II-II, 12

Seconda parte > Le azioni umane > La fede > L'apostasia


Secunda pars secundae partis
Quaestio 12
Prooemium

[39308] IIª-IIae q. 12 pr.
Deinde considerandum est de apostasia. Et circa hoc quaeruntur duo.
Primo, utrum apostasia ad infidelitatem pertineat.
Secundo, utrum propter apostasiam a fide subditi absolvantur a dominio praesidentium apostatarum.

 
Seconda parte della seconda parte
Questione 12
Proemio

[39308] IIª-IIae q. 12 pr.
Passiamo a trattare dell'apostasia.
Sull'argomento si pongono due quesiti:

1. Se l'apostasia rientri nell'incredulità;
2. Se l'apostasia dalla fede liberi i sudditi dal dominio dei superiori apostati.




Seconda parte > Le azioni umane > La fede > L'apostasia > Se l'apostasia rientri nell'incredulità


Secunda pars secundae partis
Quaestio 12
Articulus 1

[39309] IIª-IIae q. 12 a. 1 arg. 1
Ad primum sic proceditur. Videtur quod apostasia non pertineat ad infidelitatem. Illud enim quod est omnis peccati principium non videtur ad infidelitatem pertinere, quia multa peccata sine infidelitate existunt. Sed apostasia videtur esse omnis peccati principium, dicitur enim Eccli. X, initium superbiae hominis apostatare a Deo; et postea subditur, initium omnis peccati superbia. Ergo apostasia non pertinet ad infidelitatem.

 
Seconda parte della seconda parte
Questione 12
Articolo 1

[39309] IIª-IIae q. 12 a. 1 arg. 1
SEMBRA che l'apostasia non rientri nell'incredulità. Infatti:
1. Non sembra che rientri nell'incredulità ciò che costituisce il principio di tutti i peccati: poiché molti sono i peccati che non implicano l'incredulità. Ora, l'apostasia è principio di tutti i peccati, perché a detta dell'Ecclesiastico: "Inizio della superbia umana è l'apostasia da Dio"; e poi si afferma che "la superbia è principio d'ogni peccato". Dunque l'apostasia non rientra nell'incredulità.

[39310] IIª-IIae q. 12 a. 1 arg. 2
Praeterea, infidelitas in intellectu consistit. Sed apostasia magis videtur consistere in exteriori opere vel sermone, aut etiam in interiori voluntate, dicitur enim Prov. VI, homo apostata vir inutilis, gradiens ore perverso, annuit oculis, terit pede, digito loquitur, pravo corde machinatur malum, et in omni tempore iurgia seminat. Si quis etiam se circumcideret, vel sepulcrum Mahumeti adoraret, apostata reputaretur. Ergo apostasia non pertinet directe ad infidelitatem.

 

[39310] IIª-IIae q. 12 a. 1 arg. 2
2. L'incredulità si attua nell'intelletto. Invece l'apostasia si attua piuttosto nelle opere esterne e nelle parole, oppure nei moti interiori della volontà; poiché sta scritto: "Un apostata è un uomo che non ha niente di buono, procede con bocca perversa, ammicca con gli occhi, tenta col piede, parla col dito, nel cattivo suo cuore macchina il male, e in ogni tempo semina discordie". Inoltre uno sarebbe considerato apostata, se si circoncidesse, o se adorasse la tomba di Maometto. Perciò l'apostasia non rientra direttamente nell'incredulità.

[39311] IIª-IIae q. 12 a. 1 arg. 3
Praeterea, haeresis, quia ad infidelitatem pertinet, est quaedam determinata species infidelitatis. Si ergo apostasia ad infidelitatem pertineret, sequeretur quod esset quaedam determinata species infidelitatis. Quod non videtur, secundum praedicta. Non ergo apostasia ad infidelitatem pertinet.

