I, 102

Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > Il paradiso terrestre, dimora dell'uomo


Prima pars
Quaestio 102
Prooemium

[32655] Iª q. 102 pr.
Deinde considerandum est de loco hominis, qui est Paradisus. Et circa hoc quaeruntur quatuor.
Primo, utrum Paradisus sit locus corporeus.
Secundo, utrum sit conveniens locus habitationis humanae.
Tertio, ad quid homo in Paradiso positus fuit.
Quarto, utrum in Paradiso debuit fieri.

 
Prima parte
Questione 102
Proemio

[32655] Iª q. 102 pr.
Passiamo a considerare il luogo dove l'uomo si trovava, cioè il Paradiso terrestre.
Sull'argomento si pongono quattro quesiti:

1. Se il Paradiso terrestre sia un luogo materiale;
2. Se sia un luogo conveniente come dimora dell'uomo;
3. A quale scopo l'uomo fu posto nel Paradiso;
4. Se egli doveva esser creato nel Paradiso.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > Il paradiso terrestre, dimora dell'uomo > Se il Paradiso sia un luogo materiale


Prima pars
Quaestio 102
Articulus 1

[32656] Iª q. 102 a. 1 arg. 1
Ad primum sic proceditur. Videtur quod Paradisus non sit locus corporeus. Dicit enim Beda quod Paradisus pertingit usque ad lunarem circulum. Sed nullus locus terrenus talis esse potest, tum quia contra naturam terrae esset quod tantum elevaretur; tum etiam quia sub globo lunari est regio ignis, qui terram consumeret. Non est ergo Paradisus locus corporeus.

 
Prima parte
Questione 102
Articolo 1

[32656] Iª q. 102 a. 1 arg. 1
SEMBRA che il Paradiso non sia un luogo materiale. Infatti:
1. Afferma S. Beda che "il Paradiso giunge sino alla sfera della luna". Ora, nessun luogo terrestre può essere così alto; sia perché una tale altezza contrasta con la natura della terra, sia perché sotto l'orbita lunare vi è la regione del fuoco, il quale consumerebbe la terra. Perciò il Paradiso non è un luogo materiale.

[32657] Iª q. 102 a. 1 arg. 2
Praeterea, Scriptura commemorat quatuor flumina in Paradiso oriri, ut patet Gen. II. Illa autem flumina quae ibi nominantur, alibi habent manifestas origines; ut patet etiam per philosophum in libro Meteor. Ergo Paradisus non est locus corporeus.

 

[32657] Iª q. 102 a. 1 arg. 2
2. La Genesi ricorda quattro fiumi, che nascono dal Paradiso. Ma i fiumi di cui si parla, hanno in altro luogo la loro ben nota origine, come rileviamo anche dal Filosofo. Dunque il Paradiso non è un luogo materiale.

[32658] Iª q. 102 a. 1 arg. 3
Praeterea, aliqui diligentissime inquisierunt omnia loca terrae habitabilis, qui tamen nullam mentionem faciunt de loco Paradisi. Ergo non videtur esse locus corporeus.

 

[32658] Iª q. 102 a. 1 arg. 3
3. Vi sono alcuni, che hanno esplorato attentamente tutti i luoghi della terra abitabile, e tuttavia non fanno menzione del Paradiso terrestre. Perciò questo non è un luogo materiale.

[32659] Iª q. 102 a. 1 arg. 4
Praeterea, in Paradiso describitur lignum vitae esse. Sed lignum vitae est aliquid spirituale, dicitur enim Prov. III, de sapientia, quod est lignum vitae his qui apprehendunt eam. Ergo et Paradisus non est locus corporeus, sed spiritualis.

 

[32659] Iª q. 102 a. 1 arg. 4
4. Racconta la Scrittura che nel Paradiso c'è l'albero della vita. Ora, questo albero è qualche cosa di spirituale; poiché è detto nei Proverbi che la sapienza "è l'albero della vita per quelli che la comprendono". Quindi anche il Paradiso terrestre non deve essere un luogo materiale, ma spirituale.

[32660] Iª q. 102 a. 1 arg. 5
Praeterea, si Paradisus est locus corporalis, oportet quod et ligna Paradisi sint corporalia. Sed hoc non videtur, cum corporalia ligna sint producta tertio die; de plantatione autem lignorum Paradisi legitur Gen. II, post opera sex dierum. Ergo Paradisus non est locus corporeus.

