I-II, 54

Seconda parte > Gli atti umani in generale > Distinzione degli abiti


Prima pars secundae partis
Quaestio 54
Prooemium

[35754] Iª-IIae q. 54 pr.
Deinde considerandum est de distinctione habituum. Et circa hoc quaeruntur quatuor.
Primo, utrum multi habitus possint esse in una potentia.
Secundo, utrum habitus distinguantur secundum obiecta.
Tertio, utrum habitus distinguantur secundum bonum et malum.
Quarto, utrum unus habitus ex multis habitibus constituatur.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 54
Proemio

[35754] Iª-IIae q. 54 pr.
Passiamo così a vedere come gli abiti si distinguono tra loro.
Sull'argomento si pongono quattro quesiti:

1. Se in una sola potenza possano esserci più abiti;
2. Se gli abiti si distinguano secondo i loro oggetti;
3. Se si distinguano tra loro in base all'antinomia tra bene e male;
4. Se un abito possa constare di più abiti.




Seconda parte > Gli atti umani in generale > Distinzione degli abiti > Se in una sola potenza possano esserci più abiti


Prima pars secundae partis
Quaestio 54
Articulus 1

[35755] Iª-IIae q. 54 a. 1 arg. 1
Ad primum sic proceditur. Videtur quod non possint esse multi habitus in una potentia. Eorum enim quae secundum idem distinguuntur multiplicato uno, multiplicatur et aliud. Sed secundum idem potentiae et habitus distinguuntur, scilicet secundum actus et obiecta. Similiter ergo multiplicantur. Non ergo possunt esse multi habitus in una potentia.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 54
Articolo 1

[35755] Iª-IIae q. 54 a. 1 arg. 1
SEMBRA che in una sola potenza non possano esserci più abiti. Infatti:
1. Tra cose che si distinguono per un identico elemento, il numero delle une deve corrispondere a quello delle altre. Ora, le potenze e gli abiti si distinguono in base al medesimo elemento, cioè in base ai loro atti ed oggetti. Dunque deve corrispondere anche il loro numero. Quindi non possono esserci più abiti nella medesima potenza.

[35756] Iª-IIae q. 54 a. 1 arg. 2
Praeterea, potentia est virtus quaedam simplex. Sed in uno subiecto simplici non potest esse diversitas accidentium, quia subiectum est causa accidentis; ab uno autem simplici non videtur procedere nisi unum. Ergo in una potentia non possunt esse multi habitus.

 

[35756] Iª-IIae q. 54 a. 1 arg. 2
2. La potenza è una facoltà semplice. Ora, in un soggetto semplice non può esserci una diversità di accidenti: poiché il soggetto è causa dei suoi accidenti; e da una cosa semplice sembra che debba derivare qualche cosa di unico. Perciò in una potenza non possono esserci più abiti.

[35757] Iª-IIae q. 54 a. 1 arg. 3
Praeterea, sicut corpus formatur per figuram, ita potentia formatur per habitum. Sed unum corpus non potest simul formari diversis figuris. Ergo neque una potentia potest simul formari diversis habitibus. Non ergo plures habitus possunt simul esse in una potentia.

 

[35757] Iª-IIae q. 54 a. 1 arg. 3
3. Come un corpo prende forma mediante la figura, così la potenza la prende mediante l'abito. Ma un corpo non può essere modellato simultaneamente secondo molteplici figure. Dunque neppure una potenza può essere simultaneamente rifinita da molteplici abiti. Perciò più abiti non possono essere simultaneamente in una sola potenza.

[35758] Iª-IIae q. 54 a. 1 s. c.
Sed contra est quod intellectus est una potentia, in qua tamen sunt diversarum scientiarum habitus.

 

[35758] Iª-IIae q. 54 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: L'intelletto è un'unica potenza: e tuttavia in essa si trovano gli abiti di molte scienze.

