I, 90

Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > Creazione dell'uomo: creazione dell'anima


Prima pars
Quaestio 90
Prooemium

[32248] Iª q. 90 pr.
Post praemissa considerandum est de prima hominis productione. Et circa hoc consideranda sunt quatuor, primo considerandum est de productione ipsius hominis; secundo, de fine productionis; tertio, de statu et conditione hominis primo producti; quarto, de loco eius. Circa productionem autem consideranda sunt tria, primo, de productione hominis quantum ad animam; secundo, quantum ad corpus viri; tertio, quantum ad productionem mulieris. Circa primum quaeruntur quatuor.
Primo, utrum anima humana sit aliquid factum, vel sit de substantia ipsius Dei.
Secundo, supposito quod sit facta, utrum sit creata.
Tertio, utrum sit facta mediantibus Angelis.
Quarto, utrum sit facta ante corpus.

 
Prima parte
Questione 90
Proemio

[32248] Iª q. 90 pr.
Passiamo ora a studiare la creazione dell'uomo. Su tale argomento quattro sono i punti da considerare: primo, la produzione o creazione dell'uomo; secondo: il termine di questa creazione; terzo: lo stato o condizione del primo uomo; quarto: il luogo in cui fu posto.
Tre sono gli aspetti della creazione che vanno esaminati: primo, le creazione dell'uomo rispetto all'anima; secondo, la creazione del corpo dell'uomo; terzo, la creazione della donna.
Sul primo di questi tre argomenti si pongono quattro quesiti:

1. Se l'anima sia stata prodotta, o se faccia parte della sostanza stessa di Dio;
2. Supposto che sia stata prodotta, si domanda se sia stata creata;
3. Se sia stata prodotta per mezzo di angeli;
4. Se sia stata prodotta prima del corpo.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > Creazione dell'uomo: creazione dell'anima > Se l'anima sia stata prodotta, o se faccia parte della sostanza stessa di Dio


Prima pars
Quaestio 90
Articulus 1

[32249] Iª q. 90 a. 1 arg. 1
Ad primum sic proceditur. Videtur quod anima non sit facta, sed sit de substantia Dei. Dicitur enim Gen. II, formavit Deus hominem de limo terrae, et inspiravit in faciem eius spiraculum vitae, et factus est homo in animam viventem. Sed ille qui spirat, aliquid a se emittit. Ergo anima qua homo vivit, est aliquid de substantia Dei.

 
Prima parte
Questione 90
Articolo 1

[32249] Iª q. 90 a. 1 arg. 1
SEMBRA che l'anima non sia stata prodotta, ma che faccia parte della sostanza stessa di Dio. Infatti:
1. Sta scritto: "Formò dunque il Signore Dio l'uomo dal fango della terra, gli alitò in faccia lo spirito della vita, e l'uomo divenne anima vivente". Ora, chi alita emette qualche cosa di se stesso. Quindi l'anima, in forza della quale l'uomo vive, fa parte della sostanza divina.

[32250] Iª q. 90 a. 1 arg. 2
Praeterea, sicut supra habitum est, anima est forma simplex. Sed forma est actus. Ergo anima est actus purus, quod est solius Dei. Ergo anima est de substantia Dei.

 

[32250] Iª q. 90 a. 1 arg. 2
2. L'anima è pura forma, come si è visto. Ma la forma è atto. Perciò l'anima è atto puro: e questo è un attributo divino. Dunque l'anima fa parte della sostanza divina.

[32251] Iª q. 90 a. 1 arg. 3
Praeterea, quaecumque sunt, et nullo modo differunt, sunt idem. Sed Deus et mens sunt, et nullo modo differunt, quia oporteret quod aliquibus differentiis differrent, et sic essent composita. Ergo Deus et mens humana idem sunt.

 

[32251] Iª q. 90 a. 1 arg. 3
3. Quelle entità che esistono e non differiscono in niente tra loro, sono identiche. Ora, Dio e l'anima esistono e non differiscono in niente; poiché altrimenti dovrebbero avere elementi differenziali, e in tal caso cesserebbero di essere entità semplici. Dunque Dio e l'anima umana sono la stessa cosa.

