III. Il peccato originale
La prova della
libertà
[396] Dio ha creato l’uomo a sua immagine e l’ha
costituito nella sua amicizia. Creatura spirituale, l’uomo non può vivere
questa amicizia che come libera sottomissione a Dio. Questo è il significato
del divieto fatto all’uomo di mangiare dell’albero della conoscenza del bene e
del male, «perché quando tu ne mangiassi, certamente moriresti» (Gen 2,17). «L’albero della conoscenza
del bene e del male» (Gen 2,17)
evoca simbolicamente il limite invalicabile che l’uomo, in quanto creatura,
deve liberamente riconoscere e con fiducia rispettare. L’uomo dipende dal
Creatore, è sottomesso alle leggi della creazione e alle norme morali che
regolano l’uso della libertà.
Il primo peccato
dell’uomo
[397] L’uomo, tentato dal diavolo,
ha lasciato spegnere nel suo cuore la fiducia nei confronti del suo
Creatore e, abusando della propria
libertà, ha disobbedito al
comandamento di Dio. In ciò è consistito il primo peccato dell’uomo . In
seguito, ogni peccato sarà una disobbedienza a Dio e una mancanza di fiducia
nella sua bontà.
[398] Con questo peccato, l’uomo
ha preferito se stesso a
Dio, e, perciò, ha disprezzato Dio: ha fatto la scelta di se stesso contro Dio,
contro le esigenze della propria condizione di creatura e conseguentemente
contro il suo proprio bene. Costituito in uno stato di santità, l’uomo era
destinato ad essere pienamente «divinizzato» da Dio nella gloria. Sedotto dal
diavolo, ha voluto diventare «come Dio»,
ma «senza Dio e anteponendosi a Dio, non secondo Dio» .
[399] La Scrittura mostra le
conseguenze drammatiche di questa prima disobbedienza. Adamo ed Eva perdono
immediatamente la grazia della santità originale . Hanno paura di quel Dio di cui si son fatti una falsa immagine, quella
cioè di un Dio geloso delle proprie prerogative .
[400] L’armonia nella quale essi
erano posti, grazie alla giustizia originale, è distrutta; la padronanza delle
facoltà spirituali dell’anima sul corpo è infranta; l’unione dell’uomo e della donna è sottoposta a tensioni; i loro rapporti saranno segnati dalla
concupiscenza e dalla tendenza all’asservimento . L’armonia con la creazione è
spezzata: la creazione visibile è diventata aliena e ostile all’uomo . A causa
dell’uomo, la creazione è «sottomessa alla caducità» (Rm 8,20). Infine, la conseguenza esplicitamente annunziata
nell’ipotesi della disobbedienza si
realizzerà: l’uomo tornerà in polvere, quella polvere dalla quale è stato
tratto . La morte entra nella storia
dell’umanità .
[401] Dopo questo primo peccato,
il mondo è inondato da una vera «invasione» del peccato: il fratricidio
commesso da Caino contro Abele; la
corruzione universale quale conseguenza del peccato; nella storia d’Israele, il peccato si manifesta frequentemente
soprattutto come infedeltà al Dio dell’Alleanza e come trasgressione della
Legge di Mosè; anche dopo la Redenzione di Cristo, fra i cristiani, il peccato
si manifesta in svariati modi . La Scrittura e la Tradizione della Chiesa
richiamano continuamente la presenza e
l’universalità del peccato nella storia dell’uomo:
"Quel che ci viene
manifestato dalla Rivelazione divina concorda con la stessa esperienza.
Infatti, se l’uomo guarda dentro al suo cuore, si scopre anche inclinato al
male e immerso in tante miserie che non possono certo derivare dal Creatore che
è buono. Spesso, rifiutando di riconoscere Dio quale suo principio, l’uomo ha
infranto il debito ordine in rapporto al suo ultimo fine, e al tempo stesso
tutto il suo orientamento sia verso se stesso, sia verso gli altri uomini e
verso tutte le cose create" . ( Gaudium et spes 13 )
Conseguenze del peccato
di Adamo per l’umanità
[402] Tutti gli uomini sono
coinvolti nel peccato di Adamo. San Paolo lo afferma: «Per la disobbedienza di
uno solo, tutti sono stati costituiti peccatori» (Rm 5,19); «Come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel
mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli
uomini, perché tutti hanno peccato...» (Rm
5,12). All’universalità del peccato e della morte l’Apostolo contrappone
l’universalità della salvezza in Cristo: «Come dunque per la colpa di uno solo
si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera di
giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà
vita» (Rm 5,18).