 

[32660] Iª q. 102 a. 1 arg. 5
5. Se il Paradiso fosse un luogo materiale, bisognerebbe che fossero materiali anche i suoi alberi. Ma ciò non sembra possibile, poiché gli alberi materiali furono creati il terzo giorno, mentre la Genesi narra che gli alberi del Paradiso furono piantati dopo l'opera dei sei giorni. Perciò il Paradiso non è un luogo materiale.

[32661] Iª q. 102 a. 1 s. c.
Sed contra est quod Augustinus dicit, VIII super Gen. ad Litt., tres sunt de Paradiso generales sententiae, una eorum qui tantummodo corporaliter Paradisum intelligi volunt; alia eorum qui spiritualiter tantum; tertia eorum qui utroque modo Paradisum accipiunt, quam mihi fateor placere sententiam.

 

[32661] Iª q. 102 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Scrive S. Agostino: "Sono tre le sentenze correnti sul Paradiso: la prima vuole che il Paradiso terrestre sia esclusivamente materiale; la seconda che sia soltanto spirituale; la terza vede nel Paradiso l'uno e l'altro aspetto; e questa è la sentenza che a me piace".

[32662] Iª q. 102 a. 1 co.
Respondeo dicendum quod, sicut Augustinus dicit XIII de Civ. Dei, quae commode dici possunt de intelligendo spiritualiter Paradiso, nemine prohibente dicantur; dum tamen et illius historiae fidelissima veritas rerum gestarum narratione commendata credatur. Ea enim quae de Paradiso in Scriptura dicuntur, per modum narrationis historicae proponuntur, in omnibus autem quae sic Scriptura tradit, est pro fundamento tenenda veritas historiae, et desuper spirituales expositiones fabricandae. Est ergo Paradisus, ut Isidorus dicit in libro Etymol., locus in orientis partibus constitutus, cuius vocabulum a Graeco in Latinum vertitur hortus. Convenienter autem in parte Orientali dicitur situs. Quia credendum est quod in nobilissimo loco totius terrae sit constitutus. Cum autem oriens sit dextera caeli, ut patet per philosophum in II de caelo; dextera autem est nobilior quam sinistra; conveniens fuit ut in Orientali parte Paradisus terrenus institueretur a Deo.

 

[32662] Iª q. 102 a. 1 co.
RISPONDO: Come dice S. Agostino, "nessuno proibisca di dire quello che si può convenientemente asserire in senso spirituale del Paradiso; purché si creda fermamente la verità fedelissima di questa storia, verità comprovata dalla narrazione di determinati avvenimenti". Infatti le cose affermate dalla Scrittura sul Paradiso terrestre vengono presentate sotto forma di narrazione storica; ora, in siffatti racconti della Scrittura bisogna sempre tenere come base la verità storica, e poi costruirvi sopra le interpretazioni spirituali. Ebbene, il Paradiso, come dice S. Isidoro, è "un luogo posto nelle regioni dell'Oriente, e il suo nome greco significa giardino". - È giusto collocare la sua ubicazione in Oriente. Poiché è da credere che sia stato preparato nel luogo più nobile della terra. Ed essendo l'Oriente la parte destra del cielo, come scrive il Filosofo, ed essendo la destra sempre più nobile della sinistra, era conveniente che il Paradiso terrestre fosse collocato da Dio nella parte orientale.

[32663] Iª q. 102 a. 1 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod Bedae verbum non est verum, si secundum sensum manifestum intelligatur. Potest tamen exponi quod usque ad locum lunaris globi ascendit, non secundum situs eminentiam, sed secundum similitudinem, quia est ibi perpetua aeris temperies, ut Isidorus dicit, et in hoc assimilatur corporibus caelestibus, quae sunt absque contrarietate. Magis tamen fit mentio de lunari globo quam de aliis sphaeris, quia lunaris globus est terminus caelestium corporum versus nos; et luna etiam est magis terrae affinis inter omnia corpora caelestia; unde et quasdam tenebras nebulosas habet, quasi accedens ad opacitatem. Quidam autem dicunt quod Paradisus pertingebat usque ad lunarem globum, idest usque ad medium aeris interstitium, in quo generantur pluviae et venti et huiusmodi, quia dominium super huiusmodi evaporationes maxime attribuitur lunae. Sed secundum hoc, locus ille non esset conveniens habitationi humanae, tum quia ibi est maxima intemperies; tum quia non est contemperatus complexioni humanae, sicut aer inferior magis terrae vicinus.

