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CAPITOLO PRIMO: IO CREDO IN DIO PADRE

CAPITOLO PRIMO: IO CREDO IN DIO PADRE

 

Paragrafo 2: IL PADRE

 

INTRODUZIONE

 

[198]   La nostra professione di fede incomincia con Dio, perché Dio è «il primo e l’ultimo» (Is 44,6), il Principio e la Fine di tutto. Il Credo incomincia con Dio Padre, perché il Padre è la prima Persona divina della Santissima Trinità; il nostro Simbolo incomincia con la creazione del cielo e della terra, perché la creazione è l’inizio e il fondamento di tutte le opere di Dio.

 

II. La Rivelazione di Dio come Trinità

 

Il Padre rivelato dal Figlio

 

[238]   In molte religioni Dio viene invocato come «Padre». Spesso la divinità è considerata come «padre degli dèi e degli uomini». Presso Israele, Dio è chiamato Padre in quanto Creatore del mondo . Ancor più Dio è Padre in forza dell’Alleanza e del dono della Legge fatto a Israele, suo «figlio primogenito» (Es 4,22). È anche chiamato Padre del re d’Israele . In modo particolarissimo Egli è «il Padre dei poveri», dell’orfano, della vedova, che sono sotto la sua protezione amorosa .

 

[239]   Chiamando Dio con il nome di «Padre», il linguaggio della fede mette in luce soprattutto due aspetti: che Dio è origine primaria di tutto e autorità trascendente, e che, al tempo stesso, è bontà e sollecitudine d’amore per tutti i suoi figli. Questa tenerezza paterna di Dio può anche essere espressa con l’immagine della maternità,  che indica ancor meglio l’immanenza di Dio, l’intimità tra Dio e la sua creatura. Il linguaggio della fede si rifà così all’esperienza umana dei genitori che, in certo qual modo, sono per l’uomo i primi rappresentanti di Dio. Tale esperienza, però, mostra anche che i genitori umani possono sbagliare e sfigurare il volto della paternità e della maternità. Conviene perciò ricordare che Dio trascende la distinzione umana dei sessi. Egli non è né uomo né donna, egli è Dio. Trascende pertanto la paternità e la maternità umane,  pur essendone l’origine e il modello:  nessuno è padre quanto Dio.

 

[240]   Gesù ha rivelato che Dio è «Padre» in un senso inaudito: non lo è soltanto in quanto Creatore; egli è eternamente Padre in relazione al Figlio suo Unigenito, il quale  non è eternamente Figlio se non  in relazione al Padre: «Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare» (Mt 11,27).

 

[241]   Per questo gli Apostoli confessano Gesù come «il Verbo» che «in principio» «era presso Dio», «il Verbo» che «era Dio» (Gv 1,1), come «l’immagine del Dio invisibile» (Col 1,15), come l’«irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza» (Eb 1,3).

 

[242]   Sulla loro scia, seguendo la Tradizione Apostolica, la Chiesa nel 325, nel primo Concilio Ecumenico di Nicea, ha confessato che il Figlio è «consustanziale» al Padre, cioè un solo Dio con lui. Il secondo Concilio Ecumenico, riunito a Costantinopoli nel 381, ha conservato tale espressione nella sua formulazione del Credo di Nicea ed ha confessato «il Figlio unigenito di Dio, generato dal Padre prima di tutti i secoli, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre» .

 

Il Padre e il Figlio rivelati dallo Spirito

 

            [243]   Prima della sua Pasqua, Gesù annunzia l’invio di un «altro Paraclito» (Difensore), lo

Spirito Santo. Lo Spirito che opera fin dalla creazione,  che già aveva «parlato per mezzo dei profeti» (Simbolo di Nicea-Costantinopoli), dimorerà presso i discepoli e sarà in loro,  per insegnare loro ogni cosa  e guidarli «alla verità tutta intera» (Gv 16,13). Lo Spirito Santo è in tal modo rivelato come un’altra Persona divina in rapporto a Gesù e al Padre.

 

[244]   L’origine eterna dello Spirito si rivela nella sua missione nel tempo. Lo Spirito Santo è inviato agli Apostoli e alla Chiesa sia dal Padre nel nome del Figlio, sia dal Figlio in persona, dopo il suo ritorno al Padre . L’invio della Persona dello Spirito dopo la glorificazione di Gesù  rivela in pienezza il Mistero della Santa Trinità.

 

[245]   La fede apostolica riguardante lo Spirito è stata confessata dal secondo Concilio Ecumenico nel 381 a Costantinopoli: «Crediamo nello Spirito Santo, che è Signore e dà vita; che procede dal Padre» . Così la Chiesa riconosce il Padre come «la fonte e l’origine di tutta la divinità» . L’origine eterna dello Spirito Santo non è tuttavia senza legame con quella del Figlio: «Lo Spirito Santo, che è la Terza Persona della Trinità, è Dio, uno e uguale al Padre e al Figlio, della stessa sostanza e anche della stessa natura... Tuttavia, non si dice che Egli è soltanto lo Spirito del Padre, ma che è, ad un tempo, lo Spirito del Padre e del Figlio» . Il Credo del Concilio di Costantinopoli della Chiesa confessa: «Con il Padre e con il Figlio è adorato e glorificato» .

 

[246]   La tradizione latina del Credo confessa che lo Spirito «procede dal Padre e dal Figlio [Filioque]». Il Concilio di Firenze, nel 1439, esplicita: «Lo Spirito Santo ha la sua essenza e il suo essere sussistente ad un tempo dal Padre e dal Figlio e... procede eternamente dall’Uno e dall’Altro come da un solo Principio e per una sola spirazione... E poiché tutto quello che è del Padre, lo stesso Padre lo ha donato al suo unico Figlio generandolo, ad eccezione del suo essere Padre, anche questo procedere dello Spirito Santo a partire dal Figlio lo riceve dall’eternità dal suo Padre che ha generato il Figlio stesso» .

 

[247]   L’affermazione del Filioque mancava nel Simbolo confessato a Costantinopoli nel 381. Ma sulla base di una antica tradizione latina e alessandrina, il Papa san Leone l’aveva già dogmaticamente confessata nel 447,  prima che Roma conoscesse e ricevesse, nel 451, durante il Concilio di Calcedonia, il Simbolo del 381. L’uso di questa formula nel Credo è entrato a poco a poco nella Liturgia latina (tra i secoli VIII e XI). L’introduzione del «Filioque» nel Simbolo di Nicea-Costantinopoli da parte della Liturgia latina costituisce tuttavia, ancora oggi, un punto di divergenza con le Chiese ortodosse.

 

[248]   La tradizione orientale mette innanzi tutto in rilievo che il Padre, in rapporto allo Spirito, è l’origine prima. Confessando che lo Spirito «procede dal Padre» (Gv 15,26), afferma che lo Spirito procede dal Padre attraverso il Figlio . La tradizione occidentale dà maggior risalto alla comunione consustanziale tra il Padre e il Figlio affermando che lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio (Filioque). Lo dice «lecitamente e ragionevolmente»;  infatti l’ordine eterno delle Persone divine nella loro comunione consustanziale implica che il Padre sia l’origine prima dello Spirito in quanto «principio senza principio»,  ma pure che, in quanto Padre del Figlio Unigenito, Egli con Lui sia «l’unico principio dal quale procede lo Spirito Santo» . Questa legittima complementarità, se non viene inasprita, non scalfisce l’identità della fede nella realtà del medesimo mistero confessato.

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