I, 53

Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > Gli angeli > Il moto locale degli angeli


Prima pars
Quaestio 53
Prooemium

[30650] Iª q. 53 pr.
Consequenter considerandum est de motu locali Angelorum. Et circa hoc quaeruntur tria.
Primo, utrum Angelus possit moveri localiter.
Secundo, utrum moveatur de loco ad locum, pertranseundo medium.
Tertio, utrum motus Angeli sit in tempore vel in instanti.

 
Prima parte
Questione 53
Proemio

[30650] Iª q. 53 pr.
Logicamente passeremo ora a trattare del moto locale degli angeli.
Sull'argomento si pongono tre quesiti:

1. Se l'angelo si possa muovere localmente;
2. Se si muova da luogo a luogo percorrendo lo spazio intermedio;
3. Se il moto dell'angelo si compia in un istante o nel tempo.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > Gli angeli > Il moto locale degli angeli > Se l'angelo possa muoversi localmente


Prima pars
Quaestio 53
Articulus 1

[30651] Iª q. 53 a. 1 arg. 1
Ad primum sic proceditur. Videtur quod Angelus non possit moveri localiter. Ut enim probat philosophus in VI Physic., nullum impartibile movetur, quia dum aliquid est in termino a quo, non movetur; nec etiam dum est in termino ad quem, sed tunc mutatum est, unde relinquitur quod omne quod movetur, dum movetur, partim est in termino a quo, et partim in termino ad quem. Sed Angelus est impartibilis. Ergo Angelus non potest moveri localiter.

 
Prima parte
Questione 53
Articolo 1

[30651] Iª q. 53 a. 1 arg. 1
SEMBRA che l'angelo non possa muoversi localmente. Infatti:
1. Il Filosofo dimostra che "nessun ente indivisibile può trovarsi in movimento"; mentre infatti una cosa è al punto di partenza ancora non si muove, e quando è al punto di arrivo è già stata mossa; ne segue perciò che ogni cosa che si muove, mentre si muove, in parte deve essere al punto di partenza e in parte al punto di arrivo. Ma l'angelo è indivisibile. Dunque l'angelo localmente non si può muovere.

[30652] Iª q. 53 a. 1 arg. 2
Praeterea, motus est actus imperfecti, ut dicitur in III Physic. Sed Angelus beatus non est imperfectus. Ergo Angelus beatus non movetur localiter.

 

[30652] Iª q. 53 a. 1 arg. 2
2. Il moto è "atto di un essere imperfetto", come dice il Filosofo. Ora, l'angelo beato non è imperfetto. Quindi l'angelo beato non si muove localmente.

[30653] Iª q. 53 a. 1 arg. 3
Praeterea, motus non est nisi propter indigentiam. Sed sanctorum Angelorum nulla est indigentia. Ergo sancti Angeli localiter non moventur.

 

[30653] Iª q. 53 a. 1 arg. 3
3. Il moto non avviene che per un bisogno. Ma gli angeli santi non abbisognano di nulla. Dunque gli angeli santi non si muovono da un luogo a un altro.

[30654] Iª q. 53 a. 1 s. c.
Sed contra, eiusdem rationis est Angelum beatum moveri, et animam beatam moveri. Sed necesse est dicere animam beatam localiter moveri, cum sit articulus fidei quod Christus secundum animam, descendit ad Inferos. Ergo Angelus beatus movetur localiter.

 

[30654] Iª q. 53 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Il moto dell'angelo beato e quello dell'anima beata sono della stessa natura. Ma è necessario ammettere che l'anima beata si muove localmente, essendo articolo di fede che Cristo discese con l'anima all'inferno. Dunque l'angelo beato può muoversi rispetto al luogo.

[30655] Iª q. 53 a. 1 co.
Respondeo dicendum quod Angelus beatus potest moveri localiter. Sed sicut esse in loco aequivoce convenit corpori et Angelo, ita etiam et moveri secundum locum. Corpus enim est in loco, inquantum continetur sub loco, et commensuratur loco. Unde oportet quod etiam motus corporis secundum locum, commensuretur loco, et sit secundum exigentiam eius. Et inde est quod secundum continuitatem magnitudinis est continuitas motus; et secundum prius et posterius in magnitudine, est prius et posterius in motu locali corporis, ut dicitur in IV Physic. Sed Angelus non est in loco ut commensuratus et contentus, sed magis ut continens. Unde motus Angeli in loco, non oportet quod commensuretur loco, nec quod sit secundum exigentiam eius, ut habeat continuitatem ex loco; sed est motus non continuus. Quia enim Angelus non est in loco nisi secundum contactum virtutis, ut dictum est, necesse est quod motus Angeli in loco nihil aliud sit quam diversi contactus diversorum locorum successive et non simul, quia Angelus non potest simul esse in pluribus locis, ut supra dictum est. Huiusmodi autem contactus non est necessarium esse continuos. Potest tamen in huiusmodi contactibus continuitas quaedam inveniri. Quia, ut dictum est, nihil prohibet Angelo assignare locum divisibilem, per contactum suae virtutis; sicut corpori assignatur locus divisibilis, per contactum suae magnitudinis. Unde sicut corpus successive, et non simul, dimittit locum in quo prius erat, et ex hoc causatur continuitas in motu locali eius; ita etiam Angelus potest dimittere successive locum divisibilem in quo prius erat, et sic motus eius erit continuus. Et potest etiam totum locum simul dimittere, et toti alteri loco simul se applicare, et sic motus eius non erit continuus.

