I, 29

Parte prima > Trattato sulla Trinità delle Persone > Le persone divine


Prima pars
Quaestio 29
Prooemium

[29648] Iª q. 29 pr.
Praemissis autem his quae de processionibus et relationibus praecognoscenda videbantur, necessarium est aggredi de personis. Et primo, secundum considerationem absolutam; et deinde secundum comparativam considerationem. Oportet autem absolute de personis, primo quidem in communi considerare; deinde de singulis personis. Ad communem autem considerationem personarum quatuor pertinere videntur, primo quidem, significatio huius nominis persona; secundo vero, numerus personarum; tertio, ea quae consequuntur numerum personarum, vel ei opponuntur, ut diversitas et solitudo, et huiusmodi; quarto vero, ea quae pertinent ad notitiam personarum. Circa primum quaeruntur quatuor.
Primo, de definitione personae.
Secundo, de comparatione personae ad essentiam, subsistentiam et hypostasim.
Tertio, utrum nomen personae competat in divinis.
Quarto, quid ibi significet.

 
Prima parte
Questione 29
Proemio

[29648] Iª q. 29 pr.
Premesso quanto era necessario sapere sulle processioni e sulle relazioni, dobbiamo affrontare lo studio delle Persone. In primo luogo le considereremo in se stesse, quindi nei loro rapporti. Ora, le Persone in se stesse bisogna considerarle innanzi tutto in generale, e poi [bisognerà trattare] delle singole Persone. E nella considerazione generale delle Persone ci sembra che rientrino questi quattro temi: primo, il significato del nome persona; secondo, il numero delle Persone; terzo, le conseguenze del numero delle Persone, e cioè, opposizione, diversità, somiglianza e simili; quarto, la nostra conoscenza delle Persone divine.
Sul primo tema si pongono quattro quesiti:
1. Come si definisca la persona;
2. Quali rapporti essa abbia con l'essenza, con la sussistenza e con l'ipostasi;
3. Se il termine persona si possa attribuire a Dio;
4. Che cosa significhi attribuito a Dio.




Parte prima > Trattato sulla Trinità delle Persone > Le persone divine > Definizione della persona


Prima pars
Quaestio 29
Articulus 1

[29649] Iª q. 29 a. 1 arg. 1
Ad primum sic proceditur. Videtur quod incompetens sit definitio personae quam Boetius assignat in libro de duabus naturis, quae talis est, persona est rationalis naturae individua substantia. Nullum enim singulare definitur. Sed persona significat quoddam singulare. Ergo persona inconvenienter definitur.

 
Prima parte
Questione 29
Articolo 1

[29649] Iª q. 29 a. 1 arg. 1
SEMBRA che la definizione della persona data da Boezio, cioè «la persona è una sostanza individuale di natura razionale», non sia accettabile. Infatti:
1. Gli esseri singolari non si definiscono. Ora, persona significa un essere singolare. Dunque è fuor di luogo definire la persona.

[29650] Iª q. 29 a. 1 arg. 2
Praeterea, substantia, prout ponitur in definitione personae, aut sumitur pro substantia prima, aut pro substantia secunda. Si pro substantia prima, superflue additur individua, quia substantia prima est substantia individua. Si vero stat pro substantia secunda, falso additur, et est oppositio in adiecto, nam secundae substantiae dicuntur genera vel species. Ergo definitio est male assignata.

 

[29650] Iª q. 29 a. 1 arg. 2
2. Sostanza, che fa parte della definizione di persona o sta per sostanza prima o per sostanza seconda. Se sta per la sostanza prima è superflua l'aggiunta di individua: essendo appunto la sostanza prima quella individua. Se invece sta per la sostanza seconda, è falsa l'aggiunta [di individua] per l'opposizione che c'è tra il sostantivo e l'aggettivo; essendo appunto sostanze seconde i generi e le specie. È dunque una definizione non indovinata.

[29651] Iª q. 29 a. 1 arg. 3
Praeterea, nomen intentionis non debet poni in definitione rei. Non enim esset bona assignatio, si quis diceret, homo est species animalis, homo enim est nomen rei, et species est nomen intentionis. Cum igitur persona sit nomen rei (significat enim substantiam quandam rationalis naturae), inconvenienter individuum, quod est nomen intentionis, in eius definitione ponitur.

 

[29651] Iª q. 29 a. 1 arg. 3
3. Nella definizione di cosa reale non si devono mettere nomi di [seconda] intenzione. Perché non sarebbe bene dire che l'uomo è una specie di animale, essendo uomo nome di cosa, e specie nome di [seconda] intenzione. Perciò, siccome persona è nome di cosa (giacché significa una sostanza di natura ragionevole), nella sua definizione male a proposito si usa il termine individuo, che è nome di [seconda] intenzione.

[29652] Iª q. 29 a. 1 arg. 4
Praeterea, natura est principium motus et quietis in eo in quo est per se et non per accidens, ut dicitur in II Physic. Sed persona est in rebus immobilibus, sicut in Deo et in Angelis. Non ergo in definitione personae debuit poni natura, sed magis essentia.

 

[29652] Iª q. 29 a. 1 arg. 4
4. La natura, come dice Aristotele, «è principio di moto e di quiete nel soggetto in cui si trova non accidentalmente ma per se stessa». Ma la persona si trova anche in cose affatto immobili, p. es., in Dio e negli angeli. Perciò nella definizione di persona non si doveva mettere natura, ma piuttosto essenza.

[29653] Iª q. 29 a. 1 arg. 5
Praeterea, anima separata est rationalis naturae individua substantia. Non autem est persona. Inconvenienter ergo persona sic definitur.

 

[29653] Iª q. 29 a. 1 arg. 5
5. L'anima separata è una sostanza individua di natura razionale. E tuttavia non è persona. Perciò la persona è stata male definita da Boezio.

[29654] Iª q. 29 a. 1 co.
Respondeo dicendum quod, licet universale et particulare inveniantur in omnibus generibus, tamen speciali quodam modo individuum invenitur in genere substantiae. Substantia enim individuatur per seipsam, sed accidentia individuantur per subiectum, quod est substantia, dicitur enim haec albedo, inquantum est in hoc subiecto. Unde etiam convenienter individua substantiae habent aliquod speciale nomen prae aliis, dicuntur enim hypostases, vel primae substantiae. Sed adhuc quodam specialiori et perfectiori modo invenitur particulare et individuum in substantiis rationalibus, quae habent dominium sui actus, et non solum aguntur, sicut alia, sed per se agunt, actiones autem in singularibus sunt. Et ideo etiam inter ceteras substantias quoddam speciale nomen habent singularia rationalis naturae. Et hoc nomen est persona. Et ideo in praedicta definitione personae ponitur substantia individua, inquantum significat singulare in genere substantiae, additur autem rationalis naturae, inquantum significat singulare in rationalibus substantiis.

