I-II, 25

Seconda parte > Gli atti umani in generale > Le passioni > Rapporti reciproci delle passioni


Prima pars secundae partis
Quaestio 25
Prooemium

[34600] Iª-IIae q. 25 pr.
Deinde considerandum est de ordine passionum ad invicem. Et circa hoc quaeruntur quatuor.
Primo, de ordine passionum irascibilis ad passiones concupiscibilis.
Secundo, de ordine passionum concupiscibilis ad invicem.
Tertio, de ordine passionum irascibilis ad invicem.
Quarto, de quatuor principalibus passionibus.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 25
Proemio

[34600] Iª-IIae q. 25 pr.
Passiamo ora a considerare i rapporti reciproci delle passioni.
Tratteremo in proposito quattro argomenti:

1. Rapporto delle passioni dell'irascibile con quelle del concupiscibile;
2. Ordine reciproco tra le passioni del concupiscibile;
3. Ordine reciproco tra le passioni dell'irascibile;
4. Le quattro passioni principali.




Seconda parte > Gli atti umani in generale > Le passioni > Rapporti reciproci delle passioni > Se le passioni dell'irascibile precedano o seguano quelle del concupiscibile


Prima pars secundae partis
Quaestio 25
Articulus 1

[34601] Iª-IIae q. 25 a. 1 arg. 1
Ad primum sic proceditur. Videtur quod passiones irascibilis sint priores passionibus concupiscibilis. Ordo enim passionum est secundum ordinem obiectorum. Sed obiectum irascibilis est bonum arduum, quod videtur esse supremum inter alia bona. Ergo passiones irascibilis videntur praeesse passionibus concupiscibilis.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 25
Articolo 1

[34601] Iª-IIae q. 25 a. 1 arg. 1
SEMBRA che le passioni dell'irascibile precedano quelle del concupiscibile. Infatti:
1. L'ordine delle passioni è fondato sull'ordine dei loro oggetti. Ora, oggetto dell'irascibile è il bene arduo, che si presenta come il più elevato tra gli altri beni. Dunque le passioni dell'irascibile sono prima di quelle del concupiscibile.

[34602] Iª-IIae q. 25 a. 1 arg. 2
Praeterea, movens est prius moto. Sed irascibilis comparatur ad concupiscibilem sicut movens ad motum, ad hoc enim datur animalibus, ut tollantur impedimenta quibus concupiscibilis prohibetur frui suo obiecto, ut supra dictum est; removens autem prohibens habet rationem moventis, ut dicitur in VIII Physic. Ergo passiones irascibilis sunt priores passionibus concupiscibilis.

 

[34602] Iª-IIae q. 25 a. 1 arg. 2
2. Il motore è prima di ciò che esso muove. Ma l'irascibile sta al concupiscibile come il motore al soggetto mosso: infatti esso è dato all'animale, per eliminare gli ostacoli che impediscono al concupiscibile di godere del proprio oggetto, come abbiamo spiegato; e Aristotele insegna che "quanto elimina un ostacolo si presenta come motore". Perciò le passioni dell'irascibile hanno una priorità su quelle del concupiscibile.

[34603] Iª-IIae q. 25 a. 1 arg. 3
Praeterea, gaudium et tristitia sunt passiones concupiscibilis. Sed gaudium et tristitia consequuntur ad passiones irascibilis, dicit enim philosophus, in IV Ethic., quod punitio quietat impetum irae, delectationem loco tristitiae faciens. Ergo passiones concupiscibilis sunt posteriores passionibus irascibilis.

 

[34603] Iª-IIae q. 25 a. 1 arg. 3
3. Il gaudio e la tristezza sono passioni del concupiscibile. Ma gaudio e tristezza seguono le passioni dell'irascibile: infatti il Filosofo scrive che "la punizione queta l'impeto dell'ira, e la tristezza cede il posto alla gioia". Dunque le passioni del concupiscibile sono posteriori a quelle dell'irascibile.

[34604] Iª-IIae q. 25 a. 1 s. c.
Sed contra, passiones concupiscibilis respiciunt bonum absolutum, passiones autem irascibilis respiciunt bonum contractum, scilicet arduum. Cum igitur bonum simpliciter sit prius quam bonum contractum, videtur quod passiones concupiscibilis sint priores passionibus irascibilis.

 

[34604] Iª-IIae q. 25 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Le passioni del concupiscibile hanno per oggetto il bene incondizionato; quelle invece dell'irascibile riguardano un bene più ristretto, cioè il bene arduo. Ora, siccome il bene incondizionato precede il bene più ristretto, è chiaro che le passioni del concupiscibile sono prima di quelle dell'irascibile.