 

[30655] Iª q. 53 a. 1 co.
RISPONDO: L'angelo beato può muoversi localmente. Però, come è equivoco parlare (indifferentemente) di presenza in un luogo per il corpo e per l'angelo, così pure è equivoco parlare di moto locale. Il corpo infatti è in un luogo, perché da esso è contenuto e ad esso è commisurato. Perciò è necessario che anche il moto locale del corpo sia proporzionato al luogo e si assoggetti alle sue esigenze. È cioè necessario che alla continuità dell'estensione corrisponda la continuità del moto; e dal prima e dopo dell'estensione derivi il prima e il dopo del moto locale dei corpi (cioè il tempo), come spiega Aristotele. - Ora, l'angelo non si trova nel luogo come contenuto e commisurato ad esso, ma piuttosto come contenente. Non è quindi necessario che il moto locale dell'angelo si adegui al luogo stesso, e neppure che ne segua le esigenze, acquistandone la continuità; ma il suo è un moto discontinuo. Dal momento infatti che l'angelo si trova in un luogo per il contatto della sua virtù, come sopra si è spiegato, ne segue necessariamente che il moto locale dell'angelo non sia altro che il succedersi di tali contatti su luoghi diversi: poiché l'angelo non può trovarsi simultaneamente in più luoghi, come sopra si è visto. Ma non è necessario che questi contatti abbiano una continuità.
Può darsi tuttavia in questi contatti anche una certa continuità. Infatti niente impedisce, nel modo già visto, che, come un corpo si trova in un luogo divisibile perché vi applica le sue dimensioni, così l'angelo vi si trovi applicando a tale corpo divisibile la sua virtù. Perciò, come il corpo non abbandona istantaneamente ma progressivamente il luogo in cui si trova, determinando la continuità del suo moto locale, così pure l'angelo può abbandonare progressivamente il luogo divisibile in cui si trova, e in tal caso il suo moto è continuo. Ma può anche abbandonare istantaneamente tutto il luogo per unirsi istantaneamente a tutto un altro luogo: e in questo caso il suo moto non sarà continuo.

[30656] Iª q. 53 a. 1 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod illa ratio dupliciter deficit in proposito. Primo quidem, quia demonstratio Aristotelis procedit de indivisibili secundum quantitatem, cui respondet locus de necessitate indivisibilis. Quod non potest dici de Angelo. Secundo, quia demonstratio Aristotelis procedit de motu continuo. Si enim motus non esset continuus, posset dici quod aliquid movetur dum est in termino a quo, et dum est in termino ad quem, quia ipsa successio diversorum ubi circa eandem rem, motus diceretur; unde in quolibet illorum ubi res esset, illa posset dici moveri. Sed continuitas motus hoc impedit, quia nullum continuum est in termino suo, ut patet, quia linea non est in puncto. Et ideo oportet quod illud quod movetur, non sit totaliter in altero terminorum, dum movetur; sed partim in uno, et partim in altero. Secundum ergo quod motus Angeli non est continuus, demonstratio Aristotelis non procedit in proposito. Sed secundum quod motus Angeli ponitur continuus, sic concedi potest quod Angelus, dum movetur, partim est in termino a quo, et partim in termino ad quem (ut tamen partialitas non referatur ad substantiam Angeli, sed ad locum), quia in principio sui motus continui, Angelus est in toto loco divisibili a quo incipit moveri; sed dum est in ipso moveri, est in parte primi loci quem deserit, et in parte secundi loci quem occupat. Et hoc quidem quod possit occupare partes duorum locorum, competit Angelo ex hoc quod potest occupare locum divisibilem per applicationem suae virtutis sicut corpus per applicationem magnitudinis. Unde sequitur de corpore mobili secundum locum, quod sit divisibile secundum magnitudinem de Angelo autem, quod virtus eius possit applicari alicui divisibili.

