnia ex quibus homo sumpsit occasionem peccandi, Deus subtraxisset a mundo, remansisset universum imperfectum. Nec debuit bonum commune tolli, ut vitaretur particulare malum, praesertim cum Deus sit adeo potens, ut quodlibet malum possit ordinare in bonum.

 

[32327] Iª q. 92 a. 1 ad 3
3. Se Dio avesse sottratto dal mondo tutto quello che ha dato all'uomo occasione di peccato, l'universo sarebbe rimasto privo della sua perfezione. Ora, non si doveva sopprimere il bene universale, per evitare un male particolare; specialmente se consideriamo, che Dio è tanto potente, da indirizzare al bene qualsiasi male.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > L'origine della donna > Se era bene che la donna fosse tratta dall'uomo


Prima pars
Quaestio 92
Articulus 2

[32328] Iª q. 92 a. 2 arg. 1
Ad secundum sic proceditur. Videtur quod mulier non debuit fieri ex viro. Sexus enim communis est homini et aliis animalibus. Sed in aliis animalibus feminae non sunt factae ex maribus. Ergo nec in homine fieri debuit.

 
Prima parte
Questione 92
Articolo 2

[32328] Iª q. 92 a. 2 arg. 1
NON SEMBRA bene che la donna fosse tratta dall'uomo. Infatti:
1. Il sesso è comune all'uomo e agli altri animali. Ma negli altri animali le femmine non furono tratte dai maschi. Perciò questo non doveva succedere neppure per l'uomo.

[32329] Iª q. 92 a. 2 arg. 2
Praeterea, eorum quae sunt eiusdem speciei, eadem est materia. Sed mas et femina sunt eiusdem speciei. Cum igitur vir fuerit factus ex limo terrae, ex eodem debuit fieri femina, et non ex viro.

 

[32329] Iª q. 92 a. 2 arg. 2
2. Identica è la materia per esseri della medesima specie. Ora, il maschio e la femmina appartengono alla medesima specie. Se dunque l'uomo fu formato col fango della terra, anche la donna doveva essere tratta dal fango, non già dall'uomo.

[32330] Iª q. 92 a. 2 arg. 3
Praeterea, mulier facta est in adiutorium viro ad generationem. Sed nimia propinquitas reddit personam ad hoc ineptam, unde personae propinquae a matrimonio excluduntur, ut patet Levit. XVIII. Ergo mulier non debuit fieri ex viro.

 

[32330] Iª q. 92 a. 2 arg. 3
3. La donna fu creata come aiuto dell'uomo nella generazione. Ma la troppa affinità rende le persone incapaci a questo compito; difatti la Scrittura proibisce il matrimonio tra persone imparentate tra loro. Perciò la donna non doveva essere tratta dall'uomo.

[32331] Iª q. 92 a. 2 s. c.
Sed contra est quod dicitur Eccli. XVII, creavit ex ipso, scilicet viro, adiutorium sibi simile, idest mulierem.

 

[32331] Iª q. 92 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: Sta scritto: "Creò da lui", cioè dall'uomo, "un aiuto consimile", cioè la donna.

[32332] Iª q. 92 a. 2 co.
Respondeo dicendum quod conveniens fuit mulierem, in prima rerum institutione, ex viro formari, magis quam in aliis animalibus. Primo quidem, ut in hoc quaedam dignitas primo homini servaretur, ut, secundum Dei similitudinem, esset ipse principium totius suae speciei, sicut Deus est principium totius universi. Unde et Paulus dicit, Act. XVII, quod Deus fecit ex uno omne genus hominum. Secundo, ut vir magis diligeret mulierem, et ei inseparabilius inhaereret, dum cognosceret eam ex se esse productam. Unde dicitur Gen. II, de viro sumpta est, quamobrem relinquet homo patrem et matrem, et adhaerebit uxori suae. Et hoc maxime necessarium fuit in specie humana, in qua mas et femina commanent per totam vitam, quod non contingit in aliis animalibus. Tertio quia, ut philosophus dicit in VIII Ethic., mas et femina coniunguntur in hominibus non solum propter necessitatem generationis, ut in aliis animalibus; sed etiam propter domesticam vitam, in qua sunt alia opera viri et feminae, et in qua vir est caput mulieris. Unde convenienter ex viro formata est femina, sicut ex suo principio. Quarto est ratio sacramentalis; figuratur enim per hoc quod Ecclesia a Christo sumit principium. Unde apostolus dicit, ad Ephes. V, sacramentum hoc magnum est, ego autem dico in Christo et in Ecclesia.