[35759] Iª-IIae q. 54 a. 1 co.
Respondeo dicendum quod, sicut supra dictum est, habitus sunt dispositiones quaedam alicuius in potentia existentis ad aliquid, sive ad naturam, sive ad operationem vel finem naturae. Et de illis quidem habitibus qui sunt dispositiones ad naturam, manifestum est quod possunt plures esse in uno subiecto, eo quod unius subiecti possunt diversimode partes accipi, secundum quarum dispositionem habitus dicuntur. Sicut, si accipiantur humani corporis partes humores, prout disponuntur secundum naturam humanam, est habitus vel dispositio sanitatis, si vero accipiantur partes similes ut nervi et ossa et carnes, earum dispositio in ordine ad naturam, est fortitudo aut macies, si vero accipiantur membra, ut manus et pes et huiusmodi, earum dispositio naturae conveniens, est pulchritudo. Et sic sunt plures habitus vel dispositiones in eodem. Si vero loquamur de habitibus qui sunt dispositiones ad opera, qui proprie pertinent ad potentias; sic etiam contingit unius potentiae esse habitus plures. Cuius ratio est, quia subiectum habitus est potentia passiva, ut supra dictum est, potentia enim activa tantum non est alicuius habitus subiectum, ut ex supradictis patet. Potentia autem passiva comparatur ad actum determinatum unius speciei, sicut materia ad formam, eo quod, sicut materia determinatur ad unam formam per unum agens, ita etiam potentia passiva a ratione unius obiecti activi determinatur ad unum actum secundum speciem. Unde sicut plura obiecta possunt movere unam potentiam passivam, ita una potentia passiva potest esse subiectum diversorum actuum vel perfectionum secundum speciem. Habitus autem sunt quaedam qualitates aut formae inhaerentes potentiae, quibus inclinatur potentia ad determinatos actus secundum speciem. Unde ad unam potentiam possunt plures habitus pertinere, sicut et plures actus specie differentes.

 

[35759] Iª-IIae q. 54 a. 1 co.
RISPONDO: Come abbiamo già visto, gli abiti sono disposizioni di un essere che è in potenza rispetto a qualche cosa, e cioè sia alla natura stessa, sia all'operazione che è il fine della natura. Ora, rispetto a quegli abiti che sono disposizioni alla natura, è evidente che possono essere molteplici in un unico soggetto: poiché in esso si possono considerare in più modi le varie parti, le cui disposizioni costituiscono altrettanti abiti. Se, p. es., prendiamo come parte del corpo umano gli umori, in quanto essi sono disposti in armonia con la natura umana costituiscono l'abito o la disposizione della salute; se invece prendiamo le parti omogenee, p. es., i nervi, le ossa e le carni, dalla rispettiva disposizione in ordine alla natura avremo la robustezza, o la macilenza; se poi prendiamo le parti eterogenee, cioè le membra, p. es., le mani, i piedi, e così via, dalla loro disposizione conforme alla natura avremo la bellezza. Ecco, quindi, che in un medesimo essere possono trovarsi più abiti, o disposizioni.
Se invece parliamo degli abiti che sono disposizioni all'operazione, e che propriamente risiedono nelle potenze, anche allora più abiti possono trovarsi in un'unica potenza. E il motivo si è, che il subietto dell'abito è una potenza passiva, come sopra abbiamo affermato: infatti una potenza che fosse soltanto attiva non potrebbe essere sede di abiti. Ora, una potenza passiva sta a un atto specificamente determinato come la materia sta alla forma: come, infatti, la materia prima da un unico agente può essere determinata soltanto a una data forma; così una potenza passiva dalla ragione di un unico oggetto può essere determinata soltanto all'atto di una data specie.
Però, dal momento che un'unica potenza passiva, può essere posta in moto da molti oggetti, potrà anche essere il subietto di atti e di perfezioni specificamente diversi. Ora, gli abiti sono delle qualità o forme inerenti alla potenza, che servono a inclinarla verso atti di determinate specie. Dunque a un'unica potenza possono appartenere più abiti, come le appartengono più atti di specie diversa.

[35760] Iª-IIae q. 54 a. 1 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod, sicut in rebus naturalibus diversitas specierum est secundum formam, diversitas autem generum est secundum materiam, ut dicitur in V Metaphys. (ea enim sunt diversa genere, quorum est materia diversa), ita etiam diversitas obiectorum secundum genus, facit distinctionem potentiarum (unde philosophus dicit, in VI Ethic., quod ad ea quae sunt genere altera, sunt etiam animae particulae aliae); diversitas vero obiectorum secundum speciem, facit diversitatem actuum secundum speciem, et per consequens habituum. Quaecumque autem sunt diversa genere, sunt etiam specie diversa, sed non convertitur. Et ideo diversarum potentiarum sunt diversi actus specie, et diversi habitus, non autem oportet quod diversi habitus sint diversarum potentiarum, sed possunt esse plures unius. Et sicut sunt genera generum, et species specierum; ita etiam contingit esse diversas species habituum et potentiarum.

