I, 100

Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > Condizioni morali della prole


Prima pars
Quaestio 100
Prooemium

[32621] Iª q. 100 pr.
Deinde considerandum est de conditione prolis generandae quantum ad iustitiam. Et circa hoc quaeruntur duo.
Primo, utrum homines fuissent nati cum iustitia.
Secundo, utrum nascerentur in iustitia confirmati.

 
Prima parte
Questione 100
Proemio

[32621] Iª q. 100 pr.
Passiamo ora a considerare quali sarebbero state le condizioni morali della prole. Due sono i quesiti da proporsi:
1. Se gli uomini sarebbero nati in stato di giustizia;
2. Se sarebbero nati confermati nella giustizia.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > Condizioni morali della prole > Se gli uomini sarebbero nati in stato di giustizia [originale]


Prima pars
Quaestio 100
Articulus 1

[32622] Iª q. 100 a. 1 arg. 1
Ad primum sic proceditur. Videtur quod homines non fuissent cum iustitia nati. Dicit enim Hugo de sancto Victore quod primus homo ante peccatum generaret quidem filios sine peccato, sed non paternae iustitiae haeredes.

 
Prima parte
Questione 100
Articolo 1

[32622] Iª q. 100 a. 1 arg. 1
SEMBRA che allora gli uomini non sarebbero nati in stato di giustizia [originale]. Infatti:
1. Ugo di S. Vittore scrive: "Il primo uomo, prima del peccato, certamente avrebbe generato i figli senza peccato, senza però trasmettere l'eredità della giustizia paterna".

[32623] Iª q. 100 a. 1 arg. 2
Praeterea, iustitia est per gratiam, ut apostolus dicit ad Rom. V. Sed gratia non transfunditur, quia sic esset naturalis; sed a solo Deo infunditur. Ergo pueri cum iustitia nati non fuissent.

 

[32623] Iª q. 100 a. 1 arg. 2
2. Come l'Apostolo insegna, la giustizia dipende dalla grazia. Ora, la grazia non si trasmette, che altrimenti sarebbe di ordine naturale, ma viene infusa direttamente da Dio. Dunque i bambini non sarebbero nati nello stato di giustizia.

[32624] Iª q. 100 a. 1 arg. 3
Praeterea, iustitia in anima est. Sed anima non est ex traduce. Ergo nec iustitia traducta fuisset a parentibus in filios.

 

[32624] Iª q. 100 a. 1 arg. 3
3. La giustizia ha sede nell'anima. Ora, l'anima non deriva per generazione, perciò neppure la giustizia sarebbe stata trasmessa di padre in figlio.

[32625] Iª q. 100 a. 1 s. c.
Sed contra est quod Anselmus dicit, in libro de conceptu Virg., quod simul cum rationalem haberent animam, iusti essent quos generaret homo, si non peccaret.

 

[32625] Iª q. 100 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: S. Anselmo scrive che, "se l'uomo non avesse peccato, i figli da lui generati avrebbero ricevuto la giustizia, insieme all'anima ragionevole".

[32626] Iª q. 100 a. 1 co.
Respondeo dicendum quod naturaliter homo generat sibi simile secundum speciem. Unde quaecumque accidentia consequuntur naturam speciei, in his necesse est quod filii parentibus similentur, nisi sit error in operatione naturae, qui in statu innocentiae non fuisset. In accidentibus autem individualibus non est necesse quod filii parentibus similentur. Iustitia autem originalis, in qua primus homo conditus fuit, fuit accidens naturae speciei, non quasi ex principiis speciei causatum, sed sicut quoddam donum divinitus datum toti naturae. Et hoc apparet, quia opposita sunt unius generis, peccatum autem originale, quod opponitur illi iustitiae, dicitur esse peccatum naturae; unde traducitur a parente in posteros. Et propter hoc etiam filii parentibus assimilati fuissent quantum ad originalem iustitiam.