 

[32332] Iª q. 92 a. 2 co.
RISPONDO: Era giusto che nella prima costituzione delle cose la donna fosse formata dall'uomo, a differenza di quanto fu fatto per gli altri animali. Primo, perché da ciò risultasse una particolare dignità per il primo uomo, il quale, a somiglianza di Dio, doveva essere il principio di tutta la sua specie, come Dio è il principio di tutto l'universo. Per questo S. Paolo afferma che Dio "fece da un solo tutta la progenie umana".
Secondo, affinché l'uomo, sapendo che la donna è uscita da lui, l'amasse di più e le fosse unito indissolubilmente. Perciò sta scritto: "Essa è stata tratta dall'uomo; per questo l'uomo lascerà il padre e la madre, e si stringerà alla sua moglie". E questo era necessario in modo specialissimo per la specie umana, in cui il maschio e la femmina devono convivere per tutta la vita, cosa che non avviene negli altri animali.
Terzo, perché, a detta del Filosofo, il maschio e la femmina si uniscono nella specie umana non solo per la necessità di generare, come negli altri ammali, ma anche per la vita domestica, nella quale l'uomo e la donna hanno funzioni distinte, e in cui l'uomo è capo della donna. Perciò questa fu giustamente tratta dall'uomo, come dal suo principio.
Quarto, per una ragione mistica: cioè perché il fatto stava a rappresentare come la Chiesa trae la sua origine da Cristo. Perciò l'Apostolo scrive: "È grande questo sacramento: lo dico riferendomi a Cristo e alla Chiesa".

[32333] Iª q. 92 a. 2 ad 1
Et per hoc patet responsio ad primum.

 

[32333] Iª q. 92 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Così è chiara la risposta alla prima difficoltà.

[32334] Iª q. 92 a. 2 ad 2
Ad secundum dicendum quod materia est ex qua aliquid fit. Natura autem creata habet determinatum principium; et, cum sit determinata ad unum, etiam habet determinatum processum, unde ex determinata materia producit aliquid in determinata specie. Sed virtus divina, cum sit infinita, potest idem secundum speciem ex quacumque materia facere; sicut virum ex limo terrae, et mulierem ex viro.

 

[32334] Iª q. 92 a. 2 ad 2
2. La materia è quell'elemento col quale si fa una cosa. Ora, la natura creata ha un principio determinato, ed essendo determinata a produrre una cosa particolare, ha pure un processo determinato; perciò essa da una data materia produce effetti di una specie determinata. Ma la virtù divina, che è infinita, può produrre cose specificamente identiche da qualsiasi materia, e quindi l'uomo dal fango della terra, e la donna dall'uomo.

[32335] Iª q. 92 a. 2 ad 3
Ad tertium dicendum quod ex naturali generatione contrahitur quaedam propinquitas quae matrimonium impedit. Sed mulier non est producta a viro per naturalem generationem, sed sola virtute divina, unde Eva non dicitur filia Adae. Et propter hoc, ratio non sequitur.

 

[32335] Iª q. 92 a. 2 ad 3
3. Dalla generazione naturale si viene a contrarre un'affinità che impedisce il matrimonio. Ma la donna non fu originata dall'uomo per via di generazione naturale, bensì per sola virtù divina; cosicché Eva non può chiamarsi figlia di Adamo. Quindi l'argomento non regge.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > L'origine della donna > Se era conveniente che la donna fosse formata dalla costola dell'uomo


Prima pars
Quaestio 92
Articulus 3

[32336] Iª q. 92 a. 3 arg. 1
Ad tertium sic proceditur. Videtur quod mulier non debuerit formari de costa viri. Costa enim viri fuit multo minor quam corpus mulieris. Sed ex minori non potest fieri maius, nisi vel per additionem, quod si fuisset, magis ex illo addito mulier formata diceretur quam de costa; vel etiam per rarefactionem, quia, ut dicit Augustinus, super Gen. ad Litt., non est possibile ut aliquod corpus crescat, nisi rarescat. Non autem invenitur corpus mulieris rarius quam viri, ad minus in ea proportione quam habet costa ad corpus Evae. Ergo Eva non fuit formata de costa Adae.