 

[35760] Iª-IIae q. 54 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Anche tra gli esseri materiali la diversità delle specie dipende dalla forma, mentre la diversità dei generi dipende piuttosto dalla materia, come si esprime Aristotele: infatti esseri di materia diversa sono diversi nel genere. Quindi la diversità generica degli oggetti produce la distinzione delle potenze. Difatti il Filosofo insegna, che "a cose distinte nel genere, corrispondono parti distinte dell'anima". Invece la diversità specifica degli oggetti produce la diversità specifica degli atti, e per conseguenza degli abiti. D'altra parte cose diverse secondo il genere, sono diverse anche secondo la specie: però non viceversa. Ecco perché gli atti e gli abiti di potenze diverse sono anch'essi diversi: però non è necessario che abiti diversi appartengano a potenze diverse, ma possono appartenere a una sola. E come ci sono vari generi di generi, e varie specie di specie, così possono esserci varie specie di abiti e di potenze.

[35761] Iª-IIae q. 54 a. 1 ad 2
Ad secundum dicendum quod potentia, etsi sit quidem simplex secundum essentiam, est tamen multiplex virtute, secundum quod ad multos actus specie differentes se extendit. Et ideo nihil prohibet in una potentia esse multos habitus specie differentes.

 

[35761] Iª-IIae q. 54 a. 1 ad 2
2. Sebbene la potenza sia semplice nella sua essenza, è tuttavia molteplice nella sua virtualità, in quanto si estende a molteplici atti di specie diversa. Perciò niente impedisce che in una sola potenza ci siano più abiti specificamente diversi.

[35762] Iª-IIae q. 54 a. 1 ad 3
Ad tertium dicendum quod corpus formatur per figuram sicut per propriam terminationem, habitus autem non est terminatio potentiae, sed est dispositio ad actum sicut ad ultimum terminum. Et ideo non possunt esse unius potentiae simul plures actus, nisi forte secundum quod unus comprehenditur sub alio, sicut nec unius corporis plures figurae, nisi secundum quod una est in alia, sicut trigonum in tetragono. Non enim potest intellectus simul multa actu intelligere. Potest tamen simul habitu multa scire.

 

[35762] Iª-IIae q. 54 a. 1 ad 3
3. Un corpo viene conformato dalla sua figura così da ricevere le proprie terminazioni: invece un abito non è la terminazione della potenza, ma è solo disposizione all'ultimo termine che è l'atto. Ecco perché un'unica potenza non può avere più atti simultaneamente, a meno che non siano subordinati tra loro: esattamente come un unico corpo non può avere più di una figura, a meno che una non sia implicita nell'altra, come il triangolo nel quadrilatero. Infatti l'intelletto non può pensare simultaneamente più cose, mentre può simultaneamente conoscerle in modo abituale.




Seconda parte > Gli atti umani in generale > Distinzione degli abiti > Se gli abiti si distinguano secondo i loro oggetti


Prima pars secundae partis
Quaestio 54
Articulus 2

[35763] Iª-IIae q. 54 a. 2 arg. 1
Ad secundum sic proceditur. Videtur quod habitus non distinguantur secundum obiecta. Contraria enim sunt specie differentia. Sed idem habitus scientiae est contrariorum, sicut medicina sani et aegri. Non ergo secundum obiecta specie differentia, habitus distinguuntur.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 54
Articolo 2

[35763] Iª-IIae q. 54 a. 2 arg. 1
SEMBRA che gli abiti non si distinguano secondo i loro oggetti. Infatti:
1. I contrari sono specificamente diversi. Eppure uno stesso abito di scienza ha per oggetto dei contrari: la medicina, p. es., ha per oggetto tanto i sani che i malati. Dunque gli abiti non sono distinti in base ad oggetti specificamente diversi.

[35764] Iª-IIae q. 54 a. 2 arg. 2
Praeterea, diversae scientiae sunt diversi habitus. Sed idem scibile pertinet ad diversas scientias, sicut terram esse rotundam demonstrat et naturalis et astrologus, ut dicitur in II Physic. Ergo habitus non distinguuntur secundum obiecta.

 

[35764] Iª-IIae q. 54 a. 2 arg. 2
2. Scienze diverse sono abiti diversi. Ora, il medesimo dato scientifico può appartenere a scienze diverse: che la terra è rotonda, p. es., lo dimostra sia il fisico che l'astronomo, come dice Aristotele. Perciò gli abiti non si distinguono secondo gli oggetti.