[34605] Iª-IIae q. 25 a. 1 co.
Respondeo dicendum quod passiones concupiscibilis ad plura se habent quam passiones irascibilis. Nam in passionibus concupiscibilis invenitur aliquid pertinens ad motum, sicut desiderium; et aliquid pertinens ad quietem, sicut gaudium et tristitia. Sed in passionibus irascibilis non invenitur aliquid pertinens ad quietem, sed solum pertinens ad motum. Cuius ratio est quia id in quo iam quiescitur, non habet rationem difficilis seu ardui, quod est obiectum irascibilis. Quies autem, cum sit finis motus, est prior in intentione, sed posterior in executione. Si ergo comparentur passiones irascibilis ad passiones concupiscibilis quae significant quietem in bono; manifeste passiones irascibilis praecedunt, ordine executionis, huiusmodi passiones concupiscibilis, sicut spes praecedit gaudium, unde et causat ipsum, secundum illud apostoli, Rom. XII, spe gaudentes. Sed passio concupiscibilis importans quietem in malo, scilicet tristitia, media est inter duas passiones irascibilis. Sequitur enim timorem, cum enim occurrerit malum quod timebatur, causatur tristitia. Praecedit autem motum irae, quia cum ex tristitia praecedente aliquis insurgit in vindictam, hoc pertinet ad motum irae. Et quia rependere vicem malis, apprehenditur ut bonum; cum iratus hoc consecutus fuerit, gaudet. Et sic manifestum est quod omnis passio irascibilis terminatur ad passionem concupiscibilis pertinentem ad quietem, scilicet vel ad gaudium vel ad tristitiam. Sed si comparentur passiones irascibilis ad passiones concupiscibilis quae important motum, sic manifeste passiones concupiscibilis sunt priores, eo quod passiones irascibilis addunt supra passiones concupiscibilis; sicut et obiectum irascibilis addit supra obiectum concupiscibilis arduitatem sive difficultatem. Spes enim supra desiderium addit quendam conatum, et quandam elevationem animi ad consequendum bonum arduum. Et similiter timor addit supra fugam seu abominationem, quandam depressionem animi, propter difficultatem mali. Sic ergo passiones irascibilis mediae sunt inter passiones concupiscibilis quae important motum in bonum vel in malum; et inter passiones concupiscibilis quae important quietem in bono vel in malo. Et sic patet quod passiones irascibilis et principium habent a passionibus concupiscibilis, et in passiones concupiscibilis terminantur.

 

[34605] Iª-IIae q. 25 a. 1 co.
RISPONDO: Le passioni del concupiscibile hanno una portata più ampia che quelle dell'irascibile. Infatti tra le passioni del concupiscibile ce ne sono alcune di moto, come il desiderio; e altre di quiete, come il gaudio e la tristezza. Invece nelle passioni dell'irascibile non ce n'è nessuna di quiete, ma sono tutte di moto. E la ragione si è, che la cosa in cui ci si acquieta non è, come l'oggetto dell'irascibile, difficile, o ardua.
Ora, la quiete, essendo il fine del moto, è prima nell'intenzione e ultima nell'esecuzione. Se, dunque, le passioni dell'irascibile si confrontano, in ordine di esecuzione, con quelle del concupiscibile, che esprimono l'acquietarsi nel bene, evidentemente le precedono: la speranza, p. es., precede il gaudio, e difatti ne è la causa, secondo l'espressione dell'Apostolo, "gioiosi per la speranza". Invece la passione del concupiscibile che è la quiete nel male, cioè la tristezza, si trova in mezzo a due passioni dell'irascibile. Essa infatti segue il timore, poiché la tristezza viene causata dal sopravvento di quel male che si temeva, però precede il moto dell'ira: poiché si ha il moto dell'ira quando uno, prevenuto da una tristezza, insorge per vendicarsi. Ma per il fatto che contraccambiare il male ricevuto si presenta come un bene, l'uomo irritato gode di codesto effetto. Ed è chiaro così che ogni passione dell'irascibile ha come termine una passione del concupiscibile avente per oggetto la quiete, e cioè o il gaudio, o la tristezza.
Se poi si confrontano le passioni dell'irascibile con quelle del concupiscibile che implicano un moto, allora appare evidente la superiorità di queste ultime: poiché le passioni dell'irascibile non sono che sviluppi complementari di quelle del concupiscibile; così come l'oggetto dell'irascibile non fa che aggiungere a quello del concupiscibile l'arduità, ovvero la difficoltà. Infatti la speranza aggiunge al desiderio uno sforzo e una certa elevazione dell'animo, per conseguire un bene arduo. Così pure il timore aggiunge alla fuga, o ripugnanza, una depressione dell'animo, per [la gravità o difficoltà del male.
Concludendo, le passioni dell'irascibile sono inserite tra le passioni del concupiscibile, cioè tra quelle che consistono in un moto verso il bene o verso il male, e quelle che consistono nell'acquietarsi nel bene e nel male. È chiaro quindi che le passioni dell'irascibile hanno in quelle del concupiscibile il loro principio e il loro termine.