[32252] Iª q. 90 a. 1 s. c.
Sed contra est quod Augustinus, in libro de origine animae, enumerat quaedam quae dicit esse multum aperteque perversa, et fidei Catholicae adversa; inter quae primum est, quod quidam dixerunt Deum animam non de nihilo, sed de seipso fecisse.

 

[32252] Iª q. 90 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: S. Agostino nel De origine animae elenca alcune teorie, che chiama "grandemente e apertamente perverse e contrarie alla fede cattolica"; e la prima di esse è quella di coloro i quali insegnavano che "Dio non ha prodotto l'anima dal niente, ma da sé medesimo".

[32253] Iª q. 90 a. 1 co.
Respondeo dicendum quod dicere animam esse de substantia Dei, manifestam improbabilitatem continet. Ut enim ex dictis patet, anima humana est quandoque intelligens in potentia, et scientiam quodammodo a rebus acquirit, et habet diversas potentias, quae omnia aliena sunt a Dei natura, qui est actus purus, et nihil ab alio accipiens, et nullam in se diversitatem habens, ut supra probatum est. Sed hic error principium habuisse videtur ex duabus positionibus antiquorum. Primi enim qui naturas rerum considerare incoeperunt, imaginationem transcendere non valentes, nihil praeter corpora esse posuerunt. Et ideo Deum dicebant esse quoddam corpus, quod aliorum corporum iudicabant esse principium. Et quia animam ponebant esse de natura illius corporis quod dicebant esse principium, ut dicitur in I de anima, per consequens sequebatur quod anima esset de natura Dei. Iuxta quam positionem etiam Manichaei, Deum esse quandam lucem corpoream existimantes, quandam partem illius lucis animam esse posuerunt corpori alligatam. Secundo vero processum fuit ad hoc, quod aliqui aliquid incorporeum esse apprehenderunt, non tamen a corpore separatum, sed corporis formam. Unde et Varro dixit quod Deus est anima mundum motu et ratione gubernans; ut Augustinus narrat, VII de Civ. Dei. Sic igitur illius totalis animae partem aliqui posuerunt animam hominis, sicut homo est pars totius mundi; non valentes intellectu pertingere ad distinguendos spiritualium substantiarum gradus, nisi secundum distinctiones corporum. Haec autem omnia sunt impossibilia, ut supra probatum est. Unde manifeste falsum est animam esse de substantia Dei.

 

[32253] Iª q. 90 a. 1 co.
RISPONDO: Dire che l'anima fa parte della sostanza di Dio implica una manifesta assurdità. L'anima umana infatti, come abbiamo visto, spesso ha l'intellezione solo in potenza; riceve poi, sotto un certo aspetto, la conoscenza dalle cose, e possiede un complesso di facoltà: ora, tutte queste cose sono estranee alla natura di Dio, il quale è atto puro, non riceve niente da nessuno, e non ha in sé composizione alcuna, come fu già dimostrato a suo tempo.
Siffatto errore sembra che derivi da due preconcetti degli antichi [filosofi]. Infatti, i primi che cominciarono a studiare la natura delle cose, non riuscendo a trascendere il campo dell'immaginazione, ritenevano che la sola realtà fosse quella corporea. Dicevano perciò che Dio stesso sarebbe stato un corpo, concepito come elemento primordiale degli altri corpi. E siccome pensavano che l'anima avesse la natura di quel corpo ritenuto da essi primordiale, ne seguiva logicamente che l'anima doveva essere di natura divina. In base a questo preconcetto anche i Manichei credevano che Dio fosse una specie di luce materiale, e che una particella di questa luce, unita a un corpo, fosse l'anima umana. - In un secondo tempo alcuni arrivarono a concepire una realtà immateriale, non però distinta dal corpo, ma quale forma di un corpo. In tal senso Varrone disse che "Dio è l'anima che governa il mondo col moto e con la ragione", come riferisce S. Agostino. Alcuni perciò pensarono che l'anima dell'uomo fosse una parte di quell'anima universale, come l'uomo è una parte dell'universo. E questo perché non riuscivano a distinguere con la ragione i gradi delle sostanze spirituali, se non in base alle distinzioni dei corpi. - Ora, tutte queste concezioni sono inammissibili, come abbiamo dimostrato. Quindi è falso in maniera evidente che l'anima faccia parte della sostanza di Dio.

