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BENEDETTO XVI CRISTO È
VERAMENTE RISORTO Piazza San Pietro Cari
fratelli e sorelle! Ci
ritroviamo quest’oggi, dopo le solenni celebrazioni della Pasqua per il
consueto incontro del mercoledì, ed è mio desiderio anzitutto rinnovare a
ciascuno di voi i più fervidi voti augurali. Vi ringrazio per la vostra
presenza così numerosa e ringrazio il Signore per il bel sole che oggi ci dà.
Nella Veglia pasquale è risuonato questo annuncio: “Il Signore è davvero
risorto, alleluia!”. Ora è Lui stesso a parlarci: “Non morirò – proclama –
resterò in vita”. Ai peccatori dice: “Ricevete la remissione dei peccati.
Sono io, infatti, la vostra remissione”. A tutti infine ripete: “Sono io In questi giorni, la liturgia ricorda diversi incontri
che Gesù ebbe dopo la sua risurrezione: con Maria Maddalena e le altre donne
andate al sepolcro di buon mattino, il giorno dopo il sabato; con gli
Apostoli riuniti increduli nel Cenacolo; con Tommaso e altri discepoli. Queste diverse sue apparizioni costituiscono anche per
noi un invito ad approfondire il fondamentale messaggio della Pasqua; ci
stimolano a ripercorrere l’itinerario spirituale di quanti hanno incontrato
Cristo e lo hanno riconosciuto in quei primi giorni dopo gli eventi pasquali.
L’evangelista Giovanni narra che Pietro e lui stesso, udita la notizia data
da Maria Maddalena, erano corsi, quasi a gara, verso
il sepolcro (cfr Gv
20, 3s). I Padri della Chiesa hanno visto in questo loro rapido affrettarsi
verso la tomba vuota un’esortazione a quell’unica
competizione legittima tra credenti: la gara nella ricerca di Cristo. E che
dire di Maria Maddalena? Piangente resta accanto alla tomba vuota con l’unico
desiderio di sapere dove abbiano portato il suo
Maestro. Lo ritrova e lo riconosce quando viene da
Lui chiamata per nome (cfr Gv
20,11-18). Anche noi, se cerchiamo il Signore con animo semplice e
sincero, lo incontreremo, anzi sarà Lui stesso a venirci incontro; si farà
riconoscere, ci chiamerà per nome, ci farà cioè entrare nell’intimità del suo
amore. Quest’oggi,
Mercoledì fra l’Ottava di Pasqua, la liturgia ci fa meditare su un altro
singolare incontro del Risorto, quello con i due discepoli di Emmaus (cfr Lc
24,13-35). Mentre sconsolati per la morte del loro Maestro ritornavano a
casa, il Signore si fece loro compagno di cammino senza che essi lo riconoscessero. Le sue parole, a commento delle Scritture
che lo riguardavano, resero ardenti i cuori dei due discepoli che, giunti a
destinazione, gli chiesero di restare con loro. Quando, alla fine, Egli
“prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”(v. 30), i
loro occhi si aprirono. Ma in quello stesso istante Gesù si sottrasse alla
loro vista. Lo riconobbero dunque quando Egli scomparve. Commentando questo
episodio evangelico, sant’Agostino osserva: “Gesù
spezza il pane, lo riconoscono. Allora noi non diciamo più che non conosciamo
il Cristo! Se crediamo, lo conosciamo! Anzi, se crediamo, lo abbiamo! Avevano
il Cristo alla loro tavola, noi lo abbiamo nella nostra anima!”. E conclude:
“Avere Cristo nel proprio cuore è molto di più che averlo nella propria
dimora: Infatti il nostro cuore è più intimo a noi
che la nostra casa” (Discorso 232,VII,7). Cerchiamo realmente di
portare Gesù nel cuore. Nel
prologo degli Atti degli Apostoli, san Luca afferma che il Signore risorto
“si mostrò (agli apostoli) vivo, dopo la sua passione, con molte prove,
apparendo loro per quaranta giorni” (1, 3). Occorre
capire bene: quando l’autore sacro dice che “si mostrò vivo” non vuole
dire che Gesù fece ritorno alla vita di prima, come Lazzaro.
A
Maria Maddalena il Signore aveva detto: “Non trattenermi, perché non sono
ancora salito al Padre” (Gv 20,17). Un’espressione
che ci sorprende, soprattutto se confrontata con quanto invece avviene con
l’incredulo Tommaso. Lì, nel Cenacolo, fu il Risorto stesso a presentare le
mani e il costato all’Apostolo perché li toccasse e da questo traesse la
certezza che era proprio Lui (cfr Gv 20,27). In realtà, i due episodi non sono in
contrasto; al contrario, l’uno aiuta a comprendere l’altro. Maria Maddalena
vorrebbe riavere il suo Maestro come prima, ritenendo la croce un drammatico
ricordo da dimenticare. Ormai però non c’è più posto per un rapporto con il
Risorto che sia meramente umano. Per incontrarlo non
bisogna tornare indietro, ma porsi in modo nuovo in relazione con Lui:
bisogna andare avanti! Lo sottolinea san Bernardo:
Gesù “ci invita tutti a questa vita nuova, a questo passaggio… Noi non
vedremo il Cristo voltandoci indietro” (Discorso sulla Pasqua). E’ ciò
che è avvenuto con Tommaso. Gesù gli mostra le sue ferite non per dimenticare
la croce, ma per renderla anche nel futuro indimenticabile. E’
verso il futuro, infatti, che lo sguardo è ormai proiettato. Compito del
discepolo è di testimoniare la morte e la risurrezione del suo Maestro e la
sua vita nuova. Per questo Gesù invita l’incredulo suo amico a “toccarlo”: lo
vuole rendere testimone diretto della sua risurrezione. Cari fratelli e
sorelle, anche noi, come Maria Maddalena, Tommaso e gli altri apostoli, siamo
chiamati ad essere testimoni della morte e
risurrezione di Cristo. Non possiamo conservare per noi la grande notizia.
Dobbiamo recarla al mondo intero: “Abbiamo visto il Signore!” (Gv 20,25). Ci aiuti |
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