Articolo 2 «E IN
GESÙ CRISTO SUO UNICO FIGLIO, NOSTRO SIGNORE»
II. Cristo
[436] Cristo viene dalla traduzione greca
del termine ebraico «Messia» che significa «unto». Non diventa il nome proprio
di Gesù se non perché egli compie perfettamente la missione divina da esso
significata. Infatti in Israele erano unti nel Nome di Dio coloro che erano a
lui consacrati per una missione che egli aveva loro affidato. Era il caso dei
re, dei sacerdoti e, in rari casi, dei profeti . Tale doveva
essere per eccellenza il caso del Messia che Dio avrebbe mandato per instaurare
definitivamente il suo Regno . Il Messia doveva essere unto dallo Spirito del
Signore, ad un tempo come re e
sacerdote ma anche come profeta . Gesù
ha realizzato la speranza messianica di Israele nella sua triplice funzione di
sacerdote, profeta e re.
[437] L’angelo ha annunziato ai
pastori la nascita di Gesù come quella del Messia promesso a Israele: «Oggi vi
è nato nella città di Davide un Salvatore che è il Cristo Signore» (Lc 2,11). Fin da principio egli è
«colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo» (Gv 10,36), concepito come «santo» (Lc 1,35) nel grembo verginale di Maria. Giuseppe è stato chiamato
da Dio a «prendere» con sé «Maria» sua «sposa», incinta di «quel che è generato
in lei... dallo Spirito Santo» (Mt 1,20),
affinché Gesù, «chiamato Cristo», nasca dalla sposa di Giuseppe nella
discendenza messianica di Davide (Mt
1,16) .
[438] La consacrazione messianica di
Gesù rivela la sua missione divina. «È, d’altronde, ciò che indica il suo
stesso nome, perché nel nome di Cristo è sottinteso colui che ha unto, colui
che è stato unto e l’unzione stessa di cui è stato unto: colui che ha unto è il
Padre, colui che è stato unto è il Figlio, ed è stato unto nello Spirito che è
l’unzione» . La sua consacrazione messianica eterna si è rivelata nel tempo
della sua vita terrena nel momento in cui fu battezzato da Giovanni, quando Dio
lo «consacrò in Spirito Santo e potenza» (At 10,38) «perché egli fosse fatto conoscere a Israele» (Gv 1,31) come suo Messia. Le sue opere
e le sue parole lo riveleranno come «il Santo di Dio» (Mc 1,24; Gv 6,69; At 3,14).
[439] Numerosi giudei ed anche
alcuni pagani che condividevano la loro speranza hanno riconosciuto in Gesù i
tratti fondamentali del «figlio di Davide» messianico promesso da Dio a Israele
. Gesù ha accettato il titolo di Messia cui aveva diritto, ma non senza riserve, perché una parte dei
suoi contemporanei lo intendevano secondo una concezione troppo umana, essenzialmente politica .
[440] Gesù
ha accettato la professione di fede di Pietro che lo riconosceva quale Messia,
annunziando la passione ormai vicina del Figlio dell’uomo . Egli ha così
svelato il contenuto autentico della sua regalità messianica, nell’identità
trascendente del Figlio dell’uomo «che è disceso dal cielo» (Gv 3,13), come pure nella sua missione redentrice quale Servo sofferente:
«Il Figlio dell’uomo... non è venuto per essere servito, ma per servire e dare
la sua vita in riscatto per molti» (Mt
20,28) . Per questo il vero senso della sua regalità si manifesta
soltanto dall’alto della croce . Solo dopo la Risurrezione, la sua regalità
messianica potrà essere proclamata da Pietro davanti al popolo di Dio: «Sappia
dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e
Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!» (At 2,36).