 

[32663] Iª q. 102 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'affermazione di S. Beda non corrisponde a verità, se si prende come suona. Si può tuttavia interpretare nel senso che il Paradiso terrestre si eleva fino alla sfera lunare, non per altezza di dislocazione, ma per una certa analogia: poiché, al dire di Isidoro, "vi si trova un'atmosfera sempre temperata". E in tal modo ha una somiglianza con i corpi celesti, che non hanno contrarietà di elementi. E si accenna in particolare all'orbita lunare piuttosto che alle altre, perché questa è l'ultimo dei corpi celesti verso di noi; inoltre la luna è, fra tutti i corpi celesti, il più affine alla terra; tanto è vero che vi si trovano delle ombre, che la rendono simile ai corpi opachi.
Alcuni spiegano che il Paradiso terrestre sarebbe giunto fino all'orbita lunare, nel senso che arrivava fino alla zona intermedia dell'atmosfera, in cui hanno origine le piogge, i venti e fenomeni affini: e questo perché tali fenomeni vengono attribuiti specialmente all'influsso della luna. - Ma in tale ipotesi quel luogo non sarebbe adatto come dimora degli uomini, sia per la massima intemperie che vi regna, sia perché non è adatto alla complessione umana, come lo è invece l'atmosfera inferiore, più vicina alla terra.

[32664] Iª q. 102 a. 1 ad 2
Ad secundum dicendum quod, sicut Augustinus dicit VIII super Gen. ad Litt., credendum est, quoniam locus Paradisi a cognitione hominum est remotissimus, flumina, quorum fontes noti esse dicuntur, alicubi isse sub terras, et post tractus prolixarum regionum, locis aliis erupisse. Nam hoc solere nonnullas aquas facere, quis ignorat?

 

[32664] Iª q. 102 a. 1 ad 2
2. Secondo S. Agostino, "bisogna credere che la dislocazione del Paradiso sia molto distante dalla conoscenza degli uomini, e che i fiumi, di cui si dicono note le sorgenti, siano sprofondati sotto terra, e dopo aver percorso vastissime regioni, siano affiorati in altri luoghi. E chi non sa che molte correnti d'acqua si comportano in questa maniera?".

[32665] Iª q. 102 a. 1 ad 3
Ad tertium dicendum quod locus ille seclusus est a nostra habitatione aliquibus impedimentis vel montium, vel marium, vel alicuius aestuosae regionis, quae pertransiri non potest. Et ideo scriptores locorum de hoc loco mentionem non fecerunt.

 

[32665] Iª q. 102 a. 1 ad 3
3. La località di questo Paradiso è tagliata fuori dalle nostre dimore, o dalle montagne, o dai mari, o da qualche regione infocata che non si può traversare. È per questo che i geografi non la ricordano.

[32666] Iª q. 102 a. 1 ad 4
Ad quartum dicendum quod lignum vitae est quaedam materialis arbor, sic dicta quia eius fructus habebat virtutem conservandi vitam, ut supra dictum est. Et tamen aliquid significabat spiritualiter, sicut et petra in deserto fuit aliquod materiale, et tamen significavit Christum. Similiter etiam lignum scientiae boni et mali materialis arbor fuit, sic nominata propter eventum futurum, quia post eius esum homo, per experimentum poenae, didicit quid interesset inter obedientiae bonum et inobedientiae malum. Et tamen spiritualiter potuit significare liberum arbitrium, ut quidam dicunt.

 

[32666] Iª q. 102 a. 1 ad 4
4. L'albero della vita è un albero materiale, chiamato cosi perché il suo frutto aveva la virtù di conservare la vita, come abbiamo già detto. Tuttavia aveva un significato spirituale, come lo aveva la pietra del deserto, che era una cosa materiale, e tuttavia simboleggiava Cristo.
Parimente, l'albero della scienza del bene e del male era un vero albero, denominato in quel modo in vista di quanto sarebbe accaduto: e ciò perché dopo di averne mangiato il frutto l'uomo doveva imparare, sperimentando la punizione, la differenza tra il bene dell'obbedienza e il male della disobbedienza. Tuttavia poteva anche simboleggiare il libero arbitrio, come alcuni ritengono.

[32667] Iª q. 102 a. 1 ad 5
Ad quintum dicendum quod, secundum Augustinum, tertio die productae sunt plantae non in actu, sed secundum quasdam rationes seminales; sed post opera sex dierum productae sunt plantae tam Paradisi quam aliae in actu. Secundum alios vero sanctos, oportet dicere quod omnes plantae productae sunt in actu tertio die, et etiam ligna Paradisi, sed quod dicitur de plantatione lignorum Paradisi post opera sex dierum, intelligitur per recapitulationem esse dictum. Unde littera nostra habet, plantaverat dominus Deus Paradisum voluptatis a principio.