 

[30656] Iª q. 53 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La ragione addotta non fa al caso nostro, per due motivi. Primo, perché la dimostrazione di Aristotele si riferisce agli indivisibili geometrici, ai quali corrisponde necessariamente un luogo indivisibile. Ma ciò non si può dire degli angeli. Secondo, perché la dimostrazione di Aristotele riguarda il moto continuo. Se infatti il moto non fosse continuo, si potrebbe rispondere che una cosa si muove quando è ancora al punto di partenza o è già al punto di arrivo: perché allora il moto non sarebbe da ritenersi altro che la successione dei luoghi rispetto alla cosa medesima; perciò si potrebbe affermare che la cosa si muove quando si trova in uno qualsiasi di quei luoghi. Ma la continuità del moto elimina queste evasioni: poiché nessun continuo può trovarsi nel suo termine, come è dimostrato dal fatto che la linea non può trovarsi nel punto (nel quale termina). È necessario quindi che la cosa che si muove, mentre si muove, non si trovi totalmente in uno dei due termini (del moto), ma parte in uno e parte nell'altro. La dimostrazione di Aristotele perciò non fa al caso nostro, allorché il moto dell'angelo non è continuo. - Ma se si ha di mira il moto continuo dell'angelo, si può concedere che, mentre egli si muove, è in parte al punto di partenza e in parte al punto di arrivo (purché l'espressione in parte si riferisca al luogo e non alle sostanze angeliche). Infatti all'inizio dal suo moto continuo l'angelo si trova in tutto il luogo divisibile da cui incomincia a muoversi; ma quando è già in movimento si trova in parte nel luogo antecedente che abbandona, e in parte nel secondo luogo che sta occupando. - L'angelo ha perciò la capacità di occupare le parti di due luoghi, per il fatto che egli è in grado di occupare un luogo (esteso e) divisibile con il contatto della sua virtù, come un corpo (lo occupa) con il contatto delle sue dimensioni. Perciò dal fatto è lecito concludere, per il corpo sottoposto al moto locale, che esso è divisibile in parti quantitative, per l'angelo invece che egli è in grado di applicare la sua virtù a una realtà divisibile.

[30657] Iª q. 53 a. 1 ad 2
Ad secundum dicendum quod motus existentis in potentia, est actus imperfecti. Sed motus qui est secundum applicationem virtutis, est existentis in actu, quia virtus rei est secundum quod actu est.

 

[30657] Iª q. 53 a. 1 ad 2
2. È atto di un essere imperfetto il moto di una cosa che è in potenza. Ma il moto dovuto a un contatto virtuale è proprio di una realtà che è in atto: la virtù infatti compete a una realtà in quanto è attuale (e perfetta).

[30658] Iª q. 53 a. 1 ad 3
Ad tertium dicendum quod motus existentis in potentia, est propter indigentiam suam, sed motus existentis in actu, non est propter indigentiam suam, sed propter indigentiam alterius. Et hoc modo Angelus, propter indigentiam nostram, localiter movetur, secundum illud Heb. I, omnes sunt administratorii spiritus, in ministerium missi propter eos qui haereditatem capiunt salutis.

 

[30658] Iª q. 53 a. 1 ad 3
3. Il moto di una cosa che è in potenza è determinato dalla sua indigenza; ma il moto di una realtà che è in atto non è determinato dalla propria bensì dall'altrui necessità. È così che l'angelo si muove localmente per le nostre necessità, secondo le parole dell'Apostolo: "Sono tutti spiriti al servizio (di Dio), inviati a cagione di quelli che devono ricevere l'eredità della salvezza".




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > Gli angeli > Il moto locale degli angeli > Se l'angelo percorra lo spazio intermedio


Prima pars
Quaestio 53
Articulus 2

[30659] Iª q. 53 a. 2 arg. 1
Ad secundum sic proceditur. Videtur quod Angelus non transeat per medium. Omne enim quod pertransit medium, prius pertransit locum sibi aequalem, quam maiorem. Locus autem aequalis Angeli, qui est indivisibilis, est locus punctalis. Si ergo Angelus in suo motu pertransit medium, oportet quod numeret puncta infinita suo motu, quod est impossibile.

 
Prima parte
Questione 53
Articolo 2

[30659] Iª q. 53 a. 2 arg. 1
SEMBRA che l'angelo non percorra lo spazio intermedio. Infatti:
1. Ogni cosa che percorre lo spazio intermedio percorre uno spazio uguale alla propria grandezza prima di percorrerne uno maggiore. Ora, il luogo proporzionato all'indivisibilità dell'angelo è quello occupato dal punto. Se quindi l'angelo nel suo moto percorresse lo spazio intermedio, bisognerebbe che con il suo moto percorresse infiniti punti: il che è impossibile.

[30660] Iª q. 53 a. 2 arg. 2
Praeterea, Angelus est simplicioris substantiae quam anima nostra. Sed anima nostra sua cogitatione potest transire de uno extremo in aliud, non pertranseundo medium, possum enim cogitare Galliam et postea Syriam, nihil cogitando de Italia, quae est in medio. Ergo multo magis Angelus potest de uno extremo transire ad aliud, non per medium.

 

[30660] Iª q. 53 a. 2 arg. 2
2. L'angelo ha una sostanza più semplice della nostra anima. Ora, la nostra anima col suo pensiero può passare da un estremo all'altro senza percorrere lo spazio intermedio: posso pensare, p. es., alla Francia e poi alla Siria non pensando all'Italia che sta nel mezzo. Dunque con più ragione l'angelo può andare da un posto all'altro senza percorrere lo spazio intermedio.

