I, 51

Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > Gli angeli > Gli angeli e i corpi


Prima pars
Quaestio 51
Prooemium

[30598] Iª q. 51 pr.
Deinde quaeritur de Angelis per comparationem ad corporalia. Et primo, de comparatione Angelorum ad corpora; secundo, de comparatione Angelorum ad loca corporalia; tertio, de comparatione Angelorum ad motum localem. Circa primum quaeruntur tria.
Primo, utrum Angeli habeant corpora naturaliter sibi unita.
Secundo, utrum assumant corpora.
Tertio, utrum in corporibus assumptis exerceant opera vitae.

 
Prima parte
Questione 51
Proemio

[30598] Iª q. 51 pr.
Tratteremo ora degli angeli in rapporto agli esseri corporei. Primo, degli angeli in relazione ai corpi; secondo, degli angeli nei loro rapporti con lo spazio materiale; terzo, degli angeli in relazione al moto locale.
Intorno alla prima questione si pongono tre quesiti:

1. Se gli angeli siano uniti naturalmente a dei corpi;
2. Se possano assumere dei corpi;
3. Se nei corpi assunti compiano delle operazioni vitali.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > Gli angeli > Gli angeli e i corpi > Se gli angeli siano uniti naturalmente a dei corpi


Prima pars
Quaestio 51
Articulus 1

[30599] Iª q. 51 a. 1 arg. 1
Ad primum sic proceditur. Videtur quod Angeli habeant corpora naturaliter sibi unita. Dicit enim Origenes, in libro peri archon, solius Dei, idest patris et filii et spiritus sancti, naturae illud proprium est, ut sine materiali substantia et absque ulla corporeae adiectionis societate, intelligatur existere. Bernardus etiam dicit, in VI homilia super Cant., demus Deo soli, sicut immortalitatem sic incorporeitatem, cuius natura sola neque propter se neque propter alium, solatio indiget instrumenti corporei. Liquet autem omnem spiritum creatum corporeo indigere solatio. Augustinus etiam dicit, super Gen. ad Litt., Daemones aerea dicuntur animalia, quia corporum aereorum natura vigent. Eadem autem est natura Daemonis et Angeli. Ergo Angeli habent corpora naturaliter sibi unita.

 
Prima parte
Questione 51
Articolo 1

[30599] Iª q. 51 a. 1 arg. 1
SEMBRA che gli angeli siano uniti naturalmente a dei corpi. Infatti:
1. Origene afferma: "L'esistere senza una sostanza materiale e senz'alcuna aggiunta corporea è proprio della sola natura di Dio, ossia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". - Anche S. Bernardo dice: "Attribuiamo soltanto a Dio tanto l'immaterialità che l'incorporeità; poiché solo la sua natura non ha bisogno né direttamente né indirettamente dell'aiuto d'uno strumento corporeo. È evidente invece che ogni spirito creato ha bisogno dell'aiuto di un corpo". E S. Agostino: "I demoni sono chiamati animali dell'aria, perché sono naturalmente dotati di corpi aerei". Ma la natura del demonio è identica a quella dell'angelo. Dunque gli angeli sono uniti naturalmente ai corpi.

[30600] Iª q. 51 a. 1 arg. 2
Praeterea, Gregorius, in homilia Epiphaniae, nominat Angelum rationale animal. Omne autem animal componitur ex corpore et anima. Ergo Angeli habent corpora naturaliter sibi unita.

 

[30600] Iª q. 51 a. 1 arg. 2
2. S. Gregorio chiama l'angelo "animale ragionevole". Ora, ogni animale è composto di corpo e di anima. Dunque gli angeli sono naturalmente uniti a dei corpi.

[30601] Iª q. 51 a. 1 arg. 3
Praeterea, perfectior est vita in Angelis quam in animabus. Sed anima non solum vivit, sed etiam vivificat corpus. Ergo Angeli vivificant corpora naturaliter sibi unita.

 

[30601] Iª q. 51 a. 1 arg. 3
3. La vita degli angeli è più perfetta di quella delle anime. Ora, l'anima non soltanto vive, ma vivifica altresì il corpo. Dunque anche gli angeli vivificano dei corpi ad essi congiunti.

[30602] Iª q. 51 a. 1 s. c.
Sed contra est quod dicit Dionysius, IV cap. de Div. Nom., quod Angeli sicut incorporales intelliguntur.

 

[30602] Iª q. 51 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Dionigi afferma che gli angeli sono concepiti "come esseri incorporei".