 

[32667] Iª q. 102 a. 1 ad 5
5. Secondo S. Agostino nel terzo giorno le piante non sarebbero state create in atto, ma nelle loro ragioni seminali; però, dopo l'opera dei sei giorni, sarebbero state prodotte nella loro attualità sia le piante del Paradiso che le altre. - Stando invece agli altri Santi Dottori, tutte le piante furono prodotte nella loro attualità perfetta il terzo giorno, compresi gli alberi del Paradiso: quindi il racconto della piantagione di questi alberi dopo le opere dei sei giorni, si deve intendere come una ricapitolazione del racconto. Infatti la nostra versione dice: "Il Signore Iddio aveva piantalo un Paradiso di delizie fin dal principio ".




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > Il paradiso terrestre, dimora dell'uomo > Se il Paradiso fosse un luogo adatto come dimora dell'uomo


Prima pars
Quaestio 102
Articulus 2

[32668] Iª q. 102 a. 2 arg. 1
Ad secundum sic proceditur. Videtur quod Paradisus non fuerit locus conveniens habitationi humanae. Homo enim et Angelus similiter ad beatitudinem ordinantur. Sed Angelus statim a principio factus est habitator loci beatorum, scilicet caeli Empyrei. Ergo etiam ibi debuit institui habitatio hominis.

 
Prima parte
Questione 102
Articolo 2

[32668] Iª q. 102 a. 2 arg. 1
SEMBRA che il Paradiso non fosse un luogo adatto come dimora dell'uomo. Infatti:
1. L'uomo e l'angelo sono ordinati alla beatitudine nella stessa maniera. Ora l'angelo venne posto fin da principio ad abitare il luogo dei beati, che è il cielo empireo. Anche l'uomo dunque doveva avere costà la sua dimora.

[32669] Iª q. 102 a. 2 arg. 2
Praeterea, si locus aliquis debetur homini, aut debetur ei ratione animae, aut ratione corporis. Si ratione animae, debetur ei pro loco caelum, qui videtur esse locus naturalis animae, cum omnibus insitus sit appetitus caeli. Ratione autem corporis, non debetur ei alius locus quam aliis animalibus. Ergo Paradisus nullo modo fuit locus conveniens habitationi humanae.

 

[32669] Iª q. 102 a. 2 arg. 2
2. Se all'uomo spetta un luogo determinato, gli spetta, o a motivo dell'anima, o a motivo del corpo. Ora, a motivo dell'anima l'uomo non dovrebbe avere altro luogo che il cielo, il quale sembra proprio il luogo naturale dell'anima, essendo istintivo in tutti il desiderio del cielo. A motivo del corpo, invece, all'uomo non è dovuto un luogo diverso da quello degli altri animali. Quindi in nessun modo il Paradiso terrestre poteva essere un luogo adatto come dimora dell'uomo.

[32670] Iª q. 102 a. 2 arg. 3
Praeterea, frustra est locus in quo nullum locatum continetur. Sed post peccatum Paradisus non est locus habitationis humanae. Ergo, si est locus habitationi humanae congruus, in vanum videtur a Deo institutus fuisse.

 

[32670] Iª q. 102 a. 2 arg. 3
3. Un luogo, che non contiene le cose che deve contenere non ha ragione di essere. Ma dopo il peccato il Paradiso terrestre non è più il luogo della dimora umana. Dunque, se esso è un luogo adatto per questa dimora, sembra, che Dio l'abbia creato inutilmente.

[32671] Iª q. 102 a. 2 arg. 4
Praeterea, homini, cum sit temperatae complexionis congruus est locus temperatus. Sed locus Paradisi non est locus temperatus, dicitur enim esse sub aequinoctiali circulo, qui locus videtur esse calidissimus, cum bis in anno sol pertranseat super summitatem capitum eorum qui ibi habitant. Ergo Paradisus non est locus congruus habitationi humanae.

 

[32671] Iª q. 102 a. 2 arg. 4
4. Avendo l'uomo una complessione temperata, gli conviene una località che sia temperata. Tale non è il luogo del Paradiso terrestre; poiché si dice che sia posto sotto la linea equinoziale; e questa è una zona caldissima, per il l'atto che due volte all'anno il sole passa a piombo sulle teste di coloro che vi abitano. Perciò il Paradiso terrestre non è una dimora adatta per l'uomo.

[32672] Iª q. 102 a. 2 s. c.
Sed contra est quod Damascenus dicit de Paradiso, quod est divina regio, et digna eius qui secundum imaginem Dei erat, conversatio.