[30661] Iª q. 53 a. 2 s. c.
Sed contra, si Angelus movetur de uno loco ad alium, quando est in termino ad quem, non movetur, sed mutatus est. Sed ante omne mutatum esse praecedit mutari, ergo alicubi existens movebatur. Sed non movebatur dum erat in termino a quo. Movebatur ergo dum erat in medio. Et ita oportet quod pertranseat medium.

 

[30661] Iª q. 53 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: Se l'angelo si muove da un luogo a un altro, non è in moto quando si trova al punto di arrivo, perché allora è già stato mosso. Ma al suo essersi già mosso deve precedere il muoversi: quindi si muoveva in qualche luogo dove era prima. Però non si muoveva certo quando si trovava al punto di partenza. Dunque si muoveva quando si trovava nello spazio intermedio. Perciò è necessario che percorra lo spazio intermedio.

[30662] Iª q. 53 a. 2 co.
Respondeo dicendum quod, sicut supra dictum est, motus localis Angeli potest esse continuus, et non continuus. Si ergo sit continuus, non potest Angelus moveri de uno extremo in alterum, quin transeat per medium, quia, ut dicitur in V Physic., medium est in quod prius venit quod continue mutatur, quam in quod mutatur ultimum; ordo enim prioris et posterioris in motu continuo, est secundum ordinem prioris et posterioris in magnitudine, ut dicitur in IV Physic. Si autem motus Angeli non sit continuus, possibile est quod pertranseat de aliquo extremo in aliud, non pertransito medio. Quod sic patet. Inter quaelibet enim duo extrema loca sunt infinita loca media; sive accipiantur loca divisibilia, sive indivisibilia. Et de indivisibilibus quidem manifestum est, quia inter quaelibet duo puncta sunt infinita puncta media, cum nulla duo puncta consequantur se invicem sine medio, ut in VI Physic. probatur. De locis autem divisibilibus necesse est etiam hoc dicere. Et hoc demonstratur ex motu continuo alicuius corporis. Corpus enim non movetur de loco ad locum nisi in tempore. In toto autem tempore mensurante motum corporis, non est accipere duo nunc, in quibus corpus quod movetur non sit in alio et alio loco, quia si in uno et eodem loco esset in duobus nunc, sequeretur quod ibi quiesceret; cum nihil aliud sit quiescere quam in loco eodem esse nunc et prius. Cum igitur inter primum nunc et ultimum temporis mensurantis motum, sint infinita nunc, oportet quod inter primum locum, a quo incipit moveri, et ultimum locum, ad quem terminatur motus, sint infinita loca. Et hoc sic etiam sensibiliter apparet. Sit enim unum corpus unius palmi, et sit via per quam transit, duorum palmorum, manifestum est quod locus primus, a quo incipit motus, est unius palmi; et locus, ad quem terminatur motus, est alterius palmi. Manifestum est autem quod, quando incipit moveri, paulatim deserit primum palmum, et subintrat secundum. Secundum ergo quod dividitur magnitudo palmi, secundum hoc multiplicantur loca media, quia quodlibet punctum signatum in magnitudine primi palmi, est principium unius loci; et punctum signatum in magnitudine alterius palmi, est terminus eiusdem. Unde cum magnitudo sit divisibilis in infinitum, et puncta sint etiam infinita in potentia in qualibet magnitudine; sequitur quod inter quaelibet duo loca sint infinita loca media. Mobile autem infinitatem mediorum locorum non consumit nisi per continuitatem motus, quia sicut loca media sunt infinita in potentia, ita et in motu continuo est accipere infinita quaedam in potentia. Si ergo motus non sit continuus, omnes partes motus erunt numeratae in actu. Si ergo mobile quodcumque moveatur motu non continuo, sequitur quod vel non transeat omnia media, vel quod actu numeret media infinita, quod est impossibile. Sic igitur secundum quod motus Angeli non est continuus, non pertransit omnia media. Hoc autem, scilicet moveri de extremo in extremum et non per medium, potest convenire Angelo sed non corpori. Quia corpus mensuratur et continetur sub loco, unde oportet quod sequatur leges loci in suo motu. Sed substantia Angeli non est subdita loco ut contenta, sed est superior eo ut continens, unde in potestate eius est applicare se loco prout vult, vel per medium vel sine medio.