 
Prima parte
Questione 92
Articolo 3

[32336] Iª q. 92 a. 3 arg. 1
SEMBRA poco conveniente che la donna fosse formata dalla costola dell'uomo. Infatti:
1. La costola dell'uomo era molto più piccola del corpo della donna.
Ora, dal meno non si può fare il più, senza altre aggiunte; nel qual caso si dovrebbe dire o che la donna fu formata da quell'aggiunta piuttosto che da quella costola; oppure ciò avvenne per rarefazione, poiché, come dice S. Agostino, "non è possibile che un corpo cresca senza rarefarsi". Ora, il corpo della donna non è più rarefatto di quello dell'uomo, almeno in quella proporzione che ha la costola rispetto al corpo di Eva. Perciò Eva non fu formata con la costola di Adamo.

[32337] Iª q. 92 a. 3 arg. 2
Praeterea, in operibus primo creatis non fuit aliquid superfluum. Costa ergo Adae fuit de perfectione corporis eius. Ergo, ea subtracta, remansit imperfectum. Quod videtur inconveniens.

 

[32337] Iª q. 92 a. 3 arg. 2
2. Nelle prime opere della creazione non poteva esserci niente di superfluo. Perciò la costola di Adamo rientrava nella perfezione del suo corpo. E quindi, sottraendola, questo rimaneva imperfetto. Ma ciò è inammissibile.

[32338] Iª q. 92 a. 3 arg. 3
Praeterea, costa non potest separari ab homine sine dolore. Sed dolor non fuit ante peccatum. Ergo costa non debuit separari a viro, ut ex ea mulier formaretur.

 

[32338] Iª q. 92 a. 3 arg. 3
3. Non si poteva togliere una costola dall'uomo senza dolore. Ma il dolore non doveva esistere prima del peccato. Dunque non si doveva togliere una costola dall'uomo per formare la donna.

[32339] Iª q. 92 a. 3 s. c.
Sed contra est quod dicitur Gen. II, aedificavit dominus Deus costam quam tulerat de Adam, in mulierem.

 

[32339] Iª q. 92 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: Sta scritto: "Con la costola che aveva tolto ad Adamo, formò il Signore Dio una donna".

[32340] Iª q. 92 a. 3 co.
Respondeo dicendum quod conveniens fuit mulierem formari de costa viri. Primo quidem, ad significandum quod inter virum et mulierem debet esse socialis coniunctio. Neque enim mulier debet dominari in virum, et ideo non est formata de capite. Neque debet a viro despici, tanquam serviliter subiecta, et ideo non est formata de pedibus. Secundo, propter sacramentum, quia de latere Christi dormientis in cruce fluxerunt sacramenta, idest sanguis et aqua, quibus est Ecclesia instituta.

 

[32340] Iª q. 92 a. 3 co.
RISPONDO: Era conveniente che la donna fosse formata con la costola dell'uomo. Primo, per indicare che tra l'uomo e la donna deve esserci un vincolo di amore. D'altra parte la donna "non deve dominare sull'uomo" , e per questo non fu formata dalla testa. Né deve essere disprezzata dall'uomo come una schiava; perciò non fu formata dai piedi. - Secondo, per una ragione mistica: perché dal costato di Cristo dormiente sulla croce dovevano scaturire i sacramenti, sangue e acqua, con i quali sarebbe stata edificata la Chiesa.

[32341] Iª q. 92 a. 3 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod quidam dicunt per multiplicationem materiae absque alterius additione, formatum fuisse corpus mulieris; ad modum quo dominus quinque panes multiplicavit. Sed hoc est omnino impossibile. Multiplicatio enim praedicta aut accidit secundum transmutationem substantiae ipsius materiae; aut secundum transmutationem dimensionum eius. Non autem secundum transmutationem substantiae ipsius materiae, tum quia materia in se considerata, est omnino intransmutabilis, utpote existens in potentia, et habens solum rationem subiecti; tum etiam quia multitudo et magnitudo sunt praeter essentiam ipsius materiae. Et ideo nullo modo potest multiplicatio materiae intelligi, eadem materia manente absque additione, nisi per hoc quod maiores dimensiones accipiat. Hoc autem est rarefieri, scilicet materiam eandem accipere maiores dimensiones, ut philosophus dicit in IV Physic. Dicere ergo materiam multiplicari absque rarefactione, est ponere contradictoria simul, scilicet definitionem absque definito. Unde, cum non appareat rarefactio in talibus multiplicationibus, necesse est ponere additionem materiae, vel per creationem; vel, quod probabilius est, per conversionem. Unde Augustinus dicit, super Ioan., quod hoc modo Christus ex quinque panibus satiavit quinque millia hominum, quomodo ex paucis granis producit multitudinem segetum; quod fit per conversionem alimenti. Dicitur tamen vel ex quinque panibus turbas pavisse, vel ex costa mulierem formasse, quia additio facta est ad materiam praeexistentem costae vel panum.