 

[32672] Iª q. 102 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: Il Damasceno scrive che il Paradiso terrestre "è una regione divina, e degna dimora di colui che era a immagine di Dio".

[32673] Iª q. 102 a. 2 co.
Respondeo dicendum quod, sicut supra dictum est, homo sic erat incorruptibilis et immortalis, non quia corpus eius dispositionem incorruptibilitatis haberet, sed quia inerat animae vis quaedam ad praeservandum corpus a corruptione. Corrumpi autem potest corpus humanum et ab interiori et ab exteriori. Ab interiori quidem corrumpitur per consumptionem humidi, et per senectutem, ut supra dictum est, cui corruptioni occurrere poterat primus homo per esum ciborum. Inter ea vero quae exterius corrumpunt, praecipuum videtur esse distemperatus aer, unde huic corruptioni maxime occurritur per temperiem aeris. In Paradiso autem utrumque invenitur, quia, ut Damascenus dicit, est locus temperato et tenuissimo et purissimo aere circumfulgens, plantis semper floridis comatus. Unde manifestum est quod Paradisus est locus conveniens habitationi humanae, secundum primae immortalitatis statum.

 

[32673] Iª q. 102 a. 2 co.
RISPONDO: Come abbiamo già detto, l'uomo era incorruttibile ed immortale, non perché il suo corpo possedeva la disposizione all'incorruttibilità, ma perché vi era nell'anima una virtù, che preservava il corpo dalla corruzione. Ora, il corpo umano può corrompersi per cause intrinseche o estrinseche. Si corrompe intrinsecamente per l'esaurirsi dell'elemento umido e per la vecchiaia, come si è visto sopra: e l'uomo primitivo poteva rimediarvi mediante il cibo. Ma tra gli agenti che lo guastano dall'esterno sembra che i principali siano i rigori del clima: e a tale opera di disgregazione si ripara specialmente col clima temperato. Nel Paradiso terrestre si riscontravano le due condizioni; poiché, al dire del Damasceno, esso è un luogo "rifulgente di aria temperata, sottilissima e purissima, ornato di alberi sempre fiorenti". Perciò è evidente che il Paradiso terrestre è un luogo adatto come dimora dell'uomo nel suo stato primitivo di immortalità.

[32674] Iª q. 102 a. 2 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod caelum Empyreum est supremum corporalium locorum, et est extra omnem mutabilitatem. Et quantum ad primum horum, est locus congruus naturae angelicae, quia, sicut Augustinus dicit in III de Trin., Deus regit creaturam corporalem per spiritualem; unde conveniens est quod spiritualis natura sit supra omnem corporalem constituta, sicut ei praesidens. Quantum autem ad secundum, convenit statui beatitudinis, qui est firmatus in summa stabilitate. Sic igitur locus beatitudinis congruit Angelo secundum naturam suam, unde ibi creatus est. Non autem congruit homini secundum suam naturam, cum non praesideat toti corporali creaturae per modum gubernationis, sed competit ei solum ratione beatitudinis. Unde non est positus a principio in caelo Empyreo; sed illuc transferendus erat in statu finalis beatitudinis.

 

[32674] Iª q. 102 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il cielo empireo è insieme il più alto luogo nello spazio materiale, ed è immune da qualsiasi mutamento. A motivo della prima condizione, quindi, è adatto alla natura angelica, per la ragione indicata da S. Agostino con quelle parole: "Dio regge la creatura materiale per mezzo di quella spirituale"; è giusto infatti che la natura spirituale sia posta al disopra di tutto il mondo materiale, come per governarlo. Per la seconda condizione poi è adatto allo stato di beatitudine, che è fondato su una stabilità somma. - Per questi motivi il luogo della beatitudine si addiceva bene all'angelo, in forza della sua natura; e difatti vi fu creato. Ma esso non si addiceva all'uomo, sempre avuto riguardo alla sua natura, perché l'uomo non presiede e non governa tutto il mondo materiale: gli spetta soltanto in forza della beatitudine. Perciò l'uomo non fu posto da principio nel cielo empireo, ma doveva esservi trasportato nello stato dell'ultima beatitudine.

[32675] Iª q. 102 a. 2 ad 2
Ad secundum dicendum quod ridiculum est dicere quod animae, aut alicui spirituali substantiae, sit aliquis locus naturalis, sed per congruentiam quandam aliquis specialis locus creaturae incorporali attribuitur. Paradisus ergo terrestris erat locus congruens homini et quantum ad animam et quantum ad corpus, inquantum scilicet in anima erat vis praeservandi corpus humanum a corruptione. Quod non competebat aliis animalibus. Et ideo, ut Damascenus dicit, in Paradiso nullum irrationalium habitabat, licet ex quadam dispensatione animalia fuerint illuc divinitus adducta ad Adam, et serpens illuc accesserit per operationem Diaboli.