 

[30662] Iª q. 53 a. 2 co.
RISPONDO: Come già è stato spiegato, il moto locale dell'angelo può essere continuo e discontinuo. Se dunque si tratta di moto continuo, l'angelo non può muoversi da un estremo all'altro senza percorrere lo spazio intermedio: poiché, come dice Aristotele, "è spazio intermedio quello che viene raggiunto da ciò che si muove di moto continuo, prima dello spazio in cui si compie l'ultima mutazione". Infatti il prima e il dopo del moto continuo dipende dal prima e dopo dell'estensione, come spiega il medesimo Aristotele.
Ma quando il suo moto non è continuo, l'angelo può passare da un estremo all'altro senza percorrere lo spazio intermedio. Ed eccone la spiegazione. Fra due estremi, qualunque essi siano, ci sono infiniti luoghi intermedi: luoghi divisibili e luoghi indivisibili. Quanto ai luoghi indivisibili la cosa è chiara: poiché tra due punti qualsiasi ci sono infiniti punti intermedi, non potendo due punti susseguirsi l'uno all'altro, senza un punto intermedio, come Aristotele dimostra. - Quanto poi ai luoghi divisibili si deve affermare la stessa cosa. E se ne ha la dimostrazione esaminando il moto continuo dei corpi. Il corpo infatti non si muove da un luogo all'altro se non in un tempo determinato. Ora, in tutto il tempo che misura il moto di quel corpo non si possono trovare due istanti, nei quali il corpo in movimento non sia in due luoghi diversi: perché se per due istanti si trovasse in uno stesso luogo, ne seguirebbe che in quel punto sarebbe stato fermo. Star fermo infatti non significa altro che trovarsi allo stesso punto in un dato momento e nel momento precedente. Per il fatto quindi che tra il primo e l'ultimo istante del tempo che misura il moto vi sono infiniti istanti, è anche necessario che tra il primo luogo, da cui comincia il moto, e l'ultimo, in cui il moto si arresta, vi siano infiniti luoghi. - Ciò è manifesto anche dai sensi. Si abbia, p. es., un corpo di un palmo che debba percorrere lo spazio di due palmi: è chiaro che il primo luogo da cui si inizia il moto è di un palmo, e il luogo in cui termina è pure di un palmo. Evidentemente quando comincia a muoversi abbandona gradualmente il primo palmo e passa nel secondo. Ecco allora che si moltiplicano i luoghi intermedi man mano che si divide l'estensione del palmo: poiché ogni punto determinato nell'estensione del primo palmo è l'inizio di un luogo; e il punto così determinato nell'estensione dell'altro palmo è il termine di questo medesimo luogo. Ma essendo l'estensione divisibile all'infinito ed essendo potenzialmente infiniti i punti di ogni estensione, ne segue che tra due luoghi qualsiasi vi sono infiniti luoghi intermedi.
Ora, il soggetto mobile può oltrepassare l'infinità dei luoghi intermedi soltanto con un moto continuo: perché allora all'infinito potenziale dei luoghi intermedi corrisponde l'infinito potenziale del moto continuo. Se invece il moto non fosse continuo, tutte le parti del moto sarebbero attualmente distinte. E quindi se un qualsiasi soggetto mobile si muove con un moto non continuo, bisogna che non percorra tutti i luoghi intermedi, oppure che attraversi spazi intermedi attualmente infiniti: il che è impossibile. Perciò quando il loro moto non è continuo gli angeli non percorrono tutti gli spazi intermedi.
Ma questa cosa, cioè muoversi da un posto all'altro senza attraversare lo spazio intermedio, è possibile agli angeli non già ai corpi. Perché il corpo è commisurato al luogo ed è contenuto da esso: e quindi nel muoversi è soggetto alle leggi del luogo. La sostanza dell'angelo invece non è soggetta al luogo come contenuta da esso, ma è superiore al luogo e lo contiene: è perciò in suo potere congiungersi al luogo come vuole, percorrendo lo spazio intermedio o senza percorrerlo.

[30663] Iª q. 53 a. 2 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod locus Angeli non accipitur ei aequalis secundum magnitudinem, sed secundum contactum virtutis, et sic locus Angeli potest esse divisibilis, et non semper punctalis. Sed tamen loca media etiam divisibilia, sunt infinita, ut dictum est, sed consumuntur per continuitatem motus, ut patet ex praedictis.

 

[30663] Iª q. 53 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il luogo non viene commisurato all'angelo per l'estensione, ma per un contatto di virtù: perciò il luogo dell'angelo non è sempre un punto, ma può anche essere divisibile (ed esteso). Tuttavia i luoghi intermedi, anche se divisibili (ed estesi), sono infiniti, come si è detto: ma sono superati, si è visto, in forza della continuità del moto.

[30664] Iª q. 53 a. 2 ad 2
Ad secundum dicendum quod Angelus dum movetur localiter, applicatur eius essentia diversis locis, animae autem essentia non applicatur rebus quas cogitat, sed potius res cogitatae sunt in ipsa. Et ideo non est simile.

 

[30664] Iª q. 53 a. 2 ad 2
2. Quando l'angelo localmente si muove, la sua essenza viene a contatto con i diversi luoghi; invece l'essenza dell'anima non viene a contatto con le cose che pensa, ma piuttosto le cose pensate vengono a trovarsi in essa. Perciò il paragone non regge.

