Articolo 6: IL SESTO COMANDAMENTO
Non commettere adulterio (Es 20,14; Dt 5,18).
Avete inteso che fu detto: «Non commettere
adulterio»; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già
commesso adulterio con lei nel suo cuore (Mt 5,27-28).
III. L’amore degli sposi
[2360] La sessualità è ordinata
all’amore coniugale dell’uomo e della donna. Nel matrimonio l’intimità
corporale degli sposi diventa un segno e un pegno della comunione spirituale.
Tra i battezzati, i legami del matrimonio sono santificati dal sacramento.
[2361] «La sessualità, mediante la
quale l’uomo e la donna si donano l’uno all’altra con gli atti propri ed
esclusivi degli sposi, non è affatto qualcosa di puramente biologico, ma
riguarda l’intimo nucleo della persona umana come tale. Essa si realizza in
modo veramente umano solo se è parte integrante dell’amore con cui l’uomo e la
donna si impegnano totalmente l’uno verso l’altra fino alla morte»:
Tobia si alzò
dal letto e disse a Sara: «Sorella, alzati! Preghiamo e domandiamo al Signore
che ci dia grazia e salvezza». Essa si alzò e si misero a pregare e a chiedere
che venisse su di loro la salvezza, dicendo: «Benedetto sei tu, Dio dei nostri
padri, e benedetto per tutte le generazioni è il tuo nome! Ti benedicano i
cieli e tutte le creature per tutti i secoli! Tu hai creato Adamo e hai creato
Eva sua moglie, perché gli fosse di aiuto e di sostegno. Da loro due nacque
tutto il genere umano. Tu hai detto: non è cosa buona che l’uomo resti solo;
facciamogli un aiuto simile a lui. Ora non per lussuria io prendo questa mia
parente, ma con rettitudine d’intenzione. Degnati di avere misericordia di me e
di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia». E dissero insieme: «Amen,
amen!». Poi dormirono per tutta la notte (Tb 8,4-9).
[2362] «Gli atti coi quali i
coniugi si uniscono in casta intimità, sono onorevoli e degni, e, compiuti in
modo veramente umano, favoriscono la mutua donazione che essi significano, ed
arricchiscono vicendevolmente in gioiosa gratitudine gli sposi stessi» . La
sessualità è sorgente di gioia e di piacere:
Il Creatore stesso... ha
stabilito che nella reciproca donazione fisica totale gli sposi provino un
piacere e una soddisfazione sia del corpo sia dello spirito. Quindi, gli sposi
non commettono nessun male cercando tale piacere e godendone. Accettano ciò che
il Creatore ha voluto per loro. Tuttavia gli sposi devono saper restare nei
limiti di una giusta moderazione .
[2363] Mediante l’unione degli sposi
si realizza il duplice fine del matrimonio: il bene degli stessi sposi e la
trasmissione della vita. Non si possono disgiungere questi due significati o
valori del matrimonio, senza alterare la vita spirituale della coppia e
compromettere i beni del matrimonio e l’avvenire della famiglia.L’amore
coniugale dell’uomo e della donna è così posto sotto la duplice esigenza della
fedeltà e della fecondità.
La fedeltà coniugale
[2364] La coppia coniugale forma
una «intima comunità di vita e di amore... fondata dal Creatore e strutturata
con leggi proprie». «È stabilita dal patto coniugale, vale a dire
dall’irrevocabile consenso personale» . Gli sposi si donano definitivamente e
totalmente l’uno all’altro. Non sono più due, ma ormai formano una carne sola. L’alleanza
stipulata liberamente dai coniugi impone loro l’obbligo di conservarne l’unità
e l’indissolubilità . «L’uomo non separi ciò che Dio ha congiunto» (Mc 10,9) .
[2365] La fedeltà esprime la
costanza nel mantenere la parola data. Dio è fedele. Il sacramento del
Matrimonio fa entrare l’uomo e la donna nella fedeltà di Cristo alla sua
Chiesa. Mediante la castità coniugale, essi rendono testimonianza a questo
mistero di fronte al mondo.
San Giovanni Crisostomo
suggerisce ai giovani sposi di fare questo discorso alla loro sposa: «Ti ho
presa tra le mie braccia, ti amo, ti preferisco alla mia stessa vita. Infatti
l’esistenza presente è un soffio, e il mio desiderio più vivo è di trascorrerla
con te in modo tale da avere la certezza che non saremo separati in quella
futura. .. Metto l’amore per te al di sopra di tutto e nulla sarebbe per me più
penoso che il non essere sempre in sintonia con te» .
La fecondità del
matrimonio
[2366] La fecondità è un dono, un fine
del matrimonio; infatti l’amore coniugale tende per sua natura ad essere
fecondo. Il figlio non viene ad aggiungersi dall’esterno al reciproco amore
degli sposi; sboccia al cuore stesso del loro mutuo dono, di cui è frutto e
compimento. Perciò la Chiesa, che «sta dalla parte della vita», insegna che "qualsiasi atto
matrimoniale deve rimanere aperto per sé alla trasmissione della vita» . «Tale
dottrina, più volte esposta dal magistero della Chiesa, è fondata sulla
connessione inscindibile, che Dio ha voluto e che l’uomo non può rompere di sua
iniziativa, tra i due significati dell’atto coniugale: il significato unitivo e
il significato procreativo» .
[2367] Chiamati a donare la vita,
gli sposi partecipano della potenza creatrice e della paternità di Dio . «Nel
compito di trasmettere la vita umana e di educarla, che deve essere considerato
come la loro propria missione, i coniugi sanno di essere cooperatori
dell’amore di Dio Creatore e
come suoi interpreti. E perciò adempiranno il loro dovere con umana e cristiana
responsabilità» .
