I, 118

Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > Propagazione del genere umano rispetto all'anima


Prima pars
Quaestio 118
Prooemium

[33350] Iª q. 118 pr.
Deinde considerandum est de traductione hominis ex homine. Et primo, quantum ad animam; secundo, quantum ad corpus. Circa primum quaeruntur tria.
Primo, utrum anima sensitiva traducatur cum semine.
Secundo, utrum anima intellectiva.
Tertio, utrum omnes animae fuerint simul creatae.

 
Prima parte
Questione 118
Proemio

[33350] Iª q. 118 pr.
Trattiamo ora della propagazione del genere umano. Primo, rispetto all'anima; secondo, rispetto al corpo.
Sul primo argomento si pongono tre quesiti:

1. Se l'anima sensitiva si trasmetta mediante il seme;
2. Se si trasmetta così anche l'anima intellettiva;
3. Se le anime furono create tutte insieme.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > Propagazione del genere umano rispetto all'anima > Se l'anima sensitiva si trasmetta mediante il seme


Prima pars
Quaestio 118
Articulus 1

[33351] Iª q. 118 a. 1 arg. 1
Ad primum sic proceditur. Videtur quod anima sensitiva non traducatur cum semine, sed sit per creationem a Deo. Omnis enim substantia perfecta quae non est composita ex materia et forma, si esse incipiat, hoc non est per generationem, sed per creationem, quia nihil generatur nisi ex materia. Sed anima sensitiva est substantia perfecta, alioquin non posset movere corpus, et cum sit forma corporis, non est ex materia et forma composita. Ergo non incipit esse per generationem, sed per creationem.

 
Prima parte
Questione 118
Articolo 1

[33351] Iª q. 118 a. 1 arg. 1
SEMBRA che l'anima sensitiva non si trasmetta mediante il seme, ma sia creata da Dio. Infatti:
1. Ogni sostanza perfetta non composta di materia e forma, se comincia a esistere, viene all'esistenza per creazione, non per generazione: perché tutto ciò che è generato, è generato dalla materia. Ora l'anima sensitiva è una sostanza perfetta, che altrimenti non potrebbe muovere il corpo: ed essendo forma del corpo, non è composta di materia e forma. Perciò viene all'esistenza per creazione, non per generazione.

[33352] Iª q. 118 a. 1 arg. 2
Praeterea, principium generationis in rebus viventibus est per potentiam generativam; quae, cum numeretur inter vires animae vegetabilis, est infra animam sensitivam. Nihil autem agit ultra suam speciem. Ergo anima sensitiva non potest causari per vim generativam animalis.

 

[33352] Iª q. 118 a. 1 arg. 2
2. Negli esseri viventi il principio della generazione risiede nella potenza generativa: e questa, appartenendo alle potenze dell'anima vegetativa, sta al di sotto dell'anima sensitiva. Ora, nessun essere agisce oltre la propria specie. Dunque l'anima sensitiva non può essere causata dalla potenza generativa dell'animale.

[33353] Iª q. 118 a. 1 arg. 3
Praeterea, generans generat sibi simile, et sic oportet quod forma generati sit actu in causa generationis. Sed anima sensitiva non est actu in semine, nec ipsa nec aliqua pars eius, quia nulla pars animae sensitivae est nisi in aliqua parte corporis; in semine autem non est aliqua corporis particula, quia nulla particula corporis est quae non fiat ex semine, et per virtutem seminis. Ergo anima sensitiva non causatur ex semine.

 

[33353] Iª q. 118 a. 1 arg. 3
3. Il generante tende a generare un essere consimile, perciò è necessario che la forma del generato si trovi in atto nella causa generante. Ma l'anima sensitiva non si trova in atto nel seme, né totalmente, né parzialmente: perché ogni parte dell'anima sensitiva si trova soltanto in una corrispondente parte del corpo; invece nel seme non si trova una determinata parte del corpo, poiché non esiste parte alcuna del corpo che non sia formata dal seme e per virtù del seme. Dunque l'anima sensitiva non è causata dal seme.

[33354] Iª q. 118 a. 1 arg. 4
Praeterea, si in semine est aliquod principium activum animae sensitivae, aut illud principium manet, generato iam animali; aut non manet. Sed manere non potest. Quia vel esset idem cum anima sensitiva animalis generati, et hoc est impossibile, quia sic esset idem generans et generatum, faciens et factum. Vel esset aliquid aliud, et hoc etiam est impossibile, quia supra ostensum est quod in uno animali non est nisi unum principium formale, quod est una anima. Si autem non manet, hoc etiam videtur impossibile, quia sic aliquod agens ageret ad corruptionem sui ipsius, quod est impossibile. Non ergo anima sensitiva potest generari ex semine.

 

[33354] Iª q. 118 a. 1 arg. 4
4. Posto che nel seme si trovi un principio attivo dell'anima sensitiva, esso, una volta generato l'animale, o perdura, o viene a estinguersi.
Ora, esso non può perdurare. Perché, o si identificherebbe con l'anima sensitiva dell'animale generato, o sarebbe qualche cosa di diverso. La prima ipotesi è impossibile, perché si avrebbe la identificazione del generante col generato, del producente col prodotto. Ugualmente impossibile è la seconda, perché, come fu dimostrato, in un animale non vi è che un unico principio formale, e cioè l'unica sua anima. - D'altra parte, è impossibile che non abbia a perdurare, perché altrimenti si avrebbe un agente che agisce per distruggere se stesso: il che è assurdo. Quindi l'anima sensitiva non può essere causata dal seme.