 

[32341] Iª q. 92 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Alcuni ritengono che il corpo della donna fu formato per un aumento di massa, senza l'aggiunta di altra materia; e allo stesso modo spiegano la moltiplicazione dei cinque pani fatta dal Signore. - Ma questa spiegazione è assolutamente insostenibile. Infatti un tale aumento avviene, o per una trasmutazione sostanziale della materia stessa, o per una trasmutazione delle sue dimensioni. Non è possibile l'aumento per una trasmutazione sostanziale, sia perché la materia considerata in se stessa è addirittura intrasmutabile, avendo essa una esistenza solo potenziale, ed essendo un semplice sostrato, sia perché l'estensione e la quantità sono fuori dell'essenza della materia. Perciò non si può spiegare in altro modo l'aumento di un corpo, salvando, senza aggiunte, l'identità della materia, che ammettendo l'aumento delle sue dimensioni. Ma l'aumento di volume di una stessa materia, insegna il Filosofo, non è altro che una rarefazione. Dire perciò che la materia aumenta senza rarefarsi è ammettere cose contraddittorie, equivale cioè ad ammettere la definizione senza il definito.
Ora, siccome in tali accrescimenti non risulta nessuna rarefazione, bisogna ammettere un'aggiunta di materia, o per creazione, oppure, cosa più probabile, per trasmutazione. Difatti S. Agostino scrive che "Cristo sfamò con cinque pani cinquemila uomini, come produce con pochi grani l'abbondanza delle messi"; ora, questo avviene mediante l'assimilazione delle sostanze [del terreno]. - Tuttavia si deve affermare che sfamò la turba con cinque pani e che formò la donna con la costola di Adamo, perché l'aggiunta fu fatta sulla materia preesistente della costola e dei pani.

[32342] Iª q. 92 a. 3 ad 2
Ad secundum dicendum quod costa illa fuit de perfectione Adae, non prout erat individuum quoddam, sed prout erat principium speciei, sicut semen est de perfectione generantis, quod operatione naturali cum delectatione resolvitur. Unde multo magis virtute divina corpus mulieris potuit de costa viri formari absque dolore.

 

[32342] Iª q. 92 a. 3 ad 2
2. Quella costola apparteneva alla perfezione di Adamo quale capostipite della specie: cioè come il seme, il quale, pur facendo parte della perfezione del generante, si libera mediante un'operazione naturale cui è annesso un piacere. A maggior ragione la virtù divina poté formare il corpo della donna dalla costola dell'uomo senza dolore.

[32343] Iª q. 92 a. 3 ad 3
Et per hoc patet solutio ad tertium.

 

[32343] Iª q. 92 a. 3 ad 3
Così è risolta anche la terza difficoltà.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > L'origine della donna > Se la donna fu formata immediatamente da Dio


Prima pars
Quaestio 92
Articulus 4

[32344] Iª q. 92 a. 4 arg. 1
Ad quartum sic proceditur. Videtur quod mulier non fuerit immediate formata a Deo. Nullum enim individuum ex simili secundum speciem productum, fit immediate a Deo. Sed mulier facta est de viro, qui est eiusdem speciei cum ipsa. Ergo non est facta immediate a Deo.

 
Prima parte
Questione 92
Articolo 4

[32344] Iª q. 92 a. 4 arg. 1
SEMBRA che la donna non sia stata formata immediatamente da Dio. Infatti:
1. Nessun individuo che trae la sua origine da un essere della medesima specie viene prodotto immediatamente da Dio. Ma la donna trae origine dall'uomo, che è della sua stessa specie. Perciò non fu prodotta immediatamente da Dio.

[32345] Iª q. 92 a. 4 arg. 2
Praeterea, Augustinus dicit, III de Trin., quod corporalia dispensantur a Deo per Angelos. Sed corpus mulieris ex materia corporali est formatum. Ergo est factum per ministerium Angelorum, et non immediate a Deo.

 

[32345] Iª q. 92 a. 4 arg. 2
2. Dice S. Agostino che le cose corporee sono amministrate da Dio per mezzo degli angeli. Ora il corpo della donna fu formato di materia corporea. Dunque non fu prodotto da Dio immediatamente, ma per mezzo degli angeli.