[30603] Iª q. 51 a. 1 co.
Respondeo dicendum quod Angeli non habent corpora sibi naturaliter unita. Quod enim accidit alicui naturae, non invenitur universaliter in natura illa, sicut habere alas, quia non est de ratione animalis, non convenit omni animali. Cum autem intelligere non sit actus corporis nec alicuius virtutis corporeae, ut infra patebit, habere corpus unitum non est de ratione substantiae intellectualis inquantum huiusmodi, sed accidit alicui substantiae intellectuali propter aliquid aliud; sicut humanae animae competit uniri corpori, quia est imperfecta et in potentia existens in genere intellectualium substantiarum, non habens in sui natura plenitudinem scientiae, sed acquirens eam per sensus corporeos a sensibilibus rebus, ut infra dicetur. In quocumque autem genere invenitur aliquid imperfectum, oportet praeexistere aliquid perfectum in genere illo. Sunt igitur aliquae substantiae perfectae intellectuales in natura intellectuali, non indigentes acquirere scientiam a sensibilibus rebus. Non igitur omnes substantiae intellectuales sunt unitae corporibus; sed aliquae sunt a corporibus separatae. Et has dicimus Angelos.

 

[30603] Iª q. 51 a. 1 co.
RISPONDO: Gli angeli non possono essere uniti naturalmente a dei corpi. Infatti ciò che conviene accidentalmente ad una natura non si trova universalmente nella natura stessa. Avere le ali, p. es., non è una caratteristica essenziale dell'animale, perciò non appartiene a tutti gli animali. Ora, poiché l'intendere, come vedremo, non è un'operazione del corpo né di alcuna facoltà corporea, la sostanza intellettiva, in quanto tale, non richiede essenzialmente di essere unita ad un corpo; ma ciò può capitare a qualche sostanza intellettiva per altri motivi. All'anima umana, p. es., si addice di essere unita al corpo perché è imperfetta, ossia in potenza, in quanto sostanza intellettiva: essa infatti, come vedremo in seguito, non possiede per natura la pienezza della conoscenza, ma deve acquistarla dalle cose sensibili per mezzo dei sensi corporei. Ora, se si trova in un dato genere alcunché di imperfetto, bisogna pur che preesista un modello perfetto di quello stesso genere. Vi saranno quindi delle sostanze intellettive, perfette quanto alla loro natura intellettiva, che non hanno bisogno di ricavare la loro conoscenza dalle cose sensibili. Perciò non tutte le sostanze intelligenti sono unite a dei corpi, ma ne esistono alcune del tutto separate. Sono appunto quelle che noi chiamiamo angeli.

[30604] Iª q. 51 a. 1 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod, sicut supra dictum est, quorundam opinio fuit quod omne ens esset corpus. Et ex hac existimatione derivatum videtur, quod aliqui existimaverunt nullas substantias incorporeas esse nisi corporibus unitas; adeo quod quidam etiam posuerunt Deum esse animam mundi, ut Augustinus narrat in VII de Civ. Dei. Sed quia hoc fidei Catholicae repugnat, quae ponit Deum super omnia exaltatum, secundum illud Psalmi VIII, elevata est magnificentia tua super caelos, Origenes, hoc de Deo dicere recusans, de aliis secutus est aliorum opinionem; sicut et in multis aliis deceptus fuit, sequens antiquorum philosophorum opiniones. Verbum autem Bernardi potest exponi, quod spiritus creati indigeant corporali instrumento, non naturaliter unito, sed ad aliquid assumpto, ut infra dicetur. Augustinus autem loquitur non asserendo, sed opinione Platonicorum utens, qui ponebant esse quaedam animalia aerea, quae Daemones nominabant.

 

[30604] Iª q. 51 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Come già dicemmo, alcuni opinarono che ogni ente fosse corporeo. Altri poi, partendo, a quanto sembra, da questo presupposto, pensarono che non ci potesse essere alcuna sostanza incorporea separata dal corpo; alcuni, anzi, giunsero fino ad affermare che Dio è l'anima del mondo, come riferisce S. Agostino. Ma siccome quest'ultima opinione è incompatibile con la fede cattolica, secondo la quale Dio s'innalza al di sopra di tutte le cose ("La tua magnificenza", dicono i Salmi, "s'innalza al di sopra dei cieli"), Origene non volle affermare ciò di Dio, ma sostenne tale dottrina quanto alle altre sostanze intellettive. Ma in questo, come in molti altri punti, egli s'ingannò seguendo le opinioni degli antichi filosofi. - Il passo di S. Bernardo si può interpretare nel senso che gli spiriti hanno bisogno di uno strumento corporeo che, senza essere loro naturalmente unito, viene da essi usato per qualche scopo particolare, come diremo in seguito. - S. Agostino poi non espone il suo pensiero, ma riferisce l'opinione dei platonici, i quali ammettevano l'esistenza di certi animali composti di aria che chiamavano demoni.