 

[39311] IIª-IIae q. 12 a. 1 arg. 3
3. L'eresia, per il fatto che rientra nell'incredulità è una specie determinata di essa. Quindi, se anche l'apostasia rientrasse nell'incredulità, dovrebbe essere una specie determinata di miscredenza. Ma da quanto sopra abbiamo detto questo non è vero. Dunque l'apostasia non rientra nell'incredulità.

[39312] IIª-IIae q. 12 a. 1 s. c.
Sed contra est quod dicitur Ioan. VI, multi ex discipulis eius abierunt retro, quod est apostatare, de quibus supra dixerat dominus, sunt quidam ex vobis qui non credunt. Ergo apostasia pertinet ad infidelitatem.

 

[39312] IIª-IIae q. 12 a. 1 s. c.
IN CONTRARIO: Nel Vangelo si legge: "Parecchi dei suoi discepoli si tirarono indietro", cioè apostatarono. Ma a proposito di essi il Signore aveva detto: "Ci sono tra voi alcuni i quali non credono". Perciò l'apostasia rientra nell'incredulità.

[39313] IIª-IIae q. 12 a. 1 co.
Respondeo dicendum quod apostasia importat retrocessionem quandam a Deo. Quae quidem diversimode fit, secundum diversos modos quibus homo Deo coniungitur. Primo namque coniungitur homo Deo per fidem; secundo, per debitam et subiectam voluntatem ad obediendum praeceptis eius; tertio, per aliqua specialia ad supererogationem pertinentia, sicut per religionem et clericaturam vel sacrum ordinem. Remoto autem posteriori remanet prius, sed non convertitur. Contingit ergo aliquem apostatare a Deo retrocedendo a religione quam professus est, vel ab ordine quem suscepit, et haec dicitur apostasia religionis seu ordinis. Contingit etiam aliquem apostatare a Deo per mentem repugnantem divinis mandatis. Quibus duabus apostasiis existentibus, adhuc potest remanere homo Deo coniunctus per fidem. Sed si a fide discedat, tunc omnino a Deo retrocedere videtur. Et ideo simpliciter et absolute est apostasia per quam aliquis discedit a fide, quae vocatur apostasia perfidiae. Et per hunc modum apostasia simpliciter dicta ad infidelitatem pertinet.

 

[39313] IIª-IIae q. 12 a. 1 co.
RISPONDO: L'apostasia implica un abbandono di Dio. Ma questo può avvenire in diversi modi, secondo le diverse forme di adesione a Dio. L'uomo infatti può aderire a Dio per prima cosa con la fede; secondo, con la debita sottomissione della volontà nell'obbedire ai suoi comandamenti; terzo, con speciali osservanze supererogatorie, quali quelle connesse con la vita religiosa, o clericale, oppure con gli ordini sacri. Togliendo questa ultima cosa possono rimanere le precedenti; ma non viceversa. Quindi può capitare che uno si limiti ad apostatare da Dio abbandonando la religione che aveva professato, oppure l'ordine sacro ricevuto: e allora si parla di apostasia dalla vita religiosa, o dagli ordini sacri. Così pure capita di apostatare da Dio, con ribellione dell'anima ai comandamenti del Signore. Però con queste due apostasie, l'uomo può ancora rimanere unito a Dio con la fede. Ma se si allontana dalla fede, allora si allontana totalmente da lui. Perciò l'apostasia in senso pieno e assoluto è quella che consiste nell'abbandono della fede, e che è chiamata apostasia di perfidia o di miscredenza. Ed è così che l'apostasia in senso pieno rientra nell'incredulità.

[39314] IIª-IIae q. 12 a. 1 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod obiectio illa procedit de secunda apostasia, quae importat voluntatem a mandatis Dei resilientem, quae invenitur in omni peccato mortali.

 

[39314] IIª-IIae q. 12 a. 1 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Codesta obiezione parte dal secondo tipo di apostasia, che implica la volontà di ritrarsi dai comandamenti di Dio, presente in tutti i peccati mortali.