 

[29654] Iª q. 29 a. 1 co.
RISPONDO: Sebbene l'universale e il particolare si trovino in tutti i generi [o predicamenti], tuttavia l'individuo si ha specialmente nel predicamento di sostanza. Infatti la sostanza si individua di per se stessa, mentre l'accidente è individuato dal suo soggetto che è la sostanza: la bianchezza infatti è questa qui [e non altra], perché è in questo soggetto. Quindi gli individui sostanziali, a preferenza degli altri, hanno un nome proprio, e si dicono ipostasi o sostanze prime. L'individuo particolare poi si trova in un modo ancora più perfetto nelle sostanze ragionevoli che hanno il dominio dei propri atti che si muovono da se stesse e non già spinte dall'esterno come gli altri esseri: e le azioni si verificano proprio nella realtà particolare. Perciò, tra tutte le altre sostanze, gli individui di natura ragionevole hanno un nome speciale. E questo nome è persona. Nella suddetta definizione dunque ci si mette sostanza individua, per significare il singolare nel genere di sostanza: e vi si aggiunge di natura razionale, per indicare il singolare di sostanza ragionevole.

[29655] Iª q. 29 a. 1 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod, licet hoc singulare vel illud definiri non possit, tamen id quod pertinet ad communem rationem singularitatis, definiri potest, et sic philosophus definit substantiam primam. Et hoc modo definit Boetius personam.

 

[29655] Iª q. 29 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Sebbene non si possa definire questo o quel singolare determinato, si può però benissimo definire lo stato di singolarità: e così Aristotele definisce la sostanza prima. E nella stessa maniera Boezio definisce la persona.

[29656] Iª q. 29 a. 1 ad 2
Ad secundum dicendum quod, secundum quosdam, substantia in definitione personae ponitur pro substantia prima, quae est hypostasis. Neque tamen superflue additur individua. Quia nomine hypostasis vel substantiae primae, excluditur ratio universalis et partis (non enim dicimus quod homo communis sit hypostasis, neque etiam manus, cum sit pars), sed per hoc quod additur individuum, excluditur a persona ratio assumptibilis; humana enim natura in Christo non est persona, quia est assumpta a digniori, scilicet a verbo Dei. Sed melius dicendum est quod substantia accipitur communiter, prout dividitur per primam et secundam, et per hoc quod additur individua, trahitur ad standum pro substantia prima.

 

[29656] Iª q. 29 a. 1 ad 2
2. Secondo alcuni, la sostanza posta nella definizione di persona sta per la sostanza prima che è l'ipostasi. Ne è superflua [a loro giudizio] l'aggiunta di individua. Perché col nome di ipostasi o di sostanza prima si vuole escludere lo stato di universalità e la condizione di parte (giacché l'uomo in genere non lo diciamo un'ipostasi, e neppure diciamo che lo sia una mano, essendone essa una parte): con l'aggiunta poi di individua si esclude dalla persona la ragione di assumibile; poiché la natura umana in Cristo non è persona, essendo assunta da più nobile soggetto, cioè dal Verbo di Dio.
Però è meglio dire che sostanza è presa in generale, come ancora divisibile in prima e seconda: e quindi con l'aggiunta di individua si viene a indicare la sostanza prima.

[29657] Iª q. 29 a. 1 ad 3
Ad tertium dicendum quod, quia substantiales differentiae non sunt nobis notae, vel etiam nominatae non sunt, oportet interdum uti differentiis accidentalibus loco substantialium, puta si quis diceret, ignis est corpus simplex, calidum et siccum, accidentia enim propria sunt effectus formarum substantialium, et manifestant eas. Et similiter nomina intentionum possunt accipi ad definiendum res, secundum quod accipiuntur pro aliquibus nominibus rerum quae non sunt posita. Et sic hoc nomen individuum ponitur in definitione personae, ad designandum modum subsistendi qui competit substantiis particularibus.

 

[29657] Iª q. 29 a. 1 ad 3
3. Siccome le differenze sostanziali non ci sono note o non hanno nome, qualche volta siamo costretti ad usare in loro vece differenze accidentali, come quando si dice che il fuoco è un corpo semplice caldo e secco: perché gli accidenti propri sono gli effetti e la manifestazione delle forme sostanziali. Allo stesso modo si possono usare i nomi di [seconda] intenzione per definire le cose, in quanto essi fanno le veci dei nomi mancanti. Ed è per questo che il termine di individuo si pone nella definizione di persona, per indicare cioè il modo di esistere che conviene alle sostanze particolari.

[29658] Iª q. 29 a. 1 ad 4
Ad quartum dicendum quod, secundum philosophum, in V Metaphys., nomen naturae primo impositum est ad significandam generationem viventium, quae dicitur nativitas. Et quia huiusmodi generatio est a principio intrinseco, extensum est hoc nomen ad significandum principium intrinsecum cuiuscumque motus. Et sic definitur natura in II Physic. Et quia huiusmodi principium est formale vel materiale, communiter tam materia quam forma dicitur natura. Et quia per formam completur essentia uniuscuiusque rei, communiter essentia uniuscuiusque rei, quam significat eius definitio, vocatur natura. Et sic accipitur hic natura. Unde Boetius in eodem libro dicit quod natura est unumquodque informans specifica differentia, specifica enim differentia est quae complet definitionem, et sumitur a propria forma rei. Et ideo convenientius fuit quod in definitione personae, quae est singulare alicuius generis determinati, uteretur nomine naturae, quam essentiae, quae sumitur ab esse, quod est communissimum.

 

[29658] Iª q. 29 a. 1 ad 4
4. Come dice il Filosofo, il nome di natura in origine fu usato per indicare la generazione dei viventi che si dice nascita. E siccome questa generazione procede da un principio intrinseco, fu esteso tale nome a indicare il principio intrinseco di qualsiasi moto. E così Aristotele definisce la natura. E siccome questo principio può essere formale o materiale, comunemente tanto la forma che la materia si dicono natura. Essendo poi la forma il principio perfettivo dell'essenza di qualsiasi cosa, questa essenza, espressa dalla definizione, è detta comunemente anch'essa natura. E in questo senso è qui usata. Onde Boezio dice che «la natura è la differenza specifica costitutiva di ciascuna cosa»: infatti la differenza specifica è quella che completa la definizione e si desume dalla forma propria della cosa. Perciò era più conveniente che nella definizione di persona, la quale è un singolare di genere determinato, si usasse il nome di natura anziché quello di essenza, perché questo nome è desunto dall'essere che è un fatto tanto comune.