[33355] Iª q. 118 a. 1 s. c.
Sed contra, ita se habet virtus quae est in semine, ad animalia quae ex semine generantur, sicut se habet virtus quae est in elementis mundi, ad animalia quae ex elementis mundi producuntur, sicut quae ex putrefactione generantur. Sed in huiusmodi animalibus animae producuntur ex virtute quae est in elementis; secundum illud Gen. I, producant aquae reptile animae viventis. Ergo et animalium quae generantur ex semine, animae producuntur ex virtute quae est in semine.

 

[33355] Iª q. 118 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: La virtù che è nel seme sta agli animali generati dal seme, come la virtù che si trova negli elementi sta agli animali prodotti dagli elementi, quali sono quelli originati dalla putredine. Ora, le anime di codesti animali sono prodotte dalle virtù che sono negli elementi, come si arguisce da quelle parole: "Producano le acque vivi animali striscianti". Perciò anche quelle degli animali generati dal seme sono prodotte dalla virtù che è nel seme.

[33356] Iª q. 118 a. 1 co.
Respondeo dicendum quod quidam posuerunt animas sensitivas animalium a Deo creari. Quae quidem positio conveniens esset, si anima sensitiva esset res subsistens, habens per se esse et operationem. Sic enim, sicut per se haberet esse et operationem, ita per se deberetur ei fieri. Et cum res simplex et subsistens non possit fieri nisi per creationem, sequeretur quod anima sensitiva procederet in esse per creationem. Sed ista radix est falsa, scilicet quod anima sensitiva per se habeat esse et operationem, ut ex superioribus patet, non enim corrumperetur, corrupto corpore. Et ideo, cum non sit forma subsistens, habet se in essendo ad modum aliarum formarum corporalium, quibus per se non debetur esse, sed esse dicuntur inquantum composita subsistentia per eas sunt. Unde et ipsis compositis debetur fieri. Et quia generans est simile generato, necesse est quod naturaliter tam anima sensitiva, quam aliae huiusmodi formae, producantur in esse ab aliquibus corporalibus agentibus transmutantibus materiam de potentia in actum, per aliquam virtutem corpoream quae est in eis. Quanto autem aliquod agens est potentius, tanto potest suam actionem diffundere ad magis distans, sicut quanto aliquod corpus est magis calidum, tanto ad remotius calefactionem producit. Corpora igitur non viventia, quae sunt inferiora naturae ordine, generant quidem sibi simile, non per aliquod medium, sed per seipsa; sicut ignis per seipsum generat ignem. Sed corpora viventia, tanquam potentiora, agunt ad generandum sibi simile et sine medio, et per medium. Sine medio quidem, in opere nutritionis, in quo caro generat carnem, cum medio vero, in actu generationis, quia ex anima generantis derivatur quaedam virtus activa ad ipsum semen animalis vel plantae, sicut et a principali agente derivatur quaedam vis motiva ad instrumentum. Et sicut non refert dicere quod aliquid moveatur ab instrumento, vel a principali agente; ita non refert dicere quod anima generati causetur ab anima generantis, vel a virtute derivata ab ipsa, quae est in semine.

 

[33356] Iª q. 118 a. 1 co.
RISPONDO: Alcuni pensarono che le anime sensitive degli animali siano create da Dio. E questa opinione potrebbe essere accettata, se l'anima sensitiva fosse una realtà sussistente, dotata di esistenza e di attività autonome. In tal caso, avendo esistenza e operazioni indipendenti, dovrebbe avere a parte anche il divenire. E poiché una realtà semplice e sussistente non potrebbe essere prodotta altro che per creazione, si dovrebbe concludere che l'anima sensitiva viene all'esistenza per creazione.
Sennonché codesto presupposto, cioè che l'anima sensitiva abbia un'esistenza e un agire autonomi, è falso, come è evidente da quanto si disse in precedenza: infatti, se cosi fosse, essa non dovrebbe perire con la distruzione del corpo. Perciò, non essendo forma sussistente, essa si comporta nell'esistere alla maniera delle altre forme corporee, alle quali non compete un'esistenza autonoma, ma si dice che esistono solo in quanto, per mezzo di esse, esistono i composti sussistenti. Quindi anche il divenire compete solo a cedesti composti. E poiché il generante è simile al generato, è necessario che tanto l'anima sensitiva quanto le altre forme affini ricevano naturalmente resistenza da agenti corporei atti a mutare la materia dalla potenza all'atto, mediante una virtù corporea esistente in essi.
Ora, quanto più un agente è gagliardo, tanto più largo è il suo raggio d'azione: quanto più un corpo è caldo, tanto più lontano spinge il suo calore. Donde segue che i corpi non viventi, che occupano l'infimo grado nella natura, possano generare un effetto consimile solo direttamente, senza strumenti intermedi; così il fuoco genera direttamente altro fuoco. Invece i corpi viventi, avendo maggiore potenza, possono generare, sia direttamente, sia servendosi di elementi intermedi. Agiscono direttamente nel processo nutritivo, in cui la carne genera altra carne: si servono invece di elementi intermedi, nell'atto della generazione; poiché l'anima del generante comunica una certa virtù attiva al seme dell'animale o della pianta, come fa l'agente principale che imprime l'impulso allo strumento.
E come si attribuisce indifferentemente l’effetto allo strumento e all'agente principale; così è indifferente dire che l'anima del generato è causata dall'anima del generante o dalla virtù derivata da essa e racchiusa nel seme.