[32254] Iª q. 90 a. 1 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod inspirare non est accipiendum corporaliter, sed idem est Deum inspirare, quod spiritum facere. Quamvis et homo corporaliter spirans non emittat aliquid de sua substantia, sed de natura extranea.

 

[32254] Iª q. 90 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La parola alitare [o espirare] non va presa in senso materiale: dire infatti che Dio espira equivale a dire che Dio crea lo spirito. Del resto anche l'uomo che materialmente espira non emette qualche cosa della sua sostanza, ma qualche cosa di estrinseco.

[32255] Iª q. 90 a. 1 ad 2
Ad secundum dicendum quod anima, etsi sit forma simplex secundum suam essentiam, non tamen est suum esse, sed est ens per participationem; ut ex supra dictis patet. Et ideo non est actus purus, sicut Deus.

 

[32255] Iª q. 90 a. 1 ad 2
2. Sebbene l'anima sia per essenza mia forma semplice, tuttavia non si identifica col suo essere, essendo anch'essa un ente per partecipazione, come si è già dimostrato. Perciò non è atto puro, come Dio.

[32256] Iª q. 90 a. 1 ad 3
Ad tertium dicendum quod differens, proprie acceptum, aliquo differt, unde ibi quaeritur differentia, ubi est convenientia. Et propter hoc oportet differentia esse composita quodammodo, cum in aliquo differant, et in aliquo conveniant. Sed secundum hoc, licet omne differens sit diversum, non tamen omne diversum est differens; ut dicitur in X Metaphys. Nam simplicia diversa sunt seipsis, non autem differunt aliquibus differentiis, ex quibus componantur. Sicut homo et asinus differunt rationali et irrationali differentia, de quibus non est dicere quod ulterius aliis differentiis differant.

 

[32256] Iª q. 90 a. 1 ad 3
3. Parlando in senso proprio, le cose differenti sono tali in forza di qualche elemento differenziale determinato: perciò si parla di differenza dove esiste anche una somiglianza. Quindi le cose differenti dovranno in qualche modo essere composte; poiché in forza di un dato elemento differiscono tra loro, e per un altro concordano. Cosicché, sebbene tutte le cose differenti siano diverse, non è detto, come insegna Aristotele, che tutte le cose diverse sono differenti. Infatti le cose semplici sono diverse per se stesse, e non differiscono davvero in forza di elementi componenti differenziali. L'uomo e l'asino, p. es., hanno le loro differenze nei due termini di razionale e irrazionale; ma questi due concetti non differiscono per ulteriori differenze.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > Creazione dell'uomo: creazione dell'anima > Se l'anima sia venuta all'esistenza per creazione


Prima pars
Quaestio 90
Articulus 2

[32257] Iª q. 90 a. 2 arg. 1
Ad secundum sic proceditur. Videtur quod anima non sit producta in esse per creationem. Quod enim in se habet aliquid materiale, fit ex materia. Sed anima habet in se aliquid materiale, cum non sit actus purus. Ergo anima est facta ex materia. Non ergo est creata.

 
Prima parte
Questione 90
Articolo 2

[32257] Iª q. 90 a. 2 arg. 1
SEMBRA che l'anima non sia venuta all'esistenza per creazione. Infatti:
1. Ciò che ha in sé qualche cosa di materiale viene tratto dalla materia. Ora, l'anima ha qualche cosa di materiale, non essendo atto puro. Quindi l'anima è stata tratta dalla materia. Dunque non è stata creata.

[32258] Iª q. 90 a. 2 arg. 2
Praeterea, omnis actus materiae alicuius videtur educi de potentia materiae, cum enim materia sit in potentia ad actum, actus quilibet praeexistit in materia in potentia. Sed anima est actus materiae corporalis, ut ex eius definitione apparet. Ergo anima educitur de potentia materiae.

 

[32258] Iª q. 90 a. 2 arg. 2
2. L'atto di una determinata materia è sempre tratto dalla potenza della materia: infatti, essendo la materia la potenza all'atto rispettivo, ogni atto dovrà esistere potenzialmente nella materia stessa. Ora, l'anima è l'atto della materia del nostro corpo, come risulta dalla sua definizione. Dunque l'anima viene tratta dalla potenza della materia.