[29659] Iª q. 29 a. 1 ad 5
Ad quintum dicendum quod anima est pars humanae speciei, et ideo, licet sit separata, quia tamen retinet naturam unibilitatis, non potest dici substantia individua quae est hypostasis vel substantia prima; sicut nec manus, nec quaecumque alia partium hominis. Et sic non competit ei neque definitio personae, neque nomen.

 

[29659] Iª q. 29 a. 1 ad 5
5. L'anima è soltanto una parte dell'uomo: e come tale, anche separata, ritiene la capacità di riunirsi [al corpo], e non può esser detta una sostanza individua come 1'ipostasi o la sostanza prima; e così è della mano, e di qualsiasi altra parte dell'uomo. Perciò non le conviene né la definizione né il nome di persona.




Parte prima > Trattato sulla Trinità delle Persone > Le persone divine > Se persona sia la stessa cosa che ipostasi, sussistenza ed essenza


Prima pars
Quaestio 29
Articulus 2

[29660] Iª q. 29 a. 2 arg. 1
Ad secundum sic proceditur. Videtur quod persona sit idem quod hypostasis, subsistentia et essentia. Dicit enim Boetius, in libro de Duab. Natur., quod Graeci naturae rationalis individuam substantiam hypostaseos nomine vocaverunt. Sed hoc etiam, apud nos, significat nomen personae. Ergo persona omnino idem est quod hypostasis.

 
Prima parte
Questione 29
Articolo 2

[29660] Iª q. 29 a. 2 arg. 1
SEMBRA che persona sia la stessa cosa che ipostasi, sussistenza ed essenza. Infatti:
Boezio dice che «i Greci chiamarono ipostasi la sostanza individua di natura ragionevole». Ora, per noi, anche il termine persona ha questo significato. Quindi la persona è lo stesso che l'ipostasi.

[29661] Iª q. 29 a. 2 arg. 2
Praeterea, sicut in divinis dicimus tres personas, ita in divinis dicimus tres subsistentias, quod non esset, nisi persona et subsistentia idem significarent. Ergo idem significant persona et subsistentia.

 

[29661] Iª q. 29 a. 2 arg. 2
2. Come diciamo che in Dio ci sono tre Persone, così diciamo che ci sono tre sussistenze: ora, non sarebbe così se persona e sussistenza non significassero la stessa cosa. Quindi persona e sussistenza significano la stessa cosa.

[29662] Iª q. 29 a. 2 arg. 3
Praeterea, Boetius dicit, in commento praedicamentorum, quod usia, quod est idem quod essentia, significat compositum ex materia et forma. Id autem quod est compositum ex materia et forma, est individuum substantiae, quod et hypostasis et persona dicitur. Ergo omnia praedicta nomina idem significare videntur.

 

[29662] Iª q. 29 a. 2 arg. 3
3. Boezio dice che ousia, equivalente ad essenza, significa il composto di materia e forma. Ora, ciò che è composto di materia e forma è l'individuo [del genere] sostanza, che è detto ipostasi o persona. Quindi sembra che tutti quei nomi significhino la stessa cosa.

[29663] Iª q. 29 a. 2 s. c. 1
Sed contra est quod Boetius dicit, in libro de Duab. Natur., quod genera et species subsistunt tantum; individua vero non modo subsistunt, verum etiam substant. Sed a subsistendo dicuntur subsistentiae, sicut a substando substantiae vel hypostases. Cum igitur esse hypostases vel personas non conveniat generibus vel speciebus, hypostases vel personae non sunt idem quod subsistentiae.

 

[29663] Iª q. 29 a. 2 s. c. 1
IN CONTRARIO: 1. Boezio afferma; «i generi e le specie sussistono soltanto, mentre gli individui non soltanto sussistono, ma anche sottostanno [in funzione di supposito]». Ora, da sussistere si dicono sussistenze, e da sottostare sostanze o ipostasi. Perciò, siccome essere ipostasi o persona non conviene ai generi e alle specie, ipostasi e persona non sono la stessa cosa che la sussistenza.

[29664] Iª q. 29 a. 2 s. c. 2
Praeterea, Boetius dicit, in commento praedicamentorum, quod hypostasis dicitur materia, usiosis autem, idest subsistentia, dicitur forma. Sed neque forma neque materia potest dici persona. Ergo persona differt a praedictis.

 

[29664] Iª q. 29 a. 2 s. c. 2
2. Inoltre Boezio dice che l'ipostasi è la materia, e la ousiôsis, cioè la sussistenza, la forma. Ora, né la materia né la forma si possono dire persona. La persona perciò differisce da ipostasi e da sussistenza.

[29665] Iª q. 29 a. 2 co.
Respondeo dicendum quod, secundum philosophum, in V Metaphys., substantia dicitur dupliciter. Uno modo dicitur substantia quidditas rei, quam significat definitio, secundum quod dicimus quod definitio significat substantiam rei, quam quidem substantiam Graeci usiam vocant, quod nos essentiam dicere possumus. Alio modo dicitur substantia subiectum vel suppositum quod subsistit in genere substantiae. Et hoc quidem, communiter accipiendo, nominari potest et nomine significante intentionem, et sic dicitur suppositum. Nominatur etiam tribus nominibus significantibus rem, quae quidem sunt res naturae, subsistentia et hypostasis, secundum triplicem considerationem substantiae sic dictae. Secundum enim quod per se existit et non in alio, vocatur subsistentia, illa enim subsistere dicimus, quae non in alio, sed in se existunt. Secundum vero quod supponitur alicui naturae communi, sic dicitur res naturae; sicut hic homo est res naturae humanae. Secundum vero quod supponitur accidentibus, dicitur hypostasis vel substantia. Quod autem haec tria nomina significant communiter in toto genere substantiarum, hoc nomen persona significat in genere rationalium substantiarum.