[30665] Iª q. 53 a. 2 ad 3
Ad tertium dicendum quod in motu continuo mutatum esse non est pars moveri, sed terminus unde oportet quod moveri sit ante mutatum esse. Et ideo oportet quod talis motus sit per medium. Sed in motu non continuo mutatum esse est pars, sicut unitas est pars numeri, unde successio diversorum locorum, etiam sine medio, constituit talem motum.

 

[30665] Iª q. 53 a. 2 ad 3
3. Nel moto continuo l'essere stato mosso non è una parte del moto, ma ne è il termine: è necessario quindi che il muoversi preceda l'essersi già mosso. Per questo è necessario che un tale moto avvenga attraverso lo spazio intermedio. Ma nel moto non continuo l'essersi di già mosso è parte (del moto), come l'unità fa parte del numero: e allora il succedersi dei diversi luoghi, anche se lo spazio intermedio non viene percorso, costituisce tale moto.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > Gli angeli > Il moto locale degli angeli > Se il moto degli angeli sia istantaneo


Prima pars
Quaestio 53
Articulus 3

[30666] Iª q. 53 a. 3 arg. 1
Ad tertium sic proceditur. Videtur quod motus Angeli sit in instanti. Quanto enim virtus motoris fuerit fortior, et mobile minus resistens motori, tanto motus est velocior. Sed virtus Angeli moventis seipsum, improportionabiliter excedit virtutem moventem aliquod corpus. Proportio autem velocitatum est secundum minorationem temporis. Omne autem tempus omni tempori proportionabile est. Si igitur aliquod corpus movetur in tempore, Angelus movetur in instanti.

 
Prima parte
Questione 53
Articolo 3

[30666] Iª q. 53 a. 3 arg. 1
SEMBRA che il moto degli angeli sia istantaneo. Infatti:
1. Quanto più è grande la virtù del motore, e quanto minore resistenza presenta il mobile ad esso, tanto più veloce è il moto. Ora, la virtù, per mezzo della quale l'angelo muove se stesso, supera senza proporzione la virtù che muove un corpo; d'altra parte le velocità sono proporzionali alla diminuzione del tempo. Invece ogni durata di tempo conserva una qualche proporzione con qualsiasi altra durata di tempo. Se quindi un corpo si muove nel tempo, l'angelo si muove istantaneamente.

[30667] Iª q. 53 a. 3 arg. 2
Praeterea, motus Angeli simplicior est quam aliqua mutatio corporalis. Sed aliqua mutatio corporalis est in instanti, ut illuminatio, tum quia non illuminatur aliquid successive, sicut calefit successive; tum quia radius non prius pertingit ad propinquum quam ad remotum. Ergo multo magis motus Angeli est in instanti.

 

[30667] Iª q. 53 a. 3 arg. 2
2. Il moto dell'angelo è più semplice di qualsiasi mutazione fisica. Ma ci sono delle mutazioni fisiche che avvengono in maniera istantanea, p. es., l'illuminazione: sia perché nessuna cosa viene illuminata progressivamente, come invece viene riscaldata; sia perché il raggio non giunge alle cose vicine prima di giungere a quelle lontane. Quindi a più forte ragione il moto dell'angelo si compie in un istante.

[30668] Iª q. 53 a. 3 arg. 3
Praeterea, si Angelus movetur in tempore de loco ad locum, manifestum est quod in ultimo instanti illius temporis est in termino ad quem, in toto autem tempore praecedenti, aut est in loco immediate praecedenti, qui accipitur ut terminus a quo; aut partim in uno et partim in alio. Si autem partim in uno et partim in alio, sequitur quod sit partibilis, quod est impossibile. Ergo in toto tempore praecedenti est in termino a quo. Ergo quiescit ibi, cum quiescere sit in eodem esse nunc et prius, ut dictum est. Et sic sequitur quod non moveatur nisi in ultimo instanti temporis.

 

[30668] Iª q. 53 a. 3 arg. 3
3. Se l'angelo si muove da un luogo all'altro in un tempo determinato, è chiaro che nell'ultimo istante di quel tempo si trova al punto di arrivo. In tutto il tempo precedente, poi, o si trova nel luogo immediatamente precedente, considerato come punto di partenza, oppure è con una parte in esso e con l'altra al punto di arrivo. Ma se si trova parte di qua e parte di là, ne segue che è divisibile: il che è falso. Dunque in tutto il tempo precedente si trova al punto di partenza. Ed ivi deve trovarsi fermo: essere fermo infatti significa trovarsi nello stesso luogo in un dato istante e in quello precedente, come già si è detto. Ne segue perciò che si muove solo nell'ultimo istante di quel tempo.

[30669] Iª q. 53 a. 3 s. c.
Sed contra, in omni mutatione est prius et posterius. Sed prius et posterius motus numeratur secundum tempus. Ergo omnis motus est in tempore, etiam motus Angeli; cum in eo sit prius et posterius.

 

[30669] Iª q. 53 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: In ogni mutazione c'è il prima e il dopo. Ma il prima e il dopo del moto sono distinti secondo il tempo. Perciò ogni moto avviene nel tempo, e quindi anche il moto dell'angelo, poiché in esso si dà il prima e il dopo.