 

[32675] Iª q. 102 a. 2 ad 2
2. È ridicolo affermare che le anime o le altre sostanze spirituali hanno un loro luogo naturale; ma viene assegnato un luogo particolare a una creatura incorporea per una certa congruenza. Il Paradiso terrestre, dunque, era un luogo conveniente per l'uomo, avuto riguardo tanto all'anima che al corpo, per il fatto che nell'anima vi era una virtù atta a preservare il corpo umano dalla corruzione.
Cosa che non si trovava negli altri animali. Perciò, come si esprime il Damasceno, "nel Paradiso non vi erano animali irragionevoli"; sebbene per una disposizione divina quivi siano stati condotti ad Adamo gli animali, ed il serpente vi sia entrato per opera del diavolo.

[32676] Iª q. 102 a. 2 ad 3
Ad tertium dicendum quod non propter hoc locus est frustra, quia non est ibi hominum habitatio post peccatum, sicut etiam non frustra fuit homini attributa immortalitas quaedam, quam conservaturus non erat. Per huiusmodi enim ostenditur benignitas Dei ad hominem, et quid homo peccando amiserit. Quamvis, ut dicitur, nunc Enoch et Elias in illo Paradiso habitent.

 

[32676] Iª q. 102 a. 2 ad 3
3. Quel luogo non è inutile, dal momento che non serve come dimora dell'uomo dopo il peccato; allo stesso modo che non fu conferita inutilmente all'uomo una certa immortalità, che pure non doveva conservare. Ciò infatti manifesta la benignità di Dio verso l'uomo, e quello che l'uomo ha perduto col peccato. - Da notarsi però che, secondo alcuni, anche ora il Paradiso terrestre sarebbe abitato da Enoch ed Elia.

[32677] Iª q. 102 a. 2 ad 4
Ad quartum dicendum quod illi qui dicunt Paradisum esse sub circulo aequinoctiali, opinantur sub circulo illo esse locum temperatissimum, propter aequalitatem dierum et noctium omni tempore; et quia sol nunquam multum ab eis elongatur, ut sit apud eos superabundantia frigoris; nec iterum est apud eos, ut dicunt, superabundantia caloris, quia etsi sol pertranseat super eorum capita, non tamen diu moratur ibi in hac dispositione. Aristoteles tamen, in libro Meteor., expresse dicit quod regio illa est inhabitabilis propter aestum. Quod videtur probabilius, quia terrae per quas nunquam sol pertransit in directum capitis, sunt intemperatae in calore propter solam vicinitatem solis. Quidquid autem de hoc sit, credendum est Paradisum in loco temperatissimo constitutum esse, vel sub aequinoctiali vel alibi.

 

[32677] Iª q. 102 a. 2 ad 4
4. Coloro che pongono il Paradiso sulla linea dell'equatore pensano che su quella linea la regione sia temperatissima a causa dell'uguaglianza fra il giorno e la notte in tutto l'anno, sia perché il sole non si allontana mai troppo, così da causare un eccesso di freddo, sia perché non vi è, come essi dicono, eccesso di caldo; poiché il sole, pur passando a piombo sulla testa degli abitanti, rimane in tale posizione per poco tempo. - Aristotele però dichiara espressamente che quella zona è inabitabile per il calore.
E la cosa sembra più probabile; poiché le regioni più vicine al sole, in cui tuttavia il sole non passa mai a piombo, sono già caldissime per la sola vicinanza del sole. - Comunque stiano le cose, dobbiamo ritenere che il Paradiso terrestre è situato in un luogo temperatissimo, o all'equatore o altrove.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > Il paradiso terrestre, dimora dell'uomo > Se l'uomo fu posto nel Paradiso terrestre per lavorarlo e custodirlo


Prima pars
Quaestio 102
Articulus 3

[32678] Iª q. 102 a. 3 arg. 1
Ad tertium sic proceditur. Videtur quod homo non sit positus in Paradiso ut operaretur et custodiret illum. Quod enim introductum est in poenam peccati, non fuisset in Paradiso in statu innocentiae. Sed agricultura introducta est in poenam peccati, ut dicitur Gen. III. Ergo homo non fuit positus in Paradiso ut operaretur ipsum.