 

[29665] Iª q. 29 a. 2 co.
RISPONDO: Secondo il Filosofo, il termine sostanza si può prendere in due sensi. Primo, si dice sostanza la quiddità di una cosa espressa dalla definizione, difatti diciamo che la definizione esprime la sostanza delle cose: e questa sostanza, che i Greci dicono ousia, noi possiamo chiamarla essenza. - Secondo, si dice sostanza il soggetto o supposito che sussiste nel genere [o predicamento] di sostanza. E prendendola in generale si può indicare con un nome che ne esprime la funzione logica e allora si chiama soggetto o supposito.
Si designa anche con tre nomi che esprimono la realtà [concreta], e cioè res naturae, sussistenza e ipostasi, secondo tre diversi aspetti della sostanza presa in quest'ultimo senso. Cioè, in quanto esiste in se stessa e non in un altro [soggetto] si dice sussistenza: infatti diciamo sussistenti quelle cose che sussistono in sé e non in altri. In quanto fa da supposito ad una natura presa nella sua universalità, si chiama res naturae; in tal senso quest'uomo è res naturae della natura umana. In quanto fa da supposito agli accidenti, si dice ipostasi o sostanza. Quello poi che questi tre nomi significano universalmente per tutti i generi di sostanze, il termine persona lo significa nel genere delle sostanze ragionevoli.

[29666] Iª q. 29 a. 2 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod hypostasis, apud Graecos, ex propria significatione nominis habet quod significet quodcumque individuum substantiae, sed ex usu loquendi habet quod sumatur pro individuo rationalis naturae, ratione suae excellentiae.

 

[29666] Iª q. 29 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Per i Greci ipostasi secondo il significato proprio della parola, indica l'individuo di qualsiasi sostanza; ma secondo l'uso, indica solo l'individuo, di natura ragionevole, attesa l'eccellenza di questa natura.

[29667] Iª q. 29 a. 2 ad 2
Ad secundum dicendum quod, sicut nos dicimus in divinis pluraliter tres personas et tres subsistentias, ita Graeci dicunt tres hypostases. Sed quia nomen substantiae, quod secundum proprietatem significationis respondet hypostasi, aequivocatur apud nos, cum quandoque significet essentiam, quandoque hypostasim; ne possit esse erroris occasio, maluerunt pro hypostasi transferre subsistentiam, quam substantiam.

 

[29667] Iª q. 29 a. 2 ad 2
2. Come noi diciamo al plurale che in Dio vi sono tre Persone e tre sussistenze, così i Greci dicono che vi sono tre ipostasi. Però, siccome di nome di sostanza, che propriamente corrisponde ad ipostasi, per noi è equivoco, perché alcune volte significa l'essenza ed altre volte l'ipostasi, per evitare il pericolo di errore, si è preferito tradurre ipostasi col termine sussistenza anziché con quello di sostanza.

[29668] Iª q. 29 a. 2 ad 3
Ad tertium dicendum quod essentia proprie est id quod significatur per definitionem. Definitio autem complectitur principia speciei, non autem principia individualia. Unde in rebus compositis ex materia et forma, essentia significat non solum formam, nec solum materiam, sed compositum ex materia et forma communi, prout sunt principia speciei. Sed compositum ex hac materia et ex hac forma, habet rationem hypostasis et personae, anima enim et caro et os sunt de ratione hominis, sed haec anima et haec caro et hoc os sunt de ratione huius hominis. Et ideo hypostasis et persona addunt supra rationem essentiae principia individualia; neque sunt idem cum essentia in compositis ex materia et forma, ut supra dictum est, cum de simplicitate divina ageretur.

 

[29668] Iª q. 29 a. 2 ad 3
3. L'essenza propriamente è ciò che viene espresso dalla definizione. Ora, la definizione comprende i principi specifici, e non quelli individuali. Perciò nelle cose composte di materia e di forma l'essenza non significa ne la sola forma ne la sola materia ma il composto di materia e di forma in universale, in quanto sono principi della specie. Ma il composto formato da questa materia e da questa forma ha natura di ipostasi e di persona. Infatti anima, carne e ossa appartengono alla struttura dell'uomo; ma quest'anima, questa carne e queste ossa appartengono alla struttura [propria] di questo uomo. Perciò 1'ipostasi e la persona aggiungono all'essenza i principii individuanti: e nei composti di materia e di forma non coincidono con l'essenza, come si è già detto sopra parlando della semplicità divina.

[29669] Iª q. 29 a. 2 ad 4
Ad quartum dicendum quod Boetius dicit genera et species subsistere, inquantum individuis aliquibus competit subsistere, ex eo quod sunt sub generibus et speciebus in praedicamento substantiae comprehensis, non quod ipsae species vel genera subsistant, nisi secundum opinionem Platonis, qui posuit species rerum separatim subsistere a singularibus. Substare vero competit eisdem individuis in ordine ad accidentia, quae sunt praeter rationem generum et specierum.

 

[29669] Iª q. 29 a. 2 ad 4
4. Boezio dice che i generi e le specie sussistono in quanto sussistere appartiene ad alcuni individui per il fatto che sono racchiusi come generi o specie nel predicamento di sostanza; non già nel senso che sussistano le specie o i generi, purché non [si parli] secondo l'opinione di Platone, il quale riteneva le specie delle cose come sussistenti, indipendentemente dai singolari. Sottostare [in funzione di supposito] appartiene invece a questi medesimi individui rispetto agli accidenti, che sono fuori delle specie e dei generi.

[29670] Iª q. 29 a. 2 ad 5
Ad quintum dicendum quod individuum compositum ex materia et forma, habet quod substet accidenti, ex proprietate materiae. Unde et Boetius dicit, in libro de Trin., forma simplex subiectum esse non potest. Sed quod per se subsistat, habet ex proprietate suae formae, quae non advenit rei subsistenti, sed dat esse actuale materiae, ut sic individuum subsistere possit. Propter hoc ergo hypostasim attribuit materiae, et usiosim, sive subsistentiam, formae, quia materia est principium substandi, et forma est principium subsistendi.

 

[29670] Iª q. 29 a. 2 ad 5
5. L'individuo composto di materia e di forma ha dalla materia di sottostare agli accidenti onde Boezio afferma: «una forma semplice non può essere soggetto». Ma che [un individuo] sussista di per sé, lo ha dalla sua forma, che non sopravviene a cosa già sussistente, ma dà l'essere attuale alla materia, affinché l'individuo possa così sussistere, Per questo dunque attribuisce l'ipostasi alla materia, e l'ousiôsin o sussistenza alla forma, perché la materia è principio del sottostare [in funzione di supposito], e la forma è principio del sussistere.