[39315] IIª-IIae q. 12 a. 1 ad 2
Ad secundum dicendum quod ad fidem pertinet non solum credulitas cordis, sed etiam protestatio interioris fidei per exteriora verba et facta, nam confessio est actus fidei. Et per hunc etiam modum quaedam exteriora verba vel opera ad infidelitatem pertinent, inquantum sunt infidelitatis signa, per modum quo signum sanitatis sanum dicitur. Auctoritas autem inducta, etsi possit intelligi de omni apostasia, verissime tamen convenit in apostasia a fide. Quia enim fides est primum fundamentum sperandarum rerum, et sine fide impossibile est placere Deo; sublata fide, nihil remanet in homine quod possit esse utile ad salutem aeternam; et propter hoc primo dicitur, homo apostata vir inutilis. Fides etiam est vita animae, secundum illud Rom. I, iustus ex fide vivit. Sicut ergo, sublata vita corporali, omnia membra et partes hominis a debita dispositione recedunt; ita, sublata vita iustitiae, quae est per fidem, apparet inordinatio in omnibus membris. Et primo quidem in ore, per quod maxime manifestatur cor; secundo, in oculis; tertio, in instrumentis motus; quarto, in voluntate, quae ad malum tendit. Et ex his sequitur quod iurgia seminet, alios intendens separare a fide, sicut et ipse recessit.

 

[39315] IIª-IIae q. 12 a. 1 ad 2
2. Nella fede non rientra soltanto l'adesione del cuore, ma anche la professione esterna della fede con le parole e con i fatti: poiché anche la confessione è un atto di fede. Ecco perché certe parole e certi atti fanno parte dell'incredulità, in quanto segni di essa, cioè come i segni della sanità meritano l'appellativo di sani. Del resto il testo riferito, pur essendo applicabile a qualsiasi apostasia, nella maniera più esatta conviene all'apostasia dalla fede. Infatti, essendo la fede "il primo fondamento delle cose sperate", ed "essendo impossibile piacere a Dio senza la fede"; se si toglie la fede, all'uomo non rimane niente che possa servire alla salvezza eterna. E per questo la Scrittura afferma che "l'apostata è un uomo che non ha niente di buono". Inoltre la fede è la vita dell'anima, secondo l'espressione di S. Paolo: "Il giusto vive di fede". Perciò, come eliminata la vita del corpo tutte le membra e tutte le parti del corpo perdono la debita disposizione; così eliminata la vita della grazia, dipendente dalla fede, appare il disordine in tutte le membra. Primo, nella bocca, che meglio di ogni altro organo manifesta l'interno del cuore; secondo, negli occhi; terzo, nelle facoltà di moto; quarto, nella volontà, che tende al male. E da ciò segue che uno semini discordie, cercando di allontanare altri dalla fede, come si è allontanato lui.

[39316] IIª-IIae q. 12 a. 1 ad 3
Ad tertium dicendum quod species alicuius qualitatis vel formae non diversificatur per hoc quod est terminus motus a quo vel ad quem, sed potius e converso secundum terminos motuum species attenduntur. Apostasia autem respicit infidelitatem ut terminum ad quem est motus recedentis a fide. Unde apostasia non importat determinatam speciem infidelitatis, sed quandam circumstantiam aggravantem, secundum illud II Pet. II, melius erat eis veritatem non cognoscere quam post agnitam retroire.

 

[39316] IIª-IIae q. 12 a. 1 ad 3
3. Le qualità e le forme non distinguono le loro specie in base al termine di un moto di allontanamento o di avvicinamento; ma piuttosto sono i moti a prendere le loro specie dai vari termini del moto stesso. Ora, l'apostasia sta all'incredulità come termine del moto di allontanamento dalla fede. Perciò l'apostasia non costituisce una determinata specie di incredulità, ma solo una circostanza aggravante, come si rileva da quelle parole di S. Pietro: "Meglio sarebbe stato per loro non conoscere la verità, anziché volgersi indietro dopo averla conosciuta".




