Articolo 5: LA
MORALITÀ DELLE PASSIONI
Introduzione
[1762] La persona umana si ordina
alla beatitudine con i suoi atti liberi: le passioni o sentimenti che prova
possono disporla a ciò e contribuirvi.
II. Passioni e vita morale
[1767] Le passioni, in se stesse,
non sono né buone né cattive. Non ricevono qualificazione morale se non nella
misura in cui dipendono effettivamente dalla ragione e dalla volontà. Le
passioni sono dette volontarie «o perché sono comandate dalla volontà, oppure
perché la volontà non vi resiste» . È proprio della perfezione del bene morale
o umano che le passioni siano regolate dalla ragione .
[1768] Non sono i grandi sentimenti
a decidere della moralità o della santità delle persone; essi sono la riserva
inesauribile delle immagini e degli affetti nei quali si esprime la vita
morale. Le passioni sono moralmente buone quando contribuiscono ad un’azione
buona; sono cattive nel caso contrario. La volontà retta ordina al bene e alla
beatitudine i moti sensibili che essa assume; la volontà cattiva cede alle
passioni disordinate e le inasprisce. Le emozioni e i sentimenti possono essere
assunti nelle virtù, o
pervertiti nei vizi.
[1769] Nella vita cristiana, lo
Spirito Santo compie la sua opera mobilitando tutto l’essere, compresi i suoi
dolori, i suoi timori e le sue tristezze, come è evidente nell’Agonia e nella
Passione del Signore. In Cristo, i sentimenti umani possono ricevere la loro
perfezione nella carità e nella beatitudine divina.
[1770] La
perfezione morale consiste nel fatto che l’uomo non sia indotto al bene
soltanto dalla volontà, ma anche dal suo appetito sensibile, secondo queste
parole del Salmo: «Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente» (Sal 84,3).