Articolo
7: IL SETTIMO COMANDAMENTO
Introduzione
Non rubare (Es 20,15; Dt 5,19).
Non rubare (Mt 19,18).
[2401] Il settimo
comandamento proibisce di prendere o di tenere ingiustamente i beni del
prossimo e di arrecare danno al prossimo nei suoi beni in qualsiasi modo. Esso
prescrive la giustizia e la carità nella gestione dei beni materiali e del
frutto del lavoro umano. Esige, in vista del bene comune, il rispetto della
destinazione universale dei beni e del diritto di proprietà privata. La vita cristiana
si sforza di ordinare a Dio e alla carità fraterna i beni di questo mondo.
II.
Il rispetto delle persone e dei loro beni
[2407] In materia
economica, il rispetto della dignità umana esige la pratica della virtù della temperanza, per moderare l'attaccamento
ai beni di questo mondo; della virtù della giustizia,
per rispettare i diritti del prossimo e dargli ciò che gli è dovuto; e della solidarietà, seguendo la regola aurea e
secondo la liberalità del Signore, il quale "da ricco che era, si è fatto
povero" per noi, perché noi diventassimo "ricchi per mezzo della sua
povertà" (2Cor 8,9).
Il
rispetto dei beni altrui
[2408] Il settimo
comandamento proibisce il furto, cioè
l'usurpazione del bene altrui contro la ragionevole volontà del proprietario.
Non c'è furto se il consenso può essere presunto, o se il rifiuto è contrario
alla ragione e alla destinazione universale dei beni. È questo il caso della
necessità urgente ed evidente, in cui l'unico mezzo per soddisfare bisogni
immediati ed essenziali (nutrimento, rifugio, indumenti..) è di disporre e di
usare beni altrui .
[2409]
Ogni modo di prendere e di tenere ingiustamente i beni del prossimo, anche se
non è
in contrasto con le disposizioni della legge civile, è
contrario al settimo
comandamento.
Così, tenere deliberatamente cose avute in
prestito
o oggetti smarriti; commettere frode nel commercio; pagare salari ingiusti;
alzare i prezzi, speculando sull'ignoranza o sul bisogno altrui .
Sono pure moralmente illeciti: la speculazione, con la quale si
agisce per far artificiosamente variare la stima dei beni, in vista di trarne
un vantaggio a danno di altri; la corruzione, con la quale si svia il giudizio
di coloro che devono prendere decisioni in base al diritto; l'appropriazione e
l'uso privato dei beni sociali di un'impresa; i lavori eseguiti male, la frode
fiscale, la contraffazione di assegni e di fatture, le spese eccessive, lo
sperpero. Arrecare volontariamente un danno alle proprietà private o pubbliche
è contrario alla legge morale ed esige il risarcimento.
[2410] Le promesse devono essere mantenute, e i contratti rigorosamente osservati nella
misura in cui l'impegno preso è moralmente giusto. Una parte rilevante della
vita economica e sociale dipende dal valore dei contratti tra le persone
fisiche o morali. È il caso dei contratti commerciali di vendita o di acquisto,
dei contratti d'affitto o di lavoro. Ogni contratto deve essere stipulato e
applicato in buona fede.
[2411] I contratti
sottostanno alla giustizia commutativa,
che regola gli scambi tra le persone e tra le istituzioni nel pieno rispetto dei loro diritti. La
giustizia commutativa obbliga strettamente; esige la salvaguardia dei diritti
di proprietà, il pagamento dei debiti e l'adempimento delle obbligazioni
liberamente contrattate. Senza la giustizia commutativa, qualsiasi altra forma
di giustizia è impossibile.
Va distinta la giustizia commutativa
dalla giustizia legale, che riguarda
ciò che il cittadino deve equamente alla comunità, e dalla giustizia distributiva, che regola ciò che la
comunità deve ai cittadini in proporzione alle loro prestazioni e ai loro
bisogni.