[32259] Iª q. 90 a. 2 arg. 3
Praeterea, anima est forma quaedam. Si igitur anima fit per creationem, pari ratione omnes aliae formae. Et sic nulla forma exibit in esse per generationem. Quod est inconveniens.

 

[32259] Iª q. 90 a. 2 arg. 3
3. L'anima è una forma. Se l'anima, dunque, fosse prodotta per creazione, anche le altre forme dovrebbero esserlo ugualmente. E allora nessuna forma verrebbe all'esistenza per generazione. Il che è inammissibile.

[32260] Iª q. 90 a. 2 s. c.
Sed contra est quod dicitur Gen. I, creavit Deus hominem ad imaginem suam. Est autem homo ad imaginem Dei secundum animam. Ergo anima exivit in esse per creationem.

 

[32260] Iª q. 90 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: Sta scritto: "Dio creò l'uomo a sua immagine". Ora, l'uomo è immagine di Dio quanto all'anima. Dunque l'anima è venuta all'esistenza per creazione.

[32261] Iª q. 90 a. 2 co.
Respondeo dicendum quod anima rationalis non potest fieri nisi per creationem, quod non est verum de aliis formis. Cuius ratio est quia, cum fieri sit via ad esse, hoc modo alicui competit fieri, sicut ei competit esse. Illud autem proprie dicitur esse, quod ipsum habet esse, quasi in suo esse subsistens, unde solae substantiae proprie et vere dicuntur entia. Accidens vero non habet esse, sed eo aliquid est, et hac ratione ens dicitur; sicut albedo dicitur ens, quia ea aliquid est album. Et propter hoc dicitur in VII Metaphys., quod accidens dicitur magis entis quam ens. Et eadem ratio est de omnibus aliis formis non subsistentibus. Et ideo nulli formae non subsistenti proprie competit fieri, sed dicuntur fieri per hoc quod composita subsistentia fiunt. Anima autem rationalis est forma subsistens, ut supra habitum est. Unde sibi proprie competit esse et fieri. Et quia non potest fieri ex materia praeiacente, neque corporali, quia sic esset naturae corporeae; neque spirituali, quia sic substantiae spirituales in invicem transmutarentur, necesse est dicere quod non fiat nisi per creationem.

 

[32261] Iª q. 90 a. 2 co.
RISPONDO: L'anima ragionevole può esser prodotta solo per creazione; cosa che non si verifica per le altre forme. Ed eccone la ragione: essendo il processo produttivo la via che porta all'esistenza, a una cosa dovrà attribuirsi il divenire nel modo stesso che le si attribuisce l'essere. Ora, si dice propriamente esistere ciò che possiede resistenza in modo da sussistere in se medesimo: cosicché le sole sostanze si dicono propriamente e veramente enti. L'accidente invece non possiede l'essere, ma serve ad essere, ed è chiamalo ente in questo senso; la bianchezza, p. es., si dice ente perché per mezzo di essa alcune cose sono bianche. Per questo motivo Aristotele scrive che l'accidente è "più cosa dell'ente che ente". Questa è pure la condizione di tutte le altre forme non sussistenti. Perciò il divenire non compete in senso proprio a nessuna forma non sussistente; ma si dice che tali forme sono prodotte in quanto vengono prodotti i rispettivi composti sussistenti. - Ora, l'anima ragionevole è una forma sussistente, come abbiamo dimostrato. Quindi le compete in senso proprio, tanto l'essere, quanto il divenire. E siccome non può derivare da una materia preesistente, né corporea, perché sarebbe allora di natura corporea, né spirituale, perché in tal caso le sostanze spirituali si trasmuterebbero le une nelle altre, è necessario concludere che viene prodotta solo per creazione.

[32262] Iª q. 90 a. 2 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod in anima est sicut materiale ipsa simplex essentia, formale autem in ipsa est esse participatum, quod quidem ex necessitate simul est cum essentia animae, quia esse per se consequitur ad formam. Et eadem ratio esset, si poneretur composita ex quadam materia spirituali, ut quidam dicunt. Quia illa materia non est in potentia ad aliam formam, sicut nec materia caelestis corporis, alioquin anima esset corruptibilis. Unde nullo modo anima potest fieri ex materia praeiacente.

