Bibbia a fumetti - Castigat ridendo mores - da Astrologia a Vita Sociale il dizionario dei problemi dell'uomo moderno

 

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A Walter Scott *

A Walter Scott *

 

A Walter Scott  *

 

NOSTALGIA DEL PULITO

 

         Sir,

 

              quanti romanzi avete scritto? Ai vo­stri tempi essi hanno avuto un successo enorme; oggi non sono molto letti, ma hanno incantato me, quand’ero ragazzo.

        La vostra semplice e libera maniera di scri­vere, la capacità di scolpire caratteri, l’arte di ap­piccicare questi caratteri sul fondo della tela sto­rica, ora nel Medio Evo ora nel Sei-Settecento, ora in Inghilterra ora nel Continente, mi rapiva.

Quanti tornei e assedi di città e di castelli avete descritto? Quanti cavalieri avete fatto viag­giare a cavallo per lande e foreste? Quante dame avete fatto difendere, liberare e proteggere da cuo­ri generosi? Quanti valorosi artigiani e uomini del popolo avete messo in risalto accanto ai nobili? Quante cose stravaganti e meravigliose avete me­scolato alle usuali e comuni, con nani e astrologi, con streghe fattucchiere, pitonesse e zingare? E quanti sortilegi, misteriosi messaggi e oroscopi, quanti intrecci complicati e quali soluzioni inaspettate!

E tutto pulito: libri che esaltano sempre il valore e la lealtà e che possono andare anche per le mani di ragazzi! Questo, in faccia alla odierna colluvie di stampa cattiva, è la cosa che mi mera­viglia di più e mi fa dire: "Onore allo Scozzese, al padre del romanzo storico e pulito!

 

***

Mi è venuto il desiderio di rileggere il vo­stro Carlo il Temerario, ed ecco in quali pagine mi sono imbattuto.

Uno dei protagonisti, il prode e giovane Ar­turo, cavalca verso la Corte di Provenza in com­pagnia di Tibaldo. Questi, nipote di trovatori e appassionato di ballate, ne canta una con grande grazia e maestria al suo compagno di viaggio.

Eccone il succo: Il trovatore Guglielmo Cabe­staing ama Margherita, moglie del barone Raimon­do di Rossiglione. Il marito scopre la tresca, uc­cide Cabestaing, gli strappa il cuore e, fattolo pre­parare come quello di un animale, lo fa servire a

mensa alla sua donna e, quando questa ha man­giato l’orribile vivanda, le rivela di cosa era com­posta. Essa, flemmaticamente tragica, gli dice: "E’ stato per me cosi prezioso quel cibo, che mai le mie labbra toccheranno altri alimenti". Persiste in questa decisione e si lascia morire di fame.

Attorno a questo nocciolo, l’autore della bal­lata intesse un pietoso commento, compiangendo pateticamente Ia sorte dei due amanti, scagliando terribili fulmini solo sui marito crudele e conclu­dendo con piacere vendicativo così: "Tutti gli amanti ed i bravi cavalieri della Francia meridionale, uniti insieme, attaccarono il castello del barone, lo espugnarono, lo rasero a! suolo, facendo subire a! tiranno una morte ignominiosa".

Il vostro eroe Arturo, ascoltata la storia, in­terviene severamente:

"Tibaldo, non cantatemi più simili piagnistei; niente serve tanto a corrompere il cuore di un cri­stiano quanto l’accordare al vizio la pietà e gli elogi, che si devono alla sola virtù. il vostro ba­rone è un mostro di crudeltà, ma i vostri sfortunati amanti non erano perciò meno colpevoli. Col dare bei nomi alle cattive azioni, quelli stessi che si spa­venterebbero davanti a! vizio ignudo, imparano a praticarne le lezioni, se lo vedono sotto la masche­ra della virtù".

"Ma la ballata è un capolavoro della scienza gaia, insiste Tibaldo, e se già cosi giovane voi siete tanto rigido, cosa farete da vecchio?".