[35765] Iª-IIae q. 54 a. 2 arg. 3
Praeterea, eiusdem actus est idem obiectum. Sed idem actus potest pertinere ad diversos habitus virtutum, si ad diversos fines referatur, sicut dare pecuniam alicui, si sit propter Deum, pertinet ad caritatem; si vero sit propter debitum solvendum, pertinet ad iustitiam. Ergo etiam idem obiectum potest ad diversos habitus pertinere. Non ergo est diversitas habituum secundum diversitatem obiectorum.

 

[35765] Iª-IIae q. 54 a. 2 arg. 3
3. Un dato atto non può avere che un unico oggetto. Ora, il medesimo atto può appartenere ad abiti di virtù diverse, se si riferiscono a fini diversi: dare del denaro, p. es., se è fatto per amor di Dio, appartiene alla carità; se invece è fatto per saldare un debito, spetta alla giustizia. Perciò il medesimo oggetto può appartenere ad abiti diversi. E quindi la diversità degli abiti non dipende dalla diversità degli oggetti.

[35766] Iª-IIae q. 54 a. 2 s. c.
Sed contra, actus differunt specie secundum diversitatem obiectorum, ut supra dictum est. Sed habitus sunt dispositiones quaedam ad actus. Ergo etiam habitus distinguuntur secundum diversa obiecta.

 

[35766] Iª-IIae q. 54 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: Gli atti, come abbiamo già dimostrato, differiscono specificamente secondo la diversità degli oggetti. Ma l'abito è una disposizione all'atto. Dunque anche gli abiti si distinguono secondo i diversi oggetti.

[35767] Iª-IIae q. 54 a. 2 co.
Respondeo dicendum quod habitus et est forma quaedam, et est habitus. Potest ergo distinctio habituum secundum speciem attendi aut secundum communem modum quo formae specie distinguuntur; aut secundum proprium modum distinctionis habituum. Distinguuntur siquidem formae ad invicem secundum diversa principia activa, eo quod omne agens facit simile secundum speciem. Habitus autem importat ordinem ad aliquid. Omnia autem quae dicuntur secundum ordinem ad aliquid, distinguuntur secundum distinctionem eorum ad quae dicuntur. Est autem habitus dispositio quaedam ad duo ordinata, scilicet ad naturam, et ad operationem consequentem naturam. Sic igitur secundum tria, habitus specie distinguuntur. Uno quidem modo, secundum principia activa talium dispositionum; alio vero modo, secundum naturam; tertio vero modo, secundum obiecta specie differentia; ut per sequentia explicabitur.

 

[35767] Iª-IIae q. 54 a. 2 co.
RISPONDO: Ogni abito oltre ad essere un abito è una forma. Perciò la distinzione specifica degli abiti si può rilevare e dal modo con cui comunemente si distinguono le forme nelle loro specie; e dal modo proprio della distinzione degli abiti. Ora, le forme si distinguono tra loro in base ai diversi principi attivi: poiché ogni agente produce un effetto che specificamente gli somiglia. - A sua volta l'abito dice ordine a qualche cosa. Ma tutte le qualità che dicono ordine a qualche cosa si distinguono in base alla distinzione delle cose cui sono ordinate. D'altra parte l'abito è una disposizione che può essere ordinata a due cose: o alla natura, o all'operazione che accompagna la natura.
Perciò gli abiti si distinguono tra loro specificamente in tre maniere. Primo, in base ai principi attivi di codeste disposizioni; secondo, in base alla natura (del soggetto); terzo, in base agli oggetti specificamente differenti. Tutto ciò sarà meglio spiegato in seguito.

[35768] Iª-IIae q. 54 a. 2 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod in distinctione potentiarum, vel etiam habituum, non est considerandum ipsum obiectum materialiter; sed ratio obiecti differens specie, vel etiam genere. Quamvis autem contraria specie differant diversitate rerum, tamen eadem ratio est cognoscendi utrumque, quia unum per aliud cognoscitur. Et ideo inquantum conveniunt in una ratione cognoscibilis, pertinent ad unum habitum cognoscitivum.

 

[35768] Iª-IIae q. 54 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Nella distinzione delle potenze e degli abiti non si deve considerare l'oggetto materialmente; ma la ragione formale dell'oggetto che differisce nella specie o nel genere. Ora, sebbene i contrari differiscono materialmente secondo la specie, tuttavia la ragione della loro conoscenza è identica: poiché l'uno serve alla conoscenza dell'altro. Perciò, in quanto convengono in un'unica ragione di conoscibilità, appartengono a un unico abito conoscitivo.