[30670] Iª q. 53 a. 3 co.
Respondeo dicendum quod quidam dixerunt motum localem Angeli esse in instanti. Dicebant enim quod, cum Angelus movetur de uno loco ad alium, in toto tempore praecedenti Angelus est in termino a quo in ultimo autem instanti illius temporis est in termino ad quem. Nec oportet esse aliquod medium inter duos terminos; sicut non est aliquod medium inter tempus et terminum temporis. Inter duo autem nunc temporis, est tempus medium, unde dicunt quod non est dare ultimum nunc in quo fuit in termino a quo. Sicut in illuminatione, et in generatione substantiali ignis, non est dare ultimum instans in quo aer fuit tenebrosus, vel in quo materia fuit sub privatione formae ignis, sed est dare ultimum tempus, ita quod in ultimo illius temporis est vel lumen in aere, vel forma ignis in materia. Et sic illuminatio et generatio substantialis dicuntur motus instantanei. Sed hoc non habet locum in proposito. Quod sic ostenditur. De ratione enim quietis est quod quiescens non aliter se habeat nunc et prius, et ideo in quolibet nunc temporis mensurantis quietem, quiescens est in eodem et in primo, et in medio, et in ultimo. Sed de ratione motus est quod id quod movetur, aliter se habeat nunc et prius, et ideo in quolibet nunc temporis mensurantis motum, mobile se habet in alia et alia dispositione, unde oportet quod in ultimo nunc habeat formam quam prius non habebat. Et sic patet quod quiescere in toto tempore in aliquo, puta in albedine, est esse in illo in quolibet instanti illius temporis, unde non est possibile ut aliquid in toto tempore praecedenti quiescat in uno termino et postea in ultimo instanti illius temporis sit in alio termino. Sed hoc est possibile in motu, quia moveri in toto aliquo tempore, non est esse in eadem dispositione in quolibet instanti illius temporis. Igitur omnes huiusmodi mutationes instantaneae sunt termini motus continui, sicut generatio est terminus alterationis materiae, et illuminatio terminus motus localis corporis illuminantis. Motus autem localis Angeli non est terminus alicuius alterius motus continui, sed est per seipsum, a nullo alio motu dependens. Unde impossibile est dicere quod in toto tempore sit in aliquo loco, et in ultimo nunc sit in alio loco. Sed oportet assignare nunc in quo ultimo fuit in loco praecedenti. Ubi autem sunt multa nunc sibi succedentia, ibi de necessitate est tempus, cum tempus nihil aliud sit quam numeratio prioris et posterioris in motu. Unde relinquitur quod motus Angeli sit in tempore. In continuo quidem tempore, si sit motus eius continuus; in non continuo autem, si motus sit non continuus (utroque enim modo contingit esse motum Angeli, ut dictum est), continuitas enim temporis est ex continuitate motus, ut dicitur in IV Physic. Sed istud tempus, sive sit tempus continuum sive non, non est idem cum tempore quod mensurat motum caeli, et quo mensurantur omnia corporalia, quae habent mutabilitatem ex motu caeli. Motus enim Angeli non dependet ex motu caeli.

 