 
Prima parte
Questione 102
Articolo 3

[32678] Iª q. 102 a. 3 arg. 1
SEMBRA che l'uomo non fosse posto nel Paradiso terrestre per lavorarlo e custodirlo. Infatti:
1. Nel Paradiso terrestre e nello stato di innocenza non doveva esserci ciò che fu introdotto come pena del peccato. Perciò l'uomo non fu posto nel Paradiso perché lo coltivasse.

[32679] Iª q. 102 a. 3 arg. 2
Praeterea, custodia non est necessaria, ubi non timetur violentus invasor. Sed in Paradiso nullus timebatur violentus invasor. Ergo non erat necessarium ut Paradisum custodiret.

 

[32679] Iª q. 102 a. 3 arg. 2
2. Non c'è bisogno di custodia dove non si temono invasori violenti. Ma nel Paradiso non c'era da temere invasori violenti. Quindi non era necessario custodirlo.

[32680] Iª q. 102 a. 3 arg. 3
Praeterea, si homo positus est in Paradiso ut operaretur et custodiret ipsum, videtur sequi quod homo factus sit propter Paradisum, et non e converso, quod videtur esse falsum. Ergo homo non est positus in Paradiso ut operaretur et custodiret illum.

 

[32680] Iª q. 102 a. 3 arg. 3
3. Se l'uomo fu posto nel Paradiso terrestre per lavorarlo e per custodirlo, sembra seguirne che l'uomo sia stato creato per il Paradiso e non viceversa; il che è falso. Dunque l'uomo non fu posto nel Paradiso per coltivarlo e per custodirlo.

[32681] Iª q. 102 a. 3 s. c.
Sed contra est quod dicitur Gen. II, tulit dominus Deus hominem, et posuit illum in Paradiso voluptatis, ut operaretur et custodiret illum.

 

[32681] Iª q. 102 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: Dice la Scrittura: "Il Signore Dio adunque prese l'uomo e lo collocò nel Paradiso di delizia, per lavorarlo e per custodirlo".

[32682] Iª q. 102 a. 3 co.
Respondeo dicendum quod, sicut Augustinus dicit VIII super Gen. ad Litt., verbum istud Genesis dupliciter potest intelligi. Uno modo sic, quod Deus posuit hominem in Paradiso, ut ipse Deus operaretur et custodiret hominem, operaretur, inquam, iustificando ipsum, cuius operatio si ab homine cesset, continuo obtenebratur, sicut aer obtenebratur si cesset influentia luminis; ut custodiret vero ab omni corruptione et malo. Alio modo potest intelligi, ut homo operaretur et custodiret Paradisum. Nec tamen illa operatio esset laboriosa, sicut post peccatum, sed fuisset iucunda, propter experientiam virtutis naturae. Custodia etiam illa non esset contra invasores, sed esset ad hoc quod homo sibi Paradisum custodiret, ne ipsum peccando amitteret. Et hoc totum in bonum hominis cedebat, et sic Paradisus ordinatur ad bonum hominis, et non e converso.

 

[32682] Iª q. 102 a. 3 co.
RISPONDO: Come dice S. Agostino, questo passo della Scrittura si può intendere in due modi. Primo, nel senso che Dio pose l'uomo nel Paradiso, affinché lo stesso Dio lavorasse e custodisse l'uomo; lo lavorasse, cioè, dandogli la giustificazione; poiché se l'azione divina abbandona l'uomo, questi subito si ottenebra, come fa l'aria quando cessa l'influsso della luce; e lo custodisse da ogni corruzione e da ogni male.
Secondo, si può intendere nel senso che l'uomo doveva lavorare e custodire il Paradiso. Quel lavoro tuttavia non sarebbe stato gravoso, come lo è dopo il peccato; ma giocondo, poiché permetteva di sperimentare le forze della natura. Anche la custodia non aveva per oggetto gli invasori: suo scopo era che l'uomo custodisse per sé il Paradiso, evitando di perderlo col peccato. Il Paradiso era perciò ordinato al bene dell'uomo, e non viceversa.

[32683] Iª q. 102 a. 3 ad arg.
Et per hoc patet responsio ad obiecta.

 

[32683] Iª q. 102 a. 3 ad arg.
Sono perciò evidenti le risposte alle difficoltà.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > Il paradiso terrestre, dimora dell'uomo > Se l'uomo fu creato nel Paradiso terrestre


Prima pars
Quaestio 102
Articulus 4

[32684] Iª q. 102 a. 4 arg. 1
Ad quartum sic proceditur. Videtur quod homo factus fuerit in Paradiso. Angelus enim in loco suae habitationis creatus fuit, scilicet in caelo Empyreo. Sed Paradisus fuit locus congruus habitationi humanae ante peccatum. Ergo videtur quod in Paradiso homo debuit fieri.

