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MESSAGGIO URBI ET ORBI
NATALE 2006 "Salvator noster natus
est in mundo" (Missale Romanum). "E’ nato nel mondo il nostro Salvatore"! Questa notte, ancora una volta,
abbiamo riascoltato nelle nostre Chiese quest’annuncio che, nonostante il trascorrere dei secoli, conserva
inalterata la sua freschezza. E’ annuncio
celeste che invita a non temere perché è sbocciata "una gioia grande che sarà di tutto
il popolo" (Lc
2,10). E’ annuncio di speranza perché rende
noto che, in quella notte di oltre duemila anni fa, "è nato nella città di Davide un
salvatore, che è il Cristo Signore" (Lc 2,11). Allora ai pastori
accampati sulla collina di Betlemme; oggi a noi, abitanti tutti di questo
nostro mondo, l’Angelo
del Natale ripete: "E’ nato il Salvatore; è nato
per voi! Venite, venite ad adorarlo!". Ma ha
ancora valore e significato un "Salvatore" per l’uomo del terzo millennio? E’ ancora necessario un "Salvatore" per l’uomo che ha raggiunto Sembra, ma
così non è. Si muore ancora di fame e di sete, di malattia e di povertà in
questo tempo di abbondanza e di consumismo sfrenato. C’è
ancora chi è schiavo, sfruttato e offeso nella sua dignità; chi è vittima
dell’odio razziale e religioso, ed è impedito da intolleranze e
discriminazioni, da ingerenze politiche e coercizioni fisiche o morali, nella
libera professione della propria fede. C’è chi vede il proprio corpo e quello
dei propri cari, specialmente bambini, martoriato dall’uso
delle armi, dal terrorismo e da ogni genere di violenza in un’epoca
in cui tutti invocano e proclamano il progresso, la solidarietà e la pace per
tutti. E che dire di chi, privo di speranza, è costretto a lasciare la
propria casa e la propria patria per cercare altrove condizioni di vita degne
dell’uomo? Che fare per aiutare chi è ingannato da facili profeti
di felicità, chi è fragile nelle relazioni e incapace
di assumere stabili responsabilità per il proprio presente e per il proprio
futuro, si trova a camminare nel tunnel della solitudine e finisce spesso schiavo
dell’alcool o della droga? Che pensare di chi sceglie la morte
credendo di inneggiare alla vita? Come non
sentire che proprio dal fondo di questa umanità gaudente e disperata si leva
un’invocazione straziante di aiuto? E’ Natale: oggi entra nel mondo "la luce vera, quella che illumina
ogni uomo" (Gv
1,9). "Il Verbo si fece carne e venne ad
abitare in mezzo a noi" (ibid., 1,14),
proclama l’evangelista Giovanni. Oggi, proprio
oggi, Cristo viene nuovamente "fra
la sua gente" e a chi l’accoglie dà " il potere di diventare figlio di
Dio"; offre cioè l’opportunità di vedere la gloria
divina e di condividere la gioia dell’Amore,
che a Betlemme si è fatto carne per noi. Oggi, anche oggi, "il nostro Salvatore è nato nel mondo", perché sa che abbiamo bisogno di
Lui. Malgrado le tante forme di progresso, l’essere umano è rimasto quello di
sempre: una libertà tesa tra bene e male, tra vita e morte. E’ proprio lì, nel suo intimo, in
quello che "Salvator noster", Cristo è il Salvatore anche dell’uomo di oggi. Chi farà risuonare in
ogni angolo della Terra, in maniera credibile, questo messaggio di speranza?
Chi si adopererà perché sia riconosciuto, tutelato e promosso il bene
integrale della persona umana, quale condizione della pace, rispettando ogni
uomo e ogni donna nella propria dignità? Chi aiuterà a comprendere che con
buona volontà, ragionevolezza e moderazione è possibile evitare che i
contenziosi si inaspriscano e condurli, anzi, a soluzioni eque? Con viva
apprensione penso, in questo giorno di festa, alla regione del Medio
Oriente, segnata da innumerevoli e gravi crisi e conflitti, ed auspico
che si apra a prospettive di pace giusta e duratura, nel rispetto degli
inalienabili diritti dei popoli che la compongono. Metto nelle mani del
divino Bambino di Betlemme i segnali di ripresa del dialogo tra Israeliani e
Palestinesi, di cui siamo stati testimoni in questi giorni, e la speranza di
ulteriori confortanti sviluppi. Confido che, dopo tante vittime, distruzioni
e incertezze, sopravviva e progredisca un Libano democratico, aperto
agli altri, in dialogo con le culture e le religioni. Faccio appello a quanti
hanno in mano i destini dell' Iraq,
perché cessi l'efferata violenza che insanguina il Paese e sia assicurata ad
ogni suo abitante un'esistenza normale. Invoco Dio perché nello Sri Lanka trovi
ascolto, nelle parti in lotta, l'anelito delle popolazioni per un avvenire di
fraternità e di solidarietà; perché nel Darfur
e dovunque in Africa si ponga fine ai conflitti fratricidi e vengano presto rimarginate le ferite aperte nella carne di
quel Continente, si consolidino i processi di riconciliazione, di democrazia
e di sviluppo. Conceda il divino Bambino, Principe della pace, che si estinguano quei focolai di tensione che rendono incerto il
futuro di altre parti del mondo, in Europa come in America Latina.
"Salvator noster": questa è la nostra speranza;
questo è l’annuncio che Comunità salvata
da Cristo. Questa è la vera natura della Chiesa, che si nutre della sua
Parola e del suo Corpo eucaristico. Solo riscoprendo il
dono ricevuto Cari
fratelli e sorelle, dovunque voi siate, vi giunga questo messaggio di gioia e
di speranza: Dio si è fatto uomo in Gesù Cristo, è nato da Maria
Vergine e rinasce oggi nella Chiesa. E’ Lui a
portare a tutti l’amore
del Padre celeste. E’
Lui il Salvatore del mondo! Non temete, apritegli il cuore,
accoglietelo, perché il suo Regno di amore e di pace diventi comune eredità
di tutti. Buon Natale! |
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