[30605] Iª q. 51 a. 1 ad 2
Ad secundum dicendum quod Gregorius nominat Angelum rationale animal metaphorice, propter similitudinem rationis.

 

[30605] Iª q. 51 a. 1 ad 2
2. S. Gregorio chiama l'angelo animale ragionevole in senso metaforico, per la somiglianza (che ha il suo intelletto) con la ragione.

[30606] Iª q. 51 a. 1 ad 3
Ad tertium dicendum quod vivificare effective simpliciter perfectionis est. Unde et Deo convenit secundum illud I Reg. II, dominus mortificat et vivificat. Sed vivificare formaliter est substantiae quae est pars alicuius naturae, et non habentis in se integram naturam speciei. Unde substantia intellectualis quae non est unita corpori, est perfectior quam ea quae est corpori unita.

 

[30606] Iª q. 51 a. 1 ad 3
3. Vivificare come causa efficiente della vita è una perfezione pura, e quindi conviene anche a Dio, conforme al detto della Scrittura: "Il Signore dà la morte e la vita". Al contrario, vivificare come causa formale della vita è proprio di quelle sostanze che non hanno in sé tutta la natura di una specie, ma che di essa fanno soltanto parte. Perciò la sostanza intellettiva che non è unita ad un corpo è più perfetta di quella che è ad esso congiunta.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > Gli angeli > Gli angeli e i corpi > Se gli angeli possano assumere dei corpi


Prima pars
Quaestio 51
Articulus 2

[30607] Iª q. 51 a. 2 arg. 1
Ad secundum sic proceditur. Videtur quod Angeli non assumant corpora. In opere enim Angeli nihil est superfluum; sicut neque in opere naturae. Sed superfluum esset quod Angeli corpora assumerent, Angelus enim non indiget corpore, cum eius virtus omnem virtutem corporis excedat. Ergo Angelus non assumit corpus.

 
Prima parte
Questione 51
Articolo 2

[30607] Iª q. 51 a. 2 arg. 1
SEMBRA che gli angeli non possano assumere dei corpi. Infatti:
1. Nell'operazione dell'angelo, come in quella della natura, non vi è nulla di superfluo. Ora, è superfluo per gli angeli assumere dei corpi: l'angelo infatti non ha bisogno del corpo, poiché la sua virtù trascende ogni energia materiale. Dunque l'angelo non può assumere un corpo.

[30608] Iª q. 51 a. 2 arg. 2
Praeterea, omnis assumptio ad aliquam unionem terminatur, quia assumere dicitur quasi ad se sumere. Sed corpus non unitur Angelo ut formae, sicut dictum est. Ex eo autem quod unitur sibi ut motori, non dicitur assumi, alioquin sequeretur quod omnia corpora mota ab Angelis, essent ab eis assumpta. Ergo Angeli non assumunt corpora.

 

[30608] Iª q. 51 a. 2 arg. 2
2. Ogni assunzione include una certa unione: infatti la parola (latina) assumere deriva da ad se sumere (ossia: prendere con sé). Ma il corpo, come si è detto, non può essere unito all'angelo come a una forma. Se poi il corpo è unito all'angelo come a suo motore, non si può dire che sia assunto: ne seguirebbe, in tal caso, che tutti i corpi mossi dagli angeli sarebbero assunti da essi. Dunque gli angeli non possono assumere dei corpi.

[30609] Iª q. 51 a. 2 arg. 3
Praeterea, Angeli non assumunt corpora de terra vel aqua, quia non subito disparerent; neque iterum de igne, quia comburerent ea quae contingerent; neque iterum ex aere, quia aer infigurabilis est et incolorabilis. Ergo Angeli corpora non assumunt.

 

[30609] Iª q. 51 a. 2 arg. 3
3. Gli angeli non possono assumere dei corpi composti di terra o di acqua: poiché in tal caso non potrebbero sparire all'improvviso; e neppure assumono dei corpi di fuoco poiché brucerebbero tutto ciò che toccano; ma neanche corpi aerei, poiché l'aria non ha né figura né colore. Dunque gli angeli non assumono dei corpi.

[30610] Iª q. 51 a. 2 s. c.
Sed contra est quod Augustinus dicit, XVI de Civ. Dei, quod Angeli in assumptis corporibus Abrahae apparuerunt.

 

[30610] Iª q. 51 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: S. Agostino asserisce che gli angeli apparvero ad Abramo mediante corpi assunti da essi.