 

[32626] Iª q. 100 a. 1 co.
RISPONDO: Per legge di natura l'uomo genera un essere, a sé consimile nella specie. Quindi in tutti gli accidenti, derivati dalla natura della specie, è necessario che i figli si assomiglino ai loro genitori, a meno che non vi sia un difetto nell'operazione della natura; difetto che era impossibile nello stato di innocenza. Per quanto invece riguarda gli accidenti individuali, non è necessario che i figli si rassomiglino ai genitori. - Ora, la giustizia originale, in cui fu creato il primo uomo, era un "accidens" appartenente alla natura della specie, non come cosa prodotta dai principii essenziali della specie, ma come un dono, elargito da Dio a tutta la natura. E questo è evidente, poiché gli opposti appartengono a un unico genere: ora, il peccato originale, che si contrappone a tale giustizia, è denominato peccato di natura; ed è per questo che si trasmette di padre in figlio. E per tale motivo i figli sarebbero stati simili ai loro genitori nella giustizia originale.

[32627] Iª q. 100 a. 1 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod verbum Hugonis est intelligendum non quantum ad habitum iustitiae, sed quantum ad executionem actus.

 

[32627] Iª q. 100 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'affermazione di Ugo [di S. Vittore] va riferita non all'abito della giustizia, ma alle opere compiute.

[32628] Iª q. 100 a. 1 ad 2
Ad secundum dicendum quod quidam dicunt quod pueri non fuissent nati cum iustitia gratuita, quae est merendi principium, sed cum iustitia originali. Sed cum radix originalis iustitiae, in cuius rectitudine factus est homo, consistat in subiectione supernaturali rationis ad Deum, quae est per gratiam gratum facientem, ut supra dictum est; necesse est dicere quod, si pueri nati fuissent in originali iustitia, quod etiam nati fuissent cum gratia; sicut et de primo homine supra diximus quod fuit cum gratia conditus. Non tamen fuisset propter hoc gratia naturalis, quia non fuisset transfusa per virtutem seminis, sed fuisset collata homini statim cum habuisset animam rationalem. Sicut etiam statim cum corpus est dispositum infunditur a Deo anima rationalis, quae tamen non est ex traduce.

 

[32628] Iª q. 100 a. 1 ad 2
2. Dicono alcuni che i bambini allora non sarebbero nati con la giustizia gratuita, principio del merito, ma con la sola giustizia originale. Siccome però il fondamento della giustizia originale, in cui fu creato l'uomo, sta nella subordinazione soprannaturale della ragione a Dio, e questa si ottiene con la grazia santificante, come si è visto, è necessario affermare che, se i bambini fossero nati nella giustizia originale, sarebbero nati anche in grazia. Del resto anche il primo uomo, come abbiamo detto, fu creato in grazia. Né per questo la grazia sarebbe stata naturale; poiché non sarebbe stata trasmessa per virtù del seme, ma data all'uomo non appena infusa l'anima razionale. In modo analogo, appena il corpo è disposto, viene infusa da Dio l'anima ragionevole, che tuttavia non deriva per generazione.

[32629] Iª q. 100 a. 1 ad 3
Unde patet solutio ad tertium.

 

[32629] Iª q. 100 a. 1 ad 3
3. Così è risolta anche la terza difficoltà.




Parte prima > La derivazione delle creature da Dio > L'uomo > Condizioni morali della prole > Se nello stato di innocenza i bambini sarebbero nati confermati nella giustizia


Prima pars
Quaestio 100
Articulus 2

[32630] Iª q. 100 a. 2 arg. 1
Ad secundum sic proceditur. Videtur quod pueri in statu innocentiae nati fuissent in iustitia confirmati. Dicit enim Gregorius, IV Moralium, super illud, somno meo requiescerem etc., si parentem primum nulla putredo peccati corrumperet, nequaquam ex se filios Gehennae generaret; sed hi qui nunc per redemptorem salvandi sunt, soli ab illo electi nascerentur. Ergo nascerentur omnes in iustitia confirmati.

 
Prima parte
Questione 100
Articolo 2

[32630] Iª q. 100 a. 2 arg. 1
SEMBRA che nello stato di innocenza i bambini sarebbero nati confermati nella giustizia. Infatti:
1. S. Gregorio, commentando quel passo di Giobbe: "Nel mio sonno io riposerei", scrive: "Se nessuna corruzione di peccato avesse guastato il primo padre, egli non avrebbe generato dei figli di perdizione; ma da lui sarebbero nati soltanto gli eletti che ora devono essere salvati dal Redentore". Perciò sarebbero nati tutti confermati nella giustizia.