[34606] Iª-IIae q. 25 a. 1 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod illa ratio procederet, si de ratione obiecti concupiscibilis esset aliquid oppositum arduo, sicut de ratione obiecti irascibilis est quod sit arduum. Sed quia obiectum concupiscibilis est bonum absolute, prius naturaliter est quam obiectum irascibilis, sicut commune proprio.

 

[34606] Iª-IIae q. 25 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'argomento sarebbe valido, se l'oggetto del concupiscibile fosse l'opposto del bene arduo, oggetto dell'irascibile. Ma l'oggetto del concupiscibile è il bene incondizionato; perciò in ordine di natura esso precede l'oggetto dell'irascibile, come l'universale precede il particolare.

[34607] Iª-IIae q. 25 a. 1 ad 2
Ad secundum dicendum quod removens prohibens non est movens per se, sed per accidens. Nunc autem loquimur de ordine passionum per se. Et praeterea irascibilis removet prohibens quietem concupiscibilis in suo obiecto. Unde ex hoc non sequitur nisi quod passiones irascibilis praecedunt passiones concupiscibilis ad quietem pertinentes.

 

[34607] Iª-IIae q. 25 a. 1 ad 2
2. Quanto elimina un ostacolo non è un motore per se, ma solo per accidens. Ma qui parliamo dell'ordine per se delle passioni. - Inoltre l'irascibile non fa che togliere gli ostacoli che impediscono al concupiscibile di quietarsi nel proprio oggetto. Perciò da questo segue soltanto che le passioni dell'irascibile precedono le passioni del concupiscibile aventi per oggetto la quiete.

[34608] Iª-IIae q. 25 a. 1 ad 3
De quibus etiam tertia ratio procedit.

 

[34608] Iª-IIae q. 25 a. 1 ad 3
3. Entro questi limiti va accettata la conclusione della terza difficoltà.




Seconda parte > Gli atti umani in generale > Le passioni > Rapporti reciproci delle passioni > Se l'amore sia la prima tra le passioni del concupiscibile


Prima pars secundae partis
Quaestio 25
Articulus 2

[34609] Iª-IIae q. 25 a. 2 arg. 1
Ad secundum sic proceditur. Videtur quod amor non sit prima passionum concupiscibilis. Vis enim concupiscibilis a concupiscentia denominatur, quae est eadem passio cum desiderio. Sed denominatio fit a potiori, ut dicitur in II de anima. Ergo concupiscentia est potior amore.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 25
Articolo 2

[34609] Iª-IIae q. 25 a. 2 arg. 1
SEMBRA che l'amore non sia la prima tra le passioni del concupiscibile. Infatti:
1. La facoltà del concupiscibile è denominata dalla concupiscenza, che si identifica con la passione del desiderio. Poiché "la denominazione si desume da ciò che è principale", come insegna Aristotele. Dunque la concupiscenza è prima dell'amore.

[34610] Iª-IIae q. 25 a. 2 arg. 2
Praeterea, amor unionem quandam importat, est enim vis unitiva et concretiva, ut Dionysius dicit, in IV cap. de Div. Nom. Sed concupiscentia vel desiderium est motus ad unionem rei concupitae vel desideratae. Ergo concupiscentia est prior amore.

 

[34610] Iª-IIae q. 25 a. 2 arg. 2
2. L'amore implica una certa unione; esso infatti, come scrive Dionigi è "una forza unitiva e aggregativa". Ma la concupiscenza, o desiderio, è un moto verso l'unione con la cosa desiderata. Quindi la concupiscenza precede l'amore.

[34611] Iª-IIae q. 25 a. 2 arg. 3
Praeterea, causa est prior effectu. Sed delectatio est quandoque causa amoris, quidam enim propter delectationem amant, ut dicitur in VIII Ethic. Ergo delectatio est prior amore. Non ergo prima inter passiones concupiscibilis est amor.

 

[34611] Iª-IIae q. 25 a. 2 arg. 3
3. La causa è prima dell'effetto. Ora, il piacere è causa dell'amore; infatti alcuni, secondo Aristotele, amano per il piacere. Dunque il piacere è prima dell'amore. E quindi l'amore non è la prima tra le passioni del concupiscibile.

[34612] Iª-IIae q. 25 a. 2 s. c.
Sed contra est quod Augustinus dicit, in XIV de Civ. Dei, quod omnes passiones ex amore causantur, amor enim inhians habere quod amatur, cupiditas est; id autem habens, eoque fruens, laetitia est. Amor ergo est prima passionum concupiscibilis.

 

[34612] Iª-IIae q. 25 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: Secondo S. Agostino, tutte le passioni sono causate dall'amore: infatti "l'amore aspirando ad avere quanto si ama, è concupiscenza; e avendolo e godendone è gioia". Dunque l'amore è la prima tra le passioni del concupiscibile.