[32346] Iª q. 92 a. 4 arg. 3
Praeterea, ea quae praeextiterunt in creaturis secundum rationes causales, producuntur virtute alicuius creaturae, et non immediate a Deo. Sed secundum causales rationes corpus mulieris in primis operibus productum fuit, ut Augustinus dicit IX super Gen. ad Litt. Ergo non fuit producta mulier immediate a Deo.

 

[32346] Iª q. 92 a. 4 arg. 3
3. Gli esseri, che hanno avuto una preesistenza in altre creature secondo le ragioni seminali, non sono stati prodotti immediatamente da Dio, ma in virtù di qualche creatura. Ora, a detta di S. Agostino, il corpo della donna fu prodotto nel primo abbozzo del creato secondo le ragioni seminali. Dunque la donna non fu prodotta immediatamente da Dio.

[32347] Iª q. 92 a. 4 s. c.
Sed contra est quod Augustinus dicit, in eodem libro, formare vel aedificare costam ut mulier esset, non potuit nisi Deus, a quo universa natura subsistit.

 

[32347] Iª q. 92 a. 4 s. c.
IN CONTRARIO: Scrive S. Agostino: "Soltanto Dio, da cui trae sussistenza tutta la natura, poté formare o edificare una costola da farne una donna".

[32348] Iª q. 92 a. 4 co.
Respondeo dicendum quod, sicut supra dictum est, uniuscuiusque speciei generatio naturalis est ex determinata materia. Materia autem ex qua naturaliter generatur homo, est semen humanum viri vel feminae. Unde ex alia quacumque materia individuum humanae speciei generari non potest naturaliter. Solus autem Deus, qui est naturae institutor, potest praeter naturae ordinem res in esse producere. Et ideo solus Deus potuit vel virum de limo terrae, vel mulierem de costa viri formare.

 

[32348] Iª q. 92 a. 4 co.
RISPONDO: La generazione naturale richiede per ogni specie una materia determinata, come si è visto. Ora, la materia, dalla quale l'uomo ha la sua origine naturale, è il seme umano, dell'uomo e della donna. Perciò gli individui della specie umana non possono essere generati naturalmente da un'altra qualsiasi materia. E quindi Dio soltanto, creatore della natura, può dare resistenza alle cose fuori del corso della natura. Dunque solo Dio ha potuto formare l'uomo dal fango della terra, e la donna dalla costola dell'uomo.

[32349] Iª q. 92 a. 4 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod ratio illa procedit, quando individuum generatur ex simili secundum speciem, generatione naturali.

 

[32349] Iª q. 92 a. 4 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'argomento addotto è valido, quando un individuo è generato da un altro della medesima specie per generazione naturale.

[32350] Iª q. 92 a. 4 ad 2
Ad secundum dicendum quod, sicut Augustinus dicit IX super Gen. ad Litt., an ministerium Angeli exhibuerint Deo in formatione mulieris, nescimus, certum tamen est quod, sicut corpus viri de limo non fuit formatum per Angelos, ita nec corpus mulieris de costa viri.

 

[32350] Iª q. 92 a. 4 ad 2
2. Come S. Agostino confessa, noi non sappiamo se gli angeli abbiano prestato a Dio un qualche ministero nella formazione della donna; tuttavia è ugualmente certo che né il corpo dell'uomo dalla terra, né il corpo della donna dalla costola dell'uomo furono formati per mezzo degli angeli.

[32351] Iª q. 92 a. 4 ad 3
Ad tertium dicendum quod, sicut Augustinus in eodem libro dicit, non habuit prima rerum conditio ut femina omnino sic fieret; sed tantum hoc habuit, ut sic fieri posset. Et ideo secundum causales rationes praeextitit corpus mulieris in primis operibus, non secundum potentiam activam, sed secundum potentiam passivam tantum, in ordine ad potentiam activam creatoris.

 

[32351] Iª q. 92 a. 4 ad 3
3. Come si esprime S. Agostino nel medesimo libro, "la fase primordiale del creato non esigeva che la donna fosse fatta assolutamente in quel modo, ma solo che potesse esser fatta in quella maniera". Quindi il corpo della donna preesisteva, in forza delle ragioni seminali, nel primo abbozzo del creato, non secondo la potenza attiva, ma solo secondo quella passiva, e cioè in rapporto alla potenza attiva del Creatore.

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