[2412] In forza della
giustizia commutativa, la riparazione
dell'ingiustizia commessa esige la restituzione al proprietario di ciò di
cui è stato derubato.
Gesù fa l'elogio di Zaccheo per il suo proposito: "Se ho
frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto" (Lc 19,8). Coloro che,
direttamente o indirettamente, si sono appropriati di un bene altrui, sono
tenuti a restituirlo, o, se la cosa non c'è più, a rendere l'equivalente in
natura o in denaro, come anche a corrispondere i frutti e i profitti che
sarebbero stati legittimamente ricavati dal proprietario. Allo stesso modo
hanno l'obbligo della restituzione, in proporzione alla loro responsabilità o
al vantaggio avutone, tutti coloro che in qualche modo hanno preso parte al
furto, oppure ne hanno approfittato con cognizione di causa; per esempio,
coloro che l'avessero ordinato, o appoggiato, o avessero ricettato la
refurtiva.
[2413] I giochi d'azzardo (gioco delle carte,
ecc) o le scommesse non sono in se
stessi contrari alla giustizia. Diventano moralmente inaccettabili allorché
privano la persona di ciò che le è necessario per far fronte ai bisogni propri
e altrui. La passione del gioco rischia di diventare una grave schiavitù.
Truccare le scommesse o barare nei giochi costituisce una mancanza grave, a
meno che il danno causato sia tanto lieve da non poter essere ragionevolmente
considerato significativo da parte di chi lo subisce.
[2414] Il settimo comandamento
proibisce gli atti o le iniziative che, per qualsiasi ragione, egoistica o
ideologica, mercantile o totalitaria, portano all'asservimento di esseri umani, a misconoscere la loro dignità
personale, ad acquistarli, a venderli e a scambiarli come fossero merci.
Ridurre le persone, con la violenza, ad un valore d'uso oppure ad una fonte di
guadagno, è un peccato contro la loro dignità e i loro diritti fondamentali.
San Paolo ordinava ad un padrone cristiano di trattare il suo schiavo cristiano
"non più come schiavo, ma... come un fratello... come uomo..., nel
Signore" (Fm 1,16).
Il rispetto dell'integrità della creazione
[2415] Il settimo
comandamento esige il rispetto dell'integrità della creazione. Gli animali,
come le piante e gli esseri inanimati, sono naturalmente destinati al bene
comune dell'umanità passata, presente e futura . L'uso delle risorse minerali,
vegetali e animali dell'universo non può essere separato dal rispetto delle
esigenze morali. La signoria sugli esseri inanimati e sugli altri viventi
accordata dal Creatore all'uomo non è assoluta; deve misurarsi con la
sollecitudine per la qualità della vita del prossimo, compresa quella delle
generazioni future; esige un religioso rispetto dell'integrità della creazione
.
[2416] Gli animali sono creature di Dio. Egli li
circonda della sua provvida cura . Con la loro semplice esistenza lo benedicono
e gli rendono gloria . Anche gli uomini devono essere benevoli verso di loro.
Ci si ricorderà con quale delicatezza i santi, come san Francesco d'Assisi o
san Filippo Neri, trattassero gli animali.
[2417] Dio ha consegnato
gli animali a colui che egli ha creato a sua immagine . È dunque legittimo
servirsi degli animali per provvedere al nutrimento o per confezionare
indumenti. Possono essere addomesticati, perché aiutino l'uomo nei suoi lavori
e anche a ricrearsi negli svaghi. Le sperimentazioni mediche e scientifiche
sugli animali, sono pratiche moralmente accettabili, se rimangono entro limiti ragionevoli,
e contribuiscono a curare o salvare vite umane.
[2418] È contrario alla
dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre
indiscriminatamente della loro vita. È pure indegno dell'uomo spendere per gli
animali somme che andrebbero destinate, prioritariamente, a sollevare la
miseria degli uomini. Si possono amare gli animali; ma non si devono far
oggetto di quell'affetto che è dovuto soltanto alle persone.