[34613] Iª-IIae q. 25 a. 2 co.
Respondeo dicendum quod obiectum concupiscibilis sunt bonum et malum. Naturaliter autem est prius bonum malo, eo quod malum est privatio boni. Unde et omnes passiones quarum obiectum est bonum, naturaliter sunt priores passionibus quarum obiectum est malum, unaquaeque scilicet sua opposita, quia enim bonum quaeritur, ideo refutatur oppositum malum. Bonum autem habet rationem finis, qui quidem est prior in intentione, sed est posterior in consecutione. Potest ergo ordo passionum concupiscibilis attendi vel secundum intentionem, vel secundum consecutionem. Secundum quidem consecutionem, illud est prius quod primo fit in eo quod tendit ad finem. Manifestum est autem quod omne quod tendit ad finem aliquem, primo quidem habet aptitudinem seu proportionem ad finem, nihil enim tendit in finem non proportionatum; secundo, movetur ad finem; tertio, quiescit in fine post eius consecutionem. Ipsa autem aptitudo sive proportio appetitus ad bonum est amor, qui nihil aliud est quam complacentia boni; motus autem ad bonum est desiderium vel concupiscentia; quies autem in bono est gaudium vel delectatio. Et ideo secundum hunc ordinem, amor praecedit desiderium, et desiderium praecedit delectationem. Sed secundum ordinem intentionis, est e converso, nam delectatio intenta causat desiderium et amorem. Delectatio enim est fruitio boni, quae quodammodo est finis sicut et ipsum bonum, ut supra dictum est.

 

[34613] Iª-IIae q. 25 a. 2 co.
RISPONDO: Il concupiscibile ha per oggetto il bene e il male. In ordine di natura, però, il bene è prima del male: poiché il male non è che privazione di bene. E quindi tutte le passioni che hanno per oggetto il bene precedono in ordine di natura quelle che hanno per oggetto il male, ciascuna cioè precede la sua contraria: infatti la ricerca di un bene determina il rifiuto del male opposto.
Ora, il bene ha ragione di fine, il quale è primo nell'intenzione e ultimo nel conseguimento. E quindi l'ordine delle passioni del concupiscibile si può considerare, o secondo l'intenzione, o secondo il conseguimento. Nell'ordine di conseguimento è primo ciò che si determina per primo nel soggetto che tende verso il fine. Ora, è chiaro che chi tende verso il fine, per prima cosa deve avere attitudine o proporzione verso di esso; poiché non si può tendere verso un fine, senza esservi proporzionati; in secondo luogo deve muoversi verso il fine; e in terzo luogo raggiungere la quiete nel fine al suo conseguimento. Ma l'attitudine, o proporzione, dell'appetito rispetto al fine è l'amore, il quale consiste nella semplice compiacenza per il bene; invece il moto verso il bene costituisce il desiderio, o concupiscenza; la quiete nel bene, poi, è il godimento, ossia la gioia o il piacere. Perciò in quest'ordine l'amore precede il desiderio, e il desiderio precede il piacere. - Invece secondo l'ordine di intenzione è il rovescio: poiché il piacere che attira causa il desiderio, e quindi l'amore.
Infatti il piacere è la fruizione del bene, e questa in qualche modo è fine come il bene stesso, secondo le spiegazioni date in precedenza.

[34614] Iª-IIae q. 25 a. 2 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod hoc modo nominatur aliquid, secundum quod nobis innotescit, voces enim sunt signa intellectuum, secundum philosophum. Nos autem, ut plurimum, per effectum cognoscimus causam. Effectus autem amoris, quando quidem habetur ipsum amatum, est delectatio, quando vero non habetur, est desiderium vel concupiscentia. Ut autem Augustinus dicit, in X de Trin., amor magis sentitur, cum eum prodit indigentia. Unde inter omnes passiones concupiscibilis, magis sensibilis est concupiscentia. Et propter hoc, ab ea denominatur potentia.

 

[34614] Iª-IIae q. 25 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Le cose sono denominate seguendo il modo col quale vengono da noi conosciute: infatti, come il Filosofo scrive, "le parole sono i segni delle nostre intellezioni". Ora, noi per lo più conosciamo le cause dagli effetti. Ed effetto dell'amore, quando si possiede l'oggetto amato, è il piacere; e quando non si possiede è il desiderio, o concupiscenza. Però, come osserva S. Agostino, "l'amore si sente di più quando il bisogno lo rivela". Ecco perché, tra tutte le passioni del concupiscibile, la concupiscenza è la più sentita. E per questo essa domina la facoltà.

