Bibbia a fumetti - Castigat ridendo mores - da Astrologia a Vita Sociale il dizionario dei problemi dell'uomo moderno

 

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Metodo

 

Metodo

 

Questo termine (proveniente dal greco methodos che significa letteralmente «via da percorrere») indica qualsiasi procedimento preciso, rigoroso, sistematico nel condurre una ricerca scientifica.

Guglielmo di Tocco, il primo biografo di S. Tommaso, parlando della originalità e grandezza del suo genio, sottolinea in modo particolare la novità del suo modo di procedere e di ar­gomentare: “Fra Tommaso ‑ scrive Gugliel­mo di Tocco ‑ proponeva nelle sue lezioni problemi nuovi, scopriva metodi nuovi, im­piegava nuove concatenazioni di prove e nel­l'udirlo spiegare, poiché proponeva una nuova dottrina con nuovi argomenti, non si poteva dubitare che Dio, attraverso l'irra­diarsi di questa nuova luce e la novità di que­sta ispirazione, gli avesse fatto dono dell'in­segnamento, in parole e scritti, di una nuova dottrina” (Vita Sancti Thomae Aquinatis).

S. Tommaso è pensatore e scrittore sommamen­te metodico: è un vero modello di sistemati­cità. Tutti i suoi scritti (le Summae, i Com­menti, le Questioni disputate, gli Opuscoli) sono costruiti con un rigore metodologico straordinario, che rivela una lucidità di pen­siero eccezionale. Molti secoli prima che Cartesio ponesse come regole fondamentali del metodo la divisione e l’ordine, S. Tommaso le aveva messe esemplarmente in pratica.

L'Angelico sa bene che ogni disciplina esige e dispone dì un proprio metodo. Perciò non solo la matematica e la fisica hanno un pro­prio metodo ma anche la filosofia, 1'esegesi bibli­ca e la teologia.

L'esegesi biblica già dai tempi di Agosti­no disponeva di regole dettagliate e precise. S. Tommaso se ne avvale costantemente dando la precedenza all'interpretazione letterale ri­spetto a quella allegorica, ma senza sottova­lutare l'importanza di quest'ultima (v. ESE­GESI).

 

1. IL METODO DELLA FILOSOFIA

 

     S. Tommaso per primo tracciò una chiara linea di demarcazione tra filosofia e teologia, chiarendo i rispettivi metodi di queste scien­ze. Mentre la filosofia si avvale prevalente­mente del metodo della risoluzione, la teologia ricorre al metodo della composizione. Il metodo della risoluzione (resolutio) va dagli effetti alle cause, dalle conseguenze ai principi; risale dalle determinazioni concrete, cioè dai feno­meni all'essere stesso. Il metodo della composizione (compositio) procede in senso inverso: discende dalle cause universali, dai principi primi alle cause particolari e agli effetti. Ec­co come si esprime lo stesso S. Tommaso a questo proposito: “Il processo raziocinativo può as­sumere due orientamenti: compositivo, quando procede dalle forme più universali a quelle meno universali (particolari): risoluti­vo, quando procede in senso inverso. Infat­ti, ciò che è più universale è più semplice. Ora è universalissimo ciò che appartiene a ogni ente. E perciò il termine ultimo in que­sta vita è lo studio dell'ente e di tutto ciò che gli appartiene in quanto ente. E queste sono le cose di cui si occupa la scienza divina (o metafisica), ossia le sostanze separate e tut­to quanto è comune a tutti gli enti. Dal che risulta che l'indagine metafisica è somma­mente speculativa” (In De Trin., lect. II, q. 2, a. 1, ad 3). Praticando il metodo risolutivo e avvalendosi del principio di causalità, l'An­gelico costruisce la sua metafisica dell'esse­re. Questa nel momento culminante effettua una risoluzione globale di tutto ciò che è per partecipazione in ciò che è per essenza e di tutto ciò che è in divenire nell'essere (cfr. De sub. sep., c. 9, n. 94).

 

2.  IL METODO DELLA TEOLOGIA

 

A S. Tommaso spetta il merito non solo di avere distinto la filosofia dalla teologia ma anche di aver dimostralo che il titolo di scienza spetta di diritto alla teologia, essendo an­ch'essa una cognitio rei per causas, ‑ che è esattamente ciò che si intende per scienza, secondo la classica definizione che aveva da­to Aristotele della scienza. Come s'è visto, S. Tommaso distingue due procedimenti raziocinati­vi: quello risolutivo e quello compositivo. Il secondo è quello proprio della teologia. “In ogni ricerca ‑ scrive l'Angelico ‑ bisogna partire da un principio. E se questo princi­pio ha una priorità, sia nell'ordine conosciti­vo che nell'ordine reale (prius in eese), il procedimento non è risolutivo, ma piuttosto compositivo, poiché le cause sono più sem­plici degli effetti” (I‑II, q. 14, a. 5). Tale è precisamente il metodo della teologia.