Seconda parte > Le azioni umane > La fede > L'apostasia > Se chi comanda, apostatando dalla fede, perda il dominio sui sudditi, sciogliendo questi dall'obbedienza


Secunda pars secundae partis
Quaestio 12
Articulus 2

[39317] IIª-IIae q. 12 a. 2 arg. 1
Ad secundum sic proceditur. Videtur quod princeps propter apostasiam a fide non amittat dominium in subditos, quin ei teneantur obedire. Dicit enim Ambrosius quod Iulianus imperator, quamvis esset apostata, habuit tamen sub se Christianos milites, quibus cum dicebat, producite aciem pro defensione reipublicae, obediebant ei. Ergo propter apostasiam principis subditi non absolvuntur ab eius dominio.

 
Seconda parte della seconda parte
Questione 12
Articolo 2

[39317] IIª-IIae q. 12 a. 2 arg. 1
SEMBRA che chi comanda, apostatando dalla fede, non perda il dominio sui sudditi, sciogliendo questi dall'obbedienza. Infatti:
1. S. Ambrogio fa notare, che "l'imperatore Giuliano, pur essendo apostata, aveva sotto di sé dei soldati cristiani, i quali gli ubbidivano, quando comandava loro di schierarsi in battaglia per la difesa dello stato". Dunque per l'apostasia del principe i sudditi non sono sciolti dalla sua dipendenza.

[39318] IIª-IIae q. 12 a. 2 arg. 2
Praeterea, apostata a fide infidelis est. Sed infidelibus dominis inveniuntur aliqui sancti viri fideliter servisse, sicut Ioseph Pharaoni, et Daniel Nabuchodonosor, et Mardochaeus Assuero. Ergo propter apostasiam a fide non est dimittendum quin principi obediatur a subditis.

 

[39318] IIª-IIae q. 12 a. 2 arg. 2
2. L'apostata non è che uno senza fede. Ora, si riscontra che alcuni uomini santi hanno servito fedelmente padroni infedeli: così fece Giuseppe col Faraone, Daniele con Nabucodonosor, e Mardocheo con Assuero. Dunque non si deve cessare di obbedire a chi comanda, per la sua apostasia dalla fede.

[39319] IIª-IIae q. 12 a. 2 arg. 3
Praeterea, sicut per apostasiam a fide receditur a Deo, ita per quodlibet peccatum. Si ergo propter apostasiam a fide perderent principes ius imperandi subditis fidelibus, pari ratione propter alia peccata hoc amitterent. Sed hoc patet esse falsum. Non ergo propter apostasiam a fide est recedendum ab obedientia principum.

 

[39319] IIª-IIae q. 12 a. 2 arg. 3
3. Ci si allontana da Dio non solo apostatando dalla fede, ma con qualsiasi peccato. Perciò se i principi perdessero il diritto di comandare per l'apostasia, lo perderebbero ugualmente per tutti gli altri peccati. Ma questo è manifestamente falso. Dunque non si deve negare l'obbedienza ai principi per la loro apostasia dalla fede.

[39320] IIª-IIae q. 12 a. 2 s. c.
Sed contra est quod Gregorius VII dicit, nos, sanctorum praedecessorum statuta tenentes, eos qui excommunicatis fidelitate aut sacramento sunt constricti, apostolica auctoritate a sacramento absolvimus, et ne sibi fidelitatem observent omnibus modis prohibemus, quousque ad satisfactionem veniant. Sed apostatae a fide sunt excommunicati, sicut et haeretici, ut dicit decretalis ad abolendam. Ergo principibus apostatantibus a fide non est obediendum.

 

[39320] IIª-IIae q. 12 a. 2 s. c.
IN CONTRARIO: S. Gregorio VII ha così decretato: "Attenendoci agli statuti dei santi nostri predecessori, noi sciogliamo con autorità apostolica dal giuramento coloro che sono legati col vincolo della fedeltà e del giuramento agli scomunicati, e proibiamo in tutti i modi di essere loro fedeli, fino a che non tornino a penitenza". Ora, gli apostati sono scomunicati, al pari degli eretici: come dicono le Decretali. Dunque non si deve obbedire ai principi che hanno apostatato la fede.