"Una testa che ascolta le pazzie nella giovi­nezza, risponde Arturo, difficilmente sarà ri­spettabile in età avanzata! ".

Così avrebbe potuto parlare un santo padre, ma voi siete stato, in un certo senso. più efficace dei santi padri.

Primo, perché i santi padri sono dei predica­tori e i predicatori, di solito, fanno, magari a torto, la figura di essere contro l’uditore. Voi, invece, of­frendo col romanzo ai lettori divertimento ed eva­sione, apparite a loro favore, siete dalla loro parte.

Secondo, perché avete avuto l’accortezza di mettere l’insegnamento morale sulle labbra dell’e­roe, al quale va tutta la simpatia e l’entusiasmo in­condizionato dei lettori.

E’ la vecchia tattica di Orazio: mescolare l’utile al dilettevole.

 

***

Ohimé, pare che oggi la tattica oraziana e vostra attacchi meno. Sui giornali a fumetti letti dai nostri ragazzi e sui settimanali a rotocalco o no, un eroe, che magari distribuisca "cazzotti", piattonate e "sventole", quando non ne può fare a meno, ma accorra e voli ad aiutare deboli ed op­pressi, sul tipo degli eroi vostri, appare di rado. Più spesso c’è l’altro, l’eroe del male, che fa bella figura e cui viene attribuita la vittoria defi­nitiva.

Nella stampa d’oggi gentili donzelle allegre e sentimentali, ma pudiche e riservate, ai piedi delle quali i cavalieri vadano a deporre con il cuore pal­pitante quanto hanno e sono, si fa fatica a trovar­ne. Le vostre eroine hanno dei sentimenti delicati ed arrossiscono spesso; le protagoniste odierne non arrossiscono mai; fumano, bevono, sghignazzano: sono presentate solo come fenomeno biologico e trastullo: non c’è un matrimonio che sia normal­mente lo sbocco del romanzo; spessissimo oltre che corrotte sono anche ciniche e sanguinarie.

In un libro giallo l’amante di una ragazza ha colpito a pugni il padre di lei, gettandolo a terra colla faccia insanguinata. E lei incita l’amante con­tro il padre: "Ancora, colpiscilo ancora!"

           In un giornale a fumetti un’altra ragazza sen­tenzia: "Bisogna rubare, ma ai poveri, perché non c’è gusto nel rubare ai ricchi! ".

       Voi mi domanderete: ma perché scrivono que­ste cose? Me lo domando anch’io e non so rispon­dere. Forse cercano di protestare con queste usci­te paradossalmente immorali contro una società, che credono, ed in parte è, bugiarda nel suo mora­lismo? Il guaio è che i giovani,  nel caso,  non capiscono l’ironia e la caricatura ed assorbono invece a poco a poco il male, avvelenandosi moral­mente.

         Forse, leggendo, vogliono offrirsi una evasio­ne molto eccitante a contrappeso della monotona e grigia vita quotidiana? Sarebbe un rimedio sba­gliato, una specie di droga, che spinge a richiedere eccitazioni sempre più forti, piaceri e guadagni sempre più facili, a disamare lo studio e il lavoro.

Forse gli editori vogliono guadagnare quattrini, speculando sulla fragilità dei giovani e sugli istinti nostri non buoni? Temo, purtroppo, che si tratti soprattutto di questo. Ed allora, quale scioc­chezza lasciarsi strumentalizzare da gente così venale! Diceva quel predicatore: Siete più stupidi dei sorci. Questi cascano nella trappola, ma alme­no non pagano; voi, leggendo, cascate in un’altra trappola e per di più pagate chi vi ha teso il tra­nello!