[34615] Iª-IIae q. 25 a. 2 ad 2
Ad secundum dicendum quod duplex est unio amati ad amantem. Una quidem realis, secundum scilicet coniunctionem ad rem ipsam. Et talis unio pertinet ad gaudium vel delectationem, quae sequitur desiderium. Alia autem est unio affectiva, quae est secundum aptitudinem vel proportionem, prout scilicet ex hoc quod aliquid habet aptitudinem ad alterum et inclinationem, iam participat aliquid eius. Et sic amor unionem importat. Quae quidem unio praecedit motum desiderii.

 

[34615] Iª-IIae q. 25 a. 2 ad 2
2. Duplice è l'unione di colui che ama con l'oggetto amato. La prima effettiva, mediante il conseguimento della cosa stessa. E tale unione rientra nel godimento o piacere, che segue il desiderio. — La seconda invece è un'unione affettiva, che consiste in un'attitudine o proporzione: essa cioè è dovuta al fatto che una cosa, dal momento che ha attitudine e inclinazione verso un'altra, già in qualche modo ne partecipa. È questa l'unione propria dell'amore. E questa unione precede il moto del desiderio.

[34616] Iª-IIae q. 25 a. 2 ad 3
Ad tertium dicendum quod delectatio causat amorem, secundum quod est prior in intentione.

 

[34616] Iª-IIae q. 25 a. 2 ad 3
3. Il piacere causa l'amore, in quanto lo precede in ordine di intenzione.




Seconda parte > Gli atti umani in generale > Le passioni > Rapporti reciproci delle passioni > Se la speranza sia la prima tra le passioni dell'irascibile


Prima pars secundae partis
Quaestio 25
Articulus 3

[34617] Iª-IIae q. 25 a. 3 arg. 1
Ad tertium sic proceditur. Videtur quod spes non sit prima inter passiones irascibilis. Vis enim irascibilis ab ira denominatur. Cum ergo denominatio fiat a potiori, videtur quod ira sit potior et prior quam spes.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 25
Articolo 3

[34617] Iª-IIae q. 25 a. 3 arg. 1
SEMBRA che la speranza non sia la prima tra le passioni dell'irascibile. Infatti:
1. La potenza dell'irascibile è denominata dall'ira. E siccome "la denominazione si fa da ciò che è principale"; sembra che l'ira sia prima della speranza.

[34618] Iª-IIae q. 25 a. 3 arg. 2
Praeterea, arduum est obiectum irascibilis. Sed magis videtur esse arduum quod aliquis conetur superare malum contrarium quod imminet ut futurum, quod pertinet ad audaciam; vel quod iniacet iam ut praesens, quod pertinet ad iram; quam quod conetur acquirere simpliciter aliquod bonum. Et similiter magis videtur esse arduum quod conetur vincere malum praesens, quam malum futurum. Ergo ira videtur esse potior passio quam audacia, et audacia quam spes. Et sic spes non videtur esse prior.

 

[34618] Iª-IIae q. 25 a. 3 arg. 2
2. Oggetto dell'irascibile è l'arduo. Ora, sembra cosa più ardua il tentativo di superare il male contrario imminente, oggetto dell'audacia, ovvero il male già inflitto e presente, oggetto dell'ira, che il semplice tentativo di conquistare il bene. Così pure sembra più arduo il tentativo di vincere un male presente che quello di vincere un male futuro. Dunque l'ira sembra essere una passione superiore all'audacia, e l'audacia superiore alla speranza. Quindi la speranza non è al primo posto.

[34619] Iª-IIae q. 25 a. 3 arg. 3
Praeterea, prius occurrit, in motu ad finem, recessus a termino, quam accessus ad terminum. Sed timor et desperatio important recessum ab aliquo, audacia autem et spes important accessum ad aliquid. Ergo timor et desperatio praecedunt spem et audaciam.

 

[34619] Iª-IIae q. 25 a. 3 arg. 3
3. Nel moto verso il fine viene prima l'allontanamento da un termine, che l'avvicinamento al termine successivo. Ora, il timore e la disperazione implicano allontanamento; mentre l'audacia e la speranza implicano avvicinamento. Perciò il timore e la disperazione precedono la speranza e l'audacia.

[34620] Iª-IIae q. 25 a. 3 s. c.
Sed contra, quanto aliquid est propinquius primo, tanto est prius. Sed spes est propinquior amori, qui est prima passionum. Ergo spes est prior inter omnes passiones irascibilis.

 

[34620] Iª-IIae q. 25 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: Più una cosa si avvicina alla prima [del suo genere], più acquista di priorità. Ora, la speranza è più vicina all'amore, che è la prima delle passioni. Dunque la speranza è la prima tra le passioni dell'irascibile.