[30611] Iª q. 51 a. 2 co.
Respondeo dicendum quod quidam dixerunt Angelos nunquam corpora assumere, sed omnia quae in Scripturis divinis leguntur de apparitionibus Angelorum, contigisse in visione prophetiae, hoc est secundum imaginationem. Sed hoc repugnat intentioni Scripturae. Illud enim quod imaginaria visione videtur, est in sola imaginatione videntis, unde non videtur indifferenter ab omnibus. Scriptura autem divina sic introducit interdum Angelos apparentes, ut communiter ab omnibus viderentur; sicut Angeli apparentes Abrahae, visi sunt ab eo et tota familia eius, et a Loth, et a civibus Sodomorum. Similiter Angelus qui apparuit Tobiae, ab omnibus videbatur. Ex quo manifestum fit huiusmodi contigisse secundum corpoream visionem, qua videtur id quod positum est extra videntem, unde ab omnibus videri potest. Tali autem visione non videtur nisi corpus. Cum igitur Angeli neque corpora sint, neque habeant corpora naturaliter sibi unita, ut ex dictis patet, relinquitur quod interdum corpora assumant.

 

[30611] Iª q. 51 a. 2 co.
RISPONDO: Alcuni insegnarono che gli angeli non assumono mai dei corpi. Secondo costoro tutte le apparizioni angeliche narrate dalla Scrittura sarebbero avvenute sotto forma di visione profetica, ossia fantastica. - Ora, tale interpretazione viene a urtare contro il senso genuino della Scrittura. Infatti ciò che si vede nella visione immaginaria si trova soltanto nell'immaginazione del veggente, e perciò non è visto da tutti indistintamente. Invece talvolta la Scrittura ci parla di apparizioni di angeli visti indistintamente da tutti. Così gli angeli apparsi ad Abramo furono visti da lui, da tutta la sua famiglia, da Lot e dai cittadini di Sodoma. Anche l'angelo apparso a Tobia era visto da tutti. È chiaro dunque che tutte queste apparizioni furono oggetto di visione corporea, con la quale si coglie una cosa esterna a chi vede, e perciò visibile a tutti. Ma per mezzo di tale visione non si può cogliere se non ciò che è corporeo. Ora, poiché gli angeli, come già si è visto, non sono corpi e neppure sono uniti naturalmente a dei corpi, si deve concludere che essi talora assumono dei corpi.

[30612] Iª q. 51 a. 2 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod Angeli non indigent corpore assumpto propter seipsos, sed propter nos; ut familiariter cum hominibus conversando, demonstrent intelligibilem societatem quam homines expectant cum eis habendam in futura vita. Hoc etiam quod Angeli corpora assumpserunt in veteri testamento, fuit quoddam figurale indicium quod verbum Dei assumpturum esset corpus humanum, omnes enim apparitiones veteris testamenti ad illam apparitionem ordinatae fuerunt, qua filius Dei apparuit in carne.

 

[30612] Iª q. 51 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Gli angeli non per se stessi han bisogno di un corpo assunto, ma per noi; poiché trattando familiarmente con gli uomini rendono certa a questi ultimi quella compagnia spirituale che gli uomini attendono di conseguire con essi nella vita futura. - Inoltre le assunzioni di corpi da parte degli angeli avvenute nel Vecchio Testamento erano un indizio simbolico della futura assunzione del corpo umano da parte del Verbo divino. Tutte le apparizioni del Vecchio Testamento erano infatti ordinate all'apparizione con la quale il Figlio di Dio si rese visibile nella carne.

[30613] Iª q. 51 a. 2 ad 2
Ad secundum dicendum quod corpus assumptum unitur Angelo, non quidem ut formae, neque solum ut motori; sed sicut motori repraesentato per corpus mobile assumptum. Sicut enim in sacra Scriptura proprietates rerum intelligibilium sub similitudinibus rerum sensibilium describuntur, ita corpora sensibilia divina virtute sic formantur ab Angelis, ut congruant ad repraesentandum Angeli intelligibiles proprietates. Et hoc est Angelum assumere corpus.

 

[30613] Iª q. 51 a. 2 ad 2
2. Il corpo assunto viene unito all'angelo non già come a una forma, e neppure come a un semplice motore; ma come a un motore fatto palese dal corpo mobile assunto. Infatti, come nella sacra Scrittura sono descritte, mediante rappresentazioni sensibili, le proprietà delle cose spirituali, così gli angeli possono formarsi per virtù divina dei corpi sensibili, atti a rappresentare le proprietà spirituali dell'angelo. E per gli angeli assumere un corpo è proprio questo.

[30614] Iª q. 51 a. 2 ad 3
Ad tertium dicendum quod, licet aer, in sua raritate manens, non retineat figuram neque colorem; quando tamen condensatur, et figurari et colorari potest, sicut patet in nubibus. Et sic Angeli assumunt corpora ex aere, condensando ipsum virtute divina, quantum necesse est ad corporis assumendi formationem.