 

[32262] Iª q. 90 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Nell'anima l'elemento materiale è l'essenza semplice della medesima, mentre l'elemento formale è l'esistenza partecipata: e questa accompagna necessariamente l'essenza dell'anima, perché l'esistenza è essenzialmente annessa alla forma.
- Si avrebbe la stessa conseguenza anche se si ritenesse, come pensavano alcuni, che l'anima è materia spirituale. Infatti una tale materia non dovrebbe essere in potenza ad altre forme, come ora avviene per la materia dei corpi celesti; altrimenti l'anima sarebbe corruttibile. Perciò in nessun modo l'anima può essere prodotta da una materia preesistente.

[32263] Iª q. 90 a. 2 ad 2
Ad secundum dicendum quod actum extrahi de potentia materiae, nihil aliud est quam aliquid fieri actu, quod prius erat in potentia. Sed quia anima rationalis non habet esse suum dependens a materia corporali, sed habet esse subsistens, et excedit capacitatem materiae corporalis, ut supra dictum est; propterea non educitur de potentia materiae.

 

[32263] Iª q. 90 a. 2 ad 2
2. Dire che l'atto viene tratto dalla potenza della materia, significa soltanto che un essere, il quale era prima in potenza, in seguito diviene attuale. Ora, siccome l'essere dell'anima intellettiva non dipende dalla materia corporea, ma è sussistente e oltrepassa la virtualità della materia, come abbiamo già spiegato, per questo l'anima non può esser tratta dalla potenza della materia.

[32264] Iª q. 90 a. 2 ad 3
Ad tertium dicendum quod non est simile de anima rationali, et de aliis formis, ut dictum est.

 

[32264] Iª q. 90 a. 2 ad 3
3. Abbiamo già spiegato che il caso dell'anima intellettiva è diverso da quello delle altre forme.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > Creazione dell'uomo: creazione dell'anima > Se l'anima intellettiva sia prodotta immediatamente da Dio


Prima pars
Quaestio 90
Articulus 3

[32265] Iª q. 90 a. 3 arg. 1
Ad tertium sic proceditur. Videtur quod anima rationalis non sit producta a Deo immediate, sed mediantibus Angelis. Maior enim ordo est in spiritualibus quam in corporalibus. Sed corpora inferiora producuntur per corpora superiora, ut Dionysius dicit, IV cap. de Div. Nom. Ergo et inferiores spiritus, qui sunt animae rationales, producuntur per spiritus superiores, qui sunt Angeli.

 
Prima parte
Questione 90
Articolo 3

[32265] Iª q. 90 a. 3 arg. 1
SEMBRA che l'anima intellettiva non sia prodotta immediatamente da Dio, ma per mezzo degli angeli. Infatti:
1. Nel mondo degli spiriti vige più ordine che in quello dei corpi. Ora i corpi inferiori sono prodotti da quelli superiori, come afferma Dionigi. Perciò anche gli spiriti inferiori, quali sono appunto le anime umane, sono prodotti dagli spiriti superiori, che sono gli angeli.

[32266] Iª q. 90 a. 3 arg. 2
Praeterea, finis rerum respondet principio, Deus enim est principium et finis rerum. Ergo et exitus rerum a principio respondet reductioni rerum in finem. Sed infima reducuntur per prima, ut Dionysius dicit. Ergo et infima procedunt in esse per prima, scilicet animae per Angelos.

 

[32266] Iª q. 90 a. 3 arg. 2
2. Nelle cose principio e fine si corrispondono: infatti principio e fine di tutti gli esseri è Dio. Perciò il modo di promanare delle cose dal loro principio deve corrispondere al loro modo di tendere verso il fine. Ora, Dionigi insegna che "gli esseri infimi sono indirizzati [al fine] per mezzo dei primi". Perciò gli esseri inferiori anche l'esistenza la ricevono per tramite dei primi; e cioè le anime per mezzo degli angeli.