[32631] Iª q. 100 a. 2 arg. 2
Praeterea, Anselmus dicit, in libro cur Deus homo, quod si primi parentes sic vixissent ut tentati non peccassent, ita confirmarentur cum omni propagine sua, ut ultra peccare non possent. Ergo pueri nascerentur in iustitia confirmati.

 

[32631] Iª q. 100 a. 2 arg. 2
2. Scrive S. Anselmo: "Se i nostri progenitori fossero vissuti in maniera da evitare il peccato quando furono tentati, sarebbero stati confermati con tutta la loro discendenza, così da non poter più peccare". Quindi i bambini sarebbero nati confermati nella giustizia.

[32632] Iª q. 100 a. 2 arg. 3
Praeterea, bonum est potentius quam malum. Sed propter peccatum primi hominis consecuta est necessitas peccandi in his qui nascuntur ex eo. Ergo si primus homo in iustitia perstitisset, derivaretur ad posteros necessitas observandi iustitiam.

 

[32632] Iª q. 100 a. 2 arg. 3
3. Il bene è più forte del male. Ora, dal peccato del primo uomo è derivata, per tutti quelli che provengono da lui, la necessità di peccare. Dunque, se il primo uomo avesse perseverato nella giustizia, sarebbe derivata nei posteri la necessità di osservare la giustizia.

[32633] Iª q. 100 a. 2 arg. 4
Praeterea, Angelus adhaerens Deo aliis peccantibus, statim est in iustitia confirmatus, ut ulterius peccare non posset. Ergo similiter et homo, si tentationi restitisset, confirmatus fuisset. Sed qualis ipse fuit, tales alios generasset. Ergo et eius filii confirmati in iustitia nascerentur.

 

[32633] Iª q. 100 a. 2 arg. 4
4. L'angelo che aderì a Dio, mentre gli altri cadevano in peccato, fu subito confermato nella giustizia da non poter più peccare. Parimente, se l'uomo avesse resistito alla tentazione, sarebbe stato anch'egli confermato. Ma avrebbe generato gli altri nelle condizioni in cui egli si trovava. Perciò anche i suoi figli sarebbero nati confermati nella giustizia.

[32634] Iª q. 100 a. 2 s. c.
Sed contra est quod Augustinus dicit, XIV de Civ. Dei, tam felix universa esset humana societas si nec illi, scilicet primi parentes, malum quod in posteros traiicerent, nec quisquam ex stirpe eorum iniquitatem committeret, quae damnationem reciperet. Ex quo datur intelligi quod, etiam si primi homines non peccassent, aliqui ex eorum stirpe potuissent iniquitatem committere. Non ergo nascerentur in iustitia confirmati.

 

[32634] Iª q. 100 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: Dice S. Agostino: "Il genere umano sarebbe tanto felice, se né essi, cioè i progenitori, avessero commesso il peccato che si sarebbe trasmesso nei posteri; né altri della loro stirpe avesse commesso un'iniquità, meritevole di dannazione". Da ciò si rileva che anche se i progenitori non avessero peccato, qualcuno dei loro discendenti avrebbero potuto commettere l'iniquità. Quindi non sarebbero nati confermati nella giustizia.

[32635] Iª q. 100 a. 2 co.
Respondeo dicendum quod non videtur possibile quod pueri in statu innocentiae nascerentur in iustitia confirmati. Manifestum est enim quod pueri in sua nativitate non habuissent plus perfectionis quam eorum parentes in statu generationis. Parentes autem, quandiu generassent, non fuissent confirmati in iustitia. Ex hoc enim creatura rationalis in iustitia confirmatur, quod efficitur beata per apertam Dei visionem, cui viso non potest non inhaerere, cum ipse sit ipsa essentia bonitatis, a qua nullus potest averti, cum nihil desideretur et ametur nisi sub ratione boni. Et hoc dico secundum legem communem, quia ex aliquo privilegio speciali secus accidere potest, sicut creditur de virgine matre Dei. Quam cito autem Adam ad illam beatitudinem pervenisset quod Deum per essentiam videret, efficeretur spiritualis et mente et corpore, et animalis vita cessaret, in qua sola generationis usus fuisset. Unde manifestum est quod parvuli non nascerentur in iustitia confirmati.

