LAVORO
E' ogni attività materiale e spirituale
tendente a un risultato utile; generalmente è
un’attività faticosa, intesa a modificare le cose mediante l’uso del corpo o di
altri strumenti. La civiltà moderna, detta anche civiltà industriale,
ha una considerazione altissima del lavoro, in cui
vede uno dei valori fondamentali e non di rado il valore supremo. Su questo
punto la civiltà moderna ha capovolto l’idea che del lavoro aveva la cultura
classica, la quale possedeva un concetto decisamente
negativo di tale attività. Aristotele definisce vile ogni lavoro in quanto
opprime l’intelligenza. Cicerone e Seneca esaltano
l’ozio come superiore al lavoro. Nel pensiero cristiano ha inizio una
rivalutazione del lavoro: lo si vede soprattutto come
strumento di purificazione e di salvezza.
S.Tommaso non
ha elaborato nessuna filosofia o teologia del lavoro, tema che egli affronta
soltanto sporadicamente e di passaggio. Tuttavia le sue sobrie considerazioni
su questa attività umana raggiungono una notevole profondità
e toccano tutti i suoi aspetti più importanti: definisce precisamente il suo
ambito, ne chiarisce i fondamenti antropologici e descrive le sue principali
funzioni.
1. DEFINIZIONE
Contro un concetto molto riduttivo di
1avoro, che io identifica col 1avoro manuale, S.Tommaso
mette bene in chiaro che nel concetto di lavoro rientrano praticamente
tutte le attività umane, sia quelle che esigono prevalentemente energia fisica
sia quelle che richiedono piuttosto energia mentale. "Si noti che per
lavoro manuale si intendono tutte le occupazioni con
le quali gli uomini guadagnano lecitamente da vivere, sia che esse si compiano
con le mani, o con i piedi o con la lingua (sub opere ,manuali intelliguntur
omnia humana officia cx quibus homines licite victum lucrantur,
siye ,nanibus, sive pedibus,
sive lingua fiant): infatti le guardie, i corrieri e altri professionisti
del genere, che vivono dei loro lavoro, sono tra quelli che vivono con l’opera
delle loro mani. Essendo infatti la mano “lo strumento
degli strumenti”, per lavoro manuale si intende qualsiasi lavoro con il quale
uno può guadagnare lecitamente da vivere" (IL-IL, q.
2. FONDAZIONE
ANTROPOLOGICA DEL
LAVORO
L’esigenza del lavoro viene
colta da S.Tommaso direttamente nella natura umana:
anzitutto nel fatto che quella umana è una realtà psicofisica, fatta cioè di
anima e di corpo, e in secondo luogo perché l’essere dell’uomo è un essere
squisitamente culturale, il quale deve pertanto provvedere a se stesso con la
propria genialità e la propria industria.
1°- S.Tommaso
non collega il lavoro al peccato o a qualche altro fatto contingente ma alla
natura stessa dell’uomo: l’uomo è naturalmente costituito di
anima e di corpo e, pertanto il suo agire ha sempre carattere
psicofisico e in definitiva ha sempre carattere lavorativo, anche se tale
carattere è più marcato nelle attività corporali che in quelle spirituali.
"Dio ha adeguato le azioni di ciascun essere alle proprietà della sua
natura. Ora l’uomo è fatto di anima e di corpo. Dunque secondo l’ordinamento divino è necessario che esegua
attività corporali e si applichi pure alle spirituali; e sarà tanto più
perfetto quanto più si applicherà
a queste ultime. Non rientra pertanto nella perfezione umana escludere
qualunque opera corporale; ché anzi, essendo le opere
corporali indirizzate a quanto si richiede per la conservazione della vita, se
uno le tralascia viene a trascurare la sua vita, che invece è tenuto a conservare.
L’aspettare poi aiuto da Dio allorché ci si può
aiutare con la propria azione, e da uomo sciocco il quale tenta
Iddio, essendo metodo della bontà divina di provvedere alle cose, non operando
tutto e immediatamente ma muovendole alle proprie azioni. Quindi non si aspetti
che Dio venga in aiuto, quando si tralascia ogni
azione propria con cui ci si possa
aiutare; questo ripugnerebbe all’ordinamento ed alla bontà di Dio" (C. G.. ILI, c. 135).