[35769] Iª-IIae q. 54 a. 2 ad 2
Ad secundum dicendum quod terram esse rotundam per aliud medium demonstrat naturalis, et per aliud astrologus, astrologus enim hoc demonstrat per media mathematica, sicut per figuras eclipsium, vel per aliud huiusmodi; naturalis vero hoc demonstrat per medium naturale, sicut per motum gravium ad medium, vel per aliud huiusmodi. Tota autem virtus demonstrationis, quae est syllogismus faciens scire, ut dicitur in I Poster., dependet ex medio. Et ideo diversa media sunt sicut diversa principia activa, secundum quae habitus scientiarum diversificantur.

 

[35769] Iª-IIae q. 54 a. 2 ad 2
2. Che la terra è rotonda, dall'astronomo è dimostrato mediante principi di matematica, cioè mediante la figura delle eclissi, o per altre cose del genere; invece dal fisico è dimostrato per mezzo di principi di fisica, e cioè mediante il moto dei gravi verso il centro, o per altri fatti del genere. Ora, tutta la forza della dimostrazione, che è, a dire di Aristotele, "un sillogismo che fa scienza", dipende dal mezzo dimostrativo. Perciò mezzi dimostrativi diversi sono come principi attivi diversi, in base ai quali si differenziano gli abiti di scienza.

[35770] Iª-IIae q. 54 a. 2 ad 3
Ad tertium dicendum quod, sicut philosophus dicit, in II Physic. et in VII Ethic., ita se habet finis in operabilibus, sicut principium in demonstrativis. Et ideo diversitas finium diversificat virtutes sicut et diversitas activorum principiorum. Sunt etiam ipsi fines obiecta actuum interiorum, qui maxime pertinent ad virtutes, ut ex supradictis patet.

 

[35770] Iª-IIae q. 54 a. 2 ad 3
3. Come il Filosofo insegna, nelle operazioni il fine ha le funzioni che hanno i principi nelle dimostrazioni. Perciò la diversità del fine rende diverse le virtù, come la diversità dei principi attivi. - Del resto il fine è oggetto degli atti interiori: che sono la parte principale delle virtù, com'è evidente dalle cose già dette.




Seconda parte > Gli atti umani in generale > Distinzione degli abiti > Se gli abiti si distinguano tra loro in base all'opposizione tra bene e male


Prima pars secundae partis
Quaestio 54
Articulus 3

[35771] Iª-IIae q. 54 a. 3 arg. 1
Ad tertium sic proceditur. Videtur quod habitus non distinguantur secundum bonum et malum. Bonum enim et malum sunt contraria. Sed idem habitus est contrariorum, ut supra habitum est. Ergo habitus non distinguuntur secundum bonum et malum.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 54
Articolo 3

[35771] Iª-IIae q. 54 a. 3 arg. 1
SEMBRA che gli abiti non siano distinti in base all'opposizione tra bene e male. Infatti:
1. Bene e male sono contrari. Ma sopra abbiamo dimostrato che i contrari appartengono a un unico abito. Dunque gli abiti non si distinguono tra loro in base all'opposizione tra bene e male.

[35772] Iª-IIae q. 54 a. 3 arg. 2
Praeterea, bonum convertitur cum ente, et sic, cum sit commune omnibus, non potest sumi ut differentia alicuius speciei; ut patet per philosophum in IV Topic. Similiter etiam malum, cum sit privatio et non ens, non potest esse alicuius entis differentia. Non ergo secundum bonum et malum possunt habitus specie distingui.

 

[35772] Iª-IIae q. 54 a. 3 arg. 2
2. Il bene è esteso quanto l'ente: perciò, essendo comune a tutte le cose, non può costituire una differenza specifica, come spiega Aristotele. Così il male: essendo privazione e non ente, non può costituire la differenza di un ente. Perciò il bene e il male non possono determinare una distinzione specifica di abiti.

[35773] Iª-IIae q. 54 a. 3 arg. 3
Praeterea, circa idem obiectum contingit esse diversos habitus malos, sicut circa concupiscentias intemperantiam et insensibilitatem, et similiter etiam plures habitus bonos, scilicet virtutem humanam et virtutem heroicam sive divinam, ut patet per philosophum in VII Ethic. Non ergo distinguuntur habitus secundum bonum et malum.