[30670] Iª q. 53 a. 3 co.
RISPONDO: Alcuni affermarono che il moto locale degli angeli è istantaneo. Dicevano infatti che l'angelo, quando si muove da un luogo all'altro, in tutto il tempo precedente si trova al punto di partenza, e nell'ultimo istante di quel tempo si trova al punto di arrivo. Né occorre che tra i due punti ve ne sia uno intermedio; come non vi è niente di intermedio tra il tempo e il suo termine. E siccome tra due istanti del tempo vi è un tempo intermedio, dicono che non si dà un ultimo istante in cui l'angelo si trovava ancora al punto di partenza. Allo stesso modo, nell'illuminazione e nella generazione del fuoco non si può trovare un ultimo istante in cui l'aria era oscura, o in cui la materia era priva della forma del fuoco: ma si dà un tempo ultimo, di modo che al termine di quel tempo c'è la luce nell'aria o la forma del fuoco nella materia. Per questo l'illuminazione e la generazione sostanziale sono considerati moti istantanei.
Ma queste riflessioni non fanno al caso nostro. Ed eccone la ragione. È proprietà essenziale dello stato di quiete che il soggetto quiescente non abbia a un dato momento una posizione diversa dalla precedente. Perciò in ogni istante del tempo che misura lo stato di quiete il soggetto quiescente è nella stessa posizione tanto al primo istante che nell'istante intermedio e nell'ultimo. Invece è proprio della essenza del moto, che quanto si muove abbia una disposizione sempre diversa da quella di prima: perciò in ogni istante del tempo, che misura il moto, il mobile muta disposizione. Ne segue perciò che nell'ultimo istante esso ha una forma che prima non aveva. È chiaro allora che rimanere immutato in qualche cosa, p. es., nella bianchezza, per tutto un tempo determinato, significa rimanere immutato in qualche cosa in ogni istante di quel tempo; non è dunque possibile che una cosa in tutto il tempo precedente permanga in una data disposizione, e che poi (solo) nell'ultimo istante di quel tempo si trovi ad avere un'altra disposizione. Ma ciò è possibile presupponendo il moto: perché il moto che si svolge per tutto un certo periodo di tempo esclude il permanere in una stessa disposizione in ogni istante di quel tempo. Per conseguenza tutte le mutazioni istantanee terminano dei moti continui: così la generazione è il termine dell'alterazione della materia, e l'illuminazione è il termine del moto locale del corpo illuminante. - Ma il moto locale degli angeli non è il termine di nessun altro moto continuo; ma sta a sé, non dipendendo da alcun altro moto. Quindi non si può dire che l'angelo si trovi per tutto un periodo di tempo in un dato luogo, e che nell'ultimo istante (di esso) si trovi in un altro luogo; ma va determinato l'ultimo istante in cui si trovava ancora nel luogo precedente. Ora, dove ci sono più istanti che si succedono, ivi necessariamente c'è il tempo: il tempo infatti non è altro che la misura del moto secondo il prima e il dopo. Ne segue che il moto dell'angelo si svolge nel tempo: nel tempo continuo, se il suo moto è continuo; nel tempo non continuo se il suo moto non è continuo (infatti il moto degli angeli può avvenire in due maniere, come abbiamo spiegato). La ragione si è che la continuità del tempo deriva dalla continuità del moto, come insegna Aristotele.
Ma questo tempo, sia esso continuo o discontinuo, non è il tempo che misura il moto dei cieli e da cui sono misurate le cose materiali, le quali debbono la loro mutabilità al moto del cielo. Infatti il moto degli angeli non dipende da quello del cielo.

[30671] Iª q. 53 a. 3 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod, si tempus motus Angeli non sit continuum, sed successio quaedam ipsorum nunc, non habebit proportionem ad tempus quod mensurat motum corporalium, quod est continuum, cum non sit eiusdem rationis. Si vero sit continuum, est quidem proportionabile, non quidem propter proportionem moventis et mobilis sed propter proportionem magnitudinum in quibus est motus. Et praeterea, velocitas motus Angeli non est secundum quantitatem suae virtutis; sed secundum determinationem suae voluntatis.

 

[30671] Iª q. 53 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Quando il tempo del moto angelico non è continuo, ma è una successione di istanti, non può avere una proporzione col tempo continuo che misura il moto delle cose materiali, perché non è della stessa natura. Quando invece è continuo, la proporzione esiste, non già perché sono proporzionati il motore e il mobile, ma perché sono proporzionate tra loro le estensioni in cui avviene il moto. - Inoltre (si noti che) la velocità del moto degli angeli non dipende dalla quantità della loro virtù, ma dalla determinazione della loro volontà.

[30672] Iª q. 53 a. 3 ad 2
Ad secundum dicendum quod illuminatio est terminus motus; et est alteratio, non motus localis ut intelligatur lumen moveri prius ad propinquum, quam ad remotum. Motus autem Angeli est localis, et non est terminus motus. Unde non est simile.

 

[30672] Iª q. 53 a. 3 ad 2
2. L'illuminazione è il termine del moto; ed è un'alterazione, non un moto locale, quasi che la luce raggiunga gli oggetti che sono vicini prima di raggiungere quelli che son lontani. Il moto dell'angelo invece è un moto locale e non il termine di un moto. Quindi il paragone non regge.

[30673] Iª q. 53 a. 3 ad 3
Ad tertium dicendum quod obiectio illa procedit de tempore continuo. Tempus autem motus Angeli potest esse non continuum. Et sic Angelus in uno instanti potest esse in uno loco, et in alio instanti in alio loco, nullo tempore intermedio existente. Si autem tempus motus Angeli sit continuum, Angelus in toto tempore praecedenti ultimum nunc, variatur per infinita loca, ut prius expositum est. Est tamen partim in uno locorum continuorum et partim in alio, non quod substantia illius sit partibilis; sed quia virtus sua applicatur ad partem primi loci et ad partem secundi, ut etiam supra dictum est.

 

[30673] Iª q. 53 a. 3 ad 3
3. L'obiezione si fonda sul tempo continuo. Ora, il tempo del moto angelico può anche non essere continuo. E in tal caso l'angelo può a un dato istante essere in un luogo, e nell'istante successivo in un altro luogo, senza tempo intermedio. - Quando poi il tempo del moto angelico è continuo, allora l'angelo in tutto il tempo che precede l'ultimo istante passa per infiniti luoghi, come si è spiegato di già. E tuttavia si trova parte in uno dei luoghi continui e parte in un altro; non già che la sua sostanza sia divisibile, ma perché la sua virtù prende contatto con una parte del primo luogo e con una parte del secondo, come abbiamo già visto.

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