[34621] Iª-IIae q. 25 a. 3 co.
Respondeo dicendum quod, sicut iam dictum est, omnes passiones irascibilis important motum in aliquid. Motus autem ad aliquid in irascibili potest causari ex duobus, uno modo, ex sola aptitudine seu proportione ad finem, quae pertinet ad amorem vel odium; alio modo, ex praesentia ipsius boni vel mali, quae pertinet ad tristitiam vel gaudium. Et quidem ex praesentia boni non causatur aliqua passio in irascibili, ut dictum est, sed ex praesentia mali causatur passio irae. Quia igitur in via generationis seu consecutionis, proportio vel aptitudo ad finem praecedit consecutionem finis; inde est quod ira, inter omnes passiones irascibilis, est ultima, ordine generationis. Inter alias autem passiones irascibilis, quae important motum consequentem amorem vel odium boni vel mali, oportet quod passiones quarum obiectum est bonum, scilicet spes et desperatio, sint naturaliter priores passionibus quarum obiectum est malum, scilicet audacia et timore. Ita tamen quod spes est prior desperatione, quia spes est motus in bonum secundum rationem boni quod de sua ratione est attractivum, et ideo est motus in bonum per se; desperatio autem est recessus a bono, qui non competit bono secundum quod est bonum, sed secundum aliquid aliud, unde est quasi per accidens. Et eadem ratione, timor, cum sit recessus a malo, est prior quam audacia. Quod autem spes et desperatio sint naturaliter priores quam timor et audacia, ex hoc manifestum est, quod, sicut appetitus boni est ratio quare vitetur malum, ita etiam spes et desperatio sunt ratio timoris et audaciae, nam audacia consequitur spem victoriae, et timor consequitur desperationem vincendi. Ira autem consequitur audaciam, nullus enim irascitur vindictam appetens, nisi audeat vindicare, secundum quod Avicenna dicit, in sexto de naturalibus. Sic ergo patet quod spes est prima inter omnes passiones irascibilis. Et si ordinem omnium passionum secundum viam generationis, scire velimus, primo occurrunt amor et odium; secundo, desiderium et fuga; tertio, spes et desperatio; quarto, timor et audacia; quinto, ira; sexto et ultimo, gaudium et tristitia, quae consequuntur ad omnes passiones, ut dicitur in II Ethic. Ita tamen quod amor est prior odio, et desiderium fuga, et spes desperatione, et timor audacia, et gaudium quam tristitia, ut ex praedictis colligi potest.

 

[34621] Iª-IIae q. 25 a. 3 co.
RISPONDO: Come abbiamo già detto, tutte le passioni dell'irascibile implicano un moto verso qualche cosa. Ora codesto moto potrebbe essere causato in due maniere nell'irascibile: primo, dalla
sola attitudine o proporzione verso il fine, il che interessa l'amore o l'odio; secondo, dalla presenza stessa del bene o del male, il che forma l'oggetto del gaudio o della tristezza. Ma dalla presenza del bene non viene causata nessuna passione nell'irascibile, come abbiamo già visto; invece dalla presenza del male viene causata la passione dell'ira.
Ma in ordine genetico, o di esecuzione, la proporzione o attitudine al fine precede il conseguimento; perciò l'ira, fra tutte le passioni dell'irascibile, è l'ultima in codesto ordine. Invece tra le passioni dell'irascibile, che implicano un moto derivante dall'amore o dall'odio rispettivamente verso il bene o verso il male, è necessario ammettere la priorità della speranza e della disperazione, aventi per oggetto il bene, sulle altre passioni aventi per oggetto il male, e cioè sull'audacia e sul timore. Sta il fatto, però, che la speranza è prima della disperazione; poiché è un moto verso il bene in quanto bene, cioè in quanto è attraente: è quindi un moto verso il bene per se.
Invece la disperazione è un allontanamento dal bene, e ciò non si addice al bene in quanto bene, ma per altro motivo [per l'arduità]; quindi è quasi un per accidens. Per la stessa ragione il timore è prima dell'audacia, essendo un allontanamento dal male. - Che poi la speranza e la disperazione sono per natura prima del timore e dell'audacia, è dimostrato dal fatto che la speranza e la disperazione spiegano il timore e l'audacia, come la brama del bene giustifica la fuga dal male: infatti l'audacia nasce dalla speranza di vincere, e il timore deriva dal disperare della vittoria. L'ira finalmente nasce dall'audacia: poiché, come fa osservare Avicenna, nessuno si adira desiderando la vendetta, senza l'audacia di vendicarsi.
È perciò evidente che la speranza è la prima tra tutte le passioni dell'irascibile. - E, se vogliamo, ecco descritto l'ordine genetico di tutte le passioni: al primo posto amore e odio; al secondo desiderio e fuga; al terzo speranza e disperazione; al quarto timore e audacia; al quinto l'ira; al sesto ed ultimo gioia e tristezza, le quali vengono dopo tutte le altre, come Aristotele insegna. Tuttavia l'amore precede l'odio, il desiderio la fuga, la speranza precede la disperazione, il timore l'audacia e il gaudio la tristezza, come si può concludere da quanto abbiamo detto in precedenza.