 

[30614] Iª q. 51 a. 2 ad 3
3. Sebbene l'aria nel suo stato normale di rarefazione non possa avere né figura né colore, tuttavia quando venga condensata può prendere figura e colore, come lo dimostrano le nubi. In tal modo gli angeli assumono dei corpi aerei, condensando l'aria, per virtù divina, quanto è necessario alla configurazione del corpo che essi vogliono assumere.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > Gli angeli > Gli angeli e i corpi > Se gli angeli esercitino nei corpi assunti operazioni vitali


Prima pars
Quaestio 51
Articulus 3

[30615] Iª q. 51 a. 3 arg. 1
Ad tertium sic proceditur. Videtur quod Angeli in corporibus assumptis opera vitae exerceant. Angelos enim veritatis non decet aliqua fictio. Esset autem fictio, si corpus ab eis assumptum, quod vivum videtur et opera vitae habens, non haberet huiusmodi. Ergo Angeli in assumpto corpore opera vitae exercent.

 
Prima parte
Questione 51
Articolo 3

[30615] Iª q. 51 a. 3 arg. 1
SEMBRA che gli angeli esercitino nei corpi assunti operazioni vitali. Infatti:
1. Agli angeli, messaggeri della verità, non s'addice alcuna finzione. Ora, nel caso che il corpo da essi assunto, pur sembrando vivo e dotato di operazioni vitali, non compisse in realtà tali funzioni, ci sarebbe un inganno. Dunque gli angeli esercitano le funzioni vitali nei corpi che assumono.

[30616] Iª q. 51 a. 3 arg. 2
Praeterea, in operibus Angeli non sunt aliqua frustra. Frustra autem in corpore assumpto per Angelum formarentur oculi et nares et alia sensuum instrumenta, nisi per ea Angelus sentiret. Ergo Angelus sentit per corpus assumptum. Quod est propriissimum opus vitae.

 

[30616] Iª q. 51 a. 3 arg. 2
2. Nelle opere dell'angelo non vi è nulla di inutile. Ora, sarebbe inutile nel corpo assunto dall'angelo la figura degli occhi, del naso e degli altri organi dei sensi, se l'angelo non avesse le relative sensazioni per mezzo di questi organi. Dunque l'angelo mediante il corpo che assume ha delle sensazioni. Funzione questa quanto mai vitale.

[30617] Iª q. 51 a. 3 arg. 3
Praeterea, moveri motu processivo est unum de operibus vitae, ut patet in II de anima. Manifeste autem Angeli apparent in assumptis corporibus moveri. Dicitur enim Gen. XVIII, quod Abraham simul gradiebatur, deducens Angelos qui ei apparuerant. Et Angelus Tobiae quaerenti, nosti viam quae ducit in civitatem Medorum? Respondit, novi, et omnia itinera eius frequenter ambulavi. Ergo Angeli in corporibus assumptis frequenter exercent opera vitae.

 

[30617] Iª q. 51 a. 3 arg. 3
3. Muoversi da un posto a un altro è uno degli atti vitali, come dimostra Aristotele. Ora, gli angeli manifestamente si muovono nei corpi assunti. Infatti nella Genesi è detto che Abramo "accomiatando gli angeli" che gli erano apparsi, "camminava con essi". E a Tobia che gli chiedeva: "Conosci tu la strada che conduce al paese dei Medi?", l'angelo rispose: "La conosco e sovente ho battuto tutte quelle strade". Dunque gli angeli compiono spesso nei corpi assunti delle operazioni vitali.

[30618] Iª q. 51 a. 3 arg. 4
Praeterea, locutio est opus viventis, fit enim per vocem, quae est sonus ab ore animalis prolatus ut dicitur in II de anima. Manifestum est autem ex multis locis Scripturae, Angelos in assumptis corporibus locutos fuisse. Ergo in corporibus assumptis exercent opera vitae.

 

[30618] Iª q. 51 a. 3 arg. 4
4. Parlare è un'operazione vitale che si compie per mezzo della voce, la quale, al dire del Filosofo, è un suono emesso dalla bocca dell'animale. Ora, è evidente da molti passi della Scrittura che gli angeli si sono serviti dei corpi assunti per parlare. Dunque gli angeli nei corpi assunti esercitano operazioni vitali.

[30619] Iª q. 51 a. 3 arg. 5
Praeterea, comedere est proprium opus animalis, unde dominus post resurrectionem, in argumentum resumptae vitae, cum discipulis manducavit, ut habetur Lucae ultimo. Sed Angeli in assumptis corporibus apparentes comederunt, et Abraham eis cibos obtulit, quos tamen prius adoraverat, ut habetur Gen. XVIII. Ergo Angeli in assumptis corporibus exercent opera vitae.