[403] Sulle orme di san Paolo la
Chiesa ha sempre insegnato che l’immensa miseria che opprime gli uomini e la
loro inclinazione al male e alla morte non si possono comprendere senza il loro
legame con la colpa di Adamo e prescindendo dal fatto che egli ci ha trasmesso un
peccato dal quale tutti nasciamo contaminati e che è «morte dell’anima» . Per
questa certezza di fede, la Chiesa amministra il Battesimo per la remissione
dei peccati anche ai bambini che non hanno commesso peccati personali .
[404] In che modo il peccato di
Adamo è diventato il peccato di tutti i suoi discendenti? Tutto il genere umano
è in Adamo «sicut unum corpus unius
hominis - come un unico corpo di un unico uomo» . Per questa «unità del
genere umano» tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato di Adamo, così come
tutti sono coinvolti nella giustizia di Cristo. Tuttavia, la trasmissione del
peccato originale è un mistero che non possiamo comprendere appieno. Sappiamo
però dalla Rivelazione che Adamo aveva ricevuto la santità e la giustizia
originali non soltanto per sé, ma per tutta la natura umana: cedendo al
tentatore, Adamo ed Eva commettono un peccato
personale, ma questo peccato intacca la natura umana, che essi trasmettono in una condizione decaduta . Si
tratta di un peccato che sarà trasmesso per propagazione a tutta l’umanità,
cioè con la trasmissione di una natura umana privata della santità e della
giustizia originali. Per questo il peccato originale è chiamato «peccato» in
modo analogico: è un peccato «contratto» e non «commesso», uno stato e non un
atto.
[405] Il peccato originale,
sebbene proprio a ciascuno, in nessun
discendente di Adamo ha un carattere di colpa personale. Consiste nella
privazione della santità e della giustizia originali, ma la natura umana non è
interamente corrotta: è ferita nelle sue proprie forze naturali, sottoposta
all’ignoranza, alla sofferenza e al potere della morte, e inclinata al peccato
(questa inclinazione al male è chiamata «concupiscenza»). Il Battesimo, donando
la vita della grazia di Cristo, cancella il peccato originale e volge di nuovo
l’uomo verso Dio; le conseguenze di tale peccato sulla natura indebolita e
incline al male rimangono nell’uomo e lo provocano al combattimento spirituale.
[406] La dottrina della Chiesa
sulla trasmissione del peccato originale è andata precisandosi soprattutto nel
V secolo, in particolare sotto la spinta della riflessione di sant’Agostino
contro il pelagianesimo, e nel XVI secolo, in opposizione alla Riforma
protestante. Pelagio riteneva che l’uomo, con la forza naturale della sua
libera volontà, senza l’aiuto necessario della grazia di Dio, potesse condurre
una vita moralmente buona; in tal modo riduceva l’influenza della colpa di
Adamo a quella di un cattivo esempio. Al contrario, i primi riformatori
protestanti insegnavano che l’uomo era radicalmente pervertito e la sua libertà
annullata dal peccato delle origini; identificavano il peccato ereditato da
ogni uomo con l’inclinazione al male («concupiscentia»), che sarebbe
invincibile. La Chiesa si è pronunciata sul senso del dato rivelato concernente
il peccato originale soprattutto nel II Concilio di Orange nel 529 e nel Concilio di Trento nel 1546 .
Un duro combattimento
[407] La dottrina sul peccato
originale - connessa strettamente con quella della Redenzione operata da Cristo
- offre uno sguardo di lucido discernimento sulla situazione dell’uomo e del
suo agire nel mondo. In conseguenza del peccato dei progenitori, il diavolo ha
acquisito un certo dominio sull’uomo, benché questi rimanga libero. Il peccato
originale comporta «la schiavitù sotto il dominio di colui che della morte ha
il potere, cioè il diavolo» . Ignorare che l’uomo ha una natura ferita, incline
al male, è causa di gravi errori nel campo dell’educazione, della politica,
dell’azione sociale e dei costumi.
[408] Le conseguenze del peccato
originale e di tutti i peccati personali degli uomini conferiscono al mondo nel
suo insieme una condizione peccaminosa, che può essere definita con
l’espressione di san Giovanni: «il peccato del mondo» (Gv 1,29). Con questa espressione viene anche significata
l’influenza negativa esercitata sulle persone dalle situazioni comunitarie e
dalle strutture sociali che sono frutto dei peccati degli uomini .
[409] La
drammatica condizione del mondo che «giace» tutto «sotto il potere del maligno»
(1Gv 5,19), fa della vita dell’uomo una lotta:
"Tutta intera la storia umana è infatti pervasa da una lotta
tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta incominciata fin dall’origine
del mondo, che durerà, come dice il Signore, fino all’ultimo giorno. Inserito
in questa battaglia, l’uomo deve combattere senza soste per poter restare unito
al bene, né può conseguire la sua interiore unità se non a prezzo di grandi
fatiche, con l’aiuto della grazia di Dio" .
( Gaudium et spes 37 )