[34622] Iª-IIae q. 25 a. 3 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod, quia ira causatur ex aliis passionibus sicut effectus a causis praecedentibus, ideo ab ea, tanquam a manifestiori, denominatur potentia.

 

[34622] Iª-IIae q. 25 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'ira è causata da altre passioni, quale effetto da cause precedenti; perciò da essa, quale effetto più evidente, viene denominata la facoltà.

[34623] Iª-IIae q. 25 a. 3 ad 2
Ad secundum dicendum quod arduum non est ratio accedendi vel appetendi, sed potius bonum. Et ideo spes, quae directius respicit bonum, est prior, quamvis audacia aliquando sit in magis arduum, vel etiam ira.

 

[34623] Iª-IIae q. 25 a. 3 ad 2
2. Non l'arduo, ma il bene piuttosto è il motivo del tendere e del desiderare. Perciò viene prima la speranza, che riguarda direttamente il bene: anche se talvolta l'audacia e l'ira hanno per oggetto cose più ardue.

[34624] Iª-IIae q. 25 a. 3 ad 3
Ad tertium dicendum quod appetitus primo et per se movetur in bonum, sicut in proprium obiectum; et ex hoc causatur quod recedat a malo. Proportionatur enim motus appetitivae partis, non quidem motui naturali, sed intentioni naturae; quae per prius intendit finem quam remotionem contrarii, quae non quaeritur nisi propter adeptionem finis.

 

[34624] Iª-IIae q. 25 a. 3 ad 3
3. L'appetito di per sé e in primo luogo si muove verso il bene, che ne costituisce l'oggetto proprio; di qui nasce il suo allontanarsi dal male. Infatti il moto della parte appetitiva non si uniforma al moto fisico, ma all'intenzione della natura; la quale ha di mira prima il fine che la remozione del suo contrario, remozione che è cercata unicamente per il conseguimento del fine.




Seconda parte > Gli atti umani in generale > Le passioni > Rapporti reciproci delle passioni > Se gaudio, tristezza, speranza e timore siano le quattro passioni principali


Prima pars secundae partis
Quaestio 25
Articulus 4

[34625] Iª-IIae q. 25 a. 4 arg. 1
Ad quartum sic proceditur. Videtur quod non sint istae quatuor principales passiones, gaudium et tristitia, spes et timor. Augustinus enim, in XIV de Civ. Dei, non ponit spem, sed cupiditatem loco eius.

 
Prima parte della seconda parte
Questione 25
Articolo 4

[34625] Iª-IIae q. 25 a. 4 arg. 1
SEMBRA che gaudio e tristezza, speranza e timore non siano le quattro passioni principali. Infatti:
1. S. Agostino al posto della speranza mette la concupiscenza.

[34626] Iª-IIae q. 25 a. 4 arg. 2
Praeterea, in passionibus animae est duplex ordo, scilicet intentionis, et consecutionis seu generationis. Aut ergo principales passiones accipiuntur secundum ordinem intentionis, et sic tantum gaudium et tristitia, quae sunt finales, erunt principales passiones. Aut secundum ordinem consecutionis seu generationis, et sic amor erit principalis passio. Nullo ergo modo debent dici quatuor principales passiones istae quatuor, gaudium et tristitia, spes et timor.

 

[34626] Iª-IIae q. 25 a. 4 arg. 2
2. Tra le passioni c’è un duplice ordine: l'ordine di intenzione, e quello genetico o di esecuzione. Perciò, o le passioni principali sono scelte in base all'ordine di intenzione, e allora soltanto il gaudio e la tristezza, come finali, sono principali; oppure sono scelte in base all'ordine genetico o di esecuzione, e allora la passione principale è l'amore. Dunque in nessun modo si devono chiamare principali le quattro passioni del gaudio e della tristezza, della speranza e del timore.

[34627] Iª-IIae q. 25 a. 4 arg. 3
Praeterea, sicut audacia causatur ex spe, ita timor ex desperatione. Aut ergo spes et desperatio debent poni principales passiones, tanquam causae, aut spes et audacia, tanquam sibi ipsis affines.

 

[34627] Iª-IIae q. 25 a. 4 arg. 3
3. Il timore è causato dalla disperazione, come l'audacia dalla speranza. Quindi, o si devono porre tra le passioni principali, come cause, la speranza e la disperazione; oppure, come affini, la speranza e l'audacia.

[34628] Iª-IIae q. 25 a. 4 s. c.
Sed contra est illud quod Boetius, in libro de Consol., enumerans quatuor principales passiones, dicit, gaudia pelle, pelle timorem, spemque fugato, nec dolor adsit.

 

[34628] Iª-IIae q. 25 a. 4 s. c.
IN CONTRARIO: Boezio, enumerando le quattro passioni principali, scrive: "togli il gaudio, scaccia il timore, metti in fuga la speranza, escludi il dolore".