 

[30619] Iª q. 51 a. 3 arg. 5
5. Mangiare è un'operazione propria dell'animale; perciò il Signore, come si legge in S. Luca, dopo la resurrezione mangiò con i suoi discepoli, per dimostrare di aver ripreso la vita. Ora, gli angeli in certe apparizioni con i corpi assunti mangiarono: leggiamo infatti nella Genesi che Abramo, dopo aver adorato gli angeli, offrì loro dei cibi. Dunque gli angeli nei corpi assunti compiono operazioni vitali.

[30620] Iª q. 51 a. 3 arg. 6
Praeterea, generare hominem est actus vitae. Sed hoc competit Angelis in assumptis corporibus dicitur enim Gen. VI, postquam ingressi sunt filii Dei ad filias hominum, illaeque genuerunt, isti sunt potentes a saeculo viri famosi. Ergo Angeli exercent opera vitae in corporibus assumptis.

 

[30620] Iª q. 51 a. 3 arg. 6
6. Generare un uomo è un atto vitale. Ma ciò fecero gli angeli per mezzo dei corpi assunti. Si legge infatti nella Genesi: "Dopo che i figli di Dio si congiunsero alle figlie degli uomini, ed esse generarono, (ne vennero) questi uomini forti e robusti, famosi nei secoli". Dunque gli angeli nei corpi assunti esercitano funzioni vitali.

[30621] Iª q. 51 a. 3 s. c.
Sed contra, corpora assumpta ab Angelis non vivunt, ut supra dictum est. Ergo nec opera vitae per ea exerceri possunt.

 

[30621] Iª q. 51 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: I corpi assunti dagli angeli non vivono, come abbiamo visto sopra. Dunque gli angeli non possono compiere operazioni vitali nei corpi assunti.

[30622] Iª q. 51 a. 3 co.
Respondeo dicendum quod quaedam opera viventium habent aliquid commune cum aliis operibus, ut locutio, quae est opus viventis, convenit cum aliis sonis inanimatorum, inquantum est sonus; et progressio cum aliis motibus, inquantum est motus. Quantum ergo ad id quod est commune utrisque operibus, possunt opera vitae fieri ab Angelis per corpora assumpta. Non autem quantum ad id quod est proprium viventium, quia secundum philosophum, in libro de Somn. et Vig., cuius est potentia, eius est actio; unde nihil potest habere opus vitae, quod non habet vitam, quae est potentiale principium talis actionis.

 

[30622] Iª q. 51 a. 3 co.
RISPONDO: Ci sono delle funzioni vitali che hanno delle somiglianze con altre operazioni (di cose inanimate): parlare, p. es., è funzione vitale, ma in quanto suono somiglia ad altri suoni degli esseri inanimati; così il camminare, in quanto moto somiglia ad altri movimenti. Perciò le operazioni vitali possono essere compiute dagli angeli nei corpi assunti per quello che esse hanno di comune con le operazioni delle cose inanimate, ma non possono essere compiute in quello che è proprio degli esseri viventi. Infatti, secondo l'insegnamento di Aristotele, "l'atto può esclusivamente trovarsi nel soggetto in cui si trova la potenza corrispondente": perciò nessuna cosa può compiere un'operazione vitale, se non possiede la vita che è il principio potenziale di siffatta operazione.

[30623] Iª q. 51 a. 3 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod, sicut non est contra veritatem quod in Scriptura intelligibilia sub figuris sensibilibus describuntur, quia hoc non dicitur ad adstruendum quod intelligibilia sint sensibilia, sed per figuras sensibilium proprietates intelligibilium secundum similitudinem quandam dantur intelligi; ita non repugnat veritati sanctorum Angelorum quod corpora ab eis assumpta videntur homines viventes, licet non sint. Non enim assumuntur nisi ut per proprietates hominis et operum hominis. Spirituales proprietates Angelorum et eorum spiritualia opera designentur. Quod non ita congrue fieret, si veros homines assumerent, quia proprietates eorum ducerent in ipsos homines, non in Angelos.