[2368] Un aspetto particolare di
tale responsabilità riguarda la regolazione delaeprocreazione. Per
validi motivi gli sposi possono voler distanziare le nascite dei loro figli.
Devono però verificare che il loro desiderio non sia frutto di egoismo, ma sia
conforme alla giusta generosità di una paternità responsabile. Inoltre
regoleranno il loro comportamento secondo i criteri oggettivi della moralità:
Quando si tratta di comporre
l’amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere
morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla
valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi, che hanno il
loro fondamento nella natura stessa della persona umana e dei suoi atti, criteri che rispettano, in un contesto di vero
amore, l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana; e
tutto ciò non sarà possibile se non venga coltivata con sincero animo la virtù
della castità coniugale .
[2369] «Salvaguardando ambedue
questi aspetti essenziali, unitivo e procreativo, l’atto coniugale conserva
integralmente il senso di mutuo e vero amore e il suo ordinamento all’altissima
vocazione dell’uomo alla paternità» .
[2370] La continenza periodica, i metodi
di regolazione delle nascite basati sull’auto-osservazione e il ricorso ai
periodi infecondi sono conformi ai
criteri oggettivi della moralità. Tali metodi rispettano il corpo degli sposi,
incoraggiano tra loro la tenerezza e favoriscono l’educazione ad una libertà
autentica. Al contrario, è intrinsecamente cattiva «ogni azione che, o in
previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle
sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la
procreazione» .
[2371] «Sia chiaro a tutti che la
vita dell’uomo e il compito di trasmetterla non sono limitati solo a questo
tempo e non si possono commisurare e capire in questo mondo soltanto, ma
riguardano sempre il destino eterno
degli uomini» .
[2372] Lo Stato è responsabile del
benessere dei cittadini. È legittimo che, a questo titolo, prenda iniziative al
fine di orientare l'incremento della popolazione. Può farlo con un’informazione
obiettiva e rispettosa, mai però con imposizioni autoritarie e cogenti. Non può
legittimamente sostituirsi all’iniziativa degli sposi, primi responsabili della
procreazione e dell’educazione dei propri figli . In questo campo non è
autorizzato a intervenire con mezzi contrari alla legge morale.
Il dono del figlio
[2373] La Sacra Scrittura e la
pratica tradizionale della Chiesa
vedono nelle famiglie numerose un
segno della benedizione divina e della generosità dei genitori .
[2374] Grande è la sofferenza delle
coppie che si scoprono sterili. «Che mi darai? - chiede Abramo a Dio - Io me ne
vado senza figli...» (Gen 15,2).
«Dammi dei figli, se no io muoio!» grida Rachele al marito Giacobbe (Gen 30,1).
[2375] Le ricerche finalizzate a
ridurre la sterilità umana sono da incoraggiare, a condizione che si pongano
«al servizio della persona umana, dei suoi diritti inalienabili e del suo bene
vero e integrale, secondo il progetto e la volontà di Dio» .
[2376] Le tecniche che provocano
una dissociazione dei genitori, per l’intervento di una persona estranea alla
coppia (dono di sperma o di ovocita, prestito dell’utero) sono gravemente
disoneste. Tali tecniche (inseminazione e fecondazione artificiali eterologhe)
ledono il diritto del figlio a nascere da un padre e da una madre conosciuti da
lui e tra loro legati dal matrimonio. Tradiscono «il diritto esclusivo [degli
sposi] a diventare padre e madre soltanto l’uno attraverso l’altro» .
[2377] Praticate in seno alla
coppia, tali tecniche (inseminazione e fecondazione artificiali omologhe) sono,
forse, meno pregiudizievoli, ma rimangono moralmente inaccettabili. Dissociano
l’atto sessuale dall’atto procreatore. L’atto che fonda l’esistenza del figlio
non è più un atto con il quale due persone si donano l’una all’altra, bensì un
atto che «affida la vita e l’identità dell’embrione al potere dei medici e dei
biologi e instaura un dominio della tecnica sull’origine e sul destino della
persona umana. Una siffatta relazione di dominio è in sé contraria alla dignità
e alla uguaglianza che dev’essere comune a genitori e figli» . «La procreazione
è privata dal punto di vista morale della sua perfezione propria quando non è
voluta come il frutto dell’atto coniugale, e cioè del gesto specifico della
unione degli sposi... ; soltanto il rispetto del legame che esiste tra i
significati dell’atto coniugale, e il rispetto dell’unità dell’essere umano
consente una procreazione conforme alla dignità della persona» .
[2378] Il figlio non è qualcosa di dovuto,
ma un dono. Il «dono più grande del matrimonio» è una persona umana. Il
figlio non può essere considerato come oggetto di proprietà: a ciò condurrebbe
il riconoscimento di un preteso «diritto al figlio». In questo campo, soltanto
il figlio ha veri diritti: quello «di essere il frutto dell’atto specifico
dell’amore coniugale dei suoi genitori e anche il diritto a essere rispettato
come persona dal momento del suo concepimento» .
[2379] Il
Vangelo mostra che la sterilità fisica non è un male assoluto. Gli sposi che,
dopo aver esaurito i legittimi ricorsi alla medicina, soffrono di sterilità, si
uniranno alla croce del Signore, sorgente di ogni fecondità spirituale. Essi
possono mostrare la loro generosità adottando bambini abbandonati oppure
compiendo servizi significativi a favore del prossimo.