Articolo 7: IL SETTIMO COMANDAMENTO
Introduzione
Non rubare (Es 20,15; Dt 5,19).
Non rubare (Mt 19,18).
[2401] Il
settimo comandamento proibisce di prendere o di tenere ingiustamente i beni del
prossimo e di arrecare danno al prossimo nei suoi beni in qualsiasi modo. Esso
prescrive la giustizia e la carità nella gestione dei beni materiali e del
frutto del lavoro umano. Esige, in vista del bene comune, il rispetto della
destinazione universale dei beni e del diritto di proprietà privata. La vita
cristiana si sforza di ordinare a Dio e alla carità fraterna i beni di questo
mondo.
I. La destinazione universale e la proprietà privata dei
beni
II. Il rispetto delle persone e dei
loro beni
III. La dottrina sociale della Chiesa
IV. L’attività economica e la giustizia
sociale
V. Giustizia e solidarietà tra le nazioni
In sintesi
[2450]
«Non rubare» (Dt 5,19). «Né ladri, né avari,... né rapaci erediteranno il Regno di Dio» (1Cor
6,10).
[2451] Il
settimo comandamento prescrive la pratica della giustizia e della carità nella
gestione dei beni terreni e dei frutti del lavoro umano.
[2452] I beni
della creazione sono destinati all’intero genere umano. Il diritto alla
proprietà privata non abolisce la destinazione universale dei beni.
[2453] Il
settimo comandamento proibisce il furto. Il furto consiste nell’usurpare il
bene altrui, contro la volontà ragionevole del proprietario.
[2454] Ogni
modo di prendere ed usare ingiustamente i beni altrui è contrario al settimo
comandamento. L’ingiustizia commessa esige riparazione. La giustizia
commutativa esige la restituzione di ciò che si è si è rubato.
[2455] La legge
morale proibisce gli atti che, a scopi mercantili o totalitari, provocano l’asservimento
di esseri umani, il loro acquisto, la loro vendita, il loro scambio, come
fossero merci.
[2456] Il
dominio accordato dal Creatore all’uomo sulle risorse minerali, vegetali e
animali dell’universo, non può essere disgiunto dal rispetto degli obblighi
morali, compresi quelli che riguardano le generazioni future.
[2457] Gli
animali sono affidati all’uomo, il quale dev’essere
benevolo verso di essi. Possono servire alla giusta soddisfazione dei suoi
bisogni.
[2458] La
Chiesa dà un giudizio in materia economica e sociale quando i diritti
fondamentali della persona o la salvezza delle anime lo esigono. Essa si interessa del bene comune temporale degli uomini in
funzione del suo ordinamento al Bene supremo, ultimo nostro fine.
[2459] L’uomo
stesso è l’autore, il centro e il fine di tutta la vita economica e sociale. Il
nodo decisivo della questione sociale è che i beni creati da Dio per tutti, in effetti arrivino a tutti, secondo la giustizia e con
l’aiuto della carità.
[2460] Il
valore primario del lavoro riguarda l’uomo stesso, il quale ne è l’autore e il
destinatario. Mediante il lavoro, l’uomo partecipa all’opera della creazione.
Compiuto in unione con Cristo, il lavoro può essere redentivo.
[2461] Il vero
sviluppo è quello dell’uomo nella sua integralità. Si tratta di far crescere la
capacità di ogni persona a rispondere alla propria
vocazione, quindi alla chiamata di Dio .
[2462]
L’elemosina fatta ai poveri è una testimonianza di carità fraterna: è anche
un’opera di giustizia che piace a Dio.
[2463] Nella
moltitudine di esseri umani senza pane, senza tetto, senza fissa dimora, come
non riconoscere Lazzaro, il mendicante affamato della parabola? Come non
risentire Gesù: «Non l’avete fatto a me» (Mt 25,45)?