 

[30623] Iª q. 51 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Non è contrario alla verità l'uso della Scrittura di descrivere le cose spirituali per mezzo di figure desunte dalle cose sensibili; poiché tali figure non vengono usate allo scopo di far credere che le cose spirituali sono sensibili, ma solo per farci comprendere certe proprietà delle cose spirituali per mezzo di figure sensibili, che hanno con quelle una qualche somiglianza. Perciò non è incompatibile con la veracità degli angeli santi il fatto che i corpi da essi assunti sembrano uomini viventi, per quanto in realtà non lo siano. I corpi infatti sono assunti dagli angeli all'unico scopo di rappresentare, per mezzo delle proprietà e delle operazioni dell'uomo, le proprietà spirituali degli angeli e le loro spirituali operazioni. Se invece assumessero dei veri uomini, lo scopo suddetto sarebbe raggiunto in maniera non troppo felice: poiché le proprietà dei corpi assunti non ci farebbero conoscere gli angeli, ma nient'altro che degli uomini.

[30624] Iª q. 51 a. 3 ad 2
Ad secundum dicendum quod sentire est totaliter opus vitae, unde nullo modo est dicendum quod Angeli per organa assumptorum corporum sentiant. Nec tamen superflue sunt formata. Non enim ad hoc sunt formata, ut per ea sentiatur, sed ad hoc ut per huiusmodi organa virtutes spirituales Angelorum designentur; sicut per oculum designatur virtus cognitiva Angeli, et per alia membra aliae eius virtutes, ut Dionysius docet, ult. cap. Cael. Hier.

 

[30624] Iª q. 51 a. 3 ad 2
2. La sensazione è un'operazione del tutto vitale: quindi non si può dire in nessun modo che gli angeli sentono per mezzo degli organi dei corpi assunti. Non ne segue tuttavia che sia superflua la raffigurazione di tali organi. Essi infatti non vengono concessi alla loro figura per servire alla sensazione, ma solo per designare le facoltà spirituali degli angeli. Così, secondo l'insegnamento di Dionigi, l'occhio designa la virtù conoscitiva dell'angelo, e gli altri organi ne indicano le altre facoltà.

[30625] Iª q. 51 a. 3 ad 3
Ad tertium dicendum quod motus qui est a motore coniuncto, est proprium opus vitae. Sic autem non moventur corpora assumpta ab eis, quia Angeli non sunt eorum formae. Moventur tamen Angeli per accidens, motis huiusmodi corporibus, cum sint in eis sicut motores in mobilibus, et ita sunt hic quod non alibi, quod de Deo dici non potest. Unde licet Deus non moveatur, motis his in quibus est, quia ubique est; Angeli tamen moventur per accidens ad motum corporum assumptorum. Non autem ad motum corporum caelestium, etiamsi sint in eis sicut motores in mobilibus, quia corpora caelestia non recedunt de loco secundum totum; nec determinatur spiritui moventi orbem locus secundum aliquam determinatam partem substantiae orbis, quae nunc est in oriente, nunc in occidente; sed secundum determinatum situm, quia semper est in oriente virtus movens, ut dicitur in VIII Physic.

 

[30625] Iª q. 51 a. 3 ad 3
3. Il moto causato da un motore (formalmente) congiunto è una operazione propriamente vitale. Ma i corpi assunti dagli angeli non vengono mossi in questa maniera, poiché gli angeli non ne costituiscono le forme. Tuttavia quando i corpi assunti si muovono, gli angeli, che si trovano in essi come motori nei rispettivi corpi mobili, indirettamente si muovono; poiché mentre stanno in un posto non possono essere altrove: il che non può dirsi di Dio. Quindi, sebbene Dio, che è dovunque, non si sposti anche se si muovono le cose in cui egli si trova, gli angeli però indirettamente si muovono secondo il moto dei corpi assunti. Non si muovono invece secondo il moto dei corpi celesti, sebbene si trovino in questi come motori, poiché i corpi celesti, considerati nella loro totalità, non abbandonano mai il luogo in cui si trovano. Inoltre allo spirito che muove una sfera non viene fissato un luogo corrispondente ad un punto determinato della sfera stessa, il quale si troverà ora ad oriente ed ora ad occidente, ma una sede fissa, poiché la virtù motrice si trova sempre a oriente, come dice Aristotele.

[30626] Iª q. 51 a. 3 ad 4
Ad quartum dicendum quod Angeli proprie non loquuntur per corpora assumpta, sed est aliquid simile locutioni, inquantum formant sonos in aere similes vocibus humanis.

 

[30626] Iª q. 51 a. 3 ad 4
4. Gli angeli, propriamente, non parlano per mezzo dei corpi assunti: ma causano qualche cosa di simile alla parola, producendo nell'aria dei suoni, simili a quelli prodotti dalle voci umane.