[32267] Iª q. 90 a. 3 arg. 3
Praeterea, perfectum est quod potest sibi simile facere, ut dicitur in IV Meteor. Sed spirituales substantiae sunt multo magis perfectae quam corporales. Cum ergo corpora faciant sibi similia secundum speciem, multo magis Angeli poterunt facere aliquid infra se secundum speciem naturae, scilicet animam rationalem.

 

[32267] Iª q. 90 a. 3 arg. 3
3. "È perfetto ciò che può produrre un essere consimile", come dice Aristotele. Ora, le sostanze spirituali sono molto più perfette di quelle materiali. E siccome i corpi producono esseri della loro medesima specie, molto più gli angeli saranno in grado di produrre qualche cosa di inferiore alla loro natura specifica, qual è l'anima umana.

[32268] Iª q. 90 a. 3 s. c.
Sed contra est quod dicitur Gen. II, quod Deus ipse inspiravit in faciem hominis spiraculum vitae.

 

[32268] Iª q. 90 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: La Genesi assicura, che "Dio stesso alitò sulla faccia dell'uomo lo spirito di vita".

[32269] Iª q. 90 a. 3 co.
Respondeo dicendum quod quidam posuerunt quod Angeli, secundum quod operantur in virtute Dei, causant animas rationales. Sed hoc est omnino impossibile, et a fide alienum. Ostensum est enim quod anima rationalis non potest produci nisi per creationem. Solus autem Deus potest creare. Quia solius primi agentis est agere, nullo praesupposito, cum semper agens secundum praesupponat aliquid a primo agente, ut supra habitum est. Quod autem agit aliquid ex aliquo praesupposito, agit transmutando. Et ideo nullum aliud agens agit nisi transmutando; sed solus Deus agit creando. Et quia anima rationalis non potest produci per transmutationem alicuius materiae, ideo non potest produci nisi a Deo immediate.

 

[32269] Iª q. 90 a. 3 co.
RISPONDO: Pensarono alcuni che gli angeli, operando per delegazione divina, producono le anime umane. Ma questo è assolutamente impossibile e contrario alla fede. Infatti abbiamo visto che l'anima umana non può essere prodotta che per creazione. Ora, Dio solo può creare. Infatti è prerogativa del solo primo agente operare senza presupposto alcuno: invece la causa seconda presuppone sempre qualche cosa dovuta al primo agente, come abbiamo già dimostrato. Ma chi produce un effetto presupponendo qualche cosa compie una trasmutazione; mentre soltanto Dio può compiere una creazione. E poiché l'anima intellettiva non può derivare per trasmutazione da una qualsiasi materia, non potrà essere prodotta che immediatamente da Dio.

[32270] Iª q. 90 a. 3 ad 1
Et per hoc patet solutio ad obiecta. Nam quod corpora causant vel sibi similia vel inferiora, et quod superiora reducunt inferiora, totum hoc provenit per quandam transmutationem.

 

[32270] Iª q. 90 a. 3 ad 1
E ciò risolve chiaramente le difficoltà. Infatti la causalità sui corpi consimili o inferiori, e l'influsso dei corpi superiori sugli inferiori, avviene sempre mediante qualche trasmutazione.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > Creazione dell'uomo: creazione dell'anima > Se l'anima umana sia stata creata prima del corpo


Prima pars
Quaestio 90
Articulus 4

[32271] Iª q. 90 a. 4 arg. 1
Ad quartum sic proceditur. Videtur quod anima humana fuerit producta ante corpus. Opus enim creationis praecessit opus distinctionis et ornatus, ut supra habitum est. Sed anima producta est in esse per creationem; corpus autem factum est in fine ornatus. Ergo anima hominis producta est ante corpus.

 
Prima parte
Questione 90
Articolo 4

[32271] Iª q. 90 a. 4 arg. 1
SEMBRA che l'anima umana sia stata creata prima del corpo. Infatti:
1. L'opera della creazione ha preceduto quella della distinzione e dell'abbellimento, come si è visto. Ora, l'anima ha ricevuto l'essere per creazione; il corpo invece fu prodotto al termine dell'opera di abbellimento. Dunque l'anima umana è stata creata prima del corpo.

[32272] Iª q. 90 a. 4 arg. 2
Praeterea, anima rationalis magis convenit cum Angelis quam cum animalibus brutis. Sed Angeli creati fuerunt ante corpora, vel statim a principio cum corporali materia; corpus autem hominis formatum est sexto die, quando et bruta animalia sunt producta. Ergo anima hominis fuit creata ante corpus.