Parte prima > Trattato sulla Trinità delle Persone > Le persone divine > Se a Dio si possa attribuire il nome di persona


Prima pars
Quaestio 29
Articulus 3

[29671] Iª q. 29 a. 3 arg. 1
Ad tertium sic proceditur. Videtur quod nomen personae non sit ponendum in divinis. Dicit enim Dionysius, in principio de Div. Nom. universaliter non est audendum aliquid dicere nec cogitare de supersubstantiali occulta divinitate, praeter ea quae divinitus nobis ex sanctis eloquiis sunt expressa. Sed nomen personae non exprimitur nobis in sacra Scriptura novi vel veteris testamenti. Ergo non est nomine personae utendum in divinis.

 
Prima parte
Questione 29
Articolo 3

[29671] Iª q. 29 a. 3 arg. 1
SEMBRA che, parlando di Dio, non si debba usare il nome di persona. Infatti:
1. Dionigi scrive: «circa la sovrasostanziale ed occulta divinità non si deve assolutamente aver l'ardire di dire o di pensare se non quello che è contenuto nella parola divina», Ora, sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento non si trova mai usato il termine persona. Perciò quando si parla della divinità non si deve usare il nome persona.

[29672] Iª q. 29 a. 3 arg. 2
Praeterea, Boetius dicit, in libro de Duab. Natur., nomen personae videtur traductum ex his personis quae in comoediis tragoediisque homines repraesentabant; persona enim dicta est a personando, quia concavitate ipsa maior necesse est ut volvatur sonus. Graeci vero has personas prosopa vocant, ab eo quod ponantur in facie, atque ante oculos obtegant vultum. Sed hoc non potest competere in divinis, nisi forte secundum metaphoram. Ergo nomen personae non dicitur de Deo nisi metaphorice.

 

[29672] Iª q. 29 a. 3 arg. 2
2. Boezio dice; «il nome di persona sembra che abbia avuto Origine da quelle maschere con le quali nelle commedie e tragedie si rappresentavano alcuni personaggi; persona infatti è detta da personare [risonare, rimbombare, sonare forte]; perché per la stessa concavità [della maschera] il suono riesce rafforzato, I Greci, queste maschere [o persone] le dicono prósôpa perché, poste in faccia) davanti al viso, nascondono il volto». Ma tutto questo non può convenire a Dio se non in senso metaforico. Quindi persona, non si può attribuire a Dio se non per metafora.

[29673] Iª q. 29 a. 3 arg. 3
Praeterea, omnis persona est hypostasis. Sed nomen hypostasis non videtur Deo competere, cum, secundum Boetium, significet id quod subiicitur accidentibus, quae in Deo non sunt. Hieronymus etiam dicit quod in hoc nomine hypostasis, venenum latet sub melle. Ergo hoc nomen persona non est dicendum de Deo.

 

[29673] Iª q. 29 a. 3 arg. 3
3. Ogni persona è anche ipostasi. Ma non pare che il nome di ipostasi convenga a Dio: infatti essa, secondo Boezio, significa ciò che sta sotto gli accidenti, che in Dio non si danno. Anche S. Girolamo dice che nel nome di «ipostasi sta nascosto il veleno sotto il miele». Perciò il nome persona non si deve attribuire a Dio.

[29674] Iª q. 29 a. 3 arg. 4
Praeterea, a quocumque removetur definitio, et definitum. Sed definitio personae supra posita non videtur Deo competere. Tum quia ratio importat discursivam cognitionem, quae non competit Deo, ut supra ostensum est, et sic Deus non potest dici rationalis naturae. Tum etiam quia Deus dici non potest individua substantia, cum principium individuationis sit materia, Deus autem immaterialis est; neque etiam accidentibus substat, ut substantia dici possit. Nomen ergo personae Deo attribui non debet.

 

[29674] Iª q. 29 a. 3 arg. 4
4. A chi non conviene la definizione, non conviene la cosa definita. Ma la definizione di persona sopra riferita non sembra convenire a Dio, Sia perché la razionalità importa una cognizione discorsiva, che a Dio non si confà, come si è detto più sopra, e così Dio non può dirsi di natura ragionevole. Sia perché Dio non può dirsi una sostanza individua: poiché la materia è il principio di individuazione, mentre Dio è immateriale; e non sottostà neppure ad accidenti come dovrebbe per potersi dire sostanza. Perciò a Dio non può attribuirsi il nome di persona.

[29675] Iª q. 29 a. 3 s. c.
Sed contra est quod dicitur in symbolo Athanasii, alia est persona patris, alia filii, alia spiritus sancti.

 

[29675] Iª q. 29 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: Nel Simbolo di S, Atanasio è detto: «Altra è la persona del Padre, altra quella del Figlio, ed altra quella dello Spirito Santo».

[29676] Iª q. 29 a. 3 co.
Respondeo dicendum quod persona significat id quod est perfectissimum in tota natura, scilicet subsistens in rationali natura. Unde, cum omne illud quod est perfectionis, Deo sit attribuendum, eo quod eius essentia continet in se omnem perfectionem; conveniens est ut hoc nomen persona de Deo dicatur. Non tamen eodem modo quo dicitur de creaturis, sed excellentiori modo; sicut et alia nomina quae, creaturis a nobis imposita, Deo attribuuntur; sicut supra ostensum est, cum de divinis nominibus ageretur.

 

[29676] Iª q. 29 a. 3 co.
RISPONDO: La persona significa quanto di più nobile c'è in tutto l'universo, cioè il sussistente di natura razionale. Per questo, dovendosi attribuire a Dio tutto ciò che importa perfezione, perché nella sua essenza contiene tutte le perfezioni, è conveniente che gli si attribuisca anche il nome di persona. Tuttavia non nel modo che si attribuisce alle creature ma in maniera più eccellente, come si fa con gli altri nomi da noi imposti alle creature ed applicati a Dio; come si è dimostrato sopra parlando dei nomi di Dio.

[29677] Iª q. 29 a. 3 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod, licet nomen personae in Scriptura veteris vel novi testamenti non inveniatur dictum de Deo, tamen id quod nomen significat, multipliciter in sacra Scriptura invenitur assertum de Deo; scilicet quod est maxime per se ens, et perfectissime intelligens. Si autem oporteret de Deo dici solum illa, secundum vocem, quae sacra Scriptura de Deo tradit, sequeretur quod nunquam in alia lingua posset aliquis loqui de Deo, nisi in illa in qua primo tradita est Scriptura veteris vel novi testamenti. Ad inveniendum autem nova nomina, antiquam fidem de Deo significantia, coegit necessitas disputandi cum haereticis. Nec haec novitas vitanda est, cum non sit profana, utpote a Scripturarum sensu non discordans, docet autem apostolus profanas vocum novitates vitare, I ad Tim. ult.