 

[35773] Iª-IIae q. 54 a. 3 arg. 3
3. Un medesimo oggetto può dar luogo ad abiti cattivi diversi; la concupiscenza, p. es., si presta e all'intemperanza e all'insensibilità: lo stesso si dica degli abiti buoni, tra i quali, a dire del Filosofo, troviamo virtù umane e virtù eroiche, o divine. Dunque gli abiti non sono tra loro distinti in base all'opposizione tra bene e male.

[35774] Iª-IIae q. 54 a. 3 s. c.
Sed contra est quod habitus bonus contrariatur habitui malo, sicut virtus vitio. Sed contraria sunt diversa secundum speciem. Ergo habitus differunt specie secundum differentiam boni et mali.

 

[35774] Iª-IIae q. 54 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: L'abito buono è contrario a quello cattivo, come la virtù è contraria al vizio. Ma i contrari sono specificamente diversi. Dunque gli abiti differiscono specificamente tra loro in base all'antinomia tra bene e male.

[35775] Iª-IIae q. 54 a. 3 co.
Respondeo dicendum quod, sicut dictum est, habitus specie distinguuntur non solum secundum obiecta et principia activa, sed etiam in ordine ad naturam. Quod quidem contingit dupliciter. Uno modo, secundum convenientiam ad naturam, vel etiam secundum disconvenientiam ab ipsa. Et hoc modo distinguuntur specie habitus bonus et malus, nam habitus bonus dicitur qui disponit ad actum convenientem naturae agentis; habitus autem malus dicitur qui disponit ad actum non convenientem naturae. Sicut actus virtutum naturae humanae conveniunt, eo quod sunt secundum rationem, actus vero vitiorum, cum sint contra rationem, a natura humana discordant. Et sic manifestum est quod secundum differentiam boni et mali, habitus specie distinguuntur. Alio modo secundum naturam habitus distinguuntur, ex eo quod habitus unus disponit ad actum convenientem naturae inferiori; alius autem habitus disponit ad actum convenientem naturae superiori. Et sic virtus humana, quae disponit ad actum convenientem naturae humanae, distinguitur a divina virtute vel heroica, quae disponit ad actum convenientem cuidam superiori naturae.

 

[35775] Iª-IIae q. 54 a. 3 co.
RISPONDO: Gli abiti, come abbiamo detto, si distinguono tra loro specificamente non soltanto in base agli oggetti e ai principi attivi, ma anche in ordine alla natura. E ciò può avvenire in due modi. Primo, in base all'accordo o al disaccordo con la natura. Ed è così che gli abiti sono specificamente buoni o cattivi: un abito infatti è buono se predispone a un atto conveniente alla natura di chi agisce; ed è cattivo se predispone a un atto che a quella natura non si addice. Ed è così che gli atti delle virtù si addicono alla natura umana perché sono conformi alla ragione: invece gli atti dei vizi sono in contrasto con la natura umana, perché contrari alla ragione. È chiaro, quindi, che gli abiti sono tra loro specificamente distinti in base alla differenza tra bene e male.
Secondo, gli abiti possono essere tra loro distinti in ordine alia natura, per il fatto che alcuni predispongono ad atti proporzionati a una natura superiore. In tal senso le virtù umane, che predispongono ad atti conformi alla natura umana, sono distinte dalle virtù divine ed eroiche, le quali predispongono ad atti conformi a una natura superiore.

[35776] Iª-IIae q. 54 a. 3 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod contrariorum potest esse unus habitus, secundum quod contraria conveniunt in una ratione. Nunquam tamen contingit quod habitus contrarii sint unius speciei, contrarietas enim habituum est secundum contrarias rationes. Et ita secundum bonum et malum habitus distinguuntur, scilicet inquantum unus habitus est bonus et alius malus, non autem ex hoc quod unus est boni et alius mali.

 

[35776] Iª-IIae q. 54 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. I contrari possono appartenere a un unico abito, in quanto concordano in una ragione unica. Ma non può mai avvenire che abiti contrari appartengano ad un'unica specie: infatti la contrarietà degli abiti è basata su ragioni (o differenze specifiche) contrarie. Perciò gli abiti sono tra loro distinti in base all'opposizione tra bene e male, non perché l'oggetto degli uni è il bene e quello degli altri è il male, ma perché alcuni di codesti abiti son buoni ed altri cattivi.