[33357] Iª q. 118 a. 1 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod anima sensitiva non est substantia perfecta per se subsistens. Et de hoc supra dictum est, nec oportet hic iterare.

 

[33357] Iª q. 118 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'anima sensitiva non è una sostanza completa per sé sussistente. L'abbiamo già dimostrato, e non c'è bisogno di tornarci sopra.

[33358] Iª q. 118 a. 1 ad 2
Ad secundum dicendum quod virtus generativa non generat solum in virtute propria, sed in virtute totius animae, cuius est potentia. Et ideo virtus generativa plantae generat plantam; virtus vero generativa animalis generat animal. Quanto enim anima fuerit perfectior, tanto virtus eius generativa ordinatur ad perfectiorem effectum.

 

[33358] Iª q. 118 a. 1 ad 2
2. La potenza generativa non genera solamente per virtù propria, ma, per virtù di tutta l'anima, di cui è una facoltà. Perciò, la potenza generativa di una pianta genera una pianta; quella di un animale, genera un animale. Infatti, quanto più perfetta è l'anima, tanto più la sua virtù generativa è ordinata a un effetto di maggiore perfezione.

[33359] Iª q. 118 a. 1 ad 3
Ad tertium dicendum quod illa vis activa quae est in semine, ex anima generantis derivata, est quasi quaedam motio ipsius animae generantis, nec est anima, aut pars animae, nisi in virtute; sicut in serra vel securi non est forma lecti, sed motio quaedam ad talem formam. Et ideo non oportet quod ista vis activa habeat aliquod organum in actu; sed fundatur in ipso spiritu incluso in semine, quod est spumosum, ut attestatur eius albedo. In quo etiam spiritu est quidam calor ex virtute caelestium corporum, quorum etiam virtute agentia inferiora agunt ad speciem, ut supra dictum est. Et quia in huiusmodi spiritu concurrit virtus animae cum virtute caelesti, dicitur quod homo generat hominem, et sol. Calidum autem elementare se habet instrumentaliter ad virtutem animae, sicut etiam ad virtutem nutritivam, ut dicitur in II de anima.

 

[33359] Iª q. 118 a. 1 ad 3
3. La potenza attiva racchiusa nel seme e che proviene dall'anima del generante, è come un impulso dell'anima stessa del generante: ma non è attualmente l'anima, né una sua parte; allo stesso modo che nella sega o nell'ascia non vi è attualmente la forma del letto, ma l'impulso a una tale forma. Perciò non è necessario che codesta potenza attiva si trovi localizzata attualmente in un determinato organo; ma è racchiusa nello spirito vitale incluso nel seme, il quale è appunto spumoso, come attesta la sua bianchezza. In codesto spirito è contenuto pure un certo calore derivato dalla virtù dei corpi celesti, perché, come si è detto, più agenti inferiori agiscono in ordine alla specie anche per la virtù di quelli. E proprio perché in codesto spirito la virtù dell'anima s'incontra con la virtù celeste, si suole dire che "l'uomo è generato dall'uomo e dal sole. Invece il calore degli elementi funge da strumento rispetto alla virtù generativa dell'anima, come pure rispetto alla sua virtù nutritiva, secondo quanto insegna Aristotele.

[33360] Iª q. 118 a. 1 ad 4
Ad quartum dicendum quod in animalibus perfectis, quae generantur ex coitu, virtus activa est in semine maris, secundum philosophum in libro de Generat. Animal.; materia autem foetus est illud quod ministratur a femina. In qua quidem materia statim a principio est anima vegetabilis, non quidem secundum actum secundum, sed secundum actum primum, sicut anima sensitiva est in dormientibus. Cum autem incipit attrahere alimentum, tunc iam actu operatur. Huiusmodi igitur materia transmutatur a virtute quae est in semine maris, quousque perducatur in actum animae sensitivae, non ita quod ipsamet vis quae erat in semine, fiat anima sensitiva; quia sic idem esset generans et generatum; et hoc magis esset simile nutritioni et augmento, quam generationi, ut philosophus dicit. Postquam autem per virtutem principii activi quod erat in semine, producta est anima sensitiva in generato quantum ad aliquam partem eius principalem, tunc iam illa anima sensitiva prolis incipit operari ad complementum proprii corporis, per modum nutritionis et augmenti. Virtus autem activa quae erat in semine, esse desinit, dissoluto semine, et evanescente spiritu qui inerat. Nec hoc est inconveniens, quia vis ista non est principale agens, sed instrumentale; motio autem instrumenti cessat, effectu iam producto in esse.

 

[33360] Iª q. 118 a. 1 ad 4
4. Negli animali perfetti, che sono generati dal coito, la virtù attiva, stando a quanto insegna il Filosofo, risiede nel seme del maschio: mentre dalla femmina è somministrata la materia del feto. Ora, in codesta materia vi è subito, fin da principio, l'anima vegetativa, non già in atto secondo, ma in atto primo, come l'anima sensitiva è in chi dorme. Quando invece incomincia ad attrarre l'alimento, allora agisce attualmente. Tale materia dunque subisce una trasmutazione dalla virtù racchiusa nel seme del maschio, fino a che non raggiunge l'atto dell'anima sensitiva: non nel senso che la virtù presente nel seme passi a diventare l'anima sensitiva; perché, in tal caso, generante e generato verrebbero ad essere la stessa cosa; e il processo avrebbe più carattere di nutrizione e di crescita che di generazione, come osserva il Filosofo. Ma quando, per virtù del principio attivo del seme, si è prodotta nel generato l'anima sensitiva nella sua struttura principale, allora l'anima sensitiva della prole comincia ad agire in ordine al compimento del proprio corpo, mediante gli atti della nutrizione e dello sviluppo. - La virtù attiva del seme cessa di esistere, una volta che si sia disperso il seme e sia svanito lo spirito in esso racchiuso. Né in questo fatto vi è nulla di strano, perché codesta forza non è un agente principale, ma strumentale; e la mozione dello strumento cessa, quando l'effetto sia già prodotto nell'essere.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > Propagazione del genere umano rispetto all'anima > Se l'anima intellettiva sia causata dal seme