 

[29677] Iª q. 29 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Sebbene nei libri del Vecchio e del Nuovo Testamento non sia applicato a Dio il nome persona tuttavia ciò che è indicato da quel nome vi è affermato di Dio in molte maniere, cioè che egli è ente per sé in grado sommo e perfettissimamente intelligente. Se poi, parlando di Dio, non si potessero usare se non quelle parole che sono usate dalla Scrittura, ne verrebbe che nessuno potrebbe parlare di lui in una lingua diversa da quella in cui originariamente furono tramandati i libri del Vecchio e del Nuovo Testamento, Ma la necessità di disputare con gli eretici spinse a trovare nuovi vocaboli espressivi dell'antica Fede. E non c'è motivo di rifuggire da questa novità, poiché non è cosa profana, dal momento che non discorda dal senso della Scrittura: S. Paolo vuole che si evitino le novità di voci, ma quelle profane.

[29678] Iª q. 29 a. 3 ad 2
Ad secundum dicendum quod, quamvis hoc nomen persona non conveniat Deo quantum ad id a quo impositum est nomen, tamen quantum ad id ad quod significandum imponitur, maxime Deo convenit. Quia enim in comoediis et tragoediis repraesentabantur aliqui homines famosi, impositum est hoc nomen persona ad significandum aliquos dignitatem habentes. Unde consueverunt dici personae in Ecclesiis, quae habent aliquam dignitatem. Propter quod quidam definiunt personam, dicentes quod persona est hypostasis proprietate distincta ad dignitatem pertinente. Et quia magnae dignitatis est in rationali natura subsistere, ideo omne individuum rationalis naturae dicitur persona, ut dictum est. Sed dignitas divinae naturae excedit omnem dignitatem, et secundum hoc maxime competit Deo nomen personae.

 

[29678] Iª q. 29 a. 3 ad 2
2. Quantunque, se si bada alla sua etimologia il nome persona non convenga a Dio, tuttavia gli conviene, e in grado sommo, se si considera il suo significato. Siccome nelle commedie e nelle tragedie si rappresentavano personaggi famosi, il nome persona fu imposto per significare soggetti costituiti in dignità. Di qui venne l'uso della Chiesa di chiamare persone quelli che rivestivano una carica. Per questo alcuni definiscono la persona come «un'ipostasi contrassegnata da una qualifica connessa con una dignità». E siccome è una grande dignità sussistere come soggetto di natura ragionevole, perciò, come si è detto, ogni individuo di tale natura fu chiamato persona. Ma la dignità della natura divina eccede qualsiasi dignità, perciò a Dio massimamente conviene il nome persona.

[29679] Iª q. 29 a. 3 ad 3
Ad tertium dicendum quod nomen hypostasis non competit Deo quantum ad id a quo est impositum nomen, cum non substet accidentibus, competit autem ei quantum ad id, quod est impositum ad significandum rem subsistentem. Hieronymus autem dicit sub hoc nomine venenum latere, quia antequam significatio huius nominis esset plene nota apud Latinos, haeretici per hoc nomen simplices decipiebant, ut confiterentur plures essentias, sicut confitentur plures hypostases; propter hoc quod nomen substantiae, cui respondet in Graeco nomen hypostasis, communiter accipitur apud nos pro essentia.

 

[29679] Iª q. 29 a. 3 ad 3
3. Se si bada all'origine del nome, ipostasi non conviene a Dio, non sottostando egli ad alcun accidente: però gli conviene quanto al suo significato di realtà sussistente. - S. Girolamo poi dice che sotto quel nome sta il veleno, perché prima che fosse pienamente noto ai Latini il suo significato, gli eretici con quel nome ingannavano i semplici inducendoli ad ammettere in Dio più essenze, come ammettevano più ipostasi, dato che il nome di sostanza, a cui In greco corrisponde ipostasi, presso di noi comunemente sta per essenza.

[29680] Iª q. 29 a. 3 ad 4
Ad quartum dicendum quod Deus potest dici rationalis naturae, secundum quod ratio non importat discursum, sed communiter intellectualem naturam. Individuum autem Deo competere non potest quantum ad hoc quod individuationis principium est materia, sed solum secundum quod importat incommunicabilitatem. Substantia vero convenit Deo, secundum quod significat existere per se. Quidam tamen dicunt quod definitio superius a Boetio data, non est definitio personae secundum quod personas in Deo dicimus. Propter quod Ricardus de sancto Victore, corrigere volens hanc definitionem, dixit quod persona, secundum quod de Deo dicitur, est divinae naturae incommunicabilis existentia.

 

[29680] Iª q. 29 a. 3 ad 4
4. Si può dire che Dio è di natura ragionevole in quanto la ragione, presa in senso generico, significa natura intellettuale e non in quanto implica processo discorsivo. A Dio poi non può convenire di essere individuo, come se il principio della sua individuazione fosse la materia: ma solo in quanto [individuo] include incomunicabilità. Essere poi sostanza conviene a Dio in quanto essa dice esistere per sé. - Alcuni però affermano che la surriferita definizione di persona, data da Boezio, non è la definizione di persona quale si ammette in Dio. Per questo Riccardo di S. Vittore, volendo correggere questa definizione disse che la persona, in quanto attribuita a Dio, è «l'incomunicabile esistenza della natura divina».




Parte prima > Trattato sulla Trinità delle Persone > Le persone divine > Se il termine persona significhi relazione


Prima pars
Quaestio 29
Articulus 4

[29681] Iª q. 29 a. 4 arg. 1
Ad quartum sic proceditur. Videtur quod hoc nomen persona non significet relationem, sed substantiam, in divinis. Dicit enim Augustinus, in VII de Trin., cum dicimus personam patris, non aliud dicimus quam substantiam patris; ad se quippe dicitur persona, non ad filium.

 
Prima parte
Questione 29
Articolo 4

[29681] Iª q. 29 a. 4 arg. 1
SEMBRA che il termine persona non significhi in Dio relazione ma sostanza. Infatti:
1. S. Agostino afferma: «Quando diciamo persona del Padre non diciamo altro che sostanza del Padre, giacché egli è detto persona in ordine a se stesso e non in ordine al Figlio».

[29682] Iª q. 29 a. 4 arg. 2
Praeterea, quid quaerit de essentia. Sed, sicut dicit Augustinus in eodem loco, cum dicitur, tres sunt qui testimonium dant in caelo, pater, verbum et spiritus sanctus; et quaeritur, quid tres? Respondetur, tres personae. Ergo hoc nomen persona significat essentiam.