[39321] IIª-IIae q. 12 a. 2 co.
Respondeo dicendum quod, sicut supra dictum est, infidelitas secundum seipsam non repugnat dominio, eo quod dominium introductum est de iure gentium, quod est ius humanum; distinctio autem fidelium et infidelium est secundum ius divinum, per quod non tollitur ius humanum. Sed aliquis per infidelitatem peccans potest sententialiter ius dominii amittere, sicut et quandoque propter alias culpas. Ad Ecclesiam autem non pertinet punire infidelitatem in illis qui nunquam fidem susceperunt, secundum illud apostoli, I ad Cor. V, quid mihi de his qui foris sunt iudicare? Sed infidelitatem illorum qui fidem susceperunt potest sententialiter punire. Et convenienter in hoc puniuntur quod subditis fidelibus dominari non possint, hoc enim vergere posset in magnam fidei corruptionem; quia, ut dictum est, homo apostata suo corde machinatur malum et iurgia seminat, intendens homines separare a fide. Et ideo quam cito aliquis per sententiam denuntiatur excommunicatus propter apostasiam a fide, ipso facto eius subditi sunt absoluti a dominio eius et iuramento fidelitatis quo ei tenebantur.

 

[39321] IIª-IIae q. 12 a. 2 co.
RISPONDO: Di suo l'incredulità non è incompatibile col dominio; poiché il dominio, come sopra abbiamo detto, deriva dal diritto delle genti, che è un diritto umano; mentre la distinzione tra fedeli e non fedeli deriva dal diritto divino, il quale non abolisce quello umano. Tuttavia uno può perdere il diritto al dominio in forza di una condanna, per i peccati di incredulità, come per altre colpe. Alla Chiesa però non spetta punire l'incredulità in coloro che mai hanno abbracciato la fede; secondo le parole dell'Apostolo: "Che devo forse giudicare io quei di fuori?". Invece può punire in giudizio l'incredulità di coloro che hanno abbracciato la fede. Ed è giusto che siano puniti con la perdita del dominio sui loro sudditi credenti: infatti codesto dominio potrebbe riuscire di grave pregiudizio per la fede; poiché, come abbiamo già notato, "l'apostata nel suo cuore macchina il male, e semina discordie", cercando di distogliere gli altri dalla fede. Perciò appena uno è dichiarato scomunicato per l'apostasia dalla fede, i suoi sudditi sono sciolti nell'atto stesso dal suo dominio, e dal giuramento di fedeltà.

[39322] IIª-IIae q. 12 a. 2 ad 1
Ad primum ergo dicendum quod illo tempore Ecclesia, in sui novitate, nondum habebat potestatem terrenos principes compescendi. Et ideo toleravit fideles Iuliano apostatae obedire in his quae non erant contra fidem, ut maius fidei periculum vitaretur.

 

[39322] IIª-IIae q. 12 a. 2 ad 1
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. A quel tempo la Chiesa, essendo ancora recente, non aveva il potere di tenere a freno le autorità temporali. Quindi tollerò che i credenti ubbidissero a Giuliano l'Apostata nelle cose non contrarie alla fede, per evitare pericoli maggiori per la fede stessa.

[39323] IIª-IIae q. 12 a. 2 ad 2
Ad secundum dicendum quod alia ratio est de aliis infidelibus, qui nunquam fidem susceperunt, ut dictum est.

 

[39323] IIª-IIae q. 12 a. 2 ad 2
2. La situazione degli altri miscredenti, che mai abbracciarono la fede, è differente, come abbiamo spiegato.

[39324] IIª-IIae q. 12 a. 2 ad 3
Ad tertium dicendum quod apostasia a fide totaliter separat hominem a Deo, ut dictum est, quod non contingit in quibuscumque aliis peccatis.

 

[39324] IIª-IIae q. 12 a. 2 ad 3
3. L'apostasia, come si è detto, separa l'uomo da Dio totalmente, il che non avviene in nessun altro peccato.

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