2°- La giustificazione antropologica si precisa ulteriormente mettendo in rilievo, anche se il linguaggio di S.Tommaso non è proprio quello dell’antropologia
culturale, l’indole culturale dell’essere umano. Mentre l’essere degli animali
è essenzialmente prefabbricato dalla natura, la quale li munisce di tutti
quegli istinti che sono necessari per la loro esistenza, l'essere dell’uomo,
come già si rileva nel testo appena citato, è in larga misura frutto della educazione
e il suo rapporto col mondo è fissato dalla cultura; per cui l’uomo deve
diventare provvidenza a se stesso. "La natura infatti ha dato all’uomo le mani al posto degli artigli e delle
pellicce concesse agli altri animali, affinché con esse egli si procacciasse
tutto il necessario" (II-II, q.
Dopo l’argomento
antropologico che è quello fondamentale, a giustificazione del lavoro. S.Tommaso adduce altri tre argomenti: a) il lavoro è ordinato a
combattere l’ozio, da cui nascono tutti i mali; b) è ordinato a frenare la concupiscenza
con la mortificazione del corpo; c) il lavoro può essere ordinato a fare
l’elemosina (cfr. II-II, q.
3. FUNZIONE
PERSONALE E SOCIALE DEL
LAVORO
Coerentemente
con quanto ha detto a proposito della giustificazione del 1avoro, S.Tommaso mette in risalto anzitutto la funzione personale
che ha questa attività: essa ha di mira anzitutto il
proprio sostentamento (e quello dei propri familiari); e in effetti, come s’è
vi sto, il lavoro è necessario soprattutto per questo: "Perciò chi non ha
altro mezzo per poter vivere, qualunque sia la sua condizione, è tenuto al
lavoro manuale", perché soltanto il 1avoro, insiste S.Tommaso,
costituisce il modo lecito di procurarsi da vivere (non il furto, la rapina, i
sequestri di persone ecc.). "Il lavoro è necessario per evitare il furto (...); in secondo luogo per evitare la brama della roba altrui (...). In terzo luogo, per evitare gli affari loschi, con i
quali alcuni si procurano il vitto" (II-II, q.
Ma oltre che una funzione personale e personalizzante il lavoro ha,
secondo S.Tommaso, anche una funzione sociale: per
soccorrere coloro che a causa di malattia, di vecchiaia o per altri servizi
resi alla società non sono in grado di guadagnarsi da vivere con il proprio
lavoro. Infatti "nessun uomo da solo è in
grado di svolgere tutte le attività di cui una società ha bisogno (...). Come ciascun uomo si serve di membri diversi per eseguire ciò che un solo
membro non potrebbe fare: così il complesso di tutti gli uomini si serve di uffici diversi di diversi uomini per esercitare
tutto quello di cui ha bisogno l’umano consorzio e per cui non basterebbe
l’opera d'un uomo solo (Rm 12, 4). Questa diversità di uffici
in diversi uomini c’è, in primo luogo, per disposizione della divina
provvidenza, che distribuì gli stati degli uomini in modo che nulla mai
mancasse di ciò che è necessario alla vita in secondo luogo, anche per le diverse inclinazioni a
diversi uffici o a diversi modi di vivere a cui i diversi uomini sono naturalmente portati (Quodl., VII,
q.
Quella di S.Tommaso
non è una trattazione adeguata e completa della vasta, ricca e complessa
problematica relativa alla questione del lavoro, la
quale del resto in una civiltà essenzialmente contadina come quella in cui egli
viveva, presentava assai meno problemi e molto più semplici di quelli che
presenta oggi. Tuttavia pur nella sua essenzialità la trattazione di S.Tommaso prende in considerazione e propone valide
soluzioni per alcuni aspetti fondamentali del problema, in particolare il
concetto di lavoro, la sua fondazione antropologica e la sua
duplice funzione (e valore) personale e sociale.
(Vedi, ANTROPOLOGIA, UOMO, CULTURA)
Battista Mondin.
Dizionario enciclopedico del pensiero di S.Tommaso D'Aquino,
Edizioni Studio
Domenicano, Bologna.