[35777] Iª-IIae q. 54 a. 3 ad 2
Ad secundum dicendum quod bonum commune omni enti non est differentia constituens speciem alicuius habitus, sed quoddam bonum determinatum, quod est secundum convenientiam ad determinatam naturam, scilicet humanam. Similiter etiam malum quod est differentia constitutiva habitus, non est privatio pura, sed est aliquid determinatum repugnans determinatae naturae.

 

[35777] Iª-IIae q. 54 a. 3 ad 2
2. La differenza che costituisce la specie di un abito non è il bene generico che si attribuisce a tutti gli enti; ma è un bene determinato, cioè conforme a una determinata natura, ossia alla natura umana. Lo stesso si dica del male che costituisce la differenza specifica di un abito: esso non è pura privazione, ma è un male determinato in contrasto con una determinata natura.

[35778] Iª-IIae q. 54 a. 3 ad 3
Ad tertium dicendum quod plures habitus boni circa idem specie, distinguuntur secundum convenientiam ad diversas naturas, ut dictum est. Plures vero habitus mali distinguuntur circa idem agendum secundum diversas repugnantias ad id quod est secundum naturam, sicut uni virtuti contrariantur diversa vitia circa eandem materiam.

 

[35778] Iª-IIae q. 54 a. 3 ad 3
3. Più abiti buoni, riguardanti un medesimo oggetto, possono distinguersi specificamente tra loro, come abbiamo visto, in base alla loro conformità con nature diverse. Mentre più abiti cattivi nelle stesse condizioni si distinguono tra loro, in base a ripugnanze diverse rispetto alla natura: una virtù, p. es., può essere contrastata da vizi diversi relativi alla stessa materia.




Seconda parte > Gli atti umani in generale > Distinzione degli abiti > Se un abito possa constare di più abiti


Prima pars secundae partis
Quaestio 54
Articulus 4

[35779] Iª-IIae q. 54 a. 4 arg. 1
Ad quartum sic proceditur. Videtur quod unus habitus ex pluribus habitibus constituatur. Illud enim cuius generatio non simul perficitur, sed successive, videtur constitui ex pluribus partibus. Sed generatio habitus non est simul, sed successive ex pluribus actibus, ut supra habitum est. Ergo unus habitus constituitur ex pluribus habitibus.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 54
Articolo 4

[35779] Iª-IIae q. 54 a. 4 arg. 1
SEMBRA che un abito possa constare di più abiti. Infatti:
1. Un'entità la cui produzione non avviene tutta insieme, ma per fasi successive, mostra di essere costituita di più parti. Ora, la produzione di un abito non è simultanea, ma per fasi successive mediante molteplici atti, come abbiamo già spiegato. Dunque un abito può essere costituito da più abiti.

[35780] Iª-IIae q. 54 a. 4 arg. 2
Praeterea, ex partibus constituitur totum. Sed uni habitui assignantur multae partes, sicut Tullius ponit multas partes fortitudinis, temperantiae et aliarum virtutum. Ergo unus habitus constituitur ex pluribus.

 

[35780] Iª-IIae q. 54 a. 4 arg. 2
2. Un tutto è costituito di parti. Ma di un unico abito si possono determinare varie parti: Cicerone, p. es., assegna varie parti per la fortezza, la temperanza, e per le altre virtù. Quindi un abito può constare di molteplici abiti.

[35781] Iª-IIae q. 54 a. 4 arg. 3
Praeterea, de una sola conclusione potest scientia haberi et actu et habitu. Sed multae conclusiones pertinent ad unam scientiam totam, sicut ad geometriam vel arithmeticam. Ergo unus habitus constituitur ex multis.

 

[35781] Iª-IIae q. 54 a. 4 arg. 3
3. Una sola conclusione può già costituire l'oggetto di un atto o di un abito di scienza. Ora, a un'unica scienza globale, come la geometria o l'aritmetica, appartengono molte conclusioni. Dunque un unico abito può constare di più abiti.

[35782] Iª-IIae q. 54 a. 4 s. c.
Sed contra, habitus, cum sit qualitas quaedam, est forma simplex. Sed nullum simplex constituitur ex pluribus. Ergo unus habitus non constituitur ex pluribus habitibus.

 

[35782] Iª-IIae q. 54 a. 4 s. c.
IN CONTRARIO: L'abito, essendo una qualità, è una forma semplice. Ora, nessuna entità semplice è costituita di più parti. Dunque un abito non può constare di molteplici abiti.