[30627] Iª q. 51 a. 3 ad 5
Ad quintum dicendum quod nec etiam comedere, proprie loquendo, Angelis convenit, quia comestio importat sumptionem cibi convertibilis in substantiam comedentis. Et quamvis in corpus Christi post resurrectionem cibus non converteretur, sed resolveretur in praeiacentem materiam, tamen Christus habebat corpus talis naturae in quod posset cibus converti, unde fuit vera comestio. Sed cibus assumptus ab Angelis neque convertebatur in corpus assumptum, neque corpus illud talis erat naturae in quod posset alimentum converti, unde non fuit vera comestio, sed figurativa spiritualis comestionis. Et hoc est quod Angelus dixit, Tob. XII, cum essem vobiscum, videbar quidem manducare et bibere, sed ego potu invisibili et cibo utor. Abraham autem obtulit eis cibos, existimans eos homines esse; in quibus tamen Deum venerabatur, sicut solet Deus esse in prophetis, ut Augustinus dicit, XVI de Civ. Dei.

 

[30627] Iª q. 51 a. 3 ad 5
5. Anche l'azione del mangiare, propriamente parlando, non può convenire agli angeli, poiché chi mangia ingerisce del cibo che tende a trasformare nella propria sostanza. Così quantunque il cibo ingerito dal corpo di Cristo dopo la resurrezione non si sia trasformato nel corpo di lui, ma si sia risolto nei primi elementi, tuttavia il Cristo aveva un corpo di tale natura che il cibo avrebbe potuto trasformarsi in esso; perciò vi fu in quel caso una vera manducazione. Ora, trattandosi degli angeli, né il cibo da essi ingerito si trasformava nel corpo assunto, né la natura di questo cibo ammetteva una simile trasformazione. Non si trattava quindi di una vera manducazione, ma piuttosto di una figura della refezione spirituale. Dice infatti l'angelo nel libro di Tobia: "Quando ero con voi, a voi sembrava che io mangiassi e bevessi, ma io ho un cibo e una bevanda invisibili". - Abramo poi offrì dei cibi agli angeli, avendoli scambiati per uomini: egli, a dire di S. Agostino, intendeva così di onorare Dio presente nella loro persona, "come è presente nei profeti".

[30628] Iª q. 51 a. 3 ad 6
Ad sextum dicendum quod, sicut Augustinus dicit, XV de Civ. Dei, multi se expertos, vel ab expertis audisse confirmant, Silvanos et Faunos, quos vulgus incubos vocat, improbos saepe extitisse mulieribus et earum expetisse atque peregisse concubitum. Unde hoc negare impudentiae videtur. Sed Angeli Dei sancti nullo modo sic labi ante diluvium potuerunt. Unde per filios Dei intelliguntur filii Seth, qui boni erant, filias autem hominum nominat Scriptura eas quae natae erant de stirpe Cain. Neque mirandum est quod de eis gigantes nasci potuerunt, neque enim omnes gigantes fuerunt, sed multo plures ante diluvium quam post. Si tamen ex coitu Daemonum aliqui interdum nascuntur, hoc non est per semen ab eis decisum, aut a corporibus assumptis, sed per semen alicuius hominis ad hoc acceptum, utpote quod idem Daemon qui est succubus ad virum, fiat incubus ad mulierem; sicut et aliarum rerum semina assumunt ad aliquarum rerum generationem, ut Augustinus dicit, III de Trin.; ut sic ille qui nascitur non sit filius Daemonis, sed illius hominis cuius est semen acceptum.

 

[30628] Iª q. 51 a. 3 ad 6
6. S. Agostino insegna: "Molti hanno constatato, o affermano di aver sentito da quelli che l'hanno constatato, che i Silvani e i Fauni, detti comunemente incubi, sono stati sovente lascivi con donne ed hanno bramato e compiuto l'accoppiamento: sarebbe perciò poco serio negare questo fatto. Ma i santi angeli di Dio non potevano commettere una tale colpa (che sarebbe avvenuta) prima del diluvio. Per figli di Dio si devono perciò intendere i figli di Set, che erano buoni; la Scrittura invece chiama figlie degli uomini le donne della stirpe di Caino. Né c'è da meravigliarsi che da essi siano potuti nascere dei giganti: né i loro figli furono tutti giganti; questi tuttavia furono più numerosi prima che dopo il diluvio". - Qualora però ci fossero dei casi in cui qualcuno fosse generato in seguito al coito dei demoni, ciò non potrebbe avvenire per mezzo del seme formato da essi stessi o dai corpi assunti, ma per mezzo del seme di qualche uomo da essi preso a tale scopo. Uno stesso diavolo, p. es., potrebbe fare da succube rispetto a un uomo e poi divenire incubo rispetto a una donna. Così infatti agiscono i demoni, come dice S. Agostino, quando prendono il seme di altre cose per ottenere la generazione di altri esseri. Chi pertanto viene generato in tal modo non è figlio del demonio, bensì di quell'uomo da cui fu preso il seme.

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