[34629] Iª-IIae q. 25 a. 4 co.
Respondeo dicendum quod hae quatuor passiones communiter principales esse dicuntur. Quarum duae, scilicet gaudium et tristitia, principales dicuntur, quia sunt completivae et finales simpliciter respectu omnium passionum, unde ad omnes passiones consequuntur, ut dicitur in II Ethic. Timor autem et spes sunt principales, non quidem quasi completivae simpliciter, sed quia sunt completivae in genere motus appetitivi ad aliquid, nam respectu boni, incipit motus in amore, et procedit in desiderium, et terminatur in spe; respectu vero mali, incipit in odio, et procedit ad fugam, et terminatur in timore. Et ideo solet harum quatuor passionum numerus accipi secundum differentiam praesentis et futuri, motus enim respicit futurum, sed quies est in aliquo praesenti. De bono igitur praesenti est gaudium; de malo praesenti est tristitia; de bono vero futuro est spes; de malo futuro est timor. Omnes autem aliae passiones, quae sunt de bono vel de malo praesenti vel futuro, ad has completive reducuntur. Unde etiam a quibusdam dicuntur principales hae praedictae quatuor passiones, quia sunt generales. Quod quidem verum est, si spes et timor designant motum appetitus communiter tendentem in aliquid appetendum vel fugiendum.

 

[34629] Iª-IIae q. 25 a. 4 co.
RISPONDO: Si dice comunemente che queste quattro passioni sono le principali. Gaudio e tristezza, per il fatto che danno compimento e fine a tutte le passioni: e difatti, come nota Aristotele, vengono dopo tutte le altre. Il timore e la speranza sono invece principali, non perché danno l'ultimo compimento, ma perché danno compimento al moto dell'appetito verso un oggetto: infatti rispetto al bene il moto comincia con l'amore, passa attraverso il desiderio, e termina nella speranza; rispetto al male comincia dall'odio, passa attraverso la fuga, e termina nel timore. - Perciò il numero di queste quattro passioni risulta dalla distinzione tra presente e futuro: infatti il moto dice ordine al futuro, mentre la quiete consiste in qualche cosa di presente. Del bene presente, dunque, sentiamo gaudio, del male presente sentiamo tristezza; per il bene futuro nutriamo speranza, e per il male futuro timore.
Ora, tutte le altre passioni che riguardano il bene o il male, presente o futuro, si riducono e si completano in queste. Perciò codeste quattro passioni si dicono principali, anche perché sono generali. Il che è vero, se speranza e timore si prendono per indicare genericamente il moto dell'appetito verso un oggetto da desiderare o da fuggire.

[34630] Iª-IIae q. 25 a. 4 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod Augustinus ponit desiderium vel cupiditatem loco spei, inquantum ad idem pertinere videntur, scilicet ad bonum futurum.

 

[34630] Iª-IIae q. 25 a. 4 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: S. Agostino mette il desiderio, o concupiscenza, al posto della speranza, perché si riferiscono entrambi al bene futuro.

[34631] Iª-IIae q. 25 a. 4 ad 2
Ad secundum dicendum quod passiones istae dicuntur principales, secundum ordinem intentionis et complementi. Et quamvis timor et spes non sint ultimae passiones simpliciter, tamen sunt ultimae in genere passionum tendentium in aliud quasi in futurum. Nec potest esse instantia nisi de ira. Quae tamen non potest poni principalis passio, quia est quidam effectus audaciae, quae non potest esse passio principalis, ut infra dicetur.

 

[34631] Iª-IIae q. 25 a. 4 ad 2
2. Le passioni indicate si dicono principali in ordine di intenzione e di perfezione. E sebbene il timore e la speranza non siano ultime in modo assoluto, tuttavia sono ultime tra le passioni tendenti verso una cosa futura. Si potrebbe fare eccezione per l'ira. Ma questa non può essere una passione principale, perché effetto dell'audacia, la quale, come diremo, non può essere tra le principali.

[34632] Iª-IIae q. 25 a. 4 ad 3
Ad tertium dicendum quod desperatio importat recessum a bono, quod est quasi per accidens, et audacia importat accessum ad malum, quod etiam est per accidens. Et ideo hae passiones non possunt esse principales, quia quod est per accidens, non potest dici principale. Et sic etiam nec ira potest dici passio principalis, quae consequitur audaciam.

 

[34632] Iª-IIae q. 25 a. 4 ad 3
3. La disperazione dice abbandono di un bene, il che è quasi un per accidens; l'audacia poi dice avvicinamento a un male, altra cosa per accidens. Perciò queste passioni non possono essere principali: poiché una cosa per accidens non può mai dirsi principale. E quindi non si può considerare principale neppure l'ira, che è un effetto dell'audacia.

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