[35783] Iª-IIae q. 54 a. 4 co.
Respondeo dicendum quod habitus ad operationem ordinatus, de quo nunc principaliter intendimus, est perfectio quaedam potentiae. Omnis autem perfectio proportionatur suo perfectibili. Unde sicut potentia, cum sit una, ad multa se extendit secundum quod conveniunt in aliquo uno, idest in generali quadam ratione obiecti; ita etiam habitus ad multa se extendit secundum quod habent ordinem ad aliquod unum, puta ad unam specialem rationem obiecti, vel unam naturam, vel unum principium, ut ex supradictis patet. Si igitur consideremus habitum secundum ea ad quae se extendit, sic inveniemus in eo quandam multiplicitatem. Sed quia illa multiplicitas est ordinata ad aliquid unum, ad quod principaliter respicit habitus, inde est quod habitus est qualitas simplex, non constituta ex pluribus habitibus, etiam si ad multa se extendat. Non enim unus habitus se extendit ad multa, nisi in ordine ad unum, ex quo habet unitatem.

 

[35783] Iª-IIae q. 54 a. 4 co.
RISPONDO: L'abito operativo, dei quale principalmente ora parliamo, è una perfezione della facoltà. Ora, ogni perfezione è proporzionata al soggetto che la riceve. Perciò, siccome la facoltà, pur essendo unica, si estende a più cose in quanto esse convengono sotto un unico aspetto, e cioè nella comune ragione di oggetto; così anche l'abito si estende a più cose, ma in quanto dicono ordine a un che di unico, mettiamo a una determinata ragione di oggetto, a una natura, o a un principio, secondo le spiegazioni date in precedenza.
Se quindi consideriamo l'abito in rapporto alle cose alle quali si estende, troviamo in esso una certa molteplicità. Ma poiché codesta molteplicità è ordinata a qualche cosa di unico, che forma l'oggetto principale dell'abito, è chiaro che l'abito stesso è una qualità semplice non costituita di più abiti, anche se si estende a cose molteplici. Infatti un abito si estende a più cose, soltanto in vista di un unico oggetto, dal quale riceve la propria unità.

[35784] Iª-IIae q. 54 a. 4 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod successio in generatione habitus non contingit ex hoc quod pars eius generetur post partem, sed ex eo quod subiectum non statim consequitur dispositionem firmam et difficile mobilem; et ex eo quod primo imperfecte incipit esse in subiecto, et paulatim perficitur. Sicut etiam est de aliis qualitatibus.

 

[35784] Iª-IIae q. 54 a. 4 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La gradualità che si riscontra nella produzione di un abito non è dovuta al fatto che le parti di esso sono prodotte una dopo l'altra: ma dipende dal fatto che il subietto non acquista subito una disposizione ferma e difficile a cambiare; trovandosi essa in principio solo imperfettamente nel subietto, per crescere poi gradatamente. Il che avviene anche per le altre qualità.

[35785] Iª-IIae q. 54 a. 4 ad 2
Ad secundum dicendum quod partes quae singulis virtutibus cardinalibus assignantur, non sunt partes integrales, ex quibus constituatur totum sed partes subiectivae sive potentiales, ut infra patebit.

 

[35785] Iª-IIae q. 54 a. 4 ad 2
2. Le parti attribuite alle singole virtù cardinali non sono parti integranti, cioè parti costitutive di un tutto; ma parti subiettive o potenziali, come spiegheremo in seguito.

[35786] Iª-IIae q. 54 a. 4 ad 3
Ad tertium dicendum quod ille qui in aliqua scientia acquirit per demonstrationem scientiam conclusionis unius, habet quidem habitum, sed imperfecte. Cum vero acquirit per aliquam demonstrationem scientiam conclusionis alterius, non aggeneratur in eo alius habitus; sed habitus qui prius inerat fit perfectior, utpote ad plura se extendens; eo quod conclusiones et demonstrationes unius scientiae ordinatae sunt, et una derivatur ex alia.

 

[35786] Iª-IIae q. 54 a. 4 ad 3
3. Chi in una data disciplina acquista la scienza di una conclusione mediante il ragionamento, possiede l'abito scientifico, però imperfettamente. E quando acquista con una dimostrazione la scienza di una seconda conclusione, non si produce in lui un secondo abito; ma l'abito che prima era imperfetto si perfeziona, estendendosi a un numero maggiore di oggetti; poiché le conclusioni e le dimostrazioni di un'unica scienza sono tra loro ordinate, e l'una deriva dall'altra.

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