Sir Scott! In Waverley, il primo romanzo da voi scritto, c’è la seguente descrizione: "La posta non arrivava che una volta alla settimana at castello di Waverley, e l’unico giornale portato era subito consegnato a! baronetto; questi lo dava alla rispet­tabile sua sorella, poi ad un vecchio venerabile maggiordomo; passava appresso di anticamera in anticamera fino alle mani del portinaio, di là arri­vava a! parroco, poi se l’avevano i gentiluomini ed i ricchi fittavoli dei dintorni e finalmente, un­to, bisunto e tutto sgualcito, terminava il suo giro nelle mani del Signor cancelliere".

Vedeste oggi! I giornali escono ogni giorno a tonnellate dalle rotative; ogni mattino vengono scaricati dai treni, dagli automezzi e subito por­tati alle edicole ed alle rivendite.

Sui tram, andando al lavoro o a scuola, mol­tissimi - seduti o in piedi - hanno il giornale spiegato davanti e leggono avidamente, senza ac­corgersi talora di quel che succede accanto.

Negli uffici gli impiegati si passano l’articolo interessante, lo commentano, ripetono le barzel­lette appena lette. Al ristorante molti hanno a de­stra il piatto e a sinistra il giornale. A scuola i ra­gazzi lo leggono e se lo passano di nascosto durante le lezioni, e non sono i giornali più puliti.

L’altro giorno, scendendo dal treno, a Roma, ho notato che vi salivano operai del personale a far razzia dei giornali abbandonati sui sedili degli scompartimenti: se il portavano via, godendo al­l’idea di leggerseli poi con comodo a casa. Si è avidi di stampa; e domani sarà peggio, perché il giornale ci arriverà in casa proiettato su una specie di teleschermo e, autocopiato, staccato, si potrà leggere seduta stante.

A tutto questo oggi aggiungete la radio, la tele­visione! E capirete quale problema enorme è capi­tato addosso a genitori, educatori, pastori d’anime e pubbliche autorità!

Problema tanto più grosso quanto pili la gen­te è gelosa della propria libertà e quanto meno oggi è possibile ricorrere alla censura e alle proibizioni. Troverà lo Stato il modo di limitare la libertà, quando è in evidente contrasto col bene pubblico?

Accetteranno i giovani almeno le indicazioni e le segnalazioni? Gli automobilisti non si offen­dono affatto per le tabelle della segnaletica strada­le. Nessuno di essi protesta, dicendo che è uomo intelligente e maturo, che sa tutto e che capisce tutto da sé! Perché, allora, non accettare umilmen­te anche una segnaletica morale?

Voi vi siete leggermente inquietato un giorno. Passavate colla vostra signora per un prato, sul quale, attorno ad un gran numero di pecore, sal­tellavano alcuni graziosi agnelletti. "Come son belli!" avete esclamato. E la Signora: "Si, sono dav­vero deliziosi specialmente cotti con la salsa di menta! ".  In quel momento non vi intendevate fra di voi.

                                                                                     ***

Onore allo Scozzese! Lo ripeto sinceramente, ma faccio una piccola riserva circa qualche freccia­tina qua è là scoccata nei confronti della Chiesa cattolica. Cosa spiegabilissima in Voi presbiteriano di indubbia buona fede. Ciò non impedì che a me, ragazzo innamorato della mia Chiesa, le frecciatine recassero qualche disagio. Resta comunque il bene da Voi fatto; resta la vostra vita esemplare; resti dunque anche la lode e l’onore!

Sir Scott! Io desidero che i cristiani, e spe­cialmente i giovani, vi intendano, vi seguano nelle regioni serene dello spirito e della fantasia, nelle quali avete amato vivere e far vivere i vostri lettori.

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*  WALTER SCOTT, scrittore scozzese (1771-1832). Ap­passionato raccoglitore di tradizioni popolari della sua terra, fu il pioniere del romanzo storico (Ivanhoe, La sposa di Lammermoor, Carlo il temerario...), con­cepito come letteratura commossa dei fatti nazionali, basata tuttavia su una seria ricerca. Fu imitatissimo e, in quanto iniziatore di un nuovo genere, influì sulla letteratura di tutta Europa.

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Albino Luciani

Illustrissimi

Edizioni Messaggero - Padova

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