 

[29682] Iª q. 29 a. 4 arg. 2
2. [Quando si domanda] il quid si ricerca l'essenza. Ma, come dice S. Agostino nello stesso libro, quando si dice: «Sono tre che fanno testimonianza in cielo: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo» e si chiede: «Tre che cosa?» si risponde: «Tre persone». Perciò il termine persona significa l'essenza.

[29683] Iª q. 29 a. 4 arg. 3
Praeterea, secundum philosophum, IV Metaphys., id quod significatur per nomen, est eius definitio. Sed definitio personae est rationalis naturae individua substantia, ut dictum est. Ergo hoc nomen persona significat substantiam.

 

[29683] Iª q. 29 a. 4 arg. 3
3. Secondo il Filosofo, il nome significa la definizione della cosa da esso designata: ma la definizione di persona è «sostanza individua di natura ragionevole», come si è detto. Perciò il nome persona significa la sostanza.

[29684] Iª q. 29 a. 4 arg. 4
Praeterea, persona in hominibus et Angelis non significat relationem, sed aliquid absolutum. Si igitur in Deo significaret relationem, diceretur aequivoce de Deo et hominibus et Angelis.

 

[29684] Iª q. 29 a. 4 arg. 4
4. Sia negli uomini, sia negli angeli la persona non significa relazione, ma qualcosa di assoluto. Se dunque in Dio significasse relazione, si applicherebbe equivocamente a Dio, agli angeli e agli uomini.

[29685] Iª q. 29 a. 4 s. c.
Sed contra est quod dicit Boetius, in libro de Trin., quod omne nomen ad personas pertinens, relationem significat. Sed nullum nomen magis pertinet ad personas, quam hoc nomen persona. Ergo hoc nomen persona relationem significat.

 

[29685] Iª q. 29 a. 4 s. c.
IN CONTRARIO: Boezio afferma che ogni nome appartenente alle persone significa relazione. Ma nessun nome appartiene più alla persona che lo stesso nome di persona, esso perciò significa relazione.

[29686] Iª q. 29 a. 4 co.
Respondeo dicendum quod circa significationem huius nominis persona in divinis, difficultatem ingerit quod pluraliter de tribus praedicatur, praeter naturam essentialium nominum; neque etiam ad aliquid dicitur, sicut nomina quae relationem significant. Unde quibusdam visum est quod hoc nomen persona simpliciter, ex virtute vocabuli, essentiam significet in divinis, sicut hoc nomen Deus, et hoc nomen sapiens, sed propter instantiam haereticorum, est accommodatum, ex ordinatione Concilii, ut possit poni pro relativis; et praecipue in plurali, vel cum nomine partitivo, ut cum dicimus tres personas, vel alia est persona patris, alia filii. In singulari vero potest sumi pro absoluto, et pro relativo. Sed haec non videtur sufficiens ratio. Quia si hoc nomen persona, ex vi suae significationis, non habet quod significet nisi essentiam in divinis; ex hoc quod dictum est tres personas, non fuisset haereticorum quietata calumnia, sed maioris calumniae data esset eis occasio. Et ideo alii dixerunt quod hoc nomen persona in divinis significat simul essentiam et relationem. Quorum quidam dixerunt quod significat essentiam in recto, et relationem in obliquo. Quia persona dicitur quasi per se una, unitas autem pertinet ad essentiam. Quod autem dicitur per se, implicat relationem oblique, intelligitur enim pater per se esse, quasi relatione distinctus a filio. Quidam vero dixerunt e converso, quod significat relationem in recto, et essentiam in obliquo, quia in definitione personae, natura ponitur in obliquo. Et isti propinquius ad veritatem accesserunt. Ad evidentiam igitur huius quaestionis, considerandum est quod aliquid est de significatione minus communis, quod tamen non est de significatione magis communis, rationale enim includitur in significatione hominis, quod tamen non est de significatione animalis. Unde aliud est quaerere de significatione animalis, et aliud est quaerere de significatione animalis quod est homo. Similiter aliud est quaerere de significatione huius nominis persona in communi, et aliud de significatione personae divinae. Persona enim in communi significat substantiam individuam rationalis naturae, ut dictum est. Individuum autem est quod est in se indistinctum, ab aliis vero distinctum. Persona igitur, in quacumque natura, significat id quod est distinctum in natura illa sicut in humana natura significat has carnes et haec ossa et hanc animam, quae sunt principia individuantia hominem; quae quidem, licet non sint de significatione personae, sunt tamen de significatione personae humanae. Distinctio autem in divinis non fit nisi per relationes originis, ut dictum est supra. Relatio autem in divinis non est sicut accidens inhaerens subiecto, sed est ipsa divina essentia, unde est subsistens, sicut essentia divina subsistit. Sicut ergo deitas est Deus, ita paternitas divina est Deus pater, qui est persona divina. Persona igitur divina significat relationem ut subsistentem. Et hoc est significare relationem per modum substantiae quae est hypostasis subsistens in natura divina; licet subsistens in natura divina non sit aliud quam natura divina. Et secundum hoc, verum est quod hoc nomen persona significat relationem in recto, et essentiam in obliquo, non tamen relationem inquantum est relatio, sed inquantum significatur per modum hypostasis. Similiter etiam significat essentiam in recto, et relationem in obliquo, inquantum essentia idem est quod hypostasis; hypostasis autem significatur in divinis ut relatione distincta; et sic relatio, per modum relationis significata, cadit in ratione personae in obliquo. Et secundum hoc etiam dici potest, quod haec significatio huius nominis persona non erat percepta ante haereticorum calumniam, unde non erat in usu hoc nomen persona, nisi sicut unum aliorum absolutorum. Sed postmodum accommodatum est hoc nomen persona ad standum pro relativo, ex congruentia suae significationis, ut scilicet hoc quod stat pro relativo, non solum habeat ex usu, ut prima opinio dicebat, sed etiam ex significatione sua.