 

[32635] Iª q. 100 a. 2 co.
RISPONDO: Non è possibile che i bambini nello stato di innocenza potessero nascere confermati nella giustizia. È chiaro infatti che i bambini alla loro nascita non avrebbero avuto una perfezione maggiore di quella che avevano i loro genitori quando li generavano.
Ora, i genitori, finché era possibile generare, non sarebbero stati confermati nella giustizia. Infatti la creatura ragionevole è confermata nella giustizia quando è resa beata dalla visione aperta di Dio. Allora essa non può distaccarsene, essendo Dio l'essenza stessa della bontà, che nessuno può rifiutare; poiché tutto si desidera e si ama in quanto bene. Questo vale secondo la legge comune; poiché per un privilegio speciale può essere altrimenti, come crediamo della Vergine Madre di Dio. Appena Adamo però fosse giunto alla beatitudine, che consiste nella visione di Dio per essenza, sarebbe diventato spirituale non solo nell'anima, ma anche nel corpo; e sarebbe cessata la vita animale, che sola comporta la generazione. È perciò evidente che i bambini non sarebbero nati confermati nella giustizia.

[32636] Iª q. 100 a. 2 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod, si Adam non peccasset, non generaret ex se filios Gehennae, ita scilicet quod ab ipso peccatum contraherent, quod est causa Gehennae. Possent tamen fieri filii Gehennae per liberum arbitrium peccando. Vel, si filii Gehennae non fierent per peccatum, hoc non esset propter hoc, quia essent in iustitia confirmati; sed propter divinam providentiam, per quam a peccato conservarentur immunes.

 

[32636] Iª q. 100 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Se Adamo non avesse peccato, non avrebbe generato figli di perdizione, nel senso che essi non avrebbero contratto da lui il peccato originale, causa della geenna. Tuttavia sarebbero potuti divenire ugualmente figli della geenna peccando con il loro libero arbitrio. Oppure, se non fossero divenuti figli della geenna col peccato, ciò non sarebbe dipeso dall'essere confermati nella giustizia, ma dalla provvidenza divina, che li avrebbe conservati immuni dal peccato.

[32637] Iª q. 100 a. 2 ad 2
Ad secundum dicendum quod Anselmus hoc non dicit asserendo, sed opinando. Quod patet ex ipso modo loquendi, cum dicit, videtur quod, si vixissent et cetera.

 

[32637] Iª q. 100 a. 2 ad 2
2. S. Anselmo non dice questo sotto forma di asserzione, ma di opinione. Ciò risulta dal modo stesso di esprimersi: "Sembra che, se fossero vissuti, ecc.".

[32638] Iª q. 100 a. 2 ad 3
Ad tertium dicendum quod ratio ista non est efficax, quamvis per eam Anselmus motus fuisse videatur, ut ex eius verbis apparet. Non enim sic per peccatum primi parentis eius posteri necessitatem peccandi incurrunt, ut ad iustitiam redire non possint, quod est tantum in damnatis. Unde nec ita necessitatem non peccandi transmisisset ad posteros, quod omnino peccare non possent, quod est tantum in beatis.

 

[32638] Iª q. 100 a. 2 ad 3
3. La ragione addotta non ha valore, sebbene S. Anselmo mostri di esserne rimasto colpito, come apparisce dalle sue parole. Infatti i discendenti del primo uomo non contraggono, per il peccato la necessità di peccare, al punto di non poter ritornare sulle vie del bene; ma ciò si verifica soltanto nei dannati. Perciò neppure [Adamo] avrebbe trasmesso ai suoi discendenti la necessità di non peccare assolutamente mai: cosa che si verifica solo nei beati.

[32639] Iª q. 100 a. 2 ad 4
Ad quartum dicendum quod non est simile de homine et Angelo. Nam homo habet liberum arbitrium vertibile et ante electionem et post, non autem Angelus, sicut supra dictum est, cum de Angelis ageretur.

 

[32639] Iª q. 100 a. 2 ad 4
4. Non è uguale il caso per l'uomo e per l'angelo. L'uomo infatti possiede un libero arbitrio, soggetto a mutazione prima e dopo la scelta: non così l'angelo, come abbiamo già visto trattando degli angeli.

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