 
Prima parte
Questione 102
Articolo 4

[32684] Iª q. 102 a. 4 arg. 1
SEMBRA che l'uomo sia stato creato nel Paradiso terrestre. Infatti:
1. L'angelo fu creato nel luogo della sua dimora, cioè nel cielo empireo. Ora, il Paradiso terrestre era il luogo adatto alla dimora dell'uomo, prima del peccato. Dunque l'uomo doveva essere creato nel Paradiso terrestre.

[32685] Iª q. 102 a. 4 arg. 2
Praeterea, alia animalia conservantur in loco suae generationis; sicut pisces in aquis, et animalia gressibilia in terra, unde producta sunt. Homo autem conservatus fuisset in Paradiso, ut dictum est. Ergo in Paradiso fieri debuit.

 

[32685] Iª q. 102 a. 4 arg. 2
2. Gli animali sono conservati nella sede della loro origine: i pesci nell'acqua, i quadrupedi sulla terra, in cui furono prodotti. Ora, l'uomo sarebbe stato conservato nel Paradiso, come si è detto. Perciò doveva essere creato nel Paradiso.

[32686] Iª q. 102 a. 4 arg. 3
Praeterea, mulier in Paradiso facta fuit. Sed vir dignior est muliere. Ergo multo magis vir debuit fieri in Paradiso.

 

[32686] Iª q. 102 a. 4 arg. 3
3. La donna fu creata nel Paradiso terrestre. Ma l'uomo è più nobile della donna. Dunque a maggior ragione l'uomo doveva essere creato nel Paradiso terrestre.

[32687] Iª q. 102 a. 4 s. c.
Sed contra est quod dicitur Gen. II, tulit Deus hominem, et posuit eum in Paradiso.

 

[32687] Iª q. 102 a. 4 s. c.
IN CONTRARIO: Sta scritto: "Dio prese l'uomo e lo collocò nel Paradiso".

[32688] Iª q. 102 a. 4 co.
Respondeo dicendum quod Paradisus fuit locus congruus habitationi humanae, quantum ad incorruptionem primi status. Incorruptio autem illa non erat hominis secundum naturam, sed ex supernaturali Dei dono. Ut ergo hoc gratiae Dei imputaretur, non humanae naturae, Deus hominem extra Paradisum fecit, et postea ipsum in Paradiso posuit, ut habitaret ibi toto tempore animalis vitae, postmodum, cum spiritualem vitam adeptus esset, transferendus in caelum.

 

[32688] Iª q. 102 a. 4 co.
RISPONDO: Il Paradiso terrestre era un luogo indicato come dimora dell'uomo, per la condizione di incorruttibilità dello stato primitivo. Ora, questa incorruttibilità non spettava all'uomo in forza della sua natura, ma per un dono soprannaturale di Dio. Perciò, affinché un tale privilegio venisse attribuito non alla natura umana, ma alla grazia di Dio, Dio creò l'uomo fuori del Paradiso terrestre, e poi ve lo collocò, perché vi abitasse per tutto il tempo della sua vita animale, con la prospettiva di essere poi trasferito in cielo, quando avesse raggiunto la vita spirituale.

[32689] Iª q. 102 a. 4 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod caelum Empyreum est locus congruus Angelis etiam quantum ad eorum naturam, et ideo ibi sunt creati.

 

[32689] Iª q. 102 a. 4 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il cielo empireo è un luogo conveniente per gli angeli, anche rispetto alla loro natura; per questo vi furono creati.

[32690] Iª q. 102 a. 4 ad 2
Et similiter dicendum ad secundum. Loca enim illa congruunt animalibus secundum suam naturam.

 

[32690] Iª q. 102 a. 4 ad 2
2. Lo stesso dicasi per la seconda difficoltà. Quei luoghi infatti convengono agli animali in forza della loro natura.

[32691] Iª q. 102 a. 4 ad 3
Ad tertium dicendum quod mulier facta fuit in Paradiso non propter dignitatem suam, sed propter dignitatem principii ex quo corpus eius formabatur. Quia similiter et filii in Paradiso fuissent nati, in quo parentes iam erant positi.

 

[32691] Iª q. 102 a. 4 ad 3
3. La donna fu creata nel Paradiso terrestre non per la sua nobiltà, ma per la nobiltà del principio dal quale veniva formato il suo corpo. Del resto anche i figli sarebbero nati nel Paradiso terrestre, nel quale i genitori erano stati collocati in precedenza.

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