 

[32272] Iª q. 90 a. 4 arg. 2
2. L'anima intellettiva è più vicina agli angeli che alle bestie. Ebbene, gli angeli furono creati prima dei corpi, oppure subito da principio assieme alla materia; invece il corpo dell'uomo fu formato il sesto giorno, quando furono prodotte anche le bestie. Dunque l'anima umana fu creata prima del corpo.

[32273] Iª q. 90 a. 4 arg. 3
Praeterea, finis proportionatur principio. Sed anima in fine remanet post corpus. Ergo et in principio fuit creata ante corpus.

 

[32273] Iª q. 90 a. 4 arg. 3
3. Principio e fine si corrispondono. Ora, l'anima in fine rimane dopo il corpo. Dunque in principio fu creata prima del corpo.

[32274] Iª q. 90 a. 4 s. c.
Sed contra est quod actus proprius fit in potentia propria. Cum ergo anima sit proprius actus corporis, anima producta est in corpore.

 

[32274] Iª q. 90 a. 4 s. c.
IN CONTRARIO: L'atto proprio si attua nella rispettiva potenza. Essendo dunque l'anima l'alto proprio del corpo, dovette essere prodotta nel corpo.

[32275] Iª q. 90 a. 4 co.
Respondeo dicendum quod Origenes posuit non solum animam primi hominis, sed animas omnium hominum ante corpora simul cum Angelis creatas; propter hoc quod credidit omnes spirituales substantias, tam animas quam Angelos, aequales esse secundum suae naturae conditionem, sed solum merito distare; sic ut quaedam earum corporibus alligarentur, quae sunt animae hominum vel caelestium corporum; quaedam vero in sui puritate, secundum diversos ordines, remanerent. De qua opinione supra iam diximus, et ideo relinquatur ad praesens. Augustinus vero, in VII super Gen. ad Litt., dicit quod anima primi hominis ante corpus cum Angelis est creata, propter aliam rationem. Quia scilicet ponit quod corpus hominis in illis operibus sex dierum non fuit productum in actu, sed solum secundum causales rationes, quod non potest de anima dici; quia nec ex aliqua materia corporali aut spirituali praeexistente facta fuit, nec ex aliqua virtute creata produci potuit. Et ideo videtur quod ipsamet anima in operibus sex dierum, in quibus omnia facta fuerunt, simul cum Angelis fuerit creata; et quod postmodum propria voluntate inclinata fuit ad corpus administrandum. Sed hoc non dicit asserendo, ut eius verba demonstrant. Dicit enim, credatur, si nulla Scripturarum auctoritas seu veritatis ratio contradicit, hominem ita factum sexto die, ut corporis quidem humani ratio causalis in elementis mundi, anima vero iam ipsa crearetur. Posset autem hoc utique tolerari secundum eos qui ponunt quod anima habet per se speciem et naturam completam, et quod non unitur corpori ut forma, sed solum ad ipsum administrandum. Si autem anima unitur corpori ut forma, et est naturaliter pars humanae naturae, hoc omnino esse non potest. Manifestum est enim quod Deus primas res instituit in perfecto statu suae naturae, secundum quod uniuscuiusque rei species exigebat. Anima autem, cum sit pars humanae naturae, non habet naturalem perfectionem nisi secundum quod est corpori unita. Unde non fuisset conveniens animam sine corpore creari. Sustinendo ergo opinionem Augustini de operibus sex dierum, dici poterit quod anima humana praecessit in operibus sex dierum secundum quandam similitudinem generis, prout convenit cum Angelis in intellectuali natura; ipsa vero fuit creata simul cum corpore. Secundum alios vero sanctos, tam anima quam corpus primi hominis in operibus sex dierum sunt producta.