I principi da cui muove il teologo nel suo argomentare non sono ovviamente i principi primi della metafisica, bensì i grandi misteri della Rivelazione, ossia gli articoli di fede. Questi non sono più intesi da S. Tommaso come la materia, il soggetto dell'esposizione e della ricerca teologica, come nella sacra dottrina del sec. XII ma costituiscono i punti di par­tenza da cui muove la riflessione teologica, la quale conducc.il suo lavoro secondo tutte le leggi e le esigenze della demonstratio ari­stotelica: “Così ciò che riteniamo per fede funge per noi da princìpi di questa scienza, mentre il resto vi appartiene come conclu­sione” (In DeTrin., Proem., q. 2, A. I). Nella teologia pertanto il credente, nelle condizioni di viatore (in statu viae), cerca una qualche intelligenza dei misteri sopran­naturali in quanto, sul fondamento incrolla­bile della fede, che è una «partecipazione» della scienza di Dio e dei beati comprensori, procede a ulteriori conoscenze: “Venimus in cognitionem aliorum secundum modum no­strum, scilicet discorrendo de principiis, ad conclusionem(ibid.).

La teologia ottiene il carattere di scienza in quanto S. Tommaso applica a essa la teoria ari­stotelica della “subordinazione” delle scien­ze: mentre alcune scienze hanno principi im­mediatamente evidenti, altre muovono da princìpi che sono provati da un'altra scienza superiore: “Vi è un doppio genere di scien­ze. Alcune di esse procedono da principi no­ti per naturale lume d'intelletto, come l'arit­metica e la geometria; altre procedono da principi conosciuti alla base di una scienza superiore: p. es., la prospettiva si basa su principi di geometria e la musica su princìpi di aritmetica. E in tal maniera la sacra dot­trina è una scienza, in quanto poggia su prin­cìpi conosciuti per lume di scienza superio­re, cioè della scienza di Dio e dei beati” (I, q. 1, a. 2). La teologia, perciò, ha la sua cer­tezza da questa sua dipendenza, mediante la fede, dalla “scientia Dei et beatorum”.

Il metodo quindi della teologia è principal­mente il ricorso alla fede, cioè l'argomento di autorità, che è anzitutto l'auctoritas della S. Scrittura; viene poi l'auctoritas dei Concili e dei Padri; mentre l'auctoritas dei filosofi in teologia conta ben poco (v. AUTORITA’). S. Tommaso definisce chiaramente qual è il ruolo della filosofia nella dottrina della fede: si tratta di un ruolo subordinato e strumentale. La filosofia può dimostrare i preambula fidei, ma non gli articuli fidei. Essa può soltanto indi­care certe convenienze dei fatti della fede, cercare di darne una spiegazione limitala per l'intelletto umano e dimostrare così la connessione degli articuli. La filosofia ha inoltre un importante compito negativo: di­mostrare che gli argomenti contro la fede so­no falsi o non conclusivi (cfr. In De Trin. I, Proem., q. II, a. 3).

 

3. L'ORDINE DELLE SCIENZE

 

L'ordine delle scienze raccomandato da S. Tommaso coincide di fatto con l'ordine che vige­va nell'insegnamento nell'epoca medioeva­le. Esso comprende le arti liberali e suppone che il corso filosofico sia coronato dalla teo­logia, come era il caso nelle università del suo tempo. Tra le materie filosofiche S. Tommaso raccomanda che si studi anzitutto la logica: “Debet prius addiscere logicam quam alias scientias, quia logica tradit communem mo­dum procedendi in omnibus aIiis scientiis; (II Met., lect. 5). Al secondo posto viene la filo­sofia naturale, la quale richiede molto tem­po, perché basata sull'esperienza. Poi viene la filosofia morale, la quale esige una matu­rità di esperienza e un' anima a passionibus libera. L'ultimo posto è occupato dalla scienza “divina”, la metafisica, che studia le cause prime. Tale oggetto trascende l'imma­ginazione e richiede un validus intellectus e presuppone inoltre molte altre scienze: “La scienza che ha il compito dì dimostrare che Dio esiste e altre tesi riguardanti Dio, è l'ul­tima in ordine didattico (ultimo hominibus addiscenda proponitur), presupponendone molte altre” (II‑II, q. 2. a. ). La teologia vie­ne come ultima tappa, dopo la filosofia (cfr. I, q. 1, a. I).

 

(Vedi:  LOGICA, METAFISICA, TEOLOGIA, FILOSOFIA)

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         Battista Mondin.

         Dizionario enciclopedico del pensiero di S.Tommaso D'Aquino,

         Edizioni Studio Domenicano, Bologna.

 

 

 

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