 

[29686] Iª q. 29 a. 4 co.
RISPONDO: Circa il significato del nome persona applicato a Dio può portare difficoltà il fatto che, contro l'indole dei nomi assoluti, si dice al plurale delle tre persone, mentre per altro non è un nome che esprima un rapporto, come lo esprimono i nomi relativi. Perciò ad alcuni parve che il nome persona, semplicemente in forza della parola, in Dio significasse l'essenza, come il nome Dio e il nome sapiente; ma poi, in seguito alle difficoltà degli eretici, per decisione di un Concilio fu adattato a prendere il posto dei relativi e specialmente se usato al plurale o col partitivo, come quando diciamo tre persone, oppure altra è la persona del Padre, altra quella del Figlio. Nel singolare invece può stare tanto per l'assoluto che per il relativo. - Però questa non pare una spiegazione sufficiente. Perché se in Dio persona, in forza del suo significato, non indica che l'essenza, dicendo che in Dio sono tre persone, invece di rigettare l'accusa degli eretici, si sarebbe loro offerta l'occasione ad un'altra ancora più grave.
Per questo altri sostennero che persona significa simultaneamente l'essenza e la relazione. Alcuni di costoro affermarono che direttamente significa l'essenza e solo in caso obliquo la relazione. Perché persona deriva da per se una; ora, l'unità si riferisce all'essenza; il per se invece indica in caso obliquo la relazione: infatti il Padre si concepisce di suo come sussistente, mentre [si concepisce] distinto dal Figlio mediante la relazione. Altri invece affermano il contrario, cioè che significa direttamente la relazione, e solo indirettamente l'essenza, perché nella definizione di persona la natura vi è posta in caso indiretto; e questi si avvicinarono di più al vero.
Per chiarire dunque la questione bisogna notare che si può dare un elemento che rientra nel significato di un termine meno universale, senza che rientri nel significato di quello più universale; così razionale è incluso nel significato di uomo, ma non rientra nel significato di animale. Perciò una cosa è cercare il significato di animale ed altra cosa è cercare il significato di quell'animale che è l'uomo. Così pure altro è cercare il significato di persona in generale, ed altro è cercare il significato di persona divina. La persona in generale, come si è detto, significa una sostanza individua di natura ragionevole. L'individuo poi è ciò che è indistinto in se stesso e distinto dagli altri. Perciò la persona, in qualsiasi natura, significa ciò che è distinto in quella natura: così nella natura umana significa questa carne, queste ossa, quest'anima, che sono principio di individuazione per l'uomo; le quali cose, pur non facendo parte del significato di persona tuttavia fanno parte di quello di persona umana. Ora, come si è già detto, la distinzione in Dio non avviene se non per le relazioni di origine, E tali relazioni in Dio non sono come accidenti inerenti al soggetto, ma sono la stessa essenza divina: perciò esse sono sussistenti come sussiste l'essenza divina. A quel modo dunque che la deità è Dio, così la paternità divina è Dio Padre, il quale è persona divina. Perciò la persona divina significa una relazione come sussistente. E questo equivale a significare la relazione come sostanza, vale a dire un'ipostasi sussistente nella natura divina; benché ciò che sussiste nella natura divina non sia altro che la stessa natura divina.
E stando a queste premesse è vero che il nome persona significa direttamente la relazione e solo indirettamente l'essenza: non però la relazione in quanto relazione, ma in quanto significata come ipostasi. - Parimente significa pure direttamente l'essenza e indirettamente la relazione: in quanto l'essenza si identifica con l'ipostasi, ma l'ipostasi in Dio viene significata come distinta da una relazione, e quindi la relazione nel suo significato di relazione rientra indirettamente nel concetto di persona.
Per questo si può anche dire che il significato del nome persona non era ben conosciuto prima delle critiche degli eretici: perciò non si usava il termine persona se non come uno degli altri nomi assoluti. Ma dopo, per l'adattabilità del suo significato, il termine persona fu portato a fungere da relativo; sicché questo suo stare per il relativo non l'ebbe solo dall'uso, come voleva la prima opinione, ma l'ebbe in forza del suo significato.

[29687] Iª q. 29 a. 4 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod hoc nomen persona dicitur ad se, non ad alterum, quia significat relationem, non per modum relationis, sed per modum substantiae quae est hypostasis. Et secundum hoc Augustinus dicit quod significat essentiam, prout in Deo essentia est idem cum hypostasi, quia in Deo non differt quod est et quo est.

 

[29687] Iª q. 29 a. 4 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Persona appartiene ai nomi assoluti perché significa la relazione non come relazione, ma come sostanza, ossia ipostasi. E in questo senso S. Agostino dice che significa l'essenza in quanto in Dio l'essenza è lo stesso che l'ipostasi: perché in Dio il quod est [il soggetto] non differisce dal quo est [dall'essenza o natura].

[29688] Iª q. 29 a. 4 ad 2
Ad secundum dicendum quod quid quandoque quaerit de natura quam significat definitio; ut cum quaeritur, quid est homo? Et respondetur, animal rationale mortale. Quandoque vero quaerit suppositum; ut cum quaeritur, quid natat in mari? Et respondetur, piscis. Et sic quaerentibus quid tres? Responsum est, tres personae.

 

[29688] Iª q. 29 a. 4 ad 2
2. Il quid si riferisce alcune volte alla natura espressa dalla definizione, come quando si domanda: Che cosa è l'uomo ? e si risponde: Animale ragionevole mortale. Altre volte invece si riferisce al soggetto, come quando si domanda: Che cosa nuota nel mare? e si risponde: I pesci. E così a chi chiede: Tre che cosa ? si risponde: Tre persone.

[29689] Iª q. 29 a. 4 ad 3
Ad tertium dicendum quod in intellectu substantiae individuae, idest distinctae vel incommunicabilis, intelligitur in divinis relatio, ut dictum est.

 

[29689] Iª q. 29 a. 4 ad 3
3. Nel concetto di sostanza individua, cioè distinta e incomunicabile, è inclusa, in Dio, la relazione, come si è detto.

[29690] Iª q. 29 a. 4 ad 4
Ad quartum dicendum quod diversa ratio minus communium non facit aequivocationem in magis communi. Licet enim sit alia propria definitio equi et asini, tamen univocantur in nomine animalis, quia communis definitio animalis convenit utrique. Unde non sequitur quod, licet in significatione personae divinae contineatur relatio, non autem in significatione angelicae personae vel humanae, quod nomen personae aequivoce dicatur. Licet nec etiam dicatur univoce, cum nihil univoce de Deo dici possit et de creaturis, ut supra ostensum est.

 

[29690] Iª q. 29 a. 4 ad 4
4. Il diverso significato di un termine meno universale non crea l'equivoco nel termine più universale [corrispondente]. Sebbene infatti sia differente la definizione propria, del cavallo e dell'asino, tuttavia il nome animale conviene loro univocamente: perché all'uno e all'altro conviene la definizione comune di animale. Quindi, quantunque nella definizione di Persona divina sia contenuta la relazione, e non in quella di persona angelica o umana, da ciò non segue che il nome di persona [loro attribuito] sia equivoco. Ma non è neppure univoco: poiché, come si è già detto, nulla si può predicare univocamente di Dio e delle creature.

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