 

[32275] Iª q. 90 a. 4 co.
RISPONDO: Origene ammise che, non solo l'anima del primo uomo, ma quelle di tutti gli uomini, sono state create, insieme con gli angeli, prima dei corpi: perché riteneva che tutte le sostanze spirituali, tanto le anime che gli angeli, fossero uguali per condizione di natura, e differenti solo a motivo dei loro meriti. E per tale motivo alcune di esse, come le anime degli uomini e quelle dei corpi celesti, sarebbero state legate ai corpi, altre invece sarebbero rimaste nella loro purezza, secondo le varie gerarchie. Abbiamo già confutato una tale opinione: perciò per il momento non ne parliamo.
Anche S. Agostino dice che l'anima del primo uomo fu creata con gli angeli prima del corpo, ma per un'altra ragione. Egli cioè ritiene che nell'opera dei sei giorni il corpo dell'uomo non fu prodotto nella sua realtà attuale, ma nelle ragioni seminali; il che non può dirsi dell'anima, poiché essa non fu prodotta da una materia preesistente, corporale o spirituale, e neppure poteva essere causata dalla virtù di una creatura. Sembrava perciò plausibile che fosse stata creata insieme agli angeli, nell'opera dei sei giorni, nel tempo in cui furono create tutte le cose; in seguito poi si sarebbe piegata per volontà propria a governare un corpo. - Però egli non dice questo a modo di asserzione, come mostrano le sue stesse parole: "A meno che non si opponga l'autorità della Scrittura, o l'esigenza della verità, si può credere che l'uomo sia stato creato nel sesto giorno, nel senso che la ragione seminale del corpo umano fu creata negli elementi del mondo, e che l'anima fu creata essa stessa direttamente".
Una tale opinione si potrebbe tollerare nella teoria di coloro, i quali ritengono che l'anima possiede per se stessa una specie e una natura completa, e che essa non si è unita al corpo come forma di esso, ma solo come guida. Ma se l'anima è unita al corpo come sua forma, e se è essenzialmente parte della natura umana, una tale opinione è assolutamente insostenibile. Infatti è evidente che Dio costituì gli esseri primordiali nello stato perfetto della loro natura, come richiedeva la specie di ciascuno di essi. Ora, l'anima, essendo parte della natura umana, non ha la sua perfezione naturale che nell'unione col corpo. Quindi non sarebbe stata ragionevole la sua creazione senza il corpo.
A voler sostenere l'opinione di S. Agostino sui giorni della creazione, si potrebbe dire che l'anima umana ebbe una certa priorità sull'opera dei sei giorni, se ci fermiamo a considerare il genere, cioè al fatto che l'anima è simile agli angeli per la sua natura intellettiva; ma direttamente essa fu creata insieme al corpo. – Stando invece agli altri Santi [Dottori], tanto l'anima che il corpo del primo uomo furono prodotti nell'opera dei sei giorni.

[32276] Iª q. 90 a. 4 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod, si natura animae haberet integram speciem, ita quod secundum se crearetur, ratio illa procederet, ut per se in principio crearetur. Sed quia naturaliter est forma corporis, non fuit seorsum creanda, sed debuit creari in corpore.

 

[32276] Iª q. 90 a. 4 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Se la natura dell'anima formasse una specie indipendente da richiedere una creazione a parte, allora l'argomento porterebbe a concludere che all’inizio l'anima fu creata da sola. Ma siccome l'anima è essenzialmente forma del corpo, non doveva essere creata separatamente, bensì nel corpo.

[32277] Iª q. 90 a. 4 ad 2
Et similiter est dicendum ad secundum. Nam anima si per se speciem haberet, magis conveniret cum Angelis. Sed inquantum est forma corporis, pertinet ad genus animalium, ut formale principium.

 

[32277] Iª q. 90 a. 4 ad 2
2. Analoga è la risposta alla seconda difficoltà. Infatti, se l'anima per se stessa appartenesse a una specie, avrebbe la massima affinità con gli angeli. Essendo invece forma del corpo, appartiene come causa formale al genere degli animali.

[32278] Iª q. 90 a. 4 ad 3
Ad tertium dicendum quod animam remanere post corpus, accidit per defectum corporis, qui est mors. Qui quidem defectus in principio creationis animae, esse non debuit.

 

[32278] Iª q. 90 a. 4 ad 3
3. Che l'anima rimanga dopo il corpo dipende da quella deficienza del corpo che è la morte. Ma una tale deficienza non doveva verificarsi quando in principio l'anima fu creata.

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