Prima pars
Quaestio 118
Articulus 2

[33361] Iª q. 118 a. 2 arg. 1
Ad secundum sic proceditur. Videtur quod anima intellectiva causetur ex semine. Dicitur enim Gen. XLVI, cunctae animae quae egressae sunt de femore Iacob, sexaginta sex. Sed nihil egreditur de femore hominis, nisi inquantum causatur ex semine. Ergo anima intellectiva causatur ex semine.

 
Prima parte
Questione 118
Articolo 2

[33361] Iª q. 118 a. 2 arg. 1
SEMBRA che l'anima intellettiva sia causata dal seme. Infatti:
1. Sta scritto: "Dal femore di Giacobbe uscirono in tutto sessantasei anime". Ma niente esce dal femore di un uomo, se non in quanto è causato dal seme. Quindi l'anima intellettiva è causata dal seme.

[33362] Iª q. 118 a. 2 arg. 2
Praeterea, sicut supra ostensum est, in homine est una et eadem anima secundum substantiam, intellectiva, sensitiva et nutritiva. Sed anima sensitiva in homine generatur ex semine, sicut in aliis animalibus, unde et philosophus dicit in libro de Generat. Animal., quod non simul fit animal et homo, sed prius fit animal habens animam sensitivam. Ergo et anima intellectiva causatur ex semine.

 

[33362] Iª q. 118 a. 2 arg. 2
2. Come fu dimostrato, nell'uomo vi è sostanzialmente un'unica e identica anima, che è insieme intellettiva, sensitiva e nutritiva. Ma nell'uomo l'anima sensitiva è generata dal seme, come negli altri animali: e difatti il Filosofo insegna che non si produce insieme l'animale e l'uomo, ma prima si produce l'animale con l'anima sensitiva. Perciò anche l'anima intellettiva è causata dal seme.

[33363] Iª q. 118 a. 2 arg. 3
Praeterea, unum et idem agens, est cuius actio terminatur ad formam, et materiam, alioquin ex forma et materia non fieret unum simpliciter. Sed anima intellectiva est forma corporis humani, quod formatur per virtutem seminis. Ergo et anima intellectiva per virtutem seminis causatur.

 

[33363] Iª q. 118 a. 2 arg. 3
3. Unico deve essere l'agente di quell'atto che ha di mira e la forma e la materia; altrimenti dalla forma e dalla materia non risulterebbe un essere dotato di unità essenziale. Ora, l'anima intellettiva è forma del corpo umano, il quale è causato dalla virtù del seme. Perciò anche l'anima intellettiva sarà causata dalla virtù del seme.

[33364] Iª q. 118 a. 2 arg. 4
Praeterea, homo generat sibi simile secundum speciem. Sed species humana constituitur per animam rationalem. Ergo anima rationalis est a generante.

 

[33364] Iª q. 118 a. 2 arg. 4
4. L'uomo genera il suo simile secondo la specie. Ma la specie umana è costituita dall'anima razionale. Quindi l'anima razionale procede dal generante.

[33365] Iª q. 118 a. 2 arg. 5
Praeterea, inconveniens est dicere quod Deus cooperetur peccantibus. Sed si animae rationales crearentur a Deo, Deus interdum cooperaretur adulteris, de quorum illicito coitu proles interdum generatur. Non ergo animae rationales creantur a Deo.

 

[33365] Iª q. 118 a. 2 arg. 5
5. È assurdo affermare che Dio coopera al peccato. Ma, se le anime razionali fossero create da Dio, Dio coopererebbe con gli adulteri, dal cui illecito commercio qualche volta nasce la prole. Perciò le anime razionali non sono create da Dio.

[33366] Iª q. 118 a. 2 s. c.
Sed contra est quod dicitur in libro de Eccles. Dogmat., quod animae rationales non seminantur per coitum.

 

[33366] Iª q. 118 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: Si legge nel De Ecclesiasticis Dogmatibus: "Le anime razionali non sono generate dal coito".

[33367] Iª q. 118 a. 2 co.
Respondeo dicendum quod impossibile est virtutem activam quae est in materia, extendere suam actionem ad producendum immaterialem effectum. Manifestum est autem quod principium intellectivum in homine est principium transcendens materiam, habet enim operationem in qua non communicat corpus. Et ideo impossibile est quod virtus quae est in semine, sit productiva intellectivi principii. Similiter etiam quia virtus quae est in semine agit in virtute animae generantis, secundum quod anima generantis est actus corporis, utens ipso corpore in sua operatione. In operatione autem intellectus non communicat corpus. Unde virtus intellectivi principii, prout intellectivum est, non potest ad semen pervenire. Et ideo philosophus, in libro de Generat. Animal., dicit, relinquitur intellectus solus de foris advenire. Similiter etiam anima intellectiva, cum habeat operationem sine corpore, est subsistens, ut supra habitum est, et ita sibi debetur esse et fieri. Et cum sit immaterialis substantia, non potest causari per generationem, sed solum per creationem a Deo. Ponere ergo animam intellectivam a generante causari, nihil est aliud quam ponere eam non subsistentem; et per consequens corrumpi eam cum corpore. Et ideo haereticum est dicere quod anima intellectiva traducatur cum semine.

 

[33367] Iª q. 118 a. 2 co.
RISPONDO: È impossibile che la virtù attiva della materia possa arrivare a produrre un effetto immateriale. Ora, è evidente che il principio intellettivo dell'uomo è un principio che trascende la materia: ha infatti un'operazione indipendente dal corpo. Perciò è impossibile che la virtù del seme possa produrre il principio intellettivo.
Inoltre, la virtù del seme agisce in virtù dell'anima del generante, in quanto questa è atto del corpo e usa il corpo nel suo agire. Ora, invece, nelle operazioni dell'intelletto il corpo rimane estraneo. Quindi la virtù del principio intellettivo, proprio in quanto è intellettivo, non può influire sul seme. E per questo il Filosofo dice: "L'intelletto solo viene dal di fuori".
Infine, siccome l'anima intellettiva ha una sua operazione specifica indipendente dal corpo, essa è sussistente, come fu dimostrato: e quindi le è dovuto un esistere e un divenire autonomo. Trattandosi però di una sostanza immateriale, essa non può venire causata per generazione, ma solo per creazione da parte di Dio. Quindi, ammettere che l'anima intellettiva è causata dal generante, equivale ad ammettere che essa non è sussistente e che, per conseguenza, si corrompe alla corruzione del corpo. È perciò eretico affermare che l'anima intellettiva si trasmette mediante il seme.

[33368] Iª q. 118 a. 2 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod in auctoritate illa ponitur per synecdochen pars pro toto, idest anima pro toto homine.

 

[33368] Iª q. 118 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Nel testo citato è presa per sineddoche la parte per il tutto, cioè l'anima per tutto l'uomo.

[33369] Iª q. 118 a. 2 ad 2
Ad secundum dicendum quod aliqui dixerunt quod operationes vitae quae apparent in embryone, non sunt ab anima eius, sed ab anima matris; vel a virtute formativa quae est in semine. Quorum utrumque falsum est, opera enim vitae non possunt esse a principio extrinseco, sicut sentire, nutriri et augeri. Et ideo dicendum est quod anima praeexistit in embryone a principio quidem nutritiva, postmodum autem sensitiva, et tandem intellectiva. Dicunt ergo quidam quod supra animam vegetabilem quae primo inerat, supervenit alia anima, quae est sensitiva; et supra illam iterum alia, quae est intellectiva. Et sic sunt in homine tres animae, quarum una est in potentia ad aliam. Quod supra improbatum est. Et ideo alii dicunt quod illa eadem anima quae primo fuit vegetativa tantum, postmodum, per actionem virtutis quae est in semine, perducitur ad hoc quod fiat etiam sensitiva; et tandem perducitur ad hoc ut ipsa eadem fiat intellectiva, non quidem per virtutem activam seminis, sed per virtutem superioris agentis, scilicet Dei deforis illustrantis. Et propter hoc dicit philosophus quod intellectus venit ab extrinseco. Sed hoc stare non potest. Primo quidem, quia nulla forma substantialis recipit magis et minus; sed superadditio maioris perfectionis facit aliam speciem, sicut additio unitatis facit aliam speciem in numeris. Non est autem possibile ut una et eadem forma numero sit diversarum specierum. Secundo, quia sequeretur quod generatio animalis esset motus continuus, paulatim procedens de imperfecto ad perfectum; sicut accidit in alteratione. Tertio, quia sequeretur quod generatio hominis aut animalis non sit generatio simpliciter, quia subiectum eius esset ens actu. Si enim a principio in materia prolis est anima vegetabilis, et postmodum usque ad perfectum paulatim perducitur; erit semper additio perfectionis sequentis sine corruptione perfectionis praecedentis. Quod est contra rationem generationis simpliciter. Quarto, quia aut id quod causatur ex actione Dei, est aliquid subsistens, et ita oportet quod sit aliud per essentiam a forma praeexistente, quae non erat subsistens; et sic redibit opinio ponentium plures animas in corpore. Aut non est aliquid subsistens, sed quaedam perfectio animae praeexistentis, et sic ex necessitate sequitur quod anima intellectiva corrumpatur, corrupto corpore; quod est impossibile. Est autem et alius modus dicendi, secundum eos qui ponunt unum intellectum in omnibus. Quod supra improbatum est. Et ideo dicendum est quod, cum generatio unius semper sit corruptio alterius, necesse est dicere quod tam in homine quam in animalibus aliis, quando perfectior forma advenit, fit corruptio prioris, ita tamen quod sequens forma habet quidquid habebat prima, et adhuc amplius. Et sic per multas generationes et corruptiones pervenitur ad ultimam formam substantialem, tam in homine quam in aliis animalibus. Et hoc ad sensum apparet in animalibus ex putrefactione generatis. Sic igitur dicendum est quod anima intellectiva creatur a Deo in fine generationis humanae, quae simul est et sensitiva et nutritiva, corruptis formis praeexistentibus.

 

[33369] Iª q. 118 a. 2 ad 2
2. Alcuni ritenevano che le azioni vitali constatabili nell'embrione non provenissero dall'anima di questo, ma dall'anima della madre; oppure dalla virtù plasmatrice del seme. - Ma le due supposizioni sono false: perché le azioni vitali, come il sentire, il nutrirsi e il crescere, non possono provenire da un principio estrinseco. Perciò bisogna ammettere che nell'embrione preesiste già l'anima, da prima nutritiva, poi sensitiva e infine intellettiva.
Altri dicono che, dopo l'anima vegetativa presento fin da principio, sopraggiunge un'altra anima, e cioè la sensitiva; dopo questa, un'altra ancora, e cioè l'intellettiva. Così nell'uomo vi sarebbero tre anime, di cui una sarebbe in potenza all'altra. - Ma anche questa posizione fu confutata in precedenza.
Altri finalmente affermano che la medesima anima, la quale da principio era vegetativa soltanto, poi, per l'azione della virtù del seme, è condotta fino a diventare anche sensitiva; infine è portata a diventare anima intellettiva, non già per la virtù attiva del seme, ma per la virtù d'un agente superiore, e cioè di Dio che dal di fuori verrebbe a illuminarla. E questa sarebbe la ragione per cui il Filosofo afferma che l'intelletto viene dal di fuori. - Ma tutto questo non regge. Primo, perché nessuna forma sostanziale è suscettibile di aumento e di diminuzione; ma l'aggiunta di una perfezione maggiore muta la specie, come l'aggiunta di una unità muta la specie del numero. Ora non è possibile che un'unica e medesima forma appartenga a specie diverse. - Secondo, perché ne seguirebbe che la generazione animale sarebbe un moto continuo, procedente da ciò che è imperfetto a ciò che è perfetto; come accade nell'alterazione.
Terzo, perché la generazione dell'uomo o dell'animale non sarebbe più una generazione in senso stretto; che il loro soggetto sarebbe già in atto. Ammesso infatti che nella materia della prole vi sia fin da principio l'anima vegetativa, e che poi a poco a poco venga portata a uno stato più perfetto: si avrebbe sempre aggiunta di una perfezione seguente, senza la distruzione della precedente. E ciò è contro il concetto di generazione in senso stretto. - Quarto, perché ciò che verrebbe causato da Dio, o sarebbe qualche cosa di sussistente: e allora dovrebbe essere essenzialmente diverso dalla forma preesistente che non ha sussistenza; e si ricadrebbe nell'opinione di coloro che ammettono una pluralità di anime nel corpo. O non sarebbe qualche cosa di sussistente, ma un perfezionamento dell'anima preesistente; e allora l'anima intellettiva verrebbe a subire la corruzione del corpo: e ciò è inammissibile.
Vi sarebbe pure un altro punto di vista, quello cioè di coloro che ammettono un solo intelletto per tutti gli uomini, ma è stato già confutato sopra.
Dobbiamo perciò concludere che, al sopraggiungere d'una forma più perfetta, si opera la corruzione della forma precedente, poiché la generazione di un essere implica sempre la corruzione di un altro essere, tanto nell'uomo che negli animali: e questo avviene in maniera che la forma seguente abbia tutte le perfezioni della precedente, e qualche cosa in più. Così, attraverso varie generazioni e corruzioni, si giunge all'ultima forma sostanziale, tanto nell'uomo quanto negli altri animali. E ciò si vede anche sensibilmente negli animali generati dalla putredine. Quindi bisogna affermare che l'anima intellettiva è creata da Dio al termine della generazione umana, con la scomparsa delle forme preesistenti, e che essa è insieme sensitiva e nutritiva.

[33370] Iª q. 118 a. 2 ad 3
Ad tertium dicendum quod ratio illa locum habet in diversis agentibus non ordinatis ad invicem. Sed si sint multa agentia ordinata, nihil prohibet virtutem superioris agentis pertingere ad ultimam formam; virtutes autem inferiorum agentium pertingere solum ad aliquam materiae dispositionem; sicut virtus seminis disponit materiam, virtus autem animae dat formam, in generatione animalis. Manifestum est autem ex praemissis quod tota natura corporalis agit ut instrumentum spiritualis virtutis; et praecipue Dei. Et ideo nihil prohibet quin formatio corporis sit ab aliqua virtute corporali, anima autem intellectiva sit a solo Deo.

 

[33370] Iª q. 118 a. 2 ad 3
3. L'argomento vale per agenti diversi non ordinati tra loro. Quando invece i vari agenti sono ordinati tra loro, niente impedisce che la virtù dell'agente superiore giunga fino all'ultima forma, mentre le virtù degli agenti inferiori raggiungono appena una disposizione della materia; nella generazione dell'animale, p. es., la virtù del seme dispone la materia, la virtù invece dell'anima da la forma. È chiaro poi, da quanto si è detto in precedenza, che tutta la natura corporea agisce come strumento delle potenze spirituali; e specialmente di Dio. Quindi niente impedisce che, mentre la formazione del corpo è prodotta da una potenza corporea, l'anima intellettiva sia invece prodotta soltanto da Dio.

[33371] Iª q. 118 a. 2 ad 4
Ad quartum dicendum quod homo generat sibi simile, inquantum per virtutem seminis eius disponitur materia ad susceptionem talis formae.

 

[33371] Iª q. 118 a. 2 ad 4
4. L'uomo genera il suo simile, per il fatto che la virtù del suo seme dispone la materia alla recezione di tale forma.

[33372] Iª q. 118 a. 2 ad 5
Ad quintum dicendum quod in actione adulterorum, illud quod est naturae, bonum est, et huic cooperatur Deus. Quod vero est inordinatae voluptatis, malum est, et huic Deus non cooperatur.

 

[33372] Iª q. 118 a. 2 ad 5
5. Nell'operato degli adulteri, ciò che è effetto di natura è buono: è a questo Dio coopera. Ciò che invece è effetto del piacere disordinato è cattivo: e a questo Dio non coopera.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > Propagazione del genere umano rispetto all'anima > Se le anime umane siano state create tutte insieme fin dal principio del mondo


Prima pars
Quaestio 118
Articulus 3

[33373] Iª q. 118 a. 3 arg. 1
Ad tertium sic proceditur. Videtur quod animae humanae fuerint creatae simul a principio mundi. Dicitur enim Gen. II, requievit Deus ab omni opere quod patrarat. Hoc autem non esset, si quotidie novas animas crearet. Ergo omnes animae sunt simul creatae.

 
Prima parte
Questione 118
Articolo 3

[33373] Iª q. 118 a. 3 arg. 1
SEMBRA che le anime umane siano state create tutte insieme fin dal principio del mondo. Infatti:
Sta scritto: "Dio si riposò da tutto il lavoro che aveva fatto". Ma questo non sarebbe vero, se ogni giorno creasse nuove anime. Perciò le anime furono create tutte insieme.

[33374] Iª q. 118 a. 3 arg. 2
Praeterea, ad perfectionem universi maxime pertinent substantiae spirituales. Si igitur animae simul crearentur cum corporibus, quotidie innumerabiles spirituales substantiae perfectioni universi adderentur, et sic universum a principio fuisset imperfectum. Quod est contra illud quod dicitur Gen. II, Deum omne opus suum complesse.

 

[33374] Iª q. 118 a. 3 arg. 2
2. Alla perfezione dell'universo concorrono specialmente le sostanze spirituali. Ora, se le anime fossero create insieme ai corpi, alla perfezione dell'universo sarebbero aggiunte ogni giorno innumerevoli sostanze spirituali: e così l'universo da principio sarebbe stato imperfetto. E questo contraddice quel passo della Scrittura: "Dio portò a compimento tutte le sue opere".

[33375] Iª q. 118 a. 3 arg. 3
Praeterea, finis rei respondet eius principio. Sed anima intellectiva remanet, destructo corpore. Ergo incoepit esse ante corpus.

 

[33375] Iª q. 118 a. 3 arg. 3
3. La fine di una cosa corrisponde al suo principio. Ma l'anima intellettiva rimane dopo la distruzione del corpo. Quindi essa cominciò a esistere prima del corpo.

[33376] Iª q. 118 a. 3 s. c.
Sed contra est quod dicitur in libro de Eccles. Dogmat., quod simul anima creatur cum corpore.

 

[33376] Iª q. 118 a. 3 s. c.
IN CONTRARIO: Si legge nel De Ecclesiasticis Dogmatibus, che "l'anima è creata col corpo".

[33377] Iª q. 118 a. 3 co.
Respondeo dicendum quod quidam posuerunt quod animae intellectivae accidat uniri corpori, ponentes eam esse eiusdem conditionis cum substantiis spiritualibus quae corpori non uniuntur. Et ideo posuerunt animas hominum simul a principio cum Angelis creatas. Sed haec opinio falsa est. Primo quidem, quantum ad radicem. Si enim accidentaliter conveniret animae corpori uniri, sequeretur quod homo, qui ex ista unione constituitur, esset ens per accidens; vel quod anima esset homo, quod falsum est, ut supra ostensum est. Quod etiam anima humana non sit eiusdem naturae cum Angelis, ipse diversus modus intelligendi ostendit, ut supra ostensum est, homo enim intelligit a sensibus accipiendo, et convertendo se ad phantasmata, ut supra ostensum est. Et ideo indiget uniri corpori, quo indiget ad operationem sensitivae partis. Quod de Angelo dici non potest. Secundo apparet falsitas in ipsa positione. Si enim animae naturale est corpori uniri, esse sine corpore est sibi contra naturam, et sine corpore existens non habet suae naturae perfectionem. Non fuit autem conveniens ut Deus ab imperfectis suum opus inchoaret, et ab his quae sunt praeter naturam, non enim fecit hominem sine manu aut sine pede, quae sunt partes naturales hominis. Multo igitur minus fecit animam sine corpore. Si vero aliquis dicat quod non est naturale animae corpori uniri, oportet inquirere causam quare sint corporibus unitae. Oportet autem dicere quod aut hoc sit factum ex eius voluntate; aut ex alia causa. Si ex eius voluntate, videtur hoc esse inconveniens. Primo quidem, quia haec voluntas irrationabilis esset, si non indigeret corpore, et vellet ei uniri, si enim eo indigeret, naturale esset ei quod corpori uniretur, quia natura non deficit in necessariis. Secundo, quia nulla ratio esset quare animae a principio mundi creatae, post tot tempora voluntas accesserit ut nunc corpori uniatur. Est enim substantia spiritualis supra tempus, utpote revolutiones caeli excedens. Tertio quia videretur a casu esse quod haec anima huic corpori uniretur, cum ad hoc requiratur concursus duarum voluntatum, scilicet animae advenientis, et hominis generantis. Si autem praeter voluntatem ipsius corpori unitur, et praeter eius naturam; oportet quod hoc sit ex causa violentiam inferente, et sic erit ei poenale et triste. Quod est secundum errorem Origenis, qui posuit animas incorporari propter poenam peccati. Unde cum haec omnia sint inconvenientia, simpliciter confitendum est quod animae non sunt creatae ante corpora, sed simul creantur cum corporibus infunduntur.

 

[33377] Iª q. 118 a. 3 co.
RISPONDO: Alcuni hanno affermato che l'unione col corpo è un fatto accidentale per l'anima intellettiva, mettendo questa alla pari delle sostanze spirituali mai unite con i corpi. E quindi sostengono che le anime degli uomini furono create da principio insieme con gli angeli.
Ma questa opinione è falsa. Prima di tutto nei suoi presupposti. Se infatti l'unione col corpo fosse per l'anima un fatto accidentale, seguirebbe che l'uomo, il quale è costituito proprio da codesta unione, sarebbe un ente accidentale [per accidens]; oppure che l'anima sarebbe tutto l'uomo, ciò che è falso come fu già dimostrato. - Che poi l'anima umana non sia della stessa natura dogli angeli, lo dimostra lo stesso loro modo diverso di conoscere: l'uomo infatti conosce con dipendenza oggettiva dai sensi e volgendosi ai fantasmi, come fu spiegato. Per questo l'anima ha bisogno di unirsi al corpo, che le è indispensabile per l'attività della parte sensitiva. Ciò che non può dirsi dell'angelo.
In secondo luogo, l'opinione è falsa in se stessa. Se è vero, infatti, che è cosa naturale per l'anima l'unione col corpo, lo stare senza il corpo è per essa contro natura, e viene a mancarle così la perfezione della sua natura. Ora, non è ragionevole pensare che Dio abbia cominciato l'opera sua partendo da esseri imperfetti, e da cose contro natura: e difatti egli non fece l'uomo senza mani e senza piedi, che sono parti naturali dell'uomo. Molto meno dunque avrà fatto l'anima senza il corpo.
Se poi qualcuno volesse sostenere che non è cosa naturale per l'anima l'unione col corpo, bisognerà trovare allora una ragione che giustifichi questa unione. E bisognerà dire che ciò avviene, o per volontà dell'anima, o per altra causa. Se avviene per volontà dell'anima, le incongruenze sono evidenti. Primo, perché codesta volontà sarebbe irragionevole, qualora l'anima, senza aver bisogno del corpo, volesse unirsi con esso: se infatti ne avesse bisogno, sarebbe per essa un'esigenza di natura l'unione col corpo, giacche "la natura non viene meno nelle cose necessarie". Secondo, perché non si può trovare nessuna ragione che spieghi come mai un'anima, creata fin dal principio del mondo, si decida in questo momento soltanto a unirsi col corpo dopo tanto tempo. Infatti una sostanza spirituale è posta al di sopra del tempo, in quanto trascende il moto delle sfere celesti. Terzo, perché l'anima verrebbe a unirsi per puro caso con questo determinato corpo: infatti si richiederebbe l'incontro di due volontà, e cioè della volontà dell'anima che viene a unirsi e della persona umana che genera. - Se invece l'anima viene unita al corpo senza la sua volontà e contro la sua natura; ciò dovrà dipendere da una causa che vuole infliggere una violenza, e quindi l'unione sarebbe per l'anima una pena e un tormento. Ma questo corrisponde all'errore di Origene, il quale riteneva che le anime umane entrano nei corpi in pena di un loro peccato.
Quindi, poiché tutte codeste posizioni sono insostenibili, bisogna senz'altro affermare che le anime non furono create prima dei corpi, ma sono create nel momento in cui vengono infuse nei corpi.

[33378] Iª q. 118 a. 3 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod Deus dicitur cessasse die septimo, non quidem ab omni opere, cum dicatur Ioan. V, pater meus usque modo operatur; sed a novis rerum generibus et speciebus condendis, quae in operibus primis non aliquo modo praeextiterint. Sic enim animae quae nunc creantur, praeextiterunt secundum similitudinem speciei in primis operibus, in quibus anima Adae creata fuit.

 

[33378] Iª q. 118 a. 3 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Sta scritto che Dio cessò di operare il giorno settimo, non nel senso che abbia cessato qualsiasi attività, poiché il Vangelo afferma: "Il mio Padre opera fino al presente"; ma nel senso che cessò dal creare nuovi generi e nuove specie di esseri, che in nessun modo preesistevano nelle prime opere. Le anime invece, che vengono ora create, preesistevano secondo una somiglianza specifica nelle prime opere, tra le quali si trova la creazione dell'anima di Adamo.

[33379] Iª q. 118 a. 3 ad 2
Ad secundum dicendum quod perfectioni universi, quantum ad numerum individuorum, quotidie potest addi aliquid, non autem quantum ad numerum specierum.

 

[33379] Iª q. 118 a. 3 ad 2
2. Alla perfezione dell'universo può essere aggiunto qualche cosa ogni giorno, per il numero degli individui, non però per il numero delle specie.

[33380] Iª q. 118 a. 3 ad 3
Ad tertium dicendum quod hoc quod anima remanet sine corpore, contingit per corporis corruptionem, quae consecuta est ex peccato. Unde non fuit conveniens quod ab hoc inciperent Dei opera, quia, sicut scriptum est Sap. I, Deus mortem non fecit, sed impii manibus et verbis accersierunt eam.

 

[33380] Iª q. 118 a. 3 ad 3
3. L'anima rimane priva del corpo, per la corruzione del corpo che è una conseguenza del peccato. Perciò non era conveniente che Dio iniziasse cosi l'opera sua; difatti sta scritto: "Non Dio fece la morte, ma gli empi